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Il Gabinetto Scientifico-Letterario G. P. Vieusseux

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Il Gabinetto Scientifico-Letterario G. P. Vieusseux

La nascita di un gabinetto “mostro” nel panorama culturale italiano

Il Gabinetto scientifico e letterario di Giovan Pietro Vieusseux viene fondato nel 1819 ed aperto al pubblico il 25 gennaio del 1820. Le premesse, però, vanno ricercate negli anni precedenti a questa data, anni nei quali Giovan Pietro, lungamente impegnato in missioni commerciali in tutta Europa e nei paesi mediterranei, aveva avuto modo di conoscere realtà culturalmente più progredite di quella italiana.

È Raffaele Ciampini a parlarci dei viaggi di Giovan Pietro riconoscendo loro un ruolo fondamentale per la maturazione del ginevrino: «I viaggi avevano fatto nascere in lui il bisogno della cultura e poiché era soprattutto uno spirito pratico più che speculativo […] il Vieusseux si orientò lentamente verso le sale di lettura e i giornali»1. Di gabinetti e sale di lettura doveva averne visitati molti durante i suoi spostamenti, da questa esperienza era riuscito a trarre quegli insegnamenti pratici che gli serviranno per l'allestimento del suo gabinetto di lettura ma soprattutto era riuscito ad assimilare e far proprio lo spirito progressista europeo. «Attento osservatore e curioso indagatore delle cose del mondo, Giovan Pietro Vieusseux, nel corso dei suoi viaggi all’estero aveva compreso, in tutto il suo più profondo significato, l’importanza della cultura e degli strumenti tramite i quali

1 RAFFAELE CIAMPINI, Gian Pietro Vieusseux: i suoi viaggi, i suoi giornali, i suoi amici.

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essa si organizzava e si esprimeva»2. Era nata in lui l’esigenza di elaborare una nuova cultura in una società da organizzare secondo principî completamente nuovi e senza promuovere nessun rivoluzionamento violento e sovversivo, una «cospirazione alla piena luce del giorno» volendo usare le parole di D’azeglio. La sua è la forza di un impegno mite e costante ma pur sempre dirompente.

In questa sua esigenza di partecipazione sociale sceglie di operare in Toscana stabilendosi a Firenze. Così ricorda il suo arrivo Tommaseo:

«Nel luglio del 1819 venne a Firenze il Vieusseux, nel gennaio del venti il Gabinetto era aperto; ma già con un più ampio intendimento delle botteghe solite di lettura, non tanto per togliere il luogo ai rivali quanto perché il suo concetto così portava, di veramente fondare un’istituzione in servigio delle lettere e della scienza»3.

Il Granducato di Toscana aveva subìto dei cambiamenti drastici già dalla metà del settecento allorquando l’editto del 28 marzo del 1743 emanato da Francesco Stefano di Lorena aveva stabilito la superiorità del censore laico su quello ecclesiastico e il tribunale dell’Inquisizione era stato sospeso per venire restaurato solo nel 1854. La restaurazione aveva comportato anche in Toscana un ritorno alla censura e comunque degli innegabili cambiamenti dopo le parentesi napoleoniche ma Giovan Pietro cercherà sempre di ottenere

2 PAOLO BAGNOLI, La politica delle idee: Giovan Pietro Vieusseux e Giuseppe Montanelli

nella Toscana preunitaria. Firenze: Polistampa, 1995, p. 31.

3 NICCOLÒ TOMMASEO, Di Giampietro Vieusseux e dell’andamento della civiltà italiana in

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l’appoggio del governo toscano avendo maturato la convinzione che la sua attività di diffusione della cultura non potesse che essere un aiuto per il governo stesso. «Sceglie Firenze, come città dalla quale iniziare questa lenta opera di ricostruzione […] perché gli sembrava che il governo toscano dia tali prove della sua buona volontà, che è lecito pensare di poterlo avere collaboratore prezioso, e di qui potere trasmettere l’impulso ad altre parti d’Italia»4.

L’idea di aprire un gabinetto di lettura era maturata già a partire dal 1814 e con l’idea del gabinetto tutta una serie di riflessioni sulla vita culturale toscana e sulla possibilità di intervenirvi diffondendo una cultura di stampo europeo.

Per capire la determinazione di Vieusseux e la fiducia nel proprio progetto basta leggere la corrispondenza del 1819 con Sismondi il quale assai pragmaticamente suggeriva una certa cautela e tentava di smorzare lo slancio entusiastico del suo interlocutore. Non è necessario, qui, ripercorrere la storia della nascita del gabinetto di lettura5 ma mi pare utile notare alcuni temi suggeriti proprio dalle parole di Sismondi. Innanzitutto la duplice natura del progetto: l’aspirazione culturale, pretenziosa anche e sin dal manifesto di apertura6; e la vocazione commerciale chiara anche questa sin dalle premesse. Proprio nel manifesto di apertura interlocutori privilegiati sono i viaggiatori; in Italia non c’è ancora un pubblico ampio e in grado, da solo, di garantire il successo commerciale dell’impresa e

4 RAFFAELE CIAMPINI, Gian Pietro Vieusseux, cit., p. 67-68.

5 Per la storia del gabinetto dalla sua nascita ai giorni nostri si veda Il Vieusseux. Storia di un

gabinetto di lettura, 1819-2003: cronologia, saggi, testimonianze, a cura di Laura Desideri.

Firenze: Polistampa, 2004.

