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«PORTA VOCE NERO» BIKO: UN UOMO DI PACE

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Academic year: 2022

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BIKO: UN UOMO DI PACE

zione con gli a ltri gruppi non bianchi p re sen ti nel paese, e propugnavano u n a lo tta di liberazione di colore u nicam ente nero, l’azione di Biko era diret- ta a coinvolgere « tu tti coloro che sono discrim inati p e r m otivi razziali », coloured e asiatici inclusi.

L’idea di u n a « coscienza n era » no n era comun- que del tu tto nuova: i suoi concetti richiam ano alia m ente quelli della negritudine, d iffusa n ell’Africa francofona fin dal 1940, o ce rte sfu m atu re del black power, il m ovim ento di liberazione dei neri am eri- cani. Nel m ovim ento vi si ritro v an o p u re ispira- zioni p rovenienti dalla black theology (teologia ne­

ra) degli S ta ti Uniti, dalla teologia della liberazione dell’A m erica latina e d all’esperienza della coscien- tizzazione di Paolo F reire. Ma, piu che altro , la « co­

scienza n era » era d estin ata a raccogliere l'ered ita lasciata dal C ongresso N azionale A fricano (ANC), l’organizzazione sop p ressa nel 1960. Una serie di processi avevano co n dannato al confino i suoi espo- nenti piu ra p p resen ta tiv i, com e N elson M andela e W alter Sisulu.

II posto lasciato vuoto dall'ANC venne occupa- to nel 1970 d a ll’Organizzazione degli S tu d en ti Su- dafricani, il m ovim ento creato da Biko. L’anno suc- cessivo, in occasione del secondo congresso genera- le del m ovim ento, venne pro clam ato il m anifesto della « coscienza n e ra ».

« PORTA VOCE NERO »

Per <• Coscienza Nera » io intendo la rinascita politica e culturale di un popolo oppresso. Cio deve essere messo in relazione con I'emancipazione dell’intero continente africano dalla seconda guerra mondiale in poi. L’Africa ha sperimentato la fine d e ll’- invincibilita bianca ». Prima di questo, noi eravamo semplicemente consci dell'esi- stenza di due categorie di popoli: il bianco conquistatore e il nero conquistato. Ora i neri in Africa sanno che i bianchi non saranno conquistatori per sempre. Io pongo I'accento sulla profondita culturale della coscienza nera.

La scoperta della fine dell'invincibilita bianca conduce i neri a porsi la domanda: « Chi sono? Chi siamo? ». E la risposta fondamentale che noi diamo e questa: « Sia­

mo un popolo! ».

La <■ Coscienza Nera » dice: « Dimentica il colore! ».

Ma la realta, cui ci siamo trovati di fronte 10 o 15 anni fa, non ci permette di affermare questo. Dopo tutto, il continente era in un periodo di rapida decolonizzazione, che implicava una sfida all’inferioritS nera in tutta I 'A fri­

ca. Questa sfida venne condivisa dai bianchi liberali. Co- si, per qualche tempo, i bianchi liberali si comportarono come i portavoce dei neri. Ma poi qualcuno di noi co- mincio a chiedersi: -Possono forse i nostri amici liberali m ettersi al posto nostro? ». La nostra risposta fu: « No!

Non possono... Finche i bianchi liberali sono i nostri por­

tavoce, non ci sara nessun portavoce nero ». Non e pos- sibile avere un portavoce nero in un contesto bianco (...).

Ancora oggi, noi siamo accusati di razzismo. E’ un errore. Noi sappiamo che tu tti i gruppi inter-razziali in Sudafrica hanno rapporti nei quali i bianchi sono supe- riori, i neri inferiori. Cosi, come inizio, i bianchi devono rendersi conto che essi sono solamente 'umani', non su- periori. La stessa cosa per i neri. Essi devono rendersi conto che sono umani, non inferiori. Per tu tti noi que­

sto significa che il Sudafrica non e europeo, ma africano.

