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Capitolo 4
La svolta
4.1 Gli Stati Uniti escono allo scoperto
La decisione degli Stati Uniti e della CIA di intraprendere un‟escalation contro i sovietici in Afghanistan coincise con l‟arruolamento nella squadra di Avrakotos di un giovane stratega militare, le cui capacità si rivelarono enormemente superiori rispetto al grado ricoperto al momento dell‟ingresso nell‟Ufficio afghano: Michael G.Vickers1
.
Vickers proveniva dalla sezione paramilitare dell‟Agenzia, ufficialmente nota come Gruppo operazioni speciali, che stava ancora riprendendosi dopo i drastici tagli operati da Turner, il precedente direttore2.
Si era affermato come uno degli elementi più promettenti del suo corso eccellendo nelle più diverse discipline a cui era stato sottoposto durante il suo addestramento3.
Avrakotos era consapevole del fatto che avrebbe dovuto ingaggiare una vera e propria battaglia burocratica per strappare un elemento di tale valore ad una sezione che si stava risollevando da poco, ma, minacciando un intervento del direttore in persona, riuscì nel suo intento.
Non perse tempo ad incaricare Vickers di studiarsi l‟intero dossier e di proporre un pacchetto di iniziative volte a trasformare la guerriglia in una vittoria militare, prospettiva che, alla metà degli anni Ottanta, stava rivelandosi sempre più a portata di mano secondo diversi ambienti dell‟amministrazione Reagan.
1
Il grado ricoperto da Vickers al momento dell‟ingresso nell‟ufficio afghano era classificato dall‟esercito degli Stati Uniti come GS-11, equivalente ad un capitano dell‟esercito.
2 Il Gruppo operazioni speciali tornò in pena attività grazie agli sforzi di Casey che, in
seguito, promosse diverse missioni di addestramento a favore dei mujaheddin nei campi di addestramento dell‟ISI.
3 In dieci anni con i Berretti verdi era diventato un esperto del mondo militare sovietico,
di tecniche di guerriglia, demolizioni, armi, controterrorismo ed aveva conseguito diverse note di merito.
77 Acquisito Vickers, Avrakotos potette partire più sollevato per Zurigo
dove i vertici della Oerlikon, venuti a conoscenza dell‟ingente finanziamento varato dal Congresso, intendevano convincere l‟Agenzia della qualità della loro arma.
L‟agente della CIA, convinto che il cannone antiaereo svizzero fosse servito più come leva politica per spingere gli Stati Uniti ad un‟escalation che per abbattere elicotteri, si convinse sempre meno dell‟utilità di quell‟arma in mano ai mujaheddin, se non altro per il costo delle munizioni che avrebbe messo in seria difficoltà la tenuta del pur cospicuo budget che Wilson era riuscito a stanziare.
Tornato a Langley, decise di ridurre ulteriormente la percentuale di finanziamenti destinati all‟Oerlikon, risoluzione che anche Vickers condivise.
L‟ultimo arrivato, mentre il suo capo si trovava in Svizzera, era rimasto sia positivamente che negativamente colpito dai dossier letti sull‟Afghanistan: il valore che la resistenza stava mostrando nell‟affrontare i sovietici era enorme, essa stava confermandosi in crescita e ciò era un ottimo dato per le prospettive future della CIA4; fortemente negativo fu il giudizio in merito all‟attrezzatura fornita ai
mujaheddin. I ribelli erano sprovvisti innanzitutto di mezzi di
comunicazione moderni necessari per coordinare i loro attacchi oltre che di diversi altri articoli di cui Avrakotos venne messo al corrente5.
Vickers, come molti altri del resto, non condivideva la decisione di Hart di rifornire i mujaheddin con Lee Enfield poiché uno dei principi della moderna dottrina sulla guerriglia afferma come sia necessario rifornire la resistenza dello stesso tipo di arma del nemico sia per ottenere una certa parità di potenza di fuoco sia per poter riutilizzare le munizioni sottratte, non contando soltanto su ciò che la CIA era in grado di procurare6. Alla luce di ciò che aveva assimilato, Vickers elaborò rapidamente una strategia costituita da obiettivi generali, ognuno dei quali raggiungibile
4 Vickers venne colpito soprattutto dalla forza mostrata dai combattenti di Massoud che
nel 1985 aveva respinto ormai nove offensive dei soldati sovietici.
5 La resistenza necessitava di mortai, armi anticarro, mitragliatrici leggere, presidi
medici, stivali per evitare casi di congelamento, cibo, rilevatori di mine, fucili di precisione e d‟assalto.
6
78 tramite la fornitura ai ribelli di armi la cui tipologia e quantità veniva
prevista in dettaglio.
Assieme alla costanza della resistenza dei mujaheddin stava crescendo anche la volontà della CIA di dotare la resistenza di mezzi per mettere definitivamente in difficoltà i sovietici. Le intuizioni di Vickers si rivelarono essenziali per permettere ai mujaheddin di resistere alla violenta offensiva a cui diede vita l‟Armata Rossa tra il 1985 ed il 1986.
Figura 18: Le aree di azione dei maggiori gruppi di resistenza nel 1985: in verde a nord ed ovest erano attivi gli uomini di Massoud e Rabbani, in arancione le zone dove agiva Hekmatyar ed in giallo a sud le zone dove Mohammadi concentrò maggiormente le sue attività.
Il punto centrale della nuova strategia consisteva nel coordinamento della potenza di fuoco. La CIA doveva abbandonare la convinzione di poter vincere una guerra come quella afghana puntando tutto su di un solo tipo di arma; una combinazione di armi, secondo Vickers, sarebbe stata la
79 soluzione più vantaggiosa per i mujaheddin. La resistenza, per essere
realmente efficace, doveva essere capace di rispondere ai sovietici su qualunque campo, essere quindi in grado di abbattere sia soldati che carri armati che elicotteri, altrimenti, se fosse rimasta una falla, il nemico non avrebbe dovuto fare altro che continuare ad attaccare dove i ribelli si sarebbero rivelati più vulnerabili.
Il giovane stratega, con il consenso dei suoi colleghi e di Avrakotos, sostituì la fornitura di Lee Enfield con carichi di AK-47, organizzando unità di non più di cento elementi ai quali vennero distribuite tre “Dushka” per gruppo. Ritenendo il numero di questo tipo di mitragliatrice presenti sul campo già sufficiente, ne sostituì ulteriori forniture con mitragliatrici pesanti da 14,5 mm dotate di portata maggiore ma soprattutto in grado di perforare la corazza degli Hind, richiedendo inoltre mortai a più lunga gittata in modo da evitare di esporre eccessivamente i guerriglieri.
Avrakotos si rese immediatamente conto che tutto quello che aveva descritto Vickers avrebbe, solamente in termini di armamenti, sforato gli stanziamenti congressuali, senza considerare le implicazioni logistiche che un cambio di strategia così radicale avrebbe comportato7.
Il pacchetto di proposte ideate dal giovane stratega vennero divulgate a tutto l‟Ufficio afghano il quale riconobbe che erano così ben concepite da approvarne nove su dieci.
Vickers si proponeva di partire dal sostentamento dei mujaheddin; l‟obiettivo era portare la resistenza ad essere attiva per tutti i dodici mesi dell‟anno e per ottenere un risultato del genere erano necessarie linee di rifornimento costantemente efficienti e munizioni, ma anche kit medici e viveri sia per i combattenti sia per le loro famiglie.
Nel periodo in cui la visione di Vickers prendeva forma, giunse a scadenza il mandato di Charles Cogan come capo della Divisione Vicino Oriente, il cui posto venne preso da Bert Dunn.
7 Una maggior quantità di armamenti avrebbe richiesto più navi, autocarri, aerei,
magazzini e muli per trasportare il tutto attraverso le dissestate strade dell‟Afghanistan. Vickers stimò in circa un miliardo di dollari lo stanziamento sufficiente a finanziare quanto descritto; questa stima provocò il disappunto di Avrakotos il quale sapeva che quella cifra era superiore alla somma di tutti i finanziamenti per le operazioni della CIA. Per quanto potesse apparire impensabile alla metà degli anni Ottanta, negli ultimi anni di guerra il budget annuale della CIA toccò proprio il miliardo di dollari annui.
