Dalla storia alla ricerca: la proclamazione della “Dieta Mediterranea” come strumento di salute
Il percorso storico precedentemente descritto ha permesso di individuare tantissime analogie tra dieta mediterranea attuale e dieta dei nostri antenati fino a dimostrare la presenza di un vero percorso che
dall‟alimentazione degli egiziani fino alla scoperta dell‟America ha portato all‟introduzione di nuovi alimenti consegnandoci la dieta mediterranea che oggi conosciamo.
Se il percorso storico è stato “il filo conduttore” con cui ho
analizzato le usanze alimentari, ora sarà la ricerca scientifica a mettere sotto giudizio quello che è l‟alimentazione mediante processi sempre più
complessi e evoluti.
La ricerca scientifica è stata, fino al suo primo utilizzo medico, uno dei metodi migliori per poter analizzare strutture biologiche, osservare eventi farmaceutici, avvalorare ipotesi mediche e pensieri scientifici. Negli ultimi duecento anni l‟evoluzione tecnologica ha permesso all‟uomo
moderno di poter disporre di strumenti sempre più potenti e affidabili che hanno rilanciato la ricerca e permesso l‟indagine di molti aspetti del mondo che ci circonda.
La ricerca scientifica ha avuto un enorme aiuto grazie all‟ evoluzione tecnologica aprendo la strada a nuovi metodi di ricerca e, maggiormente, negli ultimi cento anni molti sforzi sono stati compiuti in ambito medico nello studio dell‟alimentazione. Alcuni dei più importanti studi hanno permesso di capire l‟importanza della dieta nell‟insorgenza delle patologie più gravi del nostro tempo e hanno dimostrato quanto una dieta
mediterranea associata a uno stile di vita sano possa essere la chiave del successo per vivere bene.
Le ricerche di maggior successo sono:
Framingham 1949-in corso
The Seven Countries Study 1952-1977
EurATOM 1963-1965
MRFIT 1973-1989
Monica 1990- in corso
China Cornell-Oxford Project (China Study) 1983-1990
Hi-Hon San Study 1960-1965
Okinawa Centenarian Study
Progetto Cuore
The Rockefeller Foundation’s Study
La prima investigazione sull‟introito giornaliero e sugli stili di alimentazione nel territorio del mediterraneo risalgono al periodo
successivo alla seconda guerra mondiale. Nel 1948 il governo della Grecia incarica la fondazione Rockefeller di studiare la popolazione della vicina isola di Creta.
La popolazione dell‟isola era caratterizzata da un‟incidenza nettamente inferiore di morte per malattie coronariche e associata ad una vita media più lunga sia per gli uomini che per le donne e una minor richiesta di servizi sanitari.
L‟epidemiologo Leland Allbaugh diresse le ricerche sottoponendo questionari a ben 128 famiglie durante un lasso temporale di cinque anni indagando gli aspetti della vita pubblica e privata dei soggetti. Le domande analizzavano il tempo dedicato al lavoro, lo stile di vita, l‟alimentazione, ma anche i rapporti relazionali nella famiglia. Questionari più complicati erano quelli sull‟aspetto sanitario-patologico di ogni individuo del gruppo di ricerca.
I risultati vennero pubblicati nel 1953 e discussi direttamente da Leland Allbaugh, e dimostrarono quanta importanza era da attribuire all‟alimentazione e allo stile di vita.
Tali dati vennero poi comparati con quelli relativi all‟alimentazione dell‟intera Grecia.
Mentre il totale delle calorie non si allontanava molto l‟uno
dall‟altro, in Grecia 2443 contro le 2554 di Creta, venne subito notato un minor consumo di cereali, carne e zucchero e un elevato consumo di vegetali, frutta e soprattutto una quantità doppia di olio nell‟alimentazione degli abitanti di Creta nei confronti di quella degli abitanti della Grecia.
Questo importantissimo risultato non fu, però,analizzato in maniera concreta e solo attraverso i risultati del Seven Countries Study si poté trovare una dimostrazione scientifica della relazione tra olio di oliva e la diminuzione dell‟incidenza di patologia cardiovascolari.
I dati del Rockefeller Foundation‟s Study vennero confrontati con i dati provenienti da studi analoghi sui soggetti americani raccolti, però, in maniera indiretta e il confronto fu solo di carattere puramente informativo e non scientifico. I dati ottenuti misero subito in profonda differenza l‟introito calorico totale proveniente da cibi di origine vegetale che costituivano il 61% della dieta dell‟isola di Creta con il 37% individuato in America. Nella prima l‟olio costituiva la maggior componente di grassi dell‟alimentazione, mentre nella dieta alimentare americana abbondava di uova, carne e molto burro.