6 Il manifesto di apertura, 9 dicembre 1819, è conservato nell’Archivio Storico Vieusseux.

ASGV, IV, 9.

Una sua riproduzione anastatica è stata pubblicata in Gli scritti d'arte della Antologia di G. P.

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Giovan Pietro se ne era ben reso conto. Ugualmente portò avanti l’impresa alla quale volle dare, caso più unico che raro nel panorama dei gabinetti di lettura, il proprio nome e nonostante Sismondi lo sconsigliasse dal farlo. Del resto i pochi gabinetti di lettura esistenti fino ad allora in Toscana erano poco più che delle botteghe e offrivano servizi limitati e poco professionali; era opinione comune che fossero destinati ad avere natura effimera e poco duratura. Chi leggeva, in Italia, era ancora la classe aristocratica o la borghesia più agiata; Vieusseux di fatto è a loro che si rivolge e con loro ai tanti viaggiatori che stanziavano lungamente in Italia. Viaggiatori, come lui stesso lungamente era stato, che richiedevano luoghi di lettura e di incontro, giornali e gazzette che potessero tenerli aggiornati sulle vicende contemporanee e sui loro paesi di origine. Saranno proprio gli abbonati stranieri, oltre che numericamente maggiori di quelli locali, a garantirgli una fonte sicura di guadagno. Parallelamente, assicuratosi delle entrate certe, a palazzo Buondelmonti, sede originaria del Gabinetto, promuoveva delle attività di coinvolgimento della ricca borghesia toscana ma in una maniera che di fatto manteneva un forte connotato élitario e d’esclusività. Un'ambiguità, questa del gabinetto di lettura fiorentino, che diventa assai più grande dovendolo direttamente rapportare ai tanti istituti che vennero aperti in tutta la penisola italiana e che lo presero a modello. Attività che spesso non ebbero successo proprio perché presero a modello un gabinetto che di fatto era stato creato e modellato in base alle esigenze locali e per rispondere alla domanda di pubblico esistente in quel particolare contesto. Ma anche la borghesia cittadina che viveva lontano dalle capitali voleva leggere, partecipare, e gabinetti di lettura nascevano in

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molti centri urbani anche periferici e quasi tutti, sia quelli nati come imprese commerciali sia quelli nati all’interno di istituti ed accademie, riscontrarono assai spesso come tale domanda di lettura fosse insufficiente, da sola, a mantenere gli stabilimenti e le spese necessarie per far giungere giornali e gazzette sia dagli altri stati italiani che dai paesi esteri. I gabinetti commerciali, soprattutto, si vedevano costretti a chiudere l’attività o a ridimensionarla nell’offerta; quelli all’interno delle accademie invece continuarono le loro attività ma di fatto la natura completamente differente di associazioni volontarie stabiliva delle esigenze e dei limiti diversi rispetto alle imprese commerciali.

È proprio questa ambiguità, tra istituto culturale e impresa commerciale, che Vieusseux riesce a sciogliere non perdendo mai di vista le finalità progressiste del suo progetto ma ricordandosi sempre la necessità del successo commerciale della sua impresa, successo indispensabile ma mai fine a se stesso e semmai mezzo al servizio di un fine ben più alto che si comprende solo se si riesce a calarsi nel contesto progressista che anima le azioni di Giovan Pietro e di tutta la cultura ottocentesca alla quale egli s’ispira e che d’altro canto contribuisce a creare.

In breve tempo il gabinetto scientifico e letterario di Giovan Pietro era diventato un modello, un modello, però, difficile da imitare. Tommaseo nel ricordare i primi anni di attività del gabinetto scrive: «In pochi anni, all'esempio del suo, gabinetti si apersero in Livorno, in Pisa, in Siena, in Pistoja, in Arezzo»7. Già nel 1842 la sua attività era

variamente riconosciuta e non solo per quanto riguarda il suo proprio

7 NICCOLÒ TOMMASEO, Di Giampietro Vieusseux e dell'andamento della civiltà italiana in un

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istituto ma anche per il supporto che dava ad altri. Nella «Rivista europea» del 1842, in un articolo “Sullo stato attuale della letteratura

in Toscana” si legge: «I soci della tipografia Cino di Pistoja stanno per

formare un piccolo gabinetto per uso della colta loro città, sulle basi di quello del Vieusseux, e col sussidio della sua vasta biblioteca circolante»8. Nello stesso articolo vengono successivamente nominati altri stabilimenti come quello dei fratelli Nistri a Pisa al quale è poi succeduto quello di Wagner «che credo oggi spento o moribondo»; quello di Livorno «fornito di ottime recenti produzioni, specialmente francesi, e delle riviste e giornali tanto della Francia che d'Inghilterra e d'Italia»9. A dimostrare la scarsa professionalità con la quale molti

gabinetti nacquero e perirono senza lasciare traccia l'autore aggiunge: «altri luoghi, dove si danno libri a leggere, impropriamente chiamati gabinetti, si trovano a Livorno, ma cosa contengono e cosa diano a leggere noi propriamente non lo sappiamo»10. Utile, infine, notare «che in tutte le città di provincia e grosse terre vi sono dei mercanti di libri, e che questi, per la maggior parte, mercè un tenue sborso mensuale, danno a leggere un certo numero di opere, numero però sempre limitatissimo»11.

