CAPITOLO II:
STATO ATTUALE
22 2.1 ESAME DELLA PIANISTICA VIGENTE: gli attuali strumenti urbanistici.
Con l’approvazione della legge regionale 16 gennaio1995 n°5 “Norme per il governo del territorio”, la legislazione urbanistica regionale cambia radicalmente. In sintesi, la formazione del Piano Regolatore viene suddivisa in due momenti fondamentali: la redazione del “Piano Strutturale” di competenza contestuale del Comune, della Provincia e della Regione; e quella del “Regolamento Urbanistico” di esclusiva competenza del Comune. Il “Piano Strutturale” definisce le indicazioni strategiche per il governo del territorio Comunale e può essere assimilato al Preliminare di Piano, il “Regolamento Urbanistico” disciplina l’insediamenti esistenti sull’intero territorio comunale e si può ritenere corrispondente al vecchio Piano Regolatore, con accentuazione delle indicazione particolareggiate e quindi anche di quelle morfologiche. Altro strumento introdotto dalla legge regionale e il “Piano Integrato d’Intervento”; strumento facoltativo con cui un’Amministrazione Comunale, in attuazione del Piano Strutturale, individua le trasformazioni del territorio comunale da realizzare nel periodo corrispondente al proprio mandato amministrativo.
Attualmente il Comune di Pisa è dotato di Piano Strutturale (approvato con D.C.C n.103 del 02.10.1998) e di Regolamento Urbanistico (approvato con D.C.C n.43 del 05.01.1999).
2.1.1 Previsioni e descrizione dell’area in studio da Piano Strutturale e Regolamento urbanistico
Il sistema di previsioni deriva da un’attenta analisi delle componenti qualitative e quantitative del sistema insediativo pisano, quali:
• la struttura degli spazi pubblici • la qualità dei tessuti
23 • la distribuzione delle funzioni • l’accessibilità • i rapporti con le infrastrutture (barriere) • le qualità “verdi” del quartiere. Per rendere più agevole lo studio e la comprensione delle scelte effettuate nel RU, l’analisi è stata condotta dall’amministrazione pubblica su porzioni urbane, derivanti dall’aggregazione di utoe (unità territoriale elementare omogenea) associate sia per vicinanza territoriale che dal punto di vista della percezione sociale.
I risultati delle analisi hanno consentito di mettere in evidenza, per ogni porzione di territorio studiata, da un lato quelle che sono le problematiche e le situazioni di crisi da risolvere, dall’altro i valori da tutelare (storici,insediativi,ambientali).
La nostra area è collocata all’interno del territorio trattato nell’utoe 22; di seguito riportiamo quasi integralmente i contenuti della suddetta utoe, e di altre relative alle porzioni limitrofe, in modo tale da rendere il quadro conoscitivo ancora più completo.
2.1.1.1 UTOE 22: Il filamento della Vettola
Processo di formazione e connotati attuali: Posta a sud‐est del territorio del
comune di Pisa, tra l’abitato di Porta a Mare e il Parco di Migliarino San Rossore Massaciuccoli, rappresenta un’ area di alto valore paesaggistico per le sue caratteristiche geomorfologiche, storico‐documentarie, nonché per l’alto valore agricolo.
La fitta maglia poderale, rilevata già al catasto Leopoldino, nonché la sua struttura morfologica testimoniano l’antico percorso dell’Arno anche
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confermato dalla presenza di numerosi paleoalvei di cui il tracciato del vecchio canale dei Navicelli ricalca uno dei percorsi principali.
Sulla vecchia via Livornese, che l’attraversa in senso longitudinale, si attestavano i capisaldi della struttura agricola: ville e case coloniche punteggiavano il percorso in forma rarefatta senza raggiungere, se non solo in tempi recenti, una vera e propria forma di aggregato urbano ad andamento lineare. L’attuale edificato (frutto di numerose varianti di Prg), che si è attestato lungo la strada spesso formando più di una fila dietro i frontisti, ha quasi completamente saturato il percorso. Oggi tale aggregato si può definire un “filamento” della struttura urbana di Pisa. Dalla città al nucleo di San Piero a Grado, infatti, non si colgono elementi di discontinuità ma solo un edificato a tipologia mono‐bifamiliare, privo di qualsiasi centralità e di luoghi e servizi di quartiere. La modesta qualità urbana è accompagnata dalla negativa presenza di alcuni impianti produttivi posti nel contesto ambientale.
L’area è attraversata in rilevato dalla strada S.G.C. che la taglia trasversalmente nella parte a nord e dall’autostrada A11 che invece è costruita su pilotis.
Problematiche: Tutte le analisi svolte hanno evidenziato le caratteristiche
negative dell’insediamento ritenute parassitarie e derivanti dal meccanismo della edificazione parcellizzata priva di urbanizzazioni, appoggiata ad una strada che continua a svolgere pur sempre importanti compiti di connessione territoriale (alternativa al viale D’Annunzio). Tale sviluppo lineare, ha inoltre alterato il rapporto tra edificato rurale e campagna, favorendo ed incrementando il processo di dismissione dall’uso agricolo, che pur resiste. Ove l’edificabilità esclusivamente parametrica di PRG ne creava le convenienze, lo stesso edificato rurale d’impianto, pur pregevole, è stato
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interessato da demolizioni. Sono rari i casi di corretto restauro, che pure testimoniano di una alternativa di conservazione che pure era possibile.
L’insediamento rappresenta in ogni caso la dimostrazione al vero della domanda insediativa principale dei pisani (rivolta a tipologie abitative indipendenti) e quindi può essere considerato, in tal senso, una delle poche alternative all’emigrazione nei comuni contermini.
