• Non ci sono risultati.

fa soffrire. Quello che fa soffrire è l istinto della proprietà, che è il contrario dell amore.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "fa soffrire. Quello che fa soffrire è l istinto della proprietà, che è il contrario dell amore."

Copied!
7
0
0

Testo completo

(1)

La volpe gli insegna cosa significhi amare e soprattutto che più del materiale contano i legami con le persone. L’aviatore è simbolo del donarsi, l’esperienza del Piccolo Principe ha bisogno di qualcuno che la ascolti e che da essa impari.

Nella sua vita Antoine ha cercato l’avventura e il gusto delle cose belle, di tutte, anche le più piccole. Lettere, racconti e diari ci mostrano la ricerca di un uomo nuovo che lui trova nell’infanzia e nell’amore.

Scrive in Cittadella: “Non confondere l’amore col delirio del possesso, che causa le sof- ferenze più atroci. Perché contrariamente a quanto comunemente si pensa, l’amore non fa soffrire. Quello che fa soffrire è l’istinto della proprietà, che è il contrario dell’amore.”

(2)

36

36 3737

1. Perché un cappello dovrebbe farci paura?

1. Perché un cappello dovrebbe farci paura?

Il primo ad apparire al gruppo dei nostri visitatori è un aviatore; non uno di quei piloti moderni, tutti incravat- tati e che dopo un “plim plom” parlano al microfono come fossero attori, bensì un aviatore vecchio stile, con la sciarpetta al vento e grossi e buffi occhialoni. Eccolo che salta fuori a raccontarci che da bambino ha fatto un disegno terrificante: un serpente boa tutto gonfio per aver appena inghiottito un elefante intero! Riuscite a pensare a qualcosa di più spaventoso? Eppure, a tutti gli adulti cui lo aveva fatto vedere chiedendo tremante:

“Non ti fa paura?”, quelli, un po’ scemotti come spesso sono i grandi, avevano risposto: “Perché un cappello dovrebbe farci paura?”. Valli a capire i grandi! E anche crescendo, con chi vedeva cappelli invece di boa, il no- stro aviatore non era proprio mai riuscito a dialogare.

2. Per favore, mi disegni una pecora?

2. Per favore, mi disegni una pecora?

Eccolo lì il nostro aviatore, che mai, prima d’ora, aveva incontrato chi si spaventasse per quel famoso disegno.

Mai, fino a quando era dovuto atterrare di emergenza nel bel mezzo del deserto del Sahara. Si era rotto qual- cosa al motore dell’aereo e questo era un vero guaio! Fu proprio lì, però, in mezzo al nulla, che sentì una vocina:

“Per favore, mi disegni una pecora?”. Era una person- cina coi capelli color grano e il viso pulito e bello. Di primo acchito l’aviatore gli disegnò il suo boa. “Ma no!

Non voglio un boa con l’elefante. Dove sono io è tutto molto piccolo! Il boa è pericoloso e l’elefante non entra.

Disegnami una pecora”. Dopo un po’ di tentativi, un po’ spazientito, l’aviatore tirò fuori il disegno di una cassetta con tre buchi. “Ecco, la pecora è lì dentro!”. “Pro- prio quello che volevo!”. E il Piccolo Principe saltò di gioia. Che strano tipo!

Introduzione Introduzione

Ehi, voi, avete mai visitato una mostra?

Che so, di scienze o di arte? Si dice che visita- re una mostra sia un po’ entrare in un mondo.

Beh, a volte questo è particolarmente vero, specie quando i suoi quadri prendono vita e raccontano storie. Anche se ancora loro non lo sanno, proprio questo sta per succedere al gruppo di ragazzi cui è stato concesso di visi- tare, in anteprima, una mostra allestita in oc- casione dell’80esimo anniversario di pubblica- zione del racconto di Antoine de Saint-Exupéry che ricorre il prossimo anno. Avete capito di cosa stiamo parlando esattamente? Di un mi-

nuscolo libretto che contiene un grande uni- verso: “Il Piccolo Principe”.

