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Moby e Tirrenia: la vela e la Sardegna una passione

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Academic year: 2022

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6 Marzo 2022 -

Moby e Tirrenia: la vela e la Sardegna una passione

MILANO – Per Moby e Tirrenia il legame con la Sardegna e quello con il mondo della vela non sono una questione commerciale e tantomeno un fattore

episodico. Sardegna e vela sono qualcosa di insito nel DNA delle compagnie,

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esigenze dei residenti e dei turisti, con servizi di bordo che rappresentano ormai un valore aggiunto del turismo sardo anche fuori stagione.

La vela è per la famiglia Onorato l’anello di congiunzione con il mare:

protagonisti con Mascalzone Latino del mondo delle regate, con due Coppe America disputate e sette titoli mondiali vinti, ma anche sostenitori di tutte le principali regate internazionali che si disputano nelle acque di Sardegna.

Esiste una sintesi di queste due passioni? Si. È il rapporto privilegiato e quindi la convenzione con il Centro Velico Caprera; convenzione che fa perno su uno sconto per due associati e il loro veicolo sulle partenze da Livorno, Piombino, Civitavecchia e Genova per Olbia e Porto Torres e dai due porti sardi nelle tratte di ritorno verso Genova, Civitavecchia, Livorno e Piombino.

Per richiedere gli speciali sconti riservati agli iscritti al Centro Velico Caprera, i soci dovranno presentare la credenziale rilasciata dalla

segreteria del centro al momento dell’iscrizione ai corsi.

Onorato: i marittimi extracomunitari

“costano meno”

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NAPOLI – Cinquantamila marittimi italiani sono senza imbarco. A cui si aggiungono 30 marittimi che ogni 2 giorni cercano un lavoro da Torre del Greco, Castellammare (Napoli), Molfetta e Bari, Trapani.

L’armatore Vincenzo Onorato, presidente di Mascalzone Latino, punta il dito contro la sua categoria: “Mi vergogno a farne parte, salvo solo poche

eccezioni”. Gli altri armatori, secondo quanto fa sapere, “imbarcano solo marittimi extracomunitari, lasciando a terra gli italiani”.

Eppure “per dare lavoro agli italiani c’è la defiscalizzazione totale”.

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Come la legge sia stata aggirata, è lo stesso Onorato a spiegarlo:

“Attraverso un accordo con la triplice sindacale che definire vergognoso è poco. Siamo al colmo dell’ipocrisia”. Stando al verbale di accordo del febbraio 2003, che Onorato fornisce come ’prova’ di quanto ha spiegato, la Confitarma concede un versamento di 190 euro per marittimo imbarcato

comunitario ed extracomunitario proprio ai sindacati. “È una battaglia a difesa dell’occupazione degli italiani – dice Onorato – nonostante la legge, proprio attraverso degli accordi sindacali, negli anni, gli armatori hanno aggirato l’ostacolo, assumendo extracomunitari che sono sottopagati”.

Onorato fa sapere di detenere un ”primato negativo”: sulle sue navi ci sono

“5 mila marittimi italiani”. “Se volessi diventare primo armatore in Italia – aggiunge – dovrei mandarli tutti via e prendere extracomunitari. Ma non ci sto, sono armatore di quarta generazione, con me lavorano oggi, figli di marittimi che lavoravano con mio padre, mio nonno. Non li mando a casa”.

E quando i suoi consulenti gli fanno notare che si potrebbe risparmiare, Onorato risponde loro: “Non mi interessa”.

Dal punto di vista politico, l’armatore, presidente della Moby spa, dice di aver trovato ”apertura” da Cinque Stelle, Fratelli d’Italia e Lega. “Il Pd ci ha fatto una legge – racconta Onorato – il senatore del Pd Roberto Cociancich ha scritto un testo che è rimasto fermo due anni”. L’emendamento al ddl 2228, legge europea 2015, limita i benefici fiscali del Registro internazionale alle sole navi che imbarcano equipaggi italiani o comunitari. Ad oggi, però, tale legge non ha ancora avuto l’ok definitivo. “Ci ha messo un anno per essere trasmessa dal ministero dei Trasporti a quello dell’Economia –

sottolinea Onorato – quando sembrava che fosse tutto ok, è stata trasmessa in Europa e intanto stiamo aspettando da tre anni”.

