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CAPITOLO PRIMO: Inquadramento della zona di studio “Bacino idrografico dell’Arno”

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Academic year: 2021

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CAPITOLO PRIMO:

Inquadramento della zona di studio “Bacino idrografico

dell’Arno”

Questo capitolo verrà utilizzato per descrivere l’unita bacino idrografico del fiume Arno e definire le sue caratteristiche fisiche climatiche e di copertura vegetativa del suolo.

1.1 Identificazione geografica della zona

L'Arno ha origine dal versante meridionale del M. Falterona alla quota 1.385 m. Dopo un primo tratto percorso con direzione prevalente Nord-Ovest-Sud-Est, l'Arno lascia il Casentino e, attraverso la stretta di S. Maria, sbocca nella piana di Arezzo. A circa 60 Km dalle sorgenti, nei pressi del bordo occidentale della piana, si congiunge con il Canale Maestro della Chiana. Entra quindi nel Vardarno Superiore dove scorre con direzione Sud-Est-Nord-Ovest sino a Pontassieve dove confluisce con la Sieve, suo principale affluente di destra. Da qui piega decisamente verso Ovest e mantiene tale direzione fino alla foce. E' in questo ultimo tratto che confluiscono i restanti importanti affluenti di destra e sinistra. Il bacino imbrifero si estende su una superficie di 8.228 km2, dei quali il 55,3% è a quota inferiore a 300 m.s.m., il 30,4% a quote comprese tra 300 e 600 m.s.m., il 9,8% a quote comprese tra 600 e 900 m.s.m. e il 4,5 a quota superiori a 900 m.s.m. Le maggiori altitudini si riscontrano nel gruppo montuoso del Falterona e del Pratomagno, rispettivamente con le vette di Monte Falco (1.657 m.s.m.) e del Poggio Comodi Sasso (1.537m.)

Il bacino del fiume Arno, come definito per gli effetti della legge 183/89, comprende, oltre al bacino idrografico in senso stretto, anche la zona compresa tra lo Scolmatore ed il Fiume Morto, inclusa l'area di bonifica di Coltano-Stagno ed il bacino del torrente Tora. Il territorio del bacino interessa la Regione Toscana (98,4%) e la Regione Umbria (1,6%) con le province di Arezzo, Firenze, Pistoia, Prato, Pisa e, marginalmente, Siena, Lucca, Livorno e Perugia(http://www.arno.autoritadibacino.it/)

I terreni pianeggianti e cioè con pendenza inferiore al 15% misurano 1.410 Km2 pari al 17% dell'intera superficie. Poco inferiore è la percentuale di terreni di media ed alta montagna, mentre fortemente predominante è la parte del territorio classificabile come collinare. Le pendenze del fiume, calcolate sull'asta principale, variano tra il 20 ed il 14%

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con il T. Solano; scendono al 3 - 3,5% tra il Solano e il Levante, fatta eccezione per il tratto compreso tra Giovi e Molino Abate ove la pendenza raggiunge valori del 7,5%; si riducono all'1 - 3% sino alla confluenza con la Pesa e allo 0,3% da qui alla foce. La pendenza media sull'intero percorso risulta pari circa allo 0,5 - 0,6% (Autorità di bacino del fiume Arno. 1996). I suoli sono in prevalenza impermeabili costituiti da argille, marne, scisti argillosi, calcari marnosi e arenarie compatte. I terreni ad elevata permeabilità non superano il 5% dell'intera superficie. La copertura alluvionale, quasi ovunque di spessore modesto, è presente sul 23% della superficie. Nel complesso le rocce costituenti il bacino dell'Arno sono facilmente erodibili. La stessa colorazione, generalmente giallastra, delle acque fluenti, è indice di un forte trasporto solido. Ciò determina una denudazione piuttosto intensa del bacino, nonostante che tutta la Toscana sia una delle regioni più ricche di bosco rispetto alla superficie complessiva agraria e forestale. L'erosione in alveo è stata favorita dalla sottrazione di materiali, effettuata nelle numerose vasche o cave destinate all'immagazzinamento delle acque torbide di morbida e di piena dell'Arno, che depositano i materiali trasportati in sospensione. A ciò si aggiunge il prelevamento di materiali di fondo, come ghiaie o sabbie, eseguito per le necessità costruttive, soprattutto vicino ai centri abitati.

Fig 1.1Bacino idrografico dell’Arno (Autorità di bacino del fiume Arno)

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1.2 Copertura vegetativa del suolo

Come descritto nei confini geografici appena citati Il bacino idrografico dell’Arno è contenuto quasi completamente nella regione toscana. Per questo motivo si riportano di seguito le caratteristiche di copertura vegetativa della regione Toscana.

