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Copia e incolla: usi e costumi del pianeta Nemesis

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Academic year: 2022

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Copia e incolla: usi e costumi del pianeta Nemesis

Qui sul pianeta Nemesis, dove risiedo da tempo, riesco talora a leggere testimonianze della civiltà terrestre, quando le tempeste magnetiche non disturbano i collegamenti. Mi capita spesso di leggere proteste di terrestri che lamentano di essere vittime di plagio letterario e artistico. Insomma sembra che dalle vostre parti molte persone si diano da fare per copiare opere dell’ingegno altrui e altri per la stessa ragione si arrabbino molto, con molto spreco di energia degli uni e degli altri. Dunque, qui su Nemesis le cose vanno diversamente e volevo raccontarvi un po’ i nostri usi e costumi. Ma prima di entrare nel vivo una breve premessa personale, pertinente al tema delle copie e degli originali, la devo fare. Mi trovo sul pianeta Nemesis perchè un giorno i nemesiani hanno deciso di rapire due abitanti terrestri di sesso opposto e portarli da loro per studiare le tecniche di accoppiamento e riproduzione terrestre. La sfortuna ha voluto che sia stato scelto io per il sesso maschile, mentre per l’altro sesso, la fortunata prescelta, è stata Scarlett Johansonn (anche se io preferivo Naomi Watts). Dopodiché i nemesiani hanno restituito a Holliwood una

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copia dell’attrice (che così potete apprezzare ancora oggi nei vostri cinema) e una copia del sottoscritto è stata restituita a mia moglie, per interromperne i festeggiamenti ad oltranza susseguiti alla mia scomparsa. Le copie in carne e ossa di me e Scarlett restituite sulla terra sono state regolarmente autenticate da notai nemesiani. L’autenticazione è stata fatta solo per le usanze terrestri. Infatti –ed è di questo che vorrei appunto parlarvi – il concetto di copia qui non ha più nessun senso, e non ha senso neppure il concetto di originale e neppure quello di certificazione notarile. I nostri notai per non rimanere senza occupazione lavorano tutti nei quiz televisivi. L’opera originale, e con essa anche l’idea che l’ha generato, non godono qui più di alcuna tutela e spiegherò, se ci riesco, il perché. Un tempo qui le cose funzionavano come da voi, ed era opinione prevalente che distinguere la copia dall’originale avesse un senso. Si cominciava argomentando che la copia non poteva essere proprio come l’originale. Insomma l’originale era una cosa e la copia qualcos’altro che un occhio particolarmente attento avrebbe potuto sempre distinguere, magari, nei casi più difficili, avrebbe potuto distinguerli anche solo per un dettaglio infinitesimale, ma comunque sempre distinguerli. Poi sono apparsi dei casi in cui questo non era più vero. Per esempio, se io avessi preso lo scritto che avete sotto gli occhi da un altro autore con un copia e incolla nessun occhio per quanto attento sarebbe in grado di distinguere il

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testo copiato da quello originale. Aggiungo che nessuno di voi si è accorto sulla terra che Scarlett Johansson è una copia e io anche, mentre i due originali, come vi ho anticipato, se la spassano in una stazione di riproduzione nemesiana. Se un blogger fa un “copia e incolla” di uno scritto di un altro blogger su internet, non c’è occhio per quanto attento che possa distinguere i due scritti. E lo stesso se copia un file musicale o un’immagine jpg o altro. Prodigi del virtuale. Naturalmente sto parlando di oggetti fatti di byte.

Quando si ragiona di oggetti fatti non di byte, ma di materia, come un manoscritto cartaceo o un dipinto su tela qualcuno potrebbe osservare che c’è un distinzione sempre rilevabile, seppure con maggiore o minore difficoltà a seconda dei casi, parlo di una distinzione anagrafica tra copia e originale. Cioè uno dei due è più vecchio dell’altro. Quello più vecchio è l’originale perché è venuto alla luce prima. La Scarlet Johansson con cui mi sto riproducendo è indistinguibile dalla vostra copia sulla terra, ma è più anziana perché è venuta alla luce dalla pancia di sua madre molto tempo prima (che dio benedica sua madre). Ammesso che la tecnologia sia sempre in grado di rilevare l’età di un oggetto ci siamo accorti che la tutela dell’originale non risiedeva tanto nel rispetto dovuto all’anzianità, perché l’anzianità appariva un fatto secondario rispetto ad un’altra considerazione. Cioè la considerazione che mentre l’originale nasce da uno sforzo creativo, la copia nasce da un gesto opportunistico molto meno

