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L'ultimo passo di Bonanni: un modellotedesco vero

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Lunedì 26 Marzo, 2012 CORRIERE DELLA SERA © RIPRODUZIONE RISERVATA

L'ultimo passo di Bonanni: un modello tedesco vero

«Licenziamenti economici infondati, si torni al reintegro»

ROMA — Il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, s'infuria se gli si dice che ha mutato linea nella trattativa sulla riforma del lavoro. Non resta che ricostruire insieme la settimana che ha cambiato l'articolo 18: giorno per giorno.

Sapendo che ieri il leader della Cisl ha concluso che spetta al giudice valutare se i licenziamenti economici celano motivi fraudolenti e in questo caso disporre il reintegro. E magari anche una multa. Ma riavvolgiamo il nastro.

Segretario, lunedì scorso c'è stata una discussione con gli altri sindacati per trovare una proposta comune. Fu trovata?

«Non parlerei di una proposta comune. Diciamo che ci fu un dialogo in un clima di tensione anche esterno che certo non favoriva il confronto. Ci trovammo tutti d'accordo sul fatto che sui licenziamenti economici non dovessero esserci abusi».

Martedì il premier Monti vi ha riunito, mettendovi di fronte a una proposta secca: prendere e lasciare. Si è avuta la netta impressione che lei prendesse.

«In quell'occasione, si ricorderà, non furono dati testi ma solo letti, e ci fu chiesto un sì o un no senza entrare troppo nel dettaglio. Era prevista una riunione successiva di verbalizzazione...».

Sì, ma lei aveva dichiarato di assumersi la responsabilità di dire sì «per non lasciare da solo il governo a decidere come aveva fatto con le pensioni».

«Era chiaro che la norma sui licenziamenti economici andasse meglio specificata».

Nella giornata di mercoledì esplode il dissenso del Pd e anche la Uil s'infuria. Lei osserva che si è trovato «un compromesso che può essere ancora migliorato, se il Parlamento ci dà una mano, gli diamo una mano».

«Infatti mi muovo subito per porre rimedio. Il giorno dopo ho incontrato Monti per porre un correttivo, che il presidente ha accolto tanto è vero che nel testo che viene distribuito si specifica che deve essere evitata ogni forma di abuso dei licenziamenti economici».

E arriviamo ai giorni nostri. La norma così com'è consente di licenziare un lavoratore per motivi economici inesistenti con un indennizzo fino a 27 mensilità. Le va bene così?

«Intanto, come ho detto prima, abbiamo modificato la norma nel senso che se il licenziamento economico cela un motivo discriminatorio o disciplinare, se ne adotti la relativa tutela».

Però resta il fatto che un'azienda che adduce motivi economici che non ha può liquidare un lavoratore con un indennizzo. Per lei la norma va bene così o va cambiata?

«Va cambiata: c'è un buco da coprire. Non è possibile che un datore di lavoro licenzi adducendo una crisi che non può dimostrare».

Dunque condivide la tesi di Camusso oltre che di Angeletti?

«Posto che sin dall'inizio ho detto che i licenziamenti economici andavano ispirati al modello tedesco e messi al riparo dagli abusi, è su come si debba fare che bisogna lavorare ora».

Che cosa suggerisce?

«Bisogna adottare il modello tedesco ma quello vero. Quello che comprende un potente meccanismo di conciliazione preventivo e solo eventualmente un ricorso al giudice che valuti se il licenziamento è giustificato o no».

Crede che il Parlamento potrà lavorare in questo senso?

«Abbiamo davanti mesi, non mettiamoci fretta: abbiamo uno spiraglio, cerchiamo di trovare una composizione. E non facciamo confusione...».

Confusione?

«Se si devono mettere in campo delle iniziative, abbiano al centro i problemi della crescita e delle tasse. Su questo devono essere mobilitati i sindacati».

Rifarebbe quello che ha fatto nella trattativa?

«Dopo aver subito quello che abbiamo subito sulle pensioni, un colpo durissimo, il mio scopo era mantenere un tavolo aperto. Questa è la mia strategia e se si legge tutta la riforma del lavoro capisce quanto è cambiata dal documento che ci lesse la Fornero. Per capirci, l'idea non l'ho cambiata io».

Antonella Baccaro

RIPRODUZIONE RISERVATA

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1 di 1 26/03/2012 12.17

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