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CS n.26-2008
CARITAS DELL’EUROPA DELL’EST AD ASSISI CAMMINO COMUNE OLTRE GUERRE E DIVISIONI
Al 32° Convegno nazionale presenti direttori e operatori, provenienti da nove paesi.
I direttori di Caritas Serbia e Caritas Kosovo, seduti fianco a fianco, impegnati in un tranquillo e fitto dialogo. Mentre l’Europa orientale conosce rapidi mutamenti e continua a soffrire, in molti casi, degli esiti di traumatici sconvolgimenti e di laceranti contrapposizioni, condividere e collaborare è tutt’altro che impossibile. L’hanno testimoniato, al 32° Convegno delle Caritas diocesane, dieci tra direttori e operatori di nove Caritas nazionali dei paesi esteuropei. Ad Assisi don Vladislav Varga (direttore di Caritas Serbia), don Viktor Sopi e Pal Baftjai (direttore e operatore di Caritas Kosovo), don Albert Nikolla (direttore di Caritas Albania), Suzana Borko (operatrice di Caritas Croazia), Sanja Horvat (operatrice di Caritas Bosnia Erzegovina), don Matej Kobal (operatore di Caritas Slovenia), don Alexandru Cobzaru (vicepresidente di Caritas Romania), Marian Subocz (direttore di Caritas Polonia) e Rinaldo Marmara (direttore di Caritas Turchia) sono arrivati per ascoltare e documentarsi. Ma anche per testimoniare i progressi compiuti negli ultimi anni, sul fronte della solidarietà praticata e dell’educazione alla pace e alla convivenza. Il consolidamento delle Caritas dei paesi dell’Est è avvenuto, dopo gli anni dei progetti di emergenza e ricostruzione resi necessari dalle guerre nei Balcani, anche grazie all’impegno di Caritas Italiana. Il “Programma regionale di sviluppo delle Caritas parrocchiali e del volontariato” è stato attivato nel 2005, dopo un primo incontro regionale di tutti i direttori, svoltosi a Ohrid, in Macedonia, e ha coinvolto 8 Caritas nazionali (Slovenia, Croazia, Bosnia e Erzegovina, Serbia e Montenegro, Kosovo, Albania, Macedonia, Bulgaria).
Promosso insieme al Crs (la Caritas statunitense), il Programma ha consentito di formare responsabili pastorali e operatori sociali, ramificare la struttura Caritas nei territori diocesani, finanziare 64 progetti delle parrocchie per lo sviluppo delle Caritas locali e del volontariato.
Grazie al programma, ogni anno a livello regionale vengono realizzati scambi di esperienze tra volontari, visite alle parrocchie che hanno avviato buone prassi, forum e scuole di volontariato (la prossima si svolgerà, dal 30 giugno al 6 luglio a Valona, in Albania), corsi di formazione.
Nel 2007, inoltre, è stata organizzata negli otto paesi coinvolti la prima campagna regionale ecclesiale per celebrare la Giornata mondiale del volontariato che ha luogo il 5 dicembre.
La carità testimoniata e la solidarietà organizzata, insomma, riescono a ricondurre a unità le esperienze e le prospettive di chiese che appartengono a popoli in molti casi tra loro ancora ostili. «Attraverso il Programma – conferma don Viktor Sopi (Kosovo) – si sono create relazioni dirette con le Caritas di altri paesi, che ci hanno confermato nella convinzione che la Caritas è una grande famiglia, a prescindere dalla provenienza di ognuno di noi e dalle tensioni politiche che contrappongono i nostri paesi. Operare uniti per la carità diventa un segno di pace». «Il nostro impegno è lavorare con le parrocchie e dare la possibilità a ognuno di vivere la carità, incominciando dai volontari – fa eco padre Vladislav Varga (Serbia) –. Il programma ci ha dato la possibilità di vivere e conoscere nuove esperienze parrocchiali fuori dai soliti orizzonti; ci fa sentire non chiusi nelle piccole e minoritarie comunità cattoliche di alcuni paesi balcanici, ma aperti, in spirito di universalità, a tutta la regione». «Lo scambio di esperienze e competenze si rivela fondamentale, per strutture che vogliono crescere nella capacità educativa e di mobilitazione di risorse volontarie – osserva don Matej Kobal (Slovenia) – ed è significativo che la collaborazione coinvolga sia Caritas di paesi dell’Unione che di paesi esterni all’Ue. La Slovenia, in questo senso, ha una posizione specifica e una funzione di legame e di ponte ».
«Abbiamo una storia comune e su questo dobbiamo fare leva per costruire rapporti profondi»
sintetizza Suzana Borko (Croazia), che evidenzia come il grande interesse sviluppatosi a livello diocesano e lo scambio tra volontari sia la strada migliore per superare le divisioni del passato.
Roma, 26 giugno 2008
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In contemporanea con il Convegno,
su www.caritasitaliana.it sono disponibili i testi degli interventi e le foto