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progetto di pastorale giovanile unitaria

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Academic year: 2022

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progetto di pastorale giovanile unitaria

a cura del Centro Internazionale di P.G. - FM A

ISTITUTO FIG LIE DI M ARIA A U SILIATRICE - ROMA 1985

(2)

Tipografia Istituto Salesiano Pio XI - S .G .S . - Roma Piazza S .M . A u s ilia tric e , 54 - Te l. 78.27.819

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PRESENTAZIONE

Carissime,

a dieci anni dalla pubblicazione del fascicolo «P er una Pastorale Giovanile Unitaria» — Progetto per una nuova im po­

stazione dei ‘Centri di Pastorale Giovanile’ — mi è gradito presentare a tutte le comunità ispettoriali e a ogni F M A il

«Progetto di Pastorale Giovanile Unitaria».

Q uesto docum ento si pone in continuità con quello precedente ed esprime in modo più sistematico quanto in questi anni si è maturato nell’I stituto a livello di riflessione e di esperienza.

A ll’elaborazione dell’attuale Progetto hanno contribuito:

- le indicazioni emerse dagli incontri di verifica della pasto­

rale giovanile, a livello internazionale (1 9 8 0 )

- le riflessioni e gli orientamenti dei Capitoli Generali X V I I e X V I I I

— le osservazioni pervenute da tutte le Ispettorie alla ‘ bozza’

di Progetto (1 9 8 3 )

— il contatto, diretto o mediato, con la vita e l’esperienza con­

creta delle varie comunità ispettoriali.

Il Progetto di P.G . esprime com e l ’I stituto intende attuare il proprio carisma, rileggendo l ’esperienza delle origini alla luce degli orientamenti pedagogici e teologico-pastorali di oggi.

D i questa rilettura evidenzio soprattutto due aspetti:

* al centro di ogni interesse, di ogni nostro progetto, ci sono i giovani, soprattutto i più poveri; con l ’audacia creativa dei nostri Fondatori vogliamo raggiungerli là dove sono per ren­

derli protagonisti della loro crescita e capaci di rispondere in modo responsabile alla loro specifica vocazione;

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* realizziamo la nostra missione com e comunità e ciò implica corresponsabilità, convergenza d’interventi, coordinamento di forze per attuare il progetto di educazione integrale dei gio­

vani nello stile del sistema preventivo.

A vere un Progetto di pastorale giovanile significa impegnarsi ad acquisire una mentalità nuova: quella progettuale che sa guardare al presente per coglierlo nella sua realtà, ma con attenzione a far camminare in direzione del futuro.

E ’ rimanere aperti alla novità della vita dei giovani e della storia, senza cadere né nello spontaneismo, né nella sterile ripetitività.

La fedeltà a don Bosco e a madre Mazzarello si concretizza proprio in questo impegno comunitario di ritradurre continua- mente il nostro carisma, rispondendo alle situazioni sempre nuove che la storia e la società ci pongono.

E ’ questo lo spirito con cui accogliere il presente Progetto perché diventi uno strumento di animazione, di formazione e qualificazione pastorale.

Maria, a cui affidiamo la nostra fedeltà, ci aiuti ad amare i gio­

vani col cuore di don Bosco per rendere il «da mihi animas»

l ’anima della nostra missione educativa.

Roma, 24 settembre 1985

M . El i s a b e t t a Ma i o l i

Consigliera per la P.G.

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SIG LE ED ABBREVIAZIONI

Documenti del Magistero della Chiesa

D V D ei V erbum - Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II G E Gravissimum educationis - Dichiarazione del Concilio Vaticano II GS Gaudium et spes - Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II R H R edem ptor h o m i nis - Lettera enciclica di Giovanni Paolo II (1979) RdC 11 rinnovamento della catechesi - Conferenza Episcopale Italiana

(Roma 1970)

Testi salesiani

ACS A tti del Consiglio Superiore della Società Salesiana C Costituzioni FM A 1982

CG Capitolo Generale F M A

Cron Cronistoria d ell’I stituto F M A, Scuola tipografica privata FM A, Roma 1977-1978, 5 volumi

E Epistolario di S. Giovanni Bosco (a cura di E. Ceria) S.E.I., Torino 1959, 4 volumi

MB M em orie biografiche di don Giovanni Bosco (a c ura di G.B. Lemoyne, A. Am adei, E. Ceria) S. Benigno Canavese, Torino 1898-1948, 20 volumi

M M L Madre Mazzarello, Lettere, Ancora, Milano 1975

M O S. Giovanni Bosco, M em orie d ell’Oratorio di S. Francesco di Sales dal 1815 al 1855 (a cura di E. Ceria) Torino 1946

O E Giovanni Bosco, O pere edite. Ristampa anastatica (a cura del Centro studi D on Bosco - Università Pontificia Salesiana) Las, Roma 1976 ss.

R EG Regolam enti FM A 1982

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PREMESSA

Il presente Progetto di pastorale giovanile si pone come m o­

mento di sintesi che raccoglie le riflessioni e le esperienze pastorali maturate nel corso di questi ultimi anni in tutto l ’istituto. E ’ stato elaborato tenendo conto delle osservazioni pervenute dalle Ispettorie secondo le indicazioni dei Capitoli Generali X V II e X V III .1

L ’attuale documento per la pastorale giovanile nell’I stituto costituisce una tappa importante perché permette di:

- rendere operativa la consapevolezza che la missione si rea­

lizza come comunità. Un progetto, infatti, aiuta a creare condivisione di idee e convergenza di interventi;

- esprimere, nel pluralismo attuale, la nostra identità di edu­

catrici salesiane con una proposta coerente, dinamica, ricom­

presa e riattualizzata alla luce del ricco patrimonio della tradizione salesiana e dei cambiamenti avvenuti nella realtà giovanile e nel contesto socio-culturale ed ecclesiale;

- favorire l ’unità dell’I stituto nel decentramento promuoven­

do un’armonia tra la creatività, l ’adattabilità, l ’audacia del­

le realizzazioni concrete e il riferimento a un comune Pro­

getto di azione pastorale;

- porre le basi per una qualificazione pastorale delle comu­

nità FM A e dare ragione delle proprie scelte, evitando sia lo spontaneismo che l ’individualismo.

Il Progetto si presenta quindi come:

- quadro di riferimento per realizzare una pastorale giovanile

1 cf A tti C G X V II 182; A tti C G X V I I I 42.

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unitaria e per progettare itinerari educativi rispondenti alle diverse età e situazioni dei giovani;

- strumento aperto e dinamico che sollecita le comunità edu­

canti a tener presenti le finalità educative e a ricercare le modalità concrete per un’azione pastorale attenta alle esi­

genze dei giovani e alla realtà ambientale;

- mezzo di formazione pastorale della FM A in quanto impe­

gna ciascuna e ogni comunità a verificare il proprio ‘ essere per’ l ’educazione cristiana dei giovani.

