Allegato 2: Schede di Paesaggio
APPROFONDIMENTI DELLE SCHEDE DI PAESAGGIO 3
IL SISTEMA TERRITORIALE DELLA PIANURA DELL’ARNO 4
SCHEDA 1 L’AREA FLUVIALE DELL’ARNO 4
SCHEDA 1A SISTEMA INSEDIATIVO LUNGO LA TOSCO ROMAGNOLA ( PISA -PONTEDERA) 5
SCHEDA 2 AMBITI DI PAESAGGIO : IL PAESAGGIO COSTIERO 6
SCHEDA 2A IL PARCO NATURALE 6
SCHEDA 2B INSEDIAMENTI LUNGO LA COSTA 7
SCHEDA 2C L’AREA FLUVIALE DEL SERCHIO 7
SCHEDA 3 IL MONTE PISANO 9
SCHEDA 3 A IL SISTEMA DIFENSIVO DEI MONTI PISANI 10
SCHEDA 3 B IL SISTEMA DELLE BADIE E DELLE PIEVI 11
SCHEDA 3 C LE ACQUE TERMALI 12
SCHEDA 3D SISTEMA INSEDIATIVO LUNGO LA VICARESE 12
SCHEDA 4 LE CERBAIE 13
SCHEDA 4 A IL PADULE DI BIENTINA EX LAGO DI SESTO 13
SCHEDA 4 B LA VIA FRANCIGENA 14
SCHEDA 4 C LA LINEA FERROVIARIA PONTEDERA – BIENTINA - LUCCA 14
SCHEDA 4 D SISTEMA INSEDIATIVO LUNGO LA VALDINIEVOLE 15
SCHEDA 5 IL VALDARNO 16
SCHEDA 5A IL COMPRENSORIO DEL CUOIO 16
SCHEDA 5B LE COLLINE SANMINIATESI 17
IL SISTEMA TERRITORIALE DELLE COLLINE INTERNE E MERIDIONALI : IDENTITÀ DEI LUOGHI 18
SCHEDA 6 LE COLLINE DELLA BASSA VALDERA 18
SCHEDA 6 A IL FIUME ERA 18
SCHEDA 6 B INSEDIAMENTI STORICI 19
SCHEDA 6C LE ACQUE TERMALI 19
SHEDA 6D ESPANSIONI LUNGO LA 439 20
IL SISTEMA TERRITORIALE DELLE COLLINE INTERNE E MERIDIONALI : IDENTITÀ DEI LUOGHI 21
SCHEDA 7 LE COLLINE LITORANEE 21
SCHEDA 7A I CASTELLI 22
SCHEDA 7B ACCIAIOLO 22
SCHEDA 7 C LAGO DI SANTA LUCE 22
SCHEDA 7D MONTESCUDAIO, GUARDISTALLO,CASALE MARITTIMO 22
IL SISTEMA TERRITORIALE DELLE COLLINE INTERNE E MERIDIONALI : IDENTITÀ DEI LUOGHI 24
SCHEDA 8 LE COLLINE DELLA VALDICECINA 24
SCHEDA 8A VOLTERRA 24
SCHEDA 8B LE BALZE 25
SCHEDA 8C LA CREMAGLIERA 25
SCHEDA 8D LE MOIE VECCHIE 25
SCHEDA 8E LE COLLINE METALLIFERE 26
SCHEDA 8 F LA PIANURA FLUVIALE DEL CECINA 26
SCHEDA 8 G IL PAESAGGIO DELLA GEOTERMIA 27
SCHEDA 8 H MONTEVERDI IN VAL DI CORNEA 28
Approfondimenti delle schede di paesaggio
La politica della Regione Toscana in materia di tutela e valorizzazione del paesaggio ha condotto a numerosi studi analitici e pubblicazioni, i più recenti in applicazione dei criteri e delle metodologie indicati nella Convenzione Europea sul Paesaggio e, nello specifico, nello Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo, con l’
obiettivo di……”promuovere , nel quadro dello sviluppo sostenibile, un utilizzo ragionevole delle risorse del patrimonio naturale e culturale europeo, che oggi subisce le conseguenze di squilibri dovuti a uno sfruttamento eccessivo dell'ambiente da parte dell'uomo…”.
Il Piano Territoriale Regionale indirizza il governo del territorio verso un criterio univoco di metodo di lettura del paesaggio, di analisi e scelte progettuali sottoscritte nell’Accordo Stato – Regioni e di qualità paesistica, che esulano sia dal regime vincolistico, sia dal semplice giudizio estetico, secondo l’interpretazione ormai consolidata che il territorio ha un valore nel suo complesso; valore acquisito dalla sua specificità e dalla sua personalità, che sono la conseguenza diretta delle relazioni tra luogo, storia, natura e società locali.
Nella pubblicazione della Regione Toscana I Territori della Toscana /Atlante ricognitivo dei caratteri strutturali del Paesaggio sono individuati i paesaggi della Toscana. L’Area Pisana, l’Area Volterrana, le Colline Pisane, il Valdarno Inferiore e l’Area Livornese, sono i territori che interessano la Provincia di Pisa.
Il PIT approfondisce gli ambiti attraverso l’apporto di schede che, utilizzando parametri omogenei, definiscono sia i caratteri strutturali identificativi di ciascuna zona, sia il loro valore intrinseco, pervenendo all’interpretazione e alla definizione degli obbiettivi di qualità.
Il Piano Territoriale della Provincia di Pisa ha suddiviso il territorio in Sistemi e Sottosistemi provinciali di paesaggio, disciplinandoli con proprie norme. L’adeguamento del PTC al Piano Paesistico Regionale prevede l’ulteriore approfondimento degli ambiti secondo i criteri stabiliti nel PIT.
Gli ambiti di paesaggio di seguito riportati costituiscono una sintesi dei molteplici aspetti che caratterizzano il paesaggio della provincia di Pisa, da utilizzare nella progettazione del Piano Paesistico Regionale.
Partendo dai due sistemi del PTC (Il Sistema Territoriale della Pianura dell’Arno e Il Sistema Territoriale delle Colline Interne e Meridionali) sono stati circoscritti geograficamente gli ambiti territoriali maggiormente significativi a livello storico, economico e naturalistico, seguiti da una breve descrizione.
Il Sistema Territoriale della Pianura dell’Arno
SCHEDA 1 L’area fluviale dell’Arno COMUNI INTERESSATI: Pisa, Cascina, Calcinaia , Pontedera VIABILITA’ PRINCIPALE e SISTEMI DI TRASPORTO:
Tosco Romagnola / Strada di Grande Comunicazione FI-PI-LI / Linea Ferroviaria Pisa – Pontedera Aeroporto Galileo Galilei
L’Arno come ricchezza d’acqua. L’Arno come via di comunicazione tra Firenze , Lucca, Pisa e il mare.
Queste le ragioni per le quali la vasta superficie pianeggiante dell’Arno è stata densamente popolata fin da epoca romana: abbondanza d’acqua, fertilità del terreno, vita di relazione e di scambio, percorso strategico.
La piana del Valdarno inferiore, racchiusa tra l’Arno e l’Usciana, è terra contesa tra Firenze, Lucca e Pisa per la sua posizione strategica, legata alle vie d’acqua, e alla via Francigena. In alta Valdera, l’Arno ed i suoi affluenti rappresentano le principali vie di comunicazione legate al commercio. In questa zona i borghi sono al centro dello scambio e della vita sociale , oltre ad essere il serbatoio di lavoratori giornalieri per la coltivazione della pianura ; pianura che mantiene per secoli un’organizzazione agricola di tipo mezzadrile.
Nel paesaggio collinare la presenza di numerose case sparse e di una fitta trama viaria testimoniano l'organizzazione minuta dell'attività agricola: campi irregolari a pigola e a terrazzamenti, che permettono di regolare il deflusso delle acque e di mettere a coltura terreni impervi. Proseguendo lungo la pianura dell’Arno, verso la foce, si rilevano per lo più case raggruppate in piccole borgate, attestate attorno a nuclei religiosi o sviluppate a fianco delle strade principali. Nella piana alluvionale dell'Arno, verso Vecchiano, San Giuliano, Pisa, sono presenti vaste tenute signorili, residuo di latifondi di origine feudale.Ma un fiume di così ampia portata sottoponeva il territorio al continuo rischio di piene ed allagamenti.
Gli sforzi per riorganizzare il regime idrico si sono intensificati nella seconda metà del Settecento. Si iniziarono a bonificare le aree paludose, per debellare la malaria e a utilizzare nuovi terreni per l'attività agricola. Verso la metà dell'Ottocento la situazione era sensibilmente migliorata, ma gli insediamenti erano ancora minacciati dalle inondazioni e dall'umidità.