In un recente contributo per il convegno “Libri e lettori verso

l'Italia unita: dalle fonti del Gabinetto Vieusseux 1820-1870” di futura

pubblicazione in «Antologia Vieusseux», Neill Harris suggeriva alcuni frasari poliglotti ad uso dei viaggiatori europei ed in particolare individuava in uno di questi, il «Manuel du voyageur par madame de

8

Sullo stato attuale della letteratura in Toscana. Lettera quarta al ch. Sig. Gottardo Calvi, in

«Rivista europea» anno V, parte III, 1842, p. 210.

9 Ibidem, p. 211. 10 Ibidem. 11 Ibidem.

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Genlis en six lenguages» stampato a Firenze nel 1821 e ristampato nel 1829, un dialogo, il dialogo XVII, in cui l'albergatore chiede all'ipotetico viaggiatore se desidera abbonarsi presso un librajo. Interessante è, infatti, la traduzione che della domanda inglese “Do you chuse [sic] to subscribe to a circulating library?” propone i termini “buchhädler, libraire, librero e librajo” rispettivamente per il tedesco, il francese, lo spagnolo e l'italiano. Dove, in Inghilterra, si aveva un affermazione della biblioteca circolante e una sua riconoscibilità questo ancora non accadeva in altri paesi d'europa, soprattutto in Italia12.

Una piccola polemica nata attorno all'articolo della «Rivista europea» sopra citato ci permette di capire perchè Sismondi sconsigliasse a Giovan Pietro di dare il proprio nome al gabinetto di lettura e parimenti perchè la “circulating library” citata nel manuale di viaggio di madame Genlis venisse tradotta in italiano con il semplice termine “librajo”. In quell'articolo “Sullo stato attuale della

letteratura in Toscana”, parlando più diffusamente dei gabinetti di

lettura, si scriveva che:

«Vanni, Berni ed altri hanno in Firenze un gabinetto di lettura; ve ne sono a Pisa, a Siena, a Livorno, a Pistoia, in Arezzo ed altre città, e persino in qualche borgo della Toscana, ma non hanno nulla che li raccomandi alla pubblica attenzione; per lo più i direttori e proprietari sono mercanti di libri che non

12 Il convegno “Libri e lettori verso l'Italia unita: dalle fonti del Gabinetto Vieusseux 1820-1870”

si è tenuto a Firenze presso la Sala Ferri del Gabinetto scientifico e letterario G. P. Vieusseux il 22 aprile 2010 e gli atti verranno prossimamente pubblicati in «Antologia Vieusseux».

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potendo vivere di un sol mestiere, ne fanno due, dando a leggere quei libri che non vendono»13.

La nota è senza dubbio negativa. I gabinetti di lettura vengono descritti come semplici attività collaterali dei librai e in moltissimi casi probabilmente lo furono se ancora nel 1842 se ne parla in questi termini. Ben si comprende allora come il Sismondi, più di un ventennio addietro, venendo a sapere che il Vieusseux voleva dare il proprio nome ad un istituto del genere gli domandava «persuaso Pietro Vieusseux?» e lo sconsigliava dal farlo. Ma i progetti di Giovan Pietro si erano già spinti oltre al semplice allestimento di una sala di lettura. Correlata ad essa vi erano una serie di attività che da li a pochi anni prenderanno vita. «Dal 1820 a ieri» ricorda una memoria scritta subito dopo la sua morte «la vita del Vieusseux fu tutta consacrata al fine di rialzare gli studi e di tornare l'Italia alla coscienza di se stessa»14. Ancora vi si legge: «qui si formarono legami nuovi tra gli studiosi delle varie provincie d'Italia, e relazioni feconde tra di essi e i dotti stranieri, qui nacquero e si successero pubblicazioni d'ogni maniera, che ambivano di rappresentare la vita intellettuale dell'intera nazione»15.

Ma la polemica a cui si accennava riguarda il volume successivo a quello sopra citato della «Rivista europea» dove viene pubblicata una lettera dell'Abate A. G. che ci fornisce alcune informazioni sul gabinetto di lettura di Vanni e sul libraio Berni di Firenze. Nella lettera al “Signor Estensore” così leggiamo:

13 «Rivista europea» anno V, parte III, 1842, p. 218.

14 MARCO TABARRINI, Vita e ricordi d'italiani illustri del secolo XIX. Firenze: Barbera, 1884,

p.66.

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«Ora (notiamo come di passaggio che il Berni non ha, come non ebbe giammai, gabinetto di lettura) il Vanni, di cui solo intendiamo parlare, non merita certamente di essere confuso con gli altri. 1° Perchè ha molto anzi che lo raccomanda alla pubblica attenzione con qualunque genere di opere, sia filosofiche o storiche, sia amena letteratura nazionale ed estera, molte delle quali più rare che non si crede. 2° Perchè il numero considerevole degli associati, che vanno sempre alimentandosi, prova in suo favore. 3° Perchè il Vanni non è niente affatto mercante di libri, e non ostante vive benissimo di un solo mestiere, e non vende ma compra con istancabile zelo le opere migliori del giorno, onde sostenere ed accrescere il credito del suo ben provvisto gabinetto, potendosi, senza esagerazione, chiamare il primo della città dopo quel del signor G. P. Wieusseux [sic]»16.

In fondo alla lettera pubblicata sulla «Rivista europea» l'Abate A. G. ci fa sapere, inoltre, che «nel gabinetto di questo proprietario [il Vanni] si trovano attualmente sei giornali in fascicoli, si esteri che nazionali, ai capi dei quali sta la presente Rivista Europea»17, la quale doveva assere un nuovo acquisto del gabinetto in questione se nella «Gazzetta di Firenze» dell'11 giugno 1842 troviamo un avviso proprio del Vanni che reclama la suddetta rivista18. Già nell'aprile dello stesso anno troviamo un altro avviso del Vanni sempre nella «Gazzetta di

16 «Rivista europea» anno V, parte IV, 1842, p. 128. 17 Ibidem.

