Tiratura: 94.517 Diffusione: 149.810 Lettori: 742.000 Dir. Resp.:Fabio Tamburini
Servizi di Media Monitoring
Sezione:ISTAT NAZIONALI Foglio:1/3
Estratto da pag.:1,4 Edizione del:26/09/21 Rassegna del: 26/09/21
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472-001-001 Il presente documento e' ad uso esclusivo del committente.
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Dir. Resp.:Fabio Tamburini Estratto da pag.:1,4 Sezione:ISTAT NAZIONALI Tiratura: 94.517 Diffusione: 149.810 Lettori: 742.000 Foglio:1/3
INTERVISTA A GIAN CARLO BLANGIARDO (ISTAT)
«Con solo 400mila nati l’Italia diventa un paese da 30 milioni di abitanti»
di Carlo Marroni della seconda ondata pandemica econdo le mie di ottobre-novembre 2020», dice
<< valutazioni il 2021 si il presidenteldelP’Istat, Gian Carlo chiuderà con un range Blangiardo. —a pagina 4
di nascite tra 385 e 395mila.Questo ulteriore calo è effetto
Culle vuote. Perla prima volta in Italia, nel 2021 le nascite scenderanno sotto la soglia critica di 400mila
L'intervista. Gian Carlo Blangiardo (Istat). «Secondo le mie valutazioni
il 2021 chiuderà con un range di nascite tra 385 e 395mila. Questo ulteriore calo è effetto della seconda ondata pandemica di ottobre-novembre 2020»
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«Con 400mila nascite
all'anno siamo un paese
da 30 milioni di abitanti»
Carlo Marroni
J è un dato che spicca su tutti: inatiin Italia nel 2021 per la prima volta scenderanno sotto la soglia dei 4oomila, Un tassello (ulteriore) nel trend di declino demografico del nostro Paese, un fenomeno ben noto ma non per questo meno grave e urgente e che, tuttavia, non è irreversibile.
Gian Carlo Blangiardo, presidenteldell’Istat, è chiaro: «Il sistema politico e quello economico devono muoversi per tempo, altrimenti la prospettiva perl’Italia non è solo l'invecchiamento generale della popolazione, di cui si parla tantissimo ma alla fine sembra che non sia un vera emergenza, ma anche un serio rischio perla nostra economia».
Blangiardo - professore emerito di demografia, dal 2019 alla guida dell’Istituto Nazionale di Statistica
— in una conversazione con il Sole 24 Ore mette in fila i nodi strutturali della natalità, con un quadro che non lascia dubbi sull’urgenza del tema, che non può essere certo risolto con un decreto-legge, e proprio per questo alla fine messo sempre da parte come tutte le politiche a lungo termine che non generano un dividendo immediato in termini di consenso.
«I nuovi nati in Italia dal 2014 sonoin forte calo. Nel 2020, l’anno
orribile della pandemia, si è arrivati
a4o4mila, e secondo le mie valutazioni il 2021 si chiuderà entro unrange 385-395mila nascite. È un trend in atto da tempo, ma questo ulteriore calo possiamo dire che è effetto della seconda ondata della pandemia di ottobre-novembre dello scorso anno».La popolazione italiana già da
due anni ha sfondato al ribasso la soglia dei 60 milioni, e ora si avvia rapidamente verso i 59 milioni, se i numeri continuano di questo passo, «Con il passare deltempo la popolazione perde la suafisionomia iniziale: stante l'aspettativa di vita alla nascita di circa 80 anni, 4oomila nascite sono compatibili con una popolazione che nel lungo periodo si ferma a poco più di 30 milioni, non di 59
come è adesso». Quindi se non si
mettono in campo politiche pubbliche serie è questa la prospettiva. Ma non solo. Ci sono considerazioni di carattere economico molto lucide, con numeri freddi (nelle storiche stanze dell’Istituto di Via Balbo sono quelli che diconola verità...) e davvero poco rassicuranti. Si deve partire da uncalcolo, che è alla base di tutto: il Pil - semplificando un'equazione che dentro 'Istatè pane quotidiano - è misurato mettendo in relazione la produttività, l'occupazione, la partecipazione al mercato del lavoro, la struttura demografica e la popolazione. Blangiardo mette giù una simulazione: se si ipotizza che trail 2020 eil 2040 a popolazione scenda di circa quattro milioni, proiezione non campata in aria stante le cifre che abbiamo ogni anno, il Pil scenderebbe del 6,9%. Se poisiimmagina che scenda anche la popolazione in età attiva — a condizioni generali invariate nelle altre componenti, tra cui la produttività — allora il calo del Pil arriva addirittura al -18,6%...
