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5.0. C ONCLUSIONI.

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Academic year: 2021

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5.1. Premessa metodologica e obiettivi.

C

irca il 95 % dei monumenti, del Marghine-Planargia non è mai stato oggetto d’indagini archeologiche né tanto meno di datazioni radiocarboniche o d’altro tipo. Pertanto le conclusioni di carattere archeologico riportate di seguito e derivanti dalle analisi spaziali appena descritte non possono essere supportate da alcun dato di scavo. Tale situazione, apparentemente anomala dal punto di vista scientifico, è invece una consuetudine che costringe gli archeologi ad operare su banche dati lacunose cercando di non inciampare, alla costante ricerca di prove affidabili.

Dal punto di vista strategico questo lavoro si basa sul principio che “dai dati si

ricavano altri dati”. Non è una novità che è un dovere deontologico dell’archeologo considerare ogni progetto di ricerca come un investimento e non come una spesa e che le risorse economiche impiegate per un progetto, proprio come l’investimento di un capitale, non saranno sprecate se i risultati ottenuti serviranno a produrre altri dati. I censimenti e i cataloghi di materiali, che spesso sono abbandonati alla fine del lavoro, costituiscono la base sulla quale praticare altre ricerche e ottenere nuovi dati, come un passaggio di testimone da un livello d’analisi all’altro (Figura 5. 1. ).

Figura 5. 1 . Esempio di diagramma concettuale per le ricerche archeologiche. Le analisi spaziali e le conclusioni elaborate in questo lavoro costituiscono il secondo livello di un progetto di ricerca applicabile alla regione del Marghine-Planargia in Sardegna.

IV° livello: CONCLUSIONI

III° livello: CONFRONTI CON I DATI DI SCAVO E LE CARATTERISTICHE ARCHITETTONICHE DEI MONUMENTI

II° livello: ANALISI SPAZIALI

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In Sardegna i 2 volumi di Ricerche Archeologiche nel Marghine-Planargia, costituiscono un

unicum per completezza e precisione dei dati, in un panorama regionale di dati ampio ma

frammentato. Su questo censimento, realizzato nell’arco di un ventennio e costato ingenti somme di denaro, è stato possibile elaborare altri dati lo studio dei quali porterà sicuramente ad altri dati ancora. In quest’ottica si è trovata l’ispirazione e la motivazione necessarie a perseverare nello studio nonostante le normali avversità quotidiane.

I

l capitolo 4 dedicato all’analisi archeologica occupa un terzo di questo lavoro poiché la restante parte è dedicata alla creazione del modello digitale del terreno e del database archeologico. A causa della vastità della regione esaminata, della quantità di monumenti (681 in tutto) e nell’attesa dei confronti con l’architettura dei monumenti, le seguenti conclusioni archeologiche sono da considerarsi preliminari, punti di partenza e indicazioni di una strada da percorrere al fine di comprendere un paesaggio archeologico complesso e articolato come quello nuragico e prenuragico in Sardegna.

Le analisi spaziali applicate al patrimonio archeologico del Marghine-Planargia si

basano sui seguenti parametri geografici: vicinanza ai corsi d’acqua, “distanza dal primo vicino”, tipologia d’insediamento (sul ciglio degli altipiani o sulle zone pianeggianti degli altipiani, in montagna, sui pendii, sui versanti più o meno esposti al sole), rapporti con gli altri monumenti vicini e analisi di visibilità.

L’

applicazione delle analisi di visibilità in campo archeologico è priva di letteratura in Italia, mentre presso altre Università straniere è pratica consolidata. Con questo lavoro si spera di incoraggiare studenti e ricercatori interessati ad applicazioni informatiche nuove e allo studio del paesaggio archeologico inteso come sistema di relazioni inseparabili tra uomo, monumenti e territorio.

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5.2. Il Neolitico recente

(3800-2900 BC cal. ).

LE DOMUS DE JANAS

L

e comunità delle domus de janas occupano la Bassa Planargia e il Marghine con totale indifferenza delle zone dei plateaux dell’Alta Planargia e dell’altopiano di Campeda. Si tratta di due gruppi umani che vivono separati da una fascia di territorio di 16 Km d’ampiezza priva di tombe ipogeiche (Figura 5. 2.) .