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Firenze» dove si informa che «Al gabinetto di lettura di Giuseppe Vanni posto in faccia a S. M. in Campo sono pervenuti una quantità di nuovi romanzi francesi e italiani»19. Appare chiara la diversa impostazione di un gabinetto di lettura come quello che Giovan Pietro aveva progettato, dove sin dall'apertura si trovano un numero eccezionale di riviste e quello del Vanni, dove si danno a leggere soprattutto libri e dove l'offerta di lettura delle riviste è, oltreché limitata, non fondamentale. Viene offerta una lettura soprattutto di svago ed anche le riviste hanno uno scopo limitatissimo; del resto sempre sulla «Rivista europea» leggiamo che «in quasi tutti i caffè maggiori delle città principali del granducato tu trovi i giornali politici di Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Svizzera, Spagna, ec.»20. Il dato sembra un poco eccessivo, anche perchè una mole così ampia di riviste a quei tempi era offerta, in Italia, probabilmente solo dal gabinetto di palazzo Buondelmonti che non a caso viene definito “un gabinetto mostro” dalla «Rivista europea», e come dargli torto se a Firenze il secondo Gabinetto di lettura della capitale granducale, quello del Vanni a quanto ci pare di capire, contava appena sei riviste. Ma ancora una volta pare opportuno ricordare come gli intenti di Giovan Pietro fossero ben diversi da quelli della maggior parte dei gabinetti nati in Italia già sul finire del settecento i quali non ebbero mai la programmaticità del ginevrino e che molto probabilmente furono delle attività commerciali, degnissime, ma nulla più di questo. Del resto, abbiamo potuto notare, che dei destinatari della corrispondenza presa in esame coloro che chiedevano la sua assistenza, al di la dell'ovvio supporto per associazioni alle riviste,

19 «Gazzetta di Firenze», n. 40, sabato 2 aprile 1842. 20 «Rivista europea» anno V, parte III, 1842, p. 218.

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fossero spesso uomini colti o comunque non librai di professione i quali quando si rivolgevano al Vieusseux nell'eventuale allestimento di un gabinetto di lettura chiedevano un'intermediazione non solo commerciale ma anche culturale. A chiedere aiuto al Vieusseux sono soprattutto coloro che vogliono dare ai loro stabilimenti una finalità che non sia solamente commerciale ma che miri ad un fine ben più alto, anche se non sempre compreso, visto che spesso è proprio Giovan Pietro che li conduce in questa direzione.

Negli anni quaranta dell'800 il mercato della lettura era più ampio di quello presente al momento dell'apertura del gabinetto in palazzo Buondelmonti ma questa ampiezza e questa vivacità nascono anche grazie alle attività, non solo il gabinetto di lettura, di Giovan Pietro. Alcuni istituti erano già stati aperti all'inizio dell'800 e alcuni ebbero vita lunga e duratura eppure non ebbero mai la vivacità del gabinetto fiorentino né riuscirono a stimolare la nascita di altri istituti simili o diventare essi stessi un modello. Pur volendo tralasciare le altre attività di Giovan Pietro, pure essenziali perchè mai in lui si ebbe l'idea che non fosse nel loro insieme che contribuissero alla formazione della cultura nazionale italiana e al suo processo di democratizzazione, è anche col solo gabinetto di lettura che si può comprendere il suo progetto di partecipazione attiva alla vita culturale italiana.

Emerge dalla corrispondenza l'idea che Giovan Pietro aveva di un gabinetto di lettura. Gabinetto che ab origine non poteva che essere una sala dove offrire il comodo della lettura di giornali e riviste italiane e straniere. Riviste scelte con cura, come vedremo più avanti, e testimoni di un chiaro orientamento ideologico se non già scelta

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politica. Del resto il Gabinetto Scientifico e letterario Vieusseux non ebbe una biblioteca circolante fino al 1822. Nel manifesto infatti si parla principalmente di riviste. Nei cinque punti con i quali elenca i servizi offerti infatti leggiamo: «Vi si troveranno a disposizione dei Sigg. Associati 1° Tutti gli scritti periodici, giornali e gazzette che vengono pubblicate nelle principali città dell'Italia. 2° I fogli periodici, i giornali e gazzette francesi le più accreditate. 3° Alcuni dei migliori scritti periodici, giornali e gazzette inglesi e tedesche. 4° Carte geografiche, Dizionari, ed altri libri da consultarsi. 5° Tuttociò che è necessario a scrivere»21. Il gabinetto era dunque composto di «tre

stanze per la lettura , ed una sala per la conversazione»22. Prima di

tutto giornali e gazzette, dei quali Giovan Pietro tenta sin dall'inizio di fornire un ampia selezione23. A queste, per fornire gli strumenti per una lettura critica e non meramente informativa, affianca i libri da consultarsi. Tra i libri presenti al primo anno di attività del gabinetto troviamo soprattutto dizionari di lingua applicati anche alle scienze e

21 ASGV, IV, 9.

22 Avviso del Ganbinetto Scientifico e letterario di G. P. Vieusseux pubblicato in stampa

anastatica in Gli scritti d'arte della Antologia di G. P. Vieusseux, cit., p. 119.