Ecco, in questa speciale mostra ancora top secret, i nostri protagonisti passeggeran- no tra le stanze visionando 20 quadri

con strane immagini: pecore, baobab, rose, lampioni, volpi e tanti altri. Come si conviene ad ogni mostra, sarà una guida ad accompagnare i visitatori, spiegando loro, a gran paroloni, il significato dei dipinti. Certo, però, per un libro così speciale, la mostra non può che essere altrettanto speciale: quando tutti i visitatori usciranno dalla stanza, ecco materializzarsi dai quadri i personaggi del racconto, pronti a far partire, per un incredi-

bile viaggio, chiunque sia pronto a un po’ di avventura. Vi va di venire con noi e di contri- buire a questa magia?

(3)

3. Di quale pianeta sei?

3. Di quale pianeta sei?

Non era facile capire da dove venisse quel bambino, anche perché non rispondeva più di tanto alle domande, ma era sempre immerso nelle sue riflessioni. Una volta, scoperto che quell’ “affare rotto” era un aeroplano e che l’aviatore era caduto dal cielo, incuriosito chiese: “Di quale pianeta sei?”. Certo! Doveva venire da un altro pianeta, per questo era così naturale per lui che anche l’aviatore potesse venire dal cielo! E così, tra una parola sfuggita e l’altra, l’aviatore scoprì che il suo pianeta era piccolo piccolo, poco più grande di una casa e che, a conti fatti, doveva essere certamente

l’asteroide B 612. So che a noi non importa tanto il numero dell’asteroide (ai numeri fanno caso i grandi che si perdono, però, le cose più belle!). A noi interessa sapere che quel pianeta era piccolino e ci viveva quel piccolo principe che ora era lì a imma- ginare come sarebbe potuta essere la vita di quella pecorella sul praticello del suo minuscolo asteroide.

4. È vero che le pecore mangiano tutti gli arbusti?

4. È vero che le pecore mangiano tutti gli arbusti?

Ogni giorno, l’aviatore scopriva qualcosa in più della vita del Piccolo Principe e imparava tante cose; come che per vivere su un piccolo pianeta ci vuole tanta cura e, oserei dire, un po’ di disciplina! Una volta infatti il Piccolo Principe gli chiese: “È vero che le pecore mangiano tutti gli arbusti?

Anche i baobab?”. Che domanda strana. Come fa una peco- ra a mangiare un baobab che è un albero enorme? Vedete qual è il difetto dei grandi? Pensano solo alle cose cresciu- te, dimenticandosi che un tempo erano piccole. Il baobab prima di diventare un albero è un semplice arbusto, molto simile ad altre piante, ma se non lo si taglia (o se una pecora non lo mangia) prima che cresca è un disastro! In un pianeta piccolino, se crescessero i baobab lo farebbero scoppiare! Non si può essere pigri su un piccolo asteroide. Ecco perché, il nostro Principe, ogni mattina, dopo essersi lavato per benino, si prendeva cura

5. A che servono le spine?

5. A che servono le spine?

Voi in un giorno quanti tramonti riuscite a vedere? Pensate sia sciocco chiederlo perché al massimo ce n’è uno? Beh, se viveste su un piccolo pianeta come quello del Piccolo Principe, vi basterebbe spostare la sedia di qualche passo per vedere ancora tramontare il sole. Quando il nostro principe era un po’ triste, si consolava così: lui ama guardare i tramonti.

Un giorno ne ha visti ben 43 solo spostandosi con la sedia da un lato all’altro del suo pianeta. Ma ora non è più lì e sono altre le cose che lo preoccupano. Ormai era nel de- serto da cinque giorni con l’aviatore quando, ad un certo punto, ruppe il silenzio: “Ma le pecore mangiano anche i fiori? Anche quelli con le spine?”. “Beh, certo!”. “Ma allora a che servono le spine?”. All’aviatore, impegnato com’era a sistemare il motore, sembrava una cosa ridicola, lui aveva da pensare a cose serie! Ma i grandi travisano tutto: è più serio un bullone o il fatto che un fiore unico al mondo, cui il nostro Principe vuole un mondo di bene, rischi di essere mangiato da una pecora nonostante il suo sforzo di creare le spine? Vi sembra cosa da poco la guerra tra pecore e fiori? Al solo pensiero, il Piccolo Principe scoppiò in lacrime. L’aviatore lasciò tutto, dimenticò tutto, e si mise a cullarlo.