80 Il nuovo capo divisione, a differenza del precedente, aveva fiducia in
Avrakotos e fu positivamente colpito dal piano di Vickers. Per ottenere il definitivo via libera era necessario superare il vaglio del vicedirettore delle operazioni Clair George che in passato aveva avuto diversi motivi di screzio proprio con Avrakotos. Fortuna volle che Dunn fosse uno degli uomini più fidati di George che, in quel momento oberato di lavoro, si fidò del giudizio del suo uomo e concesse il permesso per l‟attuazione del piano.
In seguito a ciò e visto che l‟operazione stava divenendo sempre più complessa, Avrakotos fece intendere a Wilson che probabilmente era il caso di smorzare i toni in merito al pur residuale coinvolgimento degli israeliani nella guerra. Il capo dell‟Ufficio afghano non voleva rischiare di far saltare il delicato equilibrio che si era venuto a creare permettendo un eccessivo coinvolgimento di Gerusalemme.
Per accontentare il parlamentare, Avrakotos si impegnò a vagliare concretamente la possibilità di introdurre nel conflitto anche il missile terra-aria Blowpipe, di produzione britannica8. Ma tutto ciò rientrava ancora nella logica fallimentare, originata dall‟ossessione di Wilson, che aveva indotto a credere che il problema degli Hind fosse risolvibile con l‟introduzione di un unico tipo di arma.
L‟approccio alla guerra era mutato alla radice con l‟arrivo di Vickers, il quale applicò con ferrea logica i principi con i quali era stato formato, anche all‟apparentemente irrisolvibile problema degli elicotteri sovietici. Avrakotos, infrangendo ancora una volta il regolamento, organizzò un colloquio tra Wilson ed il suo giovane stratega9 che illustrò brillantemente la ricetta che riteneva necessaria: una combinazione di armi tra le quali mitragliatrici pesanti da 14,5 mm ed un ingente aumento di forniture di SA-7 e Blowpipe.
8 In servizio dal 1975, il Blowpipe è un sistema d‟arma portatile lungo 1,4 m che
,carico, arriva a pesare quasi 22 kg. L‟arma è capace inoltre di una gittata di 3,5 km e dotata di un sistema di mira automatizzato ma, suo punto debole principale, di un sistema di guida manuale che richiede quindi un certo addestramento.
9 Un funzionario di livello GS-11come Vickers normalmente non avrebbe potuto incontrare un parlamentare, tantomeno per discutere di una guerra segreta della CIA o dei tipo di armi da utilizzare.
81 Le mitragliatrici pesanti avrebbero potuto sostituire in un colpo solo sia
le “Dushka” che gli Oerlikon mentre la combinazione dei restanti due sistemi d‟arma sarebbe potuto rivelarsi letale per gli Hind10
.
Figura 19: Una mitragliatrice pesante da 14,5 mm.
Wilson, durante questi mesi cruciali, continuò a mantenere rapporti con tutte le realtà che decisero di prendere parte all‟avventura afghana, fu così che all‟inizio del 1985 venne Vickers convinse i suoi interlocutori che l‟effetto della somma sarebbe stato maggiore di quello dei singoli. Ogni sistema d‟arma aveva le sue debolezze ma esse, nell‟ottica di questa nuova strategia, dovevano essere compensate tramite la fornitura ai
mujaheddin di un‟ulteriore sistema d‟arma che non fosse caratterizzato
dalla stessa vulnerabilità. Solo in questo modo i piloti degli Hind avrebbero iniziato ad essere consapevoli di non essere più sicuri né a terra, né in aria in Afghanistan.
Durante i mesi in cui l‟Ufficio afghano elaborò questo piano, Wilson si diede molto da fare in Congresso riuscendo a far lievitare il budget delle operazioni fino a duecentocinquanta milioni, i quali vennero raddoppiati dai sauditi, permettendo alla somma totale di raggiungere il mezzo miliardo di dollari; finanziamenti giunti con un tempismo eccezionale data l‟urgenza con la quale Vickers intendeva dare seguito pratico al suo piano.
10 Le mitragliatrici da 14,5 mm proposte da Vickers erano capaci di un tiro da 2 km in
confronto ai 1000 m della “Dushka”. Oltre a ciò erano meno costose e statiche degli Oerlikon. Il missile SA-7, a ricerca di calore, poteva inseguire il suo bersaglio per 5 km, mentre il Blowpipe, guidato da terra, non poteva essere deviato da razzi luminosi.
82 ricontattato dal ministro della difesa egiziano Abu Ghazala che intendeva
sottoporre al parlamentare alcune armi che avrebbero potuto essere utili in Afghanistan.
Il deputato decise di farsi accompagnare in questo ritorno in Egitto dal suo amico Avrakotos, dall‟esperto di demolizioni Alper e da Vickers, così da avere immediatamente a disposizione l‟opinione della CIA in merito ai sistemi d‟arma che sarebbero stati visionati.
Il primo dispositivo ad essere testato durante la dimostrazione organizzata dagli egiziani fu il cannone antiaereo sovietico ZSU-23.
Figura 20: Il cannone antiaereo di produzione sovietica ZSU-23.
L‟arma si rivelò eccellente in quanto a facilità d‟uso e precisione di tiro, ma era sfortunatamente dotato di una base pesante circa tre quintali, quindi assolutamente intrasportabile a dorso di mulo, risultando bocciato il suo utilizzo. Il gruppo venne in seguito portato a visionare un magazzino nel deserto dove gli egiziani avevano ammassato circa ottocento SA-7 risalenti alla guerra del 1973, che però si trovavano in pessime condizioni di conservazione e non potettero essere acquistati. Messo in difficoltà dai fallimenti delle sue dimostrazioni, il ministro giocò la sua carta migliore accompagnando la delegazione al più importante centro di ricerca e sviluppo dell‟esercito dove, tra le altre cose, Avrakotos scoprì che lavoravano anche scienziati francesi.
Il centro stupì i visitatori che non si sospettavano dell‟esistenza in Egitto di un luogo dove si faceva utilizzo di una tecnologia che appariva quasi fantascientifica per il suo avanzamento. L‟esperto di demolizione Alper trovò sicuramente ciò che cercava dal momento che scoprì come i tecnici egiziani potevano nascondere congegni esplosivi ad alto potenziale anche negli oggetti più impensabili o produrre congegni da far aderire agli
83 automezzi sovietici11. Solo alla fine della visita Avrakotos trovò un‟arma
che lo lasciò senza parole: il razzo “Katiusha” da 122 mm.
Essa venne considerata una delle armi che risolsero a favore dei sovietici l‟assedio di Stalingrado ed Avrakotos decise di comprare tutte le cinquantaquattro che trovò nei magazzini di Abu Ghazala. Questo limitato rifornimento giunse in Afghanistan nella primavera del 1985, ma già in estate la CIA aveva convinto gli egiziani a riaprire la linea di produzione del razzo, giungendo ad ordinarne settecento, che sarebbero entrati in azione entro la fine dell‟anno.
Il razzo “Katiusha”, anche se poco preciso, rappresentò un innesto molto importante, soprattutto per l‟effetto demoralizzante nei confronti dei sovietici e per rinforzare la combinazione di armi antiaeree progettata da Vickers. L‟arma si rivelò estremamente utile a tenere per giorni, da una distanza di sicurezza, sotto assedio l‟aeroporto militare di Bagram, poco distante da Kabul, dal quale a volte i velivoli sovietici non riuscivano neanche a decollare.
Introdotto Avrakotos negli ambienti del ministero della difesa egiziano12, Wilson potette tornare a tessere le sue trame al Congresso, lasciando all‟agente della CIA la conclusione delle numerose trattative che portarono il volume di fuoco contro l‟Armata Rossa a livelli inimmaginabili solamente un anno prima.
Nonostante le sue reticenze, la tappa successiva all‟Egitto del viaggio di Avrakotos fu Israele, dove Zvi Rafiah, amico di Wilson e uomo della IMI e del Mossad, informò il capo dell‟Ufficio afghano che i suoi tecnici avevano quasi messo a punto il cannone antiaereo “Charlie Horse”, il quale adesso necessitava solo dell‟avallo dell‟Agenzia per poter iniziare ad operare in Afghanistan13.
