Capitolo 1
Patogenesi della Leishmaniosi canina
La Leishmania è un protozoo dell’ordine dei Kinetoplastida (Famiglia Tripanosomidae) che si comporta da parassita difasico in quanto completa il suo ciclo biologico in due ospiti: nell’ospite invertebrato, ossia il flebotomo, è presente sotto forma di promastigote mentre nell’ospite vertebrato si trova sotto forma di amastigote.
In questa immagine sono visibili numerosi promastigoti di Leishmania spp
Il cane è considerato il serbatoio della leishmaniosi viscerale dell’uomo.
In base alla morfologia, all’insetto vettore, al tipo di lesione che provoca nell’ospite, ai test sierologici e alla distribuzione geografica, vi sono diverse specie e sottospecie di Leishmania che vengono classificate in zimodemi, ossia popolazioni di parassiti con quadri isoenzimatici simili.
Valutando il DNA del Kinetoplasto si può ulteriormente classificare il parassita in schizodemi.
Il flebotomo è un insetto ematofago notturno che alberga la forma flagellata del parassita, ossia il promastigote, nell’apparato succhiatore. Quando punge l’ospite vertebrato, il promastigote viene inoculato e quindi fagocitato da cellule del
sistema reticolo-endoteliale, come i macrofagi e le cellule dendritiche, diventando amastigote e incominciando a replicare.
Sono documentate altre vie di trasmissione, sebbene più rare, come quella verticale in utero e quella attraverso trasfusioni di sangue infetto, quest’ultima specialmente nell’uomo.
Il tipo di risposta immunitaria che si può instaurare nell’ospite vertebrato è sostanzialmente di due tipi: cellulo mediata o umorale.
La risposta cellulo-mediata vede il coinvolgimento dei linfociti T helper 1 e la produzione di citochine quali INF- γ e TNF- α, questa risposta immunitaria e di tipo protettivo in quanto è associata ad una prognosi favorevole.
La risposta umorale, invece, vede coinvolti i linfociti T helper 2 e la produzione di citochine come IL-10 e IL-4, associate ad una risposta non protettiva correlata, spesso, ad una prognosi infausta.
L’instaurarsi di un tipo o dell’altro di risposta dipende da fattori che riguardano sia il parassita (in particolare la carica parassitaria), sia l’ospite (genetica, stato di salute, stile di vita).
Vi sono tuttavia delle razze più predisposte a contrarre la malattia e una di queste è il Boxer.
SPECIE DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA
SERBATOIO
Leishmania infantum Bacino del Mediterraneo,
Asia Centrael, Medio Oriente, Cina
Cane
Leishmania chagasi America Centrale e
Meridionale
Cane Leishmania donovani India, Africa, Mediterraneo
orientale
Uomo
Leishmania tropica Nord Africa, Medio Oriente
Asia Centrale
Uomo Cane?
Leishmania major Africa, Medio Oriente, Asia
Centrale
Roditori
Leishmania aethipoica Etiopia e Kenia Iracoidei
Leishmania Mexicana America Centrale Roditori
Leishmania amazonensis America Merdidionale, Nord Amazzonia
Roditori Leishmania
venezuelensis
Venezuela Sconosciuto
Leishmania braziliensis America
Centrale/Meridionale, Messico
Cane e altri mammiferi della foresta pluviale
Leishmania guyanensis Guyana, Brasile Bradipi
Leishmania lainsoni Brasile, Bolivia, Perù Roditori
Leishmania naiffi Brasile, Guyana, Ecuador,
Perù
Armadilli
Leishmania panamensis America Centrale,
Colombia, Ecuador
Bradipi
Leishmania peruviana Ande Peruviane Cane
Leishmania shawi Brasile Mammiferi arborei
Distribuzione geografica delle diverse specie di Leishmania e relativi serbatoi
Leishmaniosi canina, recenti acquisizioni su epidemiologia, implicazioni cliniche, diagnosi, terapia e prevenzione, Crotti A, Dujardin JC, Gradoni L, et al. Edizioni Veterinarie 2010
PAESE P. perniciosus P. Ariasi P. perfiliewi P. neglectus P. tobbi Albania
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✔
✔
Croazia✔
✔
✔
Francia✔
✔
Grecia✔
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Italia✔
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Portogallo✔
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Spagna✔
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Ungheria✔
Distribuzione geografica delle diverse specie di Phlebotomus nei Paesi Europei
Leishmaniosi canina, recenti acquisizioni su epidemiologia, implicazioni cliniche, diagnosi, terapia e prevenzione, Crotti A, Dujardin JC, Gradoni L, et al. Edizioni Veterinarie 2010
Capitolo 2
Quadri clinici cutanei in corso di Leishmaniosi canina
I sintomi clinici in corso di Leishmaniosi possono essere conseguenza sia di un danno diretto del parassita, sia di un danno indiretto per formazione di immunocomplessi.