6. Non avresti un paravento?

6. Non avresti un paravento?

Di giorno in giorno, l’aviatore scopriva sempre più quanto fosse meraviglioso questo fiore che il Piccolo Principe aveva tanto a cuore. Il suo arbusto era spuntato un mattino sul pianeta e c’era tanto fascino nella vita nascosta in quel bocciolo. Quando finalmente sbocciò era stupendo! Riempiva tutto con il suo pro- fumo, benché fosse un fiore un po’ complicato e parecchio vani-

toso. Se da un lato si vantava delle sue terribili spine, capaci di affrontare le tigri, dall’altro richiedeva continue attenzioni. “È l’ora della colazione, pensi a me? Mi da fastidio la corrente, non avresti un paravento? La notte è fredda, mettimi sotto una campana di vetro!”. Era un po’ strano il suo modo di amare e il Piccolo Principe non riusciva a capirlo. Avrebbe potuto cogliere la tenerezza nascosta sotto le mille stranezze di quel fiore, basarsi sui fatti (profumava il pianeta e gli scaldava il cuo- re) invece non ci riuscì, diede peso alle sue lamentele e un giorno non resse ad una sua bugia. Per questo scelse di abbandonare il pianeta. E così, dopo aver strappato

(4)

40

40 4141

7. Su cosa regnate?

7. Su cosa regnate?

Siete curiosi di visitare i pianeti che il Piccolo Principe ha visto nel suo viaggio? Ancor più buffi dei pianeti sono quel- li che li abitano! L’avevamo capito subito che i grandi sono un po’ strani e il nostro viaggiatore si accorse che lo sono davvero tanto! Sul primo asteroide c’era un re tutto impet- tito sul suo trono, con tanto di scettro e corona e un manto che copriva la superficie dell’intero pianeta. E gli abitanti come facevano a vivere, direte voi? Appunto! Non c’era nessuno, eppure lui si sentiva il re più potente del mondo.

“Scusate… su cosa regnate?” chiese il Piccolo Principe ac- corgendosi della stranezza. “Su tutto! Sul sole e le stelle!”.

Il segreto del suo regnare era dare ordini ragionevoli, così da sentirsi ubbidito da tutto e tutti. “Vorrei vedere un tramonto, potete ordinare al sole di farlo?”,“Lo farò quando si potrà, alle 19.40. Vedrete come sarò ubbidito!”. Non c’era molto da fare su quel pianeta e il Piccolo Principe volle ripartire. Il re, per non subire lo smacco e per avere l’impressione di essere obbedito anche a distanza dal nuovo suddito, lo nominò addirittura ambasciatore!

8. Cosa significa ammirare?

8. Cosa significa ammirare?

Sul secondo asteroide ecco un uomo tutto elegante, con un buffissimo cappello. “Oh, ecco un ammiratore!” e subito, ap- pena visto il Piccolo Principe, si era messo in posa da buon vanitoso. “A che serve quel buffo cappello?”. “Per salutare quando mi acclamano. Prova a battere le mani una con l’altra!”. E ogni volta che il principe batteva le mani, quello si toglieva il cappello e ringraziava tutto lusingato. “Mi am- mirate molto non è vero?”. “Bah, cosa significa ammirare?”.

A quell’uomo bastava veramente poco nella vita: gli era sufficiente che qualcuno lo considerasse il più bello, elegan- te, ricco e intelligente di tutto il pianeta. Ma non era difficile... c’era solo lui su quel pianeta! “Per favore, ammirami” ripeté. “Io ti ammiro, ma tu che te ne fai?”.

Davvero il Piccolo Principe non capiva e lasciò il pianeta abbastanza perplesso: i grandi sono proprio bizzarri.

