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APPROCCIO METODOLOGICO IMPIEGATO NEI PIANIDI GESTIONE FORESTALE DELLA TENUTA PRESIDENZIALEDI CASTELPORZIANO (ROMA)

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– I.F.M. n. 2 anno 2008

FABIO RECANATESI (*)

APPROCCIO METODOLOGICO IMPIEGATO NEI PIANI DI GESTIONE FORESTALE DELLA TENUTA PRESIDENZIALE

DI CASTELPORZIANO (ROMA)

La gestione forestale all’interno delle aree protette è rivolta principalmente a favorire la rinnovazione naturale dei boschi, limitando così il più possibile l’intervento antropico.

Tale proposito può essere conseguito solo attraverso azioni calibrate da una lettura del territorio che dovrebbe essere omnicomprensiva riguardo le complesse dinamiche che carat- terizzano l’ecosistema bosco.

Soprattutto nelle aree sottoposte a tutela, la disponibilità di dati rilevati nello stesso ambiente da diversi studiosi quali: forestali, botanici, pedologi, idrologi, rappresenta un potenziale conoscitivo che grazie alle tecnologie a basso costo oggi disponibili, consentono al tecnico forestale una visione sempre più esaustiva del territorio preso in esame.

Il presente lavoro fornisce una panoramica riguardo le moderne metodologie di rileva- mento e di analisi che sono state impiegate nella gestione delle risorse forestali, riportando il caso del Piano di Gestione Forestale redatto per la Tenuta Presidenziale di Castelporziano, recentemente riconosciuta Riserva Naturale dello Stato.

Parole chiave: Riserva Naturale dello Stato; Castelporziano; metodi di analisi dei soprassuo- li; pratiche selvicolturali; problemi di rigenerazione naturale.

Key words: State Natural Reserve; Castelporziano; stand analyses methods; natural regene- ration problems.

I NTRODUZIONE

I criteri di gestione relativi ai boschi presenti nelle aree protette, devo- no essere finalizzati sempre di più al conseguimento di finalità istituzionali adottando sistemi e metodi colturali in grado di soddisfare la domanda rela- tiva alla valorizzazione del bosco in quanto sistema complesso (C IANCIO et al., 1994). Soprattutto nelle aree protette, quindi, il riconoscimento di valo- ri svincolati da benefici ritraibili direttamente dalla foresta evidenziano la

(*) Dottore di Ricerca; Dipartimento di tecnologie, ingegneria e scienze dell’Ambiente e delle

Foreste (D.A.F.); Università degli Studi della Tuscia, Via S. Camillo de Lellis, s.n.c – 01100 Viterbo.

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necessità di una gestione finalizzata a rendere il bosco in equilibrio con l’ambiente circostante e dunque in grado di rinnovarsi naturalmente (C IAN -

CIO , 1981; F ERRARI , 2002). Tali presupposti implicano, al fine di una corret- ta gestione delle risorse ambientali, la produzione ed elaborazione di dati di diversa natura. Infatti, la comprensione delle dinamiche ambientali, ed in particolare quelle legate alle risorse forestali, necessita per una gestione sostenibile, di un approccio multidisciplinare che consenta un’analisi esau- stiva dei fenomeni osservati. Nelle aree protette la convergenza di studi effettuati da figure quali: forestali, faunisti, botanici, naturalisti, biologi, zoologi ed altri ancora; se da un lato contribuiscono ad una migliore com- prensione delle complesse dinamiche degli ecosistemi, dall’altro ha, come conseguenza, la produzione di una quantità di dati difficilmente gestibili attraverso i metodi convenzionali di analisi e quindi scarsamente efficaci nell’ambito della gestione puntuale delle risorse ambientali.

Attualmente, attraverso la cartografia ambientale è possibile rappre- sentare nello spazio i parametri d’inventario e di processo che caratterizza- no il territorio considerato. La metodologia che consente di reperire, verifi- care, archiviare, elaborare e riportare su mappe digitali, aggiornando di continuo le informazioni, è detto Sistema Informativo Territoriale (SIT). La realizzazione di un SIT è resa possibile attraverso l’impiego di particolari software che vengono chiamati, in generale, Geographic Information Sistem meglio noti con l’acronimo GIS e che vengono ormai considerati strumenti imprescindibili nella pianificazione delle risorse ambientali (M ASELLI et al., 2003). Scopo del presente lavoro, quindi, è quello di presentare le metodo- logie d’analisi, impiegate nell’ambito della redazione del Piano di Gestione Forestale all’interno di un’area protetta, per verificarne l’utilità e di riporta- re una sintesi dei risultati ottenuti.

I NQUADRAMENTO TERRITORIALE

La Tenuta Presidenziale di Castelporziano (composta dal territorio di Castelporziano, e da quello di Capocotta), recentemente riconosciuta come Riserva Naturale dello Stato con Decreto n. 136 del Presidente della Repubbli- ca Carlo Azeglio Ciampi, comprende circa 6000 ha di territorio che si estende a S-SO di Roma tra il mar Tirreno, Via Cristoforo Colombo, Via Pontina e Pra- tica di Mare, (Figura 1). Da un punto di vista botanico l’area rappresenta, insieme a Castelfusano, ciò che resta del vasto sistema forestale che ricopriva l’intero delta del Tevere e le zone limitrofe. Il terreno è generalmente pianeg- giante, se si escludono modesti rilievi, a Nord, che non superano gli 80 m s.l.m.

Lungo la zona costiera si estende un sistema di dune comprendente un cordo-

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ne antico di sabbie rossastre ed uno più recente formato da sabbie grigie. Tra i cordoni dunali sono presenti numerose piscine: allagamenti stagionali formati da acque meteoriche e di falda che tendono a prosciugarsi durante l’estate.

Questi acquitrini rivestono un ruolo assai importante, da un punto di vista ecologico, per la presenza di specie vegetali tipiche degli idrosuoli ormai quasi del tutto scomparse dal territorio di Roma. L’assetto del territorio, rimasto sostanzialmente immutato negli ultimi secoli ha consentito la crescita indistur- bata della vegetazione, che ha così potuto raggiungere uno sviluppo notevole.

Il territorio è ricco di esemplari, arborei e non, che per la loro età e dimensione possono essere definiti «piante monumentali» (P IGNATTI et al., 2001; T ESTI et al., 2006). In tutto il bacino del Mediterraneo, dunque, Castelporziano può essere considerato un ambiente unico per la concentrazione di piante plurise- colari (numerosi esemplari raggiungono i 400 anni d’età).

M ATERIALE E METODI

Nell’ambito della redazione dei Piani di Gestione per la Tenuta di Castelporziano, relativi alle formazioni forestali presenti a Castelporziano e a Capocotta, la convergenza di ricerche scientifiche effettuate nell’ambito del monitoraggio ambientale avviato nel 1995 da diversi gruppi di lavoro (GdL)

Figura 1 – Inquadramento territoriale della Tenuta Presi-

denziale di Castelporziano.

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ha reso necessario la realizzazione di un Sistema Informativo Territoriale (SIT) dedicato che, nel presente studio, si basa sul sistema di riferimento UTM (Universal Transverse Mercator System) fuso 33N, avvalendosi del datum ED50.

L’analisi del territorio è stata condotta attraverso l’espletamento di fasi differenti che hanno consentito, nel loro insieme, prima di inventariare le superfici boscate presenti e, successivamente, attraverso l’elaborazione dei dati raccolti in campo, di redigere le linee guida di gestione attraverso una politica di interventi finalizzati alla perpetuazione naturale dei soprassuoli forestali.