La Leishmaniosi viscerale causata da Leishmania infantum e trasmessa da Phlebotomus colpisce l’uomo e il cane in Europa, Asia, Africa, Medio Oriente, India e Cina mentre Leishmania chagasi trasmessa da Lutzomya è causa della malattia nel Nuovo Mondo.
I sintomi principali in corso di leishmaniosi comprendono linfoadenopatia, debolezza, affaticamento, atrofia muscolare, poliatropatia, poliuria, polidipsia, vomito, anoressia, perdita di peso, diarrea, melena, epistassi, cheratocongiutivite secca, uveite granulomatosa. Le alterazioni di laboratorio comprendono: anemia normocitica normocromica non rigenerativa, leucocitosi/leucopenia, trombocitopenia, ipoalbuminemia con inversione del rapporto albumine globuline, alterazioni dei parametri epatici e renali.
Le lesioni cutanee indotte da Leishmania sono il quadro clinico più comune e, a volte, anche le sole manifestazioni della malattia.
I quadri clinici dermatologici comprendono: dermatite esfoliativa, dermatite ulcerativa, dermatite nodulare, dermatite pustolosa sterile e dermatite papulare. Esistono, inoltre, una serie di segni clinici che possono essere associati ai quadri clinici precedenti, come l’ipercheratosi nasale e dei cuscinetti digitali e l’onicogrifosi.
Infine, a causa dello stato di immunodepressione generale che può colpire il soggetto affetto da Leishmaniosi, altre malattie dermatologiche possono coesistere come la piodermite batterica, la dermatite da Malassezia spp, la dermatofitosi, la demodicosi o la rogna sarcoptica.
La dermatite esfoliativa è la manifestazione clinica più comune ed è caratterizzata da eritema e scaglie psoriasiformi e pitiriasiformi e può presentarsi in forma localizzata o generalizzata, simmetrica o asimmetrica.
Oltre all’eritema e alle scaglie possono essere presenti altri segni clinici come alopecia, croste, iperpigmentazione specialmente nella regione della testa, regione
perioculare, sul margine dei padiglioni auricolari, sul dorso e sugli arti, in genere non associati a prurito, a meno che non ci sia infezione secondaria.
Istologicamente, il quadro infiammatorio è costituito da dermatite perivascolare superficiale, dermatite interstiziale e adenite sebacea. In particolare si osserva un’ipercheratosi ortocheratosica e cheratosi follicolare.
In meno del 20% dei casi, sono descritte iperplasia epidermica, esocitosi linfocitica, pustole subcorneali, incontinenza pigmentaria, degenerazione vacuolare delle cellule basali (Cutaneous involvement in canine leishmaniosis due to Leishmania infantum, Saridomichelakis MN, Koutinas AF, Veterinary Dermatology, 2014).
A livello dermico invece si osserva un’infiammazione granulomatosa o piogranulomatosa con presenza di macrofagi e linfociti.
La densità parassitaria a livello cutaneo è moderata, tant’è vero che gli amastigoti sono rilevabili nel 31% dei casi, questo è indice di una buona risposta immunitaria locale, capace in parte di controllare la moltiplicazione del parassita.
Per questa forma in diagnostica differenziale occorre includere demodicosi, dermatofitosi, adenite sebacea, lupus eritematoso sistemico e cutaneo e linfoma epiteliotropo.
1) 2)
Immagine 1) dermatite esfoliativa localizzata su regione temporale, perioculare e nasale
La dermatite ulcerativa è la seconda forma cutanea più comune in corso di leishmaniosi ed è caratterizzata inizialmente da eritema, alopecia ed erosioni che evolvono in ulcere, a causa del danno vascolare indotto dal parassita.
Queste ulcere possono essere solitarie o multiple, localizzate sulla punta delle orecchie, giunzioni mucocutanee, planum nasale, cuscinetti plantari ed, in generale, tutti i punti di pressione.