Il filamento può dirsi ormai pressoché completato rispetto alle previsioni di PRG.
Alla consistente popolazione insediata sono peraltro offerte modeste occasioni di socializzazione: qualche vecchio pubblico esercizio e una chiesetta prefabbricata molto modesta.
Un secondo problema è costituito da alcune attività industriali presenti, attualmente nel numero di tre: • la farmaceutica Guidotti • la fabbrica di carpenteria metallica Siticem • il deposito di materiali edili. La prima ha in programma un processo di riconversione produttiva che si basa sulla chiusura del complesso di via Trieste, in centro storico, e lo sviluppo in quest’area, la cui proprietà giunge sino al fosso dei Navicelli, di un nuovo ciclo produttivo per la diagnostica medica. Per consentire lo svolgimento di detto programma si è provveduto recentemente all’approvazione di una variante ordinaria al PRG.
La seconda, dopo aver avuto negli anni sviluppi che hanno implicato occupazioni notevoli di suolo agricolo, ha cessato al momento la sua attività in seguito ad un fallimento. La produzione di pezzi metallici speciali, di grande dimensione, impegna saltuariamente la via Livornese.
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• la conservazione dell’edificato storico superstite (ivi compresi gli spazi relazionali);
• la conservazione del tessuto agricolo e della traccia dei numerosi paleoalvei che lo strutturano;
• Conservazione del tracciato del vecchio Fosso dei Navicelli e relativa riqualificazione ambientale;
• il mantenimento dell’accessibilità al territorio agricolo nelle attuali caratteristiche, con verifica della possibilità di una rete ciclabile diffusa; • la disciplina delle attività produttive che si intendono conservare in
quanto compatibili e prive di aree alternative; contenimento del loro sviluppo in limiti certi, accompagnato da provvedimenti di abbattimento degli impatti ambientali e paesaggistici;
• il blocco dell’edificazione residenziale;
• Riorganizzazione strutturale dell’abitato della Vettola, ottenuta tramite la dotazione di servizi e di luoghi sociali che conferiscano ritmo e scansione al percorso.
• Nell’area prospiciente il canale dei Navicelli costituzione di un’ampia fascia boscata con vegetazione ripariale, che svolga una funzione di filtro tra il canale e le aree agricole della zona;
• la schermatura della superstrada.
• Ridefinizione dell’interfaccia con il territorio agricolo per il reperimento di standard.
Invarianti strutturali: L’orditura campestre, i paleoalvei, il tracciato della
vecchia via Livornese, il vecchio Fosso dei Navicelli, l’edificato storico presente al Catasto Leopoldino e il tracciato dell’ex tramvia e relativa fascia di rispetto, comprensivo dei manufatti e del sedime pertinenziale, da considerare invariante morfologica e funzionale.
27 Vincoli e condizioni ambientali: Fascia di rispetto di 10 m dal piede esterno
dell’argine su entrambi i lati del Fosso S.Maria degli Angeli, dei Fossi trasversali a Via Livornese, dei Navicelli Vecchi, del Fosso della Mezzanina. Per gli insediamenti esistenti e per gli interventi di trasformazione si prescrive la preventiva realizzazione, nell’ambito del bacino di bonifica S. Giusto e delle Venticinque, di uno o più impianti di depurazione commisurati ai fabbisogni di depurazione attuali e derivanti dagli interventi di trasformazione. Si prescrive di localizzare gli impianti di depurazione anche in funzione del potenziale reimpiego delle acque depurate.
Per gli insediamenti esistenti e per gli interventi di trasformazione si prescrive la realizzazione del sistema fognario e l’allacciamento ai nuovi impianti di depurazione.
Si prescrive il progressivo trasferimento delle aziende che comportano emissioni inquinanti o sonore a distanza dai centri abitati, e comunque in aree tali per cui i fenomeni di trasporto degli inquinanti in atmosfera non comportino la ricaduta degli stessi sui centri abitati; si prescrive la non ammissibilità di nuove aziende a rischio di incidente rilevante, insalubri di classe I, o che comportano emissioni in atmosfera, nell’ambito di questa utoe.
2.1.1.2 UTOE 25: S.Giovanni al Gatano
Processo di formazione e connotati attuali: L’unità è compresa tra il corso
dell’Arno ed il tratto interrato del Canale dei Navicelli delimitato dall’Incile ad ovest e dalle mura urbane ad est e si riferisce all’antico sobborgo caratterizzato dalla sequela fitta di case a schiera a due, tre, quattro piani raccolte intorno alla chiesa S. Giovanni in Gatano, dove si svolgeva una vita intensa di traffici commerciali fluviali e terrestri nonché una movimentata attività artigianale. Distrutta a seguito dei bombardamenti dell’ultima guerra
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viene ricostruita ricalcando l’orditura originaria dell’impianto, ma stravolgendone l’immagine suggestiva passata, anche per la mancanza di rapporto con i corsi d’acqua.
L’isolato risulta attraversato in senso trasversale da due sistemi principali di collegamento l’Aurelia e la linea ferroviaria che lo suddividono in tre parti. Il Nuovo Incile e il primo tratto del canale dei Navicelli dismesso e interrato marcano una netta separazione nei confronti della realtà industriale opposta che ha di fatto incentivato la condizione di degrado generale dell’area. La percezione parziale e frammentaria deriva essenzialmente da una mancata integrazione con le realtà vicine.
