• Non ci sono risultati.

II. La letteratura caraibica

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "II. La letteratura caraibica"

Copied!
18
0
0

Testo completo

(1)

II. La letteratura caraibica

You may excel

in knowledge of their tongue

and universal ties may bind you close to them;

but what they say, and how they feel –

the subtler details of their meaning,

thinking, feeling, reaching –

these are closed to you and me.

(G. Adali-Mortty)

(2)

1. Introduzione

Prima di offrire una rapida panoramica della letteratura del bacino caraibico, ritengo opportuno soffermarmi sulla questione terminologica.

Cosa si intende con letteratura caraibica? La domanda non è semplice come può sembrare; la prima risposta che viene in mente è che sia la letteratura dei Caraibi; ma di quali paesi? Da quanto ho cercato di evidenziare nel capitolo precedente, i Caraibi sono un'entità estremamente particolare ed eterogenea; dare una definizione unica a un fenomeno così sfaccettato è difficile. Siamo di fronte a un caso in cui sotto un termine ombrello confluisce un insieme variegato di realtà culturali, ciascuna con la propria specificità; forse uno dei pochi elementi in comune è il fatto che razza ed etnia sono sempre state indicatori dello status sociale dei singoli paesi e hanno dato forma alla letteratura regionale.

Affrontare lo studio di un ambito la cui sola denominazione si dimostra già in partenza problematica non è un compito facile e negli anni ha dato luogo a molteplici interpretazioni e classificazioni: alcuni studiosi, come Stierstorfer, hanno suddiviso il corpus letterario a seconda della lingua, distinguendo quindi tra letteratura caraibica anglofona, ispanofona, francofona, ecc.1 Altri, come

Dabydeen, hanno ristretto la definizione di letteratura caraibica dal punto di vista cronologico e hanno delimitato il fenomeno al periodo che va dal XV secolo, ossia dall'arrivo degli Europei nei Caraibi, fino ai giorni nostri.2

Parlando di letteratura caraibica a livello tematico e narrativo, emergono due contraddizioni:3 in primo luogo, i “Caraibi” come entità singola e unitaria non

esistono; con questo termine, infatti, si intende un insieme di isole e territori

1 Si veda Klaus, Stierstorfer, (a cura di), Reading the Caribbean: Approaches to Anglophone

Caribbean literature and culture, Heidelberg, Universitätsverlag Winter, 2007.

2 Si veda David, Dabydeen, Nana, Wilson-Tagoe, op. cit.

3 Cfr. Jana, Gohrisch, “Caribbean Literature II: Themes and Narratives”, in Klaus, Stierstorfer, (a cura di), Reading the Caribbean: Approaches to Anglophone Caribbean literature and

culture, Universitätsverlag Winter, Heidelberg, 2007, pp. 51-53.

(3)

continentali compreso tra il mare dei Caraibi e l'oceano Nord Atlantico. Queste isole si distinguono per configurazione ambientale e composizione etnica della popolazione, con tutto ciò che ne consegue in termini di diversità e specificità storiche, culturali e linguistiche, come per esempio la lingua: nei Caraibi convivono inglese, spagnolo, francese e olandese assieme alle relative varianti creole.

In secondo luogo, nel XXI secolo si registra una scarsa fruizione della letteratura caraibica nei Caraibi, ossia poca letteratura prodotta da autori residenti sul territorio è pubblicata da case editrici caraibiche e distribuita tramite reti locali: da tempo, infatti, questa letteratura ha seguito i suoi rappresentanti ed è emigrata in Gran Bretagna, Stati Uniti e Canada.

La letteratura, in linea generale, ha tra i suoi scopi quello di documentare e mostrare gli schemi culturali e la storia sociale che fondano una civiltà;4 nei

Caraibi, si mescolano vari frammenti rappresentativi di ogni zona culturale nel mondo in essi presente (Amerindia, Africa, Europa e Asia) e questa ricchezza si riflette nella varietà e diversità delle sue letterature. Allo stesso tempo, poiché ciascun artista ha il proprio modo di comprendere il mondo attraverso la lettura, l'ascolto e la risposta, i testi letterari danno forma e riflettono la storia e cultura di un dato luogo.5