11 La squadra di Avrakotos, alla visione di questi congegni, immaginò immediatamente
come essi potevano tornare utili per far saltare autocarri sovietici sotto il tunnel del Salang, bloccando per giorni tonnellate di rifornimenti.
12 Avrakotos riuscì a mettere in concorrenza sul piano del prezzo e della qualità
produttori cinesi ed egiziani consentendo alla CIA un risparmio rilevante nelle forniture ai mujaheddin.
13 Gli israeliani progettarono il “Charlie Horse” perché fosse alimentato con razzi da
2,75 mm. Questa scelta venne operata sulla base delle informazioni che il Mossad possedeva sugli arsenali degli Stati Uniti i quali risultavano essere ancora ben forniti di questo tipo di razzo, già utilizzato in Vietnam.
84 I finanziamenti che gli Stati Uniti versarono in Afghanistan contribuirono
ad un‟escalation non solo per quanto riguardava le armi, ma anche per tutta una serie di attività che affinarono enormemente la capacità belliche dei mujaheddin. Ai ribelli vennero infatti insegnate una moltitudine di tecniche di terrorismo urbano e di assassinio che lasciarono amaramente sorpresi i soldati dell‟Armata Rossa.
Nel 1985 la guerra afghana assorbiva già il 50% del budget totale della CIA per le operazioni ed era destinato a salire. L‟unico ostacolo che spesso si ripresentava era l‟incapacità dei sauditi di rispettare i tempi dei pagamenti.
La CIA era ormai arrivata a stanziare una cifra a dir poco considerevole e Casey ritenne opportuno, accompagnato da Avrakotos, recarsi a Riyadh per avere un colloquio diretto con re Fahd al fine di sondare la volontà dei sauditi di continuare ad onorare l‟accordo esistente. La spedizione del direttore si risolse in un grande successo, si giunse infatti alla conferma dell‟accordo grazie anche ai preziosi consigli dispensati da Avrakotos, che, trattando da anni con la casa regnante, aveva maturato ormai una certa esperienza.
Sistemata la pratica saudita, Avrakotos tornò a Langley dove ormai l‟Ufficio afghano funzionava a pieno regime nella gestione della guerra segreta14 e dove Vickers lo mise al corrente di un‟ulteriore innovazione strategica. Il giovane decise di mettere definitivamente da parte la concezione, risalente ai tempi della gestione di Hart, secondo la quale la migliore tattica era armare il maggior numero di mujaheddin. Secondo Vickers, dato l‟innalzamento del livello tecnologico delle armi fornite, si rendeva assolutamente necessario concentrare i rifornimenti a favore di un massimo di centocinquantamila ribelli, diminuendo ma comunque mantenendo, un adeguato livello di forniture ai restanti duecentocinquantamila15.
14 La squadra di Avrakotos nella gestione delle operazioni afghane ebbe a vario titolo
rapporti con Singapore, Canada, Francia, Arabia Saudita, Pakistan , Gran Bretagna, Cina , Israele ed Egitto.
15 Vickers, grazia anche all‟aiuto di alcuni marines riuscì a far passare il numero dei
corsi d‟addestramento per i mujaheddin da cinque a venti e la loro durata da una settimana ad un mese migliorandone sensibilmente la qualità.
85 Gli afghani vennero anche riforniti di moderni mezzi di comunicazione,
così da essere in grado di coordinare attacchi nonché di mantenere un collegamento con gli ufficiali dell‟ISI al di là del confine.
Di fondamentale importanza per il passaggio della maggior parte dei rifornimenti si rivelò la cosiddetta zona del “Becco del Pappagallo”, cioè quella lingua di territorio che penetra i confini afghani in direzione di Kabul, all‟estremità della quale è situata la città di Parachinar che strategicamente si rivelò utilissima per gli uomini dell‟ISI e scarsamente controllabile dagli uomini dell‟Armata Rossa.
Figura 21: La zona del “Becco del Pappagallo”e Parachinar.
L‟altro congegno, fornito dagli uomini di Avrakotos, che svolse una parte importante nel mutare le sorti della guerra non era più grande di una moneta. Art Alper, l‟esperto di elettronica e demolizioni dell‟Ufficio afghano, era riuscito ad inventare un rivelatore di elicotteri da combattimento, che, basandosi sulle onde sonore emesse dal rombo dei motori, indicava anche la direzione di provenienza del mezzo, così da
86 poter mettere in grado i mujaheddin di nascondersi in tempo. La CIA
notò con felicità, ed un po‟ di preoccupazione, la velocità con la quale dei guerrieri tribali riuscirono ad imparare ad utilizzare gli strumenti bellici più moderni16.
Vickers, grazie alla copertura del suo basso grado, aveva ormai preso il controllo operativo dell‟operazione ed era stato autorizzato da Avrakotos a compiere brevissimi viaggi, che potevano toccare la Cina, l‟Inghilterra o il Pakistan, durante i quali venivano piazzati ordini da svariati milioni di dollari per armi o altro materiale.
Dopo l‟entrata in campo degli Spetsnaz17
e l‟estensione dell‟offensiva da parte dell‟Armata Rossa, la CIA temette seriamente che per i mujaheddin non ci fosse più speranza, ma fortunatamente tutto l‟equipaggiamento, di cui Vickers aveva predisposto l‟arrivo mesi prima, giunse ai ribelli che riuscirono a resistere. La CIA venne informata con un anticipo di mesi riguardo all‟intenzione del Cremlino di coinvolgere i corpi speciali in Afghanistan. Ebbe quindi tempo e modo di predisporre addestramenti per i combattenti incentrati sulle tattiche da utilizzare contro questi temibili militari. Ben presto, grazie ad affinate tattiche di guerriglia ed imboscate, furono i mujaheddin che cominciarono a dare la caccia agli Spetsnaz, attirandoli in anfratti minati sotto il tiro delle mitragliatrici e provocando ingenti perdite18.
Tutto ciò fu reso possibile ancora grazie agli ufficiali dell‟ISI che, coordinando trasporti ed addestramento, consentirono alla CIA di risparmiare milioni di dollari. Oltre a ciò cominciarono ad insegnare una pratica che per gli americani era strettamente vietata: l‟omicidio selettivo contro gli ufficiali più alti in grado19.
16
K.Lohbeck, Holy war, unholy victory: eyewitness to the CIA's secret war in
Afghanistan, Washington, Regnery Gateway, 1993, p.218.
17 Voyska spetsialnogo naznacheniya, forze speciali sovietiche. Gli Spetsnaz possono
essere considerato il corpo equivalente alle United States Army Special Forces o “Berretti verdi”. Dipendenti dal GRU, erano addestrati alla guerra non convenzionale e al compimento di operazioni speciali.
18 V.Suvorov, Spetsnaz: The Inside Story of the Soviet Special Forces, New York, W.W.
Northon & Co., 1988, pp.186-189.
19
I mujaheddin vennero addestrati ad identificare un generale in base alla sua posizione all‟interno di un gruppo di soldati o all‟interno di una base militare. Più alto era il grado dell‟ufficiale ucciso più cospicua sarebbe stata la riscossione della taglia. Ufficialmente i vertici della CIA non erano a conoscenza di queste pratiche, più plausibilmente si finse di non sapere per non ostacolarle.
87 Per la CIA non fu facile convincere i pakistani ad intraprendere
l‟escalation progettata poiché Zia temeva ancora una ritorsione sovietica oltre i suoi confini. Illustrati diversi rapporti, fu evidente che i sovietici avevano già abbastanza problemi in Afghanistan per poter seriamente minacciare il Pakistan. Probabilmente Zia era a conoscenza di ciò ma decise comunque di tirare la corda con gli Stati Uniti al fine di ottenere maggiori finanziamenti per il suo governo. Raggiunto il suo scopo, informò il responsabile per la guerra afghana, Mohammed Yousaf, di collaborare con gli americani seguendo i piani che essi avevano predisposto, anche se pare che il piano di omicidi mirati sia stato il frutto più di un‟iniziativa di Islamabad che di Washington20
.