Per una corretta comprensione del Progetto è importante pre­

cisare alcuni criteri che ne hanno guidato la stesura.

Si è cercata l ’essenzialità nei contenuti e nei riferimenti poi­

ché esistono altri documenti dell’I stituto e della Chiesa a cui attingere per un ulteriore approfondimento del discorso pastorale.

Si è usato prevalentemente il termine ‘i giovani’ anziché ‘le gio­

vani’ , perché di fatto in molti contesti ci troviamo a ope­

rare con ragazzi e ragazze, ma soprattutto perché l’azione edu­

cativa mira a promuovere personalità unificate, capaci di espri­

mere la specificità del proprio essere uom o o donna nel reci­

proco arricchimento. Tale meta suppone un itinerario educativo valido sia per il giovane come per la giovane, nel quale acqui­

stano significato umano le differenziazioni maschile e femminile, oggi peraltro ancora allo studio.

Ciò non toglie che nel Progetto ci sia un’attenzione partico­

lare alle giovani, destinatari privilegiati della nostra missione educativa.

Col termine ‘giovani’ il Progetto intende inoltre riferirsi glo­

balmente a tutti i nostri destinatari. A ffida così alle com u­

nità educanti il com pito di adeguare le indicazioni all’età dei soggetti e di assicurare la continuità educativa.

Non si fa riferimento ai singoli ambienti educativi, né si fa un’analisi puntuale della situazione giovanile perché il Pro­

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getto dà indicazioni globali per tutto il nostro mondo. Ogni realtà è chiamata a riformulare il Progetto secondo l ’identità dell’ambiente educativo e le domande concrete dei giovani.

Il Progetto si articola in tre parti:

Nella prima parte viene presentata la missione dell’ I stituto richiamando gli elementi fondamentali della nostra tradizione educativa, le scelte che l ’I stituto ha maturato in fedeltà e in continuità con i Fondatori e in risposta alle esigenze attuali, alcuni orientamenti teologico-pastorali che aiutano a compren­

dere e giustificare la nostra missione educativa.

Nella seconda parte sono richiamati, alla luce del carisma, i principi che fondano e unificano la nostra missione nella Chiesa e i criteri che orientano ed accompagnano l ’azione pastorale unitaria.

Nella terza parte viene indicato un iter m etodologico per l ’ela­

borazione di un progetto. L ’applicazione di questo iter per­

mette di individuare la finalità, gli obiettivi generali, le scel­

te educative, i criteri per verificare l ’attuazione del Progetto di pastorale giovanile, traducendo così in m odo operativo gli orientamenti esplicitati nella prima e nella seconda parte del documento.

Viene individuata inoltre, nel servizio di coordinamento, la modalità più adatta ad assicurare una pastorale giovanile uni­

taria e a realizzare, quindi, il Progetto.

Il Progetto è ora affidato:

- all’Ispettrice e all’équipe ispettoriale che hanno il com pito di aiutare le comunità educanti a vivere con sempre mag­

gior pienezza la propria vocazione

- ad ogni F M A e alle singole comunità che sono chiamate a rendere operativi, nella loro missione pastorale, gli orienta­

menti dell’istituto

- a tutti coloro che condividono con noi la gioia e la fatica di incarnare nella storia l ’amore di don Bosco e di madre Mazzarello per i giovani.

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1 LA M ISSIONE D ELL’ISTITUTO OGGI

1.1. Elementi della memoria salesiana

— comunità di educatori

— la scelta dei giovani poveri

— finalità educativo-pastorale

— criterio pedagogico e stile educativo

— una spiritualità a misura dei giovani Alle radici del progetto dei Fondatori

1.2. Le scelte dell'Istituto in fedeltà alla memoria e all’oggi

— siamo risposta di salvezza per le giovani

— in ascolto delle domande dei giovani

— siamo comunità animatrici di comunità educanti

— per l’educazione integrale dei giovani

— nello stile dell’animazione

1.3. Alcuni orientamenti teologico-pastorali

— perché abbiamo fiducia nei giovani

— perché crediamo nell'educazione

— perché educhiamo nello stile dell’animazione

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1 LA MISSIONE DELL’ISTITUTO OGGI

Nella Chiesa e nella Famiglia Salesiana il nostro Istituto è chiamato ad attualizzare in tutto il m ondo il dono di predile­

zione per le giovani attraverso un progetto di educazione cri­

stiana nello stile del sistema preventivo.

Tale progetto, come incarnazione storica dell’esperienza edu­

cativa di don Bosco e di madre Mazzarello, va continuamente confrontato:

* con gli elementi fondamentali della nostra tradizione edu­

cativa, che affonda le sue radici nelle prime comunità di V aldocco e di Mornese;

* con le scelte che l ’I stituto ha maturato ed espresso nelle Costituzioni rinnovate, in continuità e fedeltà ai Fondatori con attenzione alle esigenze attuali;

* con gli orientamenti teologico-pastorali, presenti nella Chiesa, che aiutano a giustificare e comprendere la nostra missione.

1.1. Elementi della memoria salesiana

N ell’attuare la nostra missione oggi ci sentiamo parte viva di una tradizione, di un patrimonio educativo-pastorale che ha la sua sorgente in don Bosco e in madre Mazzarello.

Il richiamare alcuni elementi che sono alla base delle loro scelte e del loro stile educativo ci permette di mettere a fuoco quello che deve caratterizzare anche il nostro progetto di edu­

cazione cristiana dei giovani.

comunità di educatori

D on Bosco e madre Mazzarello si sentirono chiamati a con­

sacrare la loro vita per l ’educazione cristiana della gioventù.

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Per questo suscitarono la collaborazione di altre persone affin­

ché li aiutassero a fare dei giovani dei ‘buoni cristiani ed one­

sti cittadini’ . Attorno a questo ideale di vita sorgono le pri­

me comunità di educatori ed educatrici. Valdocco e Mornese nascono come comunità in funzione di una missione educa­

tiva ed acquistano una fisionomia particolare: educatori e gio­

vani formano una sola famiglia;1 gli uni partecipano alla vita degli altri fino ad arrivare anche alla condivisione degli stessi ideali educativi. La struttura della vita comunitaria, lo stile ed il ritmo di vita, i rapporti interpersonali, il servizio di auto­

rità, la stessa fisionomia spirituale hanno i tratti caratteristici di una comunità a misura dei giovani.

la scelta dei giovani poveri

Tutti i giovani sono la predilezione di don Bosco e di madre Mazzarello ma la loro preferenza è per i giovani poveri,2 abbandonati, quelli esposti a ‘ maggior pericolo di loro eterna salute’ ; giovani bisognosi di tutto: dall’istruzione di base alla preparazione professionale, dal pane quotidiano alla formazio­

ne spirituale, dal lavoro allo svago, dalla sicurezza affettiva all’educazione sociale e politica.

