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Capitolo 3 PARCO AGRO-FLUVIALE

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Academic year: 2021

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PARCO AGRO-FLUVIALE

3.1 Agricoltura periurbana1

3.1.1 Definizione

Per area agricola periurbana si intende quell’area prossima alla città ma non ancora campagna aperta, in cui il territorio urbano e quello agricolo si compenetrano e si uniscono in maniera non felice e non risolta.

Il mantenimento di un tessuto consolidato di connessione tra la città e la campagna può essere considerato un “bisogno” in termini di qualità della vita, qualità dell’aria e dell’alimentazione, prevenzione del dissesto idrogeologico, e tutela della biodiversità al pari di altri bisogni quali trasporti, la casa ecc. Mentre il tessuto urbano vorrebbe potersi allargare senza limitazioni, la campagna circostante sembra stare sempre più stretta, così l’agricoltura periurbana si trova a combattere con una progressiva frammentazione dei fondi.

In questo panorama le aziende agricole possono svolgere un ruolo importante nella valorizzazione dell’agricoltura che opera nelle vicinanze della città stessa, gestendo in modo equilibrato le risposte naturali, riducendo l’inquinamento, tutelando le risorse idriche.

Contemporaneamente tali aziende devono saper trarre vantaggio dalle opportunità offerte dalla vicinanza della città, potenziale mercato assai ricettivo, che richiede prodotti alimentari freschi e di qualità. In particolare, la vendita diretta dei prodotti agricoli e la filiera corta possono essere d’aiuto alle aziende che vivono nelle aree periurbane, che possono trovare in queste attività lo sbocco diretto dei propri prodotti e dunque ottenere nuovi redditi.

Possiamo quindi dire che il rapporto campagna-città e la sua ricerca di genuinità, deve diventare sempre più stretto, in modo da rendere necessaria la salvaguardia delle aree agricole, priorità assoluta nella pianificazione del territorio.

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Intervista a Paola Santeramo, president dell’ Istvap (Istituto per la tutela e la valorizzazione dell’agricoltura periurbana.

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In alcune aree europee, ma anche sul territorio italiano, si stanno sviluppando esperienze e strumenti per affrontare in modo più moderno il tema dell’agricoltura nelle aree urbane. Tali strumenti puntano a trasformare gli agricoltori in partner, dove i cittadini possono usufruire i terreni agricoli, i quali assumono il ruolo di parco, agli agricoltori vengono, invece, riconosciuti contributi provenienti dagli oneri di urbanizzazione. In questo modo vengono favoriti i cambiamenti produttivi, aumentando la piantumazione delle aree e consentendo l’accesso pubblico.

3.2 Parchi agrari

3.2.1 Esperienze internazionali

L’aspetto importante di queste esperienze internazionali è che l’agricoltura periurbana diventa infrastruttura della città, diventando così agricoltura urbana.

Il concetto di agricoltura urbana, Urban Agricolture2, è stato creato negli anni ’80

nei paesi del Sud del mondo, per descrivere “il giardinaggio familiare per la sopravvivenza”, in quei paesi impoveriti da guerre civili, povertà rurale ecc.. L’espressione si è poi estesa all’agricoltura di “revisione”, nel momento della crisi sulla qualità dei prodotti alimentari del sistema mondiale. In questo periodo tale espressione fa riferimento alla multifunzionalità dell’agricoltura peri- o intra- urbana, esprimendo il concetto di percezione cittadina degli spazi rurali di prossimità, basandosi sulla multifunzionalità per dar vita a una diversificazione economica.

