Un modello per i giovani.
Ho conosciuto Renata nel lontano 2006, durante una rassegna cinematografica organizzata dal COPE a Catania nell’ambito del progetto “Travelling Africa”, dedicato alla conoscenza dei paesi invia di sviluppo attraverso lo strumento cinematografico. Tra i film in programma, ve ne era uno sul mio paese d’origine, il Burkina Faso. Renata introduceva il COPE e la rassegna: sono stata subito colpita dall’umanità, dalla sensibilità e dal sincero e disinvolto impegno che questa donna dedicava al sociale e, da quel momento, ho avuto il desiderio nonché il piacere e l’opportunità di approfondire successivamente la sua conoscenza accogliendo con gioia il suo invito a raggiungere il gruppo già consolidato dei volontari COPE, una grande famiglia in cui giovani donne e giovani uomini si dedicavano, allora come oggi, al volontariato.
La dedizione di Renata non è solo rivolta alle categorie vulnerabili dei paesi in via di sviluppo, bensì all’essere umano nel senso più ampio e al suo territorio, quello catanese. In questi anni, affiancandola nelle varie attività d’impegno sociale, ho avuto modo di scoprire la grande anima che c’è in lei. Anche durante il periodo del lockdown dovuto al Covid-19, Renata ha stimolato i componenti dell’associazione Oltrefrontiere (di cui siamo entrambe socie fondatrici), ad impegnarsi dando disponibilità per le attività di volontariato nell’ambito del progetto “Catania Aiuta”, progetto proposto dal Comune di Catania, che in collaborazione con Emergency Catania, COPE e la Rete solidale Restiamo Umani, ha voluto rispondere attivamente alle richieste di sostegno delle fasce più fragili della popolazione catanese durante l’emergenza che tutt’ora continua a preoccupare il nostro paese. Renata è riuscita ad ottenere uno spazio della parrocchia del suo quartiere per il magazzino alimentare; ha promosso la raccolta alimentare da parte dei parrocchiani e di tantissimi amici. Ma molto presto, quel locale, oltre ad essere un punto di riferimento per i donatori, era diventato un focal-point per le persone che versavano in situazione di bisogno, e Renata non poteva esimersi nel prendersi cura delle famiglie che si recavano in quel luogo per potersi garantire un pasto.
Ciò che mi ha colpito particolarmente durante quel periodo è che le sue azioni andavano oltre i progetti strutturati al livello istituzionale: Renata si può definire una donna alle mille risorse, e si è attivata immediatamente per dare riscontro alla richiesta di un’altra associazione catanese, “Trame di quartiere”, che aveva fatto richiesta di panini o di cibo caldo per sopperire ai fabbisogni dei tantissimi senza tetto che vivono nei pressi del quartiere San Berillo (centro storico di Catania), una località molto conosciuta, poiché identificata come un luogo dove si rifugiano moltissime persone senza fissa dimora sia Italiani che stranieri ma anche prostitute. E così, il sabato, durante il periodo del lockdown, la casa di Renata si trasformava in “cucina solidale”: le figlie e qualche amica con il giusto distanziamento sociale, si occupavano di realizzare non meno di quaranta panini che venivano successivamente consegnati all’associazione Trame di quartiere per essere distribuiti ai beneficiari. Inoltre, andava a ritirare nelle diverse abitazioni dei tanti suoi amici i panini pronti da consegnare. Ma tutto questo sembrava non bastare nella nostra città in cui le categorie sociali vulnerabili si sono moltiplicate a vista d’occhio…a quel punto, ci siamo inventate la raccolta dei
“Condomini solidali”, che ha contribuito alla preparazione dei pacchi spesa per le diverse famiglie richiedenti. Credo che Renata si meriti più di un premio per ciò che silenziosamente da quasi quarant’anni continua a fare e cioè essere un modello di caparbietà e coraggio per i tanti giovani che aspirano ad entrare nel mondo del volontariato.
Denise Zaksongo, membro dell’associazione Oltrefrontiere .
L’Inesauribile, inarrestabile Renata Cardì!
Ho conosciuto Renata nel 2004, quando sono entrata in contatto con una realtà associativa molto attiva nel territorio siciliano, il COPE di Catania.
Fin da subito mi sono sentita accolta dalla famiglia COPE e in particolare da Renata, che è una socia fondatrice della ONG catanese. Per me, lei ha rappresentato fin dall’inizio un modello, soprattutto per la sua vita anticonformista, legata al volontariato, ai tanti anni passati in Guinea Bissau come volontaria internazionale. Il suo attivismo, misto di esperienza ed entusiasmo, mi ha subito contagiato e dato la carica per farmi intraprendere tale difficile percorso. La sua saggezza, la sua esperienza, il suo particolare modo di sostenere le persone con un misto di ironia e dolcezza l’hanno fatta diventare una delle persone di riferimento per la mia vita. Ho da subito compreso come la sua figura fosse importante per il COPE, lei che ne rappresenta sicuramente la memoria storica. Con il tempo ho imparato a conoscerla nella sua quotidianità, nel suo essere testimone di pace e solidarietà in maniera silenziosa ma radicata. Renata ha aiutato molte persone, ma senza urlarlo. Lo ha fatto discretamente e umilmente, non solo nella sua attività associativa ma anche nella sua vita quotidiana. Ho scoperto, senza che lei me ne facesse partecipe, che ha aiutato una intera famiglia guineana a far studiare i figli: sono diventati medici e una ragazza ha potuto persino conseguire la laurea in Italia grazie all’aiuto di Renata. Questa fiducia crescente mi ha permesso di considerare qualche anno fa, la sua proposta di fondare un’associazione
“Oltrefrontiere”, che, nelle sue aspettative, doveva essere attiva nel territorio a beneficio delle persone più vulnerabili. Così ho scoperto, sempre per caso, del suo volontariato alla mensa dei poveri alla Caritas, del suo contributo alla creazione di orti sociali gestiti da MSNA. Ho capito che questa sua volontà di creare un’altra associazione per il territorio nasceva da un’ispirazione profonda, una scelta ispirata al sostegno dell’altro e da una profonda fede.
