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Parte III La ricerca della forma per la nuova passerella: i Vincoli “The form finding process for the new walkway: the Constraints”

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Parte III

La ricerca della forma per la nuova

passerella: i Vincoli

“The form finding process for the new

walkway: the Constraints”

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Capitolo 7

Vincolo Idraulico

“Hydraulic bond”

7.1

Introduzione: il Rischio Idraulico

“Introduction: the Hydraulic Risk”

Il fiume Arno presenta un regime idrologico estremamente torrentizio a causa della natura dei terreni da cui fluiscono le sue acque (marne e argille impermeabili, ad esclusione di una modesta porzione del suo affluente Elsa).

Durante la stagione estiva si hanno magre quasi totali lungo tutto il corso: a Firenze ad esempio a fronte di una portata media annua copiosa di circa 50 mc/s, il fiume può scendere anche a valori di appena 1 mc/s in estati particolarmente siccitose; a Pisa, dove l’Arno ha già ricevuto anche tutti i suoi affluenti e più che raddoppiato la sua portata media, le sue portate minime estive possono oscillare tra i 6 e gli appena 2 mc/s. Per contro il fiume in autunno è soggetto a piene assai violente ed impetuose, spesso causa di devastanti alluvioni: i documenti storici ne ricordano ben 172 dal 1177 al 1941.

La più devastante a memoria d’uomo fu quella del 4 novembre 1966 che sfiorò, secondo al-cune stime, 2.500 mc/s a Pisa e ben 4.500 a Firenze. Allora l’Arno esondò dalle arginature invadendo ampie zone del Casentino, della piana empolese e pisana, e soprattutto l’intero cen-tro storico di Firenze, causando decine di vittime e danni incalcolabili al patrimonio artistico e monumentale della città. A Pisa crollò anche uno dei principali ponti cittadini (ponte Solferino).

Oggi l’ente preposto alla tutela ed alla gestione dell’intero bacino idrografico del fiume Ar-no è l’ Autorità di BaciAr-no del Fiume ArAr-no. Questa effettua attività di monitoraggio dei battenti idrici e delle portate del corso d’acqua, elabora ed aggiorna cartografie ed in generale racco-glie e cataloga dati di vario genere al fine di ridurre il rischio idraulico. Tale locuzione sta a significare il rischio di inondazione da parte di acque provenienti da corsi d’acqua (naturali o artificiali).

Il rischio idraulico è dato dal prodotto di due fattori: la pericolosità (ovvero la probabilità di accadimento di un evento calamitoso di una certa entità) e il danno atteso (inteso come perdita di vite umane o di beni economici pubblici e privati). La pericolosità è un fattore legato sia alle caratteristiche fisiche del corso d’acqua e del suo bacino idrografico, sia alle caratteristiche idrologiche ovvero intensità, durata, frequenza e tipologia delle precipitazioni nel bacino imbri-fero dal quale il corso d’acqua si alimenta.

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Al fine di perseguire tale scopo l’Autorità di Bacino del Fiume Arno (ADB) si fa carico del-l’elaborazione dei dati idrometrici e pluviometrici raccolti, in modo da mettere in luce le varie situazioni di rischio. Quindi, una volta effettuati questi calcoli, decide le strategie da mettere in atto per far fronte alle suddette situazioni.

I risultati dell’intera procedura vengono riassunti e formalizzati in atti ufficiali denominati piani di bacino o PAI (Piano di Assetto Idrogeologico). Essi hanno appunto quale obiettivo prioritario la riduzione del rischio idrogeologico entro valori compatibili con gli usi del suolo in atto, in modo tale da salvaguardare l’incolumità delle persone e ridurre al minimo i danni ai beni esposti.

Il PAI è composto da relazioni e schede tecniche di varia natura che vanno a disciplinare la totalità delle attività e delle opere interagenti con il corso d’acqua. Tra queste compaiono senza dubbio anche gli attraversamenti del corso d’acqua medesimo quali ponti, passerelle e cavalcavia, i quali con la loro presenza fisica interferiscono con il regolare deflusso delle acque verso la foce e costituiscono di conseguenza una fonte di rischio (idraulico).

7.2

I risultati dell’ elaborazione del Modello Idraulico per la

zona del Centro Storico Pisano

“Hydraulic Model results for the area of the Historic

Cen-ter of Pisa”

Coma già illustrato, la totalità dei dati raccolti e catalogati dall’ADB viene elaborata dalla medesima autorità mediante adeguate procedure statistiche, al fine di ottenere ulteriori misure indirette utili da un punto di vista progettuale e prescrittivo. Tali misure sono sostanzialmente due: il battente idrico e la portata, ciascuna definita per un determinato tempo di ritorno. I valori di queste grandezze variano lungo lo svolgimento del corso d’acqua, ed è per tale motivo che esse vengono elaborate in corrispondenza delle “sezioni” attraverso le quali l’intero fiume Arno è stato opportunamente suddiviso. La numerazione di queste parte da 1 in corrispondenza della foce e cresce verso la sorgente. In particolare la zona del centro storico Pisano oggetto di indagine nel presente lavoro, è individuata dalla sezione 77. Nella Tabella 7.1 si riportano i valori del battente idrico e della portata calcolati dall’ADB per sezioni contigue a quella su menzionata, per i tempi di ritorno di 30, 100 e 200 anni, reperibili all’indirizzo internet “http: //www.adbarno.it/cont/testo.php?id=27&cod=vvf7”. Sezione H30 H100 H200 Q30 Q100 Q200 (m.s.l.m) (mc/s) 79 6.76 7.15 7.18 2304 2533 2438 74D 6.63 7.02 7.06 2303 2529 2439 74A 6.12 6.45 6.48 2303 2529 2439 71 6.22 6.56 6.58 2303 2528 2439