La legge in questione ha ricevuto la bocciatura di Confitarma, ma per Onorato

“c’era da aspettarselo”. “Gli armatori che hanno ribattuto che avrebbe messo bandiere estere alle loro navi – conclude – dimenticano che se cambi

bandiera, ma mantieni in Italia la tua organizzazione, devi pagare le tasse che non vuoi pagare. L’unica soluzione che hanno per evitare le tasse è imbarcare italiani”.

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L’Italia forma giovani e i concorrenti Ue ne approfittano

NAPOLI – Ogni anno l’Italia regala ai suoi concorrenti diretti europei qualcosa come 12,7 miliardi investiti sino alla laurea nella formazione di suoi giovani che, una volta completati gli studi, emigrano alla ricerca di mercati del lavoro che possano garantire loro un futuro.

È solo uno dei dati scaturiti a Napoli dalla presentazione ufficiale di

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Impegnato sulla linea del fronte dell’occupazione nel settore marittimo che vede, specie nelle aree della Campania, la cronicizzazione di un fenomeno di declino che ha raggiunto e ormai superato le 60mila unità senza lavoro, Onorato ha cercato di riunire insieme per la prima volta in modo razionale i dati più significativi relativi al fenomeno disoccupazione giovanile in Italia, presentandoli non casualmente a Napoli e, altrettanto non

casualmente, nella Scuola Vela di Mascalzone Latino che ormai da anni svolge il ruolo di collettore sportivo, ma anche di futura professionalità nel mondo della vela e della nautica, per giovanissimi provenienti dai quartieri più disagiati e problematici della città.

Lo studio è una collezione di numeri e statistiche, ma specialmente lo

specchio di un fallimento del sistema Paese, che denuncia una disoccupazione giovanile doppia rispetto alle media Ue in ben 5 regioni del Sud, che

considera ormai con fatalismo che oltre il 40% dei suoi giovani nell’età chiave compresa fra i 19 e 24 anni non cerchi lavoro, non studi, non si formi e faccia parte della schiera dei cosiddetti Neet e che vede un laureato su due restare per anni fuori dal circuito lavorativo.

I dati della Campania presenti nel dossier sono sconcertanti: su 920.000 disoccupati ben 510.000 sono Neet. In Sicilia il dato dei Neet è leggermente inferiore ma quelli relativi alla formazione sono in caduta libera: il 50,5%

dei giovani si ferma alla licenza media inferiore.

Ma ancora più allarmanti i numeri relativi alla interconnessione fra

disoccupazione giovanile e malavita organizzata: il 61% dei giovani è pronto e disposto a lavorare per imprese criminali. Ma non è solo nelle fasce

formative e sociali più basse che il fenomeno è dirompente: la fuga verso l’estero (158.000 nuovi italiani iscritti nelle liste di residenti esteri nel solo 2017) fornisce anche l’indicazione della rinuncia a una futura classe dirigente di livello: secondo gli ultimi dati certi, quelli relativi al 2016, 58.000 sono i giovani che se ne vanno ogni anno. E la maggioranza di loro parte e non fa ritorno da regioni ad alto tasso di formazione come la Lombardia.

Secondo una proiezione stilata da “#Salviamo il futuro”, per formare un giovane italiano sino alla laurea, sono necessari 173.000 euro. Il che

significa che ogni anno, sulla base di dati prudenziali, l’Italia “regala” ai suoi diretti concorrenti, prima fra tutti la Gran Bretagna, 12,7 miliardi all’anno di formazione di alto livello. E rinuncia di fatto alle migliori

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professionalità che trovano immediato impiego in settori strategici come la sanità, la finanza, il management aziendale, il marketing e persino nella governance della pubblica amministrazione in altri paesi.

Gli ultimi due dati, mutuati da Istat e Eurostat, sono sconcertanti. Più di un milione di millennials italiani (nati dopo il 2000) è destinato a entrare nella fascia della povertà e il Paese Italia, ormai in una acclarata fase di implosione demografica, nel 2065 perderà 6 milioni di abitanti, precipitando dagli attuali 60 milioni a poco più di 54 milioni con una percentuale di anziani insostenibile per qualsiasi sistema sociale.

“#Salviamo il futuro” – ha precisato Vincenzo Onorato – vuole imporsi come coscienza critica per un paese che ha dimenticato i suoi giovani e che, con troppa facilità, pensa di poter rinunciare al suo futuro.

A partire da oggi impegnerà il suo gruppo di studio nella ricerca ed

evidenziazione di tutto quanto a livello internazionale, e specialmente in altri paesi europei, si sta tentando di fare per affrontare la piaga della disoccupazione giovanile.

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