23 Giovan Pietro indica un «Elenco dei giornali scientifici e letterari che oltre alle gazzette italiane,

francesi inglesi, e tedesche si troveranno nel gabinetto. Da Firenze: *Il Saggiatore; *Il Genio; *La Conversazione. Da Bologna: Opuscoli scientifici; Opuscoli letterari; Giornale delle nuove dottrine medico italiane. Da Roma: Giornale arcadico; Memorie enciclopediche. Da Napoli: Giornale Enciclopedico; Biblioteca analitica. Da Genova: Correspondance astronomique e geographique de Zach. Da Torino: Kaleidoscopio letterario. Da Milano: La Biblioteca italiana; Il Giornale di fisica e chimica; Il Giornale di medicina universale; Il Giornale delle dame. D'inghilterra: Edimburg review; Quarterly review; Annals of Philosophy. Di Germania: *Morgen blatt; * Litteratur Zeitung; *Zeitung für die elegante Welf; *Der freymüthige. Di Francia: Journal géneral de la librairie; Journal d'education; Journal des savans; Revue encyclopedique; Journal de la littérature française; Journal de la litterature étrangers; *Bibliotheque universelle, ci devant Bibliotheque britannique; *Lycée français; *Annales des voyages de Malte Brun; Archivs géographiques; Annales des mines; Annales des arts et metiers; Annales de chimie; Annales des Mathematiques; Annales des batimens et de l'industrie française; Themis ou bibliotheque du jurisconsulte; Nouveau journal del Medicine; Journal de phisique; Journal des dames et des modes. N.B. I giornali segnati con asterisco sono già giunti gl'altri s'attendono in breve». L'avviso in stampa anastatica è stato pubblicato in Gli scritti d'arte della Antologia di G. P. Vieusseux. Cit., pp.

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alla tecnica, ma anche guide appositamente fornite per i tanti viaggiatori stranieri che sostavano a Firenze per poi completare il tour italico (si noti come la maggior parte delle guide cittadine riguardi città come Roma, Napoli, Bologna e più raramente Firenze, dove chi giungeva aveva già consultato anticipatamente le guide della città)24.

Il gabinetto di lettura era sentito come un luogo di incontro, «nell'intento del mercante ginevrino il Gabinetto deve essere anche un luogo di aggregazione e di socialità, dove la lettura non è un fatto individuale ma si accompagna allo scambio, al dibattito, al confronto delle informazioni e delle idee»25. A dimostrare quanta importanza

avessero le riviste nei suoi progetti c'è il fatto che una biblioteca circolante non verrà allestita fino al 1822, anno nel quale cede alle richieste degli abbonati ed allestisce una raccolta libraria che li accontenti e che del resto si rende conto essere necessaria per mantenere in vita lo stabilimento. Dunque la prima preoccupazione di Giovan Pietro nell'allestire un gabinetto è quella di fornirlo di un numero adeguato di selezionate riviste. Del resto è anche per sopperire alle difficoltà di circolazione delle riviste per i canali commerciali italiani che nel 1821 darà vita all'«Antologia» che inizialmente era «una raccolta in lingua italiana dei più interessanti articoli d'ogni genere che si leggono nei giornali oltramontani»26.

24 Cfr. LAURA DESIDERI, Viaggiatori inglesi nelle Vieusseux's reading rooms (1820-1825), in

Il viaggio e i viaggiatori in età moderna: gli inglesi in Italia e le avventure dai viaggiatori italiani,

a cura di Attiliio Brilli ed Elisabetta Federici. Bologna: Pendragon, 2009.

25 LAURA DESIDERI, Fonti per la storia della lettura: luci e ombre nei registri del Vieusseux

(1820-1826), in Studi e testimonianze offerti a Luigi Crocetti, a cura di Daniele Danesi [et al.].

Milano: Editrice bibliografica, 2004, p.162.

26 Così si legge nell'avviso con il quale viene pubblicizzata la futura rivista. La copia anastatica

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Premesse culturali e finalità del Gabinetto

Mi piace, qui, ricordare l'influenza che la cultura protestante (credo che le origini di Vieusseux molto hanno influito sul suo atteggiamento e sulla sua predisposizione commerciale e culturale) ebbe in Italia tramite alcuni personaggi quali il Vieusseux stesso, Sismondi, Mayer, tutti variamente uniti dall'aver condizionato le vicende italiche risorgimentali27. Max Weber che riconosce la nascita del capitalismo moderno nella Riforma individua lo spirito del capitalismo nella nuova etica protestante, nell'insegnamento non di Lutero ma di Calvino:

«Gli artefici del capitalismo moderno fossero uomini votati alla loro missione, non spinti dell'amore del denaro, anzi l'accumulazione della ricchezza era soltanto un sottoprodotto casuale, quasi non voluto, della loro attività. Essi erano ispirati da una disciplina morale, una Innerweltliche Askese, o un'ascesi mondana, che li spingeva a identificare la loro religione con il metodico adempimento della loro “vocazione” o professione e, incidentalmente, ad accumulare ricchezze che potevano investire solo in quella “vocazione”»28.

Origine religiosa di Vieusseux che ebbe di certo un suo peso ma che, come sempre accade quando a confrontarsi sono menti illuminate, non gli impedì di circondarsi di collaboratori di ogni sorta.

