09 /1 2/ 20 20
La Redazione:
Marta Foschi Gilda Pagliacci Monica Presepi Lisa Zangara Mathilde Versari Matilde Gobbi
Ciao a tutte, pecorelle! Come state?
Rieccoci ad affrontare un nuovo anno insieme.
Per chi non ci conoscesse, il Dolly è lo storico giornalino della scuola dove potete trovare articoli, disegni, giochi, un affidabilissimo
oroscopo e tanto altro. Potete mandarci i vostri pensieri, vignette, dediche, poesie, etc. alla mail dollyrighi@gmail.com o in DM sulla pagina Ig
@dolly.righi.
Prima di lasciarvi vi comunichiamo che quest’anno tutti i numeri usciranno esclusivamente sul sito internet www.dollyliceorighi.wordpress.com (quindi potete inviarci i disegni a COLORI!!).
La redazione vi augura una buona lettura!
xoxo
@dolly_righi
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Liceo Scientifico Augusto Righi
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INDICE
#SEIDELRIGHISE
ATTUALITà
DA IL CAFFE, PIETRO VERRI NOZINI DI DIRITTO DEL LAVORO L’EGOISMO DEL XXI SECOLO
SPAZIO STUDENTI
ESAME DI COSCIENZA
ARTE
POESIE E DISEGNI
ENIGMISTICA
TROVA LE DOFFERENZE
INDOVINA IL PEROSNAGGUI- CARTONI AMINATI EDITION
P.1
P.2-5 P.6-8 P.9-11 P.12-15 P.16-17 P.18 P.19
Ritorna l’ hashtag
#seidelrighise
Questa volta anche su Instagram!!
Pubblicate nelle storie e nei post le immagini che secondo voi più rappresentano la nostra scuola e
taggateci inserendo l’hashtag.
Verranno tutti ripostati e tenuti nella cartella in evidenza che trovate nel
nostro profilo.
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Da Il Caffè, Pietro Verri
Cos’è questo Caffè? È un foglio di stampa che si pubblicherà ogni dieci giorni. Cosa conterrà
questo foglio di stampa? Cose varie, cose disparatissime, cose inedite, cose fatte da diversi autori, cose tutte dirette alla pubblica utilità. Va bene: ma con quale stile saranno eglino scritti questi fogli? Con ogni stile che non annoi. E sin a quando fate voi conto di continuare quest’opera? Insin a tanto che
avranno spaccio. Se il pubblico si determina a leggerli, noi continueremo per un anno, e per più ancora, e in fine d’ogni anno dei trentasei fogli se ne farà un tomo di mole discreta; se poi il pubblico non li legge, la nostra fatica sarebbe inutile, perciò ci fermeremo anche al quarto, anche al terzo foglio di stampa. Qual fine vi ha fatto nascere un tal progetto? Il fine d’una aggradevole occupazione per noi, il fine di far quel bene che possiamo alla nostra
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patria, il fine di spargere delle utili cognizioni fra i nostri cittadini divertendoli, come già
altrove fecero e Steele, e Swift, e Addisson, e Pope ed altri. Ma perché chiamate questi fogli il Caffè? Ve lo dirò; ma andiamo a capo.
Un greco originario di Citera, isoletta riposta fra la Morea e Candia, mal soffrendo l’avvilimento e la schiavitù, in cui i Greci tutti vengon tenuti dacché gli Ottomani hanno conquistata quella contrada, e conservando un animo antico
malgrado l’educazione e gli esempi, son già tre anni che si risolvette d’abbandonare il suo
paese: egli girò per diverse città commercianti, da noi dette le scale del Levante; egli vide le coste del Mar Rosso, e molto si trattenne in Mocha, dove cambiò parte delle sue merci in caffè del più squisito che dare si possa al
mondo; indi prese il partito di stabilirsi in Italia, e da Livorno sen venne in Milano, dove son già tre mesi che ha aperta una bottega addobbata con ricchezza ed eleganza somma. In essa
bottega primieramente si beve un caffè che
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merita il nome veramente di caffè; caffè vero verissimo di Levante, e profumato col legno d’aloe, che chiunque lo prova, quand’anche
fosse l’uomo il più grave, l’uomo il più plombeo della terra bisogna che per necessità si risvegli, e almeno per una mezz’ora diventi uomo
ragionevole. In essa bottega vi sono comodi sedili, vi si respira un’aria sempre tepida e profumata che consola; la notte è illuminata,
cosicché brilla in ogni parte l’iride negli specchi e ne’ cristalli sospesi intorno le pareti e in mezzo alla bottega; in essa bottega chi vuol leggere
trova sempre i fogli di novelle politiche, e quei di Colonia, e quei di Sciaffusa, e quei di Lugano, e vari altri; in essa bottega chi vuol leggere trova per suo uso e il Giornale enciclopedico, e
l’Estratto della letteratura europea, e simili buone raccolte di novelle interessanti, le quali fanno che gli uomini che in prima erano Romani, Fiorentini, Genovesi o Lombardi, ora sieno tutti presso a poco Europei;
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in essa bottega v’è di più un buon atlante, che decide le questioni che nascono nelle nuove politiche; in essa bottega per fine si radunano alcuni uomini, altri ragionevoli, altri
irragionevoli, si discorre, si parla, si scherza, si sta sul serio; ed io, che per naturale
inclinazione parlo poco, mi son compiaciuto di registrare tutte le scene interessanti che vi
vedo accadere, e tutt’i discorsi che vi ascolto degni da registrarsi; e siccome mi trovo
d’averne già messi in ordine vari, così li dò alle stampe col titolo Il Caffè, poiché appunto son nati in una bottega di caffè.
