• Non ci sono risultati.

COVID-19. Parte 7: Statistiche, Prospettive, Negazionismo.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "COVID-19. Parte 7: Statistiche, Prospettive, Negazionismo."

Copied!
45
0
0

Testo completo

(1)

1

COVID-19. Parte 7:

Statistiche, Prospettive, Negazionismo.

In questo 13° aggiornamento, al 15 aprile 2021, della relazione iniziata il

2 marzo 2020, parleremo di:

1) Statistiche della Pandemia in Italia e nel mondo al 20 marzo 2021,

pagina 1.

2) Prospettive al 20 marzo 2021, pagina 16.

3) Il negazionismo/riduzionismo, pagina 18.

Appendice 1. Statistiche ISS-ISTAT al 31 dicembre, pagina 23.

1) Statistiche della Pandemia in Italia e nel mondo al 20 marzo 2021.

In Italia e in tutto il mondo, come ampiamente previsto dagli specialisti virologi e microbiologi, ma anche da noi, medici con altre specialità o non specialisti però informati sull’andamento della Pandemia Spagnola del 1917/18/19, è iniziata dal settembre 2020 la seconda ondata della Pandemia COVID-19, iniziata a fine 2019 e da marzo 2021 è iniziata la terza (anche se la seconda non sembrerebbe essersi mai conclusa).

Vediamo le statistiche in Italia e nel mondo aggiornate alle ore 20.00 del 15 aprile 2021. (da Worldometer’s Covid-19 data).

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(2)

2 Stati Abitanti

(X Mille) Contagi totali Decessi

Totali % decessi contagiati

Decessi x milione abitanti Mondo 7.800.000 139.453.618 2.993.000 2,2% 383.000

1)

Belgio 11.600 935.400 22.650 2,4% 2.030

2)

U.K. 68.028 4.380.000 127.000 2,9% 1.866

3)

Italia 60.500 3.826.000 116.000 3,0%

2,0% 1.920

4)

USA 331.775 32.179.000 579.000 1,8% 1.739 5)

Spagna 46.761 3.397.000 77.900 2,3% 1.644

6)

Perù 33.153 1.667.000 55.000 3,3% 1.674

7)

Messico 129.498 2.292.000 210.000 9,1% 1.622

8)

Francia 65.331 5.187.000 100.073 1,9% 1.530

9)

Svezia 10.124 892.000 13.800 1,5% 1.356

Svizzera 10) 8.679 630.200 10.500 1,6% 1.205

11)

Brasile 213.159 13.677.000 362.000 2,6% 1.694

In questo primo schema variamente mondiale vediamo i morti per milione, in rosso per gli stati con più di 1000 morti.

L’Italia con 1.920 morti per milione è nella seconda posizione dopo il Belgio. In Europa è però all’ottavo posto dopo Cechia 2.632, Ungheria 2.543, Montenegro 2.248, Bulgaria 2.153, Slovenia 1.992, Slovacchia 1.991.

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(3)

3

L’Italia sta peggio di Inghilterra (1.866), Spagna (1644), Croazia (1.577), Francia (1.530), Svizzera (1.205), Svezia (1.356), Olanda (982) e Germania (954), Austria (1.085), e nel mondo di USA (1.739), Perù (1.674) Messico (1.622), Israele (685), Russia (715) e India (125), affidabilità delle statistiche a parte per Cina e i paesi del terzo mondo.

Stati Abitanti

x Mille Contagi totali Decessi

Totali % decessi contagiati

Decessi x milione abitanti 12)

Austria 9.026 587.000 9.900 1,8% 1.085

13)

Olanda 17.150 1.378.000 17.000 1.2% 982

14)

Germania 83.890 3.093.000 80.100 2,6% 954

15)

Israele 9.197 836.609 6.300 0,7% 686

16)

Russia 145.959 4.675.570 104.400 2,2% 715

17)

India 1.385.641 14.300.000 174.594 1,2% 125

18)

Giappone 126.267 516.000 9 .500 1,8% 75

19)

Australia 29.181 29.457 910 3,1% 35

20)

Sud Corea 11.323 112.117 1.788 1,6% 35

21)

N. Zelanda 51.286 2.591 26 1,1% 5

22)

Cina 1.439.323 90.457 4.636 5,3% 3

23)

Taiwan 23.834 1.068 11 0,9% 0,5

In questo secondo schema vediamo in verde gli stati con meno di 1000 decessi per milione, e in giallo gli stati con meno di 100 decessi per milione.

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(4)

4

In numeri assoluti i decessi da COVID-19, al 15 aprile:

2.994.000 decessi nel mondo, cioè: 579.000 in USA, 127.000 in Inghilterra, 116.000 in Italia, 100.679 in Francia, 80.000 in Germania, ma…8.758 in

Giappone, e comunque pochissimi negli stati orientali, vedi pagina 5.

Alcuni commenti.

Paragonando le tabelle dal marzo 2020 si nota come la percentuale dei decessi per i contagiati cali di mese in mese (miglioramento della prevenzione e delle terapie).

A proposito del modello svedese, citato come esempio a metà 2020 da una flangia di scriteriati “le autorità svedesi illuminate non hanno imposto né lockdown né mascherine: vanno tutti liberi da imposizioni e hanno decessi 6 volte inferiori a quelli degli altri stati europei!”

Dal 18 dicembre 2020 però la mortalità X milione di abitanti è diventata dieci volte più alta che nei Paesi vicini Norvegia e Finlandia, paesi con densità di popolazione e sistemi sanitari molto simili a quelli svedesi, ma che hanno imposto mascherine e distanziamento. Il confronto è oggi 15 aprile impietoso (ad uso del negazionista, no mask):

in Svezia: 1.356 decessi X milione di abitanti in Norvegia: 130 decessi X milione di abitanti in Finlandia: 160 decessi X milione di abitanti

Il re Carlo XVI Gustavo nel suo discorso di fine anno 2020 ha dovuto ammettere di

“avere sbagliato approccio”. Sul quotidiano Usa Today, a luglio 2020 un gruppo di 25 medici e scienziati svedesi firmava una lettera agli altri Paesi: «Non seguite il nostro esempio, non si affronta una pandemia così».

Vedi anche su Google: Coronavirus. Il modello svedese.

Tornando all’Italia:

fattore importante dell’altissimo numero di morto per milione, sarebbe l’età media anziana del popolo italiano ma non è certamente l’unico, come vedremo nelle prossime slides.

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(5)

5

Con il doppio degli abitanti (Italia 126 milioni, Giappone 60 milioni), il numero di decessi per milione (Italia 1.726, Giappone 69)

è in Italia 25 volte superiore a quello giapponese! Quali le spiegazioni?

Fattore età della popolazione?

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(6)

6

In Giappone il fattore età non è stato importante. Infatti pur essendo l’età media giapponese superiore di un anno rispetto al quella italiana (48/47), e la popolazione oltre i 60 anni paragonabile alla nostra, i giapponesi hanno ad oggi solo 75 decessi per milione di abitanti, mentre noi italiani ne abbiamo 1.920 (26 volte di più), per cui la motivazione che noi italiani avremmo molti decessi per il numero di anziani non regge.

La spiegazione è che in Giappone, come a Taiwan e altri stati orientali:

avendo affrontato prima il coronavirus della SARS nel 2002, poi il coronavirus della MERS nel 2012, e infine il virus dell’aviaria nel 2013, ed essendo afflitti da un inquinamento notevole:

1) da 20 anni quasi tutti i cittadini indossano le mascherine praticamente sempre,

2) i pazienti con tampone positivo, ma asintomatici (però potenzialmente contagiosi) fanno l’isolamento non in casa, col rischio di contagiare i familiari, ma isolati in strutture esterne protette.

In Giappone inoltre, dove il numero dei decessi al 31gennaio era di 5500 in tutto, cioè i decessi di un giorno in America:

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(7)

7

a. effettuano un massiccio smart working, (evitando conseguentemente di affollare i mezzi di comunicazione),

b. adoperano un misuratore di anidride carbonica negli ambienti chiusi per valutare la sufficiente ventilazione. 1000 parti per milione è il massimo consentito, quote superiori (1.200 per esempio) significano che c’è scarsa ventilazione, e quindi possibile maggiore concentrazione di virus, per cui o si aprono le finestre o si attivano aspiratori, o ventilatori o si riduce il numero di presenze.