L‟importanza dei dati raccolti non venne mai individuata
pienamente, ma sicuramente la ricerca sull‟alimentazione partita con lo studio della fondazione Rockfeller permise di capire quanto la scelta dei cibi nell‟alimentazione potesse incidere nella salute della popolazione.
Framingham
Lo studio Framinghan iniziò nel 1949 con la raccolta di informazioni sullo stile di vita, le caratteristiche antropometriche e alcuni parametri biochimici plasmatici di un campione di cinquemila individui ambosessi della popolazione della città americana di Framinghan (Massachusets). L‟obiettivo di questo primo importante studio prospettico di indagine alimentare è stato quello di rilevare nel tempo i nuovi casi di malattie cardiovascolari.
I dati che ogni due anni venivano aggiornati hanno messo in evidenza l‟importanza della scelta alimentare dei soggetti. Tra tutti i dati biochimici raccolti e analizzati il valore plasmatico del colesterolo proveniente da fonte alimentare (colesterolemia) è stato messo in stretta relazione con l‟incidenza di malattie cardiovascolari.
The Seven Countries Study
Questo studio cercò di identificare una correlazione tra
l‟alimentazione delle popolazioni di sette nazioni e l‟incidenza di eventi coronarici. La dieta mediterranea venne scientificamente individuata come la migliore in seguito ai dati ottenuti.
Il successo dello studio è incentrato nelle grande capacità di Angel Keys di poter condurre un‟analisi di così notevole ampiezza geografica. Vennero individuate sette nazioni con diverse scelte alimentari e tassi di incidenza di patologia cardiovascolari.
Furono scelti:
3 gruppi in Italia
2 gruppi nei territori della precedente Iugoslavia
2 gruppi in Giappone
2 gruppi in Finlandia
2 gruppi nei Paesi Bassi
2 gruppi in Grecia (Creta e Kerkyra)
1 gruppo in America
Ogni gruppo venne scelto secondo un ragionamento molto
complesso e in grado di poter garantire una notevole quantità di dati oltre che risultati chiari.
La partenza di tale indagine fu lo studio pilota in Iugoslavia in cui venne evidenziato una differenza del tipo di grasso nella dieta, tra i coltivatori della pianura della Slovenia, i pescatori della Dalmazia e un contrasto tra la percentuale di grassi di origine animale nell‟est a discapito del maggior introito di grassi vegetali nell‟ovest.
L‟Italia venne scelta per la grande tradizione alimentare. Ancel e moglie vennero impressionati dallo stile di vita italiano e si trasferirono per 40 anni a Pollica nel Cileno (Salerno). La dieta alimentare italiana poteva contare su una grande quantità di cereali, pasta, legumi e una enorme scelta di prodotti ortofrutticoli e un consumo giornaliero di pane, vino e di olio di oliva. Notevoli differenze alimentari si potevano riscontrare tra regione e regione e Ancel volle analizzare questo aspetto con la scelta di tre gruppi di studio disposti in diverse regioni: Nicotera in Calabria, Porto San Giorgio sul litorale adriatico e Montegiorgio sulle colline delle Marche.
Il reclutamento dei gruppi in Grecia venne deciso in seguito ai dati di ricerche antecedenti, soprattutto relativi al Rockefeller Foundation‟s Study. Ancel era interessato a osservare i dati di una dieta come quella dell‟isola di Creta con un grande introito di grassi monoinsaturi a discapito dei grassi saturi.
La Finlandia venne annoverata nell‟indagine per l‟enorme quantità di incidenze coronariche che colpivano la popolazione note anche prima della seconda guerra mondiale. La scelta alimentare di questo popolo era anche in profonda differenza con Italia e Grecia con una dieta ricca di acidi grassi saturi per il consumo di latte, carne e formaggi.
Nei Paesi Bassi vennero scelte 2 gruppi tra cui gli individui della popolazione di Zutphen la cui dieta era, come in Finlandia, molto diversa dall‟alimentazione mediterranea. Ricca di carne e di tuberi era povera di frutta, verdure, legumi, cerali e di tutti gli altri alimenti ricchi di fibra e di carboidrati complessi.
Ancel in America stava compiendo uno studio tra alimentazione e incidenza di patologie cardiovascolari sugli uomini che lavoravano per la ferrovia; il loro lavoro si avvicinava meglio alla media del consumo giornaliero delle calorie della popolazione americana. Da prima non considerati, i dati vennero poi inglobati del Seven Countries Study.