Figura 5. 2 . Carta delle domus de janas (in rosso) e dei dolmen (in celeste) Da notare la fascia di territorio di 16 Km d’ampiezza priva di ipogei tra i due gruppi di domus contrassegnati col riquadro giallo. Il gruppo a sinistra appartiene alla Bassa Planargia quello a destra al Marghine. La linea verde separa le domus in quota da quelle dei plateaux all’interno del gruppo del Marghine.

Da notare inoltre che la maggior parte dei dolmen si trova nelle zone degli altopiani.

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al punto di vista della strategia di insediamento rispetto alla morfologia del terreno si nota che nel gruppo della Bassa Planargia prevale l’insediamento sui pendii o sulle zone con medio/alta pendenza mentre nel gruppo del Marghine si distinguono due diverse tendenze: una verso le zone di montagna, l’altra verso i plateaux a sud della catena montuosa. (Figura 5. 2., osservare la linea verde che separa le domus di montagna da quelle degli altopiani). Il gruppo del Marghine sembra quindi composto da due sottogruppi che occupano terreni morfologicamente diversi e separati dal Rio Murtazzolu che sembra costituirne un confine naturale. Tra i due sottogruppi vi è infatti una fascia di terreno molto ampia a nord del

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fiume Murtazzolu priva di ipogei. Se si osserva inoltre il sottogruppo che occupa le zone di montagna del Marghine si nota come questo non abbia nulla a che fare con le domus degli altipiani lontane diversi chilometri.

Come noto l’insediamento sui plateaux è una prerogativa delle comunità di tradizione dolmenica legate ad una economia di tipo pastorale. E’ interessante perciò studiare le relazioni culturali tra le domus degli altipiani e i dolmen di questa regione in quanto ancora oggi in Sardegna non si sa che relazione cronologica vi sia tra queste due tradizioni funerarie.

L

e analisi spaziali basate sui parametri di vicinanza ai corsi d’acqua, distanza dal primo vicino e tipologia d’insediamento in relazione alla morfologia del territorio, hanno permesso di ipotizzare l’appartenenza degli ipogei o delle necropoli ipogeiche a gruppi umani diversi a seconda della loro posizione topografica. Maggiore uniformità è stata riscontrata nei criteri d’insediamento dei gruppi del Marghine rispetto a quelli della Planargia. (particolarmente interessante rimane l’assenza di ipogei nell’Alta Planargia!). La descrizione dei possibili gruppi individuati è al capitolo IV nella parte relativa alle domus.

La Carta delle domus de janas e lo studio dei gruppi umani ad esse riferiti proposto

nel capitolo IV sono strumenti utili per ricostruire un paesaggio neolitico dominato da sepolture e dalla totale assenza di villaggi. Per ricostruzione di questo paesaggio si intende av la ricerca degli abitati attraverso survey , fotografia aerea e mappe tematiche e topografiche dettagliate.

I DOLMEN.

I

dolmen del Marghine-Planargia sono stati suddivisi in gruppi secondo parametri prettamente geografici (distanza dal corso d’acqua, quota s.l.m., tipologia d’insediamento e distanza “dal primo vicino”): il risultato è stato di 7 gruppi composti da 3 monumenti ciascuno e 3 gruppi da 2 (vedi capitolo IV ). La “distanza dal primo vicino”, intesa quella tra monumenti, presenta valori generalmente ricorrenti e compresi tra 0.8 e 1.4Km. All’interno di ogni gruppo l’intervallo si restringe notevolmente con valori tendenti prevalentemente a 1.2Km. Ipotizzando che ad ogni tomba corrisponda un insediamento, sembrerebbe allora che le comunità neolitiche di questa tradizione funeraria fossero stanziate a distanze “regolari” o

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comunque ricorrenti tra loro. La spiegazione può essere di carattere economico legata alla distribuzione del pascolo in proporzione alla demografia delle singole comunità.

Lo studio delle vie di comunicazione nell’antichità, inteso come ricostruzione della

viabilità, è un aspetto che viene spesso trascurato dall’archeologia preistorica in particolare.

Figura 5. 3 . Pathway per i dolmen del Marghine Planargia. I monumenti sono distribuiti su una direttrice principale che dalla valle del Fiume Tirso, a sud-est, porta alle montagne del Marghine, a nord-ovest, seguendo il tracciato naturale dei corsi d’acqua.