Negli ultimi cinquant'anni, è stato registrato un cambiamento netto nei modelli di produzione culturale caraibica, spostando l'attenzione verso nuovi temi e prospettive. Nelle generazioni precedenti, con scrittori come Edward Kamau Brathwaite e Derek Walcott, la creazione delle opere partiva dalle storie ed esperienze caraibiche legate ai fenomeni del colonialismo, postcolonialismo, schiavitù e indentured labour ed erano attuate strategie culturali di resistenza e

4 Cfr. Kevin, Meehan, Paul B., Miller, “Literature and Popular Culture”, in Richard S., Hillman, Thomas J., D'Agostino, Understanding the Contemporary Caribbean, Kingston, Ian Randle Publishers, 2003, p. 305.

5 Si veda anche il saggio di Alison, Donnell, “The Lives of Others. Happenings , Histories and Literary Healing”, in Michael A., Bucknor, Alison, Donnell, (a cura di), The Routledge

Companion to Anglophone Caribbean Literature, London, Routledge, 2011, pp. 422-31.

(4)

sviluppo linguistico. Nelle generazioni nuove, invece, la scrittura parte dall'esperienza degli immigrati all'estero, in particolare in Gran Bretagna, suscitando un nuovo interesse per le storie comuni di esilio ed emigrazione attraverso culture e continenti. Queste generazioni agli antipodi hanno in comune la ricerca di un modo per trascendere dall'elemento distruttivo della storia caraibica di schiavitù e servitù, colonialismo e postcolonialismo e di una storia di immigrazione caratterizzata dalla discriminazione razziale.6

Infine, una caratteristica universale dell'identità culturale caraibica è la presenza di una serie di tensioni creative: espressione scritta contro espressione orale popolare; interazione di una molteplicità di lingue; dinamica di dominazione, resistenza e lotta per l'autonomia; scontro tra l'identità individuale della singola isola e l'identità collettiva della regione caraibica; il conflitto tra il desiderio di stabilire una casa e un'identità nei Caraibi e la spinta al movimento, all'esilio.

2. Dalle origini all'Ottocento

2.1 Prime civiltà

Spesso si pensa che la storia culturale caraibica abbia avuto inizio con l'arrivo degli Europei; questa idea deriva dalla considerazione che le popolazioni native si siano ormai estinte e non vi sia più traccia della loro antica cultura, ma in realtà, in alcune regioni dei Caraibi, come le isole di Dominica e St. Vincent, vivono ancora comunità di nativi caraibici.

Negli ultimi anni si è assistito a una rinascita degli studi formali dell'arte e cultura indigene (canti, storie, danze, architettura) e a un maggior

6 Cfr. Jana, Gohrisch, op. cit., pp. 53-55.

(5)

coinvolgimento delle persone indigene in movimenti internazionali, portando alla luce quanto la cultura moderna caraibica sia ricca di riferimenti alla civiltà nativa. Arte nativa e letteratura caraibica moderna condividono alcuni tratti fondamentali come il multilinguismo e la convivenza di un genere scritto d'élite e di uno orale popolare.7

2.2 Dal Quattrocento al Settecento

In questo periodo, la produzione letteraria è assai scarsa ed è appannaggio di una minoranza bianca europea e delle élite creole; il genere predominante è la poesia derivativa e imitativa, ossia la tendenza a un'eccessiva fedeltà ai modelli culturali della madre patria e a una ristrettezza di prospettive con la totale assenza di considerazione del punto di vista caraibico.

La letteratura locale scritta trae ispirazione, per molte delle sue immagini distintive e dei temi, dalla corrispondenza diplomatica e dai racconti dei viaggi prodotti in questo periodo. Scritti in gran parte dagli Europei, questi testi sono documenti importanti del processo in corso di creolizzazione o adattamento culturale: forniscono, infatti, descrizioni dettagliate sulla vita dei pirati, dei proprietari di piantagioni e offrono testimonianze preziose, anche se spesso con una prospettiva ostile e parziale, della cultura indigena.

