• Non ci sono risultati.

I processi inclusivi degli immigrati sono così divenuti fonte di accesi dibattiti negli

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "I processi inclusivi degli immigrati sono così divenuti fonte di accesi dibattiti negli "

Copied!
18
0
0

Testo completo

(1)

163

CONCLUSIONI

Dalla caduta del muro di Berlino alla più recente “Primavera Araba”, le migrazioni internazionali hanno apportato importanti trasformazioni nella composizione delle società. A differenza delle epoche precedenti, i migranti di oggi provengono da ogni regione del mondo e rappresentano una serie incredibile di patrimoni linguistici e culturali: i luoghi che li accolgono diventano così caleidoscopi di culture, identità e storie. Partendo dall’analisi del fenomeno migratorio, si percepisce come sia ormai una realtà radicata nelle società contemporanee. Il contenuto delle pagine precedenti ha quindi avuto come obiettivo l’inquadramento del percorso intrapreso negli ultimi anni dai legislatori pubblici, al fine di gestire in modo più efficiente la numerosa presenza degli stranieri.

Il fenomeno dell’immigrazione è oggetto di una visione distorta, in particolare tra l’opinione pubblica generalmente influenzata dall’azione dei mass-media. Questi ultimi, infatti, sono soliti alterare la corretta percezione dello straniero, tendendo a parlarne solamente quando accadono gravi fatti che attentano all’ordine pubblico. Metterli in connessione a episodi di cronaca nera e di criminalità organizzata vuol dire, in altre parole, porre la presenza immigrata come un “problema”. Da qui l’elaborazione di misure emergenziali che anziché elaborare efficaci politiche di integrazione (come gli alloggi, l’assistenza sociale e l’istruzione) attuano politiche di chiusura delle frontiere, rendendo palese il paradosso del percorso di “allargamento” intrapreso dall’Europa. Ed è appunto come “Europa” che occorre affrontare la questione dell’integrazione, la quale non deve essere attuata alla stregua di un problema politico ma come una sfida che avrà come premio la crescita dell’intera Unione Europea.

I processi inclusivi degli immigrati sono così divenuti fonte di accesi dibattiti negli

ultimi anni. La teoria e la prassi circa lo sviluppo dell’integrazione, o come gli Stati si

siano posti nei confronti dei cittadini non comunitari, variano secondo le storie

d’immigrazione. Infatti, non tutti gli Stati membri sono da sempre stati interessati da

movimenti migratori e così, alcuni di essi, che si sono trasformati da Paesi di

emigrazione a Paesi di immigrazione, si trovano ora ad affrontare per la prima volta il

problema dell’integrazione.

(2)

164

Tenendo conto sia dei nuovi immigrati, sia di quelli già inseriti nella struttura sociale, i Paesi interessati hanno inoltre modificato, alla luce di nuove esigenze e problemi, le precedenti politiche di integrazione. Tali svolte, devono essere inquadrate soprattutto nei cambiamenti avvenuti nell’ultimo decennio a livello internazionale e che in diversa misura hanno comunque toccato tutti i Paesi occidentali. L’arrivo numericamente consistente di persone legate al mondo mussulmano ha iniziato a mettere in discussione l’identità culturale europea. A ciò, è generalmente connessa la diffusione del terrorismo internazionale di matrice fondamentalista, che si traduce in una richiesta di sicurezza da parte dei cittadini. Accanto all’aspetto politico non può essere tralasciato quello a carattere economico. La recente crisi dell’economia mondiale ha reso precario il mondo del lavoro, spingendo così i vari Governi a tutelare i posti di lavoro dei rispettivi cittadini o incoraggiando la ripresa economica attraverso l’attrazione di manodopera estera maggiormente qualificata.

La risposta a queste nuove preoccupazioni è stata individuata in una richiesta di maggiore adesione alle leggi e ai valori delle società ospitanti da parte degli immigrati.

In questo modo, le politiche di integrazione non solo sono divenute strumento di inserimento degli individui ma anche un metodo di “selezione” di coloro che risultano essere più affini culturalmente o comunque più volenterosi ad aderire ai principi e norme dei Paesi di destinazione. Si rileva perciò un assottigliamento della distanza tra le politiche di inclusione e quelle di ammissione.

Lo strumento di collegamento tra queste due tipologie di politiche è stato identificato in quello che è considerato uno dei principali, se non “il” principale ostacolo d’inserimento che l’immigrato si trova ad affrontare: la conoscenza della lingua della società ospitante. La lingua è, infatti, un importante strumento in mano ad ogni persona, indipendentemente dall’etnia di appartenenza, perché permette non soltanto la comunicazione, ma anche la possibilità di esprimere idee e comprendere la realtà circostante. Superare lo scoglio della lingua è fondamentale per lo straniero, dato che una buona capacità espressiva è il primo passo verso una convivenza proficua e libera da incomprensioni. Inoltre, la lingua essendo anche un marcatore dell’identità culturale, è divenuta il principale indicatore del grado di integrazione di un immigrato.

