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LA FIGURA DI FRANCESCA FRANCESCA CAPECE E

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Academic year: 2022

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COSIMO GIANNUZZI -VINCENZO D’AURELIO

LA FIGURA DI FRANCESCA FRANCESCA CAPECE E LORIGINE DELLISTRUZIONE PUBBLICA A MAGLIE

Estratto Il Regio Liceo-Ginnasio F. Capece di Maglie. Ricerche e studi, Edizione monografica dei «Quaderni del Liceo» a cura di Vito Papa con una prefazione di Dario Massimiliano Vincenti, Ed. Liceo Capece, Maglie X(2009)

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© 2009

Cosimo Giannuzzi – Vincenzo D’Aurelio

Tutti i diritti riservati. È vietata per legge la riproduzione anche parziale e con qualsiasi mezzo senza l’autorizzazione scritta dell’autore.

Il presente saggio è pubblicato sul sito www.culturasalentina.it per autorizzazione espressa dall’autore.

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5 Cosimo GIANNUZZI – Vincenzo D’AURELIO

LA FIGURA DI FRANCESCA CAPECE E LORIGINE DELLISTRUZIONE PUBBLICA A MAGLIE

l ritrovamento di un documento del 1800 poco noto, o a cui non è stata data la considerazione che merita, offre l’occasione per proporlo come nuovo elemento di analisi sulla figura della benefattrice di Maglie, la duchessa Francesca Capece. Solitamente un documento pone lo storico di fronte a nuove evidenze che consentono di arricchire le conoscenze su vicende, personaggi ed eventi o di riconsiderare aspetti ritenuti assodati. Ed allora nel rivisitare i fatti, specie se essi sono stati giustificati da una specifica motivazione, c’è il rischio di trasmettere concetti ed idee personali che finiscono per far male alla verità. L’aggiunta di un tassello alle conoscenze che si hanno richiede perciò un distacco nella valutazione del documento, altrimenti c’è il rischio di dare un giudizio personale e non quello di conoscere la relazione che può essere stabilita tra il documento e la realtà. Non è però tanto in questo caso il contenuto del documento a destare una riflessione o ad essere motivo di considerazione ma è l’esistenza stessa di questo documento che consente di scoprire un aspetto della protagonista anche se esso non potrà bastare per modificare del tutto la valutazione che è stata data dai biografi della duchessa su alcune sue qualità riguardanti l’istruzione e la cultura, o di suoi particolari sentimenti quali l’insicurezza e l’incertezza.

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Questo documento è anche il pretesto per una rilettura del contesto in cui vive la duchessa, alla quale la città di Maglie ha dedicato una strada, una piazza, una istituzione di pubblica beneficenza ed assistenza (Ente Capece), l’Istituto scolastico da lei voluto (Liceo-Ginnasio), una tipografia collegata all’Istituto, una lapide commemorativa (in occasione del centenario della sua morte) nel Duomo, dove riposa, ed un monumento marmoreo, quali attestazioni di gratitudine della sua donazione alla comunità1.

La piazza principale di Maglie è ubicata nel centro della città. E’

oggi denominata “Piazza Aldo Moro” in memoria dell’illustre concittadino scomparso tragicamente. L’area centrale della piazza comprende una spaziosa banchina, un tempo chiamata “Piazza delle pozze” per la presenza di sette pozzi; a partire dal 1842 e fino agli anni

’70 “Piazza Municipio”. Il progetto di ampliamento della “Piazza delle pozze”, al fine di creare uno spazio più decoroso per una località in continua espansione, è del 1834 ma è del 25 agosto 1838 l’autorizzazione firmata dal re di Napoli Ferdinando II di acquisto di alcune case di privati al fine di demolirle per attuarne l’ampliamento 2. Topograficamente la piazza abbraccia la parte adiacente a tutta la facciata del più importante palazzo della città, il Palazzo Capece, ora sede scolastica. Questo spazio anticamente, ricorda l’autorevole storico magliese Salvatore Panareo, preside del Ginnasio, è denominato “Largo delle ferrarie” in quanto sono dislocate diverse officine o “botteghe” di fabbri, carpentieri e maniscalchi3. Al lato della banchina, nella parte meridionale della piazza, sorge il Palazzo Municipale. Questo edificio è progettato nel 1834 da Benedetto Torsello, rinomato architetto leccese.