Dal punto di vista letterario, la tradizione dei resoconti di viaggio è significativa per almeno cinque aspetti: primo, questi testi coloniali ritraggono l'economia politica emergente del sistema delle piantagioni; nei loro resoconti sul cambiamento del paesaggio locale, storici e viaggiatori fissano alcune immagini di ambito domestico (come quelle relative alle case e ai giardini delle classi sociali più ricche) che diventeranno in seguito l'emblema della dominazione europea nella narrativa e poesia dei secoli successivi. Secondo, storie e racconti

7 Cfr. Kevin, Meehan, Paul B., Miller, op. cit, pp. 306-8.

(6)

di viaggi rappresentano il compendio del lavoro letterario di questa fase storica. Terzo aspetto, la scrittura documentaria fatta dagli Europei, anche se generalmente ostile e prevenuta, fornisce testimonianze uniche della cultura popolare fra gli Africani e i nativi di discendenza africana. Quarto, l'uso estensivo del genere documentario anticipa importanti forme letterarie locali, come la narrativa degli schiavi dell'Ottocento e il racconto-testimonianza del Novecento. Quinto, le storie e i racconti dei viaggi caraibici hanno influenzato scrittori come Daniel Defoe (Robinson Crusoe) e Aphra Behn (Oronooko, Or the

Royal Slave).8

2.3 L'Ottocento

La fine della rivoluzione ad Haiti, nel 1804, inaugura una nuova fase della storia culturale dei Caraibi, a cominciare dal fatto che la letteratura è scritta sempre più spesso da autori caraibici, i quali cercano di definire e celebrare le identità caraibiche e di ridurre la distanza tra produzione colta scritta e popolare orale.

Assieme agli aspetti economici e politici della formazione della nazione, la popolazione deve affrontare anche la sfida culturale di riunire in una comunità nazionale compatta gruppi divisi da antagonismi razziali e classisti. Gli intellettuali combattono contro l'isolamento, la censura e il loro stesso sciovinismo razziale e nell'ambito della poesia emergono autori come Plácido, José Martí e Salomé Ureña de Henríquez.

Ancor più della poesia, la prosa romantica si erge come strumento letterario chiave per lo sviluppo della cultura nazionale dell'Ottocento. Il genere del romanzo nazionale, oltre a presentare una storia sulla nascita della nazione, introduce anche personaggi ideali che rappresentano le principali classi in una

8 Cfr. Ibidem, pp. 309-12.

(7)

data società. Tuttavia, la narrativa nazionalista e abolizionista dell'Ottocento è scritta quasi esclusivamente da visitatori europei di passaggio o da autori caraibici di discendenza europea. Un elemento comune di questi testi è la tendenza, ereditata dagli storici e viaggiatori della letteratura precedente, a rappresentare la società della piantagione dal punto di vista del proprietario bianco, anche quando si descrive la brutalità del sistema e si fa appello a riformarla o distruggerla.

Connesso alla questione nazionale, un tema letterario frequente è la lotta per l'abolizione della schiavitù, fortemente contrastata da una visione eurocentrica della cultura. Fino alla metà del XIX secolo, la produzione e la diffusione della cultura sono in mano alle élite europee e anche se nella seconda metà gli intellettuali e scrittori neri hanno iniziato ad avere uno spazio proprio in giornali e riviste, godono tuttavia di scarsa visibilità.

È solo verso la fine del secolo che tra gli intellettuali prende forma una coscienza razziale, che permette la nascita di tendenze in opposizione alle istituzioni popolari (chiesa e stato), accusate di perpetuare l'oppressione e il controllo mentale sui coloni. Queste tendenze si sviluppano attraverso generi e punti di vista sulla società molto differenti rispetto ai testi prodotti dagli autori europei, con esponenti come Juan Francisco Manzano (Autobiografía de un

esclavo), Mary Prince (The History of Mary Prince), Miguel Barnet (Biografía de un cimarrón).9

Una delle opere rappresentative di questo periodo è il romanzo New Day di Victor Stafford Reid: racconta la prima protesta giamaicana contro l'impero britannico nel 1865 ed è stato scritto come risposta e protesta contro la prospettiva europea sulla rivolta, che ne dava un'interpretazione falsata e ingiusta. Un altro fattore di novità è costituito dal fatto che per la prima volta uno scrittore usa un linguaggio vernacolare, in questo caso il dialetto giamaicano, per scrivere un romanzo.