La maggiore fluidità nel sapere comunicare con gli autoctoni è, infatti, ritenuta

indicativa di un buon inserimento nel contesto sociale d’arrivo, o comunque di buona

(3)

165

volontà di rendersi più simili alla società ospitante. Si è assistito, dunque, alla diffusione in tutta Europa di contratti di integrazione concernenti l’obbligo, per alcune categorie di immigrati, di partecipare ad appositi corsi di lingua e/o di educazione civica connessi al raggiungimento entro un arco di tempo dal loro arrivo di un determinato livello di conoscenza. A queste misure post- ingresso sono state gradualmente introdotte in alcuni Stati quelle pre-ammissione, cioè una selezione a monte di persone con maggiori possibilità di integrarsi nelle società in cui hanno deciso di andare a stabilirsi. Lo strumento di valutazione è pure in questo caso individuato nel raggiungimento di un livello di certificazione linguistica richiesto dallo Stato di destinazione, da verificare tramite il superamento di un test. Da qui la necessità di promuovere programmi di accoglienza, mirati a fornire all’immigrato un bagaglio linguistico sufficiente, o almeno limitato a facilitargli l’inserimento nell’ambiente sociale e lavorativo. Non bisogna, però, trascurare la necessità di provvedere all’immigrato una coscienza civile, basata sulla consapevolezza dei propri diritti e sul rispetto dei propri doveri.

L’integrazione diviene così sinonimo di istruzione, nel senso che i Governi dei vari Stati si assumono la responsabilità di formare gli immigrati, sotto il profilo linguistico, culturale e civico per garantire loro un buon inserimento nella società. Tuttavia, tali obblighi non devono rimanere solo sulla carta, ma tramutarsi concretamente specie attraverso la messa a disposizione di risorse finanziarie per assicurare una fornitura di buoni corsi di preparazione linguistica.

In realtà, queste misure d’integrazione anziché promuovere le competenze

comunicative in un contesto di istruzione, quindi di un diritto all’apprendimento in

quanto persone, esse le hanno trasformate in obblighi, al cui mancato adempimento

sono associate azioni sanzionatorie. Dall’analisi effettuata in questo elaborato, prima

brevemente riferita alla situazione internazionale e poi in modo più approfondito al caso

italiano, si è rilevata la predominanza del dovere rispetto al diritto. Questa visione è

rafforzata se si considera che la maggior parte degli Stati ha subordinato

all’acquisizione di tali conoscenze linguistiche e civiche, come il rilascio del permesso

di soggiorno per i nuovi arrivati o permesso di soggiorno CE di lungo periodo per i

residenti stranieri da almeno 5 anni e la concessione del visto d’ingresso nei casi di

ricongiungimento familiare. Negare il permesso di soggiorno o l’applicazione del

procedimento amministrativo dell’espulsione dal territorio in caso di mancato

(4)

166

raggiungimento di determinati requisiti pre-stabiliti dagli Stati unilateralmente, come quelli linguistici, vuol dire negare l’opportunità spettante a ciascuno, in quanto “essere umano”, di vedere migliorata la propria condizione di vita e di poter concretizzare le aspirazioni personali. Per tale ragione, appare ovvia la pervasività della tematizzazione dell’integrazione come obbligo e non come diritto, nonché la chiara volontà di avere un pretesto per allontanare dal proprio territorio persone in realtà “non gradite”.

È doveroso ricordare che però il vero scopo dell’integrazione è l’esatto contrario delle politiche attuate dai vari Stati europei, cioè mirare a dare agli immigrati l’opportunità di prendere parte alla vita sociale, economica, culturale e politica del loro nuovo Paese - in modo che al termine di tale processo possano vivere nelle stesse condizioni giuridiche, sociali e finanziarie come nativi di quello Stato. Il processo integrativo è, inoltre, l’essenziale antidoto contro quelle chiusure mentali di derivazione xenofoba, poiché resta per l’immigrato l’unica arma per difendersi da assurdi preconcetti. Integrarsi, in altre parole, vuol dire uscire dall’anonimato, rendersi visibili nella propria identità culturale e contribuire attivamente alla società d’arrivo. Per tali ragioni l’apprendimento della lingua, non deve essere strumentalizzato per attuare politiche implicite di selezione degli individui più meritevoli di risiedere su un territorio, ma deve continuare a rivestire un ruolo centrale nelle politiche di inclusione, perché contribuisce a prevenire ed arginare situazioni di marginalità sociale.