Istologicamente si osserva un’ulcera in associazione ad iperplasia epidermica ed, ai bordi della lesione, esocitosi neutrofilica e dermatite diffusa con macrofagi, linfociti, neutrofili ed eosinofili.
La densità parassitaria è in genere bassa, in quanto il rilascio massivo di amastigoti nel derma, porta a necrosi e quindi morte dei parassiti a livello locale. In diagnosi differenziale, per questa forma andrebbero incluse piodermite mucocutanea, ipersensibilità a puntura di artopode, pemfigo, lupus eritematoso cutaneo e sistemico, vasculite idiopatica, malattia da agglutinine a freddo, necrosi trombovascolare proliferativa delle pinne auricolari, dermatite necrolitica superficiale, linfoma epiteliotropo, arterite proliferativa, reazioni avverse a farmaco, sindrome uveodermatologica, dermatomiosite, dermatosi attinica.
In questa immagine, un’ulcera nasale in un cane affetto da leishmaniosi
La dermatite nodulare è meno comune rispetto alle due forme descritte in precedenza e si verifica più comunemente nel Boxer. E’ caratterizzata da noduli solitari o multipli, non ulcerati e non pruriginosi che possono essere situati ovunque sia su cute sia su membrane mucocutanee.
Istologicamente si osserva una massiccia presenza di macrofagi e cellule giganti. la carica parassitaria è molto alta e ciò indica una compromissione del sistema immunitario.
In diagnosi differenziale occorre includere malattie nodulari batteriche, fungine, infiammatorie o neoplastiche.
Immagine relativa a noduli sulla regione del muso in un cane di razza Boxer, geneticamente predisposto per leishmaniosi
La dermatite pustolosa sterile è una forma rara caratterizzata da piccole pustole con un alone eritematoso attorno che esitano in croste e collaretti epidermici. Sono situate principalmente sulle aree di cute glabra.
Istologicamente è possibile osservare pustole subcorneali neutrofiliche e cellule acantolictiche. In genere, la carica parassitaria è molto bassa e la patogenesi di questa forma rimane tuttora ignota.
In diagnosi differenziale occorre considerare piodermite superficiale batterica, pemfigo foliaceo, reazioni avverse a farmaco, dermatosi pustolosa subcorneale, pustolosi eosinofilica sterile.
La dermatite papulare è una manifestazione cutanea poco comune in corso di leishmaniosi, caratterizzata da papule multiple, eritematose e talvolta ombelicate. La localizzazione comprende le aree glabre e questo tipo di lesioni può suggerire una reazione della cute alla puntura del flebotomo.
Istologicamente si osserva dermatite piogranulomatosa e la densità parassitaria è bassa, questo a conferma di una forte risposta immunitaria cellulo-mediata in corso di questa forma.
In diagnosi differenziale si considera follicolite batterica superficiale, dermatofitosi, demodicosi e reazioni avverse a farmaco.
Un’altra forma che va distinta dalla dermatite nodulare è la presenza di noduli a livello del sito di inoculo del parassita: ciò che si verifica è la formazione di aree eritematose ed edematose che evolvono in noduli ulcerati e dolenti.
Questi noduli sono localizzati spesso a livello del planum nasale, e faccia concava dei padiglioni auricolari e compaiono alla fine della stagione di trasmissione del parassita, regredendo in circa sei mesi.
Istologicamente il quadro è di un’infiammazione neutrofilica ed eosinofilica e i parassiti sono spesso assenti.
Non tutti i cani sviluppano questa forma e la ragione di ciò rimane ancora poco chiara.
Esistono, inoltre, delle forme secondarie associate ai quadri principali sopradescritti.
Tra questi l’ipercheratosi nasale e dei cuscinetti palmari e plantari è un quadro clinico comune in corso di leishmaniosi. Le diagnosi differenziali includono cimurro, papillomatosi, complesso del pemfigo, dermatite necrolitica superficiale, lupus eritematoso cutaneo, reazioni avverse a farmaco, dermatosi zinco responsiva, disordini di cheratinizzazione congeniti ed ereditari.
Da un punto di vista istopatologico, il quadro è simile a quello in corso di dermatite esfoliativa; ciò suggerisce che l’ipercheratosi nasale e dei cuscinetti potrebbe rappresentare una forma localizzata della dermatite esfoliativa.
