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(1)INTRODUZIONE La definizione di “edificio industriale” è apparentemente semplice, ma alla luce di un’analisi più attenta, questa non appare scontata

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INTRODUZIONE

La definizione di “edificio industriale” è apparentemente semplice, ma alla luce di un’analisi più attenta, questa non appare scontata.

In primo luogo, invece di “edifici industriali” è più opportuno parlare di “edifici a destinazione d’uso industriale”: a questa tipologia di fabbricati appartiene qualsiasi stabile che risponde a particolari definizioni di destinazione metrica (deposito a piano singolo, capannone su più piani, industria pesante, industria leggera, laboratorio, officina) e di reddito (laboratorio, officina, deposito, magazzino, stabilimento di produzione, capannone multiuso). Da questo punto di vista si possono quindi considerare edifici a destinazione d’uso industriale una vasta gamma di stabili: laboratori, officine legate al processo di produzione, depositi, stabilimenti di produzione, edifici nei quali si svolge l’attività di gestione del personale e di amministrazione.

Riguardo a questa tipologia di fabbricati, circa l’80% degli edifici esistenti nel panorama italiano risulta realizzato con struttura prefabbricata in calcestruzzo armato, cioè è ottenuto mediante l’assemblaggio di elementi (pilastri, travi, tegoli) prodotti in appositi stabilimenti, trasportati e assemblati in cantiere.

Tale tipologia ha trovato grande diffusione nell’ambito industriale a partire dalla seconda metà del secolo scorso, grazie ai vantaggi dettati dalla riduzione dei tempi di costruzione, dal maggior controllo sulla produzione dei manufatti durante e dopo la loro realizzazione, dall’incremento delle prestazioni statiche e al fuoco e dalla facilità di realizzazione di elementi in calcestruzzo armato precompresso.

Agli indubbi vantaggi della soluzione prefabbricata però si associano le problematiche inerenti la resistenza alle azioni sismiche: rispetto agli edifici ad uso civile realizzati in opera, infatti, le strutture prefabbricate presentano risorse duttili molto limitate (peraltro di non immediata valutazione), con conseguente riduzione della capacità dissipativa, ed un comportamento strutturale d’insieme fortemente influenzato dall’efficienza dei collegamenti tra gli elementi prefabbricati.

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A tali aspetti generali si aggiungono quelli relativi alle condizioni di conservazione delle principali parti strutturali.

Per determinare lo stato di fatto di un edificio è importante procedere in primis all’identificazione delle tecniche costruttive e dei materiali utilizzati, per poi passare alla fase di rilievo geometrico della struttura nello stato attuale ed alla descrizione dei fenomeni fessurativi e deformativi.

Il monitoraggio e la diagnosi dei fenomeni di degrado delle strutture in cemento armato, ordinario e precompresso, finalizzati alla valutazione della vulnerabilità ed alla determinazione della residua capacità di prestazione dei manufatti è oggi un argomento di grande attualità: tale aspetto però risulta di difficile valutazione, in quanto, sebbene in letteratura esistano molteplici esempi di tecniche diagnostiche utilizzate a tale scopo, non esiste un metodo che fornisca risultati di validità generale.

Nella presente tesi è stato quindi ricercato un metodo di indagine diagnostica che consentisse di ottenere informazioni significative sul livello di danneggiamento degli elementi in calcestruzzo, facendo riferimento al caso reale di un edificio industriale sito nel comune di Gallicano (Lu) colpito da incendio.

Tra i diversi possibili metodi di indagine è stato valutato quello tramite prove condotte con gli ultrasuoni: tale metodo è stato scelto,oltre che per la sua natura non distruttiva che lo rende particolarmente applicabile nel caso degli edifici esistenti e per la sua facilità di esecuzione in situ, per la potenzialità di rilevare irregolarità interne alla compagine del calcestruzzo.

Le analisi effettuate hanno previsto dapprima una fase di prove in laboratorio, finalizzate alla determinazione di una procedura di indagine che permettesse di valutare il livello di danneggiamento tramite la variazione dei principali parametri del segnale trasmesso;

successivamente sono state condotte delle prove in situ sull’edificio per studiare l’applicabilità dei risultati ottenuti in laboratorio.

Infine, sono stati proposti degli interventi sull’edificio in esame finalizzati alla riparazione degli elementi strutturali danneggiati dall’incendio, e all’adeguamento sismico dell’intera struttura.

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