Pertanto, ho deciso di seguirla nella sua costante e concreta vocazione al sogno. Sognare un mondo più giusto, impegnandosi sul campo, autenticamente e con grande umiltà. Questo e, in una frase, il senso di Renata.
Poi è venuto il covid-19 e tutti ci siamo chiusi in casa. Impauriti del contagio. Ma Renata no. Ha, ancora una volta, deciso di scendere in campo e di partecipare insieme alla rete “Catania Aiuta” a una serie di attività a supporto delle persone più vulnerabili della città etnea che, di fronte all’emergenza, si sarebbe trovati soli e persi. Ci tengo a sottolineare che Renata lo ha fatto rischiando anche, portando la spesa alle famiglie e impegnandosi nelle mense. si è concretamente impegnata rischiando in prima persona.
Un pomeriggio mi ha chiamato e mi ha chiesto di aggiornare il sito dell’associazione inserendo le attività che erano state ideate e portate avanti da lei e un’altra socia, Denise nell’ambito del progetto descritto. Me lo ha detto come se fosse la cosa più naturale del mondo, che fosse scontato scendere in campo e prodigarsi per gli altri. Questa, da sempre, è stata la normalità di Renata.
Proprio qualche giorno fa mi ha chiamato e mi ha detto “Valeria, cosa si può fare per le scuole durante questa nuova emergenza?”. Inesauribile, inarrestabile Renata da cuore grande grande.
Per questo le vogliamo bene e si merita proprio un premio!
Valeria Rossi, insegnante e socia di Oltrefrontiere.
Renata, mamma di cuore!
Mi chiamo Renata Nabalim e insieme alla mia sorella di cuore, Valentina Cavallaro, siamo state accolte anni fa da una persona generosa che nella sua vita ha dato tanto a noi e agli altri: Renata Cardi, la nostra mamma di cuore, una donna che è sempre stata attiva nel mondo del volontariato, con impegno e dedizione.
La mia famiglia in Guinea Bissau mi ha affidato a lei qualche anno fa per studiare in Italia. La fiducia da parte dei miei genitori nei suoi confronti sorge da una lunga e affettuosa amicizia nata quando, negli anni Novanta , Renata lavorava in Guinea Bissau come volontaria internazionale per l’Aifo. Ecco perché io porto il suo nome(a casa sono Renatinha).
Dopo il rientro in Italia, non ha mai abbandonato l’idea di fare cooperazione in Guinea Bissau e con il COPE ha deciso di investire tempo e risorse per avviare nuovi progetti e attività che ancora oggi proseguono e che hanno portato miglioramenti concreti nella vita dei guineani. Lei ha dato e continua a dare la vita per il mio paese d’origine e se il Covid non avesse bloccato voli e partenze, a marzo lei sarebbe tornata in Africa come ogni anno. Se oggi mi ritengo una ragazza abbastanza integrata in Italia, soprattutto a Catania lo devo a lei che ha fatto di tutto per costruire le solide basi della nostra bella e colorata famiglia, tutta al femminile: io, lei e Valentina! Casa nostra è sempre stata aperta a tutti, parenti (pochi) e amici (tanti)!Renata ama la convivialità, organizzare pranzi e cene con persone diverse sedute a tavola. Tutto questo le manca purtroppo viste le restrizioni e le cautele a cui tutti dobbiamo attenerci.
Durante il periodo di crisi dovuto alla pandemia di Covid-19, piuttosto che chiudersi in casa, ha deciso ancora una volta di portare il suo aiuto a chi non ce la fa! Ci ha coinvolte nella preparazione dei panini e dei pasti che sono stati distribuiti ai senza fissa dimora dai volontari che si occupano sempre di loro;
giornalmente raccoglieva e immagazzinava alimenti in un locale della parrocchia vicino casa per poi distribuirli con le ragazze del servizio civile Cope alle persone che ne facevano richiesta. I commercianti della zona che la conoscono da sempre, le hanno fornito volentieri i beni di prima necessità che lei ha richiesto. Per questi e tanti altri motivi, pensiamo che possa essere lei la volontaria dell’anno…anche se il suo premio lo ha già ricevuto raccogliendo sorrisi e ringraziamenti da parte di tutti coloro che sono stati aiutati dal suo spirito solidale.
Come in altre occasioni, è stata lei a dare il calcio d’inizio, il lancio per iniziative di solidarietà…..e non si è mai persa una partita, nessuna sfida l’hai mai fermata!
Renata Nabalim e Valentina Cavallaro.