L’appello delle vittime della contaminazione causata da Texaco agli azionisti della compagnia petrolifera
In occasione del 21 maggio 2018, noi, l'Unione delle Vittime delle Operazioni Petrolifere di Texaco (oggi Chevron), a nome di più di 30.000 contadini e indigeni di 6 nazionalità (Ai 'Cofán, Kichwa, Waorani, Shuar, Siekopai, Siona), ci rivolgiamo a voi con la speranza di essere ascoltati e di ottenere supporto nella nostra lotta per la giustizia e la riparazione della contaminazione. Vi chiediamo di rispettare i nostri diritti in quanto esseri umani, per proteggere la nostra salute e quella delle generazioni future.
Più di 50 anni sono passati da quando Texaco iniziò a perforare le nostre terre. Utilizzando tecnologie obsolete per ridurre al minimo i costi, la compagnia petrolifera riversò nell’ecosistema più di 650.000 barili di petrolio greggio e scaricò più di 60 miliardi di litri di residui tossici nei fiumi e nel suolo. Data l'entità del danno, questo caso è diventato famoso come uno dei più importanti disastri ambientali al mondo causati da attività industriali. Ad aggraverse la situazione già allarmante, la premeditazione dell’impresa.
Il direttivo di Chevron ci ha detto che Texaco ha ripulito le nostre terre e i nostri fiumi, che il nostro contenzioso è una frode e che le persone che hanno citato in giudizio l’impresa sono solamente "sedicenti querelanti". Quello che è sicuro è che non c’è mai stata nessuna bonifica e che le nostre genti continuano a morire a causa dei rifiuti tossici tuttora presenti nei nostri territori.
Non c'è traccia di opere di risanamento. Molte persone sono venute da tutto il mondo in amazzonia e possono testimoniare l'inquinamento lasciato da Texaco. L'hanno visto con i loro occhi. Come può il processo essere una frode, come afferma il direttivo della Chevron, quando davanti ai giudici degli Stati Uniti l’impresa stessa si impegnò a rispettare il verdetto dei tribunali ecuadoriani? Nonostante ciò, nel momento in cui i giudici si sono pronunciati condannando l’impresa, questa si è rifiutata di pagare la cifra indicata per la riparazione, pari a 9.5 miliardi di dollari.
I nostri querelanti non sono solo nomi, ma persone alle quali è stato negato il diritto alla vita. Vi invitiamo a venire in Ecuador per parlare con loro e constatare personalmente l’inquinamento delle nostre terre e dei nostri fiumi. Noterete anche che la contaminazione continua costantemente a diffondersi: ogni anno cresce il numero dei malati e dei morti all’interno delle nostre comunità mentre le acque tossiche continuano a scorrere nei fiumi e nel suolo, creando gravi danni alla flora e alla fauna.
Sono trascorsi 25 anni da quando abbiamo intentato la causa contro Texaco a New York. Nel corso di tutto questo tempo abbiamo unito le nostre voci perché potessero raggiungere l’intero pianeta. Vincitori di premi Nobel e altri personaggi famosi in tutto il mondo hanno espresso la loro solidarietà. Ci siamo uniti a centinaia di organizzazioni nel lavoro presso le Nazioni Unite volto alla creazione di uno strumento vincolante per le multinazionali per il rispetto dei diritti umani. Mediante questo tavolo di dialogo internazionale, il caso Chevron è diventato l’esempio emblematico a livello mondiale dell'impunità delle aziende multinazionali.
In questi anni di contenzioso, nel corso dei quali abbiamo dimostrato che Chevron è la responsabile di questo crimine ambientale, la società ha impiegato oltre 2 miliardi di dollari americani in spese legali al fine di negare i nostri diritti. Le azioni della compagnia nel nostro caso legale e il suo imporsi per evitare di risolvere gli altri conflitti socioambientali generati in più Paesi dalle sue operazioni hanno dimostrato il modo di operare dell'azienda, basato su uno schema di violazioni dei diritti umani. Nonostante tutti i mezzi impiegati da Chevron per non rispettare il verdetto ecuadoriano, in Canada i giudici hanno riconosciuto la nostra richiesta di giustizia identificando il caso di interesse pubblico.
Non smetteremo mai di rivendicare i nostri diritti, di chiedere giustizia. Non permetteremo che i nostri figli continuino a nascere in un ambiente inquinato e ad affrontare malattie e morti perché Chevron si rifiuta di pagare per il risarcimento. Non permetteremo che la distruzione dei nostri mezzi di sussistenza continui.
Non rinunceremo al nostro diritto di vivere in pace e con dignità, in un ambiente sano.
Per questo motivo, vi invitiamo a votare a favore delle risoluzioni volte a migliorare la governance della società e a ristabilire la giustizia ambientale, in particolare per quanto riguarda la possibilità di convocare delle assemblee straordinarie da parte degli azionisti. Tali assemblee consentono infatti agli investitori di ottenere informazioni corrette e complete sulle attività dell'azienda, permettendo quindi di giungere alla verità sull’inquinamento nell'Amazzonia ecuadoriana.
Vogliamo esprimere la nostra gratitudine a tutti gli azionisti che hanno riconosciuto la nostra richiesta e sono disposti a rispettare i nostri diritti, sostenendoci nella ricerca di giustizia e riparazione.
Quito, 21 maggio 2018
Willian Lucitante Criollo
Coordinatore UDAPT - Unione delle Vittime delle Operazioni Petrolifere di Texaco - Ecuador
Contatti: Unione delle Vittime delle Operazioni Petrolifere di Texaco – UDAPT Quito, Ecuador
Telefono: (593) 2 273533 E-mail: casotexaco@gmail.com
María Eugenia Garcés: +593 999225516 Riccardo Rossella: +593 980381300