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Cap.3 - La Ricerca della Forma 59 di 222

Sezione H30 H100 H200 Q30 Q100 Q200 (m.s.l.m) (mc/s)

77 6.70 7.08 7.12 2304 2531 2439

TABELLA(7.2) Valori di H e Q per la sezione n°77

(A) Vista aerea (B) Cartografia

FIGURA(7.1) Sezioni 73 − 77

FIGURA(7.2) Sezione d’Alveo n°77

Poichè la sezione n°77 è intermedia tra la n°79 e la n°74D, si determinano i valori delle grandezze H e Q in sua corrispondenza mediante media aritmetica. La Tabella 7.2 riporta i valori ottenuti.

Infine in Figura 7.1 sono evidenziate le ubicazioni del gruppo di sezioni 73 − 77, mentre in Figura 7.2 è riportata la sezione d’alveo n°77.

Con i dati a disposizione è possibile elaborare una “Scala di Deflusso” o “Scala delle Por-tate”, ovvero quel diagramma che associa l’altezza del livello idrico del corso d’acqua alla portata transitante. A tale scopo si può fare uso della “formula di Gauckler-Strickler”, la quale ha validità in condizioni di moto uniforme assolutamente turbolento (caso delle correnti a pelo

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libero):

Q= U · A = (c · R2/3· i1/2f ) · A

dove “Q” è la portata (m3/s), “U ” è la velocità media del fluido, “c” rappresenta la scabrezza di fondo (m1/3/s), “A” è l’area bagnata (m2), “R” è il raggio idraulico (m), “if” è la pendenza di

fondo (m/m).

Il valore di “c” dipende dal tipo di superficie del canale e vale circa 28 (m1/3/s) per alvei di fiu-me inverditi (forte scabrezza superficiale), fiu-mentre il raggio idraulico è definito cofiu-me il rapporto tra la superficie bagnata “A” ed il contorno bagnato “P”.

Si opera dapprima secondo un procedimento inverso volto a determinare per via indiret-ta la pendenza di fondo if del canale, che è l’unica incognita nella “formula di

Gauckler-Strickler”. A tale fine si opera avendo come dati di partenza le seguenti tre coppie di valori, relative rispettivamente ai tre tempi di ritorno 30, 100 e 200 anni:

• battente idrico H; • portata defluente Q;

• profilo della sezione d’alveo n°77.

Difatti conoscendo il battente idrico H ed il profilo della sezione d’alveo è possibile calco-lare l’area bagnata A corrispondente. Se poi per quel determinato battente si conosce anche la portata del corso d’acqua, è immediato determinare la velocità media del fluido U come:

U = Q A

Applicando adesso la “formula di Gauckler-Strickler” esplicitata rispetto ad if, è immediato

ottenere un valore di tale parametro per ciascuna terna dei dati di partenza. Eseguendo infine una media aritmetica tra i tre valori ottenuti, il valore definitivo della pendenza di fondo if del

fiume Arno in corrispondenza della sezione d’alveo n°77 risulta pari a:

if = U c· R2/3

2

= 0, 000716092 (m m)

Adesso che la pendenza di fondo è nota, la “formula di Gauckler-Strickler” può essere applicata per via diretta secondo i seguenti passi:

1. si fissa il battente idrico H;

2. si calcolano l’area bagnata A, il perimetro bagnato P ed il raggio idraulico R; 3. si calcola la velocità media U mediante la “formula di Gauckler-Strickler”;

4. si ottiene la portata Q dal prodotto Q = U ·A, corrispondente al battente idrico inizialmente fissato;

5. si ripetono i passi precedenti per diversi valori “significativi” del battente idrico e si graficano i risultati.

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Cap.3 - La Ricerca della Forma 61 di 222 H (m.s.l.m) A(m2) P(m) R(m) U (m/s) Q(m3/s) 0,0 225,5 74,75 3,02 1,564 352,8 1,0 299,0 83,07 3,60 1,760 526,1 2,0 380,0 88,86 4,28 1,976 750,4 3,0 463,1 90,87 5,10 2,219 1027,7 4,0 546,4 92,87 5,88 2,442 1334,1 5,0 629,7 94,88 6,64 2,646 1666,4 5,5 671,4 95,88 7,00 2,743 1841,1 5,95 Altezza minima Spallette

TABELLA(7.3) Scala di Deflusso

FIGURA(7.3) Grafico Scala di Deflusso

Nella Tabella 7.3 sono riportati i risultati numerici della procedura precedentemente esposta, mentre la Figura 7.3 mostra il grafico dei dati contenuti nella suddetta Tabella.