Infine sono state applicate le conclusioni del super computer Fugaku, che, analizzò il 3 febbraio 2020 i dati dei medici intervenuti nel cluster di Covid-19, avvenuto nella nave da crociera Princess Diamond, (ormeggiata nel porto di Yokohama, con 5.000 passeggeri a bordo, 712 casi e 13 decessi). Queste consigliavano di:

- evitare le 3 C: closed spaces, crowded places, close contacts, cioè evitare gli spazi chiusi, affollati e l’eccessiva vicinanza.

Sempre il computer ha poi verificato che:

- nelle metropolitane, se ventilate, portando le mascherine, stando seduti in diagonale i rischi sono ridotti del 75%,

- i cinema e i teatri con le dovute accortezze sono sicuri,

- evitando assolutamente: le cene con alcool, con più di 4 persone a tavola, evitando i dormitori in comune, le sale relax, di parlare senza mascherine, la distanza ravvicinata, i rischi sono azzerati.

Conclusione:

i cittadini hanno rispettato le disposizioni, senza le irresponsabili contestazioni dei negazionisti o riduzionisti che purtroppo vediamo in Italia, aizzati dai loro falsi profeti.

L’argomento ha avuto queste stesse conclusioni nella pubblicazione pubblicata su Pathogens and Global Health, studio effettuato dall’ IRCCS San Raffaele: Why are Asian countries outperforming the western world in controlling COVID-19 pandemic?

In Cina poi, dove la Pandemia era esplosa:

a. hanno effettuato un massiccio impiego del “tamponamento” di tutta la popolazione e conseguentemente delle tecnologie digitali per tracciare ogni contagiato ed i suoi movimenti,

b. la sorveglianza elettronica è la più estesa e sofisticata del mondo basandosi su un codice a semaforo (rosso, giallo verde ) assegnato ad ogni abitante: è sulla base del colore che si riceve uno “status” in forza del quale ci si muove durante il giorno.

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(8)

8

Il tutto grazie ad una rete nazionale delle telecomunicazioni con i dati aggiornati sugli spostamenti di ogni cittadino negli ultimi 15 giorni (sarà controllabile dalla polizia e se il cittadino sgarra….)

Infatti tutti i cittadini hanno scaricato la App per il tracciamento elettronico dimostrando un elevato tasso di partecipazione alla sicurezza collettiva, di consenso sociale, civiltà che difetta a noi. Stesso comportamento obbligatoriamente a Taiwan, Singapore, Vietnam.

c. è stata sviluppato una capacità logistica che permette, in situazioni di emergenza (intendendo con ciò 12 casi di tampone positivo, di cui la metà asintomatici, in un singolo ospedale cittadino) come quella appena verificatasi a Qingdao, di effettuare in pochi giorni tamponi a tutti i 6 milioni di abitanti.

Concludiamo analizzando gli stati africani: Ghana, Tanzania, Somalia, Togo, Congo, Mali, Ruanda, Uganda Senegal, Angola hanno una media di 10 decessi per milione di persone, cioè identica agli stati asiatici più virtuosi! Quali sono le spiegazioni della bassa letalità africana?

- l’aspettativa di vita varia da 50 a 60 anni e l’età media varia da 20 a 30 anni per abitante, per cui le fasce anziane della popolazione, più soggette alla mortalità sono pressoché spopolate, (nel mondo occidentale come pure Corea e Giappone l’aspettativa di vita varia invece da 80 a 85 anni e l’età media è attorno ai 50/55 anni),

- il distanziamento è più fattibile (non vivendo intruppati in grandi centri come nel mondo occidentale),

- effetti protettivi della vaccinazione antitubercolare BCG (vedi Parte 4:

Vaccinazioni, parte finale),

- iperattivazione del sistema immunitario per la malaria endemica.

Una banale influenza dicevano i pericolosi amici negazionisti a febbraio 2020 (pericolosissimi per se e per noi)!

Errare è umano ma insistere a marzo 2021, dopo un anno, è grave! Come vediamo dalle prossime diapositive.

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(9)

9

Significato delle due tabelle soprastanti:

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(10)

10

COVID-19 è passato in 9 mesi (da aprile a dicembre 2020), da essere meno mortale dell’influenza (8.000 decessi annui nella media degli anni 2015/2019) a 5 volte più mortale, 9 volte in più addirittura in Italia come vedremo.

Dal 27 marzo 2020 al 20 marzo 2021 (in 12 mesi), abbiamo avuto 104.000 morti da COVID-19.

Paragone tra l’epidemia influenzale del 2018/2019, e attuale Pandemia COVID-19 in Italia.

Epidemia influenzale in Italia al 31 dicembre 2019:

- i contagi erano il 9% della popolazione (5.450.000 su 60.600.000 abitanti), - i decessi erano 0,14% dei contagiati, cioè circa 8.000 decessi per le complicanze.

Pandemia COVID-19 in Italia al 31 dicembre 2020:

- i contagi erano 2.107.000, cioè il 3,3 % della popolazione,

- i decessi 9 volte più della sindrome influenzale, cioè 74.000 decessi COVID-19 a fronte di 8.000 decessi per l’influenza, nella media degli anni 2015-2019, (vedi relazione ISS ISTAT del 31 dicembre 2020, all’Appendice 2.) e comunque 108.000 decessi più del 2019.

Il tasso Rt medio della contagiosità dell’influenza è 1,5. Il tasso Rt medio della contagiosità di Sars-CoV-2 è fra 1,5 e 4 (Pregliasco), ed è aumentato a fine dicembre (in Lombardia e in Veneto addirittura 10/ 15 nelle ultime settimane di dicembre).

Ma, se non curata precocemente, è l’evoluzione da influenza a malattia immunitaria che incide sugli effetti collaterali di COVID- 19! (vedi Parte 1 pagine 16).

Per fare un paragone, per i “no vax”: il virus del morbillo ha una contagiosità altissima, un Rt di 12! Per questo la vaccinazione deve essere obbligatoria, date le gravissime complicanze che può portare (encefalite ed altre)!

ISTAT ISS luglio:

COVID-19 è una malattia che può rivelarsi fatale anche in assenza di concause.

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(11)

11

il 30% dei decessi per Sars-CoV-2 si verifica in persone precedentemente sane, il 70% dei decessi come complicanza di altre malattie, (cardiopatie ipertensive, ischemiche, diabete mellito, tumori, demenze, Alzheimer, obesità).

Differentemente da quanto visto nella prima ondata, COVID-19 è una malattia che in questa seconda ondata può rivelarsi fatale anche in persone giovani in assenza di concause, anche se il 90% dei casi di fatalità sono registrati in individui over 70.

Da ISS ISTAT 31 dicembre: a proposito di COVID-19:

esiste una quota ulteriore di decessi, rispetto ai dati ufficiali, per i quali possiamo, con i dati oggi a disposizione, ipotizzare tre possibili cause:

- un’ulteriore mortalità associata a casi Covid-19 in cui non è stato eseguito il tampone,

- una mortalità indiretta correlata a Covid-19 (decessi da patologie di organi quali cuore o reni possibile conseguenza della malattia scatenata dal virus in persone non testate come accade per analogia con l’aumento della mortalità da cause cardiorespiratorie in corso di influenza), ed infine

- una mortalità indiretta non correlata al virus ma causata dalla crisi del sistema ospedaliero nelle aree maggiormente affette, quindi non in grado di offrire terapie adeguate (mia esperienza diretta di pazienti e conoscenti cui non è stata

effettuata la chemioterapia o che non sono stati operati pur avendone urgente necessità).

Aggiungo:

- suicidi per disperazione (collegato all’aumento di consumo di benzodiazepine), - decessi nelle categorie emarginate (non conteggiabili).