L‟escalation comportò serissimi problemi dal punto di vista della logistica che mai prima si erano presentati a causa del numero limitato di mezzi che in precedenze, ad esempio durante il periodo di Hart, venivano fatti pervenire ai mujaheddin.
Il grosso dei rifornimenti giungeva a Karachi via mare o ad Islamabad via aerea e veniva trasportato fino al confine tramite treni o autocarri. Per riuscire a giungere nella maggior parte delle zone dove era attiva la resistenza si era obbligati a trasportare il materiale a dorso di mulo, di cammello o a spalla. Tutti metodi che nel 1985 si trasformarono in autentici incubi logistici.
Avrakotos si rapportò al problema con la foga dedicata ad una questione di sicurezza nazionale; la situazione infatti, al di là di alcuni aspetti comici, iniziava a farsi seria. Vickers in alcuni ultimi suoi viaggi venne informato del fatto che in Pakistan si era rivelato impossibile svuotare alcuni magazzini di armi a causa della mancanza di mezzi per oltrepassare il confine.
Vennero inviati agenti in tutto il globo al fine di scovare la partita di muli che si rivelasse meno dispendiosa per la CIA21, la quale stipulò un primo
20 M.Abou, Zahab,O.Roy, Islamist networks: the Afghan-Pakistan connection, London,
C.Hurst & Co., 2004, p.55.
21 Venuto a conoscenza di ciò il direttore della CIA chiamò Avrakotos dicendo: « Mi
stai prendendo in giro. Stai comprando muli?». Il capo dell‟Ufficio afghano illustrò la situazione e fece comprendere a Casey la gravità delle perdite per l‟Agenzia che potevano costituire magazzini pieni di armi inutilizzate.
88 contratto con l‟Egitto, anche se la maggior parte degli animali utilizzati
in seguito provenne dal Tennessee e dalla Repubblica Popolare Cinese. Sistemato questo problema se ne presentò uno ulteriore che avrebbe potuto far saltare la copertura all‟intera operazione: la corruzione.
Per Avrakotos era perfettamente accettabile che, nei rapporti con l‟ISI, una percentuale, seppur minima, del materiale o dei finanziamenti andasse perduta nei rivoli della burocrazia sotto forma di bustarelle o altro. Tutta l‟esperienza che il capo dell‟Ufficio afghano aveva accumulato durante la sua carriera gli aveva insegnato che nella gestione di operazioni tanto vaste si rendeva assolutamente necessario l‟utilizzo di pratiche non strettamente legali per conseguire i propri obiettivi, d‟altronde tutta l‟operazione era una grande azione illegale.
Alcuni parlamentari del Partito repubblicano richiesero alcune rassicurazioni in merito al fatto che il grado di corruzione rimanesse sotto il livello di guardia. La situazione venne gestita con sangue freddo e la squadra di Avrakotos riuscì a mantenere segreta ancora un volta l‟entità delle operazioni in Afghanistan22.
Grazie alla professionalità mostrata in numerose occasioni, la CIA e la causa afghana stavano riscuotendo sempre maggiori consensi all‟interno dell‟amministrazione che si decise infine a mutare l‟obiettivo finale della guerra, come chiesto dalla squadra di Avrakotos: gli Stati Uniti, da quel momento, intendevano cacciare l‟Unione Sovietica dall‟Afghanistan. Il primo atto coerente con questo nuovo obiettivo fu estendere il fronte del conflitto e la presenza fisica degli americani sul territorio afghano. L‟AID23
venne incaricato, sotto l‟egida del dipartimento di Stato, di creare il programma “Cross Border”, che nel 1985 venne dotato di un irrisorio finanziamento da sei milioni di dollari.
Il dipartimento di Stato, vincendo la sua proverbiale prudenza, decise di compiere questo rischioso passo manifestando apertamente la sua volontà di affiancare la CIA, dal punto di vista umanitario, nel sostegno ai
22 Ai parlamentari venne mostrato come le consegne di armi venissero dotate, a
campione, di sensori rilevabili via satellite che permettevano agli uomini di Langley di controllare la destinazione finale dei carichi. In più venne predisposta una squadra di agenti europei, operanti sotto copertura, incaricati di sorvegliare il tragitto dei rifornimenti. Allo stesso scopo la CIA reclutò sul posto uomini tra i mujaheddin e all‟interno dei servizi pakistani.
23
89
mujaheddin24. Il programma sarebbe anche servito a spedire in
Afghanistan personale medico americano per insegnare alla popolazione a curarsi dalle ferite o dalle malattie più elementari, ma anche per diffondere negli Stati Uniti ed in tutto il mondo notizie su un teatro di guerra dimenticato, dove i sovietici, in difficoltà, stavano compiendo atrocità indicibili, soprattutto ai danni della popolazione civile.
Gradualmente il finanziamento del programma “Cross Border” cominciò a lievitare ed i funzionari sul campo iniziarono ad avere contatti sempre più frequenti con i ribelli. In quanto personale umanitario e non militare, il divieto dell‟ISI veniva aggirato nella più stretta legalità. Fu così che parte dei finanziamenti venne impiegata, su suggerimento degli afghani, per acquistare autocarri e fuoristrada di cui c‟era estremo bisogno25. Gli obiettivi del programma consistevano nel conquistare il cuore e le menti degli afghani e nel contrastare la strategia della “terra bruciata” che i sovietici cominciarono ad applicare per fiaccare il morale dei combattenti. A causa della violenta escalation imposta da Mosca, il presidente pakistano Zia subì un flusso di migrazione che non sarebbe stato sostenibile a lungo. Tramite il costante afflusso di medicinali, cibo e beni di prima necessità il programma “Cross Border” cercò di arginare anche questo fenomeno.
Gli Stati Uniti decisero di rendere sempre più visibile agli afghani la loro presenza, innalzando bandiere nei campi profughi dove il programma costruiva ambulatori, ospedali da campo o scuole. L‟uomo che più si spese sul campo in queste iniziative fu Larry Crandall, al quale Wilson garantì immediatamente protezione26 e fondi dal Congresso.
Crandall si adoperò alacremente per far costruire ponti e strade, soprattutto nel nord dell‟Afghanistan e nella zona del Panshir, per migliorare il passaggio di aiuti umanitari ma anche per creare vie più
24
Come accadde anche in Vietnam, il programma della AID venne utilizzato anche dalla CIA come copertura per alcuni suoi agenti, soprattutto su spinta di Wilson ed Avrakotos.
25 S.Bazgar, The Spirit of the Afghan Resistance, Paris, Denoel, 1987, pp.113-114. 26
Crandall necessitava di protezione nei confronti dei suoi superiori dell‟AID secondo i quali il suo programma di aiuti in Afghanistan era d‟importanza residuale e poteva essere soppresso. Wilson, grazie anche ad altri parlamentari, riuscì a portare i finanziamenti per “Cross Border” a 15 milioni nel 1986, a 30 nel 1987, a 45 nel 1988 ed a 90 milioni al suo culmine nel 1989.
90 agevoli ai i rifornimenti che dovevano arrivare a Massoud e agli altri capi
mujaheddin.
In un periodo durante il quale la resistenza sembrava sul punto di cedere, fu il lavoro di Crandall che contribuì maggiormente a rincuorare ed a rivitalizzare il morale degli afghani che, nel loro momento più buio, ebbero finalmente la sensazione di avere al loro fianco la superpotenza americana intenta a ricostruire il loro paese per il prossimo futuro nel quale la guerra sarebbe finita e i sovietici se ne sarebbero andati.
Ben presto l‟equipaggiamento più delicato che gli Stati Uniti facevano pervenire in Afghanistan cominciò a passare attraverso gli ospedali dell‟AID27
ed il ruolo del programma divenne così rilevante che Crandall comincio ad essere invitato alle riunioni della CIA, essendo suoi gli unici uomini che avevano contatti diretti con la resistenza. Lo scopo era promuovere una graduale sovrapposizione di compiti e personale tra il programma umanitario “Cross Border” e l‟operazione di guerriglia segreta della CIA, così da arrivare al tanto agognato contatto tra gli uomini dell‟Agenzia ed i ribelli28
che avrebbe definitivamente spazzato via l‟ansia dei vertici della CIA di nascondere la “mano americana” nel conflitto.