La Tabella 7.3 si interrompe volontariamente in corrispondenza di un battente idrico pari a H = 5, 5 m, poichè questo è all’incirca il livello massimo raggiungibile in pratica: l’altez-za minima delle spallette dei Lungarni in corrispondenl’altez-za della sezione d’alveo n°77 è pari a hspalletta= 5, 95 m.s.l.m. (relativamente alla spalletta in destra idraulica, ovvero lato Lungarno Simonelli).

Se adesso si confrontano i valori dell’ultima riga della Tabella 7.3 con quelli della Tabella 7.2, ci si accorge che la massima portata transitante dalla sezione n°77 è insufficiente a garantire il deflusso delle onde di piena (a prescindere dal periodo di ritorno scelto). Si osserva inoltre che il livello idrico nella sezione n°77 corrispondente all’onda di piena con tempo di ritorno pari a 30 anni (il valore minimo), è di circa 70 cm superiore all’altezza minima delle spallette di contenimento nella medesima sezione d’alveo.

Questa circostanza è ovviamente nota anche all’Autorità di Bacino, la quale nella parte V del “PAI” asserisce: (...) Pisa ha tutto il centro storico perimetrato in classi di pericolosità elevata

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Sezione Q30laminata (mc/s) Q100laminata (mc/s) Q200laminata(mc/s) Qlimite(mc/s)

77 1504 1731 1639 1841,1

TABELLA(7.4) Valori massimi di portata Q laminata per la sezione n°77

e molto elevata. La sezione fluviale all’interno della città, infatti, risulta non sufficiente a con-tenere l’evento trentennale.

Il rischio di esondazione del fiume Arno in caso di piena viene però scongiurato grazie alla presenza di un’opera idraulica di importanza vitale per le città di Pisa e Pontedera: il “Canale Scolmatore”. La costruzione di tale canale fu decisa dopo l’inondazione del 1949 ed il progetto prevedeva la possibilità di laminare una portata di ben 1.400 metri cubi al secondo. Tale portata non fu mai raggiunta e attualmente lo “Scolmatore” è in grado di far defluire correttamente a mare una portata di circa 800 metri cubi al secondo. Tale valore è sufficiente a garantire il deflus-so attraverdeflus-so la città di Pisa delle varie onde di piena, compresa la duecentennale, senza rischio di esondazione. Difatti se si sottrae il valore di 800 (mc/s) ai valori di portata della Tabella 7.2 si ottengono i valori riportati nella Tabella 7.4: ciascuno di essi è inferiore al valore limite di Q= 1841, 1 (mc/s), corrispondente ad un’altezza liquida di H = 5 m.s.l.m in corrispondenza della sezione d’alveo n°77.

7.3

I Vincoli del PAI per il Centro Storico Pisano

“The Constraints of the PAI for the Historic Center of

Pi-sa”

Dall’analisi dei dati condotta nel precedente paragrafo risulta evidente come il “Rischio Idraulico” sia forte in tutta la zona della piana pisana ed in particolare nel centro storico pisano. Qui infatti l’alveo dell’Arno si restringe e si viene a creare un vero e proprio “effetto imbuto” che ostacola il libero deflusso dell’onda di piena verso la foce.

É per tale motivo che il PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) stilato dall’ADB (Autorità di Bacino) richiede che qualunque opera idraulica interagente con il fiume Arno all’interno del centro storico pisano, sia tale da garantire la “completa trasparenza in termini di portata tran-sitante”.

In pratica la passerella oggetto del presente studio dovrà essere tale da garantire senz’altro il deflusso a valle della portata duecentennale Q200 (al netto della portata laminata dal “Canale Scolmatore”). Dovrà inoltre interferire il meno possibile con il naturale deflusso delle acque, tanto da configurarsi come “trasparente” dal punto di vista della portata idrica transitante.

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Capitolo 8

Vincolo Paesaggistico

“Landscape Constraint”

Il vincolo paesaggistico è uno strumento previsto dalla legislazione nazionale per la tutela delle aree di maggiore pregio paesistico, con la finalità di mitigare l’inserimento nel paesaggio di opere edilizie ed infrastrutture, nonché di rendere il più possibile compatibili le attività a forte impatto visivo.

Tale vincolo è stato introdotto dalla legge 1497/39, successivamente integrato dalla legge 431/85 (Legge Galasso) e quindi inserito nel Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di be-ni culturali e ambientali (D.Lgs. 29 ottobre 1999, n. 490).

In data 22 gennaio 2004 il D.Lgs. n. 42 Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, ai sensi dell’art. 10 della legge 06 luglio 2002, n. 137, ha provveduto a sostituire ed abrogare tutta la normativa precedente. Tale norma è articolata in cinque parti, rispettivamente dedicate alle disposizioni generali (parte 1), ai beni culturali (parte 2), ai beni paesaggistici (parte 3), alle sanzioni (parte 4) ed alle disposizioni transitorie (parte 5).