Si prevede che alla fine di questa Pandemia nel mondo i decessi saranno oltre 3 milioni, se consideriamo che nel solo 2020, sono stati quasi 2 milioni, e oggi 25 febbraio siamo a 2.510.000 e che la vaccinazione di tutta la popolazione sembra in ritardo!

Altre innegabili cause di mortalità nel mondo nel 2019: 180.000 per tumori,

230.000 per malattie cardiovascolari, 6.000.000 per tabagismo (di cui 600.000 per fumo passivo).

Interessante il paragone fra le due tabelle (GEDI) sottostanti:

nella tabella superiore (in azzurro), si evidenzia l’andamento dei casi dal marzo 2020 ad oggi, nella tabella inferiore (in rosso), si evidenzia l’andamento dei decessi nel stesso periodo.

Interessante è notare che:

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(12)

12

nella prima ondata avevamo 900 decessi circa (numero altissimo rispetto ai 5.000 casi, molti tra l’altro non era possibile di segnalarli),

nella seconda ondata 900 decessi, su più di 20.000 casi, quindi percentualmente assai inferiore, grazie alle terapie adottate dai medici!

La curva dei casi dal marzo 2020 al marzo 2021.

La curva dei decessi dal marzo 2020 al marzo 2021.

Si vede che la seconda ondata (come nella Pandemia spagnola del 1918) perdura raddoppiando i decessi per la maggiore durata, rispetto alla prima (ma quando gli intoppi nella politica vaccinale verranno risolti, i decessi finalmente caleranno).

La ripidità dell’ascesa della curva dei decessi nella seconda ondata è data dalla progressione esponenziale del numero dei decessi giornalieri che dai 129 decessi giornalieri di fine ottobre è passata a oltre mille a fine dicembre in Italia (2.000 in Inghilterra il 25 febbraio!). Va comunque considerato per una corretta interpretazione che il numero di tamponi effettuati nella prima ondata era nettamente inferiore a quelli effettuati attualmente! Nella parte destra della

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(13)

13

seconda tabella si ribadisce come nel 2020, vi siano stati 100.000 morti più della media degli anni 2015/2019 (COVID-19?)

Purtroppo l’ignoranza e la mancanza di coordinamento delle forze politiche sia a livello di stato che di regioni ha fatto perdere 5 mesi preziosi, in quanto:

a. l’incompetenza appare evidente paragonandola all’efficienza di un qualsiasi governo dell’estremo oriente (lo dicono i numeri, vedi avanti).

b. le 2/3 mila terapie intensive (e i 3.000 rianimatori e 53.000 infermieri per gestirle), che il governo aveva richiesto a maggio, non erano state apprestate all’inizio dell’autunno (solo Veneto, Friuli, Venezia Giulia ed Emilia Romagna avevano adeguato i posti di terapia intensiva e di degenza subintensiva alle esigenze previste).

c. effettivamente il lockdown (confinamento) di 69 giorni attuato in Italia nella prima fase dal 9 marzo al 18 maggio (ricordiamo che a Wuhan il lockdown fu di ben 77 giorni), esagerato per i negazionisti, aveva fatto sì che i numeri di positivi, malati e decessi fosse calato in modo drastico nell’estate fino a settembre, grazie anche ai progressi conseguiti dai medici e dagli infermieri in quei mesi, in termini sia di prevenzione che di terapia.

d. Ma successivamente in ottobre e novembre la situazione si è purtroppo ribaltata, dopo il “liberi tutti estivo”, anche a causa della “mutazione inglese” assai più contagiosa.

Anche la seconda ondata della Pandemia Spagnola del 1918/1919 (durante la prima guerra mondiale) fu più grave della prima, mentre la terza fu meno importante.

Allora i soldati vivevano ammassati a stretto contatto nelle trincee della prima guerra mondiale, in condizioni igieniche terribili, malnutriti senza considerare che allora non si attuavano rigidamente le misure di prevenzione attuali né si conoscevano le terapie oggi praticate.

I decessi furono allora 50 milioni (di cui 500.000 in Italia in pochi mesi!), su 2 miliardi della popolazione mondiale, quindi la mortalità fu del 2,5% della popolazione mondiale.

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(14)

14

Foto di famiglia, anno 1918, all’epoca della Pandemia spagnola: anche il gatto portava la mascherina! A destra: la terapia intensiva!

Perché in Italia si muore di più? Le cause, sono molte (alcune condivisibili

con gli altri paesi del mondo, altre specifiche nostre).

Cause non solo italiane.

1) L’iniziale eccesso di libertà di movimento e l’ignoranza/superficialità dei negazionisti e delle persone malinformate, che non indossando la mascherina nei luoghi pubblici, assembrandosi nelle movide e nella vita comune, diffondevano il contagio.

Una conferma viene il 13 dicembre dalla Germania, che pur essendo immensamente più attrezzata, sia per numero di reparti ospedalieri di terapie intensive e non, sia per numero di personale ospedaliero, nonché per l’efficienza della medicina sul territorio, rispetto all’Italia, ammettendo di avere fallito nell’eccesso di libertà concesso ai cittadini, ha deciso per un lockdown pressochè assoluto di un mese a partire dal 16 dicembre 2020! Poi prorogato fino al 14 febbraio 2021.

Questo per “solo” 30.000 casi e 660 decessi al giorno (oltre 1.000 il 30 dicembre)!

Cause italiane: Il sopore… del governo e delle regioni.

1) sopore del governo:

a. inizialmente a marzo, il lockdown ha sortito un ottimo e quasi risolutivo risultato. In effetti non doveva essere generalizzato, perché allora assolutamente non necessario in molte regioni praticamente immuni, ma

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(15)

15

doveva essere a zone come a ottobre (che comunque era ritardato di un mese).

A Londra infatti le restrizioni sono scattate quando i decessi erano circa 120 al giorno, noi invece abbiamo adottato il sistema a zone quando i decessi erano già 350 al giorno,

b. facendosi forzare la mano dalle regioni o da interessi privati, il governo ha autorizzato la temporanea riapertura estiva 2020 delle discoteche (contrariamente al parere del CTS sia centrale che della regione Sardegna), e conseguentemente l’aumento della mobilità e pure,

c. nel non avere aggiornato il Piano Pandemico influenzale, risalente al 2006 (responsabilità da addossare anche ai governi precedenti), che imponeva scorte di DPI (camici e mascherine) e attrezzature adeguate, che sarebbero state utilissime per i medici sia delle cure domiciliari che delle ospedaliere, d. chiudendo negli anni decine di piccoli ospedali perfettamente funzionanti, per fare grandiosi accentramenti ospedalieri (dove tra l’altro il paziente si sente un numero), per potere “razionalizzare la spesa” (cioè ridurre),

e. azzerando l’efficienza della medicina sul territorio (bastava poco per renderla più efficiente),

f. non assumendo medici in numero sufficiente,

g. investendo in Sanità solo il 6% del Pil (la Germania ne investe il 12%).

A maggio 2019, paragonando il livello di investimenti nella sanità in rapporto al PIL, con gli altri stati del mondo l’Italia era al 31° posto!

h. il numero dei posti letto ospedalieri per mille abitanti risultava del tutto insufficiente: 8 in Germania, 6 in Francia, 3,2 in Italia.

i. non assumendo personale medico adeguato (consideriamo che in Italia abbiamo 6.000 medici in meno che nel 2009).

Va detto inoltre che per quanto riguarda le critiche all’inadeguatezza della medicina pubblica, sopperita dai coraggiosi medici (281 ad oggi hanno perduto la vita) e dagli infermieri (alcune centinaia pure), la responsabilità va addossata ad una classe politica ignorante e ladra che da 20 anni in qua, ma anche da prima,

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(16)

16

ha speso i soldi delle tasse in modo incompetente, spesso rubando, riducendo i fondi:

- sia per la sanità che

- per la scuola (pagando per fare un esempio un chilometro di autostrada 3 o 4 volte più che in altri stati europei).