‘ Le turbe di giovanetti sull’età dai 12 ai 18 anni’ sono quelle che stanno particolarmente a cuore a don Bosco 3 poiché è in questo periodo che c ’è bisogno di un amico per non correre il rischio di essere abbandonati a se stessi e di mancare più per debolezza e ‘inconsideratezza’ che per ‘malizia’ .

A Mornese madre Mazzarello,4 oltre all’età dell’adolescenza e della giovinezza, in cui si maturano le scelte più importanti della vita, è attenta anche all’infanzia e alla fanciullezza.

1 cf MB IX 687; E IV 261-269; Cron III 189-190; M M L 44.

2 cf MB X II 75-76; MB X V II 272; M O 162-163; Cron I I 400; Cron I I I 190-191.

3 MB I V 736.

4 C 1885 I 1.3-4; Cron 129.295.

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finalità educativo-pastorale

Scegliere di educare i giovani ha per don Bosco e madre Maz- zarello una precisa finalità: aiutarli a diventare ‘buoni cri­

stiani e onesti cittadini’ . Una finalità globale che tiene pre­

sente la totalità delle dimensioni e degli interessi della per­

sona, per cui insieme alla catechesi, alla Messa, ai sacramenti, viene offerto il lavoro, lo studio, il vitto, il gioco, una casa...

‘ Sanità, sapienza, santità’ 1 sono le mete di un’educazione inte­

grale in cui la fede è sempre l ’orizzonte che dà significato all’educazione e la vita del giovane è il luogo concreto in cui si incarna e si rende credibile la fede.2

criterio pedagogico e stile educativo

Don Bosco e madre Mazzarello realizzano il loro progetto di educazione cristiana dei giovani con uno stile educativo tipico che va compreso alla luce del criterio della preventività: far crescere il giovane attraverso proposte ed esperienze positive capaci di risvegliare e coinvolgere tutte le sue risorse interiori.

Alla luce di questo criterio si comprendono alcune scelte che caratterizzano lo ‘ stile’ del sistema preventivo:

a) L ’ambiente educativo: un ambiente familiare e comunita­

rio che diventa veicolo e proposta di valori. Il clima di famiglia che in esso si respira, si esprime nei rapporti interpersonali tra educatori e giovani, nella condivisione dei vari momenti della giornata e della vita della comu­

nità, fino ad arrivare alla comunione di ideali e di valori.1 b ) L ’appello alle forze interiori: ragione, religione, amorevo­

lezza sono da una parte i dinamismi interiori su cui far leva perché il giovane si orienti con responsabilità nella scelta del vero e del bene, e dall’altra costituiscono per l’educatore un criterio di azione educativa. La proposta di

-MB X 648.

cf. Braido P., Il sistema preventivo di don Bosco, La Scuola, Brescia 1964, 51.

cf E IV 261-269.

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impegno morale e religioso è fatta con mezzi ragionevoli e amorevoli; l ’amorevolezza è connotata di ragione e reli­

gione; la ragione è costantemente motivata dalla pietà reli­

giosa e dalla partecipazione amorevole.

L ’elemento su cui si polarizza il trinomio è l ’amorevolezza poiché ‘chi sa di essere amato ama e chi è amato ottiene tutto specialmente dai giovani’ .1

c) II rapporto personale, la presenza-assistenza: una modalità educativa per arrivare a ciascun giovane, per aiutarlo a rea­

lizzare quanto di meglio porta in sé. E ’ essere tra i gio­

vani come presenza educativa come espressione concreta di amore. Un amore che non è demandato solo al singolo educatore ma che impegna tutta la comunità ad essere pre­

senza educativa in mezzo ai giovani.2

d) L ’ esperienza di gruppo: possibilità concreta di esercitare, in un ambiente di famiglia, la responsabilità e l ’iniziativa.

Le ‘ Compagnie’ nate a V aldocco sono ‘cosa dei giovani’ e si caratterizzano per la libertà di partecipazione, l ’autoge­

stione, la fraternità, la presenza dell'educatore-animatore, il comune ideale.3

una spiritualità a misura dei giovani

A Valdocco e a Mornese, giovani ed educatori condividono lo stesso stile di vita e gli stessi valori; fanno esperienza a livelli diversi di un’unica spiritualità che ha i tratti caratteristici di:

allegria, studio, pietà.4

Tutta la spiritualità salesiana si potrebbe condensare in alcu­

ne espressioni: ‘servire Dom ino in laetitia’; 5 ‘compiere a tempo e luogo il proprio dovere e solo per amor di D io ’ .6

1 cf M B X III 918-923.

2 cf MB I I I 119; M B V I I 503; Cron II 125.

5 cf M O 196; Cron II 317; Cron I II 213-214; L'Associazionismo FM A, Roma 1982, 14-21.

4 MB V I I 159.494; cf L ’Associazionismo FM A, 37-59.

5 O E II 186.

6 Ma c c o n o F., S. M. Domenica Mazzarello, II, Torino 1960, 57.

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Secondo don Bosco e madre Mazzarello il giovane per realiz­

zare pienamente il progetto che D io ha su di lui deve solo cercare di essere integralmente se stesso:

* nella gioia, nell’esuberanza tipica del suo essere ( = allegria, gioia, festa)

* nell’impegno serio del proprio dovere ( - studio, lavoro)

* sotto lo sguardo di un D io che ama, che è Padre e attende una risposta filiale ( = pietà)

* progressivamente capace di farsi tra i compagni testimone e animatore.

Allegria, studio, pietà sono vissuti in una dimensione comu- nitaria-ecclesiale che ha il suo cuore nell’eucaristia ed è ani­

mata dalla presenza di una Madre: Maria, presenza media­

trice e materna, modello di vita cristiana.

A LLE RAD ICI DEL PROGETTO DEI FONDATORI

Confrontarsi con l ’esperienza di V aldocco e di Mornese, con il progetto di educazione cristiana di don Bosco e di madre Mazzarello, è scoprire che i nostri Fondatori si sono lasciati guidare da alcune convinzioni di fondo.