Come accennato, la metodologia seguita si articola in due fasi metodolo- giche distinte. Nella prima sono state censite le formazioni forestali presenti in questi territori ed, aspetto più importante, è stato classificato il territorio in base alla copertura (intesa questa come copertura percentuale) esercitata dalle chiome sul terreno.

Attraverso la seconda fase, invece, è stato possibile eseguire la prelimi- nare classificazione del territorio in base alla potenzialità di rinnovazione naturale dei soprassuoli e, in fine, la programmazione di una serie di rilievi a terra per accrescere la conoscenza degli attributi forestali.

Per poter eseguire le due fasi metodologiche di cui sopra, il data base georeferenziato è stato realizzato attraverso diverse tipologie di strati infor- mativi. Sono stati infatti utilizzate carte tematiche digitali, serie storiche relative alle coperture fotografiche riprese da aereo, immagini satellitari di ultima generazione etc. Gli strati informativi sono stati realizzati ad hoc nell’ambito della redazione dei Piani di Gestione dal Gruppo di Lavoro Vegetazione, ed integrati con dati rilevati in occasione di precedenti studi, avvalendosi della collaborazione del Centro Multidisciplinare per lo Studio degli Ecosistemi Costieri Mediterranei con sede a Castelporziano.

Nello specifico, il SIT realizzato si articola in due sezioni principali:

nella prima è presente la cartografia di base relativa al territorio preso in esame, la seconda sezione, invece, è quella dedicata agli strati informativi più specifici inerenti la gestione territoriale vera e propria. L’elaborazione e l’integrazione dei dati è stata effettuata attraverso l’utilizzo integrato, a seconda delle fasi dello studio, del GIS raster IDRISI 32 o del GIS vettoria- le ArcView 8.1.

Di seguito viene riportato l’elenco degli strati informativi relativi al SIT realizzato per i piani di gestione forestale della Tenuta di Castelporziano.

Strati informativi relativi alla CARTOGRAFIA DI BASE:

– Carta Tecnica Regionale (CTR), in scala 1:10000 – Regione Lazio;

– Modello Digitale del Terreno (DEM), con risoluzione di 20 m lineari –

Regione Lazio;

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– Carta delle Pendenze, derivata dal (DEM);

– Carta delle Esposizioni, derivata dal (DEM);

– Confini amministrativi, in formato vettoriale, del territorio preso in esame.

Strati informativi relativi alla CARTOGRAFIA SPECIFICA:

– Mappa Catastale: Catasto Alessandrino (1636) – (Archivio Storico di Roma);

– Mappa Catastale: Catasto Gregoriano (1818) – (Archivio Storico di Roma);

– Carta Particellare (Carta silografica) relativa al territorio di Castelporzia- no – Piano Gestione Forestale (1988-1997) e di Capocotta (anno 2000);

– Mosaico delle foto aeree digitali georeferenziate, relative alle seguenti date:

- 1930 – b/n, Istituto Geografico Militare (IGM) - 1945 – b/n, Royal Air Force (RAF)

- 1959 – b/n, Aeronautica Militare Italiana (AM) - 1965, 1980, 1985 e 1994 – b/n, SARA-NISTRI - 2000 – colore, Ministero dell’Ambiente;

– Immagini satellitari multispettrali QuickBird, relative al mese di giugno dell’anno 2002;

– Carta Pedologica (Istituto Superiore Nutrizione delle Piante – ISNP, Roma);

– Carta della Soggiacenza della Falda freatica (ENEA – GdL suolo);

– Carta della Viabilità Funzionale (anno 2000) (viabilità suddivisa in: prin- cipale e forestale), realizzata dall’Osservatorio Multidisciplinare per gli Ecosistemi Costieri Mediterranei – Castelporziano;

– Carta della Viabilità (anno 1945), realizzata attraverso fotointerpretazio- ne dall’Osservatorio Multidisciplinare per gli Ecosistemi Costieri Medi- terranei;

– Carta della Viabilità (anno 1930), realizzata attraverso fotointerpretazio- ne dall’Osservatorio Multidisciplinare per gli Ecosistemi Costieri Medi- terranei;

– Carta della Zonizzazione (B LASI , 2005);

– Carta delle «superfici boscate» 2005 (realizzata attraverso fotointerpreta- zione in scala 1:5000);

– Carta delle Rete Idrografica, acquisita dalla Regione Lazio;

– Data Base contenente i dati georeferenziati rilevati, nel periodo 2004- 2005, durante la campagna di rilievi in campo.

Non tutti i layer presenti nella CARTOGRAFIA SPECIFICA si pre-

sentavano in formati tali da poter essere direttamente impiegati nell’analisi

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ambientale. Le mappe catastali storiche, così come alcuni mosaici di foto aeree, non essendo stati prodotti in formato digitale, sono stati oggetto di georeferenziazione prima di poter essere inseriti nel SIT. A tal fine si è fatto ricorso all’impiego della CTR unitamente a dei punti di cui è stata determi- nata la posizione mediante l’impiego di GPS per l’individuazione di punti fiduciari (GCP: Ground Control Point) impiegati per la collocazione delle immagini nel sistema di riferimento desiderato. Il numero di punti fiduciari impiegati è variato a seconda dello strato informativo e, soprattutto per le immagini aeree, dalla superficie di territorio riportata. L’algoritmo impiega- to nella fase di georeferenziazione è quello noto con il nome di nearest nei- ghbor («i prossimi più vicini») che ha consentito la georeferenziazione con un errore di posizionamento, calcolato attraverso il Root-Mean-Square (RMS), sempre inferiore ai 10 m. Tale approssimazione può considerarsi più che soddisfacente considerata l’estensione dell’area indagata e gli obiet- tivi perseguiti nel presente studio.

Inventario delle superfici forestali

È stata eseguita attraverso differenti fasi. La prima fase è stata svolta in ambiente GIS attraverso la fotointerpretazione a video, con relativa digita- lizzazione dei poligoni relativi alle superfici boscate (A KBARI et al., 2003).

Considerando il grado di frammentazione raggiunto da queste superfici,

che in alcuni casi non consente un’univoca attribuzione alla classe «bosco»,

è stata adottata la definizione riportata da UN-ECE/FAO, 2000 e conside-

rando le «Norme in materia di gestione delle risorse forestali, 2002» della

Regione Lazio. Le foto aeree utilizzate per la fotointerpretazione sono quel-

le relative all’anno 2000 poiché costituiscono lo strato informativo più

recente e, quindi, quelle più efficaci nell’individuazione delle formazioni

forestali attuali. Contestualmente al censimento delle superfici a bosco è

stato possibile, vista la risoluzione dello strato informativo pari ad 1 m

lineare, operare una classificazione in classi colturali (G IORDANO et al.,

2006). Sono state distinte le superfici interessate dalla pineta di pino dome-

stico, Pinus pinea L., da quelle che invece appartengono al genere Quercus

spp. Questi due generi, infatti, se osservati dall’alto, presentano un cromati-

smo differente ed una geometria relativa alle chiome facilmente distinguibi-

le. Il Pinus pinea, soprattutto nei popolamenti maturi, sviluppa una chioma

ad ombrello facilmente riconoscibile per forma e colore, inoltre, essendo le

pinete di Castelporziano e Capocotta di origine artificiale presentano una

struttura coetanea e quindi riconoscibile per la distribuzione omogenea

della copertura delle chiome, aspetto questo ancor più rilevante nei sopras-

suoli giovani, dove è addirittura possibile riconoscere il sesto d’impianto. Al

contrario, nei soprassuoli interessati da boschi del genere Quercus spp., si

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ha una maggiore eterogeneità nella forma della chioma e soprattutto nella distribuzione delle piante che non segue uno schema regolare. Anche i rim- boschimenti artificiali con querce sempreverdi realizzati con Quercus ilex e Quercus suber sono stati facilmente fotointerpretati vista la loro dislocazio- ne a filari.