La suddetta norma definisce con l’art.136 i criteri per il riconoscimento dei beni paesaggi-stici.

Art. 136. Immobili ed aree di notevole interesse pubblico.

1. Sono soggetti alle disposizioni di questo Titolo per il loro notevole interesse pubblico: (...)

c) i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale, ivi comprese le zone di interesse archeologico;

(...)

Da questa spiegazione risulta evidente che tutta la zona dei lungarni pisani costituisce un unico bene paesaggistico. Affinchè quest’affermazione sia valida anche dal punto di vista legale è però necessario che il suddetto complesso di cose immobili sia fatto oggetto di Dichiarazione di notevole interesse pubblico, secondo quanto specificato dall’art.140.

Art. 140. Dichiarazione di notevole interesse pubblico e relative misure di conoscenza. 1. La regione, sulla base della proposta della commissione (commissione provinciale, art.137), esaminati le osservazioni e i documenti e tenuto conto dell’esito dell’eventuale inchiesta pub-blica, entro il termine di sessanta giorni dalla data di scadenza dei termini di cui all’art.139, comma 5, emana il provvedimento relativo alla dichiarazione di notevole interesse pubblico paesaggistico degli immobili indicati alle lettere a) e b) del comma 1 dell’art.136 e delle aree

(10)

indicate alle lettere c) e d) del comma 1 del medesimo art.136. (...)

In effetti la Regione ha emanato la dichiarazione di notevole interesse pubblico nei confronti dei lugarni pisani e di tutti gli edifici che su di essi si affacciano, nel tratto compreso tra i Ponti della Fortezza e della Cittadella. Nel seguito si cita parte di tale dichiarazione, mentre nelle Fi-gure 8.1 e 8.2 è riportata l’individuazione esatta dell’area sottoposta a vincolo, rispettivamente su foto e su ortofotocarta.

DECRETO MINISTERIALE 12 NOVEMBRE 1962

Dichiarazione di notevole interesse pubblico del lungo Arno sito nel territorio comunale di Pisa.

Il ministro per la pubblica istruzione (...) nella adunanza del 27 maggio ha incluso nell’e-lenco delle cose da sottoporre alla tutela paesistica (...) il lung’Arno pisano; (...) il vincolo non significa divieto assoluto di costruibilità o, comunque, di modifiche allo stato del luogo protetto dalla legge, ma impone soltanto l’obbligo di presentare alla competente soprintendenza, per la preventiva approvazione, qualsiasi progetto di lavori che si intendano effettuare nella zona; Decreta:

il lung’Arno sito nel territorio del comune di Pisa, così delimitato: dal Ponte della Fortezza fino al Ponte della Cittadella, includendo a nord i lung’Arni denominati lung’Arno Mediceo, lung’Arno Pacinotti, lungo Arno Simonelli e a sud il lungo Arno Galilei, il lung’Arno Gam-bacorti e il lung’Arno Sonnino, e comprendente i fabbricati che vi si affacciano per la loro profondità e tutti quelli che hanno la facciata sulle piazze che si aprono sul lung’Arno intenden-do cioè, in particolare per la piazza Carrara, fino alla via San Nicola e alla via della Pergola, ha notevole interesse pubblico ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497, ed è quindi sottoposto a tutte le disposizioni contenute nella legge stessa.

(...)

Roma, addì 12 novembre 1962 Il Ministro: Scarascia

Il D.Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42 richiede inoltre, con l’art.135, che l’intero paesaggio venga tutelato attraverso la redazione di appositi piani detti paesaggistici, i quali individuano gli ambiti oggetto di tutela e le misure da porre in opera a tale scopo:

Art. 135. Pianificazione Paesaggistica

1. Lo Stato e le regioni assicurano che il paesaggio sia adeguatamente conosciuto, tutelato e valorizzato. A tal fine le regioni (...) approvano piani paesaggistici, ovvero piani urbanistico-territoriali con specifica considerazione dei valori paesaggistici.

2. I piani paesaggistici, in base alle caratteristiche naturali e storiche, individuano ambiti definiti in relazione alla tipologia, rilevanza e integrità dei valori paesaggistici.

3. Al fine di tutelare e migliorare la qualità del paesaggio, i piani paesaggistici definiscono per ciascun ambito specifiche prescrizioni e previsioni ordinate (...) al mantenimento delle caratteri-stiche (...) dei beni sottoposti a tutela, (...) all’individuazione delle linee di sviluppo urbanistico ed edilizio, (...) al recupero e alla riqualificazione degli immobili e delle aree, (...) all’indivi-duazione di altri interventi di valorizzazione del paesaggio (...).

Lo stesso D.Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42, all’art.145 impone inoltre una stretta interrelazione tra la pianificazione paesaggistica (a tutela del paesaggio) e quella urbanistico-territoriale (a

(11)

Cap.3 - La Ricerca della Forma 65 di 222

FIGURA(8.1) Individuazione Area di Vincolo Paesaggistico, Lungarni (foto)

(12)

governo del territorio). E’per tale motivo che la Regione Toscana integra la Disciplina dei beni paesaggistici all’interno del PIT (Piano di Indirizzo Territoriale).