2) le regioni hanno sbagliato:

a. nel non avere predisposto mezzi pubblici di circolazione sufficienti a evitare pericolosi assembramenti per distanziare le persone sia andando al lavoro sia andando alle scuole, come in effetti CTS e governo avevano richiesto,

b. nel non avere predisposto l’acquisto di vaccini antinfluenzali, c. nel mancato adeguamento dei reparti ospedalieri richiesti dal CTS e dal governo a maggio,

d. nel non potenziamento della medicina nel territorio, che ha comportato ritardi fatali di diagnosi, con conseguente aumento della mortalità (Vedi Parte 2: “La terapia domiciliare”).

Rt. Cosa è ?

E’ il numero di persone contagiate da un malato.

Rt 1, significa che 1 malato contagia 1 persona (meglio che 1.000 malati contagiano 1.000 persone), cioè la diffusione del virus è stabile,

Rt superiore a 1 (per esempio 1,5), significa che 1 malato contagia 1,5 persone (meglio: 1000 malati contagiano 1.500 persone), (la diffusione del virus è in aumento),

se Rt è inferiore a 1, (per esempio 0,5) significa che 2 malati contagiano 1 persona, o meglio: 1000 malati contagiano 500 persone, (la diffusione del virus è in calo), La media dell’Rt nazionale: il 30 gennaio era calata a 0,82, vedi sotto, (ma è stata nei mesi precedenti anche a 1,5 e nel mese di marzo 2020 a Bergamo anche 10 volte superiore) e a febbraio sta risalendo.

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(17)

17

2) Prospettive al 20 marzo 2021: perché la situazione con la seconda ondata si è rivelata peggiore che a marzo?

1. La fine del lockdown di inizio 2020, è stata vissuta purtroppo scioccamente come un "liberi tutti", esponendo a settembre la popolazione a un contagio aumentato a causa dell’aumentata mobilità delle vacanze estive che ha comportato la riduzione del distanziamento (treni, spiagge, discoteche etc.) e che ha causato la seconda ondata dell’autunno 2020.

2. Gran parte delle regioni ha dormito, non provvedendo ad approntare la dotazione degli strumenti di base anti-pandemia che dovevano essere predisposti per l’autunno.

3. Non siamo alla fine dell’inverno (la temperatura più mite aiutò nella prima ondata), ma ora a marzo abbiamo ancora 3 mesi prima della prossima estate!

4. L’unico strumento in grado di aiutare a ridimensionare quella maledetta curva: il limite agli spostamenti non essenziali (restare a casa, uscire solo per andare a lavorare, a scuola, per acquistare in un negozio) un lockdown graduato questa volta, a seconda della “classificazione del rischio” e dello “scenario” (Rt) di una regione.

Vedi nel prossimo capitolo 7 (I DPCM). Ma la popolazione è spesso indifferente e le multe fioccano ai soggetti che non rispettano la quarantena!!!

5. La campagna vaccinale ha avuto un rallentamento (Astra Zeneca) ma dopo gli indispensabili chiarimenti sta riprendendo (e grazie al generale Figliuolo dovremmo

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(18)

18

arrivare ad effettuare 500.000 vaccinazioni al giorno, col contributo di tutte le potenzialità sanitarie disponibili, odontoiatri evidentemente inclusi.

Il vaccino Sputnik probabilmente validissimo (vedi Parte 5: I vaccini), che completerebbe le insufficienti forniture attuali della ditta Pfizer Biontech, Moderna Astra e Johnson (in arrivo a metà aprile), per il momento non viene importato, ma verrà (notizia recente prodotto anche in Italia)! Comunque qualcosa si sta muovendo (Angela Merkel, premier tedesca già da tempo!). In attesa del vaccino Johnson e Johnson ottimo sembrerebbero anche il vaccino cubano mentre quello cinese attualmente il più diffuso nel mondo (vedi Parte 5: i Vaccini) ha deluso le aspettative profondamente (ammissione dei cinesi).

In epoca di Pandemia molti si preoccupano della Privacy (consiglio di andare a parlare con i medici e gli infermieri delle terapie intensive, per valutare se: è meglio di rinunciare ad un po’ di Privacy o un ricovero in ospedale in terapia intensiva).

Dopo l’estate, il virus Sars-CoV-2, responsabile della Pandemia COVID 19, non era né meno aggressivo né tantomeno mutato in minore aggressività, anzi con la mutazione inglese D614G è diventato più aggressivo.

Quindi differentemente da quanto “ingenuamente auspicato”, anche da sanitari

“esperti “ad agosto, le mutazioni si sono verificate!

Purtroppo in alcuni ospedali siamo ritornati alla saturazione delle terapie intensive e alle “scelte” di 12 mesi fa (Repubblica 22 marzo 2021).

Le prospettive di esaurimento di questa Pandemia, secondo la prof.ssa Ilaria Capua, vanno considerate non prima della primavera dell’anno 2022.

Cosa resta da fare al cittadino “civile”, dato che stato e regioni hanno esitato?

In attesa dell’effetto del vaccino (di ottenere cioè l’immunità di gregge), rispettare tutte le norme di prevenzione (vedi Parte 2) e autolockdown (sperando che l’attuale sia sufficiente e non ne occorra uno completo come a marzo 2020).

Altrimenti sarà un disastro economico oltre che della salute, anche più pesante dell’attuale.

3) Il negazionismo/riduzionismo.

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(19)

19

Ho messo questa relazione su Facebook, per fornire a pazienti e amici, sconosciuti, interessati e prima di tutto a me stesso, un servizio, una riorganizzazione, delle migliaia di notizie disponibili, facendole leggere e approvare ad amici virologi, immunologi, medici ospedalieri di reparti COVID e avvocati.

Ho avuto tanti commenti interessati e grati, e ravvedimenti di negazionisti inizialmente disinformati.

Aspettavo poi quel che è effettivamente successo: bugie, calunnie, offese!

Tra le varie:

- è un complotto di Bill Gates per sterminare gli anziani col 5G inserendo microchip nelle vene degli italiani, creato in un laboratorio cinese con la complicità delle Ong,

- le statistiche dei positivi sono falsate,

- i vaccini uccidono e diffondono il coronavirus

-

i morti se li inventano, - le ambulanze giravano vuote con le sirene spiegate per creare il terrore,

- un attentato alla libertà…..

e così via tante idiozie sono state inventate e tantissimi ci hanno creduto, spero in buona fede, in quanto questi riduzionisti/negazionisti sono recuperabili (spesso

purtroppo quando hanno lutti in famiglia o fra i conoscenti).

Consiglio di andare a vedere i reparti COVID in ospedale.

Poveracci! Comunque noi che ci vacciniamo, proteggeremo una volta ottenuta l’immunità di gregge anche loro, i negazionisti, che non se lo meritano!

Qualcosa si sta muovendo comunque. La ASL di Bari, non riconosce la malattia di un suo dipendente come malattia professionale, qualora si sia rifiutato di vaccinarsi, e

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(20)

20

questo è sacrosanto! San Marino propone che un ricoverato per COVID-19, che abbia rifiutato di vaccinarsi, dovrà assumersi il costo delle spese per la cura (talora i malati escono dopo mesi di ricovero, e non in grado di lavorare, vedi a PDF1:

guarigione o sopravvivenza?).

Riporto alcune diapositive dalla mia conferenza ai colleghi ANDI in webinar del 5 gennaio 2020.

Il negazionismo in effetti è sempre esistito.

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(21)

21

Storicamente: dopo le guerre gli stati vincitori non solo esagerano gli orrori degli avversari, ma negano i propri, per esempio si parla con orrore dei lager nazisti, giustamente, ma si negano i gulag comunisti, oppure le foibe.

Politicamente: se una parte della popolazione nega una realtà, il politico in mala fede o stupido, se ne mette alla testa, e guadagna visibilità cioè voti e denaro.

Personaggi pubblici in genere (del mondo dello spettacolo, del mondo dei mass media): acquistano visibilità (e denaro conseguentemente).

Scientificamente: “scienziati” in cerca di visibilità fanno lo stesso, alcuni in mala fede, altri perché non validi scientificamente, oppure come hanno fatto due pur valenti luminari, per “tranquillizzare” il popolo.

L’ultimo che ho sentito è quel medico, che verrà radiato dall’ordine, che incita a non vaccinarsi perché “sono i vaccinati che diffondono il virus”, dimostrando un’ignoranza scientifica /stupidità immensa.