Sostituirà il “Sedile”, luogo di riunione del Decurionato, ubicato,

1 La silhouette del monumento ha avuto nel tempo anche un utilizzo in ambito commerciale (Caffetteria Capece e Panificio-Biscottificio Curiano), politico (logo del partito Democratici e Progressisti per Maglie) e culturale (logo della “Società di Storia Patria per la Puglia. Sezione di Maglie-Otranto-Tuglie”).

2 R.D. del 1835 n. 4794, (v. Allegato n. 1).

3 S. PANAREO, Il Comune di Maglie dal 1801 al 1860, Tip. Messapica, Maglie 1948, pp. 42- 43.

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secondo Panareo, nell’attuale edificio del “Bar della Libertà”4. La costruzione del Municipio è ultimata nel 1842 ed alcuni mesi dopo resa agibile.

Di fianco all’ex sedile è il tratto iniziale dell’attuale via Roma, un tempo denominata Via di mezzo. Ai lati e di fronte alla banchina sorgono attualmente edifici adibiti ad attività commerciali, un istituto bancario ed alcune residenze abitative. La banchina è delimitata per tutto il suo perimetro da quattro strade di cui quella di fronte al Municipio è in realtà un tratto breve di collegamento fra le due strade laterali (via S. Giuseppe e via Ginnasio). Altre strade e vicoli sboccano nell’area che costituisce la piazza. Le principali sono: via Roma e via Trento e Trieste; in realtà esse costituiscono un unico attraversamento della piazza e sono disgiunte dalla piazza stessa oltre che dalla toponomastica. Affluiscono ancora nella piazza via Lubelli, via F.

Capece, tre vicoli: vico I N. De Donno, vico II N. De Donno, vico Ferramosca ed inoltre largo S. Pietro. In una ricerca su questa piazza, lo scenografo, Carmelo Caroppo docente di Storia dell’arte, sottolinea il ruolo fondamentale per un centro urbano della piazza quale

«nodo importante per tutto il territorio ed un punto di orientamento vitale per l’intrecciarsi delle relazioni umane della comunità cittadina»5.

Egli inoltre individua due percorsi di attraversamento della piazza: il primo è quello che consente l’accesso alla piazza da vico Ferramosca e il secondo da via Roma. Quest’ultimo permette di percepire la

«forte polarità visiva del monumento (sono indicativi la collocazione e l’orientamento del monumento, che presenta i personaggi disposti con particolare riguardo alla direzione di via Roma) e dalla presenza nel cono ottico dell’intero palazzo municipale»6.

Il monumento al centro della banchina è la statua marmorea dedicata a Francesca Capece. La postura evidenzia un amalgama di intensi

4 Ivi, pp. 40-41.

5 C. CAROPPO, Lettura visiva della piazza “A.Moro” di Maglie, in “Contributi” IV, n. 3, Congedo Editore, Galatina 1985, p. 7.

6 Ivi, p. 9.

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sentimenti di affetto materno, guida e magnanimità. Al contempo è immediata l’impressione di una donna solenne ed aristocratica.

La sua famiglia è un’antica casata originaria di Sorrento, ascritta al patriziato napoletano e ai seggi di Capuana e di Nido7. La presenza nello stemma della famiglia del leone rampante d’oro8 e del nome cifrato “Svevo” nel cimiero spiega la fedeltà della famiglia agli Svevi, dai quali i Capece ricevono, con altre famiglie napoletane, questo simbolo araldico9. Divengono perciò avversari degli Angioini (francesi) che hanno vinto gli Svevi (tedeschi) e in seguito alleati con gli Aragonesi (spagnoli). La persecuzione operata dagli Angioini porta i Capece all’esilio in numerose località italiane tra cui nel Salento dove si

7 L. A. MONTEFUSCO, Nobiltà nel Salento, Vol. I (A-Ca) Istituto Araldico Salentino

“Amilcare Foscarini” Lecce, Tip. A.Rizzo, Novoli 1994, p. 146.