Obiettivi qualitativi e funzionali generali: Il principale problema di questa
piccola Utoe è costituito dall’intenso traffico di attraversamento, nelle direzioni Aurelia (Viareggio e Livorno), autostrada e Litorale che mette in difficoltà l’abitabilità del quartiere, sia dal punto di vista della residenza, che dei servizi sociali insediati.
Il secondo problema è costituito dal rapporto tra insediamenti abitativi e contiguo insediamento industriale. Esso verrà risolto in prospettiva dalla progressiva riconversione delle attività industriali pesanti in attività terziarie o produttive avanzate. Il RU propone: • la salvaguardia ed implementazione dei servizi e degli spazi sociali • la riforma della viabilità; 2.1.1.3 UTOE 26: L’area industriale, Area sud Porta a Mare
Processo di formazione e connotati attuali: L’unità territoriale compresa
nell’utoe 26 è posta a sud del tratto interrato del Canale dei Navicelli, a sud‐ ovest del centro urbano e si estende lungo una fascia di territorio compresa
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tra l’aeroporto e il canale dei Navicelli. La zona si compone di tre parti fortemente differenziate: a nord troviamo la maggior concentrazione di insediamenti industriali, dove alcune attività hanno mantenuto la specializzazione produttiva originaria, mentre altre hanno modificato il settore di attività o sono in parte dismesse; l’area della Darsena, attualmente sottoutilizzata, dove sono presenti attività di tipo cantieristico; l’area terminale a sud, che conserva una struttura organizzativa agricola inalterata con un’orditura territoriale riconoscibile. Nella zona nord sussiste una maggior qualità costruttiva e tipologica insediativa dei Nella zona nord, più consolidata, sussiste una maggior qualità costruttiva e tipologico‐insediativa nei manufatti storici, rispetto a quelli recenti di scarso interesse. La presenza del nodo viario di collegamento e di interconnessione tra la Strada Statale Aurelia e la superstrada Firenze‐Pisa‐Livorno, crea un forte impatto nell’area, sia per l’ingombro notevole che per l’irrazionalità del disegno. La darsena si affaccia con le sue strutture direttamente sul canale dei Navicelli ed è funzionalmente connessa ad esso; la prospettiva di riapertura dell’incile, che metterebbe in collegamento le acque del canale con l’Arno, consentirebbe un’ulteriore integrazione ed incentivo allo sviluppo dell’attività cantieristica, già presente. La parte agricola è di grande interesse come filtro tra la realtà della Vettola, da preservare nelle sue qualità paesaggistiche, e le aree aeroportuali da un lato e produttive dall’altro, e come tale deve essere salvaguardata e riqualificata nel suo importante ruolo di elemento di separazione e di connessione tra realtà diverse.
L’unità necessita di misure per ridurre e superare lo stato di di degrado e di disordine generale presente.
Obiettivi qualitativi e funzionali generali: L’area è destinata dal PS alla
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tecnologicamente avanzate nonché allo sviluppo di nuovi insediamenti per l’attività cantieristica ed alla conseguente realizzazione di un polo fieristico. Con una specifica variante ordinaria è già stata definita l’area per i nuovi insediamenti cantieristici, che dovrà essere disciplinata da specifico piano attuativo. Al riguardo il RU recepisce i riferimenti normativi della variante e li condensa in una scheda‐norma contenente gli elementi di condizionamento territoriale ritenuti necessari, dal punto di vista dell’accessibilità, del riordino del sistema delle acque superficiali, delle fasce di rispetto, indicando la posizione della nuova darsena.
In particolare viene indicata la soluzione del raccordo viario richiesto per il collegamento diretto Aurelia ‐aeroporto militare.
Ulteriori indicazioni di RU riguardano la riforma del gomitolo di raccordo superstrada‐Aurelia, con notevole risparmio di suolo.
Il RU ritiene detti obbiettivi non compatibili con l’orizzonte temporale assunto a suo riferimento e pertanto classifica dette aree (sia ad est che ad ovest dell’Aurelia) come insediamenti produttivi ordinari, con l’eccezione del complesso ex Genovali dismesso da alcuni decenni, che viene incluso nell’area di trasformazione della cantieristica (come sede di attività commerciali e direzionali di supporto).
Invarianti strutturali: Il Canale dei Navicelli, che ricalca l’antico tracciato,
forse coincidente con un ramo del delta dell’Arno, anche nella sua parte attualmente interrata. Il tracciato dell’Aurelia con i suoi filari alberati. L’organizzazione della struttura agricola ed il sistema dei fossi e canali storici. Vincoli e condizioni ambientali: Fascia di rispetto di 10 m lungo i canali ed i fossi.
31 2.1.1.4 UTOE 23: Porta a Mare ovest
Processo di formazione e connotati attuali: L’area delimitata dal confine del
Parco Naturale e dal territorio agricolo a sud, trova il suo elemento di continuità nel filamento della Vettola di cui rappresenta l’elemento di testata opposto al nucleo di S.Piero a Grado. La conformazione della via Livornese ha dato origine ad un sistema edificatorio lungo strada con interventi singoli sporadici che hanno spezzato la ritmicità, alterando in alcuni casi la morfologia. Questo sistema trova la sua interfaccia nel territorio posto a sud, precedentemente interessato da interventi estrattivi (cave d’argilla) che attualmente sta attraversando un processo di rinaturalizzazione.