9. Di cosa ti vergogni?

9. Di cosa ti vergogni?

Sul pianeta successivo c’era tanta malinconia. Appe- na arrivò vide un uomo seduto in silenzio davanti a un mare di bottiglie piene e vuote. “Che cosa fai?”. “Bevo”

rispose, in tono lugubre, l’ubriacone. “Ma perché bevi?”

Domandò il Piccolo Principe. “Per dimenticare”, rispose l’ubriacone. “Per dimenticare che cosa?”, s’informò il Piccolo Principe che cominciava già a compiangerlo.

“Per dimenticare che ho vergogna”, confessò l’ubriaco- ne abbassando la testa. “Vergogna di che?” insistette il Piccolo Principe che desiderava aiutarlo. “Vergogna di bere!” e l’ubriacone si chiuse in un silenzio definitivo. Anche da questo piane- ta, il Piccolo Principe se ne andò pensieroso. I grandi sono decisamente molto, molto bizzarri, si disse durante il viaggio.

10. E che ci fai con tutte quelle stelle?

10. E che ci fai con tutte quelle stelle?

Continuiamo a seguire il Piccolo Principe nel suo viaggio:

sperate che oggi trovi un pianeta con qualcuno un po’ più sensato? Macché! Sul pianeta successivo c’era un signore alla scrivania così intento a far di conto che neanche si era accorto di avere un visitatore! “Dunque fa cinquecento e un milione seicento ventiduemila settecento trentuno”.

Ma di che? Vi chiederete voi. Eh, anche il Piccolo Principe desiderava saperlo e quanto ci ha messo a farsi dare rispo- sta! Sapete che contava? Le stelle! “E che ci fai con tutte quelle stelle?”. “Niente, le posseggo!”. E il bello è che gli

sembrava la cosa più seria del mondo. Di solito se possiedi una cosa puoi portarla con te, farci qualcosa, ma con le stelle? Si accontentava di scriverne il numero su un foglietto e metterlo in un cassetto, tipo quando metti i soldi in banca. Il Pic- colo Principe era un po’ perplesso: “Io possiedo un fiore che innaffio tutti i giorni.

Possiedo tre vulcani dei quali spazzo il camino tutte le settimane. È utile ai miei vulcani ed è utile al mio fiore che io li possegga. Ma tu non sei utile alle stelle…”.

Quell’uomo d’affari non seppe cosa rispondere e il Piccolo Principe riprese il volo.

(5)

11.

11. Perché Perché hai appena spento il tuo lampione? hai appena spento il tuo lampione?

Il viaggio proseguì ed ecco un asteroide minuscolo, con appena un po’ di spazio per un lampione e un signore. Il nostro amico lo salutò contento. “Buonasera!” ri- spose quello accendendo il lampione e, una trentina di secondi dopo, “Buongior- no!” e lo rispense. “Perché hai appena spento il tuo lampione?”. “È la consegna!”.

Ma che bravo che era! Così fedele al suo compito. Peccato che fosse sfortunato! Un tempo il suo lavoro era bellissimo: accendeva al mattino e il giorno era tranquil- lo, spegneva la sera e la notte dormiva. Ma il suo pianeta

aveva iniziato a girare sempre più velocemente e ora i suoi giorni duravano un minuto e non aveva più tempo nean- che per dormire. Lui però aveva qualcosa di meraviglioso:

era buono e quel che faceva era bello ed era utile! Sarebbe potuto essere un ottimo amico per il Piccolo Principe, ma il suo pianeta era troppo piccolo per ospitarli entrambi;

perciò il Principe dovette ripartire e forse non badò ai mil- lequattrocentoquaranta tramonti che lì si potevano vede- re in sole 24 ore, altrimenti chissà se non avrebbe fatto di tutto per rimanervi!