Le immagini mostrano ipercheratosi dei cuscinetti ed ipercheratosi nasale
L’onicogrifosi è un'altra manifestazione molto comune in corso di leishmaniosi ed è caratterizzata da ipertrofia ed aumento della curvatura delle unghie.
In diagnosi differenziale è possibile includere onicodistrofia lupoide, pemfigo eritematoso e foliaceo, lupus eritematoso cutaneo, ittiosi ed onicogrifosi idiopatica.
In passato si pensava che questa forma fosse dovuta alla severa infiammazione della matrice dell’unghia per l’eccessivo danno del parassita ma, poiché solo raramente è stato isolato il parassita dal tessuto ungueale il meccanismo patogenetico è certamente diverso anche se ancora sconosciuto.
Onicogrifosi a carico delle unghie degliati anteriori di un cane affetto da leishmaniosi
Le malattie cutanee di altra origine che possono comunemente coesistere in corso di leishmaniosi sono: piodermite batterica, dermatofitosi, demodicosi, dermatite da Malassezia spp, neosposrosi, dirofilariosi cutanea indotta da Dirofilaria repens, dermatite atopica, lupus eritematoso sistemico, pemfigo foliaceo, ipotiroidismo, istiocitoma e tumore venereo trasmissibile.
Le ragioni per cui ciò è possibile sono fondamentalmente tre: la malattia può coesistere per pura coincidenza, oppure la malattia è presente per un’alterazione del sistema immunitario indotta dalla leishmaniosi o, infine, l’immunosoppressione indotta da malattie neoplastiche o parassitarie può creare uno switch da immunità cellulo-mediata ad umorale che favorisce lo sviluppo della leishmaniosi.
Capitolo 3
Diagnosi della Leishmaniosi canina
La diagnosi della Leishmaniosi canina si basa su reperti clinici e di laboratorio, test di conferma e interpretazione logica dei risultati ottenuti.
Tra i reperti clinici sono compresi tutti i segni clinici cutanei elencati nel capitolo precedente, ossia alopecia, dermatite desquamativa, ulcere, noduli, dermatite papulo-pustolosa, onicogrifosi e ipercheratosi nasale e/o dei cuscinetti palmari e plantari.
Vi sono, inoltre, segni clinici extracutanei che possono manifestarsi in concomitanza come, ad esempio, linfoadenopatia generalizzata, dimagrimento, cachessia, epistassi, poliuria, polidipsia.
Infine, una serie di segni clinici oculari come cheratocongiuntivite, episclerite, uveite anteriore e posteriore, fino a complicanze come il glaucoma e l’endoftalmite.
Immagine di cheratocongiuntivite secca, caratterizzata da iperemia congiuntivale, edema e neovascolarizzazione corneale associata a presenza di materiale mucopurulento
Uveite anteriore con iperemia sclerale e edema corneale
Oltre ai segni clinici, anche le alterazioni di laboratorio possono essere d’aiuto in quanto è possibile riscontrare anemia in genere non rigenerativa, iperproteinemia con inversione del rapporto albumine/globuline e l’esame delle urine con proteinuria, aumento del rapporto PU/CU.
Aumento delle β e γ globuline, l’elettroforesi suggerisce un’infezione recente
Aumento delle α 2 globuline, l’elettroforesi suggerisce una riacutizzazione della malattia
Tutti questi segni clinici sono aspecifici, ma nel loro insieme ed accompagnati da un’anamnesi accurata possono orientare verso la scelta di alcuni esami
complementari, atti a confermare la patologia.
Tra i test di conferma si ricordano: la citologia, la sierologia e la PCR.
L’esame citologico può essere effettuato su diversi tessuti a seconda che vi siano o meno lesioni.
In presenza di lesioni, i tessuti da prediligere sono la cute, i linfonodi e, in caso di artrite o sintomi neurologici, il liquido sinoviale o il liquido cefalorachidiano. Per quanto riguarda la cute, le lesioni da campionare sono senza dubbio le papule, i noduli ed, in ultima istanza, le lesioni ulcerative.
Le tecniche di prelievo vanno dall’ago infissione, all’ago aspirazione fino all’apposizione.
Ciò che è possibile osservare al microscopio è un’infiammazione piogranulomatosa con amastigoti intra ed extracellulari.