Sul rapporto tra cristianesim o e « C oscienza N e r a » Biko ha detto:

Sono cresciuto nella chiesa anglicana, percio la que- stione delle relazioni esistenti tra cristianesimo e il fe- nomeno della « Coscienza Nera » e per me della mas- sima importanza. Anche se dolorosa, specie in Sudafri­

ca. Noi, come neri, non possiamo dimenticare il fatto

che il cristianesimo in Africa e legato al processo colo- niale. Cio significa che i cristiani sono venuti qui con una forma di cultura che essi chiamavano cristianesimo, ma che in e ffe tti era occidentale e si esprimeva come una cultura imperialistica nei riguardi dell'Africa. In Su­

dafrica i missionari non facevano le giuste distinzioni.

E questa faccenda puo essere facilmente illustrata da molti fatti, anche se semplici in se stessi. Quando, ad esempio, un africano diventava cristiano, come regola ci si aspettava che abbandonasse gli abiti tradizionali per vestire all'occidentale. La stessa cosa accadeva per molte usanze care ai neri, ma che dovevano abbandonare perche ritenute contrarie al cristianesimo, mentre in ef­

fe tti erano solo in conflitto con certe usanze occidentali.

(...) Non si puo negare che in questa situazione molti neri, specialmente i giovani, hanno iniziato a mettere in questione il cristianesimo. Cio che essi si chiedono e se la necessaria decolonizzazione dell'Africa richiede an­

che la de-cristianizzazione del continente. L'aspetto piu positivo di questo problema e Io sviluppo della teologia

« nera » nel contesto della coscienza nera. La teologia nera non e una sfida al cristianesimo in se stesso, ma al suo involucro occidentale e intende scoprire cosa la fede cristiana significhi per iI nostro continente (...).

Quale e il nostro atteggiamento nei confronti del comunismo? Questo tema e realmente molto complesso.

Noi, nella Black People's Convention, ci siamo convinti che dgbbiamo agire nei lim iti della legge o non agire affatto.

Cio significa che la Black People's Convention non e e non puo essere un'organizzazione comunista. Entro certi lim iti, alcune organizzazioni possono agire clandestinamente, ma per il nostro genere di organizzazione e piu redditi- zio lavorare apertamente, alia luce del giorno. D'altronde, un movimento che lavora clandestinamente e costretto a fare certi compromessi, e noi consideriamo questo uno svantaggio. Inoltre, un comunista in Sudafrica oggi sarebbe uno strumento di Mosca, non del popolo nero. E' vero che alcuni marxisti sono molto concilianti, molto realistici, ma noi dobbiamo conoscere esattamente con chi stiamo parlando.

(Da un'intervista fatta da Bernard Zylstra a Steve Biko nel 1977)

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E ra il period o in cui il governo di P reto ria cer- cava di m oltip licare i provvedim enti ten d en ti ad isolare i diversi g ruppi razziali: anche le organiz- zazioni e i p a rtiti politici fo rm a ti da razze m iste vennero in fa tti rite n u ti illegali. A q u esta tem p esta di divisione, la « coscienza n era » rispondeva richia- m ando im perio sam en te a ll’u n ita. U n’u n ita fo n d ata in p rim o luogo su ll’orgoglio di essere neri: u n sen- tim en to che veniva a sconfiggere il senso di in ferio ­ rity acq u isito fin dalla n ascita nei co n fro n ti dei bianchi; e ra la consapevolezza e la volonta di sentir- si cittad in i della p ro p ria p a tria e p e r q uesto p ad ro ­ ni di decidere il suo sistem a di governo.

Nel S u d africa c ’e p o sto p e r i bianchi e p e r i n eri — afferm av a il m anifesto della SASO — m a poiche i bianch i godono tu tto r a di privilegi e so- stengono un regim e razzista, devono essere esclusi d alla lo tta p e r la realizzazione delle legittim e aspi- razioni del popolo nero. « II razzism o bianco — scriveva B iko — pud avere u n a sola an titesi: una solida u n ita n era p e r co n tro b ilan c ia re le p a rti ».

