• Non ci sono risultati.

. L’esperienza della crisi personale e quella della guerra provocano l’allontanamento di Rosenzweig dal pensiero filosofico tradizionale. La cultura occidentale dalla «Jonia a Jena» appare ai suoi occhi vuota e priva di fondamento.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi ". L’esperienza della crisi personale e quella della guerra provocano l’allontanamento di Rosenzweig dal pensiero filosofico tradizionale. La cultura occidentale dalla «Jonia a Jena» appare ai suoi occhi vuota e priva di fondamento. "

Copied!
6
0
0

Testo completo

(1)

CONCLUSIONI

Rosenzweig è un ebreo tedesco perfettamente inserito nella società del suo tempo; nel 1913, nel pieno del suo percorso di vita e di studio, Rosenzweig vive una crisi spirituale: si rende conto che non può ignorare il fatto di essere ebreo e rifiuta di convertirsi al cristianesimo. In questo anno di ‘svolta’ Rosenzweig acquisisce una consapevolezza tale che lo spinge a far sì che la religione diventi il punto intorno al quale far ruotare tutta la sua vita. Rosenzweig inizia così ad approfondire lo studio dei testi sacri e non interromperà mai il fitto e prezioso scambio epistolare con gli amici della sua cerchia intellettuale, quali i cugini Ehrenberg e Eugen Rosenstock.

Terminati gli studi storico-filosofici, nel 1916 Rosenzweig vive in prima persona la tragedia della prima Guerra Mondiale andando a combattere sul fronte orientale. Dall’Agosto del 1918 al Febbraio del 1919 stende la sua opera fondamentale su cartoline postali inviate alla famiglia

375

. L’esperienza della crisi personale e quella della guerra provocano l’allontanamento di Rosenzweig dal pensiero filosofico tradizionale. La cultura occidentale dalla «Jonia a Jena» appare ai suoi occhi vuota e priva di fondamento.

375La Stella della Redenzione verrà pubblicata solo nel 1921.

(2)

Nella prima parte della Stella Rosenzweig intende mettere in evidenza i limiti del logos (greco e moderno) e voltare le spalle a Hegel; Rosenzweig proietta la propria narrazione in una dimensione originaria, della quale il pensiero non sa nulla. L’unico linguaggio utilizzabile in questa parte è quello matematico: uomo, mondo e Dio sono le tre ‘idee’ kantiane non riconducibili l’una all’altra.

Come sappiamo, il fulcro centrale di tutta l’opera è l’evento della Rivelazione, ovvero lo scambio dialogico tra l’uomo e Dio; da questo punto tutto ha inizio, da qui il passato è comprensibile e il futuro anticipabile. A partire dalla seconda parte della Stella ciò che fa davvero la differenza è il linguaggio: Rosenzweig abbandona la fredda logica e si orienta verso la grammatica. Il linguaggio grammaticale si ritova nel monologo di Dio di Genesi 1, nel dialogo del Cantico dei Cantici e, infine, nei canti di lode dei Salmi. Ciò che permette il dischiudersi delle tre

‘fatticità’ originarie è il linguaggio rivelativo, sia che si faccia riferimento

alla Rivelazione ebraica o a quella cristiana. Nel momento in cui Dio parla

all’uomo, la creatura diviene consapevole e capisce davvero ‘com’ è

andata’. A partire dalla Rivelazione si comprende che quello che

Rosenzweig ha definito ‘pre-mondo’ rispecchia la realtà dei popoli antichi,

quale quella del popolo greco: l’uomo tragico, il mondo plastico e il dio

mitico rappresentano tre elementi esistenti e totalmente autonomi.

(3)

Una volta che è avvenuto l’Evento della Rivelazione non è più possibile, secondo Rosenzweig, prescindere da esso: l’Ereignis è il faro che illumina la verità. Il mondo e l’uomo sono stati creati attraverso il monologo di Dio e l’uomo, una volta che Dio si rivelato, è tenuto a seguire un comandamento preciso: quello di amare l’‘Altro’ in vista della salvezza nel giorno di Redenzione.

Il pensiero greco-occidentale ha voluto fin dall’inizio soppiantare la dimensione trascendente. Nel Medioevo c’è stato un tentativo di conciliare fede e ragione ma quest’ultima, a partire dalla modernità, ha preso il sopravvento: si diffonede la convinzione che l’‘essere’ può venir compreso in termini scientifico-matematici

376

. In Kant la realtà si modella in base alle forme a priori dell’intelletto; in Hegel la teologia è parte della filosofia, la quale è pensiero chiaro a se stesso e espressione suprema dello Spirito Assoluto. I pensatori moderni hanno cercato, quindi, di inserire la religione all’interno del pensiero sistematico: la ‘morte di Dio’ annunciata da Nietzsche è la naturale conseguenza di questo atteggiamento. Tuttavia, nonostante la perfezione, l’onnicomprensività dei sistemi idealistici, l’uomo ha bisogno di risposte, di senso, in quanto non è ‘Spirito’ ma

‘polvere e cenere’, come direbbe Rosenzweig. La riflessione di Rosenzweig parte proprio dal difficile rapporto tra fede e ragione ed egli,

(4)

arrivando a concepire l’‘essere’ come ‘linguaggio che accade’, chiude definitivamente con il pensiero ontologico tradizionale. L’‘essere’ non si lascia inglobare facilmente dal pensiero: piuttosto, l’ ‘essere’ ha bisogno di tempo e dell’‘Altro’; proviamo a chiarire meglio il significato di questa

affermazione. Il senso della realtà (ovvero l’Evento) non è qualcosa che ci sta di fronte e che deve essere compreso: è un dono dato storicamente. L’