Come pure ha sostenuto l’ex Presidente della Camera Gianfranco Fini in occasione

dell’apertura del Convengo sul tema: “Lingua, immigrazione, integrazione. Parlarsi,

incontrarsi, conoscersi”: «La conoscenza della lingua del Paese in cui vivono e

lavorano rappresenta per gli immigrati una condizione fondamentale per il loro pieno

inserimento nel tessuto culturale e civile delle società europee. Grazie alla lingua

possono realizzare la loro integrazione nei luoghi di lavoro, studio, svago e

socializzazione culturale. Grazie alla lingua possono comprendere la realtà socio-

culturale che li circonda e viverci da cittadini pienamente consapevoli dei propri diritti

e doveri. Grazie alla lingua possono superare la tentazione dell’autoisolamento e

dell’autoesclusione». Chi conosce la lingua della Nazione di destinazione, poiché può

comprendere le leggi, i propri diritti ed i propri doveri e trovando più facilmente un

lavoro che gli permetta una vita dignitosa, cadrà più difficilmente vittima della rete

criminale e potrà inserirsi velocemente nella società d’accoglienza. La lingua non è solo

(5)

167

un mezzo per esprimere il nostro mondo interiore: oggi più che mai il linguaggio diventa la condizione indispensabile per ottenere potere o, alla peggio, per non lasciarsene schiacciare. Non è semplicemente un tramite, ma è un luogo in cui il mondo di ciascuno prende forma, arrivando così a trovare un nuovo significato del termine potere connesso alla lingua. Non si tratta solo del potere materiale e oggettivo, quello che esercita chi espone di più parole su chi ne conosce meno. Si tratta di un potere in senso assoluto: chi padroneggia una lingua ha il potere sul mondo lo circonda, ha la facoltà di accedervi, di comprenderlo, di intervenirvi, di dialogare con gli altri e, di modificarlo.

Riprendendo una citazione di Gustavo Zagrebelsky:

«Il dialogo per essere tale deve essere paritario. Se uno non sa parlare, o conoscere la parola “meglio” di altri, la vittoria non andrà all’argomento, al logos migliore, ma alla persona più abile con le parole, come al tempo dei sofisti. Ecco perché la democrazia esige una certa uguaglianza – per così dire – nella distribuzione delle parole».

Occorre quindi abbandonare le logiche di emergenza e di apprensione nei confronti

di chi è diverso culturalmente e dal punto di vista linguistico. Se si vuole affrontare il

problema dell’integrazione si deve mettere ciascuna persona, cittadino o non, nelle reali

condizioni di apprendimento linguistico, poiché essa è il primo passo per divenire

partecipanti attivi della società. Riconoscere in ciascun uomo l’elemento di positività

per la comunità, accrescerà la fiducia in loro stessi, incoraggiandoli ad apportare la

propria ricchezza personale a vantaggio di tutti. In caso contrario, si continuerà a

convivere su uno stesso territorio ma in spazi culturali separati, con i conseguenti rischi

di emarginazione sociale e di situazioni conflittuali o devianti.

(6)

168

(7)

169

Allegato

Una testimonianza diretta:

il ‘Migrants Resource Centre’ di Londra

“Quando fai piani per un anno, semina grano.

Se fai piani per un decennio pianta alberi.

Se fai piani per la vita, forma e educa le persone.”

Proverbio Cinese: Guanzi (c 645BC) L’idea di approfondire la questione linguistica nelle politiche di integrazione proviene dalla mia personale esperienza di tirocinio formativo svolto, tra settembre e marzo 2013 a Londra, presso un centro di insegnamento della lingua inglese per migranti adulti: il Migrants Resource Centre.

Sebbene il Regno Unito sia una realtà completamente diversa dalla situazione italiana per storia, politiche migratorie e per cultura, è stata una fonte di ispirazione per approfondire un tema, quello della lingua per i migranti, il quale tra l’altro ha acquisito una crescente centralità nei processi inclusivi. Occorre ricordare che la realtà londinese è un tipico esempio di società estremamente diversificata per quanto riguarda le culture e le etnie di provenienza: secondo il censimento del 2011 i White british sono scesi per la prima volta in minoranza rispetto al popolo londinese, il quale per il 55% invece è rappresentato da una continua miscela di passaporti, lingue e culture presenti nella città.

“Così ogni programma d’integrazione deve misurarsi con una realtà estremamente diversificata, sia per quanto riguarda la tipologia dei permessi (studio, lavoro, motivi umanitari, riunificazione familiare, allargamento dell’Unione Europea), sia per quanto riguarda i Paesi e le etnie di provenienza”

1

. “

A Londra, oltretutto, è concentrata la

1 “È stato calcolato che a Londra vivono persone provenienti da 179 paesi: molti di loro ricoprono incarichi prestigiosi e redditizi nella City, nelle multinazionali, nelle università o come imprenditori.

Molti altri occupano posizioni più svantaggiate e offrono quei servizi che, seppure a basso contenuto di capitale umano, sono necessari in una metropoli avanzata e globale come Londra. Negli ultimi decenni vi è stata, inoltre, una forte crescita dell’immigrazione femminile, in particolare dai Paesi dell’Est Europa recentemente entrati nell’UE, con una conoscenza dell’inglese molto povera ed enormi barriere d’ingresso nel mercato del lavoro”, in L’acquisizione della cittadinanza in Francia, Germania, Olanda,

(8)

170

maggioranza di immigrati senza permesso di soggiorno presenti sul tutto il territorio inglese. I principali problemi che questi ultimi devono affrontare sono quelli del lavoro, insicuro e malpagato, della salute, della casa e del rischio di sfruttamento, della conoscenza dei propri diritti, dell’esclusione e isolamento sociale”2.