Q uesto accento po sto ad o ltran z a sull'orgoglio della p ro p ria razza era — com e afferm av a Mam- p hela R am phele — « l’u ltim a fase della resisten za n era alia dom inazione bianca, l’an tid o to alia schizo- frenia c re a ta dalla polizia e dalle m iriadi dei suoi in fo rm ato ri ».

C’era chi incolpava Biko di aver creato u n fe- nom eno p arallelo di razzism o nero. U n’accusa in- fondata. Si tra tta v a in fatti unicam en te della volon­

ta di cam m in are da soli sulla s tra d a verso la re a­

lizzazione di u n a societa in cui ci sareb b e sta to po­

sto p e r tu tti, bianchi inclusi.

Negli u ltim i tem pi, anche i leader dellA N C in esilio avevano critica to q u esta posizione o ltran z ista di Biko nei co n fro n ti della p artecipazione dei b ian ­ chi alia lo tta di liberazione. Un articolo a p p a rso nel 1976 sul Sechaba — l ’organo di inform azione del- 1’ANC, p u b b licato a L ondra — afferm ava che il suc- cesso della « coscienza n e r a » dipendeva dal vuoto politico lasciato in S ud africa dalla m essa al b ando dellA N C . Ma il m ovim ento di B iko aveva com m es- so u n e rro re di fondo: aveva dim en ticato che il ne- m ico da c o m b attere e ra la dom inazione bian ca e

A lexandra, ii sobborgo « nero » di Johannesburg (S u d a frica ).

« Noi eravam o sem plicem ente consci dell’esistenza di due categorie di popoli: i! bianco conquistatore e il nero con- quistato ».

«VIVO PER LAVORARE »

Vorrei raccontare un fatto che mi ha colpito in modo particolare. Un giorno incontrai un lavoratore indiano di Durban. Mi parlo della sua giornata di lavoro: « lo non lavoro per vivere — mi disse — , io vivo per lavorare ■>.

Continuo dicendomi che doveva alzarsi alle 4 del mat- tino e camminare per chilometri per arrivare in tempo a prendere I'auto che lo portava in citta. Lavorava li per tutto il giorno, ricevendo numerose sgridate dal padrone, e alia fine della giornata doveva ripercorrere la stessa strada, arrivando a casa alle 8.30 o alle 9 di sera, troppo stanco per fare qualsiasi altra cosa oltre che dormire, per essere puntuale al lavoro il giorno dopo. (...). Questo e un tipico esempio della vita di un lavoratore di colore nell'area urbana. Le « riserve per i neri » sono poste a molta distanza dalle zone dove essi lavorano, e le con- dizioni di trasporto sono spaventose. I treni sono super- affollati, come pure i taxi; lo stesso viaggio diventa un pericolo. Inoltre, quando un ragazzo va a lavorare, deve su- birne di tu tti i colori. Per lui non c ’e pace nemmeno al lavoro; il suo padrone lo maltratta e lo spreme fino al- I’ultimo pur di aumentare la produzione. Questa e I'espe- rienza normale di ogni nero (...).

Posso portare un altro esempio. Conoscevo un uomo che lavorava nel settore elettrico in uno dei nostri pro- getti nella provincia orientale del Capo.

Stava mettendo a punto i circuiti e le ttrici; era un bianco ed aveva un assistente nero. II bianco non faceva che insultare il nero: « Sbrigati, scemo », e via dicendo.

Questo, naturalmente, mi colpi. Poiche conoscevo bene quel bianco, invitai lui e I'aiutante nero a prendere un the. « Perche — chiesi al bianco — usi un simile linguag- gio quando parli a quest'uomo? ». Egli mi rispose, di fronte al ragazzo; « Questo e il solo linguaggio che capi- sce: e uno sporco fannullone ». II nero sorrise. Gli chiesf*

se fosse vero, ed egli rispose: « Ci sono abituato •>. Que­

sto mi disgusto. Dubitai di aver mai capito fino in fondo il popolo nero. In seguito pero tornai dal ragazzo nero e gli chiesi: » Ma e proprio vero quello che hai detto? •.

