Una vita da pipistrello orecchione
Erano i primi di aprile, e in una grotta del Campo dei Fiori, un gruppo di pipistrelli orecchioni, che avevano beatamente ronfato per tutto l’inverno ben al riparo da freddo e intemperie, cominciò a
stiracchiarsi e ad uscire dal torpore invernale.
Aurita si svegliò dal letargo con una gran fame e, al calare della notte, andò subito a caccia di insetti intorno agli alberi del bosco, che è
l’ambiente preferito dagli orecchioni.
In città, intorno ai lampioni, non potrai mai osservare un orecchione: quelli che vedi sono pipistrelli nani o altri chirotteri legati all’uomo!
Cominciò a sparare un po’ di
ultrasuoni tutt’intorno, per provare a scovare qualche insetto con
l’ecolocalizzazione, che funziona come il sonar dei sottomarini.
I suoni emessi dal pipistrello
rimbalzano sugli ostacoli e tornano verso di lui. L’animale, capta questa eco e riesce a “vedere” - e intendo proprio vedere, non sentire! - tutto ciò che gli sta intorno: alberi, cespugli, pareti di grotte o di case, prede da mangiare e predatori da evitare. Ma questo sistema funziona bene negli ambienti aperti,
mentre nel fitto del fogliame degli alberi non serve un granché. Aurita decise dunque di lasciar perdere l’ecolocalizzazione e di provare semplicemente a tendere le orecchie e aguzzare la vista per sentire e vedere le prede tra le foglie. Ogni volta che catturava un grosso
insetto, lo avvolgeva con cura nell’uropatagio, cioè quel triangolo di pelle teso tra la coda e le zampe posteriori, poi andava ad appendersi a un ramo per sgranocchiarlo in tranquillità. Era facile scoprire i suoi posatoi preferiti: per terra, al di sotto, si accumulavano zampette e ali delle sue prede.
Si fermò qualche giorno nei pressi della grotta dove aveva trascorso l’inverno, poi, quando
ebbe recuperato un po’di forze, decise che era giunta l’ora di una bella
“vacanza” nel Parco Pineta.
Questo Parco Regionale non è tanto lontano dal Campo dei Fiori, e vi abbondano sia gli alberi che gli insetti, insomma, un luogo ideale per un orecchione! “Chissà se sarà ancora in piedi quel castagno un po’ cavo in cui avevo trascorso l’estate l’anno scorso?” si chiese.
Aurita e il gruppetto delle sue amiche più care, approfittando della notte, raggiunsero il Parco. Per un
pipistrello, non è bene volare di giorno: il sole è troppo caldo e li disidrata troppo, inoltre c’è sempre il rischio di essere acchiappato e mangiato da un uccello rapace.
AL PARCOPINETA
GNAM GNAM
Tutte le notti Aurita andò a caccia di insetti tra le chiome degli alberi. Tutte le mattine, quando sorgeva il sole, andava a riposarsi insieme alle sue amiche pipistrelle nella cavità di un albero: agli orecchioni piace la compagnia e loro formavano proprio un bel gruppetto affiatato.
Con l’avvicinarsi del mese di settembre, finì la vacanza estiva al Parco Pineta. Era tempo di spostarsi verso la grotta dove gli orecchioni avrebbero trascorso il letargo.
Senza fretta però, di tempo ce n’era ancora. Anzi, è proprio prima dell’inverno che avviene l’incontro con i maschi e Aurita e le sue amiche erano eccitate e un po’ nervose al pensiero di questo importante appuntamento. C’era un localino dentro una grotta, lo “Swarming”, dove di solito si incontravano pipistrelle e pipistrelli in età da accoppiamento.
Era un appuntamento al buio, ma per i chirotteri, si sa, il buio non è un problema. Così, Aurita e le sue amiche, tutte insieme, raggiunsero lo
“Swarming” in una grotta al Campo dei Fiori, non lontano da quella in cui più tardi sarebbero andate in letargo. Il locale era frequentatissimo, tutte le notti c’era un grande andirivieni di numerose specie di pipistrello, e gli orecchioni
certo non mancavano. “Guarda quanti maschi!” esclamò un’amica di Aurita. E in effetti non c’era davvero che l’imbarazzo della scelta. Le coppie si formavano e si disfacevano in continuazione, l’amore nei pipistrelli è una cosa che non dura.
Aurita e le sue amiche se la spassarono per qualche tempo.