Le problematiche riguardanti l’integrazione di una popolazione così eterogenea sono affrontate su varie dimensioni

3

:

“quella della lingua, con l’avvio di corsi di lingua inglese in collaborazione con associazioni ed enti locali;

quella abitativa, per assicurare l’accesso ai normali canali degli alloggi;

quella dell’occupazione, per aiutare i rifugiati e i migranti a trovare lavoro, ridurre la sottoccupazione e l’occupazione nell’economia informale;

 quella della salute, in modo da assicurare che i bisogni sanitari siano soddisfatti;

quella dei bambini e dei giovani, per superare le difficoltà specifiche della metropoli e assicurare loro salute, benessere;

 quella dello sviluppo della comunità locale, per coinvolgere rifugiati e migranti

nella vita politica e civile;

infine, quella dell’informazione, per far conoscere ai rifugiati e ai migranti i loro diritti ma anche le opportunità di Londra”.

“A ciascuna di queste dimensioni corrispondono azioni diverse, compiti, obiettivi attesi, partner e risorse. Ruolo importante è quello del pubblico, la Greater London Authority, ma anche delle associazioni dei migranti, delle associazioni di volontariato, sindacali e imprenditoriali, Chiese e comunità religiose, scuole e altre istituzioni”

4

.

Il Migrants Resource Centre (MRC) è un’organizzazione non governativa, istituita ufficialmente il 24 giugno 1984, dopo che la ricerca dal titolo “Out of the Shadows – migranti a Pimlico e Victoria” (1983) aveva, rivelato la necessità di creare un centro sociale per soddisfare le esigenze di migranti e rifugiati residenti nella parte sud del Borough di Westminster (Londra). “MRC lavora a stretto contatto con i migranti e

Regno Unito e Spagna, “Legislazione straniera - Materiali di legislazione comparata” n. 15/2010, p. 13.

Disponibile al seguente indirizzo: www.documenti.camera.it

2 Ibidem.

3 Ivi, pp. 14-15.

4 Ibidem.

(9)

171

rifugiati provenienti da tutto il mondo, dall’America Latina, Africa, Medio Oriente e Asia e in collaborazione con altre agenzie, per realizzare un cambiamento sociale, permettendo ad essi di partecipare pienamente in tutti gli ambiti della società.

L’impegno è quello di accompagnare migranti, rifugiati e richiedenti asilo nel loro cammino nella società di accoglienza” (Dichiarazione della mission - www.migrantsresourcecentre.org.uk). Inoltre, il centro è partner ufficiale del progetto

“REALISE” finanziato nell’ambito del Fondo europeo per l’integrazione degli Stati Terzi, il quale cerca di contribuire al raggiungimento degli obiettivi “UE 2020”, un’Europa dinamica e competitiva attraverso la massimizzazione del proprio capitale umano.

Attualmente, il centro è operativo in due strutture: una per consulenze legali gratuite per immigrati, e l’altra, quella principale, si occupa di servizi per apprendimento della lingua inglese. Sebbene, questi ultimi rimangano lo scopo principale del centro, è offerta una vasta gamma di altri servizi, quali:

 Attività di orientamento al mercato del lavoro come workshop di preparazione o

per lo sviluppo abilità personali seguendo le indicazioni fornite dal National Career Services (sito governativo di supporto per l’accesso al lavoro nel Regno Unito). Ciò consentendo alle persone che vi partecipano di elaborare una buona presentazione di se stessi per il mondo del lavoro;

“Job Search Support Group” tramite il quale si fornisce supporto per la ricerca del lavoro e/o elaborazione del curriculum vitae, che tra l’altro favorisce la possibilità di continuare a fare pratica con i vocaboli della lingua inglese;

“Media&Policy Project” un progetto che attraverso la pubblicazione del giornale

“The Londoners” cerca di dare una voce a migranti e rifugiati;

“Health Project and Inclusion” un servizio in cui si forniscono informazioni base sull’assistenza sanitaria nel Regno Unito;

“Early Year’s Provision” un piccolo asilo nido.

Il personale si compone di 28 persone (di cui 10 part-time) retribuite e 40 volontari

che collaborano durante tutto l’anno.

(10)

172

Gli studenti hanno la possibilità di partecipare a corsi di lingua tutta la settimana e i livelli sono molto diversificati al fine di rispecchiare maggiormente le necessità di apprendimento e di preparazione base della lingua inglese dei vari “studenti”. Se non vi è troppo sovraffollamento delle classi, gli studenti possono frequentare sino a due corsi la settimana.

Al momento della registrazione, questi ultimi hanno solitamente un colloquio con una consulente, che dopo aver ricostruito la loro storia e aver individuato i goals, li indirizza alla classe di inglese rispecchiante il loro livello di conoscenza. Se il corso indicato non soddisfa la loro preparazione, essi potranno cambiarlo in ogni momento (sempre su indicazione della consulente). Per garantire una partecipazione omogenea sarebbe opportuno somministrare periodicamente un test iniziale prima dell’inizio dei corsi, in modo da individuare più correttamente le reali capacità linguistiche di ciascuno, tuttavia, la maggior flessibilità consente di avere una continuità annuale dei corsi. In tale modo, si offre l’opportunità di partecipare in qualsiasi periodo dell’anno, al contrario di altri centri presenti in città i cui corsi hanno inizio trimestrale o semestrale.