L’uomo si trasformo, e mi guardo amaramente. Mi rac- conto che voleva lasciare quel lavoro, ma che poteva fare? Non aveva nessuna pratica, nessuna referenza per un altro posto. II suo lavoro era per lui Tunica sicurezza.

Se non lavorava oggi, non poteva vivere domani. Doveva lavorare, e non mostrare alcun risentimento di fronte al- I'insolenza del suo padrone.

(Brani tra tti dal processo sostenuto da Biko nel 1976).

i suoi so sten itori, e che percio « ogni rivoluzionario, bianco o n ero che sia, deve p re n d ere p a rte alia lo tta rivoluzionaria p e r rovesciare la dom inazione bian ca ».

Cio no no stan te, Donald W oods aveva ben ra- gione di afferm are; « R icordatevi il nom e di Steve Biko: in un m odo o n ell’altro, avra am p ia risonan- za nel S ud africa di dom ani ». W oods ed a ltri in fatti lo ritenevano il piu q u o tato can did ato alia carica di prim o m in istro in u n S ud africa libero dalle b a rrie re razziali.

Non violenza

C’era un a ltro a sp e tto della predicazione di S te­

ve Biko che riusciva a guadagnargli le sim p atie dei bianch i p iu liberali e di p a rte del m ondo occidenta- le: egli e ra u n profon do a sse rto re dei m etodi non violenti. Gandhi, il g rand e m aestro della non vio­

lenza, aveva elab o rato p ro p rio nella p a tria di Biko q u e st’arm a che poi u tilizzera p e r l’indipendenza del- l’ln d ia. Biko, com e G andhi e com e M artin L uth er King, era un pacifista convinto, e credeva nel dia- logo e nel confronto. N on e facile scegliere la via della non violenza in u n a situazione cosi assu rd a e ingiusta com e quella del S udafrica. Ma l’atteggia-

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BIKO: UN UOMO DI PACE

m ento di Biko non nasceva da u n a scelta ideologi- ca, bensi dalla sua fede nel Vangelo. E q u esto di- ventava spo n tan eam en te il m otivo fo ndam entale del suo stile d ’azione. Biko e s ta to ch iarissim o in pro- posito: « N on voglio n ep p u re m e tte re in discussio- ne — afferm ava — la v erita fo ndam entale che e al c e n tra del m essaggio c ristian o ».

II riconoscim ento piu im m ediato d ell’ideologia non violenta da lui p ro p u g n a ta gli venne indiret- tam en te p ro p rio dallo stesso governo sudafricano, d u ra n te il processo co n tro nove esponenti della SASO e del BPC, nel 1975.

In occasione della liberazione del M ozambico e d ell’Angola dalla dom inazione portoghese, i due m ovim enti avevano organizzato d im ostrazioni di sim- p a tia nei co n fro n ti dei due popoli d a poco indipen- denti. La polizia era in terv en u ta, facendo num erosi a rre sti. Nel corso del processo com unque, gli stes- si giudici fu rono c o stre tti a riconoscere che ne la SASO ne il BPC avevano le c a ra tte ristic h e di veri e p ro p ri « gruppi riv o lu z io n a ri». Quello che pero com p resero p e rfe tta m e n te fu che il d iffondersi del­

la « coscienza n era » avrebbe significato u n a seria m inaccia p e r i bianchi. La con d an n a p e r i nove m ilitan ti fu ugualm ente d ec retata : l’accusa di « ter- r o r is m o » veniva quindi estesa non solo a coloro che com pivano a tti m ateriali di violenza, m a anche a chi m anifestava le p ro p rie idee di disapprovazione nei con fron ti del regim e razzista.