Alla fine del 1985, mentre i democratici alla Camera stavano per porre fine al flusso di finanziamenti in favore dei Contras in Nicaragua, il programma afghano si accingeva a superare il mezzo miliardo di dollari, frutto anche dell‟ identità degli intenti tra presidenza e Congresso e della professionalità degli agenti CIA tenuti nel non far trapelare nessuna informazione, neanche all‟interno dell‟Agenzia stessa29
, in merito a ciò che si stava facendo.
L‟escalation portata avanti dagli Stati Uniti si concretizzò, per opera di Wilson, anche grazie ad un programma finanziato dalle Commissioni stanziamenti di Camera e Senato, il “Programma di perfezionamento degli armamenti” che proponeva l‟introduzione nel conflitto afghano di
27 Alcuni di questi materiali delicati erano telescopi per fucili di precisione o altri
componenti per armi evidentemente destinate all‟omicidio.
28
G.Crile, My Enemy’s Enemy, Milano, Il Saggiatore, 2005, pp.352-353.
29Come stabilito dalla CIA, i capi divisione, cioè coloro ai quali è affidata la
competenza di una determinata area geografica, non conoscono l‟operato del loro predecessore né del loro successore e tantomeno dei colleghi che si occupano di altre aree geografiche.
91 armi non convenzionali ad alta tecnologia30. Il finanziamento da dieci
milioni di dollari e l‟adeguatezza del materiale al teatro afghano vennero personalmente discussi da Wilson con il segretario della Difesa Caspar Winberger che trovò condivisibili le proposte del parlamentare31.
Una questione che da mesi contrapponeva Wilson ad Avrakotos era il coinvolgimento di Israele nell‟operazione afghana. Il deputato esercitò pressioni sempre maggiori perché l‟Agenzia accordasse alla IMI un contratto per la fornitura di “Charlie Horse”. Il capo dell‟Ufficio afghano era convinto che un coinvolgimento massiccio di Israele avrebbe seriamente indisposto i sauditi, che stavano continuando ad eguagliare tutti i progressivi stanziamenti del Congresso, ma, oltre a ciò, Avrakotos non poteva rivelare a Wilson che Israele stava facendo affari con l‟ufficiale dei Marines Oliver North riguardo ad una intricata trattativa che portò gli Stati Uniti a vendere armi all‟Iran di Khomeini in cambio di denaro che venne versato nelle ormai prosciugate casse dei Contras32. La questione venne comunque superata dato che Wilson decise di accantonare il discorso dei “Charlie Horse” per concentrarsi con Avrakotos su un‟altra innovazione, sempre di produzione israeliana, riadattata nei laboratori del Pentagono dagli uomini del “Programma di perfezionamento degli armamenti”: il “mortaio spagnolo”. Il “mortaio spagnolo”, così chiamato per depistare eventuali intercettazioni sovietiche, era un congegno che permise ai mujaheddin di comunicare direttamente con i satelliti americani al fine di ottenere informazioni molto precise riguardo gli obiettivi da colpire. Questa, come molte altre invenzioni, contribuirono a fare della resistenza afghana quella massa di tecno-guerriglieri che Vickers aveva concepito da quando si era messo al
30 Il programma venne ideato e proposto a Wilson da Vaughn Forest, un assistente di un
parlamentare che, dopo un viaggio in Afghanistan, aveva preso a cuore la causa dei
mujaheddin.
31
Durante il colloquio con il segretario della Difesa, Wilson richiese che sul programma venisse applicata una deroga totale in base alle disposizioni di massima sicurezza, in pratica il programma non doveva subire alcun controllo ufficiale e doveva entrare immediatamente in esecuzione. Venne richiesto il lavoro di diversi ingegneri del Pentagono per la realizzazione delle armi previste, infine Wilson richiese ed ottenne un certo potere di controllo sul programma stesso.
32 Avrakotos voleva evitare che l‟operazione afghana venisse anche solo sfiorata dal
quello che presentiva sarebbe diventato un grave scaldalo, l‟affare Iran-Contras, che avrebbe potuto minare la segretezza di tutta la guerra della CIA.
92 lavoro sul programma33. Milt Bearden, il nuovo capo della base di
Islamabad34, si convinse immediatamente dell‟utilità dei nuovi mezzi di combattimento e propose inoltre l‟addestramento di alcuni mujaheddin al tiro con la balestra: secondo le nozioni impartitegli dall‟Agenzia durante l‟addestramento, un nemico che si vedeva colpire un giorno da un congegno ipertecnologico ed il seguente da un‟arma quasi primitiva sarebbe stato psicologicamente molto provato. La sua intuizione si rivelò esatta.
Sempre Vaughn Forest suggerì a Wilson di inviare tutto l‟equipaggiamento ormai datato dell‟esercito americano in Afghanistan, perché nel 1986 i mujaheddin ancora denunciavano una carenza impressionante di abiti invernali, medicinali e altro. Grazie all‟influenza di Wilson, il presidente Zia si convinse a permettere i voli che vennero effettuati in tutta segretezza e sotto la stretta sorveglianza dell‟ISI, soprattutto durante le procedure di scarico.
Assieme a questo programma, Forest, Wilson e la lobby afghana a Washington35, ne fu concepito un altro che prevedeva il trasporto di un gran numero di mujaheddin feriti negli Stati Uniti, dove avrebbero potuto essere curati e rimessi in condizione di combattere. Questo programma, nelle intenzioni degli ideatori, avrebbe dovuto anche portare avanti quell‟opera di conquista dei cuori e delle menti degli afghani che gli americani avevano intenzione di compiere36.
Agli inizi del 1986 cominciò ad operare autonomamente in Afghanistan un personaggio noto tra i ribelli legati ai Fratelli musulmani37 e vicino ad Hekmatyar: Osama Bin Laden.
33 M.Bearden, J.Risen, The Main Enemy: The Inside Story of the CIA's Final Showdown with the KGB, Novato, Presidio Press, 2004, p.378.
34 Bearden successe a William Piekney nel luglio del 1986; a sua volta Piekney era
successo ad Howard Hart nel 1984.
35 La lobby afghana a Washington aveva raggiunto un‟ottima capacità d‟azione. Ad una
delegazione fissa, ogni paio di mesi se ne univa una proveniente direttamente dai campi di battaglia, cosi da poter presentare al politico di turno un resoconto dettagliato della situazione. La lobby arrivò ad incontrare i più importanti membri dell‟amministrazione Reagan, compreso il presidente, mentre nell‟ufficio di Wilson le delegazioni si avvicendavano con maggiore frequenza.
36 G.M.Farr, J.G.Merriam, Afghan Resistance: The Politics of Survival, Lahore,
Vanguard, 1988, p.113.
37 Una delle più importanti organizzazioni che propugnano un approccio politico
93 Il padre di Bin Laden, Muhammad bin „Awaḍ bin Lāden, originario
dello Yemen del Sud, era riuscito a costruirsi una fortuna in Arabia Saudita e, tramite le numerose commesse, era diventato il principale punto di riferimento della famiglia reale in ambito edilizio. Osama, abbracciata la causa dei mujaheddin fin dall‟inizio della guerra, assieme ad „Abd Allāh Yūsuf al-„Azzām, importante pensatore fondamentalista, diede vita al Maktab al-Khidamat al-Mujahidin al-ʿArab (MAK) nel 1984. L‟organizzazione aveva lo scopo, attraverso le sue sedi sparse per il mondo, di raccogliere fondi a favore dei ribelli i cui proventi, sotto forma di armi, munizioni ed equipaggiamento, venivano distribuiti ai combattenti dalla base di Peshawar. Nel 1986, nella città di confine, i Fratelli musulmani decisero di stabilire un altro giovane elemento ritenuto molto valido: Ayman al-Ẓawāhirī.