Spesso, però, non è possibile rinvenire il parassita in citologia e quindi, per essere certi che i segni clinici cutanei osservati siano realmente dovuti a Leishmania spp, occorre effettuare un esame bioptico.
In caso di linfoadenomegalia, è possibile effettuare un’agoinfissione dei linfonodi interessati, anche in questo caso ciò che si osserva sono gli amastigoti fagocitati da cellule macrofagiche.
Immagine di un aspirato linfonodale che mostra numerosi amastigoti sia in sede intra che extracellulare.
In assenza di lesioni, i tessuti con maggiore sensibilità sono midollo osseo, linfonodi, sangue e milza. Su questi tessuti, oltre alla citologia che può risultare negativa, è possibile effettuare PCR, istologia ed immunoistochimica.
Per la diagnosi di leishmania è inoltre possibile effettuare la sierologia tramite test ELISA o IFAT.
Le immagini indicano rispettivamente il test ELISA e IFAT, quest’ultimo positivo per Leishmania
Importante in questo caso è valutare attentamente il titolo anticorpale per capire se il soggetto in questione sia esposto, infetto o malato.
In linea generale, il titolo anticorpale è da considerarsi alto se supera di quattro volte il valore soglia di positività del laboratorio.
La PCR è un’altra valida tecnica diagnostica atta a ricercare il DNA del kinetoplasto di Leishmania e le più utilizzate sono la nested PCR o la PCR quantitativa.
L’immagine mostra una PCR positiva per il kDNA (kinetoplasto di Leishmania spp.)
I tessuti su cui è possibile effettuare il test sono sia tessuti con lesioni sia senza ed, in questo caso, i più sensibili sono: midollo osseo, linfonodi, congiuntiva, cute e sangue (buffy coat).
Qualsiasi test si scelga di effettuare, occorre ricordare che i risultati ottenuti vanno sempre interpretati a seconda della sintomatologia e della storia clinica del soggetto in esame.
in presenza dell’agente eziologico, non si hanno dubbi che il soggetto sia affetto da leishmaniosi.
Anche nel caso in cui la citologia sia negativa ma si è di fronte ad un titolo anticorpale alto, occorre considerare il soggetto affetto da leishmaniosi.
Se, invece, la sierologia mostra un titolo basso, occorre ricercare lesioni da campionare.
Qualora le lesioni rivelino una citologia negativa, si ricorre all’istologia, all’immunoistochimica e alla PCR su biopsie cutanee.
In assenza di lesioni, così come esposto in precedenza, si effettua una PCR sui tessuti più sensibili come il midollo e linfonodi.
In entrambi i casi, se la citologia è positiva, occorre considerare il soggetto infetto, o malato se si è in presenza di un quadro clinico chiaramente associabile a Leishmaniosi.
Se di contro la citologia risulta negativa, si considera il soggetto esposto alla malattia, in quanto vivente in zone endemiche o affetto da altre malattie infettive o parassitarie che rendono dubbi i risultati ottenuti. In quest’ultimo caso è utile il monitoraggio costante con test sierologici come ELISA o IFAT.
Capitolo 4
Terapia della Leishmaniosi canina
Una volta diagnosticata la patologia, occorre impostare un protocollo terapeutico adatto al singolo soggetto. Ma prima ancora di questo, bisogna effettuare una stadiazione del paziente.
Per la leishmaniosi canina esistono cinque stadi: esposto, infetto, malato, malato con quadro clinico grave, refrattario/recidivo.
Per esposto si intende un soggetto che spesso vive o ha soggiornato in aree endemiche, in cui non c’è stata dimostrazione di alterazioni clinico patologiche e in cui i test abbiano titoli non superiori a quattro volte il valore soglia imposto dal laboratorio di pertinenza.
Per questo stadio non è prevista alcuna terapia specifica.
Il soggetto si definisce infetto quando, pur non presentando alterazioni clinico patologiche, è possibile mettere in evidenza il parassita sia con metodi diagnostici diretti come la citologia o la PCR sia con metodi indiretti come la sierologia. Il soggetto è malato quando si è in presenza di evidenti segni clinico patologici della malattia e in cui sia evidenziabile la presenza del parassita o qualora i titoli anticorpali siano superiori di quattro volte il valore soglia del laboratorio di riferimento.