Arrivò ottobre e le notti si fecero fredde, era tempo di raggiungere la grotta del letargo. In autunno non si trovano più
insetti da mangiare, e per i pipistrelli è inutile perdere tempo a volare tutta la notte: il bottino è troppo magro e si rischia di perdere peso prezioso. Aurita e gli altri orecchioni si strinsero l’uno all’altro nella grotta ben riparata che
avevano scelto, e scivolarono nel sonno invernale. Ogni tanto Aurita si svegliava molto assetata e, per evitare la disidratazione, doveva bere. Bastava solo
leccare un po’ di rugiada, poi il pipistrello ripiombava nel sonno.
In aprile Aurita si svegliò dal letargo, con la buffa sensazione di non essere più sola: un piccolo pipistrello stava crescendo nella sua pancia.
Con le sue amiche, anche loro in dolce attesa, tornò nel Parco Pineta a passare l’estate. Ora però si trattava di scegliere un rifugio più grande e confortevole, adatto non soltanto a riparare loro stesse, ma anche ad accogliere i cuccioli che sarebbero nati.
Scelsero il sottotetto della chiesetta di San Bartolomeo, ad Appiano Gentile, proprio in mezzo ai boschi del Parco. Anche numerose altre femmine di orecchione avevo scelto quel
luogo, che era quindi piuttosto affollato, e sarebbe diventato presto prima nursery, poi scuola materna per i piccoli orecchioni!
Aurita si abbuffò di insetti, così che al piccolo nella pancia non mancasse nulla e quindi potesse crescere bene. Inoltre, dopo la nascita avrebbe dovuto
allattarlo - i pipistrelli, anche se volano come uccelli, sono mammiferi - e anche per questo le servivano molte energie.
A metà giugno, una grande emozione si propagò nella colonia: i primi piccoli cominciavano a nascere!
Tutte le notti Aurita e le altre pipistrelle uscivano a cacciare e tornavano nel sottotetto solo 1-2 volte per allattare. Appesi al soffitto c’erano grappoli di cuccioletti, stretti stretti l’uno all’altro, ma Aurita, come ogni altra mamma, individuava subito Bruno, il suo piccolo, riconoscendolo dall’odore.
Bruno, quando si accorgeva che la sua mamma era nei paraggi, la chiamava, emettendo piccoli suoni, diversi da quelli di tutti gli altri pipistrellini.
Nel giro di un mese, Bruno e gli altri 20 cuccioli del sottotetto furono in grado di volare. Che emozione lanciarsi nel vuoto la prima volta, a soli 30 giorni di
vita, quando noi umani ci mettiamo quasi un anno soltanto per rizzarci in piedi e muovere i primi passi!
Nonostante avesse imparato a volare, Bruno non era ancora autosufficiente e mamma Aurita lo seguì e lo allattò ancora per un mese, via via sempre meno, man mano che il suo piccolo diventava sempre più abile nella caccia.
All’età di soli due mesi, Bruno e gli altri giovani orecchioni si potevano considerare abbastanza grandi e autonomi, da potersela cavare da soli, almeno per quanto riguardava il nutrimento.
“Dai, resta con me, almeno fino al letargo”, lo pregò Aurita, “Se no, chi ti mostrerà le grotte più sicure e confortevoli dove passare l’inverno?”
Bruno, un po’ riluttante acconsentì. I pipistrelli maschio non fanno volentieri comunella con le femmine, almeno al di fuori del periodo riproduttivo, ma lui aveva ancora molte cose da imparare e la mamma non aveva tutti i torti a volerlo tenere con sé ancora un po’. Così, a piccole tappe, il gruppo di pipistrelli cominciò a spostarsi verso il
AL CAMPO DEI FIORI!
Campo dei Fiori, dove i giovani nati nell’anno avrebbero trascorso il loro primo inverno in letargo.
Prima di addormentarsi, Aurita ripensò all’emozionante periodo appena trascorso – era diventata mamma per la prima volta! - e alle difficoltà che aveva superato nonostante l’inesperienza.
Era stata davvero una fortuna che l’estate fosse stata calda e ricca di insetti, che le avevano fornito cibo in abbondanza: dopo il letargo aveva potuto mettere su un po’ di ciccia e inoltre aveva prodotto molto latte, ricco di energia per il suo piccolo.
Chissà come sarebbe andata l’estate successiva, forse avrebbe partorito una femmina, che sarebbe rimasta con lei anche l’anno seguente, come aveva deciso di fare Plecota, la figlia di una delle sue amiche.
Chissà …… chissà …… Dolci pensieri le frullavano nella testa,
trasformandosi pian piano in sogno. Aurita fece un ultimo sbadiglio, chiuse gli occhi e si addormentò.