L‟azione del MAK ruotava prevalentemente attorno alle enormi disponibilità finanziarie di Bin Laden il quale promise che si sarebbe accollato le spese di tutti coloro che avrebbero deciso di venire a combattere in Afghanistan38. I servizi pakistani intravidero in questo tipo di iniziative un ulteriore fonte di disturbo nella guerra ai sovietici tanto da costituire una sezione speciale, all‟interno dell‟Ufficio afghano, che si occupasse di progetti umanitari e costruzioni. La messa a nuovo di alcune infrastrutture strategiche, come ponti o strade, permise ai mujaheddin, nell‟ora più dura dello scontro con l‟Armata Rossa, di avere vie per la ritirata più sicure ed agevoli39. L‟impresa edile di Bin Laden, che concentrò i suoi lavori nella zona di Khost, ebbe un ruolo preminente in questo progetto, coadiuvata da finanziamenti sauditi concordati con il capo del GID, Turki. Le ambizioni dello sceicco saudita lo portarono in seguito a rompere con il suo maestro, Azzām, ed a costruire a Jaji, uno sperduto villaggio tra Gardez e Khost, il primo centro d‟addestramento sotto il suo comando, sul modello di quelli pakistani gestiti dall‟ISI.
38 La CIA, vedendo di buon occhio queste iniziative ma non sapendo concretamente
come rapportar visi, non ostacolò queste campagne arabe di reclutamento.
39
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Figura 22: Le zone di Khost e Gardez dove Bin Laden si rese più attivo dal 1986.
La durezza del conflitto, imposta dall‟intensificarsi delle azioni militari dei sovietici, spaventò molti alla CIA ma non Vickers.
Quando a Langley giunsero voci di un‟offensiva generale che aveva fatto cadere anche Khost nelle mani dei sovietici, furono in molti a prevedere il disastro, ma il giovane stratega aveva ben chiaro quali erano le reali possibilità dell‟Armata Rossa e della resistenza. Agli scettici che indicavano nella caduta della città la svolta della guerra in favore di Mosca, Vickers rispose con la forza della logica: mostrò le foto satellitari che ritraevano un‟ enorme fila di settantacinque convogli militari completamente distrutti ed in fiamme proprio sulla strada che da Kabul portava a Khost assieme ad altre speculari, scattate sulla via di collegamento tra l‟aeroporto militare di Bagram e la capitale. Avrakotos fu uno dei primi a visionare le foto e si rese immediatamente conto della loro importanza: la strategia dei sovietici consisteva nel controllare le città, tenere le roccaforti e operare incursioni nel resto del paese con forze mobili ma tutto ciò richiedeva rifornimenti costanti e sicuri; se i
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mujaheddin avessero continuato a colpire convogli di rifornimento così
imponenti, tutta la strategia sarebbe saltata.
Nell‟ ottobre del 1986 Wilson, svolgendo alcune ricerche, venne a sapere dell‟esistenza di un progetto, abbandonato dal Pentagono, da 300 milioni di dollari. Il parlamentare decise che avrebbe fatto di tutto per dirottare quei fondi inutilizzati verso il programma afghano, visto che la scadenza dell‟anno fiscale, quando tutti i fondi inutilizzati sarebbero tornati al Tesoro, era molto vicina. A causa della mancanza di tempo nessuna delle procedure solitamente richieste fu seguita e Wilson fu costretto a minacciare il Pentagono di un taglio di tre miliardi di dollari se non avesse ceduto alla sua richiesta. Ottenuti i fondi, la battaglia si spostò al Congresso dove era necessario convincere ancora una volta ogni commissione competente dell‟utilità di un innalzamento così drastico del budget per l‟Afghanistan. Grazie ad un ottimo rapporto redatto da Vickers40 ed ai suoi sostenitori, Wilson ottenne i 300 milioni, ma la questione non era ancora completamente risolta. La legge prevede che il denaro, anche stanziato, che risulti non speso entro la mezzanotte del 30 settembre, torni nelle casse dello stato, a meno che non venga impegnato in contratti, allorché può anche essere speso in un secondo momento. L‟Ufficio afghano e gli uomini di Avrakotos dovettero così in due giorni impegnare una somma enorme per non perderla. Miracolosamente vi riuscirono, assicurando alla resistenza il finanziamento che finalmente l‟avrebbe portata alla vittoria41
.
4.2 La disperata escalation dell’Unione Sovietica
L‟Unione Sovietica affrontò la sua più grave crisi di leadership in un momento cruciale per quanto riguardava la guerra in Afghanistan. Al Cremlino si avvicendarono infatti tre Segretari generali nel giro di un
40 Il giovane funzionario illustrò ancora una volta ed in modo dettagliato come la cifra
necessaria per assicurare ai mujaheddin l‟equipaggiamento per sconfiggere i sovietici si aggirasse sul miliardo e duecento milioni di dollari.
41
I 300 milioni stanziati dal Congresso lievitarono a 600 grazie ai sauditi, portando il budget totale ad 1 miliardo e 200 milioni di dollari annui. L‟Ufficio afghano inviò alla presidenza un “Memorandum di notifica” per assicurarsi che Reagan condividesse la decisione e che confermasse che l‟Agenzia non si era spinta al di là del dettato delle “Determinazioni presidenziali”.
96 anno, dal 1984 al 198542, ma fu solo con Gorbačëv che il problema
afghano venne finalmente affrontato con l‟urgenza che richiedeva.
Ai funerali di Černenko, il nuovo Segretario aveva violentemente intimato a Zia di interrompere l‟appoggio ai ribelli ma il presidente pakistano aveva negato ogni coinvolgimento. Al ritorno da Mosca Zia si disse talmente provato dall‟incontro che ordinò al suo pilota una fermata alla Mecca per raccogliersi in preghiera per il suo paese.
Gorbačëv decise, a poco tempo dall‟insediamento, di affidare il comando della 40°Armata all‟esperto generale Michail Zaicev43. Tale decisione rese evidente agli analisti della CIA come i sovietici fossero tutt‟altro che rassegnati, bensì molto determinati a vincere.
La 40° Armata passò immediatamente all‟offensiva mutando radicalmente le sue tattiche di battaglia: vennero interrotti gli attacchi condotti da enormi spiegamenti di forze e privilegiati quelli più ridotti, mobili, veloci e letali per i mujaheddin. Anche il Pakistan finì nel mirino di Zaicev, che ordinò diversi bombardamenti su alcune cittadine di frontiera e sconfinamenti di truppe allo scopo di tagliare i rifornimenti e dare un segnale forte a Zia.
Eccezionalmente Mosca decise anche di incrementare in maniera sensibile il numero di militari dei corpi speciali: gli Spetsnaz.
Il numero di militari di questo corpo coinvolti in Afghanistan salì a 4000. Questo numero preoccupò e confortò Vickers allo stesso tempo poiché, con questo incremento, le possibilità di vittoria tornavano ad abbassarsi ma, conoscendo il valore degli Spetsnaz, un utilizzo così massiccio era interpretabile anche come un gesto dettato dalla disperazione.
L‟Ufficio afghano dovette rivedere alcuni aspetti della sua strategia per poter prendere le misure adeguate a questo nuovo cambiamento della situazione.
42
Se consideriamo che il mandato di Andropov è durato solo due anni, dal 12 novembre 1982 al 9 febbraio 1984, la statistica peggiora ulteriormente. Ad Andropov successe Černenko che rimase in carica fino alla morte, avvenuta il 10 marzo 1985. Il suo successore fu Michail Sergeevič Gorbačëv, entrato il carica il giorno successivo. Compreso Brežnev, quindi, a capo del PCUS nell‟arco di tre anni, dal 1982 al 1985, si avvicendarono quattro Segretari generali. Un‟instabilità che l‟Unione Sovietica non aveva mai conosciuto dato che il periodo di governo di Stalin durò 31 anni, quello di Chruščëv arrivò ad 11 e quello di Brežnev addirittura 18.
43
97 Nei mesi seguenti all‟invio essi si resero protagonisti di una serie di
operazioni, uccisioni, combattimenti e sabotaggi che intimidirono notevolmente anche dei guerrieri valorosi come i mujaheddin.
Gorbačëv era fortemente preoccupato dell‟impatto economico che la campagna afghana cominciava ad avere sulla già debole economia sovietica44, così concesse un anno al generale Zaicev per aver ragione di una resistenza che stava già da mesi cominciando a dare segni di cedimento sia dal punto di vista fisico che morale.