Alla base delle loro scelte ritroviamo:

* una fondamentale fiducia nei giovani e nella vita, espres­

sione di una fede radicale in D io, creatore e redentore del­

l ’uom o;

* un saggio equilibrio tra umano e religioso nelle proposte degli educatori e negli impegni richiesti ai giovani;

* la convinzione dell’educabilità dei giovani, anche i più p o ­ veri e abbandonati: in ognuno di loro c ’è ‘un punto acces­

sibile al bene’ 1 che l ’educatore è chiamato a scoprire, libe­

rare e potenziare;

1 M B V 367.

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* una profonda fiducia nelle possibilità dell’educazione in ordine alla salvezza, al realizzarsi del progetto di D io su ogni giovane.

Di fatto don Bosco e madre Mazzarello realizzano un progetto di educazione capace di portare i giovani alla massima espan­

sione umana e religiosa, individuale e sociale.

Sono attenti alla totalità dei valori e delle dimensioni della persona, e insieme preoccupati di una loro integrazione nella prospettiva della finalità religiosa.

1.2. Le scelte dell’Istituto in fedeltà alla memoria e all"oggi’

In fedeltà a don Bosco e a madre Mazzarello, l’I stituto è chia­

mato a confrontarsi da una parte con una ‘memoria’, e dal­

l’altra con le concrete domande dei giovani, con il contesto socio-culturale che le genera, per riscrivere nell’oggi della sto­

ria e della Chiesa il progetto educativo dei Fondatori.

siamo risposta di salvezza per le giovani

In questa ricerca l ’I stituto riafferma con sempre maggiore consapevolezza la propria missione: essere risposta di salvezza alle attese profonde delle giovani.1 Tutte le giovani, in tutto l ’arco dell’età evolutiva e soprattutto le più povere;2 quelle cioè che hanno minore possibilità di riuscita. Sono per noi un appello le varie forme di povertà che le giovani oggi spe­

rimentano, in particolare: la povertà economica, fonte di tan­

te altre privazioni; la povertà sociale e culturale, avvertita come frustrazione e alienazione; la povertà affettiva, morale, spirituale, che si esprime spesso nell 'emarginazione, nell’assen­

za di interessi e valori, nella non conoscenza esperienziale del progetto d ’amore del Padre.

1 cf C 1.

2 cf C 65.

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in ascolto delle domande dei giovani

Dentro queste situazioni di povertà siamo soprattutto attente a cogliere le domande dei giovani che più direttamente inter­

pellano la nostra missione educativa. Sono soprattutto d o ­ mande di identità, di autorealizzazione, di protagonismo nel­

la società e nella Chiesa; domande di senso per la propria esistenza, domande di valori e significati capaci di saturare l ’invocazione di tutto l ’essere; domande di dialogo, di rela­

zione interpersonale.

Sono domande a volte inespresse che hanno un comune deno­

minatore: la voglia di vivere, la ricerca di una nuova qualità di vita in un’epoca segnata da tante minacce, da germi di morte sia a livello culturale che strutturale, sia a livello per­

sonale che collettivo.

Una domanda m olto esigente viene soprattutto dalle g iov a n i1 in questo nostro tempo segnato da una crisi di identità della donna, dalla sua frequente strumentalizzazione, dalla sua esclu­

sione dai centri di potere e di decisione sia a livello sociale che ecclesiale.

La sfida educativa che siamo chiamate a cogliere oggi è pro­

prio quella di aiutare le giovani a scoprire e realizzare la pro­

pria identità non contrapponendosi all’uom o ma collaborando con lui perché emergano nuovi modelli culturali. Le giovani ci chiedono di abilitarle alla corresponsabilità, alla com ple­

mentarità dei ruoli, al dialogo costruttivo, alla vita di rela­

zione in una società sempre più complessa e in cui la donna è chiamata a dare un originale contributo di mediazione, soprattutto sul piano dei rapporti interpersonali.

La coeducazione,2 oggi particolarmente esigita da molti con­

testi culturali, è uno dei mezzi educativi per rispondere a queste domande giovanili.

1 cf C 72; A tti X V II 106-109.

2 cf R E G 57; A tti X V II 111-113.

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siamo comunità animatrici di comunità educanti

Le Costituzioni rinnovate ci indicano come essere oggi rispo­

sta di salvezza. Sottolineano prima di tutto il nostro essere mandate ai giovani come comunità. Anzi affermano che cia­

scuna FM A , qualunque compito abbia ricevuto dall’obbedien­

za, deve vivere in comunione con le sorelle la sua identità di educatrice salesiana in quanto tutte cooperiamo alla salvezza delle giovani.1

La dimensione comunitaria della nostra vocazione è di fon­

damentale importanza ed è condizione necessaria per attuare il progetto educativo-pastorale. Essa ci impegna oggi a pro­

muovere vere comunità educanti,2 a creare cioè una conver­

genza e continuità di interventi educativi coinvolgendo gio­

vani, genitori, collaboratori laici nel progetto di educazione cristiana di don Bosco e di madre Mazzarello.

E ’ questo progetto assunto e condiviso da tutti che rende la comunità educante ambiente educativo, proposta di valori; che dà alla comunità una precisa fisionomia nella Chiesa locale e nel territorio e permette il dialogo con quanti si interessano dell’educazione dei giovani. Nella comunità educante, la comu­

nità FM A è chiamata ad essere animatrice nello stile del siste­

ma preventivo, a promuovere la partecipazione, i rapporti inter­

personali tra tutti i membri, un clima di famiglia che associa in un’unica esperienza di vita educatori, giovani, collaboratori.

per l ’educazione integrale dei giovani

Educare i giovani ad essere ‘buoni cristiani ed onesti cittadini’

rimane la finalità globale del progetto di educazione cristiana affidato alle nostre comunità.3

In ogni nostro ambiente educativo: scuola, oratorio e altre istituzioni educative e promozionali, vogliamo aiutare i gio­

vani a sviluppare la loro personalità, a sapersi inserire con

1 cf C 64-65.

2 cf C. 68; A tti X V II 105; A tti X V III 45.

3 cf C 6 3 .6 6 .6 9 ; A tti X V II 101-102.

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iniziativa, responsabilità e competenza professionale in una realtà che continuamente cambia e che rischia di dimenticare la persona come valore. Vogliamo offrire un servizio che li orienti e li accompagni nella scoperta e realizzazione del pro­

prio progetto di vita.

Immersi in un clima di relativismo, di assenza di prospettive, di emarginazione per il prevalere di interessi di parte, i gio­

vani ci chiedono di essere gradualmente aiutati a trovare il senso ed il gusto della propria esistenza, ad assumere la vita come com pito da concretizzare nell’impegno sociale ed eccle­

siale, a promuovere tutto ciò che favorisce la persona e lo sviluppo dei popoli, ad incontrare Cristo, Autore e Signore della vita e della storia.

