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Capitolo 2 L’ERUZIONE DEL 1888-1890 (MERCALLI, 1891)

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Academic year: 2021

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L’ERUZIONE DEL 1888-1890

(MERCALLI, 1891)

2.1) CRONACA DELL’ERUZIONE

Secondo quanto riportato nelle cronache (Mercalli, 1891) e nella descrizione di De Fiore (1922), dopo l’eruzione del 1887 Vulcano si presentava relativamente calmo a parte una più o meno accentuata attività fumarolica. Nella notte del 3 agosto 1888, venne udito dal fanalista del faro del Gelso a Vulcano un forte boato accompagnato da tremore del suolo. Contemporaneamente dal cratere di Vulcano cominciò a sollevarsi un denso fumo rischiarato da scariche elettriche con lancio di massi di notevoli dimensioni su tutta l’isola.

Il 31 agosto di quello stesso anno Mercalli affermò che la sequenza eruttiva di Vulcano era rappresentativa di un particolare tipo di attività che venne definità “Vulcaniana”. Le caratteristiche fondamentali osservate fino a quel momento erano:

“ 1) eruzioni intermittenti ad intervalli variabili determinate da esplosioni eruttive di varia

potenza alle quali sono dovute abbondantissime proiezioni subaree di masse vaporose accompagnate da materiale solido pulverulento o più o meno grosso

2) non sono accompagnate da alcun indizio di lava fluente all’esterno

3) non hanno nessun carattere spiccato di quei parossismi geodinamici che avvengono negli ordinari incendi dei vulcani”

Nel complesso, dunque, l’eruzione si protrasse per 19 mesi e 19 giorni, dal 3 agosto 1888 al 22 marzo 1890. In questo periodo si possono distinguere due fasi separate da 13 giorni di calma completa. La prima fase, che andò dal 3 al 5 agosto 1888, fu caratterizzata da

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esplosioni molto violente separate da intervalli di riposo di alcune ore. La seconda fase che andò dal 18 agosto 1888 al 22 marzo 1890, con giorni di calma assoluta dal 1 all’8 febbraio 1889, venne interessata da esplosioni di moderata intensità e separate da brevi intervalli di riposo (Mercalli, 1891). In tutto il periodo eruttivo le esplosioni furono generalmente accompagnate da boati sotterranei, detonazioni secche e da rumori particolari dovuti all’emissione di materiale.

Gli intervalli tra un’eruzione e l’altra furono variabilissimi, privi di alcun ritmo costante. E’ stato possibile evidenziare un’importante relazione tra la frequenza e l’intensità delle eruzioni: Mercalli (1891) afferma che le intensità delle esplosioni diminuisce al diminuire dell’intervallo di riposo che le separa. Sulla base dell’intervallo di tempo tra un’eruzione e l’altra le esplosioni potevano essere divise in :

Poco frequenti: quando l’intervallo tra un’eruzione e l’altre era di alcune ore Abbastanza frequenti: quando l’intervallo era di 30-40 minuti.

Frequenti: intervallo di 10-20 minuti

Molto frequenti: esplosioni ad intervallo di minuti fino a secondi

Da agosto 1888 al febbraio del 1889 le esplosioni furono tendenzialmente frequenti; febbraio e la prima parte di marzo 1889 furono invece caratterizzati da esplosioni molto frequenti. Il periodo tra aprile 1889 e febbraio 1890 fu caratterizzato da esplosioni tendenzialmente frequenti con eccezione per i mesi di agosto, settembre e ottobre 1889 in cui ci furono giorni con eruzioni abbastanza frequenti e giorni privi di esplosioni. Marzo 1890, l’ultimo mese di attività esplosiva fu invece caratterizzato da esplosività abbastanza frequente.

Sulla base dell’altezza della colonna eruttiva e del numero ed entità dei materiali emessi vengono classificate in:

Fortissime: “…pino vulcanico nero e compatto a circa 2 km di altezza…,… proietti di varia

dimensione vengono lanciati fino a parecchie centinaia di metri di distanza dal cratere.”

Molto forti: “…pino vulcanico nero e compatto…,… proietti lanciati sui fianchi esterni del

cratere ma non li lanciano mia a notevole distanza da esso…”

Forti: “pino vulcanico prima nero e poi grigio…,… proietti numerosi e voluminosi che

ricadono poco al di fuori del orlo craterico…”

Abbastanza forti: “…pino vulcanico nero e poi grigio…,… pochi proietti e non voluminosi

che ricadono nel cratere…”

Mediocri: “…pino vulcanico grigio…,…pochi proietti e non voluminosi…” Deboli: “…colonna di vapore grigia…con ceneri e lapilli ma senza proietti…”

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Sulla base dell’intensità è stato possibile riconoscere che le eruzioni furono per lo più “forti” e raramente “mediocri” o “molto forti” e “fortissime”. Le tre esplosioni più forti di tutto il periodo furono registrate il 4 agosto 1888, il 26 dicembre ed il 15 marzo 1890 (Mercalli, 1891). Tutto il generale andamento fu preceduto da una caratteristica relativa tranquillità del suolo i cui movimenti si sono limitati a tremiti solo percettibili. L’ultima esplosione venne registrata il 22 marzo 1890.