Il tracciato della ex tranvia rappresenta solo un segno fisico del passato sovrapposto al territorio che ha mantenuto pressoché intatta la sua struttura territoriale e fondiaria. In questa porzione i tracciati viari storici secondari, quali la via Minore e il tratto iniziale della via Vicinale del Prataccio, risultano gli unici elementi di raccordo con le zone a sud del tracciato tranviario ed in particolare con l’area delle ex cave d’argilla. Elemento di forte impatto, completamente avulso dal contesto, risulta essere la centralina di trasformazione ENEL, che data la sua posizione ed il suo ruolo, può essere considerato elemento di rottura sia lungo la via Livornese che lungo il Viale d’Annunzio vincolato dalla L.1497/39.
Obiettivi qualitativi e funzionali generali: La presenza delle cave di argilla,
residuo delle attività di produzione laterizi un tempo diffuse nella zona, determinando una permanenza di acqua nel tempo arricchitasi di fauna ittica, ha creato spontaneamente un luogo di svago strutturalmente povero ma nello stesso tempo ambientalmente e socialmente autentico, che indica la direzione corretta per migliorare la qualità fruitiva del costituendo parco.
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Il parco necessita di essere schermato nei confronti del Canale, sia per l’attuale insostenibile livello di inquinamento delle acque, sia in quanto futura sede di un intenso movimento di mezzi da diporto e merci.
Il RU definisce una scheda‐guida che indica i carichi d’uso massimi, gli obbiettivi prestazionali, i vincoli e le prescrizioni per la realizzazione del parco, cui si rimanda.
Si individuano da subito le aree destinate all’insediamento residenziale previsto dal PS, mediante un intervento di recupero.
Si definiscono le condizioni di salvaguardia per un futuro ripristino della tranvia (il cui tracciato viene previsto da utilizzare come pista ciclabile) e per il riuso della vecchia stazione.
Si prevede un limitato completamento del sistema insediativo lungo la via della Vettola.
Obiettivi qualitativi e funzionali locali: Recupero ambientale dell’area delle
ex cave d’argilla legato al sistema del Parco Fluviale, con funzioni connesse al tempo libero.
Qualificazione del sistema edificato, migliorando il rapporto con la strada e ripristinando il rapporto con le aree di pertinenza, in relazione con il sistema Parco Fluviale.
Invarianti strutturali: Tracciati viari di impianto storico, il paleoalveo e le ex
cave d’argilla.
Edificato storico presente al Catasto Leopoldino.
Tracciato dell’ex tramvia e relativa fascia di rispetto, comprensivo dei manufatti e del sedime pertinenziale, da considerare invariante morfologica e funzionale.
33 Vincoli e condizioni ambientali: Fascia di rispetto di 10 m dal piede esterno
dell’argine su entrambi i lati del Fosso della Mezzanina.
Per gli insediamenti esistenti e per gli interventi di trasformazione si prescrive la preventiva realizzazione, nell’ambito del bacino di bonifica S. Giusto e delle Venticinque, di uno o più impianti di depurazione commisurati ai fabbisogni di depurazione attuali e derivanti dagli interventi di trasformazione. Si prescrive di localizzare gli impianti di depurazione anche in funzione del potenziale reimpiego delle acque depurate.
Per gli insediamenti esistenti e per gli interventi di trasformazione si prescrive la realizzazione del sistema fognario e l’allacciamento ai nuovi impianti di depurazione.
Si prescrive il progressivo trasferimento delle aziende che comportano emissioni inquinanti o sonore a distanza dai centri abitati, e comunque in aree tali per cui i fenomeni di trasporto degli inquinanti in atmosfera non comportino la ricaduta degli stessi sui centri abitati; si prescrive la non ammissibilità di nuove aziende a rischio di incidente rilevante, insalubri di classe I, o che comportano emissioni in atmosfera, nell’ambito di questa utoe.
2.1.2 Prescrizione da Piano Strutturale e Regolamento Urbanistico
2.1.2.1 Il dimensionamento residenziale
L’analisi dei dati relativi agli andamenti demografici desunti dai censimenti 1981 e 1991, nonché dal dato anagrafico attuale, dimostra una spiccata tendenza al decremento della popolazione residente, secondo il trend già individuato negli studi di accompagnamento del progetto preliminare 1990, pubblicati su Pisa, Struttura e Piano, vol.II. Al tempo stesso, come è noto, aumenta il numero dei pendolari che dall’Hinterland quotidianamente
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raggiungono Pisa per ragioni di studio e di lavoro. Sono i cosiddetti "pisani di giorno" che "consumano" la città, solo in minima parte contribuendo alle spese per il suo funzionamento.
Assumendo, per il dimensionamento residenziale del piano, un riferimento temporale di dieci anni, e quindi il 2007, possiamo utilizzare l’ipotesi previsiva "centrale": Popolazione residente 1981 104.509 1991 98.298 1997 93.921 2007 89.075
A causa dell’aumento della popolazione anziana e della disgregazione dei nuclei familiari, si può prevedere una riduzione della dimensione media delle famiglie fino a 2,24 membri famiglia al 2007. Pertanto si verificherà un ulteriore aumento del numero di famiglie, concomitante al calo della popolazione. Il tutto come dalle tabelle seguenti: Famiglie residenti 1981 38.844 1991 38.124 1997 39.772 2007 39.852 Dimensione media della famiglia 1981 2,69 1991 2,59 1997 2,36 2007 2,24
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I dati relativi al patrimonio abitativo dimostrano che, alla progressiva riduzione della dimensione media delle famiglie, non corrisponde una proporzionale riduzione della dimensione media degli alloggi, fenomeno che può essere spiegato sia con il fatto che nei casi di scissione dei nuclei familiari, o anche nei casi di riduzione per decessi, ai superstiti resta l’alloggio di partenza, sia con la tendenza a migliorare lo standard abitativo in generale. Gli studi svolti in occasione del presente piano sulle motivazione dell’emigrazione, che costituisce una componente particolarmente rilevante del fenomeno del calo demografico di Pisa, hanno evidenziato come una delle ragioni principali sia quella di dare una risposta, compatibile con le proprie risorse economiche, a una esigenza di miglioramento della condizione abitativa, sotto il duplice profilo della dimensione (n. vani da incrementare) e della tipologia, preferibilmente sostituendo quella condominiale con quella mono‐bifamiliare.