La grande mescolanza ed accostamento di funzioni e di spazi, che sono presenti nei territori periurbani, generano un paesaggio multiforme ma talvolta caotico e confuso. Spesso risulta difficile riconoscere i tratti storici, la costruzione degli insediamenti, così come la struttura del paesaggio agrario-storico. Eppure, anche nel caso vi siano campi coltivati con le tecnologie più moderne, permangono in genere estese tracce delle strutturazioni antiche del territorio. E’ quindi importante andare a guardare le ragioni storiche, sociali ed economiche della trasformazione

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Bailkey, M., and J. Nasr. 2000. da Brownfields to Greenfields: Producing Food in North American Cities. Community Food Security News. Fall 1999/Winter 2000:6

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dei paesaggi e i segni delle modifiche un tempo avvenute ed ancora oggi presenti: leggere il palinsesto del paesaggio, non per singoli oggetti ma per “sistemi di paesaggio”. Questo approccio metodologico è stato applicato in particolare sui territori agricoli periurbani, volti ad integrare una necessità di tutela dei beni culturali e paesaggistici e la conservazione dei manufatti edilizi e delle strutture storiche di paesaggio con l’evoluzione economica dell’agricoltura e le sue ricadute sulle forme e le relazioni del paesaggio.

Da queste premesse la tutela del paesaggio si è estesa dalla tutela del manufatto eccezionale a quella del manufatto cosiddetto “minore”: dall’opera riconosciuta di pregio architettonico e artistico a quella rurale. E così con la salvaguardia di piccoli manufatti accessori (ad esempio canali, cappelle…), ma in realtà fondamentali al funzionamento dell’agricoltura, si è cominciato a guardare al mondo rurale come ad un territorio ricco anche di piccole testimonianze della cultura di un luogo e di un popolo. La salvaguardia di elementi vari sparsi nel territorio, non garantisce la continuazione nella leggibilità di un precedente sistema agricolo, perché le relazioni visive spesso sono compromesse da filari, campi, canali, oppure sono trasformati in luoghi organizzatori del sistema. Ovvero se anche permangono l’insieme dei canali, filari e ponti, può mancare la cascina oggi trasformata in residenza e con perdita dei suoi caratteri originari.

Le forme tradizionali di tutela sono quelle dei vincoli che hanno dato luogo alle aree protette, per la necessità di delimitare prioritariamente un territorio e vincolarlo per poterlo salvare dall’espansione urbana e poter conseguentemente agire su di esso per valorizzarlo. Uno strumento è proprio quello dei parchi metropolitani.

L'esperienza di questi tipi di parchi è frequente in Europa, il progetto generale è soprattutto quello di ridare vita alle regioni in decadenza agricola, sviluppando forme economiche derivate dal patrimonio culturale - naturale e dal paesaggio, per il loro valore di bene pubblico posto sotto la responsabilità delle istituzioni.

L’esperienza dei progetti agri-urbani viene attribuita principalmente alla Francia, in quanto proprio da questo territorio nasce il ruolo socio-politico dell’

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agricoltura. Un esempio ne è dato dalle città di Grenoble e Rennes, recentemente sviluppata in Ile-de-France nella Ceinture Verte, delimitata nel 1994 dal Plan Vert d’Ile-de-France. Al suo interno si concentrano gli interventi di tutela. Infatti con la stesura, nell'anno successivo, del "Pian Vert Regional", e poi con lo "Schéma de Services Collectifs des Espaces Naturels et Ruraux", vengono attuate nuove politiche di tutela per questa fascia.

Figura 1: Ceinture Verte, Rennes

Un altro esempio importante di agricoltura periurbana è il Parco Agrario del Baix Llobregat, situato a sud di Barcellona nella piana dell’omonimo fiume. Il parco si estende su una superficie di 3332 h e interessa 14 comuni; gestito da un Consorzio di enti pubblici (Députation de Barcelone, Consejo Comarcal del Baix Llobregat, Unioni di Agricoltori e le 14 municipalità) è stato costituito nel 1998. Si è presto dotato di un Piano di Gestione e Sviluppo, la cui finalità è di consolidare lo spazio agrario e di consentire il miglioramento delle rendite delle aziende agrarie mediante il conseguimento di un buon livello di efficienza delle infrastrutture, dei servizi generali, della promozione di sistemi di produzione e

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commercializzazione adeguati alle esigenze del mercato, modernizzando le aziende agrarie per una buona redditività.

