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Food Festivals and Local Development in Italy A Viewpoint from Economic Anthropology

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Academic year: 2021

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Viewpoint from Economic Anthropology

Giacomo Balduzzi (recensione)

Narrare i gruppi

Etnografia dell’interazione quotidiana, prospettive cliniche e sociali, design - vol. 15, n° 2, dicembre 2020

ISSN: 2281-8960 Rivista semestrale pubblicata on-line dal 2006 - website: www.narrareigruppi.it

Titolo completo dell’articolo

Food Festivals and Local Development in Italy A Viewpoint from Economic Anthropology

Autore Ente di appartenenza

Giacomo Balduzzi

Università degli studi di Pavia Pagine 297-301 Pubblicato on-line il 20.12.2020 Cita così l’articolo

Balduzzi, G. (2020). Food Festivals and Local Development in Italy A Viewpoint from Economic Anthropology (recensione). In Narrare i Gruppi, vol. 15, n° 2, dicembre 2020, pp. 297-301 - website: www.narrareigruppi.it

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recensione

Food Festivals and Local Development in Italy A Viewpoint from Eco- nomic Anthropology. Cham (Switzerland): Palgrave Macmillan, 2020.

Il volume «Food Festivals and Local Development in Italy A Viewpoint from Economic Anthropology» di Michele Filippo Fontefrancesco propone una rivalutazione del fenomeno delle sagre, con l’ambizione dichiarata di offrire un punto di vista analitico e interpretativo, quello dell’antropologia economica, che possa entrare in dialogo con altri approcci disciplinari e/o con lettori nuovi al contesto culturale italiano.

La scelta teorica, che l’Autore dichiara fin dalle prime pagine del volume, è quella di considerare le sagre come un tipo particolare di food festival, che si afferma come il più ‘popolare’ nei due sensi del termine: 1) è il più diffuso in termini quantitativi (42.000 sagre all’anno nel paese secondo le stima della Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi); 2) si ricollega esplicitamente a tradizioni territo- riali, più o meno inventate, legate in particolar modo a comuni di piccole-medie dimensioni in aree interne.

In questa chiave, il volume si sottrae al dibattito attorno alla riscoperta delle ti- picità locali e al proliferare di queste forme di promozione del territorio e dei propri prodotti, che ha visto negli ultimi anni levarsi voci di critica rispetto al carattere non autentico e di invenzione di molte cosiddette ‘tradizioni culinarie’

(Grandi, 2018). Fontefrancesco, infatti, sostiene che l’analisi delle sagre, cosa rappresentino e che ruolo abbiano per le rispettive comunità locali, debba tra- scendere deliberatamente la questione dell’origine storica delle feste, della natura vera o presunta delle tradizioni popolari alle quali esse affermano di ricollegarsi.

Di qui la proposta, che informa la struttura dell’intero volume, di considerare la sagra come un device, un dispositivo.

Avvalendosi di ricerche empiriche e studi etnografici, l’Autore analizza la sagra

come dispositivo in una chiave di rafforzamento delle relazioni sociali all’interno

della comunità, di promozione di un rapporto tra la comunità e il suo ambiente

esterno, di rilancio dell’economia.

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In maniera più specifica, nei vari capitoli, il volume si sofferma su alcune dimen- sioni di analisi: il turismo, in particolare nell’ottica di una economia “affettiva”

applicata al turismo (capitolo 1), il contrasto alla marginalizzazione delle aree rurali, quest’ultima favorita dai ben noti fenomeni di spopolamento, invecchia- mento, isolamento e impoverimento (capitolo 2), il rafforzamento dei legami sociali all’interno dei contesti locali, anche attraverso il ripristino, attraverso la ritualità delle feste di un “tempo collettivo” della comunità (capitolo 3); la riter- ritorializzazione, intesa, in questo caso, soprattutto come processo attraverso il quale le persone si riappropriano del proprio ambiente fisico, storico e culturale (capitolo 4); lo sviluppo economico del territorio, non solo e non tanto per la promozione dei prodotti locali, quanto piuttosto per la mobilitazione e l’incen- tivo alla collaborazione tra diversi attori, in particolare imprese, amministrazioni, terzo settore (capitolo 5); la rigenerazione della comunità, specialmente suppor- tando i membri della comunità stessa in un percorso di ripensamento e di rivita- lizzazione del proprio luogo (Conclusioni); le sfide poste dalla pandemia, che spinge a ripensare radicalmente al modello delle sagre, in un’ottica nella quale si dovrà fare a meno, in un periodo non si sa quanto prolungato dei cosiddetti

“assembramenti” (Postscriptum).