27 Cfr. GIORGIO SPINI, Risorgimento e protestanti. Milano: Il saggiatore, 1989.

28 HUGH R. TREVOR-ROPER, Protestantesimo e capitalismo, in GINO LONGHITANO, Il

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E di collaborare non solo con il Capponi ed il Lambruschini, ma con il cattolicissimo Tommaseo:

«L'intellettuale Ginevrino non pone discriminanti ideologiche, né chiede patenti di verginità politica, e ciò non per insipienza, o per puro calcolo di «commerciante» ma come frutto di una scelta, discutibile certamente, ma nata da una precisa valutazione sulle possibilità offerte dalla realtà culturale italiana e sui suoi bisogni. Ciò che egli ritiene necessario è la riunificazione di tutte le forze intellettuali delle varie regioni d'Italia […] sensibilizzandole alla necessità di un rinnovamento in campo culturale e pedagogico»29.

Le sue origini, oltre quello che un po' forzatamente si può dedurre circa la sua educazione religiosa, mettono in luce anche la forte identità dell'allora folta comunità ginevrina in Toscana e quanto questa influenzò e caratterizzò le sue scelte. Si è accennato al Sismondi e proprio da lui voglio cominciare questo breve accenno sulla comunità ginevrina in Toscana. Alessandro Volpi ricorda il peso centrale che il pensiero di Sismondi ebbe su Giovan Pietro, del resto è grazie a lui che si effettua una «rilettura della centralità storica della Toscana, trasformata in uno dei luoghi ideali della genesi della modernità civile in Europa»30. È tramite il pensiero di Sismondi che si attua una valutazione in termini di sovranità popolare, e democratica,

29 MARIA IOLANDA PALAZZOLO, Vieusseux e gli intellettuali siciliani. Acireale: Accademia

di Scienze, Lettere e Belle Arti degli Zelanti e dei Dafnici,1978, p. 137.

30 ALESSANDRO VOLPI, Commercio e circuiti culturali: Giovan Pietro Vieusseux, un

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della Toscana rinascimentale in cui un ruolo fondamentale è attribuito ai negozianti, promotori di un'idea borghese di libertà. Sono i negozianti, ancora, ad aver svincolato l'idea della ricchezza da quella della terra. È il retroterra commerciale, ricorda Sismondi, ad aver imposto un nuovo modello mentale votato alla ricerca del profitto collettivo.

Se l'influenza di Sismondi appare chiara, ricordando anche la grande familiarità che aveva con casa Vieusseux a cominciare da Pierre, padre di Giovan Pietro, essa non deve però considerarsi un caso isolato ma va inserita nell'ambito più ampio dell'intera cultura svizzera. Un cultura che si era espressa e si esprimeva con personalità quali Constant, Staël, Bonstetten, De Gerando, Chateauvieux, oltre ovviamente al Sismondi. Un'identità che era fortemente sentita da Giovan Pietro che ovviamente se ne fa diffusore, per l'orgoglio di Pierre, che non di rado traspare dalle sue lettere, come ci ricorda Volpi.

Ci sembra, infine, utile ricordare che un posto privilegiato nell'educazione di Giovan Pietro lo ebbe il pensiero di Etienne Dumont, «colui che aveva saputo trasfondere il duro e spietato linguaggio dell'utilitarismo in una prospettiva rasserenata, consona alla morale evangelica e aliena dall'applicazione rigorosa delle norme della concorrenza, così da dilatare quanto più possibile l'estensione di quel “maggior numero” al quale si intendeva garantire la “felicità”»31. Tramite Dumont il pensiero di Jeremy Bentham influì molto su certe scelte di Giovan Pietro nell'impostazione del suo Gabinetto, soprattutto nella selezione delle opere da offrire in lettura. È Richard

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Altick a ricordare «la fissazione di Bentham contro la poesia, anzi contro tutta la letteratura di fantasia, che esclude dalla sua repubblica ideale»32. Naturalmente anche in questo caso la dottrina filosofica di Bentham viene smussata e resa accessibile privandola dei suoi estremismi. L'idea di Bentham, del resto, era quella di “massimizzare la felicità” con la formula dell'aritmetica morale in cui il bene egoistico “calcolato” non può che portare ad un bene sociale. Ed è al bene sociale che punta Giovan Pietro Vieusseux anche quando questo può esser scambiato per egoismo, nel senso di guadagno in termini economici.

Non bisogna però dimenticare come le attività del gabinetto non fossero viste dal Vieusseux come a sé stanti rispetto a tutte le altre che dal 1820 in avanti avrà modo di promuovere. Tutte, infatti, sono motivate da un sentimento che potremmo addirittura definire patriottico. Perchè dal momento in cui Giovan Pietro decide di installarsi a Firenze tutte volte alla realtà fiorentina e granducale sono le sue azioni e di conseguenza all'Italia intera. Se in tanti il sentimento nazionale non era ancora sentito, in Giovan Pietro, che pure sentimentalmente ne era escluso, per origine quantomeno, pure ai suoi occhi assumerà un valore fondamentale ai fini del progresso. Non vi poteva essere progresso senza nazione e in Italia la situazione politica esaltava questa necessità di unità. Il Vieusseux, come altri del resto, proprio con le conseguenze pratiche di questa frammentazione politica aveva a che fare quotidianamente in merito al mercato librario e alla circolazione delle riviste. Ma se non bastasse ciò in lui l'esigenza di superare questi inconvenienti pratici non era fine a se stessa ed

32 RICHARD ALTICK, La democrazia fra le pagine: la lettura di massa nell'Inghilterra

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opportunistica ma legata a riflessioni profonde circa l'evoluzione stessa della società. In una lettera al Sismondi del marzo 1814 scriveva: «Appellé a opter entre ces deux contrées, je dois peut-être la Préférence à celle où je trouve un seul corps de nation, et quoi qu'on dise, un certain esprit national ni italiens; je n'y vois que des napolitains, des romains, des lombards, des toscans, des liguriens, qui se détestent réciproquement»33. Nasce da qui l'antimunicipalismo che

caratterizzerà tutte le attività di Giovan Pietro, dall'«Antologia» all'«Archivio Storico Italiano» e l'impegno verso un discorso che spingeva all'unificazione nazionale.