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faticoso. La Scarlett che è stata partorita dalla madre è venuta alla luce con un certo sforzo, mentre la copia è scaturita in un nanosecondo da un fotocopiatore di antimateria nemesiano. Il fotocopiatore ha fatto il lavoro in un attimo e soprattutto non avrebbe potuto produrre una copia di Scarlett se non ci fosse stata prima l’originale. Lo stesso valga per lo scritto originale e per quello copiato di sana pianta. Quindi molte proteste ci sono state qui quando per la prima volta una legge rivoluzionaria ha sancito che l’originale non valeva di più delle sue copie. Gli oppositori di questa nuova legge dicevano che siccome gli esseri viventi sono opportunisti, cioè cercano di produrre il massimo con il minimo sforzo, tutti avrebbero cercato di accaparrarsi un fotocopiatore di antimateria e nessuno più avrebbe cercato di produrre cose

“originali” e presto non si sarebbe prodotto più niente di nuovo.

Per questo bisognava –dicevano- bisognava premiare chi aveva fatto lo sforzo di creare qualcosa di nuovo riconoscendogli almeno questo merito, senza che altri glielo potessero soffiare così facilmente.

In realtà su Nemesis queste obiezioni non si sono rivelate fondate.

Il tempo ha infatti dimostrato che la molla della creatività non era affatto inibita dal fatto che all’originale fosse negata una priorità nel diritto, una tutela e finanche una superiorità morale. Si è capito che gli esseri viventi creano qualcosa di nuovo quando ciò che li circonda non li soddisfa più e sentono perciò un bisogno di nuovo.

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E’ vero che in un primo momento tutti hanno cominciato a usare i fotocopiatori di antimateria, tutti riproducevano cose di altri e nessuno creava più nulla di nuovo. Ma questo è durato poco, perché ben presto gli uomini si sono trovati ad avere quasi tutti la faccia di Scamarcio e le donne quasi tutte la faccia della Monica Bellucci. Non c’è voluto molto perché tutti cominciassero a stancarsi di avere le stesse facce e a stancarsi di produrre individui con le stesse facce. Così sono stati abbandonati i fotocopiatori di antimateria e si è sentito il bisogno di ricominciare con i più faticosi atti riproduttivi naturali. E’ tornato l’interesse per l’atto creativo, per gli accoppiamenti naturali anche, che producevano per fortuna soggetti meravigliosamente difettosi, magari con un naso a patata, un orecchio a sventola e persino uno sguardo strabico, ma unici senz’altro. Per produrre ciò il fotocopiatore di antimateria non serviva più. E’ risorto naturalmente l’interesse per gli accoppiamenti naturali ed è per questo che mi trovo qui a intrattenere una folla appassionata di osservatori Nemesiani, insieme alla mia collega docente Scarlett Johansson, per mostrare come ci si riproduce sulla terra visto che qui vorrebbero tornare a farlo anche loro, ma non si ricordano più come si fa.

In realtà qui erano talmente disabituati al concetto di riproduzione naturale e mi avevano proposto in un primo momento un accoppiamento tra me e Mike Tyson e naturalmente ho spiegato a loro che non era possibile e, benchè qui esigano prove

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sperimentali di tutto, per fortuna sono riuscito a convincerli sulla parola.

Ma la cosa più paradossale viene adesso. Prendiamo un artista.

Perché crea un opera d’arte? Forse la crea perché sa che dopo che l’ha creata l’opera è sua, solo sua e nessuno gliela può copiare e spacciarla per sua e venderla come sua? È duro da accettare per voi terrestri, ma non è così. In realtà si è dimostrato su Nemesis che l’artista crea l’opera per tutt’altri motivi. Principalmente la crea perché trova insoddisfacente o banale o orrenda la realtà in cui è immerso, e cerca di reagire a questo stato di cose producendo qualcosa di molto molto bello, per estasiare, o di molto molto brutto per sconvolgere e in entrambi i casi per trasmettere la sua percezione della realtà. Per contro il fatto di sapere che l’opera creata era solo sua e tutelata dalle usurpazioni altrui generava dopo la creazione una forma di appagamento e l’appagamento generava inerzia, lo stato opposto che muove solitamente l’artista.

Mettere la firma sulla propria creazione significava apporre un marchio di appropriazione, avere dei territori da difendere prima che territori da conquistare. Così è accaduto che il governo nemesiano ha abolito ogni tutela del creatore sulla sua creazione e da allora si è prodotta addirittura una condizione più stimolante per la ricerca della novità, liberando la mente dell’artista dal peso delle sue creazioni passate. Per millenni qui avevano assecondato il desiderio dell’artista di recintare le sue passate creazioni

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ottenendo il solo risultato di rallentare la sua vena innovatrice.