12. Che cosa significa effimero?

12. Che cosa significa effimero?

Il Piccolo Principe rimase a bocca spalancata: il successivo pia- neta sul quale capitò era davvero maestoso. Ad una scrivania c’era un vecchio con dei libri enormi. “Ecco un esploratore!” lo salutò il vecchietto. Era un geografo, di quelli che sanno tutto di oceani, montagne e persino vulcani! Ma la cosa buffa è che del pianeta del Piccolo Principe non sapeva niente. I geografi mica vanno in giro, se ne stanno alla scrivania e attendono i racconti degli esploratori. “Dimmi del tuo pianeta, lo appun- terò sui miei libri!”. E cominciò: “Sul mio pianeta ci sono tre vulcani… e un fiore”. “Noi non annotiamo i fiori, sono effimeri”. “Che cosa signi- fica effimero?”. “Vedi, sui libri di geografia annotiamo solo cose eterne. Il fiore, che è effimero, rischia di scomparire in tempo breve”. Il Piccolo Principe si sentì un groppo in gola: il suo fiore rischiava di scomparire presto e lui l’aveva lasciato solo.

13. Dove sono gli uomini?

13. Dove sono gli uomini?

Nuova destinazione per il Piccolo Principe! Immaginate un po’ … proprio qui da noi, sulla Terra! Era stato il geografo a suggerirglielo. Del resto, il nostro pianeta ha un mix curioso di soggetti da conoscere: tantissimi re, vanitosi, ubriaconi, geografi, uomini d’affari e lampionai, ma il Piccolo Principe era atterrato nel deserto e non gli sembrava ci fosse tutta questa gente! Vicino al suo piede vide un piccolo serpente e iniziò a chiacchierarci. Gli fece vedere una stella proprio so- pra di loro. “È il mio pianeta!”. E gli raccontò che era lì perché aveva avuto problemi con un fiore. Il serpente intuì che aveva nostalgia del suo pianeta. “Posso aiutarti. Sai… colui che tocco, lo restituisco alla terra da dove è venuto. Ma tu sei puro e vieni da una stella... se un giorno rimpiangerai il tuo pianeta posso…”. “Ho capito” rispose il principe e si incamminò nel deserto. Trovò un piccolo fiore spelacchiato. “Dove sono gli uomini?” gli chiese, ma il piccolo fiore non era granché esperto di uomini, ne aveva visto qualcuno in una carovana, ma non sapeva altro.

14. Chi siete?

14. Chi siete?

Il piccolo viaggiatore salì su un’alta montagna. Figuratevi che lui era abituato ai suoi tre vulcani che gli arrivavano alle ginocchia! Credeva che da lì su avrebbe visto tutta la terra, ma vedeva solo altre montagne. Provò a gridare ma una voce-oce-oce ripeteva-eva-eva tutto quello che dice- va-eva-eva. Era l’eco, ma lui non lo sapeva. “Che buffi gli uomini, ripetono solo quello che dici. Il mio fiore invece par- lava sempre per primo”. Seguendo una strada arrivò in un giardino pieno di rose. Sgranò gli occhi: erano tutte uguali

al suo fiore! “Chi siete?”. “Siamo delle rose!”. Il suo fiore gli aveva detto di essere l’unico della sua specie in tutto l’universo, invece qui ce n’erano cinquemila in un solo giardino. Che delusione. «Mi credevo ricco di un fiore unico al mondo, e non possiedo che una qualsiasi rosa. Lei e i miei tre vulcani che mi arrivano alle ginocchia, e di cui l’uno, forse, è spento per sempre, non fanno di me un principe

(6)

44

44 4545

15. Cosa significa addomesticare?

15. Cosa significa addomesticare?

Avevamo lasciato il nostro Principe in lacrime, dinanzi alla scoperta di un giardino di rose che lo avevano fatto sentire piccolo e solo. Quando ecco apparire dall’erba un batuffo- lo di pelo rossastro: era una volpe! Erano entrambi soli e la volpe gli propose: “Ti va di addomesticarmi?”. “Cosa si- gnifica addomesticare?”. “Vuol dire creare dei legami”. Su indicazione della volpe, il piccolo principe iniziò a recarsi lì ogni giorno alla stessa ora – i riti sono importanti – e pia- no piano si affezionarono. Prima, per la volpe gli uomini erano tutti uguali, ora ce ne era, invece, uno speciale. E così per il Piccolo Principe:

ora quella volpe, per lui, era unica al mondo. Ripassando dal giardino di rose, si accorse che la sua non era come le altre, perché lui e la rosa si erano addomesti- cati. Era il tempo speso per la sua rosa che la rendeva unica al mondo! Prima di salutarsi per sempre, la volpe volle rivelargli un segreto: “Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi” e aggiunse “si diventa responsabili per sempre di quel che si addomestica: tu sei responsabile per la tua rosa”. Questo pensiero gli entrò nel cuore e, seduto nell’erba, pianse un po’ di nostalgia.