Paradossalmente fu proprio il maggiore impegno profuso dagli Stati Uniti, tramite l‟aumento di forniture, a provocare un‟ulteriore sforzo da parte dei sovietici che, a questo punto, si temeva avrebbero messo in atto un attacco nei confronti del Pakistan o addirittura messo in campo armi nucleari tattiche.
Ad ulteriore testimonianza di quanto Mosca mirasse ad una definitiva stabilizzazione della situazione afghana, al generale Zaicev si decise di affiancare un altro “mostro sacro” dell‟Armata Rossa, il generale Valentin Varennikov45 che, dal 1979, ricopriva la carica di rappresentante a Kabul per il Ministero della Difesa e a cui adesso vennero dati ampi incarichi operativi.
L‟urgenza di risollevare la situazione si fece pressante per Mosca quando il KGB informò il Politburo che gli Stati Uniti, oltre alle già note operazioni di distribuzione di armi ai mujaheddin attraverso l‟ISI, stavano per dare il via ad un‟oscura serie di programmi che, aggirando i divieti di Zia, avrebbero presto portato personale americano direttamente in contatto con la ribellione.
La NSDD-166 (National Security Decision Directive) dal titolo “Aumento degli aiuti americani ai guerriglieri afghani” venne firmata da Reagan nello stesso mese, il marzo del 1985, che vide l‟ascesa di
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La CIA calcolò che gli stanziamenti dell‟Unione Sovietica per l‟Afghanistan nei 3 anni prima dell‟invasione si dovessero aggirare attorno ai 3 miliardi di rubli. Dall‟inizio dell‟invasione fino al 1986 vennero spesi circa 15 miliardi di rubli. In dollari, si calcola che il costo totale della guerra per Mosca abbia comportato la spesa di circa 50 miliardi.
45
Varennikov partecipò alla Battaglia di Stalingrado e alla presa del Reichstag a Berlino. Divenne in seguito uno dei tre generali più importanti dello stato maggiore e divenne il responsabile per gli affari militari sovietici nel Terzo mondo fino ad ottenere il comando congiunto con Zaicev nel teatro più caldo della Guerra fredda, l‟Afghanistan.
98 Gorbačëv al Cremlino. Lo stesso KGB, per fugare i dubbi americani sulla
forza della nuova leadership, consigliò al nuovo Segretario generale di rispondere duramente a questa nuova provocazione della Casa Bianca. Un elemento fondamentale che sfuggì allo spionaggio americano fu una riunione segreta del Politburo, convocata da Gorbačëv e tenutasi al Cremlino, il 13 novembre del 1986. La riunione iniziò con una relazione del capo di stato maggiore delle forze armate sovietiche, Sergej Akhromeev, il quale manifestò tutta la frustrazione derivante dal fatto di non essere riuscito a porre sotto il controllo russo l‟Afghanistan, neanche avendo a disposizione cinquantamila uomini e una quantità di mezzi incredibile. Gorbačëv, dal canto suo, stava maturando da un anno la decisione di ritirarsi e la espose per la prima volta proprio in questa riunione.
L‟intensificazione delle azioni militari che stava avvenendo sarebbe in realtà servita solo per assicurarsi uno stato neutrale alle spalle, una volta ritirata l‟Armata Rossa46
. D‟altronde lo stesso Segretario generale aveva già definito la guerra «una ferita sanguinante» nei primi mesi del 1986 ed aveva deciso, nel novembre dello stesso anno, di chiuderla definitivamente entro il 1987 o il 1988.
Tutto ciò sfuggì ai potenti mezzi della CIA che interpretò comprensibilmente questi sforzi in modo del tutto errato e non diede alcun credito alle analisi di coloro i quali invece avevano compreso le reali intenzioni del Cremlino e paventavano addirittura il disfacimento dell‟Unione Sovietica in capo a pochi anni.
La retorica reaganiana dell‟inossidabile “Impero del male” continuò ad essere portata avanti dai membri più in vista dell‟amministrazione come il vicepresidente Bush, il segretario alla Difesa Winberger e lo stesso Casey.
Nei suoi sei anni di direzione l‟Agenzia subì una forte politicizzazione in senso conservatore che, sopravvalutando le reali capacità dell‟Unione Sovietica, produsse una serie di rapporti che si avvicinavano più alla propaganda che alla realtà dei fatti; ciò provocò una scarsa capacità di
46 J.Fullerton, The Soviet Occupation of Afgnanistan, Hong Kong, Far Eastern
99 previsione degli epocali eventi che si sarebbero verificati a partire dal
1989.
Nei primi giorni di dicembre del 1986, il presidente afghano Najibullah venne convocato al Cremlino dallo stesso Gorbačëv allo scopo di essere messo al corrente della decisione del governo dell‟Unione Sovietica di ritirare le truppe entro un determinato lasso di tempo. Il Segretario generale manifestò tutta la sua irritazione riguardante il fatto di non essere preso sul serio dagli americani in merito alle sue intenzioni, ma volle principalmente assicurarsi che il presidente afghano avesse le capacità per mantenere stabile il governo di Kabul anche senza il supporto dell‟Armata Rossa.
Le intenzioni del Segretario generale si erano concretizzate già nell‟autunno del 1986, quando, agli ordini del generale Varennikov, ventimila soldati dell‟Armata Rossa diedero il via ad un‟offensiva che concentrò gli attacchi sovietici lungo il confine pakistano, nella zona di Khost, dove una squadra di “Hind” colpì duramente anche il campo d‟addestramento di Bin Laden. Più di 200 soldati sovietici ingaggiarono battaglia per una settimana contro lo sceicco saudita ed i suoi uomini, in tutto una cinquantina. Registrate ingenti perdite da entrambe le parti, Bin Laden e i suoi decisero di ripiegare in Pakistan. Questa battaglia, anche se coinvolse diversi gruppi, venne in seguito ampiamente sfruttata dallo sceicco saudita a fini propagandistici per acquisire una posizione sempre più preminente all‟interno del fronte dell‟ jihad47. I sovietici conquistarono Khost, interrompendo una delle via d‟accesso all‟Afghanistan dei rifornimenti per i mujaheddin, ma, dopo alcune settimane, dovettero amaramente constatare l‟inutilità strategica e l‟ingente sforzo che comportava continuare a tenere occupata una collina in mezzo al deserto. I sovietici, a causa della mancanza di rifornimenti e del continuo afflusso di combattenti dal vicino confine pakistano, non ebbero altra scelta che abbandonare la città, che tornò nelle mani dei ribelli.
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Nel 1987, durante i suoi viaggi per il Medio Oriente a fini propagandistici e di proselitismo, Bin Laden incontrò per la prima volta in Kuwait, il medico egiziano Ayman al-Zawahiri che, in seguito, sarebbe diventato suo vice alla guida di Al-Qāʿida ed infine numero uno in seguito alla morte dello stesso Bin Laden avvenuta ad Abbottabad, in Pakistan , il 2 maggio 2011.
100 Il Cremlino realizzò in modo sempre più chiaro gli inquietanti
parallelismi tra l‟occupazione che stava portati avanti in Afghanistan e quella condotta dagli Stati Uniti in Vietnam: la vicenda di Khost somigliava molto alla drammatica quanto inutile conquista statunitense di Hamburger Hill48; le ragioni dell‟intervento erano speculari, ovvero fornire aiuto ad un governo fantoccio tramite l‟invio sempre più massiccio di consiglieri, il finanziamento di un esercito, in questo caso quello afghano che, contando adesso trentamila unità delle centomila iniziali, costringeva i soldati dell‟Armata Rossa a combattere e subire perdite sempre più in prima persona, infine il dover fare i conti con una resistenza sempre più agguerrita e organizzata aveva reso i russi dipendenti in modo crescente dalla forza aerea.