Si incontra qui un nodo di importanza decisiva per il futuro della città. Alla domanda di incremento abitativo di cui si è detto, si può rispondere in due modi: dando per scontata una accentuazione dell’esodo da Pisa verso i Comuni limitrofi; oppure affrontando e risolvendo il problema nell’ambito del territorio comunale.
Quest’ultima soluzione comporta un dimensionamento del Piano i cui elementi essenziali sono esposti di seguito.
I dati relativi all’andamento pregresso dimostrano una evidente tendenza all’incremento dello standard abitativo medio (n. stanze per abitante) come dalla tabella seguente:
Numero medio di stanze per abitante 1981 1,56
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1997 1,87 2007 2,09
Assumendo come ottimale lo standard abitativo di n. 2 vani/persona, corrispondenti a 160 mc/persona, l’alloggio medio relativo alla famiglia media, come sopra dimensionata, raggiunge quindi la dimensione di 2x2,24=4,48 stanze, che si arrotonda a 4,50 stanze, corrispondenti a un volume di mc 360.
Sulla base dei dati esposti si assume il seguente dimensionamento demografico e abitativo del Piano strutturale a dieci anni: abitanti = 89.000 famiglie = alloggi = 40.000 stanze previste = 89.000x2= 178.000. I nuovi alloggi da reperire sono dunque quelli necessari per colmare il divario tra l’obiettivo definito in n.40.000 e il dato di n.37.178 abitazioni occupate al 1991, pari a circa 2800 alloggi. Il dato va depurato dei seguenti elementi: a. alloggi realizzati (o in corso di realizzazione) nel periodo 91/97; b. previsioni del Peep recentemente approvato;
c. alloggi che si stima saranno prodotti dalle previsioni di Prg. vigente, e confermate dal Ps;
d. dalla quota di alloggi attualmente non occupati che si prevede saranno reimmessi sul mercato.
Il residuo corrisponde al dimensionamento aggiuntivo minimo del Ps. I dati sono i seguenti:
a) 700 alloggi b) 550 " c) 300 " d) 250 "
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Totale 1.800 alloggi
Il Ps è quindi tenuto ad assicurare una previsione aggiuntiva di circa 1.000 alloggi, pari a 4.500 stanze. E’ appena il caso di ricordare che i dati assunti per il dimensionamento al 2007 sono quelli corrispondenti al massimo numero di famiglie e di abitanti, dopo quella data sempre decrescenti. In sostanza, è ragionevole ritenere che, con le attuali possibilità di previsione, nel prossimo futuro non si determineranno ulteriori fabbisogni abitativi. Per il dimensionamento residenziale del piano si assume una densità media di progetto di 60 ab/ha corrispondenti a n.27 alloggi/ha o anche a 9.600 mc/ha, arrotondabili a 1 mc/mq di superficie territoriale. La densità di cui sopra consente il reperimento di aree per standard nella misura media del 50% della superficie territoriale coinvolta nella trasformazione. La residua porzione del 50% viene considerata la sommatoria delle superfici fondiarie (di pertinenza degli edifici) e di quelle di circolazione.
Il piano individua interventi di trasformazione di assetti insediativi esistenti che possono determinare la realizzazione di n. 800 nuovi alloggi. Sono proposti inoltre interventi di nuova edificazione, comunque interna ad ambiti urbanizzati, per un totale di n.300 nuovi alloggi, per un totale quindi di 1.100 alloggi tra i quali il Ru ‐ e se del caso i piani integrati di intervento ‐ opereranno la definitiva localizzazione degli interventi diretti a produrre i 1.000 nuovi alloggi che costituiscono l’obbiettivo dimensionale massimo individuato dal piano strutturale.
2.1.2.2 Le previsioni di standard
Come noto, la legge n.5 assegna al regolamento urbanistico il compito di definire e individuare le aree per standard urbanistici. Sembra tuttavia opportuno, nel quadro degli indirizzi per il dimensionamento del piano
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regolatore, che il piano strutturale fornisca gli elementi dimostrativi dell’agevole reperibilità di tutte le quantità necessarie, indicando l’obbiettivo minimo, come di seguito esplicitato. Si premette che l’attuale dotazione di standard è di 12,68 mq/abitante, con riferimento agli abitanti risultanti dal censimento 1991.
La dotazione di aree a standard, nelle diverse Utoe individuate dal piano, è espressa nella tabella riepilogativa di seguito riportata. Da questa si ricava che alcune Utoe sono ben dotate di standard mentre altre sono fortemente deficitarie.
In particolare, se escludiamo dalla riflessione le Utoe a basso contenuto abitativo (in quanto a diversa destinazione prevalente) le migliori dotazioni si riscontrano nella zona dei Passi (Utoe 12 ‐ 30,34 mq/ab), in Barbaricina e nel villaggio Cep (Utoe 18/19 ‐ rispettivamente 14,47 mq/ab e 14,95 mq/ab), nella zona di Porta a Mare (Utoe 23/25 ‐ 18,99 mq/ab e 22,96 mq/ab), nella zona di Riglione‐Oratoio (Utoe 31 ‐ 19,78 mq/ab), parte nella zona di Putignano (Utoe 30 ‐ 17,54 mq/ab) e nella zona centrale di Cisanello (Utoe 5/6/7 ‐ rispettivamente 15,33 mq/ab, 33,32 mq/ab, 18,16 mq/ab).