In questa fase di fotointerpretazione, sono state, inoltre, individuate le superfici costiere interessate da formazioni di macchia mediterranea, le chiarie presenti all’interno del bosco (con una superficie minima 3000 m

2

), nonché le zone aperte prive di copertura arborea (prati pascolo) che sono adibite al pascolo dei bovini presenti in Tenuta, le piantagioni con specie esotiche (piantagioni speciali) e le zone agrarie. L’insieme delle classi coltu- rali riconducibili al bosco ha dato origine ad un nuovo strato informativo che è stato denominato «superfici boscate».

Determinazione delle classi di copertura del suolo omogenee

Una volta completata la realizzazione della carta tematica «superfici boscate», questa è stata riclassificata in base al grado di copertura percen- tuale che le chiome delle piante esercitano sul terreno aspetto assai impor- tante dal momento che il processo di disseminazione, per queste specie arboree, è essenzialmente di tipo basipeto, la presenza di piante in grado di produrre seme e soprattutto la copertura del suolo da parte delle chiome, costituiscono dei parametri che rivestono un’estrema importanza qualora si voglia indagare sulle potenzialità che questi soprassuoli hanno di rinnovarsi naturalmente. Aspetto, questo, di estrema rilevanza dal momento che que- ste superfici boscate ricadono all’interno di un’area protetta, come quella di una Riserva Naturale dello Stato. Attraverso la sovrapposizione con la carta particellare relativa a Castelporziano e Capocotta è stato dunque possibile attribuire il grado di copertura percentuale a scala particellare. La scelta di determinare il grado di copertura percentuale delle chiome sul terreno attraverso foto interpretazione è stata motivata dal fatto che questa è di più facile acquisizione attraverso l’impiego di immagini aeree che non attraver- so i rilievi in campo (C ARREIRAS et al., 2006).

L’analisi della copertura, dunque, è stata svolta con il fine di individua-

re le aree in cui le piante, per l’età raggiunta e per l’ampiezza delle chiome,

possono ritenersi efficaci nella produzione e dispersione di seme nell’am-

biente. Le piante che rispondono a queste caratteristiche sono state deno-

minate «piante portaseme». L’analisi in ambiente GIS delle immagini aeree

ha consentito, in tempi relativamente contenuti, la determinazione della

copertura percentuale esercitata dalle chiome degli alberi sul terreno. Si fa

presente che attraverso la fotointerpretazione a video non è sempre possibi-

le una quantificazione della densità delle piante. Infatti, la struttura dei

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soprassuoli forestali presenti a Castelporziano e Capocotta, soprattutto per quanto riguarda le formazioni naturali di querce caducifoglie, che in questi ambienti vegetano spesso in consociazione con altre specie arboree ed arbustive, danno origine ad una compenetrazione delle chiome tra il piano dominante e quello dominato del bosco, rendendo così difficile la determi- nazione del reale numero di piante ad ettaro. È stato invece possibile deter- minare con sufficiente accuratezza, i nuclei di bosco dove attualmente la copertura delle chiome risulta omogenea (D E N ATALE et al., 2003; B AI et al., 2005; C ARREIRAS et al., 2006). A tal fine le «superfici boscate» sono state classificate in base a quattro classi di copertura, espresse come superficie percentuale di suolo che ricade sotto la copertura delle chiome. Sono state quindi individuate le seguenti classi:

– Copertura assente 0 (0%);

– Classe di copertura I (1-40%);

– Classe di copertura II (40-60%);

– Classe di copertura III (> 60%).

La determinazione di queste quattro classi di copertura rappresenta una importante lettura del territorio forestale poiché attraverso di esse è possibile circoscrivere le situazioni che da un punto di vista della rinnova- zione naturale possono essere considerate critiche, come nelle Classi 0 e I, dove la presenza di un numero insufficiente di piante portaseme è indice di fragilità dell’ecosistema per quanto riguarda la perpetuazione delle forma- zioni forestali attuali, con conseguente evoluzione verso forme più degrada- te del soprassuolo. La Classe II, dove la copertura delle chiome garantisce la rinnovazione naturale su circa il 50% della superficie, può considerarsi una situazione limite che, al variare delle condizioni ambientali, può degra- dare verso la Classe I o viceversa evolvere verso la Classe III dove il grado di copertura delle chiome rappresenta una garanzia in termini di potenzia- lità per la rinnovazione naturale.

La campagna di rilievi a terra

1

L’inventario è stato realizzato mediante un campionamento sistematico stratificato in base alle classi colturali precedentemente individuati attraver- so la foto interpretazione, con un’unica fase di raccolta dei dati al suolo.

Questo tipo di campionamento è stato preferito rispetto ad altri per il seguente motivo: fornisce stime più accurate dal momento che è pratica-

1

La campagna di rilievi in bosco e la successiva elaborazione dei dati raccolti è stata curata gra- zie al supporto dei: Dott. Capitoni Bruno, Dott. Eberle Alessandro, Dott. Maffei Luca e del Dott.

Musicanti Alessandro.

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mente impossibile che in un campionamento di questo tipo ampie porzioni omogenee della popolazione non vengano rappresentate da almeno qualche unità campionaria (C ORONA , 2000). Riguardo la numerosità campionaria, il numero di punti da campionare è stato stabilito attraverso l’utilizzo del software Sample Power attraverso valutazioni preliminari riguardanti il coef- ficiente di variazione (CV) degli attributi considerati ricavati da un campio- namento pilota eseguito con cinque aree di saggio per ogni tipo forestale individuato.

I punti di campionamento, dunque, sono stati individuati in corrispon- denza dei nodi di una griglia, appoggiata al reticolo UTM, con maglia di 400 m. Tale griglia georeferenziata è stata sovrapposta alla maschera

«superfici boscate» al fine di individuare i nodi che ricadessero all’interno del bosco da quelli, che invece, ne sono esclusi e quindi non oggetto di rilievi. In totale sono state eseguiti 345 tra aree di saggio e sopralluoghi (240 a Castelporziano e 105 a Capocotta), i cui dati sono confluiti in un data base integrato al SIT. Nelle aree di saggio, georeferenziate attraverso l’uti- lizzo di un GPS, sono stati determinati i seguenti attributi:

– valutazione della stabilità del bosco in funzione del numero delle piante portaseme e della loro distribuzione spaziale che ne determinano il potenziale di rinnovazione naturale;

– cavallettamento totale delle piante presenti all’interno dell’area di saggio con un diametro, rilevato ad 1,30 m, maggiore di 5 cm;

– determinazione dell’area basimetrica ad ettaro (G) attraverso l’esecuzio- ne di aree di saggio relascopiche;

– determinazione del diametro medio (diametro della pianta di area basi- metrica media);

– caratterizzazione della struttura del piano dominante e dominato del bosco attraverso l’analisi della distribuzione diametrica;

– stima della fertilità microstazionale attraverso la determinazione dell’al- tezza dominante (H

d

);

– valutazione del grado di biodiversità esistente a livello arboreo ed arbu- stivo attraverso la determinazione della specie;

– determinazione della massa dendrometrica del piano dominante del bosco;

– valutazione dell’impatto provocato dalla fauna nei confronti dell’ecosiste- ma bosco;

– valutazione dello stato fitosanitario e del rischio d’incendio;

– valutazione sullo stato della lettiera.