Figura 2: Parco agrario del Baix Llobregat, Barcellona

Il parco presenta un interesse rilevante per la diversità degli ambienti naturali, che hanno la loro origine in un paesaggio primordiale costituito da comunità vegetali tipiche di sabbia costiere, aree significative della palude e boschi ripariali; paesaggio che è stato, tuttavia, notevolmente modificato dall'azione dell'uomo. Possiamo quindi raggruppare il territorio del Baix Llobregat in due tipi principali di vegetazione: le comunità vegetali associate alla superficie agricola e quelle associate a pianure alluvionali e lagune costiere.

3.2.2 Esperienze nazionali

Uno dei più importanti esempi di parco agricolo in Italia è il “Parco Agricolo Sud Milano”, istituito con la Legge Regionale 23 aprile 1990, n. 24. Il parco si estende su un territorio a confine con l’area metropolitana di Milano, è caratterizzato da una forte vocazione agro-silvo-colturale, tale da essere assunta

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come elemento centrale e connettivo per l'attuazione delle finalità dello stesso Parco. Questo è interessato da grandi aziende agricole produttive di notevole dimensione. La Provincia ha cercato di indirizzare la gestione agricola verso la difesa o il ripristino di alcuni elementi caratteristici del paesaggio agrario: le marcite, i filari, il reticolo idrografico. Per incentivare la difesa e manutenzione del paesaggio tradizionale si è agito, quindi, “in appoggio” ai finanziamenti europei gestiti dalla Regione Lombardia (Piano di sviluppo rurale).

Figura 3: Parco agrario Sud Milano.

Nel panorama dei parchi regionali il Parco Agricolo Sud Milano costituisce un caso a sé: è l'agricoltura a connotare la quasi totalità del paesaggio e le componenti naturalistiche sono meno rilevanti rispetto anche agli altri parchi. L'ambiente agrario è inoltre quasi costantemente a contatto e a confronto con un territorio fortemente antropizzato, dove l’espansione urbana, il moltiplicarsi di infrastrutture quali le strade, la perdita di efficienza del reticolo irriguo e l’eccessiva vicinanza dell’urbano, possono essere fonte di pressioni destrutturanti per la singola azienda agricola.

L’obiettivo del Parco è quello di offrire concrete possibilità per lo sviluppo delle suddette attività e l’adeguamento alle nuove tecnologie produttive man mano che queste si renderanno disponibili. La particolare tipologia del Parco, cioè il fatto di essere una zona ad alta produzione agricola, fa si che esista una forte interconnessione tra il settore primario e le altre attività produttive, soprattutto col

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settore a valle dell'agricoltura, cioè quello della trasformazione e

commercializzazione dei prodotti agricoli.

Ma l’attività del Parco non deve esaurirsi nella sola attività agricola, benché questa sia quella più importante; l’Ente Parco ha, infatti, la possibilità di promuovere anche la fruizione del territorio dal punto di vista ricreativo, naturalmente subordinandola alla tutela dell’attività agricola e dell’ambiente naturale. L’integrazione fra le diverse attività possibili nel Parco consente di realizzare numerosi interventi di tutela.

Gli obiettivi delle attività, finalizzate alla ricreazione, saranno quindi:

− il recupero delle aree dismesse, per qualificarle sotto l’aspetto della

destinazione sociale e culturale e degli altri usi compatibili da parte del pubblico;

− la fruizione integrata e complementare degli elementi naturali.

I nuovi parcheggi sono posti in corrispondenza degli spazi di sosta e delle aree verdi attrezzate o in corrispondenza di insediamenti rurali o campeggi, legati alla presenza di attività agrituristiche. Per quanto riguarda le attività culturali, ricreative, sportive e ad attività di ristorazione possono essere realizzati attraverso il recupero di cascine dismesse: gli interventi in tal senso non devono comportare comunque un diverso utilizzo del fondo agricolo di pertinenza.

In Toscana, un esempio rilevante di parco agrario viene fornito dal “Parco della Piana”.