Tra le magiie della repressione

II 18 agosto 1977 Steve Biko — com e abb iam o d etto so p ra — viene a rre s ta to e co ndotto nella sta- zione di polizia di W alm er, a P o rt E lisabeth. E ’ rin- chiuso in u n a cella, dove rim an e p e r venti giom i, co m p letam ente nudo e senza che gli sia consentito lavarsi o p re n d ere u n a b occata d ’aria. II 6 settem - b re viene tra sfe rito al com ando di polizia p e r l’in- terro g ato rio . E n tra nella stanza 619, dove tra sc o rre la n o tte, nudo, am m an e ttato , con u n a gam ba inca-

IL PIU' GRANDE DONO

Donald Woods, direttore del quotidiano su­

dafricano Daily Dispatch e amico di Biko, ha cosi scritto sul leader nero:

L’amico che piu apprezzavo, Steve Biko, e morto men- tre era in prigione. Egli non ha certo bisogno dei miei tributi. Non ne ha mai avuto. Perche era un uomo spe- ciale, straordinario. A soli 30 anni, era gia riuscito ad occupare un posto determinante nel cuore e nella mente di migliaia di giovani neri sudafricani.

Nei tre anni che lo conobbi, non ebbi mai il minimo dubbio che fosse il leader politico piu importante del- I’intero paese e I'uomo piu grande che abbia mai avuto il privilegio di conoscere.

Biko era saggio, pieno di humour, compassionevole, comprensivo, brillante, altruista, modesto, coraggioso...

Potevi andare da lui con il problema piu complesso di questo mondo e lui, in una frase o due, ti sapeva co- gliere senza fallo il centro della questione e o ffrirti, se fosse stato il caso, la soluzione piu ovvia...

II governo, chiaramente, non ha mai capito quanto Biko fosse un uomo di pace. Si, era un militante, ma solo quando si trattava di difendere i propri principi. II suo costante tib ie ttivo , pero, era la ricortciliazione paci- fica di tu tto il Sudafrica. E in questo, egli ebbe un'influen- za moderatrice.

te n a ta ad u n ’in ferriata, e so tto s tre tta sorveglianza delle guardie.

Che cosa sia re alm en te a w e n u to a ll’in tern o di quella cam era, non e m ai sta to possibile accertarlo con esattezza. Ma dalla stanza 619 Biko esce con un lab b ro tu m efa tto , m o rm o ran d o p aro le sconnes- se. « C’e sta to u n incidente », dicono le guardie. Si chiam a un d o tto re, che non risc o n tra n ien te di anor- m ale nelle condizioni fisiche del detenu to . Ma da quel m om ento, a d e tta della polizia, B iko rifiu ta di pre n d ere cibo e inizia u no sciopero della fame. Vie­

ne consu ltato u n a ltro specialista, che suggerisce di fare al paziente u n a p u n tu ra lom bare. Si risc o n tra qualche an o rm a lita nel liquido cerebro-spinale, ma i m edici sono del p a re re che non ci siano an cora ch iare indicazioni di u n a eventuale lesione cerebra- le. L’l l se tte m b re Biko viene tro v ato disteso sul pa- vim ento della sua cella, con la bava alia bocca e gli occhi sb arrati.

Si decide di tra sfe rirlo n e ll’ospedale delle car- ceri di P retoria. Un viaggio n o ttu rn o di o ltre 1.100 Km., d u ra n te il quale Biko e disteso, nudo e am ­ m an ettato , sul fondo della Land Rover, senza alcuna assistenza m edica: unico co nforto, in caso di emer- genza, u n co n ten ito re d ’acqua.

Solo m olte o re dopo l'arriv o a P reto ria, Biko riceve la visita di u n d o ttore.

Alla sua rich ie sta di inform azioni circa lo stato clinico del paziente, gli si risp o n d e sem plicem ente che il d eten u to si rifiu ta di m angiare. II m edico or-

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dina u n ’endovenosa e se ne va. N ella n o tte, Steve Biko m uore.

La p rim a versione fo rn ita dalla polizia e dallo stesso m in istro K ruger p a rla di decesso p e r conse- guenze di uno sciopero della fam e. U n 'a ltra « m o rte accidentale » quindi, che va ad u n irsi ai m olti casi di « suicidio » avvenuti negli u ltim i anni nelle car- ceri sudafricane.