In periodi come il neolitico, caratterizzati da grandi movimenti commerciali (vedi le vie dell’ossidiana), o come l’età nuragica, con sette mila torri in tutta la Sardegna, esisteva sicuramente una rete proto-stradale di sentieri e percorsi a terra il cui tracciato veniva stabilito in base a pendenze, vicinanza ai corsi d’acqua e distanza dai siti da collegare. Individuare queste vie non è impossibile se si utilizzano gli strumenti adatti.

Le valli fluviali in genere soddisfano al meglio queste esigenze, come dimostrato per il Marghine-Planargia. E’ risultato infatti che i dolmen di questa regione sono distribuiti su una direttrice principale (Figura 5.3.), incassata tra valli solcate da corsi d’acqua, la quale attraversa la regione, valica la catena montuosa collegando buona parte dei monumenti. E’molto probabile che questa direttrice corrisponda a una vera e propria arteria di comunicazione tra i monumenti in quanto risponde ai requisiti geografici e culturali ideali per questo scopo.

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5.3. L’ Età del Rame

(2800- 2100 BC cal)

L’Età del Rame in Sardegna è caratterizzata dalle culture di Abealzu, Filigosa, Monte Claro e Campaniforme. Delle prime due non si hanno ancora testimonianze nel Marghine-Planargia mentre la terza è documentata nelle muraglie megalitiche. Quest’ultima classe di monumenti è ben rappresentata infatti da 5 monumenti: la muraglia megalitica di S’Albaredda, quella di Pedra Oddetta, quella di Frenegarzu, la muraglia megalitica di S’Acchilartu e quella di Sa Corte. Quella di S’Albaredda (Tresnuraghes, NU) si trova in posizione decentrata nell’angolo SO della regione, a 25 km dalle altre che invece sono nella stessa area geografica e quindi più facilmente correlabili tra loro (Figura 5.4).

Figura 5.4. Muraglie Megalitiche del Marghine-Planargia. Nel cerchio giallo il gruppo di Macomer-Dualchi.

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Figura 5.5. Le muraglie megalitiche del Marghine (indicate con la bandierina rossa) a confronto con i dolmen (in blu) e con le domus de janas (in viola).

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5.4. La Civiltà Nuragica, dall’ Età del Bronzo

all’ Età del Ferro,

(1800-580 BC cal.)

LE ANALISI DI VISIBILITA’.

L

e analisi di visibilità sui protonuraghi del Marghine-Planargia hanno restituito modelli di controllo del territorio di vario tipo. È evidente che la maggior parte dei monumenti, situati in posizione di dominio rispetto al territorio circostante, controlla dall’alto le pendenze e le valli solcate da corsi d’acqua quasi ad osservare o difendere possibili vie di comunicazione. Nell’elenco che segue sono sintetizzati alcuni tra i modelli di controllo del territorio individuati :

• Monumenti in numero di 2 o 3, in comunicazione visiva tra loro e disposti sul ciglio di altopiani, a volte dirimpetto l’uno all’altro (vedi….).

• Monumenti distribuiti sui margini di un tavolato roccioso a controllo del territorio di fronte e a protezione di quello alle loro spalle. Il controllo è esercitato mediante spartizione del campo visivo tra le varie torri, le quali sono in contatto visivo tra loro (vedi….).

• Controllo di una porzione di territorio attraverso 3, 4 o 5 torri non comunicanti visivamente tra loro e alle quali spetta il controllo di un versante preciso dell’area.

• Monumenti allineati sull’asse della catena montuosa del Marghine a controllo dei territori a valle con visibilità profonde oltre 10km e in comunicazione visiva tra loro.

Nella sezione “protonuraghi” del capitolo IV vengono descritte in dettaglio i risultati delle analisi di visibilità elaborate sulle torri protonuragiche. L’allegato N. consiste in un

dvd contente tra le altre mappe anche il catalogo completo delle carte di visibilità per

ciascun monumento per un totale di 77 file in formato JPG e SHP per ArcView.