Il risultato: “liberi tutti” e il cittadino nell’estate 2020, ha disobbedito alle leggi di contenimento e di protezione reciproca, il pensiero diffuso era “oramai ne siamo fuori”, corroborato sia da politici, che personaggi dello spettacolo, che opinion leaders.

Quindi il contagio ha dilagato nell’ estate 2020, è comparsa la terribile seconda ondata autunnale, invernale, e anche la terza primaverile attuale (che si è accavallata alla seconda che non era affatto esaurita).

Purtroppo questo atteggiamento deriva anche dal fatto che le leggi non vengono rispettate, sia per fatica psicologica sia perché provengono spesso dalla parte politica antagonista.

Esistono vari tipi di negazionista:

- il soggetto fragile psicologicamente, che quando la situazione è complicata, incerta, angosciante, lo fa soffrire, riduce la sicurezza del presente e del futuro, come in questo periodo di Pandemia, si difende semplificando, non volendo ascoltare tutti i medici che compaiono alla televisione, negando il problema e si tranquillizza….

- il soggetto che vuole darsi importanza (il “bastian contrario”), cerca una affermazione del proprio ego, che considera non apprezzato dal prossimo e crede

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(22)

22

che assumendo un atteggiamento negazionista, di dimostrarsi più esperto dei comuni cittadini “a me la mascherina non me la fa mettere nessuno”! = sciocco.

- il soggetto che voleva darsi importanza, si è informato ha capito dentro di sè di avere sbagliato ma non lo può ammettere (tutti possiamo sbagliare, nessuno lo prenderà in giro, coraggio faccia outing!),

- il soggetto disperato per la distruzione della propria attività economica (e questo lo comprendiamo con tutto il cuore), ma non possiamo giustificarlo.

Sono facili prede di falsi profeti politici e pubblici, come dicevamo.

Questi soggetti rifiutano l’informazione ufficiale, considerandola frutto di un complotto internazionale per fare vendere più medicine o vaccini, e trovano facilmente chi li (dis) informa “correttamente”.

Sono spesso aggressivi, circolano senza la mascherina di protezione reciproca (la mascherina fa male, non serve a niente, avvelena facendo intossicare di anidride carbonica!) irridono chi la mette, sono forse anche no wax o terrapiattisti.

Li vediamo nei filmati alla televisione, in cui ostentano di non indossare la mascherina, dicono che gli ospedali sono vuoti, le ambulanze girano vuote a sirene spiegate per diffondere il terrore, trovano statistiche sballate (le fake news).

Altro argomento che propongono sono le statistiche dei morti annui per altre patologie 180.000 per tumori, 230.000 per malattie cardiovascolari, 6.000.000 per tabagismo (600.000 per fumo passivo), 8.000 per complicanze dell’influenza (nella media degli anni 2015-2018) che nessuno nega..

A dicembre 2020 abbiamo aggiunto altri morti in Italia 80.000 per o con COVID-19 (cosa cambia?) ed eravamo al terzo posto nel mondo di morti per milione di abitanti.

Per i numeri di oggi vedi le tabelle all’inizio di questo PDF.

L’aggressività è rivolta anche agli opinion leader, scienziati di fama che purtroppo evidenziano la realtà, e vengono quindi colpevolizzati, e considerati i responsabili del disastro economico attuale.

In alcuni negazionisti cova comunque la cattiveria, come l’augurio di morte alla prima giovane infermiera romana, sottopostasi alla vaccinazione: cosa gliene viene al negazionista?

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(23)

23

Anche io, nel mio piccolo vengo aggredito su FB per tutte le menzogne che sarebbero scritte in questa relazione (che è supportata da virologi, immunologi, medici ospedalieri, epidemiologi di chiara fama).

Al cittadino informato il negazionista risulta essere indifferente, può anche fare pena, purché non si avvicini troppo emettendo con l’espirazione o la tosse goccioline contenenti forse virus (nel caso fosse portatore sano asintomatico, ma contagioso).

Comunque i negazionisti della prima categoria, possono, se dotati di un certo equilibrio, ritornare sui loro passi, nel caso terribile di malattie e lutti di familiari o di amici.

Tante sono le testimonianze di ritorno alla realtà, pagato poveretti con un carissimo prezzo!

La responsabilità dei negazionisti quando sono uomini pubblici a imbrogliare il popolo semplice e ignorante, può essere paragonata ad omicidi colposi.

Tipico il caso del negazionista Trump, la cui stupidità (pur essendo stato malato e salvato con terapie cui l’americano medio non può accedere) ha avuto effetti perniciosi: 500.000 decessi in USA! In buona compagnia con Bolsonaro (400.000 decessi in Brasile) e il primo Johnson!

Lo sfogo di Jodi Doering, infermiera di un ospedale del South Dakota:

«La cosa più tragica è vederli morire increduli: continuano a dire che il coronavirus non esiste anche mentre stanno morendo.

Le loro ultime parole a volte sono: dimmi la verità, che malattia ho, Trump ha detto che il Covid-19 non esiste!».

Ma storie simili, di incredulità e a volte anche di ostilità nei confronti del personale sanitario («levati quello scafandro: non sono contagioso, il Covid non esiste»), vengono ormai raccontate da medici e paramedici ovunque in America.

Abbiamo visto nella slide iniziale e nella presentazione come i dati al 10 gennaio, riportano che sono deceduti 328 medici, e 50 infermieri (di sonno? Quando mai medici ospedalieri morivano per malattie contratte in ospedale?)

Un caso a parte è costituito dai medici di ogni specialità che hanno visti chiusi i loro reparti, per ospitare pazienti COVID.

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(24)

24

Allora il commento è quello classico: le statistiche sono sbagliate, sono tutti vecchietti morti per altre patologie!

Molti anziani indubbiamente avevano anche altre patologie, ma sarebbero vissuti qualche anno in più ben curati dai medici di famiglia/ospedalieri, giocando con i nipoti, se non fosse sopravvenuta questa maledetta goccia che ha fatto traboccare il vaso!

Consiglio di parlare con medici di reparti COVID, nei quali si vedono anche pazienti giovani morire senza altre patologie.

Esistono poi i negazionisti dell’utilità dei vaccini. Un professore che prpagava questa idea, è attualmente ricoverato in condizioni gravi in terapia intensiva (forse se si fosse vaccinato, essendo un sanitario, avrebbe preferito!)

Test per aiutare o verificare la coerenza del negazionista.

Il soggetto viene portato all’interno di un reparto COVID, senza mascherina, e a questo punto ci sono due possibilità:

- terrorizzato si rifiuta, rinsavisce (e forse non si ammala), oppure - coerentemente, vi resta per 5 ore respirando a pieni polmoni, e allora quando si ammalerà non vorrà essere sottoposto a terapie specifiche che lui reputa inutili, ma gli verrà consegnata comunque una tachipirina, e una medaglia dai suoi correligionari.

Oppure si dovrà pubblicamente impegnare a non essere vaccinato.

Appendice 1. Statistiche ISS-ISTAT al 31 dicembre.

Riassunto del testo. Covid, i dati Istat sui tassi di mortalità 2020 aiutano a far luce sui numeri.

24 Gennaio 2021 | Salute.

Tra marzo e novembre 2020, in Italia si è visto un incremento dei decessi di 85mila persone rispetto alla media del quadriennio precedente: 547.369 morti rispetto alla media di 461.746. Nel giro di un anno, la mortalità è cresciuta del 19%.

Quanto ha inciso la pandemia da Covid-19 nell’aumento dei decessi?

Le rilevazioni pubblicate dall’Istat mostrano però come la pandemia abbia colpito alcune zone più di altre. La provincia di Bergamo è stata la più colpita, soprattutto nella prima ondata. Ha registrato un incremento di morti dell’86%, con una variazione del +574,7% solo a marzo.

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(25)

25

In una nota dell’Istat di maggio, si legge che «l’ammontare totale dei decessi nel 2020 è il risultato dell’interazione di diverse componenti:

la mortalità direttamente imputabile a Covid-19 e la mortalità per altre cause non direttamente ad esso correlata. Quest’ultima componente, a sua volta, è stata in parte modificata dagli effetti indiretti dell’epidemia».