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L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro (art. 1 Cost.)
Dunque è giusto condividere qualche
informazione basilare per avvicinarci a questo mondo di cui tutti, chi prima, chi dopo, faremo parte.
Il lavoro è un’attività finalizzata alla produzione di beni e servizi.
Ciascun lavoratore, nel momento in cui stipula un contratto con un datore di lavoro, si ritrova all’interno di un rapporto subordinato, nel
quale si identifica come parte debole. È per questo obbligato, mediante retribuzione, a collaborare nell’impresa prestando il proprio lavoro intellettuale o manuale (art. 2094 c.c.).
Come ben sappiamo grazie ai corsi che siamo tenuti a seguire a scuola, il lavoratore ha il
NOZIONI DI DIRITTO DEL LAVORO
gentilmente offerte da uno studente di giurisprudenza
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diritto di essere tutelato durante lo
svolgimento della propria prestazione. Ogni datore ha infatti l’obbligo di garantire la
sicurezza dei luoghi di lavoro, favorendo un ambiente idoneo alla conservazione
dell’integrità fisica e morale del lavoratore
eliminando o riducendo al minimo le occasioni di rischio attraverso la redazione del
cosiddetto “documento di valutazione dei rischi”.
Le modalità di esecuzione della prestazione lavorativa dedotta nel contratto vengono determinate dal datore, il quale ha anche facoltà di esercitare il potere di controllo, il potere direttivo e quello disciplinare; è quindi suo dovere dare indicazioni sullo svolgimento del lavoro e supervisionare il lavoratore,
assicurandosi che quest’ultimo esegua le proprie mansioni in maniera diligente.
Ma cos’è la diligenza in ambito lavorativo? La diligenza consiste nella corretta esecuzione e nella qualità della prestazione lavorativa, la
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quale deve essere coordinata con le mansioni degli altri lavoratori all’interno dell’unità
produttiva.
Il lavoro è faticoso, richiede sacrificio, ma non dobbiamo mai e dico MAI dimenticarci della fortuna che abbiamo di poter lavorare e di tutte quelle persone che hanno combattuto per far sì che ci venisse riconosciuto questo diritto (art. 4 Cost.). Ma questa è un’altra storia e ne parleremo in un altro articolo.
LZ
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Innanzitutto vorrei ricordare che siamo entrati da quasi un anno negli Anni Venti di questo
secolo. E’ strano se ci si pensa, almeno secondo me. Questo primo anno nella seconda decade del 2000 e’ stato davvero tanto pesante,
difficile e penso abbia cambiato parecchi di noi.
In peggio, in meglio, non lo so. L'altro giorno studiavo filosofia per un’interrogazione e
riflettevo sulla natura dell'uomo; praticamente una delle domande piu’ frequenti che i filosofi di tutti i secoli si pongono riguarda proprio
questo tema “L’uomo e’ una creatura buona o malvagia?” . Ecco, secondo me la risposta e’
“per lo piu’ malvagia” e ho anche le mie ragioni che vi spighero’ brevemente sperando di
suscitare in voi una riflessione sull'argomento.
Forse piu’ che malvagio, e’ meglio dire che l'uomo sia per natura egoista, estremamente egoista. Alla fine, nella storia tutte le cattive
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L’EGOISMO NEL XXI SECOLO
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azioni che sono state compiute, sono state mosse proprio da questa caratteristica.
Esempio: il tradimento di un amico per salvare la propria vita, la conquista e la sottomissione di popoli, terre e beni altrui per un
arricchimento personale, battaglie scatenate per vendicare un torto fatto, etc.. . Tutto gira intorno all’egoismo, al migliorare la propria situazione economica, a stare bene con se stessi, tutto incentrato sull’io. E la situazione non e’ certo cambiata negli Anni Venti del XXI secolo, anzi, forse e’ peggiorata. Mi viene in mente tutto l'accumulo di cibo e altro che la gente ha fatto in casa per “superare” il
lockdown, svuotando interi scaffali al
supermercato e lasciando tutti gli altri senza un prodotto che magari serviva anche a loro. E
probabilmente anche a voi , che state leggendo questo articolo, verranno in mente altri esempi di egoismo quotidiano. Non credo ci sia una
cura, una possibilita’ di miglioramento perche’
alla fine l'uomo si comporta cosi’,
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inconsciamente guidato dall'istinto di
sopravvivenza. Voi che leggete questa breve riflessione, fatevi comunque un esame di coscienza e chiedetevi “Nel XXI secolo e’
davvero necessario essere ancora cosi’
incentrati su se stessi?”. Nella nostra realta’, europea, italiana, romagnola, non credo ci sia così tanto bisogno di preoccuparsi di
sopravvivere, di fare provviste e cose del genere, o no?