Ma l’au to p sia e le perizie m ediche riescono ben p re sto ad invalidare qu esta tesi. II cadavere di Biko p esa in fatti ben 87 kg., e non e del re sto freq u en te che u n d eten u to che inizi lo sciopero della fam e m uoia dopo app en a 5 giorni di digiuno.

Anche l’inchiesta che si tiene p e r ind agare sulle circostan ze del decesso di Biko e sulle possibili re- spon sab ilita non riesce a sciogliere del tu tto le in- q u ietan ti dom ande su com e egli si sia p ro c u ra to tali lesioni. Q ualcuno 1’ha percosso, to rtu ra to ? Chi? I c a rce rieri e i responsabili della prigione vengono tu tti assolti. II v erd etto finale, letto dal p re sid en te della corte, M artinus P rins, afferm a, in fatti, che, al­

ia luce dei fa tti, la m o rte di B iko non fa p en sare a nessun d eterm in a to in ten to crim inale da p a rte di qualcuno.

Un v erd etto che non chiarisce le m olte zone di om bra. P rim a fra tu tte , il viaggio n o ttu rn o fino a P reto ria, com e se P o rt E lisab eth non avesse suffi­

cient! e ben attrezzati ospedali p e r accogliere il de­

ten u to . 0 la versione, m olto c o n tra d d itto ria , fo rn i­

ta dalla polizia circa u n a rissa che sarebbe aw en u - ta tr a l’im p u ta to e le guardie, d u ra n te la quale Biko si sareb b e p ro c u ra to quelle lesioni b atte n d o il capo co n tro il m u ro e quindi scivolando al suolo. Una reazione davvero insolita, com e aveva afferm a to Da­

vid Napley, il g iu rista b ritan n ico invitato a seguire l’inchiesta, dal m om ento che scagliandosi co n tro cin­

que g uardie B iko non aveva nulla da guadagnare:

« N on era la reazione di u n uom o norm ale — ave­

va co n tin u ato Napley — ; e piu p robabile che que­

sta im p ro w is a violenza fosse uno dei sintom i di u n a gia a w e n u ta lesione ce reb rale ».

Quello che e ce rto e che alcuni sistem i partico- lari u sati p e r co strin g ere gli im p u ta ti a p arla re, non sono sconosciuti alia polizia sudafricana.

« Mi hanno to rtu ra to q u a ttro giorni e tre n o tti, incessantem ente... Mi hanno m esso dei sassi nelle scarpe e m i hanno c o stre tto a c o rrere d n ch e non avevo i piedi insanguinati. Ogni volta che cadevo, mi sbattev an o la testa co n tro il m uro... Quando stavo p e r te rra , m i riem pivano di calci su tu tto il corpo. Mi h anno d ato da m angiare due volte, m a non mi hanno m ai fa tto do rm ire. Ogni tan to , mi- nacciavano di g ettarm i dalla fin estra ». E ’ la testi- m onianza di S tephen Dlam ini, esponente d ell’ANC, o ra in esilio in M ozambico. P otrebbe essere forse la testim onianza di m olti a ltri d eten u ti politici, se non fossero sta ti ritro v ati « suicidi » nelle loro cel- le, o non fossero caduti ac cidentalm ente — com e Ahmed Tim ol, il 21 o tto b re 1971 — dalla fin estra del decim o piano nel corso d ’un in terro g ato rio .

•it i t i t

H ilda B ernstein, sc rittric e su d african a oggi in esilio, nel suo recente libro, n. 46: Steve B iko (*), scrive: « Q uando Steve Biko en tro nella cella 619 in Sanlam Buildings, il suo d estino era segnato. II m attin o del 7 settem b re , v en tiq u a ttro ore dopo l’inizio d ell’in terro g a to rio , gli vennero in flitte nume-

(*) H. Bernstein. N. 46: Steve Biko, Intern. Defence &

Aid Fund, 104 Newgate Street, Londra 1978.

Poliziotto sudafricano in borghese m inaccia un dim ostrante.