La strada educativa rimane per noi il m odo privilegiato per realizzare un’unica finalità, quella di aiutare i giovani a rag­

giungere, tramite l ’educazione, l ’identità del cristiano, cioè del­

l ’uom o che seguendo Gesù Cristo realizza integralmente la vocazione umana.1

Nel quadro globale del progetto di vita cristiana che propo­

niamo ai giovani siamo attente ad alcune caratteristiche tipi­

che della spiritualità giovanile salesiana.

In particolare 2:

* incontrare D io nel quotidiano, facendo della vita di ogni giorno, degli avvenimenti, delle persone, degli impegni, il luogo in cui si scopre la presenza misteriosa del Signore del­

la vita;

* vivere l ’impegno quotidiano in atteggiamento di festa, coniu­

gando insieme la gioia di sapersi nelle mani di D io e l ’im­

pegno di liberare sé e gli altri da ogni forma di tristezza;

* essere Chiesa per il Regno, sperimentando nella vita comu­

nitaria fatta di fraternità, di condivisione, di stile di fami­

glia, il senso di appartenenza ecclesiale e l ’apertura al ser­

vizio;

1 cf GS 41.

2 cf L ’Associazionismo FMA, 37-59; A tti X V III 9-10.

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* celebrare la gioia della salvezza nell’eucaristia e nella pen i­

tenza, incontrando comunitariamente, nel sacramento, l ’amo­

re di D io che salva;

* porsi sulla strada esigente di Maria, trovando in lei, donna forte e libera, la madre e la maestra per un sì responsabile a D io e ai fratelli.

nello stile dell'animazione

Attuiamo la finalità globale del nostro Progetto nello stile del­

l ’animazione,1 che risponde alle esigenze del sistema preven­

tivo. L ’animazione infatti fa appello alle risorse interiori del­

la persona, coinvolge la sua responsabilità, la rende soggetto attivo, critico e creativo dei processi culturali e sociali in cui è inserita.

L ’animazione è uno stile che caratterizza l ’ambiente educativo salesiano a servizio dei giovani, il tipo di proposte, i rapporti interpersonali tra educatori e giovani, la presenza-assistenza dell’educatore.

1.3. Alcuni orientamenti teologico-pastorali

Il nostro Istituto ritraducendo oggi l ’esperienza di Valdocco e di Mornese, riafferma il valore e l ’importanza dell’educa­

zione com e processo di liberazione che aiuta i giovani a sco­

prire e accogliere il dono della salvezza presente nella loro vita.

Evangelizziamo i giovani attraverso l ’educazione ed educhia­

m o con una precisa finalità evangelizzatrice.2 E ’ questo il mo­

do specifico con cui partecipiamo alla missione della Chiesa nei confronti dei giovani.

A i fini dell’elaborazione di un Progetto è necessario esplici­

tare alcuni fondamenti teologico-pastorali presenti nella Chiesa oggi. Essi ci permettono di giustificare e cogliere le implicanze

1 cf A tti X V III 21-27. 107-148; cf p. 46-47 del presente Documento.

2 cf Vi g a n ò E., Il Progetto educativo salesiano, ACS 290 (1979), 26-37.

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operative che ha per noi la scelta dell’educazione come area precisa della nostra azione pastorale.

perché abbiamo fiducia nei giovani

Centro e fondamento del nostro Progetto educativo-pastorale è Gesù di Nazareth. In lui, nel suo mistero di incarnazione e redenzione, trova significato l ’amore, la fiducia, l ’ottimismo con cui il nostro Istituto guarda ai giovani e alla loro vita.

In Gesù infatti D io si fa vicino all’uom o, manifesta in parole umane il mistero della sua paternità e misericordia. Non solo.

Gesù rivela anche la vocazione dell’uom o. Egli è colui che raggiungendo la totale accoglienza e adesione al mistero di D io nella sua vita, ne realizza tutte le potenzialità.

In Gesù, D io ha già detto il suo sì definitivo ad ogni uomo e a tutta l ’umanità. In lui l ’uomo è potenzialmente salvato, chiamato ad assumere e promuovere tutta la sua realtà uma­

na, perché essa è già stata assunta e salvata da Cristo.

In Gesù, uom o D io, viene superata quindi ogni forma di dua­

lismo tra umano e divino, tra tempo ed eternità, tra cielo e terra, e si svela a noi, in tutta la sua unità e ricchezza la voca­

zione dell’uom o.1

perché crediamo nell’educazione

Fedeli al mistero di Gesù Cristo, condividendo la sua stessa passione per gli uomini, lavoriamo per la prom ozione e l ’edu­

cazione dei giovani, perché essi possano scoprire e accogliere la salvezza come un dono che s’innesta nella loro vita quoti­

diana e la trasforma.2

Alla luce e nella logica dell’incarnazione, che raggiunge il suo culmine nel mistero di Gesù Cristo, si giustifica il valore e il

1 cf D V 2 .4 ; GS 2 2 .4 1 ; R H 12-14; Rdc 161.

2 ivi.

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significato che ha per noi l ’educazione in ordine alla salvezza dei giovani.

Infatti D io per rivelarsi all’uom o ha scelto la strada dell’in- carnazione. Il mistero di D io quindi si manifesta a noi nella realtà umana con i suoi dinamismi e le sue leggi.

Per questo tutto ciò che permette all’uom o di essere più auten­

tico e vero, più capace di rivelare il mistero di D io che si porta dentro, favorisce il realizzarsi della salvezza, l’accoglienza cosciente e libera del dono di D io da parte dell’uomo.

Consapevoli che l ’uom o incontra D io, non quando abbandona e annulla la sua umanità, ma quando la vive in tutta la sua ricchezza, affermiamo il valore e l ’importanza dell’educazione, perché essa aiuta i giovani a costruirsi nella loro dignità di uomini e li rende perciò sempre più capaci di rispondere sto­

ricamente a D io. Non dimentichiamo tuttavia la trascendenza e la gratuità del suo dono.

Consideriamo l ’educazione nel significato preciso che le viene dalle scienze dell’educazione, con quell’autonomia di scelte e di mezzi che le sono propri; benché la fede sia sempre per noi l ’orizzonte interpretativo, il criterio di giudizio di ogni pro­

cesso educativo.

N on solo. La finalità evangelizzatrice del nostro Progetto ci impegna a favorire l’incontro esplicito e cosciente dei giovani con Cristo attraverso la catechesi, le celebrazioni liturgiche e sacramentali, l ’esperienza e la testimonianza di fede delle no­

stre comunità educanti.1

La scelta di evangelizzare attraverso l ’educazione esige che armonizziamo in un unico processo la crescita umana e quel­

la di fede dei giovani.2

Come già don Bosco e madre Mazzarello vogliamo formare l’uom o completo, compenetrando l ’umano di fede e incarnando la fede nella realtà umana, attraverso un itinerario educativo capace di portare i giovani fino alla santità.