Viceversa le parti dove vi è una minore concentrazione di standard sono quelle a maggiore densità di costruito, ovvero il centro storico (Utoe 1/2/3 per una media di 9,8 mq/ab), il quartiere di P.ta a Lucca (Utoe 9/10/11 per una media di 8,54 mq/ab), la zona della stazione ‐ La Cella (Utoe 29 ‐ 5,26 mq/ab, il quartiere di S.Giusto ‐ S. Marco (Utoe 27 ‐ 7,77 mq/ab) e tutta la fascia che va da Gagno a P.Nuova ‐ via Bonanno (Utoe 13/15 per una media di 7,29 mq/ab).
Anche le aree urbane più distanti dal centro sono carenti per quanto riguarda la dotazione di standard, in particolare il filamento di via Livornese (la Vettola, Utoe 22 0,49 mq/ab) e il nucleo di Ospedaletto (Utoe 33 8,12 mq/ab).
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Un discorso a parte deve essere fatto per il Litorale dove la carenza di standard emerge in particolare nel periodo estivo per la presenza di una popolazione che raggiunge nei momenti di maggiore intensità punte di 60.000 ab; in rapporto ai soli abitanti residenti si riscontra una carenza di standard nella località di Tirrenia (Utoe 39 ‐ 6,83 mq/ab), mentre a Marina di Pisa (Utoe 38) risulta essere soddisfacente (23,33 mq/ab).
Per quanto riguarda il riparto interno tra le quattro destinazioni indicate dal D.M. 1444/68, la dotazione complessiva risulta essere la seguente, con le carenze accanto indicate: • aree per l’istruzione 2,45 mq/ab 2,05 mq/ab • attrezzature comuni 1,78 mq/ab 0,22 mq/ab • verde pubblico 6,31 mq/ab 2,69 mq/ab • parcheggi pubblici 2,02 mq/ab 0,48 mq/ab Tutto ciò premesso, si assume come obbiettivo minimo di dimensionamento del piano lo standard complessivo di 18 mq/abitante, indicato dal D.M. 1444/68, senza ricorrere agli abbattimenti consentiti dallo stesso decreto, relativamente alle zone omogenee A e B.
Per motivi cautelativi si riferisce il calcolo di dimensionamento alla popolazione residente al 1991 (la medesima assunta come riferimento per la verifica della dotazione attuale) senza tenere conto del trend di decremento già commento a proposito del dimensionamento abitativo del piano il che corrisponde all’ipotesi che gli spazi lasciati liberi dagli abitanti (residenti) siano occupati da una popolazione diversa dai residenti ma che comunque esprime una domanda di standard. Il fabbisogno minimo complessivo si ricava dalla seguente tabella di calcolo: a. popolazione di riferimento 98.431 abitanti b. aree a standard richieste (a x18) 177,176 ha
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c. aree a standard esistenti 124,841 ha d. previsioni del Peep vigente13,838 ha e. fabbisogno da soddisfare (b‐c‐d) 38,500 ha
f. previsione di standard che si associa alle previsioni di sviluppo abitativo (pari al 50% della St interessata)18,000 ha
g. fabbisogno residuo da soddisfare (e‐f) 20,500 ha
h. quota da reperire con interventi diffusi tali da garantire 18 mq/ab all’interno delle Utoe nn.4, 16, 17, 20, 24, 26, 28, 32, 34, 35, 36, 375,160 ha i. quota da soddisfare 15,360 ha
Per quanto riguarda il riparto interno tra le varie tipologie di standard, tenuto conto della sufficienza delle attrezzature scolastiche, conseguente al calo delle iscrizioni a sua volta derivato dalla riduzione della natalità verificatasi negli ultimi due decenni, pur in presenza di una carenza di superfici rispetto al dato del DM 1444/1968 si indica l’obbiettivo di non incrementare tale dotazione, trasferendone le quote mancanti sulle tipologie di verde pubblico e parcheggi pubblici.
Ciò consente di affermare che gli standard che il regolamento urbanistico dovrà individuare sono nella quasi totalità aree da non edificare e semplicemente da sistemare a verde o a parcheggi e quindi compatibili con le caratteristiche attribuite alle classi territoriali indicate come parchi urbani e territoriali e aree di connessione.
Gli standard a corredo degli insediamenti dei servizi urbani e territoriali e di quelli per la produzione dei beni e servizi sono da reperire all’interno delle aree individuate per tali categorie funzionali, in misura non inferiore alle dotazioni minime richieste dall’art. 5 D.I. 1444/68.
41 2.1.2.3 Carta della pericolosità
La carta della pericolosità rappresenta il lavoro di sintesi di tutti gli studi geologici, litotecnici e idrogeologici realizzati per la redazione del Piano Strutturale. Essa classifica il territorio comunale in funzione del suo grado di pericolosità. E’ importante sottolineare che la quasi totalità del territorio comunale pisano risulta compresa nella classe 3, cioè quella a pericolosità media. In tale classe sono comprese infatti le aree poste in situazione morfologica sfavorevole, cioè quelle situate di norma a quote altimetriche inferiori rispetto a 2 m sopra il piede esterno dell’argine o, in mancanza di esso, sopra il ciglio di sponda.
Tenendo conto delle particolari condizioni idrauliche e litotecniche della piana pisana, la classe 3 è stata ulteriormente suddivisa in 3 sottoclassi che meglio zonizzano il territorio comunale.