Il territorio del Parco Agricolo della Piana è costituito dall’insieme di aree ancora agricole o destinate ad aree verdi e ad altri interventi di compensazione ambientale che, dal margine di Firenze, dall’area destinata al Parco di Castello, si estendono fino alla confluenza dell’Ombrone che segna il confine fra le province di Prato e Pistoia. Tale area è delimitata a nord dalla strada Mezzana – Perfetti - Ricasoli e a sud dal corso del fiume Arno, in alcuni casi si estende oltre questo limite fino a comprendere parti di aree pedecollinari.

Il territorio della Piana ha una storia antica. In epoca etrusca faceva capo alla città-stato di Fiesole, fautrice della sua bonifica, con un sistema di drenaggio mantenuto anche dalla centuriazione di epoca romana. La trama delle strade

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vicinali e poderali, così come la rete di scolo delle acque, dei canali e dei fossi, nel loro intreccio marcato dai fiumi che attraversano la piana per raggiungere l’asta fluviale dell’Arno, costituiscono la struttura principale del sistema. Un’orditura, questa, che definisce e profila grandi, piccoli e articolati spazi aperti ancora permeabili, molti riconoscibili, accessibili e vissuti, si pensi alle Cascine di Tavola o all’area umida di Campi Bisenzio, alle oasi naturalistiche passando per la fitta trama di terreni agricoli coltivati e orti urbani, altri indistinti, di risulta, incolti ma con un grande valore potenziale.

La Piana è riuscita negli anni a conservare anche un sistema di spazi aperti di valore naturalistico come i SIR Stagni della Piana Fiorentina, le A.N.P.I.L. Stagni di Focognano, Podere la Querciola e Cascine di Tavola, i Parchi come il Parco agricolo di Travalle, il Parco agricolo delle Cascine di Tavola, il Parco urbano Chico Mendes, il Parco di Villa Montalvo, il Parco dei Renai.

Figura 4: Parco della Piana, area di Firenze.

Il Progetto di Parco agricolo della Piana si colloca nel cuore di quest’area, con una superficie che complessivamente supera i 7.000 ettari, rappresentando la più grande “infrastruttura verde” che si innerva tra margini urbani, centri storici, poli della produzione e della ricerca e infrastrutture di importanza nazionale.

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Riconoscere tutti “i vuoti” della Piana, nel loro complesso intreccio fatto di aree di interesse naturale, parchi urbani, vuoti intraurbani e soprattutto vaste aree agricole esistenti e potenziali, significa affidare al Parco il compito di stabilire di fatto un limite strutturale tra la città e la campagna, un limite che deve essere progettato e non lasciato al caso come un grande vuoto in attesa di trasformazioni. Da qui l’idea, condivisa e consolidata, del Parco come “elemento ordinatore” del territorio della Piana, come elemento che rafforza il sistema di relazioni tra le funzioni urbane circostanti, tra le aree così dette di “frangia urbana” e il cuore agricolo della Piana.

Le principali tappe che hanno preceduto l’elaborazione del Progetto del Parco Agricolo della Piana sono state:

− La sottoscrizione di un primo Protocollo di Intesa “per la definizione del Parco della Piana”, tra Regione Toscana, Provincia di Firenze ed i vari Comuni che rientrano nell’area. L’intento è stato quello di affermare modalità di collaborazione istituzionale per la definizione condivisa di politiche di area, al fine di “avviare un processo di riqualificazione ambientale e di valorizzazione degli aspetti naturalistici, storici e documentari sul processo di antropizzazione del territorio”;

− La sottoscrizione di un secondo Protocollo di Intesa, per “definire

politiche di livello metropolitano e promuovere un Patto per lo Sviluppo Locale (PASL)”;

− L’attivazione di un Piano di Comunicazione, programma di informazione

e comunicazione che ad un fitto calendario di incontri con Enti Locali, organi istituzionali, associazioni, cittadini…affianca la creazione di un sito internet dedicato con informazioni sulla Piana, web forum e aggiornamenti sul calendario degli incontri che nel corso di un anno si sono svolti presso tutte le amministrazioni dell’area;

− La redazione del Master Plan del Parco della Piana che sancisce

l’importanza trans locale della grande area periurbana del Parco della Piana, traendo ispirazione e riferimenti metodologici anche da due importanti progetti europei “Green Link” e “Periurban Parks” di cui la Regione Toscana è stata partner e capofila.