L’Inventario Forestale Toscano riporta una superficie forestale di oltre un milione di ettari (1.086.016 ha), pari al 47% dell’estensione territoriale della Regione. Questa superficie, tuttavia, include coperture che non sono strettamente forestali come i cespuglieti, le macchie mediterranee e altre categorie. Nella accezione più ristretta (i "Boschi", ovvero le coperture forestali con oltre 5 m di altezza) la superficie è di 735.000 ha (http://www.rete.toscana.it). Per avvicinarsi ai criteri di inventario correnti, bisogna aggiungere le "Aree in rinnovazione" (ovvero i boschi giovani con altezza ancora inferiore a 5 m); così si arriva a 847.000 ha che non sono lontani dalle superfici boscose tradizionalmente indicate dalla Statistica Forestale curata dall’ISTAT(www.istat.it). Con questi ordini di grandezza, la Toscana dimostra una copertura di boschi e di vegetazione arbustiva relativamente elevata tenendo conto che si tratta di una regione prevalentemente collinare e con importanti tradizioni agricole. La ripartizione dei boschi varia con le province; i maggiori coefficienti di boscosità su trovano, ovviamente nelle Province con maggiori estensioni di territorio montano (51%° a Lucca e 56% a Massa-Carrara) mentre i minimi si trovano nelle Province di Pisa (20%) e di Grosseto (20%). Si ripartiscono i boschi secondo la specie prevalente, vale a dire, la specie che arriva al 40% del rado di copertura senza che nessuna altra arrivi al 20%. Le specie o i gruppi di specie evidenziate come prevalenti, elencate in ordine di superficie risultano relativamente poche: Cerro, Castagno, Roverella, Faggio, Leccio, Pini mediterranei, Carpino nero, Robinia, Pino nero, Abete bianco e Douglasia, Cipresso comune e dell’Arizona. I boschi per cui non è stato possibile indicare una specie prevalente e quelli in cui la specie prevalente raggiungeva una superficie non significativa sono compresi nella categoria dei "Boschi di altre specie o misti" che, comunque, comprende meno del 4% della superficie totale. La superficie dei boschi di alto fusto (compresi i 32.000 ha dei castagneti da frutto) è di circa 20.000 ha. La superficie dei boschi cedui è di circa 670.000 ha (http://www.rete.toscana.it). Questo è ovvio per una regione in cui prevalgono specie che ( a causa del clima con siccità estiva) assumono forme e portamenti non adatti alla produzione di assortimenti legnosi di pregio. I popolamenti con fisionomia mediterranea si estendono per quasi il 25% della superficie

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particolare nelle province di Pisa, Livorno, Grosseto e Siena. Le pinete mediterranee, invece, sono meglio distribuite, salvo una certa maggior percentuale nelle province di Pisa, Firenze e Lucca; prevalgono, comunque, le pinete di pino marittimo. I boschi con prevalenza di specie caducifoglie riconducibili alla fascia altitudinale sopramediterranea coprono il 50% della superficie forestale della Regione. Le superficie forestali con dominanza di querce caducifoglie (cerro e roverella) si trovano per oltre il 90% nelle province di Grosseto, Siena, Arezzo e Firenze dimostrando una distribuzione molto correlata agli ambienti collinari. Invece le superfici dominate dal castagno, dal carpino nero e dalla robinia si trovano per il 90% circa nella province che sono influenzate dai rilievi maggiori; Massa-Carrara, Lucca e Pistoia e, subordinatamente, nelle province di Prato, Firenze ed Arezzo in cui i sistemi collinari si combinano con catene montuose. I boschi di fisionomia montana coprono il restante 15% con 75 mila ettari di fustaie e cedui

di faggio, circa 14 mila ettari di boschi di Abete o di douglasia e 20 ettari di rimboschimenti di pino nero. Le province in cui questi boschi sono più rappresentati sono quelle di Firenze ed Arezzo cioè dove il confine amministrativo valica nel versante padano e dove alla catena dell’Appennino si affiancano le catene del Pratomagno e dell’Alpe di Catenaia. I boschi di abeti sono 14.000 ha ripartiti in, parti uguali fra il nostrano abete bianco e l’esotico abete di Douglas. Il faggio è l’unica latifoglia per cui si abbiano significative superfici di boschi di alto fusto (27%)(www.rete.toscana.it).

1.3 Informazioni Climatologiche

La temperatura media annua diminuisce costantemente e progressivamente procedendo dal mare verso l'interno della vallata. Tale diminuzione è più sensibile solo a partire dal Medio Valdarno. L'ampiezza dell'escursione annua varia a causa dell'altitudine e della vicinanza del mare, la cui azione livellatrice si fa sentire a discreta profondità dal litorale. Le isoterme di valore meno elevato corrono parallelamente alle giogaie ed al rilievo del Pratomagno, mentre quelle di valore più elevato seguono i rilievi, delimitando a nord ed a sud la parte più bassa della vallata(http://www.arno.autoritadibacino.it/). L'andamento mensile delle temperature è nel complesso caratterizzato in tutto il bacino da un progressivo aumento da gennaio sino a luglio, e da un altrettanto progressiva diminuzione da luglio a dicembre. Le temperature minime si rilevano nel mese di gennaio o febbraio, mentre le massime in luglio o in agosto. Come nella quasi totalità delle regioni italiane, i