8.1

Previsioni del Piano Paesaggistico della Regione Toscana

per il centro storico pisano

“Estimations by the Landscape Plan of the Tuscany Region

for the historic center of Pisa”

La Regione Toscana suddivide il proprio piano paesaggistico in 4 sezioni principali. Le pri-me due contengono rispettivapri-mente il docupri-mento e la disciplina del piano, pri-mentre le seconde due si articolano in una molteplicità di schede specifiche per i vari ambiti territoriali della regio-ne. Esse individuano gli obiettivi di qualità, i funzionamenti, le dinamiche, le azioni prioritarie da attuare in ciascuno di tali ambiti, e specificano quindi in maniera pratica ed effettiva i con-tenuti del piano per ciascuna singola area. In particolare la prima di queste due sezioni, la n°3, affronta gli ambiti omogenei in via generale. La sezione n°4 è invece dedicata esclusivamente ai beni paesaggistici soggetti a tutela ai sensi dell’ art.136 del d.lgs. 22/01/2004 n°42.

Per quanto concerne l’ambito pisano la Sezione 3 - “Schede dei paesaggi e individuazione degli obiettivi di qualità, funzionamenti, dinamiche, obiettivi di qualità, azioni prioritarie”specifica per il centro storico:

VALORI OBIETTIVI DI AZIONI

CULTURALI QUALITÀ

I valori storico-culturali presenti nel centro storico della città di Pisa.

Tutela dell’ingente patrimonio storico-architettonico ed urbanistico che qua-lifica l’immagine del centro storico di Pisa, con particolare riferi-mento agli spazi urbani del commerico e della vita collettiva, ai luoghi del sapere, alle eccel-lenze monumentali, al patrimonio storico di matrice medievale.

Ai fini della tutela del patrimonio storico-artistico presente nel centro storico di Pi-sa le politiche settoriali (cultura, mobilità, turismo) in sinergia con quelle territoria-li, provvedono a definire strategie volte al-la valorizzazione ed al recupero di tale pa-trimonio e a garantire il corretto equilibrio tra le diverse funzioni che caratterizzano l’immagine del centro storico di Pisa con particolare riferimento alla programmazio-ne delle funzioni, dei tempi, delle diverse forme di residenza. La pianificazione co-munale assicura che siano applicati gli in-dirizzi per la tutela definiti nella sezione 4 relativi al DM 12/11/1962 G.U.309 del 1962 Lungo Arno sito nel comune di Pi-sa. I soggetti delegati al procedimento re-lativo al rilascio delle autorizzazioni pae-saggistiche verificano l’applicazione di tali indirizzi.

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Cap.3 - La Ricerca della Forma 67 di 222

La Sezione 4 - “Schede dei paesaggi e individuazione degli obiettivi di qualità. Beni pae-saggistici soggetti a tutela ai sensi dell’ art.136 del d.lgs. 22/01/2004 n°42” riporta invece le seguenti schede relative ai lungarni pisani considerati in qualità di bene paesaggistico:

A)ELEMENTI IDENTIFICATIVI

Codice D.M - G.U. Denominazione Comune Superficie (ha) Tipologia ART.136 D.LGS. 42/04 9050217 D.M. 12/11/’62 - G.U. 309/’62

Lungo Arno sito nel territorio co-munale di Pisa

Pisa 38,58 c),d)

Motivazione - La zona predetta ha notevole interesse pubblico perchè costituisce un quadro naturale di particolare bellezza e valore paesistico nonchè un insieme di immobili di caratteri-stico aspetto aventi valore estetico-tradizionale, offrendo inoltre dalle rive del fiume un efficace punto di vista accessibile al pubblico.

B)IDENTIFICAZIONE DEI RISCHI E DEI VALORI, E VALUTAZIONE DELLA LORO PERMA

-NENZA

B1. Elementi rilevati alla data di istituzione del vincolo e valutazione della loro permanenza ad oggi.

Elementi di Valore Permanenza del Valore -Elementi di Degrado . Idrografia Naturale e

Antropica

Fiume Arno Permanenza del Valore

. Sistema Insediativo Insieme degli edifici pro-spettanti sul lungarno

Permanenza del Valore

. Visuali Panoramiche Visuali verso i monti pisani Permanenza del Valore

B2. Elementi rilevati ad oggi.

. IDROGRAFIA NATURALE Il Fiume Arno

rappresen-ta un elemento determinan-te per la morfologia di impianto della città di Pisa.

Il Fiume è inquinato, gli ar-gini e le opere idrauliche appaiono degradati.

. VEGETAZIONE La Piazza di S.Paolo è

alberata con piante di tiglio.

Le piante di tiglio si presen-tano in condizioni fitosanita-rie non buone per tecniche e modalità di potatura errate.

(14)

. Elementi costitutivi an-tropici: territorio aperto

. IDROGRAFIA ARTIFICIALE La presenza del “Sostegno”

quale opera idraulica stori-ca finalizzata a consentire la navigabilità dall’Arno verso Livorno.

Mancata ed errata manuten-zione dell’opera.