L‟ultima nazione analizzata è stato il Giappone, con una dieta caratterizzata da un ridotto introito di grassi e da una bassa incidenza di malattie cardiovascolari. Già prima dell‟inizio dello studio la dieta giapponese era stata analizzata da altri ricercatori individuando nella percentuale bassa di grassi saturi e nel consumo quotidiano di pesce una delle migliori diete per abbassare l‟incidenza delle patologie cardiovascolari
Gli studi, durati 25 anni, vennero intrapresi con difficoltà su un campione di 12763 di soli uomini con un‟età compresa tra i 40 e i 59 anni. I dati raccolti possono essere analizzati graficamente:
Il primo grafico confronta, per ogni centomila morti, quelli deceduti per malattie coronariche nelle sette nazioni prese in esame. Da notare quanto sia basso nelle popolazioni delle Grecia in confronto ai dati ottenuti in paesi come Finlandia e America.
Vennero anche analizzati i dati relativi ai nuovi casi di patologie coronariche insorte in un anno. Anche in questo caso l‟America e la Finlandia potevano contare su dei dati molto preoccupanti con
rispettivamente 92 casi e 179 su 200. A Creta, come in Giappone e in Italia l‟incidenza di nuovi casi di malattie coronariche su 200 soggetti era al di sotto dei 25 con un valore, quello delle popolazione di Creta, vicino al 3.
La ricerca volle indagare sui dati di altre patologie che incidevano sulla mortalità nei sette paesi considerati. Con enorme sorpresa venne individuato la stessa successione dei paesi , tra peggiore e migliore, che venne individuato nelle patologie cardiovascolari.
Da qui emerse l‟importante considerazione che l‟alimentazione oltre a modificare sensibilmente l‟incidenza di patologie coronariche era in stretta relazione all‟incidenza di altre patologie. La popolazione dell‟isola di Creta rappresentava ancora una volta la migliore situazione, la Finlandia insieme all‟America la peggiore e l‟Italia molto vicina, come il Giappone, al trend registrato nel territorio Greco.
Ancel Keys e collaboratori cominciarono già dall‟inizio a capire l‟importanza delle abitudini alimentari nei gruppi studiati. Venne puntata molta attenzione sulla composizione calorica quotidiana di acidi grassi e sull‟utilizzo dell‟olio di oliva. I dati hanno evidenziato che il contenuto in acidi grassi saturi era fortemente correlato alla mortalità per cardiopatie ischemiche. La dieta mediterranea e giapponese, a basso contenuto di grassi saturi e ricca di antiossidanti a grassi insaturi, oltre che ad un effetto diretto sui livelli delle LDL, potevano avere azioni favorevoli sia sull‟ossidazione delle LDL che sulla trombogenesi.
Ancel Keys dimostrò con il suo studio quanto l‟alimentazione mediterranea rappresentasse l‟alimentazione più corretta. Il nutrizionista americano la descrisse così: “minestrone fatto in casa…, pasta di tutte le
varietà…, con salsa di pomodoro e una spolverata di Parmigiano.., solo occasionalmente arricchita con qualche pezzetto di carne o servita con un piccolo pesce del luogo…, fagioli e maccheroni…,tanto pane, mai tolto dal forno più di qualche ora prima di essere mangiato e senza nulla con cui spalmarlo, grandi quantità di verdure fresche spruzzate con olio d’oliva, una modesta porzione di carne o pesce forse un paio di volte alla settimana e sempre frutta fresca per dessert”.
Ancel Keys, in Italia, osservò che, oltre all‟alimentazione, ci sono altre importanti comportamenti da attuare per la prevenzione della salute. Le genti delle campagne italiane erano fisicamente attive con legami forti tra i componenti delle famiglie e la terra rivestiva un ruolo fondamentale per la coltivazione dei cibi consumati poi freschi dagli stessi.
I dati ottenuti hanno permesso ad Ancel Keys di ottenere tantissimi riconoscimenti compresa la Medaglia al merito d‟argento insignita dal presidente delle Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi sulla salute pubblica “per gli studi e la divulgazione sugli effetti positivi delle dieta mediterranea nell’alimentazione dell’uomo.”
EurATOM
La ricerca dell‟EurAtom rappresenta la principale fonte di
informazione sui consumi alimentari dei primi anni sessanta condotta in vari paesi europei e in particolare anche in tre località rurali italiane: due al Sud, esattamente in Basilicata e in Campania, e una al Nord, nel Friuli Venezia Giulia.