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Nel masterplan si legge quella che è l’idea principale del progetto: rendere il Parco un’entità nuova e riconoscibile nell’immaginario collettivo, rafforzata e correlata organicamente da quattro sistemi coordinati di funzioni.

− Recupero, qualificazione e rilancio imprenditoriale dell’attività agricola;

− ricerca, promozione, tutela, accesso e divulgazione delle risorse culturali;

− tutela, valorizzazione e ripristino delle risorse ambientali, naturalistiche e paesaggistiche

− fruizione ludico-sportiva-ricreativa-riflessiva dei territori specifici del

Parco.

L’ottica generale è stata quella di basarsi in generale sul riequilibrio ecologico e di miglioramento della qualità di vita, puntando sul Parco come continuum di aree agricole, rigenerazione del sistema delle acque per le funzioni idrauliche, naturalistiche e di produzione agricola, riqualificazione degli insediamenti urbani che si affacciano sul parco, mitigazione delle opere infrastrutturali a forte impatto territoriale.

3.3 Parco Fluviale

3.3.1 Definizione

Quando si parla di parco fluviale ci si riferisce a quel contesto dove convivono: vegetazione e acqua. Questo tipo di parco interessa aree complesse, aree che comprendono al loro interno molteplici elementi naturali e antropoci, nelle quali la presenza di rilevanti valori ambientali e di condizioni di pericolo per l’equilibrio ambientale rendono particolarmente importante un intervento di tutela e valorizzazione, per recuperare e conservare l’uso del territorio.

Negli ultimi anni il parco fluviale, inteso come sistema territoriale su larga scala, si inserisce in un complesso progetto di riqualificazione ambientale, che può comprendere o l’intero corso del fiume o lunghi tratti di esso.

Tuttavia possiamo considerare il parco fluviale, in un ambito più stretto, il legame tra il fiume stesso e la città. I suoi aspetti più importanti sono la possibilità di:

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− costruire un polmone verde per la città, favorendo l’abbattimento delle

quantità inquinanti nell’atmosfera;

− rivestire un’importanza storico-culturale, mantenendo l’ambiente

originario e tipico della zona;

− consentire la salvaguardia di specie animali tipiche;

− migliorare la fruibilità del fiume e delle sponde da parte dei cittadini, tramite percorsi ciclopedonali ed aree attrezzate;

− permettere di evitare pericolosi inquinamenti da sostanze eventualmente

depositate durante attività industriali, grazie alle opere di bonifica;

− costruire un legame tra il fiume e la città, con un passaggio da parco prevalentemente urbano a uno esclusivamente naturale.

3.3.2 Alcuni Esempi

Spostandosi di qualche chilometro a ovest di Milano ci troviamo di fronte a un altro importante progetto, si tratta del Parco Dora di Torino. Elemento fondamentale per il parco è proprio il fiume Dora, valorizzato e reso accessibile. La riqualificazione delle sponde del fiume si inserisce nel più vasto progetto Torino Città d’Acque e prevede la realizzazione di un percorso ciclopedonale che unirà l’area di Spina 3 ai tratti ciclabili già esistenti lungo il corso della Dora. Questa realizzazione rappresenta il cuore della grande trasformazione dell’area di Spina 3, e si configura come elemento connettivo tra i nuovi insediamenti. Con i suoi 456.000 metri quadrati di superficie rappresenta uno dei più vasti polmoni verdi della città. Il Parco, realizzato sulle aree un tempo occupate dai grandi stabilimenti produttivi, integra ambienti naturalistici e preesistenze derivanti dal passato industriale della zona; comprende infatti elementi significativi, esclusi dalle demolizioni dei vecchi capannoni, tra cui la torre di raffreddamento della Michelin, la grande struttura dello strippaggio e la centrale termica delle acciaierie Fiat.