1 G E 2.

2 cf A tti X V II 102-103.

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perché educhiamo nello stile dell'animazione

Tutto questo nello stile dell’animazione, uno stile educativo che prende sul serio la dignità dell’uom o, le sue possibilità, la sua vocazione ad essere libero e responsabile nella sua rispo­

sta al dono della salvezza.

Scegliamo l ’animazione perché, per il mistero di Cristo, nono­

stante le esperienze di male e di peccato, abbiamo una grande fiducia nell’uom o e nelle sue possibilità di crescita e libera­

zione; crediamo nella vita e lavoriamo per far crescere la vita a tutti i livelli, lottando contro ogni forma di m orte.1

Anche noi oggi, come le comunità di V aldocco e di Mornese, non abbiamo altro desiderio che rendere i giovani felici, fa­

cendo crescere in loro la gioia e il gusto di vivere, perché D io li chiama ad avere la vita e ad averla in pienezza.

' cf A tti X V III 23.

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(27)

2 PRINCIPI E CRITERI

PER LA NOSTRA M ISSIONE

2.1. Principi che fondano la nostra missione

— fedeltà ai giovani

— fedeltà alla storia

— fedeltà alla missione della Chiesa

— fedeltà al carisma dell’Istituto

— fedeltà all'unità nella pluralità

2.2. Criteri che orientano l'azione pastorale

— centralità dei giovani

— gradualità e continuità

— responsabilizzazione e partecipazione

— convergenza degli interventi educativi

— dialogo con la cultura contemporanea

— adattabilità, audacia, creatività nelle scelte

(28)
(29)

2 PRINCIPI E CRITERI PER LA NOSTRA M ISSIONE

2.1. Principi che fondano la nostra m issione

A i fini dell’elaborazione di un Progetto di pastorale giovanile è utile riesprimere gli elementi essenziali della nostra missione in alcuni principi che fondano e orientano le scelte concrete dell’I stituto:

fedeltà ai giovani fedeltà alla storia

fedeltà alla missione della Chiesa fedeltà al carisma dell’I stituto fedeltà all’unità nella pluralità.

Tali principi sono tra loro in rapporto circolare perché tro­

vano il loro fondamento e la loro convergenza nell’unica fedeltà al mistero di Gesù Cristo.

In lui infatti, nel suo mistero di incarnazione e di redenzione, essere fedeli all’uomo è essere fedeli a D io, ed essere fedeli a D io è sempre essere fedeli all’uomo.

Così il nostro carisma conserva la sua vitalità solo incarnan­

dosi continuamente nelle diverse culture e nella situazione sempre nuova dei giovani.

D ’altra parte con la forza evangelizzatrice che gli è propria il carisma, interpreta la realtà giovanile e risponde in modo salvifico alle sue attese.

Possiamo quindi affermare che non si dà fedeltà ai giovani se non nella fedeltà al carisma, e d ’altra parte il nostro carisma si realizza solo nella fedeltà ai giovani.

(30)

fedeltà ai giovani

Il mistero di Gesù Cristo rivela, in tutta la sua verità, il va­

lore, la grandezza e la dignità di ogni uomo.

Fedeli al mistero di Gesù Cristo, siamo fedeli all’uom o, in particolare ai giovani, a tutti i giovani, in tutte le fasi della loro crescita, in ogni contesto socio-culturale.

Con loro vogliamo percorrere il cammino verso la pienezza della vocazione a cui l ’uom o è chiamato.

fedeltà alla storia

La salvezza di Gesù Cristo è presente e si realizza per noi nella storia umana. E ’ nel tempo che l ’uomo costruisce la pro­

pria vocazione e collabora con D io all’avvento del suo Regno.

Consapevoli di questo mistero, guardiamo con fiducia al n o­

stro tempo, sicure che nella ricerca di solidarietà, pace, giu­

stizia e fratellanza, nella domanda di vita e di felicità che lo caratterizzano, si manifestano i segni di quel m ondo nuovo che D io sta edificando.

Con questa speranza siamo attente a cogliere tutti gli appelli dell’attuale momento storico, soprattutto quelli dei giovani, per incarnare nell’oggi le nostre proposte educative. Colla- boriamo così all’attuazione del Regno di D io nella storia.

fedeltà alla m issione della Chiesa

La Chiesa è nel tempo sacramento di salvezza per tutti gli uomini.

Essa realizza la sua missione incarnandosi nelle varie culture e nei diversi Paesi.

Inserite nelle Chiese particolari, attente alle loro urgenze, par­

tecipiamo alla loro vita con il servizio educativo ai giovani, nello stile del sistema preventivo.

La dimensione missionaria della nostra vocazione ci impegna anche ad essere presenza viva nelle Chiese di nuova fonda­

(31)

zione per promuovere l ’educazione cristiana dei giovani nei Paesi non ancora evangelizzati.1

fedeltà al carisma d ell’Istituto

Il carisma del nostro Istituto, nella Famiglia Salesiana, è quello di condividere la missione evangelizzatrice della Chiesa offren­

do alle giovani, soprattutto le più povere, un progetto cristiano di educazione integrale.

In fedeltà all’esperienza delle origini e in continua risposta alle situazioni dell’oggi, realizziamo questa missione nello stile del sistema preventivo, nostra specifica spiritualità e metodo di azione pastorale.

fedeltà all’unità nella pluralità

La dimensione universale della vocazione salesiana fa del no­

stro Istituto una comunità mondiale.2

La diversità dei contesti socio-culturali in cui ci troviamo ad operare dà un apporto di originalità e di ricchezza al nostro carisma esprimendolo in una pluralità di modi.

A l tempo stesso l ’originalità e la creatività con cui l ’istituto si incarna nelle diverse culture trova la sua unità nel carisma:

salvare le giovani educando.

2.2. Criteri che orientano l’azione pastorale

I criteri sono linee indicative per la nostra azione pastorale e traducono i principi in prospettiva operativa.

Tutti i criteri si connotano di ragione, religione, amorevo­

lezza, elementi fondamentali del nostro stile educativo, e ci permettono di realizzare una pastorale giovanile unitaria perché:

— trovano il loro punto di convergenza nella persona, vista

1 cf C 75.

2 cf C 115.

(32)

nella sua totalità, nel suo cammino di crescita e nella sua realtà storica e sociale

- sono realizzati da una comunità che, in dialogo con la fa­

m iglia, la Chiesa e le altre istituzioni educative, tende pos­

sibile la continuità e la convergenza degli interventi educativi.

centralità dei giovani

Come a Valdocco e a Mornese i giovani sono il cuore delle nostre comunità educanti e della nostra missione educativa.