Le aree di saggio, di forma circolare e con una superficie di 1256 m

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(raggio pari a 20 m), sono state effettuate nei diversi settori di bosco, al fine

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di ottenere una rete di siti d’analisi che copre l’intero territorio forestale della Tenuta. Dal momento che il territorio analizzato risulta pressoché pia- neggiante non è stato necessario trasformare la superficie topografica dell’a- rea di saggio, in quella reale poiché pressoché equivalenti. Il punto in cui eseguire le aree di saggio è stato determinato dopo aver eseguito un sopral- luogo della porzione di bosco di cui l’area di saggio doveva essere rappre- sentativa per poter effettuare la descrizione particellare.

All’interno delle aree di saggio, è stato eseguito il cavallettamento tota- le delle piante con diametro (misurato a petto d’uomo) superiore a 5 cm, per ottenere la distribuzione delle frequenze delle piante nelle diverse classi diametriche, inoltre sono state classificate tutte le specie arboree, arbustive e suffruticose presenti. È stato inoltre determinato il diametro medio corri- spondente al diametro della pianta di area basimetrica media.

Utilizzando un ipsometro professionale (Vertex III Hangun - SWE- DEN), sono state misurate l’altezza dominante dei popolamenti, pari alla media delle altezze di un campione di 10 piante individuate tra le più gran- di presenti, e le altezze medie raggiunte dal piano dominante e dominato del bosco.

Nelle aree di saggio sono stati anche rilevati il numero di semenzali appartenenti a specie forestali, e, non essendo ancora disponibile un Piano di Gestione dedicato alla fauna selvatica, è stato rilevato il grado di distur- bo provocato nei confronti del suolo (rooting) e delle piante (brucatura), il rischio di diffusione di incendio e, infine, lo stato fisico della lettiera (distri- buzione sul terreno e spessore).

La massa dendrometrica è stata determinata a seconda della tipologia forestale esaminata. Per le pinete, essendo questi dei popolamenti con struttura coetanea, la massa dendrometrica è stata calcolata attraverso la suddivisione del territorio in classi cronologiche utilizzando una tavola di cubatura ad una entrata sviluppata per le pinete costiere laziali (C ASTELLA -

NI et al., 1982). Per ogni area di saggio rappresentativa di una determinata classe cronologica sono state cavallettate tutte le piante a 1,30 m dal terreno ed è stata misurata l’altezza di un campione rappresentativo, dalla risultante curva ipsometrica è stata individuata la classe di fertilità che attraverso i diametri hanno consentito la stima del volume corrispondente.

Per la cubatura delle particelle forestali appartenenti al genere Quercus

spp. che contrariamente alla prima tipologia ha una struttura disetanea e

mista, sono stati utilizzati i dati registrati all’interno delle aree di saggio, cal-

colando separatamente la massa esistente nel piano dominante e dominato

del bosco. Nel prima caso, il volume delle piante portasemi (diametro a

petto d’uomo uguale o superiore a 22,5 cm) è stato desunto utilizzando la

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tavola dendrometrica ad una entrata specifica per i boschi misti di querce caducifoglie di Castelporziano (C ASTELLANI et al., 1982). Per la cubatura del piano dominato (diametro a petto d’uomo inferiori a 22,5 cm) sono stati utilizzati due approcci, distinguendo tra individui giovani di specie arboree (querce caducifoglie, leccio e sughera) e macchia mediterranea. Il volume delle specie quercine caducifoglie presenti nel piano dominato del bosco è stato ottenuto utilizzando la tavola di cubatura ad una entrata, ricavata per il cerro cresciuto in fustaia mista con altre latifoglie nella foresta demaniale di «Cerreta Cognone» – Salerno (Rispoli, piano d’assestamento 1968-1977).

Il volume delle formazione di leccio, sporadicamente rilevato nel piano dominato di alcune particelle, è stato ottenuto utilizzando la tavola dendro- metrica ad una entrata, costruita per le matricine di leccio dei forteti della foresta demaniale di Cecina (C ASTELLANI et al., 1982).

Nel caso della macchia mediterranea si è ricorsi alla tavola alsometrica elaborata per la foresta demaniale di Follonica (Ufficio Assestamento A.S.F.D., 1939), considerando come valore medio il volume riportato per il ceduo all’età di 18 anni per la classe di fertilità intermedia.

L’impatto dovuto alla fauna selvatica sull’ambiente, è stato determina- to mediante valutazioni di carattere soggettivo, attraverso la quantificazione in: «alto», «medio» e «basso» in relazione all’intensità ed alla diffusione dei segni lasciati sull’ambiente dal passaggio degli animali. Tale criterio di valu- tazione, sia pure non fornendo dei valori che possono in qualche modo essere confrontati con altre aree protette, ha dato preziose informazioni sulle zone interne alla Tenuta che maggiormente sono soggette alla pressio- ne da parte della fauna selvatica. Sempre attraverso una quantificazione soggettiva, è stato possibile determinare il rischio di diffusione d’incendio che è stato determinato in funzione della presenza di necromassa e dello sviluppo raggiunto dal piano dominato nonché dell’eventuale sua penetra- zione con il piano dominante del bosco.

I rilievi relascopici sono stati effettuati nelle classi colturali macchia mediterranea e ceduo di leccio dal momento che l’elevata densità del soprassuolo non consentiva di effettuare il cavallettamento totale delle piante.

Tali rilievi sono stati finalizzati al calcolo dell’area basimetrica (G) ed

alla determinazione del numero di piante ha

-1

del popolamento (N). Ope-

rando attraverso il fattore di numerazione angolare ( Φ) pari ad 1, infatti, si

è ottenuta la densità del popolamento mediante il cavallettamento delle

piante traguardate attraverso la tecnica relascopica, formula 1. La scelta di

questo fattore di numerazione implica la misura dei due parametri con aree

tendenzialmente grandi e, di conseguenza, si ottiene un risultato statistica-

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mente più preciso (B ERNETTI , 1983). Al fine di ridurre l’errore imputabile alla lettura strumentale, il valore di area basimetrica è rappresentato dalla media di tre letture ripetute nel medesimo punto di stazione.

formula [1]

dove:

N = numero di piante/ha;

D

i

= diametro delle piante traguardate;

G

i

= area basimetrica delle piante traguardate;

Φ = fattore di numerazione angolare.

Analisi diacronica dei soprassuoli forestali

L’ampia documentazione storica di immagini aeree georeferenziate è stata impiegata nell’ambito di un’analisi di carattere diacronico volta a ripercorrere la storia, e quindi l’evoluzione, dei soprassuoli forestali dal 1930, anno della prima ripresa fotografica, ad oggi (K ENNEDY et al., 2004).

Questa analisi è risultata estremamente efficace sopratutto per il territorio di Capocotta, che per molto tempo è stato sprovvisto di un Piano di Gestione Forestale, e di cui non si disponeva d’informazioni precise riguar- do i tipi vegetazionali presenti, la loro dislocazione sul territorio, ne tanto- meno di documenti relativi alle utilizzazioni forestali del passato. Questa lacuna conoscitiva è stata parzialmente colmata attraverso lo studio, in ambiente GIS, della serie storica di immagine aeree georeferenziate. Dispo- nendo di rilievi aereofotogrammetrici risalenti a quasi ottanta anni fa, e ripetuti con un intervallo circa decennale, è stato possibile censire tutte le superfici che sono state interessate da utilizzazione in quest’arco temporale.

Un esempio della possibilità di individuazione delle superfici interessate al taglio è mostrato nella Figura 2, dove l’analisi dell’immagine aerea, in que- sto caso risalente alla fine degli anni Settanta, rivela l’esecuzione di un taglio a carico del bosco effettuata a Capocotta.