Così vengono attuati imponenti interventi idraulici. Nel 1859, durante il governo del Granduca Leopoldo II, viene realizzato il prosciugamento del vasto lago di Sesto, che collegava l’entroterra pisano con quello lucchese (relazione che verrà in parte reintegrata dalla costruzione della linea ferroviaria Pontedera - Bientina – Lucca, e della strada Bientina - Altopascio) Il lago viene fatto defluire attraverso canali artificiali che vanno a modificare l’originario corso del fiume. Un ampio territorio viene stravolto nella sua organizzazione originaria. La popolazione cambia il suo modo di vivere, e da pescatori, barcaioli e mercanti, ci si inventa agricoltori.
Alla fine dell’800 la valle dell’Arno inizia a mutare la sua struttura agraria, disegnata da canali di scolo, fosse e viabilità poderale. Nuovi abitati si attestano lungo le valli e le pianure del nuovo corso.
I centri della pianura dell’Arno hanno conservato la loro identità fino a quando hanno rappresentato l’
entroterra a contatto con il fiume. Nelle campagne circostanti, invece, la struttura agraria è rimasta cristallizzata per secoli, fino al decadimento dell’organizzazione mezzadrile e ilsuccessivo degrado delle campagne.
Sono principalmente questi i fenomeni che conducono al passaggio dalle forme dell'artigianato familiare, alla manifattura, alla fabbrica. La prima industria che nasce a Pisa è quella della tessitura del cotone. Il cotone greggio non è di produzione locale ma proviene da fuori ed è lavorato in opifici. La grande proprietà terriera
si tiene lontana dal fenomeno ed anzi osteggia l'industria , sia come elemento destabilizzante , sia come potenziale agente di esodo della forza lavoro dalle campagne. L'industria tessile, impiantata nel pisano attorno agli anni 1820-30, diviene rapidamente l'attività principale nel territorio di Pisa – Cascina - Pontedera, dove si contano moltissimi opifici nei centri urbani e nei centri vicini e dove si moltiplicano i lavoratori a domicilio. Dalla tessitura scaturiscono altri tipi di lavorazione, come la tintoria, che generano nuove attività , e quindi un indotto considerevole .Non si può comunque parlare di industria vera e propria in quanto la povertà di fonti energetiche (i telai erano azionati a mano) limitò fortemente il suo sviluppo.
Una svolta significativa fu data dall'introduzione delle macchine a vapore. A partire dall’800 nascono diverse attività imprenditoriali in tutta la provincia di Pisa. Accanto ad attività minori, nel ramo dell'abbigliamento e della trasformazione dei prodotti agricoli, trovano spazio settori come quello del mobile, del mattone, del vetro, della terracotta, della lavorazione delle pelli, dell'estrazione mineraria, dell’industria meccanica. Le attività avevano la peculiarità di differenziarsi e specializzarsi a seconda delle zone; particolarità che hanno mantenuto nel tempo, infatti ancora oggi la realtà produttiva caratterizza specifiche aree geografiche della provincia di Pisa. Le rapide trasformazioni prodotte nei centri urbani, sedotti da nuove e proficue attività lavorative e travolti dal flusso migratorio proveniente dalle campagne, cambiano velocemente l’assetto del territorio. Ha inizio la progettazione di piani di espansione urbanistica, e contemporaneamente, l’investimento in nuovi collegamenti veloci per il trasporto.
SCHEDA 1a Sistema insediativo lungo la Tosco Romagnola ( Pisa – Pontedera)
Alla fine dell’800 viene costruita la strada ferrata che da Pisa , si ferma alle stazioni di Cascina, Pontedera , Castelfranco, Empoli , proseguendo fino a Firenze. La ferrovia corre veloce lungo il fiume Arno , in adiacenza alla strada Tosco Romagnola, antico asse romano, conosciuto anche come la Strada Maestra Fiorentina. Di conseguenza la strada assume una maggiore importanza strategica, determinando la diffusione di nuovi agglomerati urbani lungo questo asse : le case signorili si combinavano con le fabbriche di proprietà, e le abitazioni si fondevano con la botteghe.
Ma è dal dopoguerra che si inizia a costruire in modo esasperato, fino a saldare gli spazi ancora liberi.
Oggi un insediamento continuo si sviluppa tra Pisa e Pontedera a formare una città lineare.
Negli anni ’90 la realizzazione della superstrada FI-PI-LI come collegamento veloce ha assunto negli anni il ruolo supplementare di bypass, di assorbimento cioè del traffico proveniente dalla Tosco Romagnola.
I recenti investimenti di tipo infrastrutturale di collegamento tra la Tosco Romagnola e la Superstrada, e la localizzazione di attività produttive e nuovi servizi alle imprese lungo questo asse, vanno consolidando l’
importanza di questa zona al centro dell’area vasta.
OSPEDALETTO
NAVACCHIO
LA PIAGGIO
GELLO
SCHEDA 2 Ambiti di Paesaggio : Il Paesaggio Costiero COMUNI INTERESSATI: Pisa, Vecchiano
VIABILITA’ PRINCIPALE e SISTEMI DI TRASPORTO:
Aurelia / Strada di Marina di Pisa /Linea Ferroviaria Pisa – Migliarino - Lucca
La costa è modellata dalla pianura alluvionale dell’ Arno che la percorre nel suo ultimo tratto, verso il mare.
Il fiume separa la zona costiera in due aree: a nord Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli caratterizzati da boschi di pineta, macchia mediterranea e zone umide; a sud Tombolo con la vasta pineta a ridosso della costa sabbiosa. L’area è compresa nel Parco Naturale della Regione Toscana, che lo delimita dal corso terminale dei fiumi Arno e Serchio.
SCHEDA 2a Il Parco Naturale
Il Parco Naturale della Regione Toscana, si estende per circa 24.000 ettari, 2000 dei quali occupati dal bacino del Lago di Massaciuccoli, residuo di una laguna deltizia formata dal fiume Serchio.
Il territorio compreso nell'area del Parco è costituito prevalentemente da terreni pianeggianti di origine alluvionale in parte coperti da una fitta vegetazione autoctona , adibiti per la maggior parte a riserva naturale.Il Parco è zona di recupero, nella quale si intende favorire la ricreazione e la conservazione dell'equilibrio naturale, dell'ambiente. Per questi motivi sono privilegiate l'attività turistica e quella agricola mediante l'inclusione nel territorio del Parco di fattorie di tradizione storica, quelle cioè delle grandi tenute nobiliari. Le grandi opere di bonifica adottate dall’800 agli anni ’20, hanno incoraggiato lo sviluppo di nuovi abitati come Migliarino Pisano. Una parte della superficie del Parco è destinata alle attività agricole e di allevamento: vi si trovano infatti appezzamenti coltivati a cereali ed a ortaggi oppure allevamenti di ovini, bovini ed equini.
SCHEDA 2b Insediamenti lungo la Costa
A differenza degli insediamenti interni , legati all’ organizzazione storica agricola del territorio e quindi costituiti da tenute e fattorie, lungo la costa si sono sviluppati centri a vocazione turistica.
A nord del Parco Naturale di Migliarino - S. Rossore – Massaciuccoli, l’unico abitato è quello Marina di Vecchiano, mentre a sud gli insediamenti costieri di Marina di Pisa, Tirrenia e Calabrone sono nati alla fine del secolo scorso e si caratterizzano come stazioni balneari. Situati lungo la strada di Marina di Pisa,
occupano una fascia continua di territorio posta tra la pineta e il mare, dando luogo ad una unica città costiera, in continuità con gli insediamenti del territorio livornese.
SCHEDA 2c L’area fluviale del Serchio
Il Serchio scende al mare attraversando il versante lucchese dei Monti Pisani.
Sul Monte Spazzavento si trovano i resti di una fortezza etrusca a testimonianza delle antiche origini di questo territorio e dell’ importanza che ha avuto il Serchio per i traffici e il commercio.
Il fiume subì secoli di cruente ostilità tra Pisa e Lucca per il controllo del territorio. Tracce di questo rovinoso periodo sono visibili nelle torri di avvistamento , o di difesa che si elevano lungo le due sponde del fiume e dei resti del Castello di Avane che fungeva di guardia al Ponte del Serchio.
I nuclei urbani situati lungo la valle del fiume hanno antiche origini, anche se non presentano segni monumentali, e si sono sviluppati lungo la viabilità, soprattutto quella che sin dall’epoca medievale segue il corso del fiume, in prossimità dei punti di attraversamento detti “barche”.
E’ possibile fare una lettura antropica suddividendo il corso del Serchio in tre percorsi distinti.