Oltre ai classici livelli di corsi di inglese “standard”, ne sono stati promossi alcuni più specifici per andare incontro alle lacune più particolari, come il corso di grammatica, di conversazione e di letteratura. Due ore la settimana sono dedicate alla preparazione dell’esame di certificazione della lingua inglese per i livelli universitari (IELST). È sempre poi garantita la partecipazione al corso di inglese online, il quale facilita l’apprendimento linguistico con il supporto informatico. Esistono, infatti, numerosi siti internet di apprendimento da autodidatta provvisti di esercizi pratici che permettono immediatamente di testare il livello delle conoscenze acquisite.

Ad affiancare i corsi di lingua occorre menzionare anche la possibilità di frequentare corsi di computer. Tale conoscenza è essenziale già nella fase della ricerca del lavoro stesso, poiché la richiesta dei curricula nel Regno Unito è quasi totalmente informatizzata. Questo, insieme ai corsi di lingua online è uno dei punti di forza del Centro, poiché permette l’accesso a tecnologie informatiche considerato che la maggior parte degli studenti ne è sprovvista o molto probabilmente non ne ha mai visto uno.

Per capire meglio la realtà in cui vari componenti di MRC sono immersi, durante il

mio percorso formativo ho somministrato alcuni questionari, da me elaborati, che

riflettevano le mie curiosità e dubbi riguardo alle difficoltà linguistiche di un migrante

(11)

173

15% 4%

48%

20%

13%

GRAFICO 2: MOTIVAZIONI

Famiglia e/o amici vivevano già qui Non ha fornito una risposta Per cercare un lavoro Per studiare Ragioni politiche

01 23 45 67 89

Afghanistan Libano Iran Argentina Bolivia Colombia Ecuador Repubblica Domenicana Pe Bangladesh Cina India Costa d'Avorio Eritrea Marocco Sudan Bielorussia Grecia Italia Lituania Polonia Romania Spagna Ungheria

Medio Oriente

America Latina Asia Africa Europa

GRAFICO 3: PAESI DI PROVENIENZA

8

15 16 12

2 18-25 26-35 36-45 46-59 Oltre 60

GRAFICO 1: FASCIA DI ETÁ

appena giunto in un nuovo Stato. La ricerca che illustrerò brevemente qui di seguito, non ha quindi la pretesa di arrivare a delle conclusioni statistiche, ma piuttosto spingere il lettore a riflettere su alcuni aspetti connessi all’apprendimento linguistico e, che tra l’altro, rilevano problematiche e considerazioni già osservate nella stesura dell’elaborato.

I questionari somministrati sono stati divisi in tre categorie secondo la tipologia di persone che animano il Centro: gli operatori e volontari;

gli insegnanti; e infine, gli “studenti”. Mentre per i primi due gruppi è stato possibile effettuare domande aperte, per gli studenti a causa della loro difficoltà linguistica è stato necessario strutturarlo attraverso il sistema a domande chiuse e suddiviso in 4 parti:

caratteristiche personali, lavoro, facilità di trovare un centro per l’apprendimento linguistico e il loro rapporto con la lingua della società ospitante, in questo caso quella inglese.

Il totale degli studenti che hanno partecipato è di 54 persone suddivise nei vari livelli di classe: corso base per principianti (N

°

10); corso di livello elementare (N

°

5);

corso con supporto online (N

°

6); corso di grammatica (N

°

4); corso di livello pre- intermedio (N

°

9);

corso di livello intermedio (N

°

5);

corso di livello avanzato (N

°

15).

Nel Grafico n. 1

sono state riportate le

fasce d’età degli

studenti intervistati,

mentre il loro

55,41% era di sesso

femminile. Dal

(12)

174

4%

20%

4%

37%

15%

2% 18%

GRAFICO 5: DIFFICOLTÁ NELL'APPRENDIMENTO

scrittura Grammatica Lettura

Produzione orale Ascolto

Non so

Non ha fornito una risposta 3 3

26 19

3

GRAFICO 4: GRADO DI ISTRUZIONE

Grafico n. 2 si può osservare la motivazione principale che li ha spinti ad abbandonare le loro terre d’origine per raggiungere il Regno Unito è legata a motivi economici (48%). A tale ragione seguono quelle per motivi familiari (20%), di studio (15%) e per questioni politiche (13%), mentre il restante 4% non ha voluto fornire una risposta. Il Grafico n. 3, invece, evidenzia la provenienza dei partecipanti ai corsi di inglese, che riflettono quindi il carattere multilingue delle classi di inglese. Circa la metà loro (55,56%) aveva già avuto la possibilità di studiare la lingua inglese prima di arrivare nel Regno Unito e dal Grafico n. 4 vediamo che il campione esaminato presenta, infatti, un certo grado di istruzione. Occorre però rilevare che livelli di licenza, diploma o laurea conseguiti variano da Stato a Stato e ciò spinge i migranti ad iscriversi a corsi linguistici anche per poter acquisire nuovamente diplomi e/o lauree nella lingua seconda. Per quanto riguarda gli aspetti nell’apprendimento della lingua inglese in cui gli intervistati trovano più difficoltà, sono stati riportati nel Grafico n. 5. Tali ostacoli soggettivi vanno a influire nel corso della lezione e di cui l’insegnante dovrà tenere conto nella scelta dei piani didattici, oltre all’età, la nazionalità, le differenze nel grado di preparazione scolastica e la distanza della struttura grammaticale e lessicologia tra la lingua d’origine e quella inglese.