Dall’analisi proposta nel volume emerge che il principale ruolo economico e so- ciale delle sagre non è la promozione del turismo e nemmeno la valorizzazione dei prodotti tipici delle varie località, ma è piuttosto la mobilitazione degli attori locali, il contrasto alla marginalizzazione attraverso l’attivazione di nuove rela- zioni comunitarie e l’apertura di nuove opportunità economiche e commerciali per le imprese locali. In ultima analisi, è la riattivazione della comunità che spiega il successo delle sagre.

Tuttavia, per comprendere meglio il rapporto tra sagra e comunità, unite nel testo da un circuito esplicativo, occorre necessariamente tornare all’argomento del dispositivo.

Un approccio classico funzionalista suggerirebbe una netta distinzione tra sog-

getto e oggetto. La comunità, dunque, in quanto soggetto, utilizzerebbe la sagra

(oggetto) come dispositivo per alimentare le proprie relazioni vitali. Ma una sagra

non è un oggetto separato dalle persone che la fanno esistere. È un assemblaggio,

al tempo stesso oggetto e soggetto. Questo superamento tra soggetto e oggetto,

ribadito dall’Autore a più riprese, consente di stabilire un nesso circolare e gene-

rativo tra sagra e comunità: la comunità genera la sagra, ma al tempo stesso la

sagra rigenera la comunità. Quest’ultimo elemento, a parere di chi scrive, costi-

tuisce la prospettiva di lettura più utile e fruttuosa attraverso la quale può essere

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letto l’intero volume, nonché il filo rosso che tiene insieme le diverse prospettive di analisi e gli studi di caso presi in esame.

In tale ottica, alle già molte prospettive di indagine proposte dall’Autore sulla comunità, potrebbe essere utile aggiungerne almeno un paio, da tenere in conto per future ricerche.

La prima attiene alle istituzioni, come soggetto e oggetto del processo di riterri- torializzazione. Altrove ho ricondotto le peculiari modalità di relazione tra isti- tuzioni locali e forze sociali a un processo di «istituzionalizzazione riflessiva»

(Balduzzi, 2017, pp. 187-192), nel quale ha un ruolo il consolidarsi della memoria collettiva, di una consapevolezza crescente nella rappresentazione dell’immagi- nario locale del territorio stesso, della sua storia, delle sue tipicità note anche all’esterno, dei suoi obiettivi per il futuro. Con il crescere di tale consapevolezza si rafforza la tendenza a formalizzare in maniera esplicita i rapporti tra le persone all’interno della comunità locale, rigenerando le stesse istituzioni o, in alcuni casi, creandone di nuove.

Il riferimento alla memoria collettiva conduce alla seconda prospettiva d’inda- gine che vorrei introdurre, con riferimento ai processi di costruzione e rigenera- zione comunitaria. Se è vero che da sempre i meccanismi della memoria collet- tiva sono alla base dei processi di costruzione identitaria e di creazione di senso da parte delle comunità e dei gruppi sociali, tuttavia le violente, rapide e profonde trasformazioni della modernità sembrano aver sconvolto e rivoluzionato le pra- tiche, i rituali attraverso i quali le persone e i gruppi esprimono il loro legame con il passato. Si tratta del fenomeno che il critico francese Thibaudet (1974:

551), con riferimento alla generazione del primo Novecento, ha definito come crisi della durata sociale, una rottura della continuità delle memorie e delle abi- tudini, uno sconvolgimento totale che porta a una perdita di memoria collettiva rispetto al passato e a una forte incertezza del futuro. Ne emerge un quadro di disorientamento, nel quale la continuità sociale e culturale è messa fortemente in discussione in relazione a mutamenti incessanti e vertiginosi delle coordinate, delle pratiche e delle relazioni sociali.

Fenomeni di riappropriazione dello spazio, di riscoperta delle tipicità locali e di

riattivazione della memoria collettiva tramite feste e riti come le sagre possono

essere interpretati, dunque, come una risposta alla crisi della durata, ristabilendo

una continuità sociale attraverso una risignificazione del territorio che, mettendo

a fuoco il presente dal grandangolo della profondità storica, rende le comunità

in grado di aprirsi a prospettive condivise verso il futuro. Sotto questo profilo,

potrebbero essere anche rivalutati quelli che l’Autore definisce «zeli filologici»,

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manipolazione (Ricoeur, 2003), ancorando a un principio di verità il legame tra storia e memoria collettiva.

Riferimenti

Balduzzi, G. (2017). L’avventura dei distretti. Istituzioni e società nel capitalismo territoriale in evoluzione. Pisa: Pacini.

Grandi, A. (2018). Denominazione di Origine Inventata. Le bugie del marketing sui prodotti tipici italiani. Milano: Mondadori.

Ricoeur, P. (2003). La memoria, la storia, l’oblio. Milano: Cortina.

Thibaudet, A. (1974). Storia della letteratura francese. Milano: Garzanti.

Todorov, T. (1996). Gli abusi della memoria. Napoli-Los Angeles: Ipermedium.

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