Si è già accennato alla sua azione di promotore di un discorso pubblico fin allora inesistente in Italia ma è interessante notare in che maniera questo fosse avvenuto. Vi era, comunque, una forte divisione classista e il circolo Vieusseux come anche gli abbonati del gabinetto assumeva un forte connotato élitario; del resto si è già detto come anche la promozione di certi valori culturali e più in generale l'estensione della pubblica istruzione tramite l'alfabetizzazione avvenisse in maniera controllata, e mai illimitatamente. Resta tuttavia l'impressione di un impegno costante affinchè un'istruzione di base fosse garantita a tutte le classi anche se in maniera controllata. Una cultura che fosse funzionale e utile.

Non si può non riconoscere le capacità di organizzatore culturale manifestate dal Vieusseux e ancor di più la moderna concezione dell'intellettuale e delle sue funzioni che lui contribuì ad introdurre; nonché la professionalità con la quale organizzò il lavoro editoriale dell'«Antologia» e delle altre sue riviste; la sua capacità di selezionare

33 Lettera di Giova Pietro Vieusseux del marzo 1814 indirizzata a Sismondi citata in RAFFAELE

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e diffondere libri; di promuovere un programma di istruzione e di formazione di un futuro gruppo dirigente; di promuovere un dibattito teorico e di ricerca scientifica pratica; l'organizzazione di un programma editoriale capace di sostenere il peso della lotta politica. Tutte queste cose contribuirono senz'altro alla creazione di una nuova opinione pubblica34.

Analizzando nello specifico le condizioni di abbonamento al gabinetto Vieusseux, notiamo che i costi non erano per nulla agevoli. Per i forestieri le quote oscillano tra i 120 paoli per un'annata e i 10 paoli per una settimana (c'era anche la possibilità di un solo ingresso per 2 paoli) mentre per i domiciliati in Firenze i prezzi variavano dai 90 paoli per un anno, ai 60 per sei mesi, 40 per tre mesi, 20 per un mese e 10 per una settimana:

«Per i Fiorentini le quote di iscrizione al Vieusseux erano decisamente alte: basta fare un confronto tra il costo di un abbonamento per un mese (20 paoli equivalenti a circa 12 lire toscane) con lo stipendio giornaliero di un maestro di fabbrica dell'Opera del Duomo di Firenze, pari a 4 lire toscane e, all'altro estremo della scala dei guadagni, con quello di un semplice manovale, di 1,825 lire toscane»35.

Possiamo notare che nel quinquennio dal 1820 al 1824 su 2779 abbonati complessivi solo il 14% sono di lingua italiana, il 12,5% di lingua francese, mentre la grande maggioranza, il 66,6% è di lingua

34 Cfr. UMBERTO CARPI, Letteratura e società nella toscana del risorgimento: gli intellettuali

dell'«Antologia». Bari: De Donato, 1974.

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inglese. Notiamo anche che appena 72 sono gli abbonati di sesso femminile e anche in questo caso il 65,3% è di lingua inglese, mentre solo il 5,6% di lingua italiana36, anche se il dato è in netta crescita nella seconda metà dell'ottocento fino ad un sorprendente sorpasso del pubblico femminile su quello maschile nel 190037.

L'estrazione sociale degli abbonati, per lo più appartenenti alle classi medio-alte, è piuttosto omogenea. Assai spesso, infatti, nel sottoscrivere l'abbonamento la firma è accompagnata dalla qualifica. Nel 1844 per 636 abbonamenti, il 25% da indicazione della propria qualifica. Il 44,3% dichiara titoli nobiliari; il 26,6% titoli militari; il 17,7% titoli religiosi, il 15,8% titoli professionali. In quest'ultima categoria, che ci sembra la più interessante, le qualifiche sono di un generico “dottore”, la più utilizzata, ma anche di avvocati e di un professore. Nonostante gli abbonati appartenessero a classi medio-alte ancora nel 1844, e assai di più negli anni precedenti, l'interesse del Vieusseux per le “classi umili” fu sempre presente. Innanzitutto in merito all'educazione delle masse, della quale si occupò con diverse attività. Diamo per scontato che volontà educativa, anche se a livelli differenti, avessero tutte le attività di Giovan Pietro. «Il Vieusseux, e la cosa non desta sorpresa, si troverà in condizione di realizzare effettivamente una larga e intensa diffusione della letteratura educativa per i vari strati popolari in coincidenza con l'istruzione e il rafforzamento di organismi finanziari quali le casse di risparmio»38.

36 I dati elaborati da Monica Pacini nell'ambito del progetto Un firmamento di firme:

viaggiatori-lettori europei a Firenze tra otto e novecento, in collaborazione con l'Università di Firenze (prof.

Simonetta Soldani) sono pubblicati in La cultura francese in Italia all'inizio del XX secolo:

L'istituto francese di Firenze: atti del convegno per il centenario (1907-2007), a cura di Maurizio

Bossi, Marco Lombardi, Raphaël Muller. Firenze: Olschki, 2010, p. 75.