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mesi più sereni sono quelli di luglio e agosto mentre il più nuvoloso è dicembre. Per il bacino dell'Arno non si dispone di un elevato numero di stazioni di misura eolica, tuttavia dai dati disponibili è possibile ricostruire un quadro sufficientemente rappresentativo della circolazione delle masse d'aria. L'esame dei dati conferma in primo luogo la stretta relazione della posizione geografica ed orografica con il regime dei venti. In vicinanza della costa i venti dominanti sono quelli dei quadranti occidentali ed orientali in accordo con le variazioni barometriche stagionali, che caratterizzano le zone marittime della costa tirrenica. A Firenze i venti più frequenti sono quelli provenienti dai quadranti nord e nord-orientali, dovuti alle correnti fredde provenienti da settentrione, che scavalcano la catena appenninica specie nei mesi invernali. Nel periodo estivo prevalgono i venti del quadrante sud-occidentale. Tra Pisa e Firenze i venti hanno direzioni prevalenti orientate secondo i quattro punti cardinali, risentendo sia del regime riscontrato alla stazione di Pisa che di quello visto alla stazione di Firenze. Nella rimanente parte del bacino il regime è influenzato al massimo dall'orografia. Nella Val di Chiana lo sviluppo longitudinale della valle favorisce la circolazione delle masse d'aria provenienti dai quadranti meridionali e settentrionali. I rilievi orientali costituiscono una valida barriera ai venti di questi quadranti, mentre ad occidente le modeste alture dello spartiacque lasciano passare i venti di ponente. L'andamento della evaporazione nel corso dell'anno è analogo a quello della temperatura dell'aria con massimi e minimi in estate e inverno.

Dall'esame dei dati pluviometrici riportati negli Annali Idrologici del Ministro dei Lavori Pubblici (1988) si deduce che le precipitazioni atmosferiche nell'ambito del bacino sono generalmente distribuite nell'arco dell'anno in due periodi. Nel primo, compreso tra i mesi di gennaio e maggio inclusi, si hanno precipitazioni abbondanti e di norma regolari, nel secondo, che va da ottobre a dicembre, si hanno precipitazioni rilevanti ed intense ma irregolarmente distribuite nel tempo. Tra questi due periodi piovosi si inserisce un intervallo caratterizzato da scarse, e a volte scarsissime, piogge. Il mese con più abbondanti precipitazione è risultato quello di novembre, mentre in luglio si sono registrate le minori quantità di piogge. Per quanto concerne la distribuzione dei giorni piovosi si può affermare che per tutto il bacino gli eventi meteorici sono distribuiti in parti pressochè uguali nelle stagioni autunnali, invernali e primaverili, in ragione del 90% circa del totale annuo(http://www.arno.autoritadibacino.it/). Relativamente alla distribuzione areale delle piogge sul bacino si nota una spiccata interdipendenza tra quantità di pioggia caduta e

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un'ampia zona allungata e parallela al crinale appenninico, le precipitazioni annue non scendono al di sotto dei 1.000 mm, e raggiungono, con gradiente sempre più ripido, valori intorno ai 2.000 mm sullo spartiacque tra il Pescia ed il Bisenzio, 1.400 – 1.900 mm lungo il crinale sino al M. Falterona ed infine sul Pratomagno valori intorno ai 1.700 mm (http://www.arno.autoritadibacino.it/). In anni con elevate precipitazioni nelle zone suddette si possono toccare rispettivamente valori superiori a 3.000 mm, 2.000 mm e 2.500 mm. Sempre facendo riferimento all'anno medio, le precipitazioni raggiungono e superano di poco i 1.000 mm in zone ristrette dell'alto bacino della Chiana e dell'Era. Nella parte restante del bacino le precipitazioni sono generalmente livellate intorno a valori oscillanti tra 800 - 900 mm nel Valdarno Medio e Inferiore, e tra 700 - 900 mm nella Chiana ove peraltro si riscontrano le zone a minore piovosità. Infine le precipitazioni nevose sono, escluse le zone montuose, di assai modesta entità e rivestono carattere di eccezionalità, soprattutto nelle zone vicine al mare. Da quanto esposto in precedenza, il tipo pluviometrico nel bacino del fiume Arno può essere classificato sub-litoraneo appenninico nelle parti più elevate del bacino e marittimo nella fascia più prossima alla costa tirrenica. Il bacino è prevalentemente impermeabile per cui i deflussi seguono le caratteristiche delle precipitazioni nella loro irregolarità di distribuzione. I deflussi sono pure caratterizzati da due massimi (dicembre-marzo) e da un minimo assoluto (agosto). Lo sfasamento del regime dei deflussi da quello delle precipitazioni è dovuto alle condizioni stagionali del terreno e alle portate di esaurimento. Il deflusso totale medio annuo dell'intero bacino è pari a circa 3 x 109 m3 con una portata media di 100 m3/sec a San Giovanni alla Vena (http://www.arno.autoritadibacino.it/).

Figura

Fig 1.1Bacino idrografico dell’Arno (Autorità di bacino del fiume Arno)

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