La ricerca ha dimostrato che nell‟Italia meridionale il principale componente del pasto era il pane seguito dalla pasta soprattutto di
produzione famigliare. Era sempre presente in quantità apprezzabile, tanto che pane e cereali fornivano circa il 60 per cento delle calorie giornaliere. Al secondo posto, frutta e verdura. Le patate, invece, non erano componenti importanti della dieta, mentre erano molto usate le erbe per cucinare,
soprattutto aglio e basilico. Gli alimenti di origine animale includevano modeste quantità di latte, pesce, formaggio e carne. I grassi fornivano solo il 28 per cento delle calorie giornaliere ed erano in gran parte dovuti ai condimenti (per il 95 per cento olio d‟oliva) e il consumo di zucchero era modesto. Al Nord, rispetto al Sud, si mangiavano molti più alimenti di origine animale (circa 3 volte tanto), ad eccezione del pesce assunto in minore quantità. Era inferiore nel nord il consumo di alimenti di
provenienza vegetale e del pane consumati, invece, in grande quantità nel sud.
I grassi fornivano il 34 per cento delle calorie giornaliere ma burro e lardo rappresentavano fino al 45 per cento dei grassi e oli.
MRFIT
Lo studio MRFIT (Multiple Rick Factor Intervention Trial) ebbe inizio verso la metà degli anni „70 e mostrò in un gruppo di circa 360.000 soggetti come il valore della colesterolemia totale e il rischio di malattia coronarica fossero correlate. Lo studio MRFIT, sulla base di questi dati, indusse una riflessione profonda sul reale livello di colesterolemia in relazione alle patologie cardiovascolari. Lo studio indicò come un valore della colesterolemia di 200 mg/dL si associasse ad un rischio di eventi nel tempo pari circa l‟1/1.000 per anno nella popolazione studiata; come i pazienti con valori di colesterolemia attorno ai 150 mg/dl avessero un rischio di circa il 30 per cento inferiore e come, al contrario, valori di 250 e 300 mg/dL comportassero un aumento del rischio rispettivamente di 2 e 4 volte. Lo studio MRFIT consentì, peraltro, di analizzare con le nuove conoscenze i dati ottenuti nello studio Framingham e di documentare quantitativamente l‟importanza della multifattorialità della malattia
coronarica. A parità di valori della colesterolemia, infatti, si osservò ancora una volta, come Ancel continuava a dimostrare, che la presenza
concomitante di altri fattori di rischio coronarico quali il fumo,
l‟ipertensione o un‟alimentazione non mediterranea, aumentasse in maniera esponenziale le probabilità di sviluppare malattia nel tempo.
Monica
Un‟altra fonte importante di dati relativi all‟alimentazione e agli altri fattori di rischio coronarici nel nostro Paese viene da uno studio
internazionale, patrocinato dall‟Organizzazione Mondiale della Sanità, e denominato “MONICA”.
Lo studio ha posto l‟attenzione su molti elementi da controllare come la pressione sistolica e diastolica, la percentuale degli ipertesi, l‟indice di bassa corporea (BMI) sempre in aumento e l‟abitudine al fumo.
Lo studio Monica concentra l‟attenzione sullo stile di vita dei soggetti analizzati. Ha individuato con studi prospettici quanto un‟alimentazione di tipo mediterraneo possa rappresentare una delle migliori forme di prevenzione destinate a diminuire drasticamente la maggior parte dei “mali” del nuovo millennio.
China Cornell-Oxford Project (China Study) Hi-Hon San Study
Okinawa Centenarian Study
Ben tre importanti studi sono stati compiuti sulle popolazioni dalla Cina. Il Seven countries Study di Ancel aveva verificato quanto
l‟alimentazione cinese, come quella mediterranea, potesse essere un esempio da seguire per il controllo dell‟insorgenza di molte patologie.
Il primo studio è stato il China Study che ha evidenziato quanto la popolazione cinese rurale potesse contare su una ottima alimentazione e un buon stile di vita alla pari di quello che si poteva rintracciare negli studi eseguiti sia nel territorio italiano che dell‟isola di Creta. L‟alimentazione però, lontana dai territori rurali e vicina alle metropoli, non è più in grado di
garantire un consumo adeguato di pesce, cereali, frutta e verdura in grado di poter generale una diminuzione del colesterolo e delle altre patologie che colpiscono maggiormente la popolazione cinese.
Il Hi-Hon Study ha messo in relazione le differenze tra il tipo di vita di tre popolazioni giapponesi geograficamente residenti in 3 diversi luoghi: Giappone, Hawaii e San Francisco.