Un tratto vallivo, situato tra il Monte Pisano e il Monte di Vecchiano, è caratterizzato da insediamenti di modeste dimensioni, ma di rilevante interesse storico e paesaggistico : Filettole , Colognole, Ripafratta, Avane e Molina di Quosa . Un secondo tratto è situato in area pianeggiante e si distingue per la continuità
dei suoi insediamenti tra i centri di Pontasserchio, Vecchiano e Nodica. Infine un tratto tra Nodica e Migliarino, i cui insediamenti hanno perduto il contatto col fiume, essendo stati separati dal Serchio da alti argini artificiali.
Fino al dopoguerra era leggibile l’identità di questi insediamenti che si distinguevano per una forte connotazione agricola, a diretto contatto con il fiume. Negli ultimi trenta anni vi è stata una crescita urbanistica con saldatura degli abitati, in particolare tra Vecchiano, Nodica e Pontasserchio.
La campagna è interessata da una urbanizzazione polverizzata, che sminuisce l’importanza dello spazio rurale come elemento di definizione e di misura degli insediamenti.
L’agricoltura è poco praticata, nonostante la piana di Vecchiano sia particolarmente fertile per la presenza di depositi alluvionali. Solo recentemente lo sviluppo dell’ attività agrituristica ha dato nuovo impulso all’attività agricola.
La zona montuosa, alle spalle del fiume è di natura calcarea e viene coltivata soprattutto a vigneti.
In passato il monte è stato interessato dalla presenza di cave, attualmente bonificate, che ne hanno comunque deturpato il paesaggio.
SCHEDA n 3 Il Monte Pisano
COMUNI INTERESSATI: Buti, Vicopisano, Calci, San Giuliano Terme VIABILITA’ PRINCIPALE e SISTEMI DI TRASPORTO:
Valdinievole / Vicarese
In Italia è il più antico sistema montuoso. La sua origine risale infatti al periodo pliocenico, quando l’Italia centrale era ricoperta per la maggior parte d’acqua e i monti si configuravano come un atollo.
Le prime fonti storiche della presenza umana risalgono a 20.000 anni fa, con ritrovamenti avvenuti nella Grotta del Leone, della Buca dei Ladri, e nella Romita di Asciano. Il Monte , naturalmente ricco di risorse, è abitato in successione dagli Apuani, dagli Etruschi e dai Romani.
Queste popolazioni utilizzano la pietra calcarea per farne calcina, utilizzando l'Arno e il mare, come si è dedotto dai ritrovamenti delle navi Romane a San Rossore, per commerciarla nel mediterraneo.
Agli inizi del cristianesimo il monte diviene luogo per il ritiro e la preghiera, come testimoniano chiese, oratori e pievi, che ancora contraddistinguono questo territorio. I monaci iniziano ad abbattere boschi per fare posto alla coltivazione agricola e al pascolo. Nasce il bisogno di manodopera agricola e conseguentemente sorgono i borghi. Come roccaforte naturale il Monte Pisano passa sotto l'influenza della vicina e potente Repubblica Marinara di Pisa. Ancora oggi sono visibili le tracce dell’efficace sistema difensivo formato da rocche e castelli, che dall’anno 1000 e per cinque secoli , esercitò il controllo territoriale nelle lotte di conquista tra Pisa, Lucca e Firenze.
Il sistema difensivo è leggibile attraverso i resti delle fortificazioni situate sulle pendici del Monte: il castello di Ripafratta, le torri del Centrino e del Niccolai, il castello di Ripoli e di Quosa, la torre di Caprona, la rocca della Verruca, il castello di Vicopisano, il Castello di Buti, Castel di Nocco.
Nel 1503 la caduta della Verruca in mano dei fiorentini, dette inizio alla sottomissione dei Medici. Durante questo periodo si ha un grande sviluppo, legato agli interventi di bonifica realizzati dalla famiglia dei Medici , come la costruzione di imponenti opere di architettura idraulica . Le aree di pianura ai piedi dei Monti sono coltivate, le vallate sono costellate da mulini, opifici e frantoi.
I Granduca di Lorena continuano in questa opera di regimazione e bonifica e di spinta all’attività agricola.
Dal 1814 al 1859 la Toscana vive in un sistema autarchico : il grano, l'olio, il vino, prodotti del bestiame a mezzo dell'agricoltura bene organizzata dal sistema colonico; e che aveva, in più, gli svariati prodotti minerari che può richiedere un paese industriale moderno, ed un'industria ed un commercio di tessuti, il migliore del tempo! (Repetti)
La bonifica del lago di Sesto è stata una delle più importanti opere idrauliche compiute alla fine del 900.
L’intervento da inizio alla costruzione di case sparse con una crescita insediativa a bassa densità ma ad alta occupazione di suolo, che ha cancellato molti dei segni dell’organizzazione territoriale storica.
Dal dopoguerra si assiste alla graduale caduta dell’agricoltura, strutturata da secoli secondo la logica dell’organizzazione mezzadrile. L’industrializzazione toglie manodopera all’agricoltura e le valli e le pianure vengono gradualmente abbandonate: nasce il latifondo e inizia la sostituzione delle antiche pratiche agrarie con nuove tecniche produttive accompagnate dall’uso di pesticidi. La faticosa coltivazione montana a terrazzamenti subisce un forte crollo economico.Solo recentemente le fasce più basse dei Monti Pisani hanno ripreso ad essere lavorate con le tradizionali colture, soprattutto a oliveti .
Le parti alte del Monte Pisano non sono urbanizzate e gli abitati si dispongono principalmente lungo la strada provinciale pedecollinare, che marca il distacco tra pianura e versanti; a questi centri fanno riferimento ville e pievi che danno luogo a subsistemi all’interno di piccole valli secondarie, lungo la linea delle sorgenti. I nuclei abitati, rappresentano episodi puntuali e diffusi sul territorio, che hanno avuto origine da insediamenti rurali di piccole dimensioni, ancora oggi riconoscibili. Partendo da nord si può leggere un primo tratto pedecollinare lungo la Strada dell’Abetone e del Brennero, da Ripafratta fino a San Giuliano, collegati attraverso un sistema di ville e di fortificazioni, lungo il fiume Serchio
Nel tratto centrale si aprono percorsi vallivi, lungo le cui direttrici si sviluppano gli insediamenti di Asciano, di Agnano e di Calci, in Valgraziosa, da cui inizia la strada panoramica che porta al Monte Serra. Sul versante orientale del Monte, lungo la strada Vicarese, il sistema insediativo si caratterizza per gli elementi ambientali di confine : il padule, il monte, il fiume Arno, e per le strutture politico-militari come il castello di Vicopisano e la Torre degli Upezzinghi.
Sul versante orientale si trova l’insediamento vallivo del castello di Buti, che si è sviluppato inizialmente lungo la viabilità pedecollinare e attualmente nelle adiacenti aree di pianura verso Cascine.
La ripresa dell’attività agricola è avvenuta grazie allo sviluppo del turismo agricolo e alla emanazioni di leggi regionali ( n 378/ 03 e n 45/04 ) di promozione e valorizzazione che qualificano i prodotti dei Monti Pisani . I Monti fanno oggi, sono parte di un itinerario stradale che attraversa territori di pregio naturale e ambientale, includendo soste nelle aziende produttrici del Olio extravergine d’Oliva di Grande Qualità.
SCHEDA 3 a Il Sistema Difensivo dei Monti Pisani
Sui Monti Pisani sono ancora visibili le tracce dell’efficace sistema difensivo formato da rocche e castelli, che dall’anno 1000 e per cinque secoli , esercitò il controllo territoriale nelle lotte di conquista tra Pisa, Lucca e Firenze. La loro ubicazione è strategicamente posizionata lungo le principali vie d’acqua o sulle vette più alte, a dominare tutta la pianura e il lungomonte. Lungo il corso dell’Arno ed i suoi affluenti sono ancora riconoscibili il Castello di Buti , Castel Tonini, Castello di Monte D’Oro, Castel di Nocco, il Castello di Vicopisano, la Torre di Caprona, la Torre di San Jacopo, il Castrum di Cascina.