‘essere’ è quindi temporale, così come lo è il linguaggio. L’Evento è un qualcosa di assolutamente trascendente che, tuttavia, entra nella storia in un momento storico preciso; esso può penetrare nel mondo ‘finito’ solo utilizzando il linguaggio degli uomini, ovvero la parola. Dio stesso usa il linguaggio parlato e solo attraverso lo scambio dialogico il messaggio divino si diffonde nella storia. La ragione può cogliere l’Evento solo se si fa ‘Verbo’: il pensiero non può essere quindi ‘logico’ ma ‘dia-logico’. Nel dialogo l’uomo non è mai solo: ha bisogno dell’‘Altro’. L’‘Altro’ è testimone di verità e portavoce di Dio. Quando parliamo dell’‘Altro’, tuttavia, non ci riferiamo solo al prossimo inteso come pura trascendenza;

l’‘Altro’, secondo la prospettiva rosenzweighiana, è anche il mondo,

l’oggettività che ci sta di fronte. Non dobbiamo dimenticare che i tre

elementi originari sono in reciproca relazione. Il linguaggio è l’elemento

fondamentale per cogliere il senso della realtà: esso mantiene vivo il

messaggio della Rivelazione. L’‘essere’ ‘si temporalizza’ solo nel

linguaggio che ‘si svolge’; è compito degli esseri umani diffonderne il

(5)

senso rapportandosi all’‘Altro’: in questo modo anche il mondo viene

redento. Rimanere chiusi all’interno del Logos totalizzante significa essere

prigionieri di un pensiero antico, circolare, quello del pre-mondo. Il

pensiero deve concedersi alla Rivelazione e capire che essa è ‘aldilà’ dei

limiti della ragione; solo così è possibile concepire l’Evento rivelativo

come effettiva temporalizzazione dell’‘essere’. L’Evento di Rivelazione sta

alla base della lingua con la quale viene tradotto il messaggio divino. La

parola ha permesso di fissare il contenuto di questo Evento in una lingua

scritta (quella dei libri sacri) e la lingua orale ha, da sempre, il compito di

tradurlo e trasmetterlo alle generazioni. L’‘essere’ si manifesta quindi come

linguaggio; questo linguaggio che ‘si svolge’ è sempre una traduzione

(Über-setzung). Il dialogo traduce e comprende ciò che è accaduto ogni

volta in modo sempre nuovo. La teologia si può definire, come sostiene

Casper, un ‘discorso umano di Dio’. Ogni generazione, con il sostegno

della fede, si confronta continuamente con il messaggio originario; grazie

al supporto della traduzione, ciascuno si rapporta personalmente con queste

testimonianze (Erlebnis). Rosenzweig stesso, a partire dal 1925, inizia a

tradurre la Bibbia in tedesco insieme a Buber e traduce anche gli inni di

Yehuda Ha Lewi. Anche se la traduzione non può mai rendere fedelmente

il senso del testo originario essa è comunque importante, poichè la parola

ha il potere di comunicare e trasmettere senso. Risulta fondamentale

(6)

Come dice Rosenzweig, la Stella è solo un libro; ciò che conta è camminare in armonia con il nostro simile verso Dio. Ciò che ci apre alla verità non è più la filosofia ma l’etica: l’‘Altro’ (quindi il prossimo ma anche il mondo) illumina il nostro percorso.

Non si può fare meno, tuttavia, della filosofia: la razionalità è costitutiva dell’uomo. L’uomo, secondo Rosenzweig, deve semplicemente far spazio alla dimensione del trascendente, aprirsi all’alterità per evitare lo smarrimento. Il soggetto, nonostante pretenda di dominare il mondo attraverso la ragione, rimane pur sempre un uomo, con le sue paure e le sue angosce. Di fronte all’incertezza della morte il Logos non consola. Il pensiero deve quindi trovare sostegno nella fede; avere fede, secondo Rosenzweig, significa aver fiducia (Vertrauen), credere nell’ ‘Altro’ e in Dio. La verità si potrà cogliere solo alla fine, anch’essa ha bisogno di tempo.

Risulta quindi chiaro che secondo il pensiero tradizionale, l’‘essere’ può

essere ‘gestito’ dal Logos: le devastanti conseguenze di questa concezione

sono ben visibili nella nostra società. Al contrario, secondo il ‘pensiero

dialogico’, l’‘essere’ ci viene consegnato nella storia: dobbiamo rapportarci

ad esso, ‘comprenderlo’ e diffonderne il messaggio linguisticamente.

Riferimenti

Documenti correlati

Migration of molecular weight markers is indicated (kDa). B) Effects of imatinib on the expression of ERK5 protein in CML cell lines in low oxygen. Immuno-blotting from total

Nel secondo capitolo si tratterà più nello specifico il tema evento culturale, dalla fase dell’ideazione a quella della valutazione dei risultati ottenuti e

In general – taking into account the ‘I don’t know’ option – levels of generalised trust of Beppe Grillo Facebook fans are not significantly different from those of the

By contrast, among highly glorifying participants, cognitive in-group ambivalence predicted a weaker perception of their ambivalent views about fellow group members as a personal

Forse anche le lettiere, continuamente rinnovate, per le abitazioni e/o per gli animali domestici possono aver portato negli immondezzai questi reperti: le piante in que-

Erano sigillati inoltre: il privilegio cita- to in un documento terracinese del 1249 (BAV, Pergamene di Terracina, cartella 2, perg. 81: «sicut in privilegio mihi facto

Otro social, siendo en cierto modo el régimen de divisas el resultado de la extensión de la presión sobre los solares al círculo exterior, presión que tiene por efecto la dislocación

36 Su questo assunto si vedano: Szabo (1986) e Taguief (1987). trasmettono l’immagine di un crescendo di violenza sociale. La democrazia e il diritto alla sicurezza