Inoltre, considerata la risoluzione delle foto aeree digitali, è stata deter- minata, con sufficiente approssimazione, l’intensità delle utilizzazioni.

Avvalendosi della georeferenziazione delle immagini aeree, è stato realizzato un campione cospicuo di aree di saggio virtuali, mediante la costruzione di un poligono di superficie nota, fotoplot, (pari ad 1 ha). Attraverso la nume- razione delle piante presenti all’interno del poligono, è stata determinata, nelle aree oggetto di utilizzazione, il numero di piante ad ettaro lasciate in piedi. Per questo tipo di analisi, considerando che le superfici utilizzate sono di modeste dimensioni e che il trattamento è stato eseguito omogenea-

∑ G

i

D

i

N = Φ

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mente nell’area interessata, è stato eseguito un campionamento soggettivo con tre aree di saggio virtuali su ogni area (M AST et al., 1997).

Nella Figura 3 e nella Figura 4, viene illustrato un esempio dell’effica- cia di questa metodologia. In queste due immagini, infatti, la stessa porzio- ne di territorio (poligono con superficie pari ad 1 ha) è stata analizzata come si presentava nel 1945 e come si presenta nell’anno 2000.

L’analisi a video dei soprassuoli, presenti all’interno della superficie circoscritta dal poligono di superficie nota, mette in evidenza come, nel 1945, sia possibile individuare, e quindi numerare, le piante arboree d’alto fusto. Il confronto, effettuato attraverso sovrapposizione con l’immagine relativa all’anno 2000 mostra chiaramente che la superficie del terreno non interessata dalle chiome degli alberi, in questo lasso di tempo, si è progres- sivamente ridotta fino a raggiungere una quasi totale copertura da parte della canopy. Confronti eseguiti attraverso l’impiego di aree di saggio vir- tuali sono stati effettuati in più punti del territorio ed in epoche differenti.

L’analisi dei differenti scenari ha consentito così di ricostruire la capacità che questi soprasuoli hanno, nel tempo, di ricoprire il terreno attraverso lo sviluppo delle chiome degli alberi, informazione che si è rilevata assai utile nella pianificazione degli interventi forestali futuri.

Figura 2 – Il perimetro di colore scuro, circoscrive delle utilizzazioni eseguite a Capocotta alla fine

degli anni ’70 (1979). Nell’immagine viene riportata una utilizzazione eseguita su querceto misto di

caducifoglie.

(14)

Figura 3 – Area di saggio virtuale (poligono quadrato) posizionata sull’immagine aerea georeferenziata risalente al 1945. Con dei punti sono state inventariate le piante arboree presenti.

Figura 4 – La stessa area di saggio virtuale di figura 4 con le piante arboree censite posizionata sull’im-

magine aerea georeferenziata relativa all’anno 2000.

(15)

La viabilità

Un altro tipo di informazione che si è rilevata assai utile per compren- dere meglio le dinamiche che hanno portato i boschi alla struttura attuale, è emersa dallo studio della viabilità. Questo tipo di infrastruttura è stata ana- lizzata per fornire una preliminare valutazione sulla frammentazione di que- sto territorio attraverso la determinazione di parametri quali: la lunghezza, la densità, la larghezza media della maglia e lo spessore medio della maglia poiché utili nella determinazione dei livelli di naturalità dell’ambiente (J AARSMA et al., 2002). A tal fine la viabilità non è stata considerata tutta uguale, questa è stata distinta in: viabilità principale e viabilità forestale. La prima si riferisce a quella maggiormente percorsa e con carreggiata più larga, mentre quella forestale è costituita da sentieri con carreggiata ridotta e con un transito limitato.

Attraverso lo studio delle immagini aeree è stato possibile ricostruire la viabilità storica del territorio di Castelporziano e di Capocotta. Le immagi- ni risalenti al 1930 e quelle del 1945, infatti, hanno mostrato una viabilità del tutto diversa rispetto a quella dell’anno 2000. Una fitta rete di sentieri forestali parcellizzavano l’ambiente in superfici le cui dimensioni variavano secondo la funzione a cui il bosco era chiamato a rispondere. Alcune loca- lità, che venivano utilizzate per il prelievo di legname, erano intersecate da una viabilità che suddivideva regolarmente il territorio in particelle forestali di uguali dimensioni facilitandone così la rotazione al taglio (Figura 5); altre località, destinate alla caccia della fauna selvatica, si distinguevano per una viabilità di tipo stellare in cui più sentieri convergevano in un unico punto (o posta), offrendo così la possibilità di traguardare più facilmente gli ani- mali attraverso la fitta vegetazione del bosco.

L’impiego delle immagini satellitari Quickbird

Nell’ambito della redazione del Piano di Gestione Forestale relativo al solo territorio di Capocotta, l’analisi dei soprassuoli forestali ha usufruito dell’ulteriore contributo conoscitivo apportato dal telerilevamento da immagini multispettrali rilevate dalla piattaforma satellitare Quickbird.

Questo strato informativo è stato impiegato con lo specifico fine di ottenere informazioni sulla potenzialità di determinare la densità delle pian- te portaseme con particolare attenzione a quelle appartenenti al genere Quercus spp., (leccio e querce caducifoglie) e, dunque, per verificarne l’uti- lità nell’ambito di un’eventuale programmazione di un monitoraggio ambientale a cadenza periodica che risulti efficace per questi ambienti costieri.

Dunque, grazie alla disponibilità di immagini satellitari multispettrali

di ultimissima generazione è stato possibile applicare metodologie basate

(16)

sulla spazializzazione di attributi forestali in un ambiente come quello di Capocotta dove, considerata la struttura eterogenea propria di questi soprassuoli, l’impiego di strati informativi con risoluzioni di minore detta- glio non avrebbe consentito di ottenere risultati altrettanto attendibili (C HI -

RICI et al., 2003; R ECANATESI et al., 2006). La risoluzione lineare per questo strato informativo è, infatti, pari a 2,5 m per le bande multispettrali e di soli 0,6 m per la banda pancromatica.

Il telerilevamento di dati attraverso l’impiego di immagini satellitari necessita, al fine di ottenere risultati attendibili, di una fase di pre-elaborazio- ne nella quale i dati registrati dal sensore vengono elaborati per ovviare agli errori, al rumore ed alle distorsioni che inevitabilmente si verificano al momento dell’acquisizione e la trasmissione dei dati stessi (P RICE et al., 1987).

Nella fase di pre-elaborazione, le immagini Quickbird sono state corrette radiometricamente, in base ai fattori di conversione forniti dalla Digi - talGlobe, atmosfericamente tramite il modello 6S (Second Simulation of Satel- lite Signal in the Solar Spectrum – V ERMONTE et al., 1997) e georeferenziato utilizzando la CTR e una serie di punti di riferimento raccolti in campo attra- verso DGPS. L’errore di posizionamento ha raggiunto, per tutte le immagini, un RMS (Root Mean Square) totale inferiore ai 0,5 pixel quindi, considerate la risoluzione geometrica delle immagini, la precisione con cui si identificano gli

Figura 5 – Immagine aerea di Capocotta ripresa dalla RAF nel 1945. È possibile notare la fitta rete di

sentieri forestali che suddividevano il bosco in particelle omogenee di ampiezza pari a circa 10 ha.

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oggetti al suolo è di +/- 0,35 m per la banda pancromatica e di +/- 1,4 m nel multispettrale. Non è stata invece effettuata, nella fase di pre-elaborazione, alcuna correzione topografica dal momento che il territorio di Capocotta è ubicato lungo la costa, dove le pendenze sono del tutto trascurabili riguardo la differenza di valore di radianza delle superfici.