Le prime notizie certe di Buti risalgono all’anno 841 e riguarda la costruzione di due chiese da parte dei monaci del Monastero di Santo Stefano. Nell’XI secolo l’area era fortificata da otto castelli: Castello di Panicale, Castel Arso, Castello di Farneta, Castello di Santo Stefano in Cintoia, Castel di Nocco, Castel Tonini, Castel San Giorgio, Castello di Sant’ Agata. Del sistema difensivo oggi è rimasto, oltre alla struttura del borgo medioevale, Castel Tonini. Nell’ottocentesco teatro Lo Bartolo si può ancora ammirare il dipinto che
rappresenta l’eroina Paola da Buti mentre, armi in pugno, difende il castello dai fiorentini. Lungo la via, che costeggia Rio Magno si trova la Villa di Badia a ricordo dell’ antico monastero di Cintoia ( o di Santo Stefano) che raggiunse notevole prestigio nel XII secolo quando fu affidata ai frati Camaldolesi. L’antico nome di Castrum Cintoriae , fanno assimilare quello che fu un tempo la sede del monastero di Santo Stefano, al castello di Cintoia. Probabilmente la fortezza appartenuta a Bernardo Gherardi divenne un abbazia solo in seguito ad un lascito a favore dei monaci Camaldolesi. Anche il Castello di Vicopisano situato fra i territori di Pisa e Lucca, ebbe origine per sfruttare la posizione di dominio assoluto sulla valle dell'Arno, da San Miniato al mare. Prima del prosciugamento del Lago di Sesto l’Arno scorreva intorno al Castello. Questi i motivi per cui Vicopisano è stato oggetto di contese tra Lucchesi e Pisani. Nel XV secolo i fiorentini riuscirono a conquistarla dopo otto mesi di assedio e di bombardamenti effettuati da una galera che navigava sull’Arno e in seguito Filippo Brunelleschi venne incaricato di riprogettare un compatto sistema militare. Ancora oggi è visibile il fortilizio costituito da un mastio di quindici metri per lato eretto nel punto più alto dell'abitato, dotato all'angolo occidentale di una torre quadrata alta 31 metri e di una muraglia di collegamento dello stesso ad una delle torri della cinta .
La cinta muraria del Castello di Cascina ,borgo risalente al 1293, venne rafforzata nel XIV secolo e orlata con merlatura ghibellina. Furono innalzate dodici torri quadrate in mattoni , e due torri pentagonali a difesa delle due porte di accesso: Porta Pisana e Porta Fiorentina.Un largo fossato cingeva l’intero perimetro murario.Purtroppo dagli inizi dell’800 è iniziata la demolizione delle mura per dare spazio alla costruzione di nuovi fabbricati, per la maggior parte di tipo industriale.
La ricostruzione ottocentesca della Torre di Caprona è quanto rimane dell’imponente castello pisano che fungeva da punto di avvistamento e di ricezione e trasmissione dei messaggi . Gli archi interrati che sono visibili sotto gli intonaci di Villa Luperi sono probabilmente i resti di questa fortezza, ormai preclusi dagli scavi effettuati sul monte intorno agli anni 50. La Torre di San Jacopo anticamente costruita in legno e poi rivestita in paramento murario verrucano, è ciò che rimane del sistema difensivo di un antico borgo.
Tra le due fortificazioni a 537 metri di altezza sovrastava la fortezza della Verruca, fulcro bellico dei pisani.Il nucleo più antico risale all’VIII secolo e comprende caserme, magazzini, piazze d’armi , una cisterna ed una chiesa. La Rocca permetteva una triangolazione visiva tra Pisa il Castello di Vicopisano e il Castello di Buti.
SCHEDA 3 b Il Sistema Delle Badie e Delle Pievi
Intorno all’anno 1000 il Monte Pisano divenne luogo di ritiro e di preghiera. Edifici religiosi diventarono rifugio e punto di riferimento per la popolazione che iniziò ad insediarsi in prossimità dei monasteri . Molte Pievi si trovano ancora oggi all’interno dei borghi di Montemagno , Castelmaggiore , e dei castelli di Buti, Vicopisano (Pieve di San Giovanni Battista, Chiesa dell’Ascensione), gli antichi borghi di Rigoli, San Martino a Ulmiano. Invece di Abbazie e Monasteri sono rimaste poche tracce (l’Abbazia di Cintoia e il Monastero di Nicosia.) essendo stati distrutti durante le guerre tra Pisa , Lucca e Firenze, poiché oltre che edifici di culto, rappresentavano importanti centri di potere.
A testimonianza di quel periodo rimane la Certosa di Calci, in Val Graziosa, ai piedi del Monte Pisano. La costruzione della Certosa risale all’ anno 1366. I monaci trasformarono le caratteristiche del paesaggio , tagliando folte aree boscate a favore della coltura agricola , e questo le valse il nome di Val Graziosa, mentre precedentemente la zona era conosciuta come Valle Buia. La chiesa e il monastero risalgono al XIV secolo, ma il complesso fu ristrutturato tra il XVII e XVIII secolo, in stile Barocco. Il convento è parte integrante dell’edificio, ma l’ architettura rigorosa lo distingue dall’ intero complesso e l’atmosfera solenne che si respira denota la presenza monastica che ha custodito la Certosa fino al 1972. Oggi parte degli ambienti sono riservati al Museo di Storia Naturale e del Territorio, gestito dall’Università di Pisa.
SCHEDA 3 c Le Acque Termali
Nelle fasce pedecollinare del Monte si trovano numerose sorgenti termali e termominerali : Asciano, la Gabella, Uliveto Terme , San Giuliano Terme. Le acque sono state utilizzate dalle popolazioni etrusche e romane. Quest’ultimi canalizzarono le acque curative di San Giuliano fino a Pisa ( Bagni di Nerone). Le terme rimasero inutilizzate per diversi secoli solo durante il regno della contessa Matilde venne iniziato il lavoro di restauro delle Terme. Ma fu durante il periodo Granducale , quando si realizzarono importanti opere di ingegneria idraulica ( il prosciugamento delle paludi e la costruzione dell'acquedotto che per una lunghezza di sei chilometri portava l'acqua dalla Valle delle Fonti, ad Asciano, fino alla città di Pisa ) che il complesso delle acque termali venne ripristinato e ampliato attraverso la costruzione degli attuali edifici.
Nell’800 il suo prestigio divenne tale da ospitare grandi personalità come Alfieri , Shelley e Byron.
SCHEDA 3d Sistema insediativo lungo la Vicarese
Lungo la Vicarese sono presenti pievi , badie romaniche e abitati che hanno mantenuto il carattere di centri rurali. Sul versante vallivo lo sviluppo residenziale non ha stravolto il territorio in modo significativo. La bellezza paesaggistica, l’integrità di quest’area e soprattutto le leggi che regolano il Monte, orientano verso una domanda di case sparse, di recupero di vecchi casolari, sempre più spesso legati all’attività agrituristica.
Non mancano zone destinate alle attività produttive, ormai consolidate, che si sono attestate nel dopoguerra lungo il corso dell’Arno, andando così a sfruttare la risorsa idrica, come le zone di Noce e di Uliveto.
Nell’ultimo decennio molte attività produttive soprattutto ad uso commerciale sono state allocate lungo la pianura dell’Arno, da Lugnano fino a Caprona e oltre. Tra i centri di Cucigliana e San Giovanni alla Vena la crescita edilizia è stata così intensa da saldare gli spazi non urbani di relazione, cancellando gli antichi paleoalvei.
SCHEDA 4 Le Cerbaie
COMUNI INTERESSATI: Bientina, Santa Maria a Monte, Castelfranco
VIABILITA’ PRINCIPALE e SISTEMI DI TRASPORTO:Valdinievole, Francesca, Bientina - Altopascio
Le Colline delle Cerbaie rappresentano una unità geografica omogenea interposta tra il Padule di
Bientina e quello di Fucecchio. Di considerevole peculiarità storico – naturalistica, hanno avuto origine in età pliocenica, dall’improvviso innalzamento di una parte del fondo del lago di Sesto.
Esse formano un paesaggio variegato composto da valli dalle pendici acc1ivi e da rilievi regolari che degradano in valli poco profonde In alto predominano estensioni di boschi sempreverdi di pino marittimo misti a latifoglie come il cerro, il corbezzolo e il leccio , mentre in basso prevale il bosco misto di querce, agrifoglio e altri alberi igrofili come l’ontano nero, il pioppo bianco e il salice. Nelle valli che è racchiusa l’
essenza naturalistica che ha caratterizzato la storia ambientale delle Cerbaie , in esse si conservano specie relitte, a testimonianza di flore e vegetazioni antiche. Soltanto l' ampia valle trasversale del Rio di Ponticelli, che sfocia nel Padule di Bientina, interrompe questo territorio collinare.
Le Cerbaie sono state oggetto di insediamenti umani sin dalla remota antichità, come provano i risultati dei recenti scavi archeologici effettuati nell'area della rocca medievale.
Il percorso Romeo (o francigeno) che conduceva i pellegrini a Roma, passava attraverso il boschi fino alla pianura dell’Arno . Lungo questo antico percorso si edificarono ospitali e edifici di culto, attorno ai quali si svilupparono piccoli borghi.
Il sistema collinare delle Cerbaie costituisce una roccaforte naturale. Da un atto del 787 si attesta l’esistenza della chiesa di Santa Maria , ubicata nel primo castello del Valdarno , feudo dei vescovi di Lucca.