9 Cfr. Ibidem, pp. 312-5.

(8)

Il romanzo di Reid rispecchia l'ambiguità della situazione delle isole e in particolare mostra l'impatto provocato dal colonialismo nelle loro società. Si avverte un desiderio di recupero della propria identità e di conquista dell'indipendenza, ma escludendo gli schiavi dalla storia e dal processo di liberazione; in altre parole, la libertà per i coloni non prevedeva la libertà per gli schiavi.

3. Il Novecento e la nascita della letteratura

postcoloniale

3.1 Prima metà del Novecento

In questo periodo si forma e sviluppa una coscienza nazionalista nel popolo caraibico, grazie a molti fattori: la Guerra anglo-boera e la I Guerra Mondiale, durante le quali i soldati caraibici sperimentano in prima persona il razzismo da parte dei commilitoni inglesi; la nascita di molti movimenti popolari, come il Marcus Garvey Movement, che contribuiscono a dare forma alla coscienza razziale. Infine, la crisi economica americana degli anni Venti e Trenta, che esaspera i livelli di disoccupazione e povertà, portando la gente ad attuare scioperi e ribellioni.

In questo periodo, c'è una crescente convergenza tra l'attività culturale popolare e d'élite: infatti, anche in seguito all'emancipazione dall'Europa, le società subiscono sempre di più il fascino e l'attrazione verso le forme popolari che si esprimono in canti, danze, espressioni linguistiche locali e pratiche religiose. Contemporaneamente, queste forme lasciano l'impronta anche nei gruppi d'élite, che si pongono l'obiettivo di formare circoli e riviste letterarie e di codificare e analizzare la cultura, sviluppando espressioni letterarie diverse basate su tali forme, compresi canti, proverbi in lingua creola e racconti di

(9)

animali (ad esempio il ragno Anancy).

Dal punto di vista sociale e politico, la letteratura prodotta dai circoli e dalle riviste mira a intensificare le dinamiche anticoloniali in tutta la regione: promuove volutamente l'incorporazione delle parlate popolari nella produzione letteraria scritta, rinforzando così la tendenza alla creolizzazione letteraria in modo da indirizzarla verso un processo di sviluppo culturale autonomo. I circoli e le riviste, inoltre, favoriscono in modo esplicito e implicito la relazione tra gli intellettuali e le masse; il risultato di questi processi è un generale movimento verso una cultura nazionale più unificata e un rafforzamento della resistenza alla dominazione esterna.

La borghesia dell'epoca comincia a percepirsi come nazione e inizia a interessarsi alla storia e cultura locali: autori come Herbert G. De Lisser e Thomas H. MacDermot (sotto lo pseudonimo di Tom Redcam), lavorano per creare un pubblico di lettori a livello locale, attraverso lo sviluppo di temi dominanti quali la vita dei gruppi sociali svantaggiati.

A partire dagli anni Venti, si verifica un cambiamento di tendenza: gli scrittori non sono più interessati ad attrarre l'attenzione del pubblico locale, poiché sono pubblicati con maggior frequenza all'estero, soprattutto negli Stati Uniti e Gran Bretagna, tendenza in atto ancora oggi. Alla fine degli anni Venti, nasce a Trinidad il Beacon Group, gruppo apertamente anti-colonialista e fondatore del giornale letterario The Beacon, a cui seguono molti altri, con l'obiettivo di richiamare l'attenzione verso la cultura letteraria caraibica.10

Il genere letterario principale di questo periodo è il realismo sociale: la narrativa esplora le implicazioni psicologiche della vita all'interno del sistema coloniale, caratterizzato da processi di creolizzazioni su molti livelli (linguistico, culturale, biologico, ecc.). L'assenza di modelli letterari indigeni forti, atti a esprimere in modo concreto l'esperienza caraibica, spinge gli autori a sperimentare le varie tradizioni narrative e il creolo. Il loro obiettivo è staccarsi

10 Cfr. David, Dabydeen, Nana, Wilson-Tagoe, op. cit., pp. 14-15.

(10)

dalla svalutazione stereotipata della lingua creola come una varietà linguistica non-standard associata all'arretratezza e a una bassa condizione sociale, attraverso l'uso di essa nei discorsi dei personaggi.11