La metodologia adottata, si basa sulla classificazione di immagini satel- litari Quickbird elaborate secondo le modalità previste dalla Supervised Classification attraverso un classificatore di tipo hard. La Supervised Classifi- cation si basa sulla definizione a priori della classe o delle classi tematiche di interesse al suolo. La scelta sull’immagine di alcune aree campione rappre- sentative delle categorie oggetto di interesse consente di calcolare i parame- tri statistici relativi alle classi tematiche prescelte in base ai valori di pixel appartenenti alle aree campione. Così facendo, si ottengono gli spettri tipici di ogni classe (training-sites), con i quali si può effettuare la classificazione dell’intera scena, che avviene per confronto tra i pixel dell’immagine e le risposte spettrali delle classi di interesse, secondo un criterio di somiglianza prescelto, ossia attraverso un algoritmo di classificazione.

L’algoritmo per la classificazione supervisionata impiegato nell’analisi dei soprassuoli forestali di Capocotta è il Maximum Likelihood (ML – mas- sima verosimiglianza) per l’accuratezza ottenuta e per la facilità d’uso (R ICHARDS et al., 1995). Per ciascuna classe si assume una distribuzione sta- tistica multi-normale, con dimensione corrispondente al numero delle bande a disposizione, e si calcola la probabilità di ogni pixel di cadere all’interno di quella classe. Dal campione di training-sites di ogni classe si ricavano il valore medio, la varianza, la covarianza e le funzioni di probabi- lità. A ciascun pixel è quindi assegnato la classe con la massima probabilità.

Come accennato, la metodologia della classificazione guidata necessita di informazioni preliminari che vengono impiegate nella così detta «fase di addestramento del GIS». A tal proposito, sono stati utilizzati i dati rilevati in occasione della campagna di aree di saggio (105 in tutto) svoltasi tra il 2003 ed il 2004 a Capocotta per il Piano di Gestione Forestale. Per il terri- torio preso in esame sono state quindi individuate le seguenti classi: Quer- ceto caducifoglie (Q cad.), Pineta (P), Lecceta (L), Prati pascoli (P.P.) e Macchia mediterranea (M med.).

I dati rilevati in campagna sono tutti confluiti in un data base (Data- Set) che è stato impiegato in parte per la classificazione supervisionata del- l’immagine (training-sites, 70% delle aree di saggio) ed in parte nella fase di validazione della spazializzazione (test-sites 30% delle aree di saggio) (M UCHONEY et al., 2002).

I risultati della classificazione supervisionata sono stati riportati in due

formati differenti: una carta tematica dove ad ogni pixel è stato attribuito

(18)

una determinata classe, ed una matrice di confusione, ottenuta per il terri- torio considerato, su una base pixel per pixel ossia una tabella di contingen- za che presenta la verità riscontrata sul terreno e la confronta con il risulta- to della classificazione così da permettere una valutazione di tipo qualitati- vo e quantitativo dell’accuratezza riguardo la cartografia tematica prodotta (C ORONA , 1999).

R ISULTATI

Dall’analisi dei soprassuoli della Riserva Naturale di Castelporziano (territorio di Castelporzioano e di Capocotta) emerge come le classi coltu- rali siano distribuite sul territorio, secondo i valori riporti nella Tabella 1.

Nei confronti delle classi di copertura % del terreno da parte della canopy, la distribuzione della superficie rilevata, per ogni classe colturale, viene riportata nella Tabella 2.

Per quanto riguarda i dati rilevati sulle singole classi colturali, per ognuna di queste si riporta una sintesi dei risultati più significativi.

Tabella 1 – Ripartizione della superficie analizzata in base alle classi colturali rilevate.

Classi colturali Superficie (ha) Superficie (%)

Pineta 752,0 13,0

Querceto misto di latifoglie 2306,5 39,7

Querceto di leccio 261,4 4,5

Macchia mediterranea 687,2 11,8

Sughereta 461,5 7,9

Piantagioni speciali 109,5 1,9

Pascoli 112,6 1,9

Zone agrarie 453,0 7,8

Zone aperte (praterie) 662,6 11,4

5806,3 100,0

Tabella 2 – Distribuzione delle superfici delle singole classi colturali, espresse in ha e in %, rispetto alle classi di copertura del terreno da parte della canopy.

Classi colturali Copertura assente Classe I Classe II Classe III

% ha % ha % ha % ha

Pineta 0,0 0,0 7,3 54,9 56,4 424,1 36,3 273,0

Querceto misto di caducifoglie 29,8 687,3 17,9 412,9 29,2 673,5 23,1 532,8

Querceto di leccio 2,3 6,0 1,8 4,7 75,6 197,6 20,3 53,1

Macchia mediterranea 1,3 8,9 2,1 14,4 12,6 86,6 84,0 577,2

Sughereta 3,5 16,2 11,2 51,7 38,5 177,7 46,8 216,0

Piantagioni speciali (*) – – – – – – – –

(*) La classe colturale Piantagioni speciali, essendo di origine artificiale e disposte ad interfile, non è stata considerata.

(19)

Pineta (752 ha)

Dai rilievi di campagna è emerso che le pinete sono costituite in massi- ma parte da popolamenti coetanei, 85% della superficie, mentre le particel- le in cui compaiono più classi d’età rappresentano il restante 15% della superficie. La struttura è formata per il 73% da popolamenti puri e dal 27% da popolamenti misti. La distribuzione della superficie in classi crono- logiche (Figura 6), mette in evidenza un forte squilibrio a favore della classe di media età (21-40) ed in quella stramatura (> 80) che occupano rispettiva- mente il 35 ed il 18% della superficie.

0 5 10 15 20 25 30 35 40

0 - 20 21 - 40 41 - 60 61 - 80 > 80 Classi cronologiche - anni

Figura 6 – Pineta: distribuzione delle classi cronologiche in funzione della superficie occupata.

Anche la determinazione della provvigione reale per classe cronologica (Figura 7), mette in risalto tale squilibrio. Nelle classi cronologiche del 21- 40 e del 41-60, infatti, ricade circa il 70% della provvigione reale, mentre solo lo 0,6% ricade nella classe cronologica più giovane (0-20 anni) eviden- ziando un netto squilibrio a sfavore dei soprassuoli di più giovane età.

Infine, nella Tabella 3, si riportano una sintesi dei principali attributi dendrometrici rilevati per singola classe cronologica.

Querceto misto di caducifoglie (2306,5 ha)

Nei querceti naturali di caducifoglie, che rappresentano la classe coltu- rale di maggiore superficie, le specie maggiormenti presenti sono: il cerro (Quercus cerris), la farnia (Quercus robur) ed il farnetto (Quercus farnetto).

Questi soprassuoli si presentano, in base al tipo di governo, suddivisi in fustaia (36% della superficie) ed in ceduo (64% della superficie).

Nell’ambito della fustaia la struttura appare il più delle volte disetanea

fatta eccezione per un esiguo numero di particelle in cui la struttura rilevata

(20)

è quella della coetaneità per gruppi. La distribuzione del numero di piante per classe diametrica indica la mancanza di un numero rappresentativo di individui nelle classi di diametro più giovani. I dati ricavati dai piedilista di cavallettamento, infatti, mettono in risalto due aspetti molto importanti nei confronti della perpetuazione naturale del soprassuolo: il primo è la totale assenza di giovani piante di querce nelle classi di diametro più piccole (clas- se diametriche dei 5 e dei 10 cm), in tal senso, un fattore limitante, è rap- presentato dalla pressione della fauna selvatica di cui è stata sempre rilevata un’intensa attività in questi soprassuoli. Il secondo aspetto, non meno importante, mette in risalto l’età avanzata delle piante, mostrando come le classi diametriche con una maggiore frequenza siano quelle del 70 e del 75.

