ODONTOIATRIA FORENSE
Convegno GLI INFORTUNI SUL LAVORO E LE MALATTIE PROFESSIONALI DEGLI ODONTOIATRI Bologna, 12 novembre 2005
TAGETE 2-2007 Anno XIII
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IL RISCHIO INFETTIVO IN AMBIENTE ODONTOIATRICO
Prof. Francesco Chiodo*Nell’ambito delle procedure odontoiatriche è possibile la trasmissione di svariati agenti infettivi tra il paziente e l’odontoiatra e viceversa, principalmente attraverso il contatto con sangue, fluidi biologici ematici, secrezioni respiratorie, strumenti odontoiatrici, superfici ambientali, aria ed acqua eventualmente contaminati. I microorganismi potenzialmente trasmissibili comprendono i virus dell’epatite B (HBV) e C (HCV), il virus dell’immunodeficienza umana (HIV), il virus herpes simplex-1 (HSV-1), il cytomegalovirus, il Mycobacterium tuberculosis e i batteri presenti normalmente nel cavo orale, nell’acqua, sugli strumenti e sulle superfici ambientali (streptococchi, stafilococchi, Pseudomonas spp., legionelle, ecc.). Per quanto concerne i virus epatitici, il rischio di trasmissione di HBV dopo esposizione percutanea nei soggetti non vaccinati è mediamente del 6-30%, ma la vaccinazione anti-HBV, raccomandata in tutti gli
* Dipartimento di Medicina Clinica Specialistica e Sperimentale, Sezione Malattie Infettive, Policlinico S.Orsola, “Alma Mater Studiorum” Università di Bologna
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operatori sanitari, azzera questo rischio. Il rischio di trasmissione percutanea di HCV è ritenuto molto basso dopo un’esposizione professionale e in Italia sono stati sinora documentati solo 3 casi di contagio per tale via (2 dopo contaminazione ematica della congiuntiva, 1 della cute non integra); l’unico fattore di rischio reale in questo caso è la puntura accidentale con ago cavo contaminato, a seguito della quale il rischio di infezione è stimato pari all’1,8%. Per quanto riguarda il virus HIV, in Italia nel periodo 1986-2002 sono stati descritti solo 5 casi di infezione a seguito di oltre 3500 casi di esposizione professionale tra gli operatori sanitari (3 casi con esposizione percutanea e 2 con contaminazione congiuntivale), per cui il rischio di trasmissione tra gli operatori sanitari è ritenuto estremamente basso (mediamente pari allo 0,3% per l’esposizione percutanea e allo 0,1% per quella permucosa). Nel caso di esposizione percutanea o di contaminazione della congiuntiva con paziente fonte HIV-positivo è comunque raccomandata la profilassi post-esposizione con un regime a 3 farmaci antiretrovirali da iniziare tempestivamente e proseguire per 4 settimane.