L'allargamento del dominio religioso ed il consolidamento del ruolo politico militare delle colline creano le condizioni per lo sviluppo di Santa Maria a Monte e la nascita dei castelli di Montecalvoli e del Pozzo, che sono coinvolti nelle lotte tra Pisa, Lucca, e Firenze.
Nel 1327 Santa Maria a Monte cade ad opera dell'esercito fiorentino il quale a partire dal XV secolo, domina l'intero Valdarno . In questo periodo si assiste alla creazione di un ricco ed articolato sistema di fattorie che si traduce anche in una rinascita demografica delle campagne. La zona viene scelta come residenza da nobili famiglie fiorentine per la bellezza paesaggistica e per la fiorente economia agricola.
Alla fine dell’800 iniziano le grandi opere idrauliche e le conseguenti trasformazioni urbanistiche . SCHEDA 4 a Il Padule di Bientina ex Lago di Sesto
Il lago di Sesto, il più grande della Toscana, era ubicato nella depressione fra la piana lucchese e il corso dell'Arno, non lontano dal Padule di Fucecchio. La sua posizione a riparo del Monte Pisano, e l’estensione delle sue acque che univano l’entroterra lucchese con quella pisana , hanno favorito l’accrescimento di insediamenti fino da epoca etrusca. L’ attività principale era legata al commercio , ma anche alla pesca, alla coltivazione del riso, alla lavorazione artigianale delle erbe palustri e, naturalmente al transito di passeggeri che da Bientina sbarcavano al porto di Altopascio. Le continue e devastanti inondazioni della pianura (fino a toccare la città di Lucca) provocate dalle acque di scolo dell’Arno a sud, e del Serchio a nord, furono decisive per il prosciugamento del lago. La discussione sulla regolamentazione della vasta zona umida vide coinvolti grandi scienziati fin dal 1500. Nel 1852 il Granduca Leopoldo II di Lorena approvò il progetto di bonifica dell’Ing. Manetti , con il quale fu realizzata la deviazione del Canale Imperiale sotto l'alveo dell'Arno grazie al condotto sotterraneo della Botte. Una volta prosciugato il lago rimase una vasta area pianeggiante sistemata in campi delimitati da fossi di scolo, filari di pioppi, salici, olmi. Nuovi insediamenti sparsi e casolari e vanno a caratterizzare il “padule”. Ampie zone, soggette a periodici allagamenti, rimangono a prato umido per la produzione di foraggio o per il pascolo. L’inizio della meccanizzazione in agricoltura , l’uso di macchinari pesanti e di pesticidi hanno definitivamente trasformato l’ ambiente. Gli appezzamenti aumentano di dimensione e spariscono filari e siepi, mentre le colture tradizionali sono sostituite dalla monocoltura di mais. L’agricoltura industriale ha impoverito il suolo e ridotto le specie animali e vegetali che la caratterizzavano. E’ in un’ottica di ripristino e di valorizzazione che è stata rinaturalizzata un’area di 175 ettari l’Oasi di Tanali, sfruttando la formazione di un bacino di colmata , nella quale sono convogliate le acque del rio Tanali e del rio Della Valle degli Alberi. L’area naturale protetta conserva habitat palustri tipici ed ecosistemi igrofili di grande valore naturalistico, tra i quali i più significativi sono il bosco idrofilo di Ontano Nero e il Pino Laricio.
SCHEDA 4 b la via Francigena
Dopo Altopascio (Porto principale dell’antico lago di Bientina) i pellegrini percorrevano il tratto viario della Francigena in direzione di Fucecchio. Attraversate le colline delle Cerbaie proseguivano lungo Strata Vallis Arni, che correva lungo l’ Arno con un andamento sinuoso , condizionata dal corso dell’antico alveo del fiume. Da recenti indagini storiche è stato possibile individuare non un solo percorso , ma un fascio di direttrici che si sono avvicendate e affermate secondo le vicende storiche politiche e insediative che hanno segnato la storia di questo luogo.
Nel XII sec. il territorio caratterizzato dalla presenza di un fitto bosco, era famigerato per la presenza di briganti i quali derubavano e uccidevano i viandanti, nonostante gli sforzi per debellarli, compiuti dalla autorità pubblica dell’epoca . Pare che il presidio del brigantaggio sia rimasto assoluto per un paio di secoli, tanto che i pellegrini venivano scortati lungo i sentieri da monaci guerrieri Tau.
Da Altopascio fino all’Arno il tracciato viario all’interno delle Colline delle Cerbaie si sviluppava per 15 km, e lungo il percorso era possibile sostare in ben 10 luoghi di accoglienza.
Di questa organizzazione ospitaliera rimangono fonti storiche e toponimi come Ospedaletto : l’Ospitale di San Martino in Greppio , narrata nell’anno 1191 dal re di Francia Filippo Augusto, di ritorno dalla terza crociata.
Anche il lago di Sesto e la fitta trama dei suoi affluenti da nord, spesso soggetti a deviazioni, e rettifiche hanno inciso sull’assetto viario della Francigena ,che dagli inizi del medioevo aveva subito modificazioni. Il mutamento della struttura viaria si deve anche a ragioni di controllo territoriale da parte delle varie consorterie locali e, più tardi, dalle esigenze degli stati di Lucca e Firenze che si spartirono le sponde del lago
a partire dalla metà del XIV secolo.
SCHEDA 4 c la linea ferroviaria Pontedera – Bientina - Lucca
Ai piedi del Monte Pisano in direzione di Lucca, nonostante le trasformazioni urbanistiche avvenute dal dopo guerra ad oggi, sono ancora visibili alcuni tracciati della Linea ferroviaria che da Pontedera, si fermava alla Stazione di Bientina (il fabbricato è ancora esistente).
Dopo il prosciugamento del Lago di Sesto la linea ferroviaria divenne , insieme alla strada per Altopascio, il collegamento veloce con il territorio lucchese .
Il tracciato , costruito nella metà dell’800 venne distrutto dai bombardamenti durante la seconda Guerra Mondiale. La deflagrazione fu così violenta, che la locomotiva del treno che sostava nella stazione ferroviaria, venne scagliata nel centro della piazza principale di Bientina.
SCHEDA 4 d Sistema insediativo lungo la Valdinievole
Nel territorio di Calcinaia l’area pianeggiante , sede di un paleoalveo dell’ Arno, è stata recentemente occupata da una espansione artigianale e commerciale, che ha occultato la veduta prospettica che dalla Valdinievole guarda i monti, verso il castello di Vicopisano. Questa zona si sviluppa appunto lungo la strada Valdinievole, in continuità con le attività produttive, frammiste ad abitazioni, che da Bientina arrivano fino a Cascine di Buti.. La variante di Calcinaia a larga carreggiata, e la viabilità a servizio della recente zona produttiva, hanno innescato un intenso sviluppo insediativo. Le relazioni infrastrutturali tra questo territorio con la Valdera a sud, la zona del Cuoio ad est, l’area pisana ad ovest, e l’area lucchese a nord, vengono rafforzate dal progetto viario di innesto sulla superstrada, finanziato dalla Regione Toscana , che ne consoliderà il ruolo di cerniera all’interno dell’ area vasta.
SCHEDA n 5 Il Valdarno
COMUNI INTERESSATI: Montopoli Valdarno, Santa Croce, San Miniato, Castelfranco
VIABILITA’ PRINCIPALE e SISTEMI DI TRASPORTO: Francesca /Valdinievole/ Nuova Francesca / Tosco Romagnola SGC FI-PI-LI / Linea Ferroviaria Pisa – Empoli
Luogo d’unione tra il territorio fiorentino e quello pisano, presenta segni riconoscibili della sua storia, teatro di contese tra Pisani, Fiorentini e Lucchesi, con terre murate, borghi e castelli.
I centri della pianura dell’Arno hanno conservato la loro identità fino a quando hanno rappresentato l’
entroterra a contatto con il fiume. Sulle colline la struttura agraria è rimasta cristallizzata per secoli, fino al decadimento dell’organizzazione mezzadrile e al degrado delle campagne , fenomeno che condusse al passaggio dalle forme dell'artigianato familiare alla manifattura e alla fabbrica.
I sistemi insediativi sono localizzati lungo la via Francigena, sulla quale si attestano i centri di Castelfranco di Sotto e Santa Croce e il corso dell’Arno con i nuclei di Le Capanne, San Romano, Ponte a Egola, San Miniato basso, Ponte a Elsa.
La piana del Valdarno, a Nord, si lega saldamente alle colline delle Cerbaie, attraversate dalla settecentesca strada della Val di Nievole, lungo la quale si attestano gli antichi insediamenti di Orentano, Staffoli e Galleno.