Ecco, ho finito, spero di avervi fatto sentire un minimo in colpa :)
(perche’ tutti ci comportiamo da egoisti e non ce ne accorgiamo)
Ciaoo
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L'esame di coscienza è un'intima riflessione su se stessi e sul proprio operato.
Era un pratica già presente tra i pitagorici, gli stoici e gli epicurei. Per gli adepti delle scuole filosofiche ellenistico-romane l'esame di
coscienza era il mezzo per rendersi conto quotidianamente della misura in cui si erano adempiuti o meno i propri doveri. Era dunque un mezzo per valutare il proprio progresso sulla «via della perfezione», ovvero sulla via del conseguimento della padronanza di sé, del dominio ottenuto sulle proprie passioni.
In tutte le vicende ci sono due facce della medaglia, due versioni, due punti di vista. Si cerca sempre, è inevitabile, di apparire dalla parte del giusto perché secondo la propria coscienza si è compiuta l’azione più corretta.
Ma vi rivelo una cosa: non è vero. Quella che
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era una battutina ingenua, un commento
spiritoso, una frase per ridere può sfociare in un attacco costante, che può risultare
fastidioso, antipatico e nel peggiore dei casi doloroso nei confronti della persona presa di mira.
“Le parole hanno un peso” e anche parecchio grande. Sono l’arma più pericolosa che si ha e come tutte le armi non viene usata bene.
Quando si parla di bullismo ormai non si intende più il ragazzo forzuto che ruba la merenda a quello mingherlino, ma piuttosto scrivere un brutto commento sui social o
ostracizzare una persona da un gruppo. La cosa peggiore è che adesso è tutto molto più
meschino e subdolo perché si ha la possibilità di rimanere anonimi grazie alla protezione di uno schermo, il nostro telefono e non ci si affronta faccia a faccia.
Ma ora veniamo a un piccolo sondaggio:
quante volte vi è capitato di usare termini
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pesanti e fuori luogo nei confronti di una persona? Come tutti sappiamo sono parole dette e ridette solo per “enfatizzare”. Eppure dopo l’ennesima volta possono ferire. Ma la cosa che fa più arrabbiare è che spesso sono tolte dai loro contesti, contesti all’interno dei quali certe persone si trovano per davvero e a causa dei quali soffrono.
(S)fortunatamente, esistono prese in giro molto più leggere, dette amichevolmente.
Ma forse, se le persone che scherzano innocentemente non sono amici degli
indirizzati, la situazione potrebbe turbare questi ultimi più o meno in base alla loro sensibilità. Dunque ci siamo chiesti: perché certi individui sentono così tanto la necessità di infastidire qualcuno con cui non hanno
alcun rapporto? Per emergere. Senza spingere qualcuno ad un livello inferiore rispetto al proprio, non si può essere
superiori. Ma, continuando con le rivelazioni,
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questo atteggiamento non eleva, ma fa
semplicemente perdere la fiducia e la simpatia che ci si era guadagnata, che si era ottenuta col tempo.
Probabilmente almeno una volta nella vita si è stati i “bulli” della situazione, anche in modo apparentemente innocente. Rendersene
conto non è banale e farsi un esame di
coscienza ancora meno. Ma se lo facevano già gli uomini nati 4000 anni fa, allora non credo sia così impossibile.
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Non ho paura del buio.
Ceh sì.
L'oscurità fa paura.
Ma non è il buio in sé a spaventarmi È ciò che esso nasconde.
Questo sì.
Mi terrorizza.
Non è solo una nube nera che ci avvolge.
Con sé porta
Pianti celati e parole mai dette.
Pensieri che solo la magia della notte può raggiungere.
Freddo.
Ma anche la luce nasconde.
Ci offusca dalla visione di quel meraviglioso spettacolo che sono le stelle.
La luce ci permette di vedere attorno a noi.
E il buio?
Il buio ci permette di vedere dentro di noi.
Ci aiuta a capire chi siamo Non come appariamo.
La luce mostra il lato di noi che tutti possono vedere.
Ma è la notte che il nostro vero io sì scatena.
Charlie
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Ci sono momenti in cui ti rendi conto che la persona che sei stata fino a lì non sei tu, vorresti mostrate al mondo la vera te ma non puoi, perché a volte la vita ci impone di essere qualcuno che non siamo.