1. classe 2, pericolosità bassa, zone poste a quote maggiori o uguali a 4m slm ed in situazioni tecniche apparentemente stabili (argille ad alta compressibilità situate a profondità maggiori di 2m dal piano di campagna); zone per le quali non ci sono notizie storiche di inondazioni;
2. classe 3, pericolosità media, in questa classe sono comprese aree in cui sono assenti fenomeni attivi; sono protette da opere idrauliche; esistono notizie storiche di esondazioni dell’Arno; sono poste a quote inferiori a 2 m, misurate dal piede esterno dell’argine del corso d’acqua corrispondente; questa classe viene a sua volta suddivisa in 3 sottoclassi, e cioè:
• 3a, pericolosità medio‐bassa, zone in cui il tetto delle argille compressibili è posto a profondità maggiori di 2 m dal piano di campagna;
• 3b, pericolosità media, zone in cui il tetto delle argille compressibili è posto a profondità compresa tra 1 e 2m dal pc, oppure zone soggette ad allagamenti per difficoltà di drenaggio in caso di eventi piovosi intensi;
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• 3c, pericolosità medio elevata, zone soggette ad allagamenti per frequenti esondazioni e tracimazioni dei canali di bonifica, zone nelle quali le argille compressibili sono poste a profondità minori di 1m dal pc;
3. classe 4, pericolosità elevata, include la fascia costiera interessata da fenomeni di erosione o sedimentazione, zone poste a quote inferiori al livello del mare (minore di 0), aree non protette da opere idrauliche per le quali sussistono notizie storiche di inondazioni e sono situate a quote altimetriche
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inferiori a 2m rispetto al piede esterno dell’argine o, in mancanza il ciglio di sponda; aree depresse permanentemente allagate.
L’area d’intervento ricade nella classe di pericolosità 3a: ciò significa che il tetto delle argille compressibili è posto a profondità superiore a due metri dal piano di campagna e che dunque non esistono particolari limitazioni nella nuova edificazione.
2.1.2.4 Carta dei sistemi e subsistemi
La tavola di piano rappresenta l’individuazione dei sistemi e dei sub‐sistemi territoriali di riferimento per la pianificazione urbanistica. Si considerano: • il sistema insediativo, che comprende i seguenti sub‐sistemi: • aree residenziali; • aree per servizi urbani e territoriali; • aree per la produzione di beni e servizi; • parchi urbani; • il sistema ambientale: • aree di connessione; • fasce di filtro boscate; • aree ad esclusiva funzione agricola; • aree a prevalente funzione agricola; • aree agricole di interesse paesaggistico; • parchi territoriali; • il sistema infrastrutturale • aeroporto; • ferrovie;
• grandi direttrici nazionali: autostrade e strade di grande comunicazione;
44 • altre direttrici primarie; • viabilità interna e sistemi locali; • via d’acqua;
Dalla lettura della carta si evince che l’area d’intervento, attualmente classificata come area per la produzione di beni e servizi, confina a est con un area a prevalente funzione agricola, un’area connotata da una predominante funzionalità alla coltivazione dei suoli seppure integrata con altri usi connessi
45 a tale attività; a sud con una fascia di filtro boscata da utilizzare per attenuare l’impatto che la S.G.C FI.PI.LI ha sull’ambiente e sul paesaggio. 2.1.2.5 Ambiti territoriali omogenei
Scendiamo adesso nel dettaglio, osservando sulla tavola di Regolamento Urbanistico, come la nostra area e quelle ad essa limitrofe vengono classificate;
In generale gli ambiti territoriali omogenei, cui viene riferito il sistema delle previsioni urbanistiche, si distinguono in:
• ambiti della conservazione (C) e della qualificazione (Q), disciplinati direttamente dalle norme generali;
46 Gli ambiti del primo tipo (della conservazione/qualificazione) sono a loro volta organizzati in: • tessuto a prevalente utilizzazione residenziale; • insediamenti produttivi • aree specialistiche per la produzione. Il tessuto a prevalente utilizzazione residenziale
Il tessuto esistente a prevalente utilizzazione residenziale è graficizzato sulla tavola di piano in colore rosso ed è articolato in classi legate al livello di storicità: ambiti della conservazione e del restauro; ambiti della qualificazione. A ciascun ambito, perimetrato in cartografia, corrisponde una sigla identificativa, che dà conto delle caratteristiche strutturali. In particolare vicino alla nostra area troviamo insediamenti del tipo:
C1b insediamenti preurbani alterati: per questa classe l’obiettivo del
ripristino è realisticamente riferito alle regole insediative e non tanto all’assetto fisico originario, per cui si consentono forme di ampliamento in coerenza con la regola morfologica originaria.
Q3c assetti urbani recenti suscettibili di limitati incrementi di carico insediativo: Si tratta di assetti relativamente ordinati ed a densità considerata
bassa rispetto alla media urbana e quindi incrementabile con interventi diffusi di ampliamento dell’edificato esistente regolati da specifiche norme parametriche.
Gli insediamenti produttivi
Gli insediamenti produttivi sono contrassegnati, nella tavola di RU, dal colore viola.
La nostra area d’intervento, ora occupata dagli stabilimenti dell’ex Siticem, è individuata dalla sigla PQ1; con tale sigla il Regolamento individua gli
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insediamenti produttivi singoli, definendoli come complessi specialistici per la produzione, collocati in posizione anomala rispetto alle aree sistematicamente destinate alla produzione, e pertanto in rapporto ravvicinato con il sistema insediativo a prevalente utilizzazione residenziale.