Come si può vedere dalla Tabella n. 1, 39 studenti su 54 si sono iscritti al corso di lingua nei sei mesi successivi al loro arrivo. Tra le

motivazioni che li hanno portati ad iscriversi al corso (Grafico n. 6) vi sono: la “difficoltà a trovare un lavoro”

(3 9%), seguito dalla “possibilità di comunicare con altre

persone” (31%), “studiare” (15%) e “accedere più

facilmente ai servizi basilari” (11%). Ancora una volta

(13)

175

6 12 6 18 4 2 1

37

2 3

33

8 3 11

24 3

22 10

39

26

Amici Colleghi di lavoro

Compagni di corso

Figli Coniuge o fidanzata/o

GRAFICO 7: LINGUE PARLATE NELLA VITA QUOTIDIANA

Entrambe le lingue L2

Lingua di origine Nessuna delle due lingue

39%

15%

31%

11%

4%

GRAFICO 6: PERCHÉ HAI DECISO DI ISCRIVERTI AD UN CORSO DI LINGUA?

Difficoltà a trovare un lavoro Per studiare

Per comunicare con altre persone

Per avere più facili accessi ai servizi base

Non ha fornito una risposta

troviamo i motivi economici in testa alle risposte e questo è ancora più evidente se si considera che il 72,22% avesse un lavoro o ne avesse svolto almeno uno nel Paese di origine, per scendere al valore di 40,74% nel Regno Unito. La quasi totalità degli intervistati ha individuato nella “bassa conoscenza della lingua” (72,22%) il primo ostacolo nella possibilità di trovare un lavoro. Tra le altre motivazioni fornite seguono:

“poche esperienze lavorative” (11,11%), “le giuste qualifiche per il lavoro” (5,56%),

“altro” (3,71% ripartito in modo eguale tra motivi legati all’età e quelli di salute) e, infine, il 7,41% “non ha fornito

risposta”.

Per inserirsi a 360

°

gradi nella società d’accoglienza, è importante per l’immigrato iniziare ad utilizzare i tutti gli ambiti della propria vita la lingua seconda. A tal fine è stato chiesto di indicare la

lingua che di solito è utilizzata per comunicare nell’ambito: amicale, lavorativo,

“scolastico” e familiare. Come si può verificare dal Grafico n. 7, tra gli amici e l’ambito

familiare predomina la lingua d’origine, mentre nell’ambito lavorativo prevale la lingua

seconda, ovvero la lingua inglese. I punteggi alti di assenza di attività linguistica

nell’ambito familiare e lavorativo dipendono essenzialmente dall’assenza di legami

familiari o opportunità lavorative al momento della somministrazione del questionario,

perciò sono state indicate come impossibilità di praticare entrambe le lingue. La

possibilità di far pratica con la lingua inglese, ma continuando ad utilizzare la lingua

madre, è stata rilevata durante i corsi al Migrants Resource Centre, poiché la diversità

linguistica presente “obbliga” a parlare una lingua comune per poter comunicare, in tale

caso la lingua inglese. Allo

stesso tempo, però, vi sono

maggiori opportunità di

incontrare persone della

propri a nazionalità e quindi

occasione di utilizzare

nuovamente la propria lingua

(14)

176

32 20

11 17

12 8 6

2 0

GRAFICO 8: ATTIVITÁ NEL TEMPO LIBERO

8 3

25

6 8

1 1

GRAFICO 9: PERCHÉ HAI SCELTO IL MIGRANTS RESOURCE CENTRE?

d’origine.

Al Grafico n. 8 si è rilevato che nelle ore libere, i migranti svolgono attività che permettono loro di venire a contatto con la lingua inglese e, ciò potrebbe essere segno di volontà di continuare a fare pratica anche al di fuori dell’orario di apprendimento formale al Migrants Resource Centre. Al Grafico n. 9 si riscontra una varietà di motivazioni che hanno fatto ricadere la scelta di iscriversi

ad un corso di lingua inglese al Migrants Resource Centre. La motivazione più elevata è la “gratuità dei corsi”, seguita da parità di punteggio tra la “buona qualità dei corsi” e la “vicinanza al luogo in cui abitano”. L’importanza di un’offerta gratuita è significativa per tutte quelle persone che non lavorando non possono permettersi corsi di lingua offerti dalle altre community presenti nella città, le quali invece presentano costi generalmente inaccessibili considerato che la maggior parte non ha ancora trovato un lavoro. Particolare è il punteggio più elevato (seppur di poco) che ha il “sentirsi accolti” rispetto alla “flessibilità dell’orario dei corsi” che invece è un requisito importante se si pensa alla diversità degli orari secondo la tipologia di lavoro svolto. Ciò rileva che talvolta è molto importante anche lo spirito d’accoglienza nei processi di integrazione, poiché permette di avere un punto fermo e familiare per qualsiasi nuovo arrivato che si trova catapultato in un contesto socio- culturale lontano dal proprio.