Negli ultimi anni si è andata rafforzando quella rete di strade, che diramandosi dalla Val di Nievole, lungo i crinali, raggiungono l’abitato di Santa Maria a Monte e la piana del Valdarno, dove sono sorti nuovi insediamenti lineari.
A Sud dell’Arno, l’area urbana, in ragione della sua contiguità geografica, ha rapporti più stretti con l’insediamento di Pontedera, in quanto si sviluppa lungo gli assi della ferrovia e della Tosco-Romagnola.
La realizzazione di reti viarie di allacciamento tra le zone produttive e la superstrada ha dato l’opportunità di usufruire di un collegamento veloce e diretto con le infrastrutture a rete dell’ area vasta.
Diversamente la città di San Miniato si è mantenuta al di fuori di questo modello: il nucleo storico, sviluppando la sua vocazione di centro culturale, è rimasto pressoché inalterato; le due maggiori frazioni, Ponte a Egola e San Miniato Basso, hanno assorbito la richiesta di nuova espansione, sia residenziale che produttiva. Significativa in quest’area è anche la presenza di case sparse, retaggio di un’economia legata ad una attività agricola di tipo intensivo.
SCHEDA 5a Il Comprensorio del Cuoio
Nel 1850 venne conclusa la strada ferrata "Leopolda" , così chiamata in onore del Granduca di Toscana Leopoldo II che la volle per collegare Firenze al porto di Livorno. La realizzazione della linea ferroviaria dette
inizio all’espansione dello sviluppo conciario. Nella prima metà dell'Ottocento a Santa Croce si contavano tre concerie, mentre nel 1905 gli stabilimenti erano cresciuti a 35.
Dalla metà del Novecento lo sviluppo delle attività conciarie dette il via alla nascita di numerose industrie di lavorazione delle pelli come tomaifici, suolifici, trancerie.
L’impulso delle attività conciaria e calzaturiera , la molteplicità dei centri industriali, vicini tra loro ed in stretto rapporto con gli antichi borghi, divenuti negli ultimi decenni centri di attività terziarie, hanno caratterizzato la zona in unico comprensorio industriale: la Zona del Cuoio.
Dagli anni 90 si è percepita l’emergenza di riconvertire le vecchie fabbriche situate nei centri abitati e ormai antiquate, in altre destinazioni d’uso (servizi, negozi,residenze) che riqualificassero i centri urbani. Anche adesso i vigenti strumenti urbanistici, per sopperire al fabbisogno abitativo, investono nella ristrutturazione dei grandi comparti industriali dismessi.
Alla riconversione d’uso delle vecchie fabbriche è seguita la domanda, dettata da esigenze di mercato, di investire in nuova tecnologia. I nuovi fabbricati industriali seguono modelli e tipologie architettoniche che sviluppandosi in larghezza , determinano un alto consumo di suolo. La necessità di rinnovamento tecnologico ha determinato un’ulteriore espansione di suolo e allo stesso tempo, ha consolidato la peculiarità di quest’
area in zona del cuoio.
SCHEDA 5b Le Colline Sanminiatesi
Le Colline di San Miniato dividono la Valle dell'Arno, congestionata dagli insediamenti, dal suo incontaminato entroterra rurale. Le colline collegano l'area fiorentina con la campagna pisana interna fino a Volterra, i cui monumenti sono visibili dal colle della Rocca.
Un documento del 938 del territorio di San Miniato, conservato all'Archivio Arcivescovile di Lucca, conferisce a un Signore della Città oltre trenta fattorie del territorio, mentre una bolla papale del 1195 testimonia di oltre cinquanta chiese con le loro comunità rurali.
Le roccaforti ubicate sulle colline erano sotto il diretto controllo del Comune di San Miniato, salvo brevi periodi di conquista fiorentina , lucchese e pisana. La strada che scende verso l'interno pisano e oltrepassa il borgo di Serra, conduce al Castello di Montebicchieri, uno dei bastioni a difesa dell'antico comune, dove è ancora visibile l'antico insediamento rurale .
In direzione di Palaia, è situato su di un colle racchiuso tra i fiumi Egola e Chiesina, l’antico borgo fortificato di Bucciano,.mentre sopra una collina tufacea controlla il territorio il vecchio Borgo di Balconevisi, dominato dalla Villa Strozzi. Proseguendo più in basso verso la Valle, si incontra la Pieve di San Giovanni di Corazzano, monumento nazionale e classico esempio di romanico rurale.
Ancora oggi borghi, ville, pievi e castelli sono disseminati sulle colline. Antiche case coloniche, fattorie e bellissime tabaccaie in forma di basilica , presenziano aree agricole di notevole pregio ambientale, oggi fruibili dalle strutture agrituristiche.
Duecentodieci ettari di questa zona sono stati destinati ad un’Area Naturale tra il territorio di Montopoli e quello di San Miniato : il Bosco di Germagnana e Montalto che conserva habitat naturali , anche relitti, di flora e fauna selvatica .
Il Sistema Territoriale delle Colline Interne e Meridionali : Identità dei Luoghi
Scheda n 6 Le Colline della Bassa Valdera
COMUNI INTERESSATI: Ponsacco, Casciana Terme, Palaia, Capannoli, Chianni, Peccioli, Layatico, Terricciola,
VIABILITA’ PRINCIPALE e SISTEMI DI TRASPORTO: Sarzanese Valdera
L’area è situata in posizione centrale rispetto al territorio provinciale , ed è separata dal mare dal sistema delle colline litoranee, anche se mantiene un andamento parallelo ad esso, con un accentuato sviluppo Nord- Sud. Il paesaggio collinare è segnato dalla presenza del fiume Era , che confluisce nell’Arno all’altezza di Pontedera, e dei suoi affluenti il Cascina, lo Sterza, il Roglio. Da Nord a Sud le colline cambiano per forma e consistenza. Inizialmente sono sabbiose, mentre andando verso Volterra, tendono ad assumere l’aspetto più tipico del paesaggio calanchivo. Su di esse sono disseminati centri abitati, fattorie e poderi attorno ai quali si organizzava l’attività agricola e più recentemente l’agriturismo.
La Sarzanese - Valdera è l’asse viario di collegamento Nord - Sud : da Volterra verso Lucca.
A Nord è presente una rete infrastrutturale molto più articolata , legata ai ritmi di sviluppo degli insediamenti della pianura, mentre a Sud gli assi viari hanno mantenuto inalterato il loro assetto storico, lungo i fondovalle fluviali.
Fino alla fine dell’800, la struttura insediativa era organizzata in agglomerati urbani-collinari, costituiti da borghi e castelli, a testimonianza di divisioni amministrative di origine feudale come Lari, Peccioli, Chianni, Palaia e Lajatico. Solo alla fine dell’800 l’abbandono della conduzione mezzadrile e il parallelo sfruttamento meccanico di vaste aree agricole di pianura, ha portato ad un’inversione di tendenza , con una crescita degli insediamenti in pianura e lungo i percorsi vallivi e il contestuale abbandono delle zone collinari. Gli ultimi 30 anni sono stati testimoni di una vera e propria industrializzazione delle attività artigianali e commerciali, lungo le viabilità principali, soprattutto nei comuni di Ponsacco e Terricciola e conseguente mutamento radicale dell’uso territorio. A ridosso di queste aree si è attestata la crescita delle frazioni, determinando una nuova configurazione urbana, con caratteristiche di città-mostra.
I territori interni hanno mantenuto un’economia prevalentemente agricola con la produzione di cereali, vino, uva, olio e alberi da frutto, oltre all’allevamento di ovini e bovini che si avvalgono di pascoli naturali.
Per dare incremento allo sviluppo economico e turistico i comuni di Peccioli, Lajatico, Palaia, Chianni e Capannoli hanno formato il Consorzio dell’Alta Valdera , e il Parco della Valdera.
SCHEDA 6 a il Fiume Era
Scriveva il Repetti: “alla base del Monte Miccioli a 4 o 5 miglia a levante di Volterra l’Era morta si accoppia alla viva dirigendo il corso da scirocco a maestrale fra le frastagliate balze di marna cerulea” Il corso del fiume lambisce le colline di Villamagna, Fabbrica di Peccioli, Treggiaia, Montecastello, Spedaletto, Orciatico, Layatico, Terricciola, Capannoli e Camugliano e prima di “entrare nell’Arno passa sotto il bel ponte di marmo a Pontedera”. La zona è fortemente caratterizzata dalla presenza del fiume Era che la percorre per 55 km da Volterra fino a Pontedera, raccogliendo lungo il tragitto le acque dello Sterza e del Cascina. L’
afflusso d’acqua del fiume, in aggiunta a quelle dello Sterza provocarono nel 1333 un’ alluvione devastante che tracimò Mulina di Peccioli. L’ultima alluvione si è verificata nel 1966 a Pontedera , in concomitanza con quella dell’Arno a Firenze.
