Discussioni e Conclusioni 4.
4. DISCUSSIONI E CONCLUSIONI
Il valore medio totale di tiamina dei 2 gruppi di cani sani è di 96,33 mg/L, ed è quello che noi consideriamo come livello basale. Non si sono rilevate differenze tra i nostri cani sperimentali e quelli estrapolati dall’unico lavoro su cani sani presente in bibliografia(80). Questo ci conforta sull’ affidabilità del metodo di determinazione da noi adottato. E’ necessario precisare, tuttavia, che il numero dei nostri campioni è ridotto e parte di questa esiguità è dovuta alla necessità, più volte sottolineata in questo lavoro, della necessità di un digiuno di almeno 12 ore, che ha fatto venir meno la compliance dei proprietari.
Contrariamente a quanto osservato da Pfitzenmeyer et al(43) che avevano evidenziato una correlazione direttamente proporzionale tra il deficit della tiamina e la classe dei pazienti con insufficienza cardiaca, nei cani cardiopatici non abbiamo riscontrato tale rapporto. Infatti, i nostri soggetti, suddivisi nei tre sottogruppi, presentano i valori più bassi di tiamina nella classe C1 (69,79 mg/L ) rispetto alle altre 2 classi, con valori massimi nella C3 (85,78 mg/L) che corrisponde ad una insufficienza cardiaca congestizia più grave. Una possibile interpretazione di questo contrasto potrebbe essere l’esiguità dei campionamenti, nella classe C1 per esempio ci sono soltanto 5 campioni, oppure è in relazione alla patologia che è alla base dell’insufficienza cardiaca, nel nostro caso
d i
prevalentemente l’en ocardiosi mitral ca.
Non ci sono differenze per quanto riguarda i livelli di tiamina nei cardiopatici dei due sessi e a seconda delle razze, poiché circa la metà dei soggetti
ra rap
e presentato da meticci.
Anche la valutazione della tiamina in base all’età dei cani non ha svelato una correlazione, contrariamente a quanto riportato in medicina umana; Suter et al (47) ritengono, infatti, che il deficit di tiamina sia più presente nei pazienti anziani. In umana l’osservazione è basata sull’uomo che ha una vita media nota, mentre nel cane è necessario ricordare l’enorme differenza razziale che comporta anche una differe
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nza nella precocità dell’invecchiamento.
Anche il paragone tra l’endocardiosi mitralica e le altre patologie cardiache, non ha svelato una differenza significativa. Tuttavia, possiamo ritenere valido il
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fatto che un deficit della tiamina è stato osservato in oltre il 77% (21 da 27 cani) dei cani cardiopatici (tiamina ‐ meno del 90 mg/L), rispetto ai nostri dati di riferim n
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e to.
I ricercatori umani hanno ipotizzato che la furosemide possa causare il deficit della tiamina in quanto un uomo cardiopatico con insufficienza cardiaca congestizia in trattamento con furosemide è più predisposto a tale deficit che comporta alterazione cliniche note, come la diminuzione della gittata cardiaca. È proprio partendo da questi presupposti che abbiamo effettuato la valutazione della tiamina in funzione del trattamento con diuretici, ma non è stata trovata nessuna correlazione tra dosi di furosemide e livello della tiamina.
Per quanto riguarda invece le condizioni fisiche dopo supplementazione di tiamina si può dire che i 9 soggetti, rivalutati dopo un mese con il questionario, mostravano un certo miglioramento nella sintomatologia clinica e non solo, anche l’EF%, il rapporto AS/Ao, l’ESVI e l’EDVI si mostravano migliorati in circa il 30% dei soggetti. Questi risultati concordano con quanto rilevato da Seligmann et al (34), Shimon et al (35) .
E’ importante sottolineare il fatto che i parametri ecocardiografici ritenuti indicativi di miglioramento della performance cardiaca in ambito umano, non mantengono la loro importanza nel gruppo dei cani cardiopatici. Questo per la notevole diversità dell’epidemiologia della patologia cardiaca: quasi la totalità di insufficienza mitralica nel cane rispetto a cardiopatie con deficit sistolici (miocardiopatia ischemica) nell’uomo. Infatti, in corso di insufficienza mitralica grave i parametri come EF%, FA%, ESVI ed EDVI vengono molto influenzati dalle variazioni di carico ventricolare sx (aumento del precarico; riduzione del postcarico interno).
Con questi dati preliminari è difficile trarre conclusioni circa l’importanza della tiamina nella patogenesi o nella prognosi delle insufficienze cardiache oppure stabilire se l’integrazione possa migliorare la sintomatologia clinica. Tuttavia, ci sembra importante sottolineare che al momento non ci sono studi che possano smentire o accertare tali ipotesi e che, nonostante siano necessarie ulteriori ricerche, quanto da noi rilevato potrebbe avere molto interessante per la gestione terapeutica dei pazienti cardiopatici.
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L’insufficienza cardiaca congestizia richiede molta attenzione da parte del cardiologo per la valutazione clinica, ecocardiografica e per la definizione del trattament farmacolog co, che comprende sempre anche la furosemide. o i
Per concludere, possiamo consigliare ai medici veterinari di porre una maggiore attenzione al possibile deficit della tiamina nei cani cardiopatici in trattamento a lungo termine con furosemide. Una semplice aggiunta della vitamina per via sistemica giornalmente, può migliorare il protocollo terapeutico in questi soggetti e probabilmente migliorare lo stato clinico e diagnostico delle cardiopatie.