Soprattutto nelle regioni più colpite dalla pandemia, c’è una forbice ampia tra morti per coronavirus ed eccesso di morti.

Una prima ipotesi per questa discrepanza è che ci siano stati decessi non registrati come pazienti Covid, soprattutto durante la prima ondata, quando i tamponi processati non erano sufficienti.

Ma l’altra questione da tenere in considerazione è che diverse malattie hanno risentito degli effetti indiretti della pandemia, soprattutto quelle per cui non è stato possibile fare prevenzione e offrire cure adeguate.

Testo ISTAT UFFICIALE 31 DICEMBRE 2020.

IMPATTO DELL’EPIDEMIA COVID-19 SULLA MORTALITÀ TOTALE DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE PERIODO GENNAIO-NOVEMBRE 2020 Il quarto Rapporto prodotto congiuntamente dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) e dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) presenta un’analisi della mortalità nel periodo gennaio- novembre 2020 per il complesso dei casi e per il sottoinsieme dei soggetti positivi al Covid-19 deceduti; fa inoltre il punto sulle principali caratteristiche dell’epidemia e i loro effetti sulla mortalità totale, distinguendo tra la prima (febbraio-maggio 2020) e la seconda ondata epidemica (settembre-novembre 2020).

Contestualmente vengono diffusi dall’Istat i dati sui decessi giornalieri per tutti i comuni nel corso dei primi dieci mesi del 2020. La base dati di mortalità giornaliera, che l’Istat ha reso disponibile per il monitoraggio tempestivo dei decessi, è consolidata a distanza di 45 giorni rispetto alla data di evento mediante l’integrazione delle notifiche di cancellazione per decesso di fonte anagrafica (ANPR e comuni) con i dati sui deceduti risultanti all’Anagrafe tributaria.1 Nel Report si fornisce inoltre una stima anticipatoria a livello provinciale, a soli 15 giorni di ritardo data, relativamente ai decessi per il complesso delle cause avvenuti del mese di novembre 2020. L’Istituto Superiore di Sanità ha il compito di coordinare la Sorveglianza Nazionale integrata Covid19, attraverso l’ordinanza 640 della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile del 27/2/2020 (Ulteriori interventi urgenti di protezione civile in relazione all’emergenza relativa al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili).

La sorveglianza raccoglie i dati individuali dei soggetti positivi al Covid-19, in particolare quelli anagrafici, il luogo di domicilio e residenza, alcuni dati di laboratorio, informazioni sul ricovero e sullo stato clinico (indicatore sintetico di

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(26)

26

gravità della sintomatologia), nonché sulla presenza di alcuni fattori di rischio (patologie croniche di base) e sull’esito finale (guarito o deceduto).

I dati, relativi a tutti i casi di Covid-19 diagnosticati microbiologicamente (tampone naso-faringeo positivo a SARS-Cov-2) provenienti dai laboratori di riferimento regionali, vengono raccolti dalle Regioni/Province Autonome attraverso una piattaforma web dedicata e sono aggiornati quotidianamente da ciascuna Regione2 I dati commentati nel Rapporto sono in continua fase di perfezionamento. La scelta di assumere come riferimento il periodo gennaio-novembre 2020 consente di effettuare l’analisi dell’impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente su una base dati il più possibile consolidata Per le informazioni sulla qualità e copertura dei dati di mortalità si veda la Nota Metodologica allegata al Rapporto. La base dati è consultabile al seguente link https://www.istat.it/it/archivio/240401 2 Si precisa che i dati della Sorveglianza Nazionale integrata Covid-19 dell’ISS non sono perfettamente allineati con il flusso della Protezione Civile e del Ministero della Salute che riportano dati aggregati inviati giornalmente dalle regioni

http://opendatadpc.maps.arcgis.com/apps/opsdashboard/index.html#/b0c68bce 2cce478eaac82fe38d4138b1 3 Data di estrazione della base dati della Sorveglianza integrata 20 dicembre 2020, data di consolidamento della base dati Istat 15 dicembre 2020.

2 SINTESI DEI PRINCIPALI RISULTATI < Tra il mese di febbraio e il 30 novembre 2020 sono stati diagnosticati dai Laboratori di Riferimento regionale 1.651.229 casi positivi di Covid-19, riportati al Sistema Nazionale di Sorveglianza Integrata dell’ISS entro il 20 dicembre 2020. Lo scenario di diffusione epidemica può essere sintetizzato in tre fasi.

La prima fase compresa nel periodo da febbraio alla fine di maggio 2020 (Prima ondata) si è caratterizzata per una rapidissima diffusione dei casi e dei decessi e per una forte concentrazione territoriale prevalentemente nel Nord del Paese.

Nella stagione estiva, da giugno a metà settembre (Fase di transizione), la diffusione è stata inizialmente molto contenuta, ma alla fine di settembre si sono identificati focolai sempre più numerosi in tutto il Paese.

A partire dalla fine di settembre 2020 (Seconda ondata) i casi sono di nuovo aumentati rapidamente con un ritmo esponenziale su gran parte del Paese e solo da metà novembre si è osservato un calo dell’incidenza.

Nella seconda ondata resta invariata la prevalenza della componente femminile (54%), ma diminuisce la classe di età mediana dei casi: 45-49 anni rispetto a 60-64 anni della prima ondata.

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(27)

27

Cala, in percentuale, il dato dei contagi registrato nella popolazione molto anziana (80 anni e più) che passa da 26% nella prima ondata a 8% nella seconda. Tale diminuzione è verosimilmente in gran parte dovuta all’aumentata capacità diagnostica tra le classi di età più giovani e nelle persone con sintomi meno severi.

Nel periodo tra febbraio e novembre 2020 si sono registrati 57.647 decessi venuti in persone positive al Covid-19, nel cui ambito è rimasta pressoché invariata la percentuale di soggetti in età inferiore ai 50 anni che si attesta attorno all’ 1% per entrambi i generi.

La classe degli over 80 risulta quella con la più alta percentuale di decessi per Covid- 19 (il 60% dei decessi complessivi).

Dalla fine del mese di febbraio si è osservata una netta inversione di tendenza rispetto alla favorevole evoluzione della mortalità che aveva caratterizzato la stagione invernale 2019-2020. Nei mesi di marzo e aprile 2020, infatti, contemporaneamente alla diffusione dell’epidemia di Covid-19 si è osservato un importante incremento dei decessi per il complesso delle cause rispetto al livello atteso sulla base della media del periodo 2015-2019. Durante la prima fase dell’epidemia si sono contati oltre 211 mila decessi (da marzo a maggio del 2020), 50 mila in più rispetto alla media dello stesso periodo del 2015-2019, di cui oltre 45 mila relativi a residenti nel Nord del Paese.

L’incremento nelle regioni del Nord ha fatto registrare quasi un raddoppio dei decessi nel mese di marzo (+94,5% rispetto alla media dello stesso mese del periodo 2015-2019) e un incremento del +75,0% ad aprile.

Nel periodo giugno-settembre, in corrispondenza con la fase di transizione della diffusione dell’epidemia di Covid-19, si è osservata una riduzione della mortalità totale che ha portato, in tutte le regioni/province autonome, il numero dei decessi per il complesso delle cause registrati nel 2020 in linea con i valori di riferimento del periodo 2015-2019.

Viceversa, a partire dalla metà di ottobre 2020 diventano via via più evidenti gli effetti della Seconda ondata dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale. In termini assoluti si stima per i mesi di ottobre e novembre 2020 un aumento di decessi per il complesso delle cause di oltre 31 mila e settecento unità.

La seconda ondata si caratterizza a ottobre per un eccesso di decessi totali del 13%

sia al Nord che al Centro-sud riscontrato, mentre nel mese di novembre si distingue nuovamente l’eccesso di mortalità del Nord (+61,4%), rispetto al Centro (+39,3) e al Sud (+34,7%).