3.2 Anni Cinquanta e Sessanta

Il periodo tra la fine della II Guerra mondiale e la metà degli anni Sessanta segna una svolta senza precedenti nella scrittura, editoria e nella recezione mondiale della letteratura caraibica. Il momento più produttivo si può individuare tra il 1937, durante la fase di culmine per le rivolte e gli scioperi per l'emancipazione, e il 1962, anno in cui si scioglie la Federazione delle Indie Occidentali. In questi anni si consolida maggiormente la coscienza politica, legata al movimento anti-coloniale.12

La letteratura si dedica a un più rigoroso esame dell'esperienza coloniale, combinando una prospettiva anti-coloniale con la ricerca di nuove definizioni e valori per la società. Il passato viene raccontato e ricreato in termini più narrativi per poter esplorare le complesse conseguenze storiche della dipendenza e ribellione coloniale; gli autori si confrontano con il passato attraverso una prospettiva rivolta al futuro delle comunità caraibiche, alle questioni riguardanti la personalità, l'identità e l'autoaffermazione. La preoccupazione per la transizione e l'evoluzione sociale non è solo dal punto di vista del progresso e della crescita economica, ma è anche e soprattutto il tentativo di catturare il vero senso e la vera essenza del mondo caraibico.

Un fenomeno che caratterizza tutti i paesi dei Caraibi e che incide nell'ambito letterario è l'emigrazione; molti scrittori emigrano con la speranza e la convinzione di avere un'eredità in comune con la madre patria e il mondo

11 Cfr. Jana, Gohrisch, op. cit., p. 58.

12 Cfr. David, Dabydeen, Nana, Wilson-Tagoe, op. cit., pp. 13-22.

(11)

occidentale. Ironicamente, è proprio l'esperienza dell'esilio e dell'emigrazione che dà visibilità e fama ad autori come Édouard Glissant, Alejo Carpentier, Samuel Selvon e George Lamming, anche nelle loro terre natali.

La cultura nazionale sembra quindi raggiungere i suoi livelli più alti proprio quando la popolazione caraibica, scrittori compresi, lascia le isole in gran numero. Mentre nei Caraibi le divisioni politiche post-indipendenza mettono le varie etnie una contro l'altra in lotta per il controllo politico ed economico, gli autori emigrati in Gran Bretagna da un lato sperimentano la discriminazione razziale, dall'altro creano una comunità intellettuale viva e attiva e un ambiente lavorativo favorevole, riscuotendo molto successo di pubblico e critica.13

La dialettica dell'esilio e del nazionalismo viene promossa, in parte, dall'economia, in particolare a causa dell'alto tasso di disoccupazione nei Caraibi e della necessità di forza lavoro per la ricostruzione dei paesi europei devastati dalla guerra. In parte, è una conseguenza politica del mandato delle Nazioni Unite del dopoguerra di smantellare gli imperi coloniali: questo mandato velocizza il processo verso l'autonomia locale che viene conquistata dai lavoratori del petrolio, minatori e lavoratori nelle fabbriche durante gli scioperi e le agitazioni degli anni Trenta. In aggiunta agli sviluppi economici e politici, nella spinta verso il nazionalismo ci sono, come nel secolo precedente, importanti fattori culturali.14

Dal punto di vista storico-culturale, il boom letterario in tutti i Caraibi che ha contribuito a sviluppare la coscienza nazionalista si articola attraverso nuovi movimenti come la Negritude nelle società francesi, il Negrismo a Cuba e Porto Rico e il Caribbean Artists Movement per gli scrittori anglofoni a Londra; l'elemento importante della struttura letteraria di tali movimenti è il consolidamento di giornali e riviste.