Nella concretezza della nostra azione pastorale questo com­

porta:

* accogliere i giovani, soprattutto i più poveri con il reali­

smo ottimista proprio del sistema preventivo: in ognuno c’è un punto accessibile al bene

* assumere la vita, la situazione concreta di ognuno con i suoi problemi, le sue attese, le sue esperienze fam iliari, sociali, religiose...

* condividere con i giovani l ’esistenza, la fatica di trovare spazi di protagonismo nella società e nella Chiesa, la ricerca di un senso per la vita

* valorizzare ogni esperienza positiva dei giovani, anche quel­

la povera e frammentata, come luogo in cui agisce lo Spi­

rito e in cui noi annunciamo la salvezza che viene dal Signore Gesù.

gradualità e continuità

Accogliere i giovani, soprattutto i più poveri, significa offrire loro itinerari educativi diversificati in cui trovi posto chi è povero di interessi, di ideali, di valori e chi è capace di forti impegni di vita cristiana.

Questo comporta un cammino educativo:

* rispettoso della persona, delle sue esigenze e del suo ritmo di crescita

* graduale, capace cioè di proporre in modo progressivo espe­

(33)

rienze adeguate che interpellano la libertà e l ’impegno dei giovani

* continuo, senza interruzioni e impazienze in collaborazione con tutte le agenzie educative

perché ciascuno possa scoprire il proprio posto nella realtà sociale ed ecclesiale.

responsabilizzazione e partecipazione

Educare i giovani significa renderli protagonisti del proprio processo di crescita e aiutarli ad inserirsi in modo responsa­

bile n ell’ambiente in cui vivono.

N ell’esperienza del clima di fam iglia in cui i ruoli sono diversi e complementari i giovani trovano modalità concrete di parte­

cipazione e di graduale responsabilità.

Questo impegna educarci ed educare a:

* conoscere e accettare i propri doni e i propri lim iti

* sentirsi parte viva e responsabile della comunità umana

* costruire il proprio progetto di vita nel continuo confronto con i valori proposti dalla comunità educante inserita in una precisa realtà storica

* partecipare in modo sempre più responsabile e libero alla vita della comunità educante condividendo i momenti di programmazione, di festa, di impegno...

* abilitarsi ad animare la realtà ecclesiale e socio-culturale a servizio dei più poveri.

convergenza degli interventi educativi

Per realizzare una educazione integrale, nel pluralismo delle proposte e degli ambienti educativi, è necessaria una comu­

nità educante che operi in continuità e in convergenza di ideali e di azione.

Questo comporta:

* conoscere la situazione dei giovani, il loro contesto sociale ed ecclesiale

33

(34)

* operare scelte e ricercare condizioni educative adeguate

* condividere e realizzare un progetto educativo in dialogo con quanti si interessano dell’educazione dei giovani

* creare un ambiente comunitario che nello stile del sistema preventivo permetta l ’interiorizzazione dei valori del progetto educativo

* assicurare un coordinamento che renda possibile la conver­

genza e la continuità dei vari interventi educativi.

dialogo con la cultura contemporanea

L ’azione educativa è attenta a inserire i giovani nella cultura in cui vivono, a far recepire in modo critico i fenomeni che in essa si sviluppano, ad abilitare ad essere protagonisti di cultura per incarnare in essa i valori evangelici.

Tutto ciò comporta un itinerario educativo che aiuti a:

* essere consapevoli dei processi di rapido mutamento che investono il nostro modo di pensare e di vivere

* essere attenti alla pluralità dei fenomeni culturali tra cui assume una particolare importanza il fenomeno della comu­

nicazione sociale, mediato e veicolato dai mass media

* abilitarsi a vivere nel pluralismo delle proposte con una capacità di autonomia critica

* elaborare modelli culturali di solidarietà, di giustizia, di pace che pongano l ’uomo al di sopra di ogni interesse e stru­

mentalizzazione.

adattabilità, audacia, creatività nelle scelte

L ’azione educativa, per essere efficace, deve confrontarsi con una realtà che si evolve. Per realizzare un servizio educativo ai giovani nella Chiesa, è necessario incarnarsi con coraggio e creatività nelle diverse situazioni culturali, ambientali e sto­

riche.1

1 cf C 76; Atti CG XV III 49.

(35)

Questo significa:

* acquisire un atteggiamento personale e comunitario di con­

tinua disponibilità al dialogo, alla ricerca, alla verifica

* operare un continuo discernimento che permetta di indivi­

duare nelle culture, nelle domande giovanili, nelle attese delle Chiese particolari le scelte da farsi in fedeltà al carisma

* sperimentare nuove modalità di servizio educativo che rag­

giungano i giovani là dove sono 1

* verificare continuamente se i nostri ambienti educativi sono segno comprensibile e risposta significativa per i giovani di oggi, soprattutto i più poveri.

1 cf Atti CG X V III 9.47.

(36)
(37)

3 PER ATTUARE UNA PASTORALE GIOVANILE UNITARIA

3.1. Iter m etodologico

3.2. Dall'iter m etodologico al Progetto di pastorale giovanile

3.2.1. Finalità e obiettivi generali del Progetto di pastorale giovanile

— Obiettivi generali o mete direzionali

— Finalità e orientamento vocazionale 3.2.2. Scelte educative

— Animazione

— Comunità educante

— Gruppo

3.2.3. Alcuni criteri per la verifica

3.3. Il coordinam ento per una Pastorale Giovanile Unitaria 3.3.1. Valore e significato del coordinamento

3.3.2. C om e organizzare il servizio di coordinam ento

— A livello locale

— A livello ispettoriale

— A livello centrale

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(39)

3 PER ATTUARE UNA PASTORALE GIOVANILE UNITARIA

Per poter realizzare una pastorale giovanile unitaria non è suf­

ficiente precisare principi e criteri. Occorre individuare un itinerario metodologico capace di indicare in modo corretto il cammino da percorrere per essere fedeli al carisma e ai gio­

vani d ’oggi. E ’ necessario inoltre specificare la sua applica­

zione al Progetto d ell’I stituto e individuare come nella comu­

nità educante si possa favorire un’azione unitaria e conver­

gente.

3.1. Iter metodologico

Dalle scienze dell’educazione ricaviamo la metodologia della programmazione curriculare; essa è un valido strumento per una corretta impostazione di un Progetto di pastorale giova­

nile unitaria.1

Tale metodologia aiuta a rispondere ad alcuni interrogativi fondamentali per l ’azione educativa e a individuare gli ele­

menti di una progettazione educativo-pastorale:

- qual è la situazione socio-culturale, quali sono le ‘domande’

esplicite o implicite che i nostri destinatari ci pongono?