16. Hanno molta fretta, cosa cercano?

16. Hanno molta fretta, cosa cercano?

Ci volle poco al Piccolo Principe per accorgersi che anche sulla terra i grandi sono bizzarri! Capitò nella cabina d’un controllore. Treni a tutta velocità andavano di qua e di là e portavano, rapidissimi, migliaia di persone. “Hanno molta fretta, cosa cer- cano?” chiese al controllore. Non lo sapeva né lui né il macchinista e forse neanche i passeggeri! I grandi non sono mai contenti dove stanno, perché non riescono a fermarsi e a darsi il tempo di far diventare importanti luoghi e momenti. I bambini invece sanno cosa cercano, perdono tempo per una bam-

bola di pezza e lei diventa così importante che, se gli viene tolta, piangono. I grandi van di fretta! Pensate che c’era un mercante che s’era inventato delle pillole per smettere di bere, così da risparmiare ben 53 minuti a settimana. “Io”, disse il piccolo principe, “se avessi cinquantatre minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fonta- na…”. E voi, cosa fareste?

17. Dunque anche tu hai sete?

17. Dunque anche tu hai sete?

Mentre il racconto del viaggio del Piccolo Principe continuava, lui e l’aviatore erano già insieme nel deserto da otto giorni, con il sole a picco e senza neanche un goccio d’acqua. L’aviatore non vedeva più speranza. “Moriremo di sete!”. “Anch’io ho sete…

cerchiamo un pozzo”. E s’incamminarono sotto il sole. In silenzio.

“Dunque anche tu hai sete?” domandò l’aviatore dopo qualche ora. “Un po’ d’acqua può far bene anche al cuore”. Camminarono ancora finché venne la sera e le stelle. Il Piccolo Principe si sedet-

te e cominciò a guardare. Sapeva davvero vedere col cuore. “Il deserto è bello, perché da qualche parte nasconde un pozzo. E anche le stelle son belle perché da qualche parte c’è un fiore, anche se non si vede, l’essenziale è invisibile agli occhi”. Con la bel- lezza nel cuore, il Piccolo Principe si addormentò. L’aviatore iniziava a capirlo ora e il suo animo era diventato dolcissimo e delicato. Lo prese in braccio e lo cullò come un tesoro prezioso mentre continuava a camminare. Era l’alba quando videro un pozzo!

18. Perché mi sentivo angustiato?

18. Perché mi sentivo angustiato?

Arrivati al pozzo, il Piccolo Principe fece girare la carrucola per mandar veloce il secchio nell’acqua. Per far scendere un secchio è sufficiente un bambino ma per tirarlo su pie- no d’acqua servono le braccia di un adulto. Così l’aviato- re lo tirò su e il Piccolo Principe si dissetò. Era felice. “Gli uomini si affannano tanto, ma non sanno che quel che il cuore cerca si può trovare in una rosa, o in un po’ d’acqua.

Occorre cercare col cuore”. Era tutto così bello e c’era tanta pace, ma l’aviatore, pur essendosi dissetato anche lui, era un po’ teso e non capiva come mai: “perché mi sentivo an- gustiato?”. Percepiva nell’aria una sensazione di malinconia. E non si sbagliava.

Il Piccolo Principe era caduto sulla terra esattamente un anno prima, proprio lì vicino, e ora gli chiedeva una cosa che sapeva di addio: “Devi mantenere la tua promessa: disegni una museruola per la mia pecora? Sono responsabile del mio fiore”. Dite che era arrivato fin laggiù, nel deserto, per riandarsene da dove era venuto? Qualche lacrima cercava già di affacciarsi dagli occhi dell’aviatore. Quan- do ci si addomestica, ci si affeziona.