« ! bianchi non saranno conquistatori per sem pre ».

rose percosse. L’uom o che aveva riso in faccia al pericolo e alle provocazioni, che aveva d ato inizio ad organizzazioni e p u b b licato riviste, che aveva di- scusso, d ib a ttu to e p ro m ulgato idee forti, non esi- steva piu. La sua vita p assa ta e ra s ta ta recisa. Cio che rim anev a di B iko e ra il suo corpo, il corpo di u n sofferente, m uto, senza espressione, abbando- ' nato...

I d o tto ri vennero, se ne an d a ro n o e vennero ancora. Non ci si puo a tte n d e re granche dai poli- ziotti: il loro dovere, d o p o tu tto , e d ifend ere le leggi im m orali dello sta to razzista. Ma che dire dei d o t­

to ri e del loro g iu ram en to ip po cratico ? Se solo uno di essi avesse, anche solo con u n a p aro la o con un gesto, m o stra to com prensione, preoccupazione, cu- ra p e r la sofferenza di q u ell’essere um ano, di quel suo fratello la cui vita stava svanendo, si sarebb e redento. Ma no: tu tti lo hanno co n d an n ato al to- tale isolam ento. E in q u esto isolam ento si incam- m ino, nella inco m p rensio ne e nel buio, verso la m o rte ». « Q uando chi non ha lo tta to solo viene uc- ciso, il nem ico non ha anco ra v i n t o » ha scritto B erto lt B recht. Ma il governo di P reto ria non vuole capire. « Vi scongiuro, in nom e di Dio — ha loro u rla to D esm ond T utu, il vescovo anglicano del Le­

sotho, d u ra n te i funerali di Biko — : ascoltateci, finche c’e anco ra u n a possibility di soluzione pa- cifica ».

Esther Pepi

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On Black C on sciou sn ess

Donald Woods, B iko. New York: Paddington Press (c lo th ), Random House (paper), 1978.

$ 1 0 .9 5 ; $ 2 .5 0 paper.

This w idely publicized book is really three:

the education o f Donald Woods, white liberal;

Steve Biko’s courtroom defense o f the Black C onsciousness M ovement that he led; and the murder o f Biko, as revealed in the transcript o f an o fficia lly “inconclusive” inquest.

Millard Arnold, e d ., S te v e B iko: Black Con­

sciousness in So u th A frica. New York: Random H ouse, 1978. $ 1 2 .9 5 .

This is Biko him self speaking, in a virtually com p lete transcript (w ith only a brief intro­

duction and editorial notes) o f his testim ony in the 19 7 6 trial o f nine Black Consciousness leaders. Much more extensive than W oods’

excerpts, the testim ony ranges over a wide variety o f issues, presenting the stance o f the Black Consciousness m ovem ent.

W oods’ book , som e critics have charged, gives a better portrayal o f Woods than o f Biko.

And even Arnold’s fuller rendering is o f a court trial, in which Biko had to choose his words with care to avoid further peril to the defen­

dants. Released last w eek in London is a co llec­

tion o f Biko’s ow n writings, edited by a long­

time friend o f the Biko family. (Aelred Stubbs, C.R., editor, S te ve B i k o - 1 Write What I Like.

London: Bowerdean Press, 1978. £ 4 .9 5 .) Harper & Row is scheduled to bring out the U.S. edition in February 1979.

On Repression:

V H ilda Bernstein, No. 4 6 - S t e v e Biko. London:

International Defence & Aid Fund (1 0 4 New ­ gate S t.), 1978. 1 1.50.

Louis H. Poliak, The In quest in to th e D eath o f S te p h e n Bantu B iko. Washington: Lawyers’

Com m ittee for Civil Rights under Law (7 3 3 Fifteenth S t., N.W., 2 0 0 0 5 ). 1978.

Bernstein’s pamphlet and Poliak’s report

focu s on Biko’s death, the 4 6 th in the list o f known deaths in prison o f South African poli­

tical prisoners. The pam phlet details, from the inquest testim ony, the sequence o f events from Biko’s arrest to his death, and includes the statem ent subm itted on behalf o f the Biko family.