Elementi di Valore Elementi di Rischio . Elementi costitutivi

natu-rali

. Elementi costitutivi an-tropici: Insediamenti e Viabilità

. INSEDIAMENTI STORICI Il continuum degli

insedia-menti presenti sui Lungarni riveste carattere identitario.

Interventi individuali non re-lazionati con il continuum dei Lungarni. Aggressione da agenti inquinanti.

. INSEDIAMENTI MODERNI L’edificio sede dei

Canottie-ri Arno.

Alcuni edifici di realizza-zione post-bellica appaiono formalmente di scarso/nullo pregio architettonico.

. VIABILITÀSTORICA I Lungarni ed il Fiume. I Lungarni sono asfaltati,

co-sì come molte piazze. La cartellonistica appare ridon-dante e disordinata. Le pi-ste ciclabili sono disconti-nue e incongruenti, quindi pericolose.

. Visuali Panoramiche Molteplici visuali sono go-dibili da ogni parte dei Lun-garni, in particolare dai Pon-ti sui Lungarni stessi, sulle Piazze ed i vicoli così come dal percorso fluviale.

Abbandono e degrado degli argini e degli scali. Molte Piazze ed i Lungarni stessi sono parcheggi.

Dinamiche di trasforma-zione recente e/o previste

La presenza di numerose insegne pubblicitarie e la cartel-lonistica stradale contribuiscono a modificare la percezio-ne del paesaggio urbano del Lungarno. I percorsi ciclabili, spesso non raccordati, ricavati dal sedime stradale storico stanno modificando l’assetto della viabilità con riflessi an-che sulla percezione dello scenario urbano per la diversa di-sposizione degli spazi di sosta. Tendenza all’abbandono e quindi all’insorgere di fenomeni di degrado degli scali di accesso al greto dell’Arno.

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Cap.3 - La Ricerca della Forma 69 di 222

C) OBIETTIVI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE, ED INDIRIZZI PER LA QUALITÀ PAESAGGISTICA

Obiettivi per la tutela Mantenimento dell’immagine unitaria e continua del tessuto edilizio storico e contemporaneo che caratterizza i lungar-ni. Manutenzione e cura dei manufatti e delle infrastruttu-re storiche legate alle funzioni di trasporto fluviale dell’Ar-no. Mantenimento delle visuali panoramiche che si aprono verso le Apuane dei lungarni.

Obiettivi per la valorizza-zione

Risanamento e valorizzazione degli argini anche per frui-zione pubblica. Adeguata pavimentafrui-zione dei Lungarni e delle Piazze prospicienti e razionalizzazione degli spazi di sosta e dei percorsi ciclabili. Riqualificazione del giardino dell’edificio “Fiumi e Fossi”.

Strategie per il controllo delle trasformazioni: mi-sure e azioni

Definizione di un progetto unitario e esteso ai Lungarni, i Ponti e le Piazze, che preveda interventi di restauro degli edifici di impianto storico e di riqualificazione degli inter-venti risalenti al dopoguerra anche attraverso uno specifico Piano del colore.

Si rileva infine l’assenza di aree gravemente compromesse o degradate, da sottoporre ad interventi sostanziali di recupero e riqualificazione.

8.2

Le implicazioni progettuali del vincolo paesaggistico

Dall’analisi del piano paesaggistico risultano evidenti tre elementi che rappresentano e rendono unico ed irripetibile il centro storico pisano:

1. Il fiume Arno, che ha influenzato in maniera determinante la morfologia e l’impianto urbano della città intera;

2. Gli edifici prospettanti sul lungarno, i quali costituiscono un continuum insediativo di forte carattere identitario e di notevole valore estetico-tradizionale;

3. Le visuali panoramiche verso i monti pisani, molteplici e suggestive, godibili tanto dai ponti quanto dai lungarni stessi.

Il progetto della nuova passerella pedonale dovrà quindi essere capace di dialogare con que-sti tre fattori basilari ed irrinunciabili. Le sue forme ed i suoi colori dovranno essere tali da far sì che essa si possa inserire nel contesto architettonico cittadino, senza turbare gli equilibri preesistenti. E non dovranno neppure essere presenti elementi di altezza tale da precludere la visuale verso i monti a certi punti d’osservazione.

Sarà necessario elaborare una soluzione progettuale ottimizzata, capace di comunicare e di tro-vare armonia con il tessuto urbano, sotto i vari aspetti messi in evidenza nella precedente analisi: la storia, le forme, i colori, le viste.

(16)
(17)

Capitolo 9

Soluzioni formali nel Rispetto dei Vincoli

“Formal solutions in respect of constraints”

9.1

Alcune alternative

“Some alternatives”

Una possibile soluzione, capace di rispettare sia i requisiti di carattere idraulico sia le pre-rogative di stampo paesaggistico, potrebbe essere quella di realizzare un ponte mobile capace di “disimpegnare” il canale in caso di piena. In tal modo il libero deflusso delle acque verso la foce sarebbe garantito, e la completa trasparenza dal punto di vista idraulico assicurata.