L’antica strada Sarzanese Valdera accompagna la via d’acqua lungo il suo viaggio dall’area pisana a quella senese, e si ramifica prima di Layatico costeggiando uno dei suoi affluenti lo Sterza , in direzione di Grosseto.
Le acque dell’Era creano una fertile vallata, composta di marne ricche di conchiglie marine, luogo di antichi insediamenti , soprattutto alla sua confluenza con lo Sterza, come testimoniano i ritrovamenti archeologici di origine etrusca e romana.
Il fiume le cui rive sono ricche di una vegetazione spontanea , è abitato da un’ampia varietà di volatili.
Lungo il suo sinuoso percorso incontriamo fattorie , tenute e case sparse a testimonianza della fertilità della sua pianura e di una intensa attività agricola e agrituristica, che ancora oggi rimane una delle risorse più importanti, soprattutto per quanto riguarda la produzione di vini D.O.C.
SCHEDA 6 b Insediamenti Storici
Il maggiore numero degli insediamenti storici è situato in collina in strategica posizione di crinale, facilmente difendibile. Sono antichi centri amministrativi con una struttura urbana medievale come Lari , oppure insediamenti frutto di divisioni feudali , come Chianni che domina l’intera vallata dell’Era, o ancora , castelli fortificati come Palaia, Layatico e Peccioli, Capannoli, Terricciola. Intorno ai castelli sopra i colli sono ancora visibili i resti di un antico sistema di comunicazione, come le rocche di Pietracassia e di Stillano dalle quali si domina l’intera vallata fino a Volterra.
Disseminati sulle colline e circondati da una folta vegetazione boschiva sono ubicati i molteplici e suggestivi borghi che mantengono la struttura dell’antico fortilizio come Orciatico, Chianni, Alica, Colleoli, Libbiano Cedri, Ghizzano, Soiana, Morrona, San Pietro Belvedere , il borgo abbandonato di Toiano sospeso su terreni calanchivi, e Montefoscoli che fu un antico e potente castello donato dalla contessa Matilde ai nobili Griffi Molti castelli si sono trasformati nel tempo in Fattorie o in tenute come Villa Saletta, San Gervasio, Miemo, Le Prartacce di Montevaso, Camugliano.
Dalla Sarzanese Valdera si intersecano le strade interne che sono utili al collegamento poderale, ma comunque fruibili e panoramiche, e ricche di connotati architettonici tipici della campagna .
Oltre alla presenza di antiche fortificazioni e torri di guardia, il paesaggio collinare si caratterizza dalla diversità geomorfologia delle sue colline, dai sedimenti fossili di Crespina e Lari, ai dossi montuosi di Chianni e Rivalto.
SCHEDA 6c Le Acque Termali
Seppure immersa nel caratteristico paesaggio collinare della Valdera, Casciana Terme rimane un episodio a se stante , per la sua peculiare ricchezza di acque termali. Composte da solfato , bicarbonato e calcio, le acque sgorgano alla temperatura di + 36° C.
Delle Terme di Casciana si hanno notizie sin dal primo Medioevo quando Matilde di Canossa nel 1100 scelse il luogo come meta del suo riposo. La presenza di sorgenti termali non sminuisce l’intorno paesaggistico del territorio coltivato a uliveto, frutteto, vite e bosco. La storia è raccontata dalla presenza di borghi di origine feudale quali Collemontanino, Parlascio, Ceppato e Sant'Ermo.
SCHEDA 6d Espansioni lungo la 439
Gli unici episodi rilevanti di zone produttive lungo la Sarzanese Valdera sono situate tra il Comune di Lari e Ponsacco e in quello di Terricciola. Nel primo caso il denso abitato di Ponsacco, dove gli insediamenti residenziali coesistono con le attività artigianali e commerciali legati all’attività mobiliera, si salda alla zona produttiva di Perignano. L’area nasce in continuità dello sviluppo dell’ attività manifatturiera e della lavorazione del mobile, ma si sta spostando in modo sempre più marcato verso una funzione commerciale.
Mentre in località La Rosa l’attività prevalente è quella commerciale. La zona propriamente produttiva è situata lungo la strada di Peccioli. Sul lato opposto , la presenza dell’attività commerciale ha innescato lo sviluppo di un’ urbanizzazione di tipo residenziale con insediamenti abitativi e servizi.
Il Sistema Territoriale delle Colline Interne e Meridionali : Identità dei Luoghi SCHEDA 7 Le Colline Litoranee
COMUNI INTERESSATI: Crespina, Lorenzana, Fauglia, Lari ,Orciano Pisano, Santa Luce, Castellina Marittima, Riparbella, Guardistallo, Montescudaio, Casale Marittimo
VIABILITA’ PRINCIPALE e SISTEMI DI TRASPORTO: Aurelia / Cucigliana-Lorenzana/Del Commercio
Linea Ferroviaria : Pisa-Collesalvetti-Vada
La dorsale costiera, che da Fauglia arriva, a Sud, fino a Casale Marittimo, è costituita da una serie di rilievi di carattere collinare, che si distendono in senso meridiano, parallelamente alla linea di costa.
La linea di confine amministrativo della Provincia di Pisa taglia in due, longitudinalmente, questo territorio che ha caratteristiche geologiche e morfologiche omogenee, separando le Colline Pisane dalle Colline Livornesi, in stretta vicinanza con il mare.
L’area è percorsa da fiumi di non grande entità, che danno luogo a diversi bacini idrografici: a Nord, il bacino del fiume Tora, le cui acque, attraversato il territorio comunale di Fauglia e Lorenzana, si dirigono verso la piana pisana; al centro, il bacino idrografico del fiume Fine ha origine nella zona di Santa Luce e correndo nel territorio dei comuni di Orciano Pisano e Castellina Marittima, incide l’ampia area collinare compresa tra la costa e il bacino dell’Era, così da segnare il limite tra l’area a diretto contatto col mare e quella posta più all’interno; a Sud, il basso bacino del fiume Cecina, che interessa i comuni di Riparbella, Guardistallo e Casale Marittimo.
La suddivisione tra i comuni della Provincia di Pisa e quelli ricadenti sotto la giurisdizione della Provincia di Livorno è frutto di un atto amministrativo di epoca recente (anni ‘20), che ha dato riconoscimento alla città di Livorno, non più solo città portuale, ma vero e proprio polo di attrazione industriale e commerciale di una vasta area, che si estende sul litorale fino a Piombino.
Le caratteristiche morfologiche e ambientali dell’area, legate a fattori di sviluppo economico e politico- amministrativo, rappresentano gli elementi di lettura delle strutture insediative sia accentrate che sparse. A differenza delle limitrofe aree della Valdera e dei comuni del litorale livornese, dove la densità abitativa è molto alta, le colline pisane litoranee sono caratterizzate da una bassa presenza demografica, poiché la maggior parte delle abitazioni sono oggetto di un’attività residenziale - ricettiva legata ad un mercato stagionale.
Il territorio conserva ancora forti connotazioni di ruralità ed i centri urbani hanno mantenuto il loro carattere di borghi rurali, al di fuori dei meccanismi di espansione che hanno interessato i fondovalle. Le attività produttive esistenti nell’area sono localizzate nella zona pianeggiante, lungo la via Emilia e la linea ferroviaria. Le colline pisane vantano una lunga tradizione vitivinicola grazie al suolo tufaceo che Emanuele Repetti nel suo "Dizionario geografico fisico storico" della metà dell'Ottocento definiva "confacente a farsi prosperare gli ulivi, viti e molti alberi da frutto, il prodotto dei quali generi suole sovrabbondare al consumo degli abitanti".
Lari, Chianni, Palaia, Fauglia, Casciana Terme, oltre a Terricciola, costituiscono ancora i centri più importanti della produzione vinicola locale, in particolare del Chianti Colline Pisane.
Nell’ultimo decennio la bellezza panoramica delle colline e la vicinanza alle città balneari di Vada e Cecina hanno incrementato lo sviluppo ricettivo alimentando l’attività agrituristica.
Scheda n 7a I Castelli
I comuni posti lungo i dorsali delle colline pisane ,da nord, fino a sud, hanno una visuale che controlla sia la pianura dell’Arno, che la costa livornese, fino alle balze di Volterra.
La posizione strategica denota il loro passato di importanti presidi militari della Repubblica Pisana, fino alla conquista fiorentina. Dei castelli il più rilevante è il castello di Lari al quale i fiorentini riconfermarono una funzione di controllo, facendolo sede di Vicariato. Durante questo periodo, da Lari si amministra una larga estensione di territorio: fino ad un terzo dell'attuale provincia di Pisa. Rappresentanti delle più importanti famiglie fiorentine , come i Medici, i Pitti, i Peruzzi, e i Degl'Albizzi, esercitano la funzione di Vicario fino al 1848 . A testimonianza di questo operato il cortile è ornato con gli stemmi di 94 Vicari, alcuni dei quali realizzati da Giovanni della Robbia.