Am nesty International, P olitical Im prison m en t in Sou th Africa. London and N ew York:

Am nesty International (2 1 1 2 Broadway, NY 10 023), 1978. h i .

This 100-page pam phlet includes a survey o f the legislative base o f repression in South Africa, and description o f co n d ition s with case studies.

Southern Africa Project, So u th A fr ic a ’s Inter­

nal S ecu rity A c t, No. 4 4 o f 1950. Washington:

Lawyers’ Com m ittee for Civil Rights under Law. 1977.

With much legal detail, this docum ent focuses on the banning o f organizations and individuals.

ER ITR EA

KEREN FALLS TO ETHIOPIAN TROOPS

I AN | The Ethiopian central government last week re-established control o f the key Eritrean city o f Keren, as the Eritrean People’s Liberation Front (E PL F) withdrew accom ­ panied by large numbers o f civilians.

Since July 1977, Keren has been held by the EPLF. the largest Eritrean independence m ovem ent, and has served as a center for the rural areas o f Eritrea it con trolled . The recap­

ture o f Keren thus marks a major turning point in the struggle for the disputed territory.

N ow , it seem s, the war will revert to the guer­

rilla fighting that characterized the conflict before the Eritrean advances o f the last two years.

0«c»m b«r 4 . 1 9 7 8 /A F R IC A NEW S 9

H ilda Bernstein:

NO. 46 ST E V E BIKO:

International Defence and Aid Fund pp 150. P rice: £1.50

It is difficult n o t to want to com pare this book with the longer an d m ore personal account o f the life and death o f Steve Biko w ritten by D onald W oods. Both books record the h o rro r o f his d eath, the tragedy sustained by the loss o f such a gifted and prom ising young leader, the brutality o f South A frica’s security police a n d , m ost im portantly, bo th show the contem pt for hum an life which the “ system ” (as Biko called governm ent in South A frica) displays.

H ilda B ernstein's bo o k , concentrating as it does o n B iko’s im prisonm ent and death and the phoney inquest which followed it, makes these poin ts w ithout rhetoric or personal reminiscence. It concentrates on the factual and legal aspects o f the case a n d exam ines them with relentless logic.

O f p artic u la r value is the full reporting o f the final subm ission o f Sidney Kentridge, counsel for the Biko family, at the inquest, and the im pression o f Sir David Napley, the English lawyer who was invited to be an independent observer by th e South African Law Society.

Mr Kentridge concluded his subm ission by saying “ In the light o f the disquieting

evidence b efore this co u rt, any verdict which I r a n H - o w n 1C a n . . A r » ai ; n n n f (h * c w ttritu ^ I can be seen as an exoneration o f the security z

police will unfortunately be interpreted as a

licence to abuse helpless people with <t im punity. This co urt cannot allow th at to

h a p p e n .” "A

Tragically the co u rt did exonerate the police; tragically the licence to abuse helpless people continues. Forty-five people died in detention before Steve Biko (hence the bo o k 's title) and others have died since.

Those who read this book will discover that for them “ died ” is a euphem ism for the terrible m anner in which they m et their end.

Cyprian Thorpe

Biko

b y D o n a ld W oods P addington Press, £5.95 No 4 6 — Steve Biko b y H ilda B ernstein ID A F , £1 .5 0 The first o f these tell about W oods than Bi second concentrates <

inhum anity o f the se<

w h o killed Biko, the detainee to die in pol using verbatim extrac inquest proceedings.

OVv

c. i q- j ?

(6)

Collection Number: A3299

Collection Name: Hilda and Rusty BERNSTEIN Papers, 1931-2006

PUBLISHER:

Publisher: Historical Papers Research Archive Collection Funder: Bernstein family

Location: Johannesburg

©2015

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This document is part of the Hilda and Rusty Bernstein Papers, held at the Historical Papers Research Archive, University of the Witwatersrand, Johannesburg, South Africa.

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