Tale aspetto viene confermato dai dati relativi al numero di piante portase- mi. Solo il 25% della superficie di questa classe colturale, infatti, ha un numero di piante che potenzialmente può essere ritenuto sufficiente alla

Figura 7 – Distribuzione % della provvigione reale in base alle classi cronologiche.

Tabella 3 – Principali attributi dendrometrici rilevati nelle pinete, distribuiti in funzione delle classi cronologiche.

Classe cronologica Densità D medio H dominante G media

(anni) (N ha

-1

) (cm) (m) (m

2

ha

-1

)

0 - 20 250 17 8,3 12,2

21 - 40 200 47 13,0 30,3

41 - 60 145 53 16,6 30,0

61 - 80 130 57 18,5 22,2

> 80 90 68 20,2 25,7

(21)

perpetuazione naturale del soprassuolo (classe: 41 – 60 e > 60 piante ha

-1

) mentre il restante della superficie soffre di un grave deficit di individui, in grado di offrire un’efficace copertura del terreno in termini di dissemina- zione del terreno, figura 8.

Nel complesso è stata rilevata una elevata disformità del soprassuolo nei confronti degli attributi dendrometrici rilevati. La provvigione reale, ad esempio, mostra una eterogeneità a scala particellare assai elevata. Confron- ti eseguiti tra particelle della stessa età e caratterizzati da un’altezza domi- nante equivalente, hanno riportato valori, riferiti ad ha, molto diversi tra loro. Un esempio, in tal senso, è rappresentato dalle particelle forestali 167 e 165 dove la rispettiva provvigione è di 803,1 m

3

ha

-1

e di 161,9 m

3

ha

-1

.

Figura 8 – Querceto misto di latifoglie: distribuzione percentuale della superficie in base al numero di piante portasemi ha

-1

.

Per quanto concerne i soprassuoli a ceduo, questi si presentano per il 85% della superficie matricinati mentre il restante 15% è costituito da cedui composti. I soprassuoli matricinati risultano piuttosto irregolari per la presenza di numerosi polloni di grandi dimensioni, spesso in competizione tra loro, con diametri che raggiungono il più delle volte i 25 ed i 30 cm.

Questa situazione è indice dell’invecchiamento dei soprassuoli ed è imputa- bile alle mancate utilizzazioni passate. Nello stesso tempo, anche la presen- za di matricine di notevoli dimensioni con diametro superiore ai 50 cm, condizionano lo sviluppo dei polloni sottoposti, con il risultato che alcuni soprassuoli versano in condizioni di scarsa densità di polloni e di ceppaie.

Come per la fustaia anche per il ceduo la disformità dei soprassuoli rilevata

è elevata.

(22)

Querceto di leccio (261,4 ha)

Nei confronti della forma di governo questa classe colturale si divide in: popolamenti cedui, 74% della superficie, e popolamenti a fustaia, per il restante 26%. Per quanto riguarda il ceduo, la forma di trattamento preva- lente è quella del ceduo matricinato con un numero di matricine che varia dalle 70 alle 100 ha

-1

. Come per il querceto di caducifoglie anche questa classe colturale, a causa dei mancati trattamenti, appare notevolmente invecchiata. Il numero di ceppaie rilevate varia a seconda dell’età del sopra- suolo; sono state rilevate mediamente 400 ceppaie ha

-1

nei popolamenti gio- vani e 70 ceppaie ha

-1

in quelli invecchiati con un numero variabile di pollo- ni da 3 a 9. Il diametro medio dei polloni rispettivamente si attesta sui 15 cm e sui 35 cm.

Sughereta (461,5 ha)

Le sughere sono rappresentate da soprassuoli artificiali e naturali. I popolamenti artificiali, 48% della superficie, sono costituiti da rimboschi- menti a filari eseguiti a partire dagli anni ’50 e proseguiti fino agli inizi degli anni ’60 formando così dei popolamenti che presentano una struttura coe- tanea. La distribuzione diametrica indica come questi soprassuoli siano costituiti, in prevalenza, da piante con diametri piuttosto ridotti (il 73,3%

delle piante cavallettate ha un diamentro compreso tra 5 e 25 cm) a causa dell’eccessiva densità che caratterizza questi soprassuoli dove sono state rilevate numerose piante filate o sottoposte.

Per quanto riguarda i soprassuoli di origine naturale questi sono pre- valentemente puri fatta eccezione per alcuni nuclei dove è possibile assiste- re alla consociazione con il leccio e con le querce caducifoglie. La distribu- zione diametrica indica una struttura coetaneiforme con una deficienza numerica nei confronti delle classi di diametro inferiori che, per entità del fenomeno, non sembrerebbe preoccupante nel breve periodo purché sia effettuato un monitoraggio periodico del soprassuolo al fine di capire se, quanto rilevato, sia limitato nel tempo o se invece sia in atto un cambiamen- to evolutivo a scapito di questa tipologia. Riguardo il numero di piante è stato rilevato che il 75% della superficie occupata dalla sughereta naturale presenta un numero di piante ha

-1

superiore a 100, aspetto questo, che potenzialmente assicura la perpetuazione naturale del bosco.

La macchia mediterranea (687,2 ha)

Questa classe colturale è caratterizzata da un’elevata biodiversità vege-

tazionale essendo state rilevate più di 11 specie diverse. È stato riscontrato

un elevato numero di polloni (oltre 10000 ha

-1

) soprattutto di Phillyrea

(23)

spp., Laurus nobilis, ed Erica multiflora. L’altezza media non supera i 4 m di altezza e la rinnovazione avviene esclusivamente per via agamica. Anche la provvigione reale risulta, di conseguenza, particolarmente elevata essendo stato rilevato un valore medio di 43 m

3

ha

-1

.

Le piantagioni speciali (109,5 ha)

Queste sono rappresentati da Eucalyptus camaldulensis e da Eucalyptus globulus. Di origine artificiale, la struttura è coetanea e la forma di governo rilevata è quella del ceduo. Le ceppaie sono distribuite sul territorio in numero variabile tra le 600 e le 650 ha

-1

mentre il numero di polloni varia da 4 a 6 con diametri tra i 15 ed i 30 cm. Le altezze dominanti rilevate oscil- lano, a seconda della fertilità del suolo, tra gli 11 e i 20 m.

L’analisi diacronica dei soprassuoli forestali

Sono state individuate complessivamente 4 aree in cui, in passato, sono state effettuate delle utilizzazioni forestali di cui si riporta in Tabella 4 l’an- no in cui è stata rilevata l’utilizzazione, la superficie interessata, la tipologia di soprassuolo, il valore medio del numero di piante lasciate in piedi rileva- to all’interno delle aree di saggio virtuali.

Tabella 4 – Andamento delle utilizzazioni.

Anno Superficie (ha) Soprassuolo Piante rilasciate ha

-1

Area 1 1977 62,3 Querceto di caducifoglie 110

Area 2 1977 52,4 Querceto di caducifoglie 110

Area 3 1980 6,1 Querceto di caducifoglie 112

Area 4 1965 37,0 Querceto di caducifoglie 130

La viabilità

Questa infrastruttura ha subito negli ultimi 70 anni un notevole incre- mento (Tabella 5). Entrambe le tipologie prese in esame, principale e secondaria, subiscono un incremento che supera il 100% passando da un totale di 108,5 Km nel 1930 a 256,3 Km nel 2000. La conseguenza di tale sviluppo ha inciso sulla densità che è incrementata da 0,69 a 1,48 Km/Kmq per quella principale, e da 1,13 a 2,83 Km/Kmq per quella secondaria.