Molti nobili toscani scelsero le zone di Crespina, Lari, Fauglia per l'insediamento di ville residenziali di pregio architettoniche, come villa Valdisonzi, Della Canonica, Del Belvedere.
Ai piedi delle colline e lungo la viabilità interna che conduce ai castelli, il territorio è punteggiato di fattorie e poderi , mentre gli agglomerati rurali sono posti prevalentemente a grappolo accanto alle strade delle
Colline, fino a Crespina.
Scheda n 7b Acciaiolo
L’unico episodio rilevante di zona produttiva è ubicato nel Comune di Fauglia ad Acciaiolo.
La presenza di attività soprattutto artigianali e commerciali si deve alla presenza della linea ferroviaria Pisa – Collesalvetti – Vada.
SCHEDA 7 c Lago di Santa Luce
Il lago è situato nel comune omonimo di Santa Luce, Borgo fortificato , con al centro il castello e la rocca. Di natura artificiale è circondato da boschi di salici, tamerici, robinie , olmi. Data la sua posizione in un’area collinare priva di zone d’acqua , è diventato una stazione di sosta essenziale per gli uccelli migratori: oltre 140 le specie osservabili lungo l'arco dell'anno.
La varietà di ambienti naturali e le diversità biologiche ne fanno una presenza di alto livello naturalistico.
L’attuale Oasi si estende per circa 320 ettari sulla superficie dell'omonimo lago artificiale e su parte della circostante zona agricola, ed è stata istituita per assolvere alla funzione di conservazione della avifauna, in particolare di quella migratoria.
SCHEDA 7d Montescudaio, Guardistallo,Casale Marittimo
Sotto il profilo geologico rappresentano un episodio a se stante. Il Territorio si è abbassato ed è rimasto sommerso dalle acque fino alla fine del periodo quaternario, quando riemersero per successivo e lento sollevamento. Territorio caratterizzato dalla coltivazione di viti ed olivi, la sua immediata vicinanza al mare lo contraddistingue da vaste superfici bosco a macchia mediterranea.
Dal punto di vista geografico i 3 comuni sono compresi all’interno del fiume Cecina e perimetrati dalla strada etrusca della Camminata .
Reperti archeologici testimoniano la presenza di abitati fin dall'epoca villanoviana.Molteplici ritrovamenti documentano la presenza etrusca in questo territorio situato al centro tra Volterra, Populonia e Baratti. Nel medioevo cospicue proprietà terriere e Castelli appartenuti ai Conti Della Gherardesca, furono donati a conventi e monasteri.
Da uno statuto della Repubblica fiorentina del 1415 i tre comuni di Montescudaio, Guardistallo, Casale Marittimo (insieme a Riparbella e Bibbona) facevano parte del Vicariato di Campiglia Questa organizzazione è rimasta sostanzialmente immutata fino al 1772.
Il Sistema Territoriale delle Colline Interne e Meridionali : Identità dei Luoghi SCHEDA 8 Le Colline della Valdicecina
COMUNI INTERESSATI: Volterra, Montecatini VC, Montescudaio, Guardistallo, Casale Marittimo, Pomarance, Castelnuovo VC, Monteverdi M.
VIABILITA’ PRINCIPALE e SISTEMI DI TRASPORTO: Sarzanese Valdera/ Valdicecina / Linea Ferroviaria Saline di Volterra - Cecina
La parte meridionale della Provincia di Pisa si sviluppa attorno all’alto bacino del fiume Cecina. Il suo ampio fondovalle, percorso parallelamente da Est a Ovest dalla Strada 68 della Val di Cecina, ha rappresentato l’asse verso il quale, da sempre, sono stati attratti numerosi abitanti delle vicine zone collinari, sia per la vocazione agricola del territorio, sia per l’utilizzo storico delle acque fluviali a scopi produttivi , ad esempio per l’estrazione del Salgemma.
L’area ha caratteri morfologici omogenei ad eccezione del Comune di Monteverdi Marittimo, che gravita attorno al bacino idrografico del fiume Cornia. Infatti i centri di Volterra, Pomarance, Castelnuovo e Montecatini , fanno parte della Comunità Montana dell’Alta Val di Cecina mentre Monteverdi rimane legata alla Comunità montana della Val di Cornia.
Dal punto di vista geologico, la ricchezza di materiali presenti nel sottosuolo ha incentivato lo sfruttamento di questa risorsa, che è diventata la maggiore attività produttiva della zona.
Gli insediamenti posti sulla sommità di rilievi e accessibili attraverso strade tortuose, sono prevalentemente di origine etrusca. Altri, di recente formazione, sono localizzati nei fondovalle e rispondono a criteri localizzativi legati allo sfruttamento delle risorse minerarie e geotermiche. Questi insediamenti, nati come centri industriali, oggi sono dei veri e propri centri urbani cresciuti intorno a villaggi operai, che conservano intatto il proprio impianto formale.
Il sistema territoriale dell’area conserva la sua struttura originaria. mentre la popolazione si è accentrata nei poli industriali, a discapito degli insediamenti più storicizzati.
Le modifiche consequenziali all’accrescimento urbano lungo i fondovalle non ha compromesso del tutto la gerarchia e l’assetto del sistema insediativo, strutturato su un territorio con forti vincoli morfologici, naturalistici ed ambientali.
SCHEDA 8a Volterra
Volterra non è solo un centro ricco di cultura per la lunga storia che la connota , e che ha lasciato traccia tangibile, ma è anche una città con sua forte caratterizzazione geomorfologia, che ne ha determinato la singolarità. L’Acropoli è il centro della città, sia dal punto di vista topografico che identificativo.
I recenti scavi hanno rivelato un’ occupazione ininterrotta dall'Età del Bronzo al 1472, quando il quartiere medievale che occupava l'area fu raso al suolo dall'intervento militare fiorentino, del quale è rimasta testimonianza nell'imponente fortezza.
Di particolare interesse è il fatto che fin dal VII sec. a.C. nel sito fu installato un santuario, del quale, attraverso varie fasi stratigrafico - strutturali, sono venuti in luce resti di edifici templari di diverse epoche.
In passato l'economia del territorio si basava soprattutto sulla estrazione dei metalli (piombo e rame) dell'alabastro e del sale che venivano lavorati nelle manifatture volterrane e poi esportati.
Verso la fine del ‘700 e nella prima metà del ‘800 si registrano incrementi nell'agricoltura, nella commercializzazione dell'alabastro e un decisivo miglioramento nei collegamenti viari come l'apertura della passeggiata dei ponti e la nuova carrozzabile per le saline (1833).
Nello stesso periodo la città è anche oggetto di grandi interventi : il restauro degli edifici posti nella piazza dei Priori e la costruzione del teatro Persio Flacco. Mentre nella seconda metà del secolo, dopo l'unità d'Italia, l'intervento di maggior rilievo è la creazione dell'ospedale psichiatrico.
Dalla fine dell’800 ai primi del ‘900 la lavorazione dell’alabastro ebbe grande impulso grazie alle industrie locali, che utilizzavano per la lavorazione maestri di fama europea, producendo vere e proprie opere d’arte.
Nel secondo dopoguerra la crisi economica portò ad una forte emigrazione che compromise il successo dell’industria locale .
Il turismo e il suo indotto (artigianato, negozi, alberghi, ristoranti) sono al centro dell’attività economica di Volterra. Dagli inizi degli anni ’90 la notevole bellezza delle zone agricole che la circondano hanno determinato il successo dell’attività agrituristica.
SCHEDA 8b Le Balze
La spaventosa voragine delle Balze che si spalanca sul vasto bacino argilloso della Val d'Era. è originata dall'azione erosiva delle acque meteoriche che infiltratesi attraverso il deposito sabbioso del colle di Volterra giungono ad asportare le impermeabili argille sottostanti, provocando il crollo progressivo degli spessori sabbiosi ed arenari ad esse sovrapposti. Dalla strada si possono osservare i vari fenomeni erosivi
SCHEDA 8c La Cremagliera
Tracciato della vecchia ferrovia a cremagliera che dal 1912 al 1958 collegò Saline con Volterra , situato in prossimità dell’antico Convento dei Cappuccini , su un terreno argilloso, la cui franosità ha determinato la definitiva chiusura della linea.
Il tracciato della vecchio percorso ferroviario, caratterizzato da ponti e terrapieni, è costeggiato da vecchie case cantoniere e da piccoli edifici di servizio alla linea.
SCHEDA 8d Le Moie Vecchie