Verso la metà degli anni Sessanta, si forma a Londra un nucleo di scrittori e

13 Cfr. Ibidem, pp. 18-20.

14 Cfr. Kevin, Meehan, Paul B., Miller, op. cit., pp. 320-1.

(12)

artisti che si riuniscono sotto il nome di Caribbean Artists Movement e che si propongono di analizzare le problematiche inerenti alla questione dell'esilio e del nazionalismo. Essi partono dall'esperienza dell'emigrazione-esilio a Londra per tornare indietro ai Caraibi, con lo scopo di ispirare e collaborare con le realtà specifiche locali a Trinidad, Guyana, Stati Uniti e Canada. Il movimento riassume il lavoro e le idee della generazione di scrittori itineranti e dislocati e, allo stesso tempo, segnala anche un movimento che va oltre il nazionalismo e verso il regionalismo pan-caraibico e rafforza le sensibilità riguardo la diaspora.15

Un altro evento significativo, sia per gli emigrati caraibici in Gran Bretagna che per gli abitanti dei Caraibi, è la nascita nel 1946 del programma radiofonico

Caribbean Voices trasmesso dalla BBC:16 il programma contribuisce alla

formazione e definizione della letteratura caraibica e incoraggia gli scrittori a sperimentare il creolo e le forme della cultura popolare orale. Inoltre, dà modo di far conoscere gli autori anche nei rispettivi paesi natii, aiuta a creare una identità caraibica comune in entrambi i paesi e, infine, costituisce un trampolino di lancio per le carriere di moltissimi scrittori.

Per quanto riguarda i temi, alcuni sono comuni a tutte le realtà letterarie caraibiche, come l'infanzia e adolescenza durante il colonialismo, l'emigrazione e la vita in esilio e la negoziazione della forma narrativa. L'infanzia è anche la metafora di una crescente consapevolezza della realtà locale nel periodo di transizione dalla dipendenza coloniale all'indipendenza post-coloniale.17

Un altro tema comune è la denuncia dello sgretolamento delle comunità nei villaggi a causa del collasso dell'economia delle piantagioni e del crescente malcontento sociale; a esso si associano i motivi dell'alienazione e la perdita dell'integrità dell'io dovuti ai cambiamenti politici e personali.

Altro tema ricorrente è il confronto tra il mondo rurale, simbolo dei valori della cultura africana incentrati sulla comunità, e la città, simbolo dell'ascesa

15 Cfr. Ibidem, pp. 322-4.

16 Cfr. Jana, Gohrisch, op. cit., p. 59. 17 Cfr. Ivi.

(13)

sociale attraverso un'educazione coloniale euro-centrica, la negazione dell'eredità africana e creola incivile e l'immersione in una cultura borghese urbana.

Infine, un aspetto comune è il riferimento extra-testuale alla letteratura britannica: ad esempio, il riferimento, da parte di molti scrittori, ai personaggi di Prospero e Calibano della Tempesta di Shakespeare è una metafora per la relazione colonizzatore-colonizzato;18 oppure, molti romanzi europei vengono

riscritti in chiave coloniale, come Wide Sargasso Sea di Jean Rhys, scritto come risposta a Jane Eyre di Charlotte Brontë. In molti casi, si tratta di una strategia volta al lettore (reader-oriented), ossia è un modo per facilitare la ricezione dei testi da parte di un pubblico intellettuale che possiede una mentalità occidentale. La familiarità con i testi inglesi rende più facile al lettore concentrarsi sugli elementi non familiari della cultura popolare caraibica, così che possa apprezzare l'integrazione dei due mondi, il proprio e l'altro.19

3.3 Ultimi decenni

Ispirati dagli sviluppi politici come la nascita della Federazione delle Indie Occidentali (1958) e l'espulsione del dittatore filo-americano Batista a Cuba (1959), molti scrittori, artisti e intellettuali si volgono nuovamente ai Caraibi, in senso fisico e simbolico. Tuttavia, l'idealizzazione del ritorno in patria si scontra con la realtà delle divisioni sociali perduranti, la corruzione politica e la dipendenza economica.

Di fronte a uno scenario storico che vede lo scioglimento della Federazione delle Indie Occidentali nel 1962 a causa delle rivalità tra le isole, le restrizioni imposte sulla libertà d'espressione a Cuba dopo il 1968, gli episodi di dittatura ad Haiti e nella Repubblica domenicana e i continui problemi nei territori francesi,

18 Si veda, per esempio, The Pleasure of the Exile di George Lamming. 19 Cfr. Jana, Gohrisch, op. cit., pp. 61-62.

(14)

la letteratura caraibica continua a esprimere il desiderio di autonomia e indipendenza. Gli scrittori interrogano se stessi e la società sulle barriere persistenti che impediscono una totale integrazione e liberazione delle singole isole e dei Caraibi nel loro insieme; alla questione dell'esilio e del nazionalismo, si aggiunge il tema del ritorno in patria e della disillusione.