Il soggetto si definisce malato con quadro clinico grave se è affetto da insufficienza renale cronica, nefropatia proteinurica, gravi malattie articolari e/o gravi malattie oculari che richiedano terapia immunosoppressiva, gravi malattie concomitanti come malattie parassitarie, infettive, endocrine o neoplastiche. Il soggetto è refrattario se malato ma non risponde ai trattamenti e recidivo se, sottoposto a trattamento, recidiva precocemente.
Nel caso ci si trovi di fronte a un soggetto infetto, malato o con quadro clinico grave è possibile iniziare la terapia.
Il protocollo terapeutico standard prevede l’associazione di Antimoniato di N-metilglucammina e Allopurinolo.
L’Antimoniato di N-metilglucammina inibisce selettivamente la glicolisi della Leishmania e l’ossidazione degli acidi grassi e si utilizza ad un dosaggio di 100 mg/Kg una volta al giorno per quattro settimane.
L’Allopurinolo è un analogo strutturale dell’ipoxantina e inibisce l’enzima xantina ossidasi che catalizza la produzione della xantina da ipoxantina e acido urico, quindi svolge un’attività contro la Leishmania poiché quest’ultima non sintetizza le purine e sfrutta l’ospite per procurarsi questi composti, questo farmaco è utilizzato a 10 mg/Kg due volte al giorno per quattro-sei mesi.
A seconda della gravità del quadro, è possibile adattare questo protocollo al soggetto, ad esempio è possibile iniziare con il solo Allopurinolo o decidere di suddividere il dosaggio dell’Antimoniato di N-metilglucammina a 50 mg/Kg due volte al giorno ed eventualmente protrarlo da un minimo di quattro fino ad un massimo di otto settimane.
Altri farmaci descritti ma poco utilizzati per il trattamento della Leishmaniosi canina sono: miltefosina, amminosidina, amfotericina B, pentamidina, marbofloxacina, enrofloxacina e domperidone.
La miltefosina porta a morte il parassita in quanto compromette le vie di trasmissione dei segnali e di sintesi della membrana cellullare. Questo farmaco è molto efficace nella leishmaniosi umana al dosaggio di 2,5 mg/Kg mentre nel cane è stato utilizzato ad un dosaggio di 2 mg/Kg una volta al giorno per 28 giorni da solo o in associazione all’allopurinolo, ma poco si sa sulla sua efficacia nelle leishmaniosi canina ed occorrerebbero ulteriori studi.
L’amminosidina è un aminoglicoside con attività antiprotozoaria che, in Leishmania donovani al dosaggio di 5 mg/Kg una volta al giorno, compromette l’associazione delle subunità ribosomiali e induce una disfunzione respiratoria negli amastigoti.
L’amfotericina B è un antifungino che agisce sugli steroli di membrana che anche Leishmania, come i miceti, possiede ma, essendo particolarmente nefrotossica ed essendo in Europa il farmaco di prima scelta nella terapia della Leishmaniosi dell’uomo, non andrebbe utilizzata.
La pentamidina influenza la biosintesi della poliamina e il potenziale di membrana mitocondriale, è stata utilizzata negli anni ’80 per la leishmaniosi canina ma la sua scarsa efficacia e i suoi numerosi effetti collaterali hanno fatto si che venisse abbandonata per il trattamento della malattia.
La marbofloxacina è un fluorochinolonico utilizzato contro leishmania in quanto i tripanosomidi hanno una struttura genomica simili ai batteri e utilizzato a 2 mg/Kg una volta al giorno per 28 giorni ha una discreta attività terapeutica.
Un altro fluorochinolone che possiede attività anti leishmania è l’enrofloxacina, che è in grado di aumentare l’attività fagocitaria dei macrofagi nei confronti delle leishmanie.
Il domperidone è un antagonista del recettore D2 della dopamina, il cui effetto antidopaminergico determina il rilascio di serotonina che stimola la produzione di prolattina. La prolattina è una citochina proinfiammatoria il cui effetto anti-leishmania non è stato ancora ben chiarito, tuttavia l’utilizzo di domperidone alla dose di 1 mg/Kg è risultato efficace sia nel ridurre i segni clinici sia i titoli anticorpali.
Nel caso in cui il soggetto sia malato con quadro clinico grave, il protocollo a base di dell’Antimoniato di N-metilglucammina e Allopurinolo può non essere sufficiente ed occorre integrare la terapia a seconda della patologia grave in atto. Qualora ci si trovi di fronte ad un soggetto recidivante o refrattario, occorre ricorrere a protocolli terapeutici alternativi.