37 Cfr. LAURA DESIDERI, Fonti per la storia della lettura, cit., p. 170.

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Del resto il problema dell'educazione era sentito in collegamento con l'esigenza di manodopera, in Italia ancora solo esclusivamente agraria, qualificata e con l'allargamento dell'istruzione. Il suo interesse verso l'educazione elementare fu chiaro grazie anche ad alcuni suoi progetti editoriali. «Sotto la sua consulenza e l'indispensabile organizzazione del ginevrino si cercò di elaborare nuovi libri di lettura elementare […] lo stesso Vieusseux realizzò negli anni una larga ed intensa diffusione della letteratura educativa, facendosi editore, sotto la sigla “Vieusseux Editore” del Manuale di scuola preparatoria di Vitale Rosi (1782-1851), pubblicato nel '44, e dei Racconti per giovanetti (1852) di Pietro Thouar (1809-1861)»39. In questo senso vertevano

anche molti scritti pubblicati nelle sue riviste e la fondazione di istituti veri e propri come la scuola tecnica e l'Ateneo annesso al gabinetto. Inoltre, era discutendo di argomenti quali le scuole di mutuo insegnamento o delle casse di risparmio, della libertà di commercio o delle ferrovie che si creava un dibattito, che si suggerivano cambiamenti, che si auspicavano riforme.

Che l'interesse di Giovan Pietro fosse alto circa questi argomenti lo notiamo anche dalla sua corrispondenza privata. In una lettera del 1834 indirizzata a Tommaseo parlando di scuole di mutuo insegnamento scrive:

«Si dice che la Granduchessa vedova voglia fondarne una per le bambine. Ma quanto ci vorrà perchè gli italiani si persuadano dell'esigenza di simili istituti per l'educazione morale delle masse che ci minacciano? Colla metà di quanto s'è speso

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per far trionfare e vedere la Malibran si fonderebbero e si manterrebbero 50 sale d'asilo»40.

Appare evidente la sua fiducia in un progresso che non può prescindere dall'educazione delle masse.

La dove vi era una volontà di intervenire nell'educazione delle classi più “umili” il Vieusseux riconosceva l'importanza di intervenire anche presso la media borghesia inculcando loro l'esigenza della cultura e di conseguenza l'idea che non possa esserci cultura senza che questa venga condivisa con il resto della popolazione in tutte le sue classi. Educare, dunque, soprattutto le coscienze della borghesia. Nel manifesto si legge «Quale incremento abbiano ai nostri tempi ricevuto le scienze dai Giornali, e dai fogli periodici, che rendono più utili ed efficaci le meditazioni dei dotti […]; quanto abbiano questi libri giovato ad incivilire le altre classi della società, propagando i lumi del secolo, queste sono verità troppo conosciute»41. Questa volontà verrà sempre espressa grazie anche alla cura con la quale Giovan Pietro selezionava le opere da offrire in lettura nel suo gabinetto. Nell'Avviso del 4 marzo 1820 dove offre la possibilità per chi si fosse abbonato per l'anno intero di richiedere l'acquisto di un'opera da conservare nella biblioteca consultativa oltre a introdurre un servizio pregevole e degno di nota, sia dal punto di vista biblioteconomico che nel suo valore pubblicitario e commerciale, il Vieusseux ci dà alcune indicazioni preziose quando aggiunge: «Ben'inteso che in qualunque caso dovrà sempre trattarsi di opere scientifiche, di fisica o

40 Lettera di G. P. Vieusseux a N. Tommaseo in data 28 ottobre 1834 in Carteggio inedito:

Niccolò Tommaseo-G. P. Vieusseux, a cura di Raffaele Ciampini e Petre Ciureanu. Roma: Edizioni di storia e letteratura, 1956, pp. 224-225.

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mattematica, statistica, viaggi, belle arti, storia, belle lettere e non mai di romanzi o opere di politica, le quali non avendo che il puro interesse del momento, non conservano veruno o poco valore»42. Ci piace ricordare, ancora una volta, la dottrina utilitarista inglese «nel cui programma per la diffusione dei lumi i giornali d'informazione erano ancora più importanti dei libri e degli opuscoli, perchè attiravano un pubblico che indietreggiava di fronte a pubblicazioni più impegnate»43.

Infine, dalla corrispondenza con Giacomo Leopardi, che con garbo si sottraeva ad una collaborazione all'«Antologia», elogiata dal recanatese come «l'unico Giornale Italiano, ma come tale che in molte sue parti ha l'onore di non parere fattura italiana»44, il Vieusseux scrive «bisogna ancora, e sempre vo ripetendo, non perder di vista che tutto morale deve essere lo scopo del mio giornale e tutto rivolto al perfezionamento del nostro stato sociale»45. Questa è l'idea che anima il Vieusseux in tutti i suoi propositi, questo il cuore pulsante delle sue attività. Un impegno “tutto morale” e “tutto rivolto al perfezionamento del nostro stato sociale”.

42 Avviso: Firenze 4 marzo 1820, Gabinetto scientifico e letterario di G.P. Vieusseux. Riprodotto

in stampa anastatica in Gli scritti d'arte della Antologia di G. P. Vieusseux, cit., p. 122.

43 RICHARD ALTIK, La democrazia tra le pagine, cit., p.149

44 GIACOMO LEOPARDI, Epistolario, a cura di Franco Brioschi e Patrizia Landi. Torino: Bolleti

Boringhieri, 1998, Vol I, p. 1096.

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