P

er quanto riguarda i nuraghi, invece, le analisi di visibilità sono state elaborate solamente per la Planargia a causa della vastità della regione e della quantità di monumenti. Le torri nuragiche della Bassa Planargia sono disposte almeno in tre file parallele, con orientamento N-S, parallele alla costa e a salire fino ai plateaux dell’Alta Planargia.. Dal punto di vista della visibilità i monumenti comunicano da una fila all’altra e controllano a

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versanti sud-orientali dei rilievi è in funzione della migliore esposizione al sole e al riparo dai forti venti di nord-ovest.

Figura 5. 4. I nuraghi della Bassa Planargia disposti in tre file parallele nei riquadri verdi.

I nuraghi dell’Alta Planargia invece sono disposti strategicamente sul ciglio dell’altopiano a controllo delle valli circostanti. Il risultato è la protezione totale delle zone interne dei

plateaux possibilmente destinate al pascolo e pertanto disabitate. Nel comune di Sindia si

sviluppa un abitato le cui caratteristiche d’insediamento appaiono del tutto nuove: alcune decine di torri nuragiche disposte non più sul ciglio dei rilievi ma all’interno dei confini naturali protetti da altri nuraghi (Figura 5. 5. ).

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Figura 5. 5. Nuraghi dell’Alta Planargia (cerchio grande a sinistra) e il gruppo di Sindia (cerchio piccolo a destra).

I NURAGHI CON VILLAGGIO.

Nel volume di riferimento Ricerche Archeologiche nel Marghine-Planargia sono stati

censiti 322 nuraghi, 2 villaggi nuragici e 1 villaggio nuragico-romano (è da precisare che si tratta di villaggi con strutture d’abitato senza nuraghe). Secondo questa interpretazione dei dati archeologici, vi sarebbero pressappoco un villaggio ogni 100 nuraghi! La proporzione tra abitati e torri che ne deriva sembrerebbe così poco verosimile. Si è proceduto allora alla lettura analitica di tutte le schede dei monumenti censiti, alla ricerca di informazioni più dettagliate riguardo la presenza o l’assenza di villaggi attorno alle torri nuragiche. Il risultato ottenuto è il seguente:

- 212 nuraghi monotorre (indicati nella Scheda Unica Monumenti nella colonna “SOTTOTIPO” con la sigla “M”);

- 61 nuraghi complessi (indicati con la sigla “C”);

- 5 nuraghi di dubbia classificazione (indicati con la sigla “M/C”); - 35 nuraghi monotorre con villaggio (indicati con la sigla “MCV”); - 9 nuraghi complessi con villaggio (indicati con la sigla “CCV”); - 2 villaggi nuragici (indicati con la sigla “VN”);

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Il rapporto è di 47 abitati (di cui 3 senza nuraghe) su 322 torri nuragiche. Quasi un villaggio ogni sette nuraghi ! (Figura 5. 1. ). Questa rappresentazione del paesaggio archeologico, più o meno precisa nei numeri in quanto si basa sulle indicazioni “tracce di villaggio” pubblicate nelle schede dell’opera di riferimento, è probabilmente più verosimile e inoltre più consona ad un modello di società prettamente pastorale come probabilmente lo era quella del Marghine-Planargia. Dal punto di vista delle analisi spaziali questa classificazione porta a una interpretazione del territorio diversa e più articolata solamente accennata in questo lavoro e che perciò meriterebbe ulteriori approfondimenti in futuro. E’da precisare inoltre che lo scopo di questa classificazione, è quello di orientare il trattamento dei dati in funzione di una rappresentazione delle evidenze archeologiche che sia la più vicina possibile alla realtà.

Figura 5. 5. Carta dei nuraghi del Marghine-Planargia. In nero sono indicati i nuraghi monotorre, in rosso i monotorre con villaggio e il cerchio rosso con la stella al centro indica i nuraghi complessi con villaggio. In giallo i centri abitati.

I NURAGHI COMPLESSI CON VILLAGGIO,“CENTRO DEL POTERE”?

I

nuraghi complessi con villaggio sono situati nella parte centrale della regione (Figura 5. 6. ) sui rilievi della catena del Marghine, in un area di 7x12km caratterizzata da medie pendenze e quote tra 400 e 700m s.l.m. Delle 9 torri complesse con villaggio 7 si trovano all’interno di un’area di circa 15 km2 equivalente all’1.06% dell’intera regione (Figura 5.7.).