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(28)

28

In molte regioni del Nord l’eccesso di mortalità totale del mese di novembre supera quello del picco di marzo-aprile: in Valle d’Aosta (+139,0% rispetto al +71,0% di aprile), in Piemonte (+98,0% a novembre rispetto al +77,0% di aprile), Veneto (+42,8% rispetto al +30,8% di aprile), e Friuli-Venezia Giulia (+46,9% vs +21,1%).

L’incremento dei decessi registrato a novembre è più basso di quello osservato in corrispondenza della prima ondata dell’epidemia solo in Lombardia (+66% a novembre rispetto al +192% di marzo e il +118% di aprile) e in Emilia-Romagna (+34,5% rispetto al +69% di marzo).

3 < Per quanto riguarda le classi di età, lo scostamento della mortalità dall’andamento precedente al periodo in cui è iniziata l’emergenza è ben evidente a partire dal mese di marzo per le età superiori ai 49 anni e aumenta al crescere dell’età. L’eccesso di circa 50 mila decessi per il complesso delle cause riscontrato a livello nazionale per il periodo marzo-maggio 2020, rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019, è dovuto per il 72% all’incremento delle morti della popolazione con 80 anni e più (36 mila e quattrocento decessi in più).

< L’incremento della mortalità nella classe di età 65-79 anni spiega un altro 23%

dell’eccesso di decessi in corrispondenza della prima ondata dell’epidemia di Covid- 19; in termini assoluti l’aumento rispetto al dato medio 2015-2019 è di 11 mila e settecento decessi (che complessivamente in questa classe di età ammontano a poco meno di 53 mila).

< Nei mesi di ottobre e novembre si osserva un fenomeno analogo, l’incremento complessivo dei decessi supera le 31 mila e settecento unità, di cui oltre 23 mila decessi in più nella classe di età da 80 anni in poi (che copre il 74% dell’aumento dei morti totali del bimestre).

< Per quanto riguarda la classe di età 0-49 anni, per quasi tutto il periodo considerato i decessi mensili del 2020 sono inferiori a quelli medi del 2015-2019, ad eccezione del dato di marzo e di novembre riferito agli uomini residenti al Nord, per cui si osserva un incremento rispettivamente dell’11% e del 4,9%. Il fatto che la mortalità della popolazione più giovane sia nel 2020 generalmente inferiore alla media del 2015-2019 si può spiegare considerando sia la minore letalità dell’epidemia al di sotto dei cinquanta anni, sia la riduzione della mortalità per alcune delle principali cause che interessano questo segmento di popolazione come quelle accidentali, per effetto del lockdown e del conseguente blocco della mobilità e di molte attività produttive.

< Da fine febbraio a novembre i decessi Covid-19 rappresentano il 9,5% del totale dei decessi del periodo, durante la prima ondata epidemica (febbraio-maggio) questa quota è stata del 13%, mentre nella seconda ondata il contributo

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(29)

29

complessivo dei decessi Covid-19 è passato al 16% a livello nazionale (con un considerevole aumento nel mese novembre).

< Se si considerano i contributi per fasce di età dei decessi Covid-19 alla mortalità generale si può notare come, a livello nazionale, la mortalità Covid-19 abbia contribuito al 4% della mortalità generale nella classe di età 0-49 anni, all’8% nella classe di età 50-64 anni, all’ 11% nella classe di età 65-79 anni e all’8% negli individui di ottanta anni o più.

< Nel periodo di osservazione dell’epidemia di Covid-19 (febbraio-novembre 2020) si stimano complessivamente circa 84 mila morti in più rispetto alla media del 2015- 2019. I decessi di persone positive al Covid-19 registrati dalla Sorveglianza integrata riferiti allo stesso periodo sono 57.647 (il 69% dell’eccesso totale). Si ricorda, tuttavia, che il rapporto tra i decessi segnalati alla Sorveglianza Integrata e l’eccesso di mortalità del periodo febbraio-novembre 2020 non può dare conto del contributo effettivo del Covid-19; questa misura, infatti, risente di problemi metodologici collegati al consolidamento delle basi dati (sia della Sorveglianza integrata sia di Istat) e della difficoltà nell’identificare i decessi causati da Covid-19 quando questi avvengono in pazienti con numerose patologie concomitanti. 4 Dalla prima alla seconda ondata: come cambia lo scenario di diffusione dell’epidemia di Covid-19 In Italia, dall’inizio dell’epidemia con evidenza di trasmissione (20 febbraio) fino al 30 novembre 2020 sono stati segnalati al Sistema di Sorveglianza Integrato 1.648.366 casi positivi di Covid-19 diagnosticati dai Laboratori di Riferimento regionale (Data di estrazione della base dati della Sorveglianza Integrata 20 dicembre 2020). Tabella 1. Distribuzione mensile dei casi di Covid-19 segnalati dalle Regioni e Province Autonome al Sistema di Sorveglianza Integrato nel periodo 20 febbraio - 30 novembre 2020 * Tasso standardizzato di incidenza cumulata 01 febbraio-30 novembre ogni 100.00 abitanti (Popolazione Standard Italia Censimento 2011).

Fonte: ISS, Sistema di sorveglianza integrata Covid-19. Rispetto alla prima ondata epidemica la situazione della diffusione in Italia è notevolmente mutata sia in termini quantitativi che di distribuzione geografica. È molto cambiata anche la capacità diagnostica di tale virus, grazie all’aumento della possibilità di eseguire tamponi molecolari e alla ricerca attiva di casi secondari che è stata messa in atto da Regioni e Provincie Autonome (PPAA.). È stato stimato, grazie anche all’indagine di sieroprevalenza sul SARS-CoV-2 condotta da Istat e Ministero della Salute (https://www.istat.it/it/archivio/246156), che nella prima ondata il rapporto tra i casi notificati e i casi reali fosse almeno nel rapporto di 1:6. Considerando il complesso dei casi diagnosticati nel periodo febbraio-novembre, si nota che più del 50% è concentrato in 4 regioni: Lombardia, Piemonte, Veneto e Campania; tre regioni (Basilicata, Valle d’Aosta e Molise) hanno riportato meno di 10mila casi ciascuna

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(30)

30

Si sottolinea che, a causa della numerosità della popolazione, la regione Valle d’Aosta, pur riportando il minor numero assoluto di casi, presenta il tasso di incidenza cumulativo più elevato, superiore anche a quelli riportati da Veneto, Lombardia e Piemonte.