«Possiamo dire che questo genera un paradosso: l'aumento della vita media porta sempre più futuro per ognuno di noi singolarmente, ma sempre meno per tutti noi insieme».
Insomma, i dati dicono che la tendenza genera un “balzello”
demografico destinato a durare se non si inverte la tendenza. «Un sistema-paese deve tenere conto
che la demografia si muove piano, e questo permette di conoscere i fenomeni per tempo.
Questo processo non lo
scopriamo ora, ed è per questo
che è necessario agire». La questione fu affrontata tra l’altro dagli Stati Generali sulla Natalità lo scorso maggio, dove parlarono il Papa e il premier Mario Draghi, e doveBlangiardo tenne la relazione di apertura dei lavori.«Bisogna rivitalizzare la produzione di capitale umano. Per la natalità le cause del calo sono note: non ci sono strutture adeguate, manca un ambiente favorevole per chi fa figli. Anche questo è noto, elo era anche in molti paesi europei, come
Germania ma anche nazioni dell’ex est, che hanno attuato politiche che hanno invertito la tendenza. Gli interventi non devono avere natura assistenziale, ma demografica. E in questo senso l'assegno unico universale va nella direzione giusta, e non va ridimensionato».
L’altro punto importante sono le strutture: «Una strada è anche il maggiore coinvolgimento del
mondo imprenditoriale. Non è solo
lo Stato a doversi muovere, penso che si debba ragionare in chiave di Welfare di comunità». L'altro tassello è l'immigrazione, «che deve essere regolata e accogliente, e funzionale anche al sistema-paese.
Ci sono dei modelli che hanno avuto SUCCESSO».
Alla base di tutto quindi —- per Blangiardo - questa fase
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auspicabile di progressiva uscita dall'emergenza della pandemia da Covid-19 dovrebbe essere fondativa per pensare la ricostruzione del futuro demografico dell’Italia.
Ragionando in termini di “conto economico”, come si trattasse di una grande impresa, per tornare in utile si deve quindi operare su immigrazione e frequenza annua delle nascite, da qui non si esce. Insomma, conclude il presidente dell’Istat, «si tratta di agire sulle due componenti che sono direttamente associabili al concetto di “Pil demografico”, un’invenzione un po’
LE NASCITE NEL 2020
provocatoria scaturita dall'idea di poter attribuire ad ogni evento demografico capace di generare anni-vita di futuro (la somma globale dell’aspettativa di vita dei residenti, ndr) il significato di produttore di un bene il cui valore, per l’appunto, si esprime e si misura nei termini degli anni creati, il Pil demografico».
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Presidente Istat.
Gian Carlo Blangiardo calo già dal 2014. E secondo le
404mila
Nel 2020, l'anno orribile della pande- mia, in Italia le nascite sono calate tanto da raggiungere quota 404mila, Mal nuovi nati in Italia sono in fortevalutazioni del presidentellstat Gian Carlo Blangiardo, quest'anno potreb- be chiudersi con un nuovo record negativo: 385-395mila nuovi nati
L'EFFETTO SUL PIL
Sesiipotizza che tra il 2020 e€i120401a popolazione scenda di circa quattro milioni, il Pil scenderebbe del 6,9%
WELFARE
Non è solo lo Stato a doversi muovere, penso che si debba ragionare in chiave di Welfare di comunità
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