L’aumento della viabilità, soprattutto quella principale, causa inevitabil-

mente una disgregazione degli ambienti interessati. Tale frammentazione è

quantificabile dai parametri inerenti la larghezza e le dimensioni della

maglia che indicano una progressiva diminuzione nei tre scenari temporali

osservati. In tal senso desta una certa preoccupazione il fatto che, da ricer-

(24)

che effettuate in aree naturali, viene individuata una soglia di 0,6 Km/Kmq, come densità limite, oltre la quale l’ambiente rischia un degrado a causa di una riduzione della biodiversità (F ORMAN et al., 1998).

La classificazione di immagini satellitari Quickbird: la potenzialità di questo strato informativo nella classificazione dei soprassuoli di Capocotta si è rivelata, nel suo insieme, assai soddisfacente. L’analisi dei valori relativi al K.I.A. (Kappa Index of Agreement) ha confermato l’efficacia di questa meto- dologia di classificazione avendo raggiunto un overall di KIA pari a 0,85.

Dalla matrice di confusione (Tabella 6), emerge come per alcune classi la capacità di riconoscimento sia stata superiore al 90% (Querceto misto di caducifoglie, Pineta e prati pascoli). Tale risultato è imputabile ai seguenti motivi: la superficie indagata è relativamente piccola dal momento che il territorio di Capocotta si estende su circa 2000 ha; una fase di addestra- mento del GIS estremamente accurata avendo impiegato il data set realizza- to durante i numerosi rilievi in campo; l’orografia del terreno non presenta rilievi che possano influire sulla riflettenza della immagine; omogeneità nella copertura, quest’ultimo aspetto ha inciso soprattutto per le pinete dove il soprassuolo è costituito da popolamenti monospecifici, maturi (100 anni di età), coetanei e, soprattutto, di origine artificiale quindi con un sesto d’impianto regolare nello spazio.

Tabella 5 – Evoluzione della viabilità principale e secondaria negli anni 1930, 1945 e 2000.

Viabilità media Densità media Larghezza Grandezza della maglia della maglia

(Km) (Km/Kmq) (Km) (Kmq)

1930 1945 2000 1930 1945 2000 1930 1945 2000 1930 1945 2000 Principale 41,22 63,34 88,15 0,69 1,07 1,48 0,05 0,03 0,02 0,0024 0,0010 0,0005 Secondaria 67,36 112,12 168,23 1,13 1,89 2,83 0,03 0,02 0,01 0,0009 0,0003 0,0001 Totale 108,58 175,46 256,38

Tabella 6 – Matrice di confusione ottenuta sull’area di Capocotta su base «pixel per pixel». Sull’asse orizzontale vengono riportati i valori ottenuti dalla classificazione supervisionata, mentre i valori rile- vati nelle aree di saggio, trainig test sono disposti sull’asse verticale. (Q cad. = querceto misto di cadu- cifoglie; P = pineta; L = leccio; M med. = macchia mediterranea; P.P. = prati pascoli.

Q cad. P L P.P. M med.

Q cad.

92,1

– 3,6 4,3

P 0,8

98,1

– – 1,1

L 4,7 –

77,1

18,2

0

P.P. – – –

93

7

M med. 13,1 2,6 1,7 12

70,6

(25)

Le classi: leccio e macchia mediterranea, sono state classificate con minor accuratezza dal momento che, in questi ambienti, queste si consociano facilmente con altre specie. Il leccio, ad esempio, si consocia con la macchia mediterranea e con il querceto misto di caducifoglie; mentre per la macchia mediterranea il fattore limitante è rappresentato dal fatto che questa è costi- tuita da più specie che si distribuiscono eterogeneamente sul territorio.

Anche il confronto eseguito tra le superfici ricavate dalla foto interpre- tazione con quelle derivanti dalla classificazione supervisionata (Tabella 7), confermano questa tendenza. Infatti le superfici con una variazione percen- tuale significativa sono proprio quelle relative al leccio ed alla macchia mediterranea dove rispettivamente si assiste ad una erronea attribuzione per il 6,7% e per – 9,2%.

Tabella 7 – Confronto tra le superfici rilevate attraverso foto interpretazione e attraverso la classifica- zione supervisionata per il territorio di Capocotta.

Classi colturali Superficie da Superficie da Variazione

fotointerpretazione classificazione

(ha) (ha) (%)

Pineta 752,0 750,8 0,16

Querceto misto di latifoglie 2306,5 2264,0 1,84

Querceto di leccio 261,4 243,9 6,71

Macchia mediterranea 687,2 750,6 -9,23

Prati pascoli 112,6 110,5 1,91

C ONCLUSIONI

L’analisi dei soprassuoli forestali della Tenuta Presidenziale di Castel- porziano nell’ambito della redazione del Piano di Gestione Forestale attra- verso l’analisi metodologica sopra riportata si è rivelata, nel suo insieme, efficace per la definizione degli interventi puntuali volti al rinnovamento naturale del bosco. La scelta di realizzare un Sistema Informativo Territo- riale (SIT) ad hoc si è rilevata imprescindibile al fine di poter analizzare una serie eterogenea di informazioni derivanti da: immagini aeree, immagini satellitari multispettrali, banche dati georeferenziate, carte tematiche digita- li, etc. I principali vantaggi ottenuti dall’impiego di queste tecnologie consi- stono nella possibilità di analizzare il territorio sotto molteplici aspetti aven- do così la possibilità di comprendere meglio le complesse dinamiche che caratterizzano un ecosistema naturale.

Nello specifico, l’analisi diacronica, attraverso la fotointerpretazione di

una serie storica di immagini aeree, ha consentito di ricostruire in parte la

(26)

storia selvicolturale di questi soprassuoli negli ultimi decenni. Sono state infatti individuate le superfici forestali che nel corso del tempo sono state oggetto di utilizzazione. Avvalendosi della georeferenziazione è stata deter- minata, attraverso l’impiego di aree di saggio virtuali, la densità delle piante lasciate in piedi a seguito delle utilizzazioni forestali e cosa più importante la risposta del bosco a queste utilizzazioni.

La preliminare classificazione del territorio, in base alla copertura per- centuale delle chiome sul terreno, unitamente alla determinazione degli attributi dendrometrici rilevati mediante aree di saggio ha consentito una programmazione degli interventi selvicolturali ritenuti più idonei alla rinno- vazione naturale dei boschi.

Infine, l’esperienza di impiegare immagini satellitari multispettrali (Quickbird), come ulteriore supporto di analisi, è stato utile per una classifi- cazione speditiva del territorio in base alle piante portaseme. Questa tipo di analisi si è rivelata efficace a tal punto da ipotizzare un monitoraggio ad intervalli quinquennali per la verifica del Piano di Gestione.

SUMMARY

Method of analysis used in the forest management plans of Castelporziano Presidential Estate

Forest management in protected areas is mostly aimed to fostering natural forest regeneration by limiting, as much as possible, human intervention.

This aim can be reached only through an accurate interpretation of the land which should be comprehensive of the complex evolutions that characterize the forest ecosystem.

Especially in protected areas, the data taken on the same environment by foresters, botanists, naturalists, zoologists and other experts, represent a cognitive potential which, thanks to current low cost technologies, gives these forest experts an even more complete idea of the land.

This work provides an overview of the modern land survey and analysis methods used in forest resource management by showing the case of the Forest Management Plan drawn up for the Castelporziano Presidential Estate, recently established as State Nature Reserve.

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