LE CONSEGUENZE DELLE TRE FUSIONI
AUMENTO DEL POTERE DI CONTROLLO DELLE MAJOR SULL’AGRICOLTURA - Le tre compagnie derivanti dalle fusioni potrebbero controllare più del 60% delle sementi in commercio. Un tale smisurato potere di controllo si accompagnerebbe ad un peso politico imponente, la cui influenza sui nostri mercati interni - dunque sul cibo che compriamo e mettiamo in tavola - sarebbe
preponderante.
DIMINUZIONE DEL POTERE DI SCELTA DEI CONTADINI - Competizione ridotta e accentramento del potere economico causerebbero la mortificazione della diversità delle colture, perché i contadini avrebbero sempre meno libertà di scelta e sempre più dipendenza dai prodotti chimici. Le aziende di cui sopra, infatti, già da tempo stanno promuovendo pacchetti tecnologici e sistemi di
automazione che progressivamente costringano i piccoli agricoltori a divenire dipendenti da tali prodotti: in modo di spazzare via dal mercato le piccole aziende aumentando, al contempo, i prezzi dei prodotti per le rimanenti (ferendo a morte, in questo modo, le economie rurali di sussistenza).
DIMINUZIONE DEL POTERE DI SCELTA DEI CONSUMATORI - Maggior controllo del mercato significherebbe, dal punto di vista del consumatore, minore possibilità di scelta; al contempo, ridurrebbe la capacità del contadino di soddisfare le richieste del consumatore più accorto, volte ad un consumo responsabile di cibo prodotto in maniera sostenibile.
AUMENTO DELL’USO DI PRODOTTI CHIMICI E CONSEGUENTI DANNI AMBIENTALI - La
preponderanza delle monocolture, che fanno uso massiccio di pesticidi e prodotti chimici, avrebbe un effetto deleterio sulla salute, in primo luogo su quella dei contadini. In totale contrasto con la necessità, già oggi urgente, di favorire la biodiversità differenziando le colture.
DANNEGGIAMENTO ALLA SOVRANIT À ALIMENTARE EUROPEA - Un crescente movimento di agricoltori, consumatori e aziende sta sviluppando virtuose tecniche agroalimentari basate sulla sostenibilità dei processi produttivi. Un ulteriore incremento del potere di controllo dei “giganti”
del settore metterebbe in serio pericolo il futuro di tali iniziative, la cui capacità di mettere a punto aziende agricole multifunzionali ed ecosostenibili costituisce la pietra angolare della via europea all’agricoltura.
DANNEGGIAMENTO DEI PAESI DEL SUD DEL MONDO E DEL DIRITTO AL CIBO – L’impatto che una tale concentrazione di poteri avrebbe su agricoltori, consumatori e comunità rurali inciderebbe pesantemente sul perseguimento degli Obiettivi di Sostenibilità, in particolare il Numero 2 – “porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare e promuovere l’agricoltura sostenibile”. Impatto che inciderebbe in maniera esponenziale nei Paesi del Sud del Mondo, dove il diritto al cibo è già in grave pericolo.
LE NOSTRE RICHIESTE ALLA COMMISSIONE EUROPEA
Per tutti questi motivi incoraggiamo la Commissione Europea a bocciare le fusioni, a impedire il danno causato dalle grandi società in questione, e a prendere urgentemente strutturali misure di supporto a modelli di produzione del cibo che siano equi, sostenibili, e meno dipendenti dall’agribusiness. Per fare questo, è necessario che la Commissione:
1. Valuti l’impatto che determinerebbero le tre proposte fusioni, considerate nel loro insieme;
2. Affronti il tema cruciale dell’attuale concentrazione di poteri nel cibo e nel settore agricolo, predisponendo limiti netti alla quota di mercato che una corporation può controllare;
3. Sposti supporto e risorse economiche dall’agroalimentare all’economia di piccola scala, mediante incentivi alle coltivazioni agro ecologiche;
4. Potenzi il monitoraggio sulla salvaguardia ambientale e sociale per far sì che l’industria
dell’agroalimentare riduca il suo impatto nocivo su ambiente, agricoltori, lavoratori e consumatori.