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Figura 5: Planimetria Parco Dora, Torino

Il progetto del parco è il risultato di una gara internazionale a procedura aperta, avviata nella primavera 2004; vincitore del concorso è risultato il gruppo diretto da Peter Latz, già autore del parco post-industriale Thyssen nel Bacino della Ruhr, e costituito da Servizi Tecnologie Sistemi S.p.a., Latz+Partner, Studio Cappato, Gerd Pfarrè, Ugo Marano, Studio Pession Associato.

Il gruppo italo-tedesco ha progettato un parco che alterna zone strettamente naturalistiche, costituite da grandi prati e spazi alberati, ad altre più antropizzate, che mantengono una forte relazione con gli elementi preesistenti, conferendo loro nuove funzioni.

Più vicino a noi abbiamo come esempio il Parco fluviale del Serchio, nella provincia di Lucca. Esso rappresenta un importante spazio di aggregazione nel verde dov'è possibile passeggiare, fare attività fisica e godersi il proprio tempo libero. Il progetto di riqualificazione ambientale del fiume Serchio è stato approvato dall'amministrazione comunale nel 1999 con l'obiettivo di recuperare e rivalutare il fiume e le sue sponde, elemento fondamentale del paesaggio lucchese.

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Figura 6: Ingresso ovest del Parco fluviale del Serchio, Lucca

Il comune di Lucca con la creazione di questo parco fluviale ha voluto offrire ai cittadini e ai visitatori un ambiente funzionale che, attraverso il connubio tra spazi verdi e spazio attrezzati, permetta loro di soddisfare interessi e passioni. Lungo il parco fluviale è infatti possibile passeggiare, fare escursioni in bicicletta e a cavallo, risalire il fiume in canoa, praticare kajak o semplicemente ammirare le bellezze paesaggistiche. Qui trovano spazio, anche diverse strutture per lo svolgimento di attività associative e ricreative come il calcetto, il tiro con l'arco, il bocciodromo, piste per automodellismo e aeromodellismo e lo skateboard.

Il Parco Fluviale è caratterizzato da una serie di percorsi naturali che attraverso il Giro Parco si articolano in tre distinti itinerari:

− Percorso naturalistico, in realtà vi sono due percorsi naturalistici, il primo

di circa 11 chilometri tra Ponte San Quirico e Ponte San Pietro a Sant'Anna ed il secondo di circa 11 chilometri tra Ponte San Quirico e Ponte a Moriano. Passeggiate tra zone collinari e piccoli centri abitativi;

− percorso d'acqua si sviluppa da Ripafratta fino alle sorgenti dell'acquedotto

del Nottolini lungo il canale Ozzeri. Particolari scorci di zone palustri e campi agricoli;

− percorso storico nasce dalle pendici dei Monti di Vorno dove sono

collocati i serbatoi dell'acquedotto del Nottolini, lungo le arcate del tempietto di San Concordio.

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Soprattutto il percorso naturalistico permette di passeggiare alla scoperta di fauna e flora locale, con l’intento di riportare al proprio habitat le numerose specie animali e vegetali, che trovano sempre più difficoltà a convivere in altri ambienti ecologicamente compromessi come le città densamente abitate. Inoltre nel parco si trovano ad esempio rare specie di uccelli quali il martin pescatore, l'airone cinerino o il germano. Nelle aree boschive si trovano pioppo bianco, olmo, salici e ontani, questi ultimi nelle zone più vicine al fiume.

Tra le varie attività, all'altezza di Ponte San Pietro, negli spazi della ex-colonia solare, si trova la Fattoria Urbana "Riva degli Albogatti" recentemente ristrutturata. La fattoria è composta da un orto-frutteto didattico, una sala espositiva, uno spazio polifunzionale e rappresenta un laboratorio di idee ed iniziative tese a coniugare i saperi della campagna e della tradizione con quelli della città e del progresso.

Figura

Figura 1: Ceinture Verte, Rennes
Figura 2: Parco agrario del Baix Llobregat, Barcellona
Figura 3: Parco agrario Sud Milano.
Figura 4: Parco della Piana, area di Firenze.
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