8 Ivi, p. 147. Di nero, al leone d’oro coronato dello stesso.

9 ANONIMO, Origine della città, e delle famiglie nobili di Napoli del Capecelatro – Nella Stamperia di G. Gravier 1769, p. 26-27: “Sono di origine o greca, o gota, la famiglia Capece, e la Caracciola, non potendosi, dal qual di esse nazioni discendano, particolarmente affermare per mancamento di scritture di quei tempi, benché paja che ad amendue sia d’impedimento ad esser del legnaggio de’ Goti l’usare per arme il Leone, essendo chiaro appo tutti gl’intesi di tal mestiere non essersi giammai usati da quell’antica e nobilissima gente i corpi d’animali per insegna delle loro famiglie, ma quelli essere stati usati da Tedeschi, da’ quali furono ne’ tempi più moderni trasportati nel Reame, e conceduti a molti nobilissimi casati da’ Re di tal Nazione, da cui, e da altri si presero poscia ad usare. Si risponde i Capeci, e i Caraccioli non aver avuto primieramente per arma il Leone, ma gli scacchi in diverse guise, le fasce, e le bande, secondo ché usavano i Goti; imperciocché non solo i Caraccioli Rossi, e i Caraccioli Carafa usano al presente, ed hanno continuamente usato le bande, e le fasce, ma anche molti, che or sono spenti, della stessa famiglia hanno portato le sintesi composte a triangoli, ed in altre guise, e la minor parte di loro hanno avuto in uso il Leone, che agevolmente fù lor conceduto da’ Re Svevi, i quali procacciarono per qualunque via di rendersi benevole, e fedeli le maggiori Schiatte, che allora fossero in Napoli: ed a’ Capeci fu da Federico Secondo conceduto il Leon d’oro in Campo nero, siccome appunto egli l’usava nell’arme, vedendosi chiaramente l’antica insegna de’ Capeci non essere stato il Leone, si perché si veggono scolpiti in alcuni marmi prima de’ Tedeschi solo alcuni scacchi aguzzi pendenti a destra, i quali usano al presente particolarmente per arme i Capecelatri essi ancora per quel, ch’è stato sempre in uso nella maggior parte delle Case di tal famiglia; imperciocchè i Galeoti, i Minutoli, i Tomacelli, i Cibi, e buona parte degli altri Capeci usano le sintesi, e le sbarre in varie guise composte”.

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fregiano dei titoli di conte, marchese e duca acquisendo anche diverse baronie e in particolare quelle di Lucugnano, di Barbarano, di Corsano e infine di Maglie10.

Il casale di Maglie, appartenente ad Ascanio Filomarino, è acquistato assieme ai feudi di Francavilla e S. Isidoro da Francesco Capece, barone di Barbarano (1662-?). Egli trasferisce la sua residenza a Maglie e sposa nel 1706 in seconde nozze donna Geronima Castriota-Scandeberg (1678-1724) dei duchi di Parabita.

Gli succede Giuseppe Pasquale Capece Castriota (1708-1785) primo Marchese di S. Marzano, titolo ereditato dalla madre Geronima, che aggiunge al titolo di Barone di Maglie. Questi sposa nel 1742 Francesca Maria Paladini dalla cui unione nasce Nicola senior11 (1743-1772). Nel 1768 Nicola sposa Maria Vittoria della Valle di Aversa, madre di Francesca (22 ottobre 1769 - 18 novembre 1848), di Geronima (1771- 1846) e di Nicola junior (1772-1791), nato postumo alla morte del padre.Con la morte del marito Nicola, Maria Vittoria Della Valle resta sola assieme a Francesca e Geronima ancora bambine. Nel grande palazzo magliese risiedono, oltre all’anziano barone Giuseppe Pasquale, anche le due zie del marito, anch’esse non più giovani, donna Barbara (1716-1805) e donna Concetta (?-1792). E’ principalmente una famiglia di sole donne alle quali spetterà prima o poi impegnarsi nella gestione di un grande patrimonio familiare e ciò perché, con la morte di Nicola sr. e con l’assenza di prole maschile, il feudo, alla morte di Giuseppe Pasquale, passerà con buona probabilità nelle loro mani. C’è Francesca, la maggiore delle due figlie, ad essere l’erede diretta del padre, ma, dopo di lei, la baronia magliese ed il marchesato di San Marzano non apparterranno più all’illustre schiatta dei Capece. La famiglia è importante e ricca ma anche sfortunata. Infatti Maria Vittoria scopre, poco tempo dopo la morte del marito, di essere dello stesso incinta di un figlio che chiamerà Nicola in ricordo del coniuge. Nato il discendente, la casa baronale ha a Maglie il suo unico e legittimo erede maschio e