- quali sono le finalità che orientano l ’azione educativa?

— quali esperienze educative sono adatte e disponibili al rag­

giungimento delle finalità educative?

— come possono essere in concreto organizzate queste espe­

rienze?

1 cf Progettare come e perché, in «Da mihi animas» 7-8 (1983).

(40)

- come poter verificare se gli obiettivi proposti sono stati raggiunti?

Situazione di partenza, finalità, obiettivi, metodo, verifica so­

no gli elementi di una progettazione educativa e pastorale.

Essi possono essere organizzati in sequenze diverse: dalla fina­

lità agli obiettivi, dalle ‘domande’ agli obiettivi.

Nel primo caso si è attenti soprattutto alla finalità, con il rischio di una insufficiente aderenza alla situazione dei gio­

vani; nel secondo c’è il pericolo che la realtà giovanile orienti in modo esclusivo la scelta degli obiettivi.

In coerenza con il quadro di riferimento esplicitato nella pri­

ma parte, indichiamo un iter di progettazione che, nella logica dei processi ermeneutici, mette in continuo dialogo la situa­

zione e le domande dei giovani con la finalità del Progetto.

Nella dinamica circolare tra situazione giovanile, contesto socio-culturale e finalità globale, si individuano:

• gli obiettivi o mete direzionali

• il metodo, cioè le strategie di intervento, le condizioni edu­

cative

• i criteri per verificare l ’attuazione del Progetto.

Schematicamente l ’iter di progettazione può essere così rap­

presentato:

‘domande giovanili’ <---> progetto d ’uomo cristiano

obiettivi generali

i

metodo verifica

i

__________________

i

___________________

(41)

3.2. D a ll’iter metodologico al Progetto di pastorale giovanile Seguendo queste indicazioni metodologiche ogni realtà ispet- toriale e locale può costruire il proprio progetto di pastorale giovanile.

Il Progetto di pastorale giovanile d ell’I stituto si pone come quadro di riferimento globale e, non potendo tener presenti le particolari situazioni culturali, storiche, ecclesiali in cui i giovani vivono in ogni parte del mondo, fa riferimento ad alcune caratteristiche comuni a tutta la realtà giovanile espo­

ste nella prima parte del documento.1

In dialogo con la finalità globale della nostra missione edu­

cativa e con le ‘domande’ più forti emergenti dai giovani di oggi, il presente Progetto è attento a:

3.2.1. richiamare la finalità globale del Progetto di pastorale giovanile e delineare alcuni obiettivi generali o mete direzionali che specificano la finalità, per un itinerario di educazione cristiana nello stile del sistema preventivo 3.2.2. presentare alcune scelte educative prioritarie:

* l ’animazione

* la comunità educante

* il gruppo

per raggiungere la finalità del Progetto e realizzare una pastorale giovanile unitaria

3.2.3. proporre alcuni criteri di verifica.

3.2.1. Finalità e obiettivi generali

del Progetto di pastorale giovanile

Finalità

Don Bosco e madre Mazzarello hanno scelto l ’educazione come mezzo privilegiato per fare dei giovani del loro tempo, poveri e abbandonati, dei ‘buoni cristiani e degli onesti cittadini’.

1 cf p. 19.

(42)

Riformulare oggi questa finalità educativa richiede di confron­

tarci con la situazione dei giovani, con la loro forte domanda di vita per aiutarli a:

fare della vita quotidiana il luogo in cui accogliere il Progetto di Dio e attuarlo con responsabilità e gioia a servizio della comu­

nità umana e del Regno di Dio.

Questa finalità globale del nostro Progetto di pastorale gio­

vanile esprime la certezza che per il mistero di Gesù Cristo la vita concreta è il luogo in cui i giovani incontrano e rispon­

dono alla salvezza. E ’ questa certezza che ci permette di essere una proposta interpellante e significativa per tutti i giovani, soprattutto per i più poveri. Accogliamo anche i loro ‘sì’ par­

ziali alla vita per aiutarli, attraverso un itinerario educativo, a dire un sì sempre più consapevole e responsabile al progetto di Gesù Cristo.

In questo cammino educativo siamo attente a orientare ogni giovane alla scoperta della propria vocazione come prospettiva che dà unità e riempie di senso la realizzazione della propria esistenza.

O biettivi generali, o mete direzionali

Nella dinamica circolare tra la finalità del nostro Progetto di pastorale giovanile e la situazione dei giovani d ’oggi, indivi­

duiamo alcuni obiettivi educativi generali che orientano la nostra azione pastorale

* accogliere e realizzare la vita nel­

la positiva relazione con se stessi e con gli altri

* impegnarsi a costruire vita nella comunità umana

Benché distinti questi obiettivi

* rimangono strettamente unificati n ell’azione educativa e quin­

di nella maturazione della persona

* secondo il progetto di Dio, Signore della vita

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* vanno espressi e realizzati con intensità e modalità diverse a seconda d ell’età, della situazione dei destinatari e d ell’iden­

tità dei vari ambienti educativi

* non toccano soltanto i giovani, ma coinvolgono ogni educa­

tore nel comune itinerario di crescita e di continua for­

mazione.

* Accogliere e realizzare la vita nella positiva relazione con se stessi e con gli altri

Dire ‘sì’ alla vita è scoprire il significato della propria esi­

stenza, assumerne i doni e i lim iti, fare esperienza della pro­

pria realtà n ell’incontro con l ’altro, percepire il mistero che trascende ogni esistenza umana.

Per accogliere la vita nella positiva relazione con sé e con gli altri è necessario:

- assumere in modo positivo e sereno la propria realtà umana con tutte le sue potenzialità e lim iti (fisici, sessuali, affet­

tivi, spirituali...) valorizzando e sviluppando i propri doni - conquistare la propria libertà con scelte sempre più auto­

nome e responsabili, interiorizzando progressivamente i va­

lori che fondano l ’esistenza umana in atteggiamento di fidu­

cia, di speranza, di realismo

- maturare la propria affettività come capacità di amare se stessi, di stabilire un rapporto positivo con le cose, di entrare in comunicazione sempre più profonda con gli altri, fino ad essere capaci di servizio gratuito

- dimostrare nella concretezza della vita quotidiana la gioia di esistere, assumendo l ’attuale momento storico nella sua realtà complessa

- accostare con rispetto il mistero di se stessi e degli altri, consapevoli che la vita non si può manipolare, strumenta­

lizzare, distruggere.

Riferimenti

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