Uno stratagemma di questo genere potrebbe anche sposarsi efficacemente con quella ricerca di eleganza compositiva, doverosa ed irrinunciabile all’interno di un contesto di pregio storico-architettonico quale quello del centro pisano. Infatti una soluzione di questa foggia evita volu-tamente il ricorso a tipi costruttivi standardizzati, lasciando ampio spazio alla fase creativa di progettazione architettonica integrata con quella strutturale.

In Figura 3 è riportato un esempio di ponte mobile capace di “basculare” attorno ad una cerniera cilindrica, così da permettere il sollevamento dell’impalcato in caso di piena.

Nelle Figure 1 e 4 sono invece schematizzati due ulteriori tipi di ponte mobile. Il primo si

FIGURA (9.1) Schema di Ponte Mobile “Basculante”

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FIGURA (9.2) Schema di Ponte

Mobile che si “avvolge” su sè stesso

FIGURA (9.3) Schema di Ponte Mobile Telescopico

“avvolge” su sè stesso mentre il secondo dispone di un meccanismo retrattile di tipo telescopico. Entrambi permettono ancora la completa trasparenza idraulica dell’opera in caso di onda di piena.

A fronte di tutti i vantaggi annoverati, purtroppo un ponte mobile comporta costi elevati sotto tutti i profili: progettazione, realizzazione e gestione. Costi significativi se paragonati a quelli di un ponte classico, che di fatto ne precludono la diffusione e ne limitano l’impiego a quei pochi casi in cui essi risultano veramente indispensabili.

Poichè si può senz’altro ritenere che il caso in esame non rientri tra questi, l’impiego di una tale soluzione è da ritenersi superfluo e svantaggioso dal punto di vista economico.

E’per tale motivo che l’ipotesi progettuale del ponte mobile è stata accantonata in favore di quella apparentemente più adeguata del ponte classico “fisso”.

9.2

Evidenze progettuali

“Project’s issues”

Vincoli idraulici così stringenti ed in particolare la richiesta di trasparenza idraulica, pre-cludono in sostanza la possibilità stessa di realizzare l’opera. Con imposizioni di questo tipo viene infatti meno la possiblità di collocare pile in alveo, ed ancora anche quella di impostare le spalle del ponte ad una quota inferiore a quella corrispondente al massimo battente idrico in fase di piena. Di fatto l’unica possibilità rimanente sarebbe quella di un ponte a travata unica completamente rialzato rispetto al piano stradale, soluzione però impraticabile per condiziona-menti ulteriori di carattere paesaggistico.

E’quindi evidente che l’opera non potrà rispettare in toto il vincolo idraulico. E tuttavia, pur senza compiere analisi più approfondite, è di conforto osservare come un altro manufatto di caratteristiche affini a quello che si è in procinto di progettare quale il “Ponte di Mezzo”, abbia superato la terribile “prova” dell’alluvione del 1966 senza riportare danni gravi, e senza che il deflusso delle acque risultasse inevitabilmente compromesso.

É quindi ragionevole pensare che, se la struttura della passerella avrà “caratteri di trasparenza” (dal punto di vista idraulico) simili o meglio ancora migliori rispetto a quelli del “Ponte di

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Mez-Cap.3 - La Ricerca della Forma 73 di 222

zo”, allora la “verifica idraulica” sarà soddisfatta.

La non completa trasparenza idraulica del nuovo attraversamento pedonale è un compro-messo che deve essere inevitabilemente accettato per poter realizzare l’opera nel rispetto del vincolo paesaggistico. La contemporanea ottemperanza delle richieste e delle prescrizioni det-tate da entrambi i vincoli di carattere idraulico e paesaggistico, non può essere raggiunta in alcun modo.

Si può solo cercare di individuare ed adottare una forma che fornisca i risultati migliori sotto tutti i punti di vista, seguendo una logica propria della disciplina dell’“Analisi del Valore”.

9.3

Proposte progettuali preliminari

“Preliminary design proposals”

Dalle considerazioni finora svolte si evince che la soluzione progettuale deve contemperare esigenze di economicità, fattibilità tecnica e tecnologica, nonchè accordo ed armonizzazione con il contesto architettonico presente.

Per individuare la proposta ottimale iniziamo allora con l’analizzare le preesistenze, in partico-lare i ponti cittadini che sono strutture affini a quella che si vuole progettare. Essi sono cinque: partendo da est e procedendo verso ovest si incontrano rispettivamente il Ponte della Vittoria, quello della Fortezza, il Ponte di Mezzo, il Ponte Solferino ed infine quello della Cittadella. Tra questi gli unici dotati di pregio architettonico e stilistico sono senz’altro il Ponte di mezzo e solo parzialmente quello della Vittoria. Entrambi sono ponti ad arco realizzati con struttura in cemento armato rivestita, il primo a campata unica ed il secondo a tre campate. I restanti tre sono tutti “ponti continui” con struttura in cemento armato a vista.

Un primo modo per garantire all’opera una certa integrazione nel tessuto urbano pisano po-trebbe quindi essere quello di adottare una forma classica ad arco, capace di ricollegarsi almeno in modo parziale allo stile dei ponti cittadini esistenti.