Un esempio è l’utilizzo dell’allopurinolo ad un dosaggio di 10 mg/Kg come monoterapia per diversi mesi, oppure si può decidere di associarlo alla miltefosina a 2 mg/Kg per 28 giorni.
Importante per la leishmaniosi canina è il monitoraggio che di norma va effettuato minimo ogni quattro/otto settimane dalla diagnosi e, se la situazione clinica si mantiene sotto controllo, ogni 6 mesi. La visita di controllo dovrebbe prevedere un esame clinico completo ed esami ematobiochimici, atti a verificare un eventuale danno renale indotto dall’Antimoniato di N-metilglucammina.
Sarebbe opportuno ripetere anche i titoli anticorpali ed, eventualmente, quantificare la carica parassitaria attraverso PCR da linfonodi o midollo osseo per decidere come orientarsi con la terapia.
La prevenzione della Leishmaniosi va rivolta sia verso i cani sani che si recano in zone endemiche sia verso i cani già infetti in quanto sono serbatoio costante del parassita per il vettore.
Esistono fondamentalmente due tipi di prevenzione: meccanica e chimica.
Il flebotomo è un insetto notturno ed esofagico quindi per prevenzione meccanica si intende far soggiornare il soggetto in casa specialmente di notte e munirsi di zanzariere a maglia fitta in modo tale che si limiti il più possibile il contatto con il vettore.
La prevenzione chimica, invece, consiste nell’applicare collari a base di deltametrina a lento rilascio o prodotti spot on a base di permetrina, permetrina ed imidacloprid, permetrina e piriproxifene.
Recentemente è stato formulato anche un vaccino che ha la funzione di stimolare una risposta di tipo T helper 1 protettiva per la malattia.
Capitolo 5
Cenni sulla Leishmaniosi felina
I primi casi di Leishmaniosi felina in Europa risalgono agli inizi del ‘900 e in Europa i Paesi più colpiti sono l’Italia, la Francia, la Spagna il Portogallo e la Svizzera. Per quanto riguarda l’Italia, sono stati maggiormente isolati dei casi in Sicilia, Sardegna, Liguria e Abbruzzo.
La specie di Leishmania che interessa il gatto è L. infantum, gli zimodemi sono MON1, MON 72 e MON201 e il vettore è il Phlebotomus perniciosus.
Si ipotizza per il gatto che una immunodepressione sottostante causata da malattie come FIV e FeLV possa favorire l’infezione.
Dal punto di vista clinico, la sintomatologia più frequente in corso di leishmaniosi è quella che interessa la cute.
I quadri clinici dermatologici, in ordine decrescente di frequenza, comprendono: dermatite ulcerativa, dermatite crostosa, alopecia, dermatite nodulare, noduli emorragici, dermatite squamosa, dermatite seborroica e il prurito può essere o meno associato a questi quadri.
Anche con la sola presenza di segni cutanei, la leishmaniosi nel gatto andrebbe sempre considerata come una malattia sistemica.
Tra i segni clinici sistemici è possibile riscontrare linfoadenomegalia, dimagramento, lesioni oculari, anoressia, stomatite, letargia, disidratazione, pallore delle mucose, vomito, epatomegalia, ipertermia, ittero, poliuria, polidipsia, ipotermia, splenomegalia, scolo nasale, dispnea.
I reperti di laboratorio possono includere anemia normocitica normocromica, neutrofilia, linfopenia, pancitopenia, monocitosi, eosinofilia, o linfocitosi ed è possibile riscontrare ipergammaglobulinemia all’esame elettroforetico.
La diagnosi di conferma può essere effettuata mediante esame citologico, istologico o PCR a partire da diversi tessuti tra cui sangue, linfonodi, cute, midollo osseo, intestino e pancreas.
Per il gatto non esiste un trattamento farmacologico specifico ma, in genere, si opta per Allopurinolo al dosaggio di 10-20 mg/Kg una o due volte al giorno. La leishmaniosi felina, quindi, presenta molte analogie con la malattia nella specie canina e, anche se il ruolo epidemiologico del gatto non è ancora stato
sufficientemente indagato, occorre prestarvi sempre particolare attenzione, specialmente nelle aree endemiche.
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