Circa la difficoltà a trovare un centro linguistico, sebbene il 72,22%

abbia risposto in modo negativo, la maggior parte di essi ha saputo dell’offerta

(15)

177

linguistica del Migrants Resource Centre tramite il cosiddetto “passa parola” (83,33%).

Questo potrebbe essere un’indicazione positiva per quanto riguarda la qualità del centro, perché può significare che le persone partecipanti lo consigliano a parenti e/o amici.

Tuttavia, il passa parola può essere anche inteso come un quasi totale contatto tra migranti e istituzioni in grado di fornire indicazioni per le loro esigenze linguistiche. In realtà, un ruolo importante lo svolgono anche le altre organizzazioni, le quali forniscono servizi simili per i migranti, ma di fronte ad un’elevata richiesta di partecipanti o della distanza dal luogo abitativo, creano questa sorta di passaparola indirizzandoli a una nuova struttura.

Infine, alla domanda “sei mai stato discriminato per il tuo livello di conoscenza linguistica?” il 75,93% ha risposto in modo negativo, mentre il restante 24,07% pur rispondendo in modo affermativo non ha fornito una spiegazione. L’81,48% ha dichiarato importante la conoscenza di una lingua comune per favorire la coesione sociale tra individui di culture diverse e il 90,74% che la conoscenza della lingua del Paese di arrivo è molto importante ai fini dell’integrazione.

Dalle domande che sono state sottoposte agli operatori e agli insegnanti è scaturita la seguente riflessione. Tra i primi ostacoli che un migrante deve affrontare una volta giunto nel Paese di destinazione, “language is the key of self-ownership: without it, we are at the mercy of others and dependent on them. Regarding ‘the aspects of life’, obviously the most urgent and obvious are those related to the establishment of the migrant in the host country as he/she arrives: securing the right to stay, a place to live and a way to earn a living. But in the long run, social isolation and a limited access to the cultural possibilities the host society offers is the main consequence of not speaking the language” (Pablo M. – volontario del servizio Media&Policy). “The newcomers are isolated, not understanding how things work in the host country; not understanding the job market, if their qualifications are recognized or not in the UK; not being able to speak the language to ask for information, to read information, or to understand where to go and ask for clarification” (Bianca G. - consulente d’impiego e apprendimento).

“So it is very important it allows them to become independent and make informed

decisions about their future and their lives in the UK” (Laura M. – Coordinatrice dei

corsi d’apprendimento linguistico e per l’impiego). “Not knowing the host country

language makes people vulnerable” (Sylwia L. – Coordinatrice del progetto “Health

(16)

178

Inclusion). “The lack of knowledge how to access informative resources which could help to speed up their integration process. How can you fully function independently if you can’t express yourself? The language is vital when individuals want to be able act independently, express their needs, concerns or simply when they want to understand their rights in this country” (Ernesta M. – consulente d’impiego e apprendimento). “The English language for migrants is the first step towards integration. In the case of the UK where there are migrant communities from more than 150 member States of the United Nations, English is the common medium of communication” (Anselm V. – insegnante). “English gives them the confidence to do this as well as widening their social circles and helping them progress in the language” (Veronique W. – insegnante).

“Also it can limits their employment options and they have to rely on low paid illegal, insecure, irregular, casual jobs” (Ernesta); “it can help them find work or understand processes that are specific to the UK, such as the NHS, public transport, the job market or legal processes” (Veronique). “If migrants do not acquire an adequate level of English, they might have to depend on a third part such as an interpreter which could in some instances compromise on their privacy” (Anselm). “In other situation, migrants without fluent in English should be catered for” (Stephen S. - insegnante). “The language is the key that opens the door to the second main issue: the cultural gap”

(Pablo).

Tra i principali ostacoli individuate dagli insegnanti nell’apprendimento della lingua inglese, vi sono:

(a) “A low level of interaction with English” (Anselm) “due a limited exposure to English outside the class” (Stephen) “or if all the students were from the same country as they are likely to engage in conversations in their own language and not try as hard to learn English” (Mehmet N. - insegnante).

(b) “Time available to study” (Anselm);

(c) “Age is certainly a problem, particularly for those ages 50 or more. Older

students need significantly more time and more lessons to progress as far as

younger ones” (Stephen);

(17)

179

(d) “Cultural background and tradition of the countries they come from, i.e. in some cultures, women are not educated or have equal rights and that affects their confidence and mentality” (Victorine S. Agbana - insegnante);

(e) “The lack confidence. If a student starts with doubts as to their ability to learn the English language or they feel afraid of making a mistake or embarrassing themselves in front of other students they will struggle” (Mehmet);

(f) “The lack of motivation or less enthusiasm to learn when they come from cultures where learning is not recognized and rewarded” (Anselm);

(g) “A home language whose structure is completely different from English”

(Stephen);

(h) “Lack of previous education in the past, i.e. poor literacy skills in first language” (Lucy A. - insegnante);

(i) “Different education system and different learning styles” (Veronique).