Di recente, si è rafforzato ulteriormente il legame della letteratura con le forme culturali popolari. Brathwaite, per esempio, ha proposto l'idea di basare la poesia sulla parlata vernacolare e di far ricorso anche alla musica e al canto: quella che l'autore chiama nation language, infatti, proviene dalla tradizione orale e si basa molto sul suono. In altre parole, il rumore che fa è parte del significato e ignorare questo rumore vuol dire perdere parte del significato.20

Inoltre, Brathwaite inserisce la nation language nella “espressione totale”: la tradizione orale richiede la partecipazione non solo dell'artista, ma anche del pubblico uditore; dal punto di vista emotivo, il pubblico risponde al rumore e ai suoni percepiti e rimanda questa sua reazione/risposta all'artista.21 Non tutte le

lingue, e non tutte le varietà di inglese, hanno tale caratteristica, che permette loro di creare questo flusso continuo di comunicazione. Non tutte hanno la peculiarità della nation language, “[a]nd this total expression comes about because people live in the open air, because people live in conditions of poverty, because people come from a historical experience where they had to rely on their own breath pattern”.22

Anche nella prosa scritta, la musica è spesso usata per esprimere la resistenza culturale e la reazione di fronte all'alienazione culturale.

[L]anguage does really have a role to play here, certainly in the Caribbean. But it is an English that is not the standard, imported, educated English, but that of the submerged, surrealist experience and

20 Cfr. E. Kamau, Brathwaite, op. cit. pp. 24-25. 21 Cfr. Ivi.

22 Ivi.

(15)

sensibility, which has always been there and which is now increasingly coming to the surface and influencing the perception of contemporary Caribbean people.23

Il cinema e il teatro, al pari della musica, hanno avuto un impatto significativo nella cultura letteraria e popolare dei Caraibi contemporanei; in entrambi gli ambiti, si verifica la medesima spinta verso l'uso del linguaggio vernacolare. Questi sviluppi in ambito musicale, cinematografico e teatrale, assieme all'integrazione di tali forme popolari nella letteratura scritta, rappresentano un altro tentativo da parte degli scrittori di affrontare la questione del ritorno in patria e della disillusione.

Sebbene sia stato presente anche nelle fasi storico-culturali precedenti, un fenomeno tipico dell'epoca moderna che ha contribuito a definire la letteratura, è l'affermazione di una letteratura al femminile, che esprime la volontà delle donne di affrontare molte delle tematiche canoniche della letteratura caraibica. A partire dagli anni Settanta, molte scrittrici cominciano a occuparsi della discriminazione e sfruttamento sessuali e delle perdite subite in seguito alla transizione dei Caraibi verso la modernità occidentale.24 Questa tendenza continua anche nella

decade successiva, periodo in cui sempre più scrittrici nere iniziano a parlare della loro esperienza individuale dell'oppressione razziale e di classe sia nei Caraibi sia in Gran Bretagna.

Le scrittrici caraibiche criticano il modo in cui gli scrittori hanno tematizzato la liberazione e la richiesta di autonomia nazionale: nei testi nazionalisti classici i personaggi femminili sono spesso marginali e passivi, mentre i personaggi maschili assumono un ruolo attivo e decisivo nel modellare la storia. Le scrittrici invertono questa tendenza e posizionano la donna in ruoli più centrali e attivi. Inoltre, mentre nei testi in cui domina l'uomo la lotta per la libertà spesso avviene solo all'esterno del personaggio, le scrittrici spostano il luogo della lotta per la

23 Ibidem, p. 21.

24 Cfr. Jana, Gohrisch, op. cit., pp. 59-60.

(16)

libertà nell'interiorità ed enfatizzano tanto la riconciliazione filiale con le tradizioni ancestrali autoritarie quanto la ribellione contro la tradizione.