Inoltre chi ha avuto un’idea originale – cosa che dà sempre una certa intima soddisfazione personale al suo autore perché è nella natura dell’individuo godere della propria inventiva – lo sa senza bisogno di certificarlo con strumenti burocratici e nel vedere quanto gli altri lo imitano o lo copiano trova una misura della sua capacità e un rafforzamento della soddisfazione interiore che si è meritato. Ogni individuo intimamente sa per certo in che misura l’opera gli appartiene, in che misura è merito suo e in che misura esprima le sue e solo sue capacità creative. Ma taglio corto perché mi stanno richiamando nella stazione di riproduzione dove Scarlett Johansson mi chiede di ripetere l’accoppiamento questa volta indossando io il naso finto di Groucho Marx, perché la cosa la stimola di più.

Tornando al tema principale devo dare atto che i più irriducibili hanno opposto anche altre obiezioni. Copiare –hanno detto – è lo stesso gesto che compie chi ruba, quindi è assurdo non punire chi esegue un furto. Indubbiamente è vero, ma se è vero che mancava la punizione data dalla sanzione della legge per inibire questi comportamenti è pur vero che un altro fattore è subentrato naturalmente e imprevedibilmente ad inibirli. Cioè il fatto che il ladro di idee non poteva trarre nessun vantaggio dal suo furto.

Così come il plagiario si era appropriato del lavoro intellettuale

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altrui, altri lo avrebbero fatto col suo, perché lui era privo di tutela così come l’autore primo e così come ogni altro soggetto che avesse voluto fare proprio quel prodotto del pensiero.

Tornando al mio caso personale mi sono accorto grazie al fotocopiatore di antimateria che qualcuno aveva clonato la mia faccia l’aveva applicata sopra la sua senza chiedermi il permesso.

In un primo momento mi aveva dato fastidio vedere persone in giro con la mia faccia – figurarsi faccio già fatica a guardarmi allo specchio – ma mi dava un certo fastidio anche il fatto di non potermi distinguere da queste persone e questo mi ha spinto a sostituire la mia faccia con una nuova di mia creazione che nessun’altro aveva. Insomma la libera appropriazione dei volti, anziché inibirmi, stimolava la creatività in modo incessante, incredibile a dirsi per voi terrestri. Vi faccio un ultimo esempio.

Vedete qui su Nemesis lo scrittore più amato era Italo Calvino.

Dopo la rivoluzione culturale di cui vi dicevo molti pseudo autori hanno copiato dei racconti di Calvino e li hanno pubblicati uguali identici, ma a loro nome. Non ne hanno ricavato tuttavia alcuna soddisfazione. A parte la consapevolezza di non aver avuto la scintilla creatrice, che solo Calvino aveva avuto, ebbero ben presto la certezza che nessuna utilità materiale avrebbero tratto dalla copiatura, perché laddove non è tutelato l’originale non è tutelata neppure la sua copia spacciata per originale. A parte il fatto poi che i più pignoli sostenitori della legge si sono adoperati per

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dimostrare che ogni opera dell’ingegno è l’aggregazione di altre idee che l’autore ha mutuato da altri intelletti del passato o del presente rendendo impossibile stabilire quali componenti dell’opera che si presumeva originale erano originali e quali no.

So che troverete tutto questo difficile da digerire, ma vi assicuro che questo è accaduto e gli effetti positivi non si sono fermati qui.

Infatti il pubblico dei lettori ha cominciato a valutare gli scritti per quello che contenevano e non per il nome di chi li aveva scritti. La gente è stata liberata dal bisogno feticistico di sapere che il romanzo era proprio quello di Calvino e ha imparato a confrontarsi con il contenuto indipendentemente dal nome del suo presunto autore. Insomma, tornando al mio caso e alle ragioni per cui mi trovo su questo pianeta, mi chiedo chissà quante Scarlett Johansson ci sono sul vostro pianeta che nessuno considera perché tutti adorano e vogliono solo quella che considerano l’originale e magari sono più brave e più belle. E non riuscite neppure a rendervi conto che è anche lei una copia di qualcos’altro. Vabbè l’originale di Scarlett mi chiama con insistenza nella stazione di riproduzione, quindi devo proprio andare. Ma per concludere –e per coerenza – ecco, se qualcuno volesse ritenere questo scritto degno di essere copiato, ne sarò lieto.

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