Per rimuovere i suddetti ostacoli nell’apprendimento linguistico “migrants can be tackled to watch English TV, read news-papers and socialize with people speaking English (including fellow students) outside class and, if possible, through working”

(Stephen). “Motivating them to use English in their daily life as much as possible.

Encouraging them to engage in conversations with native speakers whenever possible or if they live with friends or family who speak their own language” (Richard R. – insegnante). “We try to make it a class of similar levels by periodical assessments”

(Anselm). “The mix of the above factors and the different levels of impact make the class less homogeneous” (Anselm). “In a small class of, say, six or less students, they can be given extra attention but this is hardly possible in larger classes” (Stephen).

“Sometimes the best solution is extra one-to-one tuition” (Stephen).

Per quanto riguarda la correlazione tra capacità comunicative e coesione sociale è stato affermato che: “Language learning and intercultural understanding are inextricably linked. Tolerance and empathy are key for good social cohesion” (Lucy);

“it helps integration and the understanding about migrants and makes the country more multi-cultural” (Richard). “Language learning increases people’s ability to communicate with each other and develops better understanding among communities.

By communicating with neighbors and other people they meet along their daily

(18)

180

activities they will be able to exchange views and opinions and listen to those of others”

(Shouvik D. - insegnante). “This it will help both parties to understand and accept each other and develop good relations” (Mehmet) and a “bridge to connect to the society and to elevate for quality of life” (Victorine).

In conclusione “MRC is a place where they can find people who understand their difficulties and barriers. A place where even without funding educational activities are run thanks to the hard work of the coordinator and volunteers. A place whose doors are open to everyone despite the eligibility criteria of some funding. A place where they can freely talk and be listened” (Bianca). “MRC offers a holistic service addressing the different needs of migrants where everybody is welcome and use their skills. Classes are free. People can find all the world in the classroom and therefore can learn from others, share experiences and break down prejudices about people from other countries/backgrounds and culture. For some people it is a point of reference, a place where they can learn, share and feel safe. It is a door to other opportunities. It is a second home” (Laura). “MRC is a safe heaven in a hostile city. It is a place for them to socialize while improving their situation, a place for them to realize their own potentialities and develop them. They discover that aren’t alone in their situation and become the subjects of their change at their own pace. The point strengths of MRC are in one word: people. Starting by the staff, that walks the extra mile in all they do, in a really inclusive way that lets users and volunteers participate and become part of the process, providing talent and ideas. Taking into account the limited physical means they have to work with, the task they do is simply titanic” (Pablo).

Il Migrants Resource Centre non è solo un centro di insegnamento linguistico per migranti, ma è anche luogo di incontro e rispetto reciproco. Il senso di ospitalità, cordialità e familiarità sono la testimonianza che un’ottica di apertura e di accoglienza nei confronti del “diverso” è il primo passo per favorire la fiducia in se stessi e la coesione sociale, incoraggiando quel senso di partecipazione attiva del migrante nella società in cui vive

5

.

5 La buona qualità di questo centro è stata riconfermata a gennaio 2013 con l’assegnazione dello standard di qualità – MATRIX Quality standard for information advice and guidance services – alla luce del mantenimento di buoni livelli di offerta di servizi, sebbene la progressiva riduzione di finanziamenti pubblici. Tale perdita è stata compensata con l’aumento di personale volontario che ha permesso di effettuare una buona redistribuzione delle risorse rimaste senza intaccare la fornitura di servizi.

Riferimenti

Documenti correlati

• Implementare e rafforzare le competenze tecniche dei volontari e degli aspiranti volontari nella gestione di sportelli informativi per cittadini stranieri.

Heba Ibrahim, mediatrice culturale Jamal Ouzine, mediatore

Johannes Diderik van der Waals Leyden 1837 – Amsterdam 1923 (Premio Nobel per la Fisica, 1910). Attrazione a

Coordinamento e integrazione delle politiche del lavoro e delle politiche sociali, innovazione e coordinamento amministrativo Flussi migratori per motivi di lavoro e politiche

sempre con la lettera MAIUSCOLA ed indicano a quale persona, cosa o animale ci si riferisce (es. Gaia, Lombardia, Pluto)..  Sottolinea di blu tutti

POSTINO GIANNI SCULTORE PRESIDENTE ROSSI MAESTRA ATTORE GIULIA BAMBINO FRANCESCO LUCIANO SCOLARO MICHELANGELO INSEGNANTE. MARIO SARTA LODI PITTORE

La registrazione del marchio da parte di una azienda assicura, cioè, la seconda condizione perché un prodotto possa rientrare nella classe degli oggetti denotati dal nome: esso

«A riprova dell’impe - gno degli ingegneri in questo fondamentale campo del lavo- ro - aggiunge Susanna Dondi - già da tempo il Consiglio na- zionale degli ingegneri e l’An -