4. Conclusioni

La letteratura caraibica all'inizio del XXI secolo è il frutto di un'eredità culturale antica di secoli e di un adattamento culturale intenso alle condizioni politiche ed economiche dell'ambiente. La dominazione politica e lo sfruttamento socioeconomico delle potenze del Primo mondo continuano a strutturare l'attività culturale, come è stato dal 1492. Se è vero che in molti altri paesi gli scrittori hanno affrontato i problemi sociali nati dall'alienazione, come la povertà, la disoccupazione e la violenza, è anche vero che nei Caraibi, comunque, questi problemi sono stati, e sono tuttora, particolarmente complessi, perché sono profondamente radicati nel tessuto sociale e culturale.

La tensione tra esilio e ritorno in patria, tra vivere da stranieri o radicati in un luogo, è un aspetto caratteristico dell'esperienza caraibica; la generazione più recente di artisti letterari comprende un numero indicativo di scrittori situati in un contesto diasporico, come Merle Collins, Junot Díaz e Edwidge Danticat. Le risposte di questi scrittori alla dislocazione fanno da eco alle parole degli scrittori precedenti fino ad arrivare a Mary Prince; tuttavia, il senso di bi-nazionalismo risolve alcune delle questioni e polemiche che hanno marcato tradizionalmente il problema di locazione fisica dello scrittore caraibico.

È la capacità di riflettere i Caraibi in tutta la loro diversità caleidoscopica che definisce la letteratura caraibica più di ogni altro aspetto. Nei periodi precedenti, si è data molta enfasi alle influenze culturali europee, africane e indiane in quanto aspetti dell'identità culturale caraibica; oggi, a questi elementi si aggiungono nuove identità e fenomeni, come ad esempio l'eredità cino-giamaicana.

(17)

In tempi recenti, le discussioni critiche sono ritornate sull'idea di “caraibicità” intesa come processo di creolizzazione: secondo alcuni studiosi, come Brathwaite, la creolizzazione si riferisce alla relazione osmotica che esiste tra le varie tradizioni culturali nella società di una data isola, mentre secondo altri, come Jean Bernabé, viene definita in termini di aggregato interazionale e transnazionale di elementi culturali caraibici, europei, africani e asiatici. In generale, viene sottolineato che la creolizzazione è un processo di accrescimento storico, che si comprende attraverso il lavoro di recupero storiografico.25

Il dislocamento degli scrittori caraibici in Gran Bretagna è sul punto di cancellare la letteratura caraibica nel senso tradizionale. Ciò non significa che non ci sarà più letteratura scritta da persone di retaggio caraibico e che tratta di temi caraibici: per gli scrittori delle prime generazioni, l'attenzione era rivolta anzitutto ai Caraibi; le generazioni successive mostrano un doppio interesse sia per i Caraibi che per la Gran Bretagna. I giovani scrittori continuano a occuparsi di retaggio caraibico, ma da una prospettiva britannica e con il desiderio di ridefinire il concetto di “britannicità”. Questi scrittori possono essere una ricchezza per entrambe le parti: essendo insider e outsider allo stesso tempo, possono guardare alle società con un occhio critico imparziale, ossia hanno a disposizione un bagaglio culturale maggiore per discutere la questione di appartenenza a entrambi i paesi.26

Nel corso del tempo, alcuni temi sono cambiati, altri invece sono comuni a tutte le generazioni: il tema ricorrente è certamente la discriminazione razziale, accompagnato da quella di genere e classe. Anche se può assumere forme diverse nei Caraibi o in Gran Bretagna, gli effetti sono gli stessi: alienazione, divisione dell'io, ricerca infinita della completezza dell'identità. Altro elemento fondamentale è il linguaggio come forza in grado di definire la percezione individuale della realtà presente e passata; con rinnovata urgenza, questi scrittori

25 Cfr. Lincoln Z., Shlensky, “Hybridity and Subalternity in the Postcolonial Caribbean. Splitting the Difference”, in Michael A., Bucknor, Alison, Donnell, (a cura di), The Routledge

Companion to Anglophone Caribbean Literature, London, Routledge, 2011, pp. 304-12.

26 Cfr. Jana, Gohrisch, op. cit., pp. 68-69.

(18)

confrontano il precedente potere coloniale con la falsa rappresentazione della storia, chiedendo una rivalutazione del passato come base da cui poter assicurare il futuro per la propria cultura e tradizione.27

27 Cfr. Ivi.

Riferimenti

Documenti correlati