Le esigenze di dialogo architettonico con lo scenario urbano non devono però relegare in se-condo piano le ulteriori prerogative dell’opera medesima, che sono quelle di “leggerezza” e di minimo impattosull’ambiente. La leggerezza è da intendersi in senso letterale, ovvero è op-portuno che il manufatto sia leggero in ragione dell’uso esclusivamente “ciclo-pedonale” per il quale viene progettata. Il minimo impatto è inteso invece in ambedue i sensi di minimo impatto visivo sull’ambiente circostante e di minimo impatto idraulico sull’alveo del fiume Arno. Prerogative di questo genere non possono senz’altro essere soddisfatte con la tecnica costruttiva del cemento armato, in quanto essa presuppone strutture massive per definizione. E’ piuttosto appropriato l’uso di materiali con un miglior rapporto peso/resistenza quali l’acciaio, il legno, il vetro.

Nel caso specifico il legno pare immediatamente da escludere per l’assoluta assenza di esempi di impiego di tale materiale all’interno del contesto cittadino. La scelta tra l’acciaio ed il vetro non è invece altrettanto immediata e richiede ulteriori considerazioni di carattere prettamente tecnologico e tecnico.

Le opere in vetro, se ben progettate, presentano in genere una ottima valenza artistica ed archi-tettonica, ma sono rari esempi di strutture vitree paragonabili a quella in esame per dimensioni e destinazione d’uso. Stiamo infatti parlando di una passerella di circa 90 metri di luce in campata

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unica!. Al contrario l’acciaio è un materiale estremamente versatile e performante, che ben si adatta a quasi ogni tipo di sistema compositivo e nella fattispecie anche a quello in esame. Pare allora opportuno, almeno in prima analisi, adottare una struttura metallica magari riservan-doci la possibilità di impiegare al suo interno elementi vitrei per assolvere a funzioni specifiche.

9.4

La soluzione con doppio ordine di archi contrapposti

“The solution with two rows of opposing arches”

Per quanto detto nel paragrafo precedente la struttura della passerella dovrà avere forma ad arco, dovrà inoltre risultare leggera e tale da produrre il minimo impatto visivo ed idraulico. Il materiale da costruzione da adoperare sarà prevalentemente l’acciaio.

Con queste premesse viene naturale pensare ad una struttura composta di tipo reticolare, poichè essa dispone senz’altro di tutte le qualità necessarie a soddisfare ai suddetti requisiti.

In particolare l’idea progettuale che si è andata delinenando in questa fase è quella di un orga-nismo formato da un doppio ordine di archi contrapposti, dei quali uno con funzione portante e l’altro stabilizzante. In tal modo si riesce a sfruttare al meglio il materiale, riducendo il peso della costruzione e conseguentemente anche l’impatto sull’ambiente circostante.

Uno schema grafico della struttura reticolare sopraccitata è riportato in Figura 9.4.

FIGURA (9.4) Schema della

struttura a doppio ordine di archi contrapposti

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Parte IV - Progettazione Strutturale 75 di 222

Come si evince dall’immagine, i parametri da determinare nella struttura in fase preliminare sono sostanzialmente tre:

• dimensioni approssimative dei correnti superiore ed inferiore;

• equazioni algebriche del corrente superiore, e quindi quota indicativa dell’impalcato; • equazioni algebriche del corrente inferiore, e dunque quota d’imposta e di chiave della

passerella medesima.

Entrambi gli archi superiori ed inferiori sono contenuti in dei piani, cosicchè possono essere ottenuti come intersezione di un cilindro con il piano medesimo. La descrizione analitica di tale forma viene data in prima approssimazione mediante due curve paraboliche distinte, le quali rappresentano la proiezione della suddetta intersezione sui due piani coordinati.

In Figura 9.6 sono riportate alcune delle proposte prese in considerazione nella fase di ricerca della forma. Sono stati analizzati archi di parabola del secondo, terzo e quarto ordine. La quo-ta in chiave è rimasquo-ta fissa e pari a 7,5 m.s.l.m., valore di poco inferiore a quello competente al Ponte Solferino nell’intradosso della mezzeria; il punto di imposta del corrente inferiore è invece stato fatto variare tra i 2 ed i 3,5 m.s.l.m., nella ricerca del miglior compromesso tra funzionalità statica, gradevolezza estetica ed architettonica e trasparenza idraulica.

In particolare gli archi di parabola del terzo e quarto ordine si sono rivelati troppo poco curvi nella parte centrale in prossimità del vertice, perciò sono stati scartati in favore di quelli del secondo ordine, decisamente più adeguati sotto molti punti di vista.

In Figura 9.5 sono riportati gli assi della soluzione definitiva, con evidenziate le quote dei punti di chiave e di imposta. Sempre con riferimento a tale Figura ed al sistema di riferimento cartesiano ivi rappresentato, le equazioni che descrivono gli assi risultano essere le seguenti:

a) y = 7, 05 −5,5 422 x2 b) y = 7, 15 − 2,5 422 x2 c) y = 3, 125 +2,825 422 x2 d) y = 2, 475 − 2,0 422 x2

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Parte IV - Progettazione Strutturale 77 di 222

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