(7)

19. Che storia è questa, adesso parli coi serpenti?

19. Che storia è questa, adesso parli coi serpenti?

Di lì a poco, l’aviatore si era allontanato per finire di aggiu- stare il suo aeroplano e quando tornò sembrava che il Piccolo Principe stesse parlando con qualcuno, ma non vedeva altri.

Parlava di un appuntamento a mezzanotte e… di veleno, di morte. L’aviatore corse là e vide un serpente: “Che storia è questa, adesso parli coi serpenti?”. Il Piccolo Principe era tre- mante, ma deciso. Voleva tornare sul suo pianeta, dal suo fiore e non poteva farlo con tutto il corpo! Si abbracciarono forte.

“Voglio farti un regalo – disse il Principe con la sua risata che poteva illuminare il mondo – quando vedrai le stelle (perché io sarò su una di quelle) tu saprai che io lì sto ridendo, e ti sembrerà che tutte le stelle ridano insieme! Anch’io, vedendo le stelle, penserò che su una di esse ci sei tu che mi versi da bere e in cielo vedrò milioni di fontane!”. Si avviarono insieme a quel difficile appuntamento, ma il Principe fece l’ultimo passo da solo. Fu un istante:

il guizzo giallo del serpente, il corpicino del Piccolo Principe che cadeva senza far rumore, per poi sparire. Finalmente era tornato sul suo pianeta, dalla sua rosa.

20. La pecora ha mangiato o no il fiore?

20. La pecora ha mangiato o no il fiore?

Che grande regalo ci ha fatto l’aviatore raccontandoci i suoi ricordi più preziosi! Una storia come questa è una cosa così cara che non la si racconta mica a tutti: l’ha detta a noi, solo perché ancora sappiamo spaventarci di fronte a un boa con dentro un elefante e stiamo imparando a cercare col cuore. Ah, mi chiedete come sta l’aviato- re? Beh, dopo qualche anno l’aviatore si è consolato e ogni volta che guarda il cielo è come se sentisse cinquecento milioni di stelle ridere beate! Ma ogni tanto gli viene un dubbio: la pecora avrà mangiato o no il fiore? In effetti, si è scordato di disegnare sulla museruola il laccetto per legarla! Beh dai, di sicuro il Piccolo

Principe l’ha sorvegliata … o forse no? Le stelle ridono o piangono?

È sempre una cosa importante, guardando il cielo, chiedersi se la pe- cora abbia mangiato o no il fiore. Significa non perdere il desiderio di interessarsi alle cose! Vivere con curiosità, facendo tesoro degli insegnamenti ricevuti da questa storia. Significa prendersi cura a di- stanza anche di chi non vediamo più. Ah! E comunque, se mai vi ca-

Riferimenti

Documenti correlati

"C'era una volta un piccolo principe che viveva su di un pianeta poco più grande di lui e aveva bisogno di un amico...".. Per coloro che comprendono la vita, sarebbe

Il serpente è spesso rappresentato nella mitologia come guardiano del tesoro; la vipera è localizzata spesso nei luoghi di crocicchio, nel bivio della

osservativi capaci di risolvere la questione delle distanze, Edwin Hubble (1889-1953) risolve in stelle i bracci della nebulosa di Andromeda e, trovate delle variabili Cefeidi,

L’iniziativa ha un nucleo espo- sitivo di pezzi, provenienti dai depositi della Soprintendenza, a Ca’ Savio, in Cavallino Treporti; questo è strettamente collegato al Museo nazionale

Alcuni di voi cominciano a rendersi conto di questo e ad essere grati di avere davanti una strada da percorrere, iniziano cioè a essere consapevoli che una strada c’è. «Pochi giorni

È vero che nella nostra società il tempo sembra sempre troppo poco e la fretta e la velocità marcano i nostri giorni, ma siamo anche nelle condizioni di vivere

Dopo il rifiuto del personale medico di eseguire tale indagine in quanto non suffragata da una sintomatologia appropriata per giustificare tale esame, la

Nella nostra concezione della politica è da troppo tempo - almeno dall’Accordo Interconfederale del 1992/93 - che il problema della redistribuzione della ricchezza (politica