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Un medico può essere anche avvocato?

Autore: Mariano Acquaviva | 15/08/2021

L’iscrizione all’albo degli avvocati è compatibile con quella all’albo professionale dell’Ordine dei medici chirurghi?

La legge italiana stabilisce che, per esercitare determinate professioni, occorre non solo seguire un lungo percorso di studi ma, al termine, sottoporsi anche ad un esame di abilitazione che consente l’iscrizione all’interno dell’albo di coloro che esercitano quel determinato mestiere. Ciò vale praticamente per tutte le

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cosiddette professioni intellettuali, cioè per quei lavori in cui la prestazione lavorativa ha natura non manuale bensì, appunto, intellettuale.

Mettiamo il caso che un medico, non contento della sua professione, voglia laurearsi in giurisprudenza e poi iscriversi all’albo degli avvocati, senza però rinunciare alla sua professione sanitaria. È possibile ciò? Un medico può essere anche avvocato? Ovviamente, il quesito può porsi anche al contrario: un avvocato può essere anche medico? Mettiamo che un legale non sia mai riuscito a fare carriera e che, preso dalla passione per la scienza e la medicina, abbia intrapreso un percorso di studi che lo condurrà a divenire medico. Potrà egli, un giorno, formulare il famoso giuramento d’Ippocrate senza tuttavia rinunciare all’attività forense? Le due professioni si possono conciliare? Vediamo cosa dice la legge.

Come si diventa medico?

Per capire se un medico può essere anche avvocato dobbiamo illustrare, seppur brevemente, qual è il percorso che consente di diventare un medico e quello che, invece, permette di accedere all’attività forense. Cominciamo col vedere come si diventa medico.

Chi intende abbracciare questa professione deve necessariamente iscriversi all’università: precisamente, alla facoltà di medicina e chirurgia. Per accedere a tale percorso di studi, però, occorre superare un test d’ammissione: si tratta infatti di una facoltà a numero chiuso.

La facoltà di medicina e chirurgia ha la durata di sei anni, l’ultimo dei quali è destinato essenzialmente al tirocinio, cioè all’apprendistato da svolgersi direttamente nelle corsie dei policlinici universitari.

Con il conseguimento della laurea in medicina e chirurgia si diventa medici ma non è ancora possibile esercitare la professione. Occorre dunque procedere con l’Iscrizione all’albo, senza la quale un medico non è autorizzato ad operare in ambito sanitario.

L’iscrizione all’albo è subordinata al superamento dell’esame di stato di Medicina, indispensabile per ottenere l’abilitazione all’esercizio della professione e per la successiva iscrizione all’albo professionale dell’Ordine dei

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Medici Chirurghi.

Successivamente, è necessario completare la propria formazione con ulteriori studi. Inizia così un secondo percorso universitario, quello di specializzazione, il cui accesso è subordinato al superamento di un nuovo test d’ingresso.

Durante la specializzazione (pediatria, ginecologia, chirurgia estetica, cardiologia, medicina legale, ecc.) sarà possibile fare ulteriore pratica sui pazienti. Il vantaggio della specializzazione rispetto ad altre professioni è che, durante questi anni, il medico specializzando riceve già una sorta di stipendio.

La durata di un corso di specializzazione varia dai due ai cinque anni a seconda del tipo di percorso scelto e, alla fine, viene rilasciato un diploma di specializzazione.

Come si diventa avvocato?

Vediamo ora come si diventa avvocato. Tutto comincia dalla laurea in giurisprudenza. Per diventare avvocato occorre necessariamente la laurea quinquennale (definita magistrale; un tempo era di soli quattro anni) in giurisprudenza. A differenza della facoltà di medicina, l’accesso a giurisprudenza è libero, senza alcun test d’ingresso.

Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza, occorre iscriversi all’albo per poter esercitare la professione. Necessaria per sostenere l’esame di Stato che fornisce l’abilitazione all’esercizio della professione forense è la pratica di 18 mesi presso un avvocato con anzianità di iscrizione all’albo non inferiore a cinque anni.

La pratica forense è suddivisa in tre semestri; al termine di ognuno il praticante avvocato deve consegnare al consiglio dell’ordine degli avvocati in cui è iscritto il libretto in cui sono riportate le presenze alle udienze (almeno venti) e i principali atti e questioni giuridiche che ha affrontato durante la pratica. Al termine del primo anno e della pratica, poi, occorre presentare una relazione che illustri i passaggi più significativi delle udienze a cui ha assistito.

La pratica forense può essere svolta anche presso l’Avvocatura dello Stato o presso l’Ufficio legale di un ente pubblico o presso un ufficio giudiziario.

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Terminato il tirocinio, occorre superare l’esame di abilitazione alla professione forense. Si tratta di un esame che si svolge annualmente (nel mese di dicembre, salvo cause eccezionali) e che consiste di tre prove scritte e una orale, quest’ultima da sostenere solamente se le prime tre sono state superate. Se anche la prova orale ha buon esito, si ottiene il titolo per potersi iscrivere nell’albo degli avvocati.

Un medico può esercitare come avvocato?

Veniamo ora alla risposta della domanda posta nel titolo dell’articolo. Un medico può essere anche avvocato? La risposta è negativa.

Un medico non può esercitare come avvocato (e viceversa) in quanto la legge proibisce a ogni legale di svolgere un’attività diversa da quella forense (salvo rare eccezioni).

Per la precisione, la legge sull’ordinamento forense [1] stabilisce che la professione di avvocato è incompatibile, tra le altre cose, con qualsiasi attività di lavoro autonomo svolta continuativamente o professionalmente, escluse quelle di carattere scientifico, letterario, artistico e culturale, e con l’esercizio dell’attività di notaio.

È consentita invece l’iscrizione nell’albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, nell’elenco dei pubblicisti e nel registro dei revisori contabili o nell’albo dei consulenti del lavoro.

L’esercizio della professione di avvocato è altresì compatibile con l’insegnamento o la ricerca in materie giuridiche nell’università, secondarie pubbliche o private parificate e nelle istituzioni ed enti di ricerca e sperimentazione pubblici.

Insomma: per legge, chi vuole fare l’avvocato deve dedicarsi (quasi) esclusivamente a tale professione, non potendo esercitare altre attività che, ugualmente, richiedono una dedizione quasi esclusiva.

Nel caso del medico, è evidente che la sua professione non può essere compatibile con quella di avvocato, in quanto entrambe presuppongono l’iscrizione in due albi separati che non ammettono “concorrenza”.

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Note

[1] Artt. 18 e 19, l. n. 247/2012.

Riferimenti

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