Regione di notifica febbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre novembre Totale casi Tasso standardizzato* Piemonte 4 0 10.012 16.544 3.574 631 303 1.251 2.621 38.361 93.075 166.412 3.728,5 Valle d'Aosta 0 674 457 5 5 1 0 1 7 2 8 7 0 2.187 3.032 6.530 5.048,3 Lombardia 981 42.745 33.028 10.441 4.373 2.161 4.289 6.344 106.216 190.306 400.884 3.897,5 Veneto 278 10.038 7.520 857 147 828 2.906 4.774 34.364 87.375 149.087 4.290,8 PA di Bolzano 1 1.429 999 6 7 4 2 101 167 467 5.735 13.929 22.937 1.428,9 PA di Trento 0 1.963 2.134 617 5 7 9 9 105 843 3.391 6.554 15.763 1.232,0 Friuli Venezia Giulia 6 1.781 1.267 194 3 7 8 7 444 1.040 7.187 18.976 31.019 2.826,4 Liguria 1 3 3.609 4.260 1.544 275 247 716 2.440 16.824 21.047 50.975 2.993,8 Emilia Romagna 269 14.675 10.031 1.826 703 1.186 2.302 3.288 26.370 62.267 122.917 2.517,4 Toscana 8 5.004 3.899 573 143 241 1.427 3.063 35.805 52.144 102.307 3.244,8 Umbria 1 1.137 259 3 8 1 2 2 8 333 671 8.496 12.542 23.517 2.705,0 Marche 3 1 4.002 2.185 372 6 2 107 372 766 7.468 14.249 29.614 2.731,1 Lazio 5 4.063 2.808 669 363 565 3.097 5.626 36.320 53.692 107.208 2.691,5 Abruzzo 1 1.827 1.245 245 4 0 9 7 382 678 7.603 16.880 28.998 1.906,6 Molise 0 191 154 141 9 2 9 5 6 145 1.388 3.130 5.243 1.822,0 Campania 2 1 2.632 1.993 406 163 333 2.369 5.844 53.416 78.677 145.854 2.204,4 Puglia 4 2.139 2.233 427 4 6 124 853 2.473 13.711 40.129 62.139 1.723,1 Basilicata 2 255 160 4 0 4 5 5 5 9 287 1.761 5.964 8.587 2.500,6 Calabria 1 826 547 7 4 3 6 9 8 257 516 4.120 12.340 18.815 1.535,3 Sicilia 1 0 1.995 1.275 236 7 1 219 966 2.915 18.450 45.175 71.312 1.513,4 Sardegna 1 834 582 5 9 1 7 3 8 656 1.698 6.288 9.885 20.058 973,1 Nd 3 5 1.251 1.132 385 171 337 906 1.478 12.037 40.458 58.190 Italia 1.708 113.082 94.712 22.840 7.412 7.300 23.941 48.047 447.498 881.826 1.648.366 2.603,2 5 Nell’evoluzione della epidemia di Covid-19 nel nostro Paese si possono individuare tre fasi: la prima, dal 20 febbraio alla fine di maggio 2020 (Prima ondata), si è caratterizzata per una rapidissima diffusione dei casi e dei decessi e per una forte concentrazione territoriale prevalentemente nel Nord del Paese. Nella stagione estiva (Fase di transizione), periodo giugno - metà settembre 2020, la diffusione è stata molto contenuta, ma a partire da metà agosto si sono identificati focolai sempre più numerosi in tutto il Paese e, a partire dalla fine di settembre (Seconda ondata), i nuovi casi sono aumentati per alcune settimane con un ritmo esponenziale finché, dalla metà ottobre, le ordinanze a livello regionale e l’adozione di ulteriori misure di contenimento (DPCM Gazzetta Ufficiale, Serie generale n 275 del 4 novembre 2020, supplemento ordinario n.41) hanno portato a un’inversione di tendenza in quasi tutte le Regioni/PPAA. Le misure adottate hanno classificato queste ultime in tre aree - rossa, arancione, gialla - corrispondenti ad altrettanti scenari di rischio. La Figura 1 mostra l’andamento del numero di casi di COVID-19 segnalati in Italia per data di prelievo/diagnosi.

La curva epidemica indica che l’impatto della seconda ondata epidemica, in termini di numero complessivo di casi giornalieri notificati, è decisamente più elevato di quello della prima ondata, per via dell’aumentata capacità diagnostica, che ha permesso di individuare moltissimi soggetti asintomatici o paucisintomatici, e di una diffusione epidemica su tutto il territorio nazionale. Figura 1. Numero di casi di Covid-19 per data di prelievo/diagnosi e numero di tamponi (per milione di abitanti). Italia, febbraio–novembre 2020 Fonte: ISS, Sistema di sorveglianza integrata Covid-19.

La prima fase dell’epidemia è stata contraddistinta da una trasmissione fortemente localizzata, grazie anche alle misure preventive di sanità pubblica di

“distanziamento sociale”, inizialmente limitate ad alcune aree ristrette e via via estese a tutta l’Italia dall’11 marzo 2020 (“lockdown”).

Questa fase, infatti, ha riguardato essenzialmente le regioni del Nord Italia e alcune province della regione Marche nel Centro Italia.

Il quadro della diffusione è mutato drasticamente da maggio, quando si è registrato un crollo dei nuovi casi come conseguenza delle rigide misure intraprese per il

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

(31)

31

controllo dell’epidemia; infatti, nei mesi di giugno e luglio si sono registrati mediamente 247 e 236 casi giornalieri.

I casi hanno iniziato a risalire nel mese di agosto subito a ridosso del ferragosto, con un valore medio giornaliero di 1250 negli ultimi 10 giorni di agosto, un dato che si è poi ulteriormente elevato a 1.602 nel valore medio giornaliero di settembre.

La diffusione è mutata anche in termini geografici con i maggiori tassi di incidenza cumulata per periodo (giugno-settembre) registrati in Liguria, nella provincia di Trento, in Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia, Lazio, Sardegna, Campania.

6. Con l’inizio della stagione autunno-invernale l’Italia, come altri Paesi europei, si è trovata ad affrontare un lento e progressivo peggioramento della epidemia di Covid-19. Sebbene l’andamento epidemico alla fine dell’estate sia stato da noi più contenuto che in altri Paesi europei, a partire dal mese di ottobre si assiste a una rapida ripresa della diffusione dei nuovi casi: anche in questa occasione le regioni più colpite in termini di tasso di incidenza cumulata nel periodo sono quelle del Nord (in maniera meno intensa il Friuli-Venezia Giulia e l’Emilia-Romagna) e la regione Toscana nel Centro Italia.

Più giovani tra i casi positivi diagnosticati nella seconda ondata.

Considerando le caratteristiche demografiche dei casi nelle fasi a confronto, si rileva come, sia nella prima che nella seconda ondata, vi sia un numero leggermente più elevato in persone di sesso femminile (54% e 51%).

Nel periodo estivo questa relazione si inverte con una prevalenza del 53% di casi diagnosticati in persone di sesso maschile.

La classe di età mediana dei casi confermati di infezione da SARS-CoV-2 segnalati è progressivamente diminuita: se nella prima fase dell’epidemia la classe mediana è stata per entrambi i generi pari a 60-64 anni (entro un campo di variazione che va da 0 e 99 anni) e ha comportato un alto rischio nelle popolazioni anziane più fragili, nel periodo estivo la classe mediana è scesa a 40-44 anni per le donne e 35-39 anni per gli uomini. Nel periodo di ottobre-novembre l’età mediana, come peraltro la classe con la maggiore frequenza di casi, è risalita a 45-49 anni.

Nella seconda ondata si documenta anche un calo nel numero relativo (percentuale) dei contagi registrato nella popolazione molto anziana (80 anni e più), che passa da 31% nelle donne e 19% negli uomini nella prima fase, a 10% nelle donne e 6% negli uomini nel periodo ottobre-novembre. Questo è un segnale di come le raccomandazioni e la prevenzione messa in atto a partire dal secondo periodo di osservazione abbiano dato esiti postivi nel ridurre la trasmissione di malattia in questa componente della popolazione, ma è anche una conseguenza della maggiore capacità diagnostica nei pazienti più giovani pauci o asintomatici. Tabella 2.

Distribuzione percentuale dei casi di Covid-19 segnalati dalle Regioni e Province

STUDI O ODONTOI ATRI CO

PAGNI

Riferimenti

Documenti correlati

o casi con ciclo incompleto di vaccinazione tutti i casi notificati con una diagnosi confermata di infezione da virus SARS-CoV-2 e documentata dopo 14 giorni

o casi con ciclo incompleto di vaccinazione tutti i casi notificati con una diagnosi confermata di infezione da virus SARS-CoV-2 e documentata dopo 14 giorni

o casi con ciclo incompleto di vaccinazione tutti i casi notificati con una diagnosi confermata di infezione da virus SARS-CoV-2 e documentata dopo 14 giorni

o Sono classificati come vaccinati con ciclo incompleto tutti i casi notificati con una diagnosi confermata di infezione da virus SARS-CoV-2 che hanno ricevuto solo la prima dose

Per la popolazione di 65-80 anni residente nell’area ad alta diffusione dell’epidemia il numero di decessi del mese di maggio è inferiore a quello della media 2015-2019

Figura 4 - Percentuale di decessi per classe di età e area geografica rilevati nel periodo 01.01.2020-28.02.2020 rispetto alla baseline riferita al medesimo periodo... L’analisi

• La Figura 3 mostra i dati cumulativi, riportati dal Ministero della Salute e dalla Protezione Civile al 23 aprile 2020, sulla condizione di ricovero e isolamento e

• La Figura 3 mostra i dati cumulativi, riportati dal Ministero della Salute e dalla Protezione Civile al 16 aprile 2020, sulla condizione di ricovero e isolamento e sugli esiti