2.2) DESCRIZIONE MACROSCOPICA DEI MATERIALI

Mercalli e Silvestri (1891) descrivono 3 tipi di materiale:

A) “materiale vecchio (ceneri, detriti, massi ed inclusioni laviche antiche)” (litici)

B) “materiale di recente elaborazione (ceneri, sabbie, lapilli, bombe)” (materiale juvenile)

C) “materiale volatile e gassoso”

2.2.

1

) MATERIALE VECCHIO

“…i materiali dejettati da Vulcano nelle brevi eruzioni del 1873, del 1879 e del 1886 sono formati da massi informi e angolosi di trachiti e andesiti compattissime di color grigio-chiaro e conglomerati,i cui elementi principali sono ancora le stesse rocce unite a frammenti di altre lave antiche di aspetto trachitico, doleritico ovvero obsidianoide...orbene, anche nei primi giorni 3-5 agosto del periodo eruttivo 1888-1890 Vulcano dejettò soltanto materiali di questa natura...”. Tali prodotti comparvero solo raramente nel continuo dell’eruzione in

corrispondenza delle esplosioni più forti. La maggior parte di tali oggetti mostravano una certa colorazione biancastra-giallastra dovuta all’alterazione idrotermale.

2.2.

2

) MATERIALE DI RECENTE ELABORAZIONE

“Per la forma, struttura e gli altri caratteri esterni questi materiali di lave recenti si possono dividere in tre categorie:

a) Proietti informi d’aspetto litoide b) Bombe leggere e pesanti

c) Massi angolosi di rocce sub vitree”

a) “Proietti informi …d’aspetto litoide, massicci o poroso di lave di colore da grigio sporco a

nerastro…”. Fu il materiale prevalente tra l’agosto del 1888 e il febbraio del 1989; ma

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b) “Bombe leggere…quasi totalmente o prevalentemente pomicee, e Bombe pesanti, quasi

totalmente o prevalentemente subvitree, con tutti i possibili passaggi tra le prime e le seconde…”. Associate a giorni in cui le esplosioni si succedevano a brevi intervalli con basso

tenore energetico.

c) “Massi angolosi di rocce subvitree …simili a quelle delle bombe pesanti e della crosta di

quelle leggere e probabilmente rappresentanti sempre rottami di bombe…”. Associate a

periodi di riposo più lunghi ed esplosioni più violente rispetto alle bombe leggere.

Gli autori evidenziano anche la presenza di una notevole quantità di inclusi all’interno delle bombe. Fra questi sono molto abbondanti inclusi di una roccia ad aspetto doleritico di colore grigio passante talvolta al rosso-vinato (classificata “dolerite”). Inoltre gli autori sottolineano il fatto che rocce uguali a quelle degli inclusi doleritici non vennero mai emesse sotto forma di piroclastiti isolate ma solo come inclusi.

Nota 1. Le parti scritte in corsivo sono le parti riportate fedelmente dalla relazione scientifica di Mercalli (1891); le altre parti sono la rielaborazione (comunque sempre fedele) di tali descrizioni.

Nota 2. Un riassunto più approfondito della descrizione macroscopica e petrografica effettuata da Mercalli (1891) riguardo ai prodotti juvenili è riportato in APPENDICE 2.

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2.3) RIEPILOGO CAPITOLO

 L’ultima fase eruttiva di Vulcano iniziò il 3 agosto 1888 e finì il 22 marzo 1890.

 La sequenza eruttiva viene riconosciuta da Mercalli (1891) come modello per un particolare tipo di attività detta “Vulcaniana” caratterizzata da esplosioni di breve durata ma molto intense, dal lancio di prodotti balistici (fra cui bombe a crosta di pane e blocchi) e da coinvolgimento di scarsi volumi di magma.

 Mercalli e Silvestri (1891) riconosco la presenza di materiali litici e juvenili di varia granulometria

 Il materiale juvenile della parte finale dll’eruzione (blocchi e bombe a crosta di pane) è caratterizzato dalla presenza di una notevole quantità di inclusi; fra questi di notevole dimensione e abbondanza sono inclusi grigiastri olocristallini definiti “doleriti” (Mercalli, 1891)

Figura

Figura 2.1. Esplosione del 14.2.1889;  h.16.00. (foto da Collezione Alinari)

Riferimenti

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