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20 anni di Club Italia: Fanesi (Pluservice), 20 anni di grandi cambiamenti. Ma il bello deve ancora venire

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Academic year: 2022

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25 La suite mobile myWork nasce con lo scopo di

rendere sempre più agevole lo svolgimento delle attività quotidiane del personale addetto, utilizzando delle applicazioni mobile intuitive ed immediate.

myWork offre una soluzione completa per governare i processi aziendali: dalla vendita alla verifica dei titoli di viaggio, dal monitoraggio delle corse alla consuntivazione delle attività svolte, dalla richiesta ferie alla visualizzazione del cedolino paga.

LA SUITE MOBILE

PER LA GESTIONE DEI PROCESSI AZIENDALI

myWork

myBus

Gestione completa del proprio

turno di guida e della lista passeggeri

myCheck

Lo strumento per i controllori della sosta e del trasporto

myTicket

Per l’emissione dei titoli di mobilità tramite molteplici canali

myDepot

Il sistema per una gestione ottimizzata del magazzino aziendale

myDesk

La bacheca per la gestione delle

comunicazioni tra dipendente e azienda

myStaff

Per la certificazione delle presenza dei dipendenti fuori sede

myAvl

Il modulo per il monitoraggio delle corse e la gestione di anticipi e ritardi

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Giorgio Fanesi (Pluservice): 20 anni di grandi cambiamenti.

Ma il bello deve ancora venire

Intervista

Giorgio Fanesi, fondatore e leader di Pluservice Srl, ideatore di MyCicero, forse la piattaforma di vendita di bi- glietti e parking più conosciuta d’Italia.

Da sempre Pluservice progetta e ge- stisce sistemi integrati di gestione della mobilità ed oggi si muove nel perimetro della cosiddetta Maas (Mobility as a service) e da sempre sta in Club Italia di cui, possiamo dire è tra i fondatori. Son passati vent’an- ni, ma dal punto di vista tecnologico sembra un secolo…

Certo, ma direi che i maggiori cambiamenti de- vono ancora arrivare.

Abbiamo vissuto questi ultimi vent’anni ac- compagnando la trasformazione digitale del ticketing: da biglietti e abbonamenti di carta, a tessere contactless e chip-on-paper, per ar- rivare ai giorni nostri al titolo di viaggio dema- terializzato su uno smartphone o all’uso della normale carta di credito.

Secondo me questi sono stati traguardi inter- medi verso il vero obiettivo, dove a mutare sarà proprio la filosofia di utilizzo dei vari servizi di mobilità, ovvero quello che ha già richiamato lei con il nomignolo di MaaS: si dovrà giunge- re ad un’integrazione effettiva e funzionale dei vari fornitori di servizi di mobilità che sapranno riconoscere l’identità digitale dell’utente, ba- nalmente il suo numero di cellulare, e gli ad- debiteranno a scadenza fissa l’importo dovuto per gli spostamenti realmente effettuati, appli- cando la migliore tariffa disponibile di volta in volta.

Ovvero addebiteranno il suo MaaS provider, il quale a sua volta provvederà ad addebitare l’u- nico “conto mobilità” dell’utente.

Se Pluservice sviluppa sistemi di mobilità, la punta di diamante dell’azienda è pur sempre MyCicero. Come le è venuta l’idea di chiama- re un sistema di vendita biglietti non con un classico acronimo ma scomodando Cicerone?

Quando pensavo al turista in giro per l’Italia alle prese con diversi siti di informazioni del trasporto pubblico cittadino e con diversi siste- mi di bigliettazione, mi chiedevo come mai non fosse possibile far accordare tutte le aziende per creare un’unica esperienza, sia informati- va sia di acquisto. Dopo anni di inutili riunioni da Nord a Sud Italia, ho deciso che questo hub dovevamo farlo noi: un assistente virtuale, una guida che accompagnasse il turista alla scoper- ta del nostro Belpaese. Ed ecco che mi sono ve- nuti in mente i ciceroni, le guide di Roma che accompagnano i turisti nelle visite guidate dei musei. Sull’acronimo, poi, le svelo un segreto:

in effetti proprio in quel periodo stavamo ragio- nando che per rendere veramente smart i ter- ritori, bisognava lavorare sulle smart communi- ties, ovvero sulle comunità di imprese, cittadini ed enti per una regione ospitale, ed ecco che spunta CICERO.

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26 27 Sono stati anni di sviluppi tecnologici velocis-

simi e non sempre il mondo delle aziende che gestiscono sistemi di trasporto pubblico riu- scivano a stare al passo.

Ma secondo lei, qual è stato il ruolo di Club Italia per la diffusione della cultura ITC nel set- tore?

Purtroppo ancora oggi la realtà si presenta a macchia di leopardo, complice anche il digital divide tra i vari territori italiani.

Certamente senza il lavoro incessante di Club Italia avremmo avuto maggio- ri difficoltà a richiamare le aziende al dovere di investire in tecnologia per migliorare il servizio all’utente, ma anche per ottimizzare i loro processi di produzione.

Credo che il maggiore merito di Club Italia sia stato quello di consentire un confronto tra le varie esperienze delle aziende di trasporto, trasformando- le da mere utilizzatrici di tecnologia a partner e testimonial del cambia- mento in atto.

Non possiamo pensare a come ci si muoverà tra altri vent’anni, ma un’idea del vicino fu- turo quale potrebbe essere?

Non credo di sbagliare se immagino una po- polazione, soprattutto quella urbana, che uti- lizza sempre più il mez- zo pubblico, o forme alternative di mobilità privata, prime fra tutte il vehicle sharing.

Ma l’auto continuerà ad essere il mezzo di spostamento preferito, certamente più con- nessa e con molti servizi a bordo che la faran- no sempre più somigliare ad un ufficio mobile:

un’auto che parcheggerà da sola e da sola pa- gherà la sosta, che saprà autonomamente rico- noscere zone a traffico regolamentato e prov- vederà all’occorrenza, e tanto altro. Su questo scenario ci stiamo già muovendo in partner- ship con un player globale dell’industria auto- motive, anch’esso in un’entusiasmante fase di ripensamento dei suoi modelli di business.

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