Questo studio dimostra che non solo l‟alimentazione è importante per la prevenzione, cisì pure l‟ambiente. Il popolo giapponese è
caratterizzato, per il tipo di alimentazione, da una bassa prevalenza di obesità e di incidenza di patologie ischemiche. Ma questo trend positivo viene annullato se cambia l‟ambiente in cui il soggetto vive; i giapponesi che vivono in America hanno una probabilità di morte per problemi coronatici identica agli americani.
Questa tendenza è stata anche analizzata da un team di ricercatori europei che in uno studio longitudinale di popolazione durato sei anni è riuscito a dimostrare la tendenza all‟aumento della mortalità per ischemia di greci che, trasferendosi in occidente, hanno adottato le pratiche dietetiche del luogo.
L‟ultimo studio è il Okinawa Centenarian Study in cui sono stati analizzati i centenari dell‟isola di Okinawa per venticinque anni. Sono contraddistinti dall‟aspettativa di vita più lunga al mondo oltre che da livelli
al limite della classificazione di obesità, malattie del cuore, osteoporosi, demenza e cancro. E‟ stato evidenziato che il segreto era nell‟alimentazione con una elevata quantità di riso, cereali, verdura, frutta, legumi
(specialmente soie), un basso abuso di alcool, pochissima carne rossa e almeno 3 volte alla settimana il pesce. Tutti i soggetti che nel corso dei 25 anni di studio hanno lasciato la Cina per altri paesi occidentali hanno avuto una caduta di aspettativa di vita intorno ai 17 anni.
Progetto Cuore
Degli ultimi 15 anni di ricerca, il “Progetto Cuore”, rappresenta sicuramente uno degli studi longitudinali più importanti. Oggi sono disponibili i dati relativi a campioni di popolazione molto numerosa, con follow-up della mortalità per causa, degli eventi cardiovascolari fatali e non fatali oltre che dei tumori.
Sono state realizzate le carte del rischio cardiovascolare sulla base dei fattori sesso, età, diabete, abitudine al fumo di sigaretta, colesterolemia, pressione e obesità in associazione a uno stile di vita ed una alimentazione non corretti.
In media, in Italia il 18% degli uomini e il 22% delle donne è obeso e ha un indice di massa corporea (ICM) attorno a 27 Kg/m2 per gli uomini e a 26 Kg/m2 per le donne. La circonferenza della vita è in media pari a 95 cm per gli uomini e 85 cm per le donne; la circonferenza fianchi è di 101 cm per gli uomini e per le donne. Secondo le Linee guida europee la
circonferenza vita non dovrebbe superare i 102 cm negli uomini e gli 88 cm nelle donne. Il rapporto vita/fianchi dovrebbe essere inferiore a 0,95 per gli uomini e 0,85 nelle donne.
Nel Nord Est: il 19% degli uomini e il 18% delle donne è obeso, il 52% degli uomini e il 35% delle donne è in sovrappeso. In media l'ICM è 27 per gli uomini e 26 per le donne. Il rapporto fra la circonferenza vita e fianchi è di 0,95 per gli uomini e 0,84 per le donne.
Nel Nord Ovest: il 15% degli uomini e il 16% delle donne è obeso, il 45% degli uomini e il 29% delle donne è in sovrappeso. In media l'ICM è 26 per gli uomini e 25 per le donne. Il rapporto fra la circonferenza vita e fianchi è di 0,93 per gli uomini e 0,83 per le donne.
Nel Centro: il 16% degli uomini e il 19% delle donne è obeso, il 50% degli uomini e il 37% delle donne è in sovrappeso. In media l'ICM è 27 per gli uomini e 26 per le donne. Il rapporto fra la circonferenza vita e fianchi è di 0,94 per gli uomini e 0,84 per le donne.
Nel Sud e Isole: il 19% degli uomini e il 31% delle donne è obeso, il 52% degli uomini e il 36% delle donne è in sovrappeso. In media l'ICM è 27 per gli uomini e 28 per le donne. Il rapporto fra la circonferenza vita e fianchi è di 0,94 per gli uomini e 0,85 per le donne.
L‟obesità è uno degli aspetti più importanti da tenere sottocontrollo. Alimentazione eattività fisica rappresentano la prevenzione primaria per impedire un aumento dell‟indice di massa corporea e garantire una diminuzione sensibile delle patologie.
Studi di popolazione, pianificati dopo i dati ottenuti dal “Progetto Cuore”, hanno evidenziato che la Dieta Mediterranea rappresenta il miglior programma alimentare. L‟aderenza a questa dieta di 2 gruppi confrontati con altri 2 gruppi che seguivano un regime alimentare abbastanza libero ha confermato nei primi due gruppi una diminuzione dell‟insorgenza di obesità a lungo termine e un‟importante diminuzione del peso dopo i primi 2 mesi.