10 C. TORELLI, Lo splendore della nobiltà napoletana ascritta ne’ cinque seggi, Biblioteca Heraldica Genealogica Antiqua et rara, Napoli 1678, p. 41 (riproduzione anastatica Ed. Orsinidemarzo).

11 Le diciture senior e junior sono una convenzione utilizzata da S. Panareo per distinguere il padre dal figlio.

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due donne, Francesca e Geronima, ambìte come spose dalla nobiltà locale. Intanto Nicola, ereditando la baronia magliese ed il marchesato di San Marzano dal nonno Giuseppe Pasquale, ed essendo minore, non può reggere l’amministrazione e in questa è sostenuto dalla madre che agisce per suo conto. Trascorsa la fanciullezza, Maria Vittoria affida l’istruzione dei suoi figli ai migliori insegnanti del tempo e così Francesca e Geronima, quasi coetanee, studiano con Francesco Saverio De Rinaldis12, celebre poeta salentino e rinomato maestro di lettere e religione, mentre Nicola è iscritto al famoso Collegio Clementino di Roma13, frequentato da tutta la gioventù della nobiltà italiana ed estera.

L’insegnamento di F. S. De Rinaldis segna profondamente le due sorelle che da esso ricevono un’educazione molto religiosa e Geronima, attraverso questi studi, si appassiona anche alla poesia. Geronima cura l’amore per la poesia con molta discrezione, quasi segretamente, ma in lei è talmente grande questa passione da permetterle di ricordare a memoria interi componimenti del suo poeta preferito, Torquato Tasso.

Il tempo trascorre e Maria Vittoria ha costituito per ognuna delle due figlie una dote matrimoniale di diecimila ducati perché per entrambe è arrivata l’ora di sposarsi. Francesca è la prima e all’età di diciannove anni, nel 1788, va in sposa ad Antonio Lopez y Rojo della prestigiosa casa dei duchi di Taurisano, aggiungendo così ai suoi titoli quello di

12 AA.VV. Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli ornata de’ loro rispettivi ritratti, VIII, Stampa Nicola Gervasi, Napoli 1822, p. 220. Francesco Saverio De Rinaldis è nato a Surbo il 24/11/1732. Studia presso il seminario dei Gesuiti a Lecce. Apprende in questo luogo i primi fondamenti delle lettere e poi sotto la guida del sacerdote don Francesco Cucchiara si perfeziona nella poetica. Dopo gli studi di teologia e filosofia prende i voti e diviene sacerdote. A Surbo fonda la sua prima scuola dove insegna latino, teologia e filosofia. Nel 1770 va a Napoli e anche qui, su richiesta di diverse famiglie della nobiltà locale, fonda una scuola nella quale insegna ai figli delle famiglie aristocratiche. Il successo nella scuola napoletana lo porta alla cattedra di Belle Lettere del seminario di Nola dove comincia a scrivere diversi componimenti in latino come la Paolineide del 1781 ispirata alla vita di San Paolino da Nola e le Novelle Letterarie Fiorentine del 1784. Ritornato a Surbo è chiamato dal vescovo di Gallipoli, dove si è già trasferito, per fondare un Liceo. Dopo aver insegnato eloquenza nel seminario di Gallipoli si ritira a Surbo dove muore il 5/7/1817

13 Fondato nel 1595 da papa Clemente VIII, il “Collegio Clementino” è rinomato perché specializzato nell’insegnamento delle scienze e delle “arti del gentiluomo”.

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