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comunità nuragiche politicamente più importanti, per ragioni militari e di controllo del territorio, in regioni centrali e difficilmente espugnabili del Marghine-Planargia. La zona scelta da queste comunità è infatti protetta da confini naturali del terreno e da forti pendenze.

Figura 5. 6. I nuraghi complessi con villaggio del Marghine-Planargia sono 9 (all’interno del cerchio celeste), 7 di questi (all’interno del cerchio verde) si trovano entro i limiti naturali di una zona di montagna, costituendo una sorta di “centro del potere”.

Figura 5. 7. Particolare della carta dei nuraghi complessi con villaggio. Da notare i limiti naturali del terreno che circoscrivono una zona altamente insediata e in cui si trovano 7 dei 9 nuraghi con villaggio

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5.5. I Numeri

S

ono stati raccolti tutti i dati delle battute aerofogrammetriche (coordinate x, y, z, in 455 file formato.txt) per la creazione del modello digitale del terreno completo della Sardegna. I dati in formato vettoriale relativi ai fiumi, centri abitati, confini comunali e centri abitati fanno parte anch’essi del materiale raccolto. I dati sono stati concessi gratuitamente dalla Regione Sardegna (lettera di autorizzazione all’uso dei dati nel Cap. I ) e saranno messi a disposizione degli studenti e dei ricercatori del Dipartimento di Scienze Archeologiche dell’Università di Pisa.

L’elaborazione dei dati ha portato alla creazione del modello digitale del terreno

(DTM) di una superficie di circa 1500 Km2, corrispondente alle regioni del Marghine-Planargia, parte del Monte Ferru e del Bacino del fiume Tirso in Sardegna.

T

utti i monumenti censiti nell’opera di riferimento Ricerche Archeologiche nel

Marghine-Planargia, 681 siti pubblicati in 2 volumi di 550 pagine ciascuno, sono stati

schedati e posizionati sul modello digitale del terreno e corredati dalle relative informazioni archeologico-culturali. Il risultato è un “database 3D” del paesaggio archeologico dal neolitico all’età romana, interrogabile e integrabile sotto ogni punto di vista.

S

ono state prodotte carte archeologiche generali, carte tematiche per tipologia di monumento e per periodo, e carte di visibilità, tutte georeferenziate e in scala. La documentazione prodotta a fine lavoro ammonta a oltre 11 Giga Byte!I dati di partenza all’inizio dello studio a 510 Mega Byte.

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5.6. Prospettive

La pubblicazione di un terzo volume dell’opera Ricerche Archeologiche nel

Marghine-Planargia dedicato alle analisi spaziali costituirebbe un completamento del

censimento già effettuato e una nuova . Per quanto riguarda le domus, i dolmen e i nuraghi in genere il confronto dei dati spaziali con le caratteristiche architettoniche porterà a comprendere meglio le dinamiche evolutive e le relazioni cronologiche tra monumenti. L’occupazione massiccia del territorio durante l’Età del Bronzo da parte della civiltà nuragica, attraverso centinaia di monumenti di vario tipo, richiede livelli di analisi multipli in cui la fase del censimento e della schedatura costituiscono il primo stadio della ricerca finalizzato alla sola conoscenza del territorio. Le fasi successive saranno quindi dedicate allo studio dei dati ricavati nel censimento

Figura

Figura  5.  1  .  Esempio  di  diagramma  concettuale  per  le  ricerche  archeologiche
Figura 5. 2 . Carta delle domus de janas (in rosso) e dei dolmen (in celeste) Da notare la fascia di territorio  di  16  Km  d’ampiezza  priva  di  ipogei  tra  i  due  gruppi  di  domus  contrassegnati  col  riquadro  giallo
Figura  5.  3  .  Pathway  per  i  dolmen  del  Marghine  Planargia.  I  monumenti  sono  distribuiti  su  una  direttrice  principale  che  dalla  valle  del  Fiume  Tirso,  a  sud-est,  porta  alle  montagne  del  Marghine,  a  nord-ovest, seguendo il tr
Figura 5.4. Muraglie Megalitiche del Marghine-Planargia. Nel cerchio giallo il gruppo di Macomer- Macomer-Dualchi
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