2.2 STATO DI FATTO: descrizione dell’area.
L’ area oggetto del nostro studio, si inserisce nella fascia urbanizzata lungo il filamento di Via Vecchia Livornese, nei pressi della località La Vettola. Posta a sud‐ovest del territorio comunale pisano, tra l’abitato di Porta a Mare ed il Parco di Migliarino‐San Rossore‐ Massaciuccoli, La Vettola rappresenta, per le sue caratteristiche morfologiche e agricole, un’area di alto valore paesaggistico. La sua conformazione attuale, quella di ‘città lineare’, è il risultato dell’adozione della variante del 1973 al PRG Dodi‐Piccinato che, con l’introduzione delle cosiddette “zone di completamento”, favorì l’ edificabilità delle aree lungo le preesistenti strutture viarie, permettendo alle periferie di svilupparsi linearmente saldandosi tra di loro. L’edificato della Vettola va a costituire un aggregato lineare privo di qualsiasi centralità; presenta raramente una altezza superiore ai 7m e i tipi edilizi più utilizzati sono edifici mono o bifamiliari isolati o in linea o a schiera. Lungo tale filamento, esattamente nel punto in cui la Via Vecchia Livornese incontra il rilevato della S.G.C. FI‐PI‐LI, si colloca la nostra area; le due infrastrutture viarie ne costituiscono i confini ad ovest e sud rispettivamente. L’area, di forma parallelepipeda, confina lungo tutto il lato est con una vasta zona agricola, parte del Parco Urbano di P.ta a Mare, a nord con un insediamento residenziale e una zona a verde incolto.
48 uso del suolo‐stato attuale 1 L’immagine, estratto della Tavola 2 “Uso del suolo (Stato Attuale)” del “Piano Particolareggiato Parco Urbano di Porta a Mare ed area per insediamenti per la cantieristica di diporto e attività complementari”, mostra l’attuale uso del suolo dell’area in esame.
La linea tratteggiata blu indica i limiti del parco urbano di Porta a Mare, confinante ad est con il territorio in studio; in grigio sono evidenziati gli edifici dell’insediamento industriale ex‐Siticem inseriti all’interno di un poligono irregolare beige che delimita l’area adibita a piazzale per manovra, parcheggio e carico scarico merci. La superficie territoriale restante, campita con colore verde, risulta categorizzata come terreno incolto.
L’edificato attuale, costituito da due edifici in muratura, quattro capannoni a struttura metallica e piccoli corpi prefabbricati, occupa una superficie totale di 7886,484 mq e un volume totale di 69367,36mc.
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I manufatti si trovano in una condizione di degrado tale che un eventuale loro recupero risulterebbe del tutto inadeguato; perciò, in accordo con le esigenze della pubblica amministrazione, la soluzione prevede la loro completa demolizione.
a. Vincoli e problematiche
Le caratteristiche negative dell’insediamento derivano da un meccanismo di edificazione parcellizzata priva di urbanizzazioni, innescato dell’adozione nel ’73 della variante al Dodi‐Piccinato, che, con l’introduzione delle “zone di completamento”, permise l’edificabilità delle aree lungo le preesistenti strutture viarie facendo si che le periferie, che ancora negli anni ’60 costituivano abitati circoscritti tipologicamente e morfologicamente definiti, si sviluppassero linearmente saldandosi tra di loro.
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Attualmente dalla città al nucleo di San Piero a Grado non si colgono elementi di discontinuità ma solo un edificato a tipologia mono‐bifamiliare, privo di qualsiasi centralità e di luoghi e servizi di quartiere; il filamento che attualmente può dirsi pressoché completato rispetto alle previsioni di PRG, evidenzia le seguenti problematiche:
• Alla consistente popolazione residente sono offerte modeste occasioni di socializzazione; la zona è priva di spazi per la collettività e di aggregazione sociale (piazze).
• La zona risulta priva di aree commerciali, di distribuzione servizi, di uffici. • La modesta qualità urbana è accompagnata dalla negativa presenza di alcuni impianti produttivi posti nel contesto ambientale: ‐ la farmaceutica Guidotti ‐ la fabbrica di carpenteria metallica Siticem ‐ il deposito di materiali edili. La prima ha in programma un processo di riconversione produttiva che si basa sulla chiusura del complesso di via Trieste, in centro storico, e lo sviluppo in quest’area, la cui proprietà giunge sino al fosso dei Navicelli, di un nuovo ciclo produttivo per la diagnostica medica. Per consentire lo svolgimento di detto programma si è provveduto recentemente all’approvazione di una variante ordinaria al PRG.
La seconda, ubicata sul territorio in esame, dopo aver avuto negli anni sviluppi che hanno implicato occupazioni notevoli di suolo agricolo, ha cessato la sua attività in seguito ad un fallimento e la nostra proposta ne prevede la dismissione.
• L’insediamento si appoggia su un’unica arteria, la Via Livornese, che continua a svolgere sempre più importanti compiti di connessione territoriale, rappresentando l’unica alternativa alla via Aurelia.
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• L’area è attraversata in rilevato dalla strada S.G.C. che la taglia trasversalmente nella parte a nord e dall’autostrada A11 che invece è costruita su pilotis; si presenta la necessità di schermare la S.G.C FI‐PI‐LI per limitare l’impatto ambientale mediante la costituzione di un’ampia fascia boschiva. • la zona pur collocandosi vicino ad un’area che presenta connotati tali da essere oggetto di previsione di parco urbano da RU risulta attualmente priva di spazi a verde pubblico o verde attrezzato percorsi pedonali e ciclabili.
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