Tra il gennaio ed il marzo del 1987 gli analisti del KGB dovettero riconsiderare molti aspetti riguardo le future mosse dei loro omologhi statunitensi e pakistani, infatti, il 29 gennaio, a causa di un colpo apoplettico, il direttore Casey venne sostituito temporaneamente da Robert M.Gates che il 26 maggio 1987 lasciò il posto all‟avvocato William H.Webster, mentre il generale Hamid Gul prese il posto di Rahman come Direttore generale dell‟ISI il 29 marzo. La generazione di uomini che, grazie ad ottimi rapporti personali, aveva dato vita e forza alla più grande guerra segreta mai condotta era scomparsa dalla scena in pochi mesi.
Lo scandalo Iran-Contras, a causa dell‟utilizzo di alcuni conti correnti comuni, stava portando la stampa americana a porre domande scomode riguardo l‟affidabilità di alcuni mujaheddin che gli Stati Uniti, fidandosi del Pakistan, stavano finanziando, soprattutto Hekmatyar.
Il KGB riuscì ad ottenere l‟informazione secondo la quale Bearden, il capo base della CIA ad Islamabad, aveva esercitato forti pressioni sull‟ISI perche venisse ridotto da un quarto ad un quinto del totale la percentuale dei rifornimenti concessi al capo mujaheddin49. Bearden aveva evidentemente ricevuto qualche telefonata imbarazzata da
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Khost, come Hamburger Hill, era un avamposto strategico ma indifendibile senza un continuo afflusso di rifornimenti. La sua conquista da parte dei sovietici si rivelò inutile in quanto i mujaheddin riuscirono a tagliare tutti i collegamenti con la città, costringendo infine i soldati dell‟Armata Rossa ad abbandonarla.
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101 Washington, dove la stampa stava cominciando ad essere pressante, ed
aveva dovuto agire di conseguenza. L‟intervento arrivava tardi visto che da quasi otto anni gli islamisti ricevevano il grosso dei rifornimenti; l‟equilibrio politico sul territorio era ormai nettamente a loro favore e per il KGB era perfettamente comprensibile che l‟ISI volesse assicurarsi un governo amico, una volta rovesciato quello filosovietico.
Gorbačëv sapeva che l‟estremismo islamico in Afghanistan era un problema per l‟Unione Sovietica e lo sarebbe presto diventato anche per gli Stati Uniti, decise quindi di sfruttare questo terreno comune per sondare il terreno.
Nel settembre del 1987 a Washington, durante un incontro tra Shultz e Shevardnadze, il ministro degli esteri sovietico ebbe modo di comunicare per la prima volta al segretario di Stato l‟intenzione dell‟Unione Sovietica di ritirarsi dall‟Afghanistan con le parole: «Ce ne andremo dall‟Afghanistan, potrà essere tra cinque mesi o tra un anno, ma non avverrà in un futuro remoto. Posso affermare in piena responsabilità che è stata presa la decisione politica di sgomberare»50. Il segretario di Stato era convinto della sincerità del suo omologo russo, ma la conversazione non venne comunicata agli altri membri del gabinetto per settimane per timore di essere indicato come un debole. Gli ambienti conservatori della presidenza avrebbero sicuramente bollato il tutto come un depistaggio in attesa di chissà quale mossa, ma, in realtà, i sovietici chiedevano seriamente agli Stati Uniti di affrontare congiuntamente il problema del radicalismo islamico che stava pericolosamente iniziando ad affacciarsi oltre i suoi confini.
I contenuti della conversazione vennero poi confermati in un incontro del 4 dicembre del 1987 tra Robert Gates ed il capo del KGB Kryuchkov. Gorbačëv propose un accordo a Reagan secondo il quale gli Stati Uniti avrebbero dovuto sospendere i rifornimenti ai mujaheddin una volta iniziato il ritiro sovietico poiché Mosca non avrebbe tollerato un governo filoamericano a Kabul, ma le intenzioni di Washington erano molto più limitate di quanto Gorbačëv potesse immaginare. Il vicepresidente Bush
50 M.Galeotti, Afghanistan: the Soviet Union's last war, London, Frank Cass,1995,
102 affermò infatti che « Noi non intendiamo affatto insediare a Kabul un
governo esclusivamente filoamericano. Non è questa la linea politica degli Stati Uniti». Il problema è che non c‟era nessuna linea politica prevista per il dopo-Najibullah e l‟interesse statunitense per l‟Afghanistan sarebbe svanito assieme all‟ultimo carro armato sovietico che avrebbe lasciato il paese.
4.3 Lo Stinger
Lo “Stinger” era considerato un‟arma molto importante per la difesa degli Stati Uniti, tanto da costringere lo stabilimento di produzione della General Dynamics, situato nei pressi di Los Angeles, a rimanere attivo ventiquattro ore al giorno. Lo “Stinger”, con la sua curiosa forma a tubo ed il colore verde, non sembrava essere un‟arma letale come in seguito si dimostrò in Afghanistan51.
Figura 23: Il missile antiaereo FIM-92 “Stinger”.
51 Lo “Stinger” è un missile antiaereo, terra-aria, spalleggiabile, lungo 1,52 m e con una
gittata di circa 5 km. La sua prima sperimentazione avvenne nel 1967 ma entrò in servizio solo nel 1981. Il suo costo si aggirava attorno ai 60/70.000 dollari ed era dotato di una testata ad alta penetrazione con 2,25 kg di esplosivo. Poteva essere sottoposto agli shock più violenti senza subire danni e risultare ancora perfettamente utilizzabile; era infine un‟arma dotata d‟impressionante facilità d‟utilizzo.
103 Ancora alla metà degli anni Ottanta, il teatro dove si pensava che gli
“Stinger” si sarebbero rivelati più utili era l‟Europa, dove i missili venivano spediti in massa appena conclusa la fase di produzione. Così facendo, gli elicotteri “Hind” in Afghanistan sarebbero rimasti un problema irrisolvibile.
Sia Avrakotos che Wilson sapevano che lo “Stinger” avrebbe potuto capovolgere al situazione, ma si riteneva che avrebbe costituito un rischio enorme mostrare il coinvolgimento americano in modo così palese o correre il pericolo di perdere una di quelle armi nei rivoli del contrabbando per finire a vederla puntata contro un mezzo americano. Per evitare l‟utilizzo di un‟arma di produzione statunitense venne anche testato l‟utilizzo del missile portatile di produzione svedese, l‟ RBS-70 che mostrò però l‟inconveniente di non poter essere lanciato a spalla, oltre che di pesare ottantasette chili.
Figura 24: Il missile terra-aria a guida laser di produzione svedese RBS-70.
Messi alle strette dall‟urgenza della situazione, Avrakotos e Wilson si misero d‟accordo per sondare, l‟uno all‟interno della CIA e l‟altro all‟interno del Congresso e degli ambienti del governo, le varie opinioni qualora si fosse deciso di rifornire di “Stinger” i mujaheddin. Entrambi, dopo durissime battaglie diplomatiche, riuscirono ad ottenere il consenso dei rispettivi superiori, compreso quello del presidente Reagan.
104 L‟ultimo parere necessario alla definitiva introduzione dell‟arma in
Afghanistan era quello di Zia e per ottenerlo venne organizzato il viaggio di una delegazione ad Islamabad.
Zia venne completamente messo al corrente della situazione dell‟Armata Rossa nonché delle intenzioni di Gorbačëv di ritirarsi entro due anni al massimo. Fugati i dubbi in merito ad un‟eventuale attacco sovietico contro il suo paese, il presidente pakistano dette il permesso ufficiale all‟utilizzo dello “Stinger”, allettato anche da importanti promesse in merito a futuri aiuti economici52.
L‟introduzione del missile di produzione americana nel conflitto afghano rappresentò solo l‟ultimo stadio di una battaglia politica che Wilson aveva caparbiamente iniziato anni prima, quando era riuscito ad imporre alla CIA il rifornimento, seppur limitato, di Oerlikon ai mujaheddin. L‟aver sottratto una parte cospicua del potere decisionale dagli ambienti militari e dei servizi giovò sicuramente alla velocizzazione del processo di “arruolamento” dello “Stinger” nella guerra afghana, come d‟altronde Avrakotos aveva ampiamente previsto. Ciò che convinse il Congresso, la CIA e tutte le altre istituzioni coinvolte consistette in un semplice ragionamento: se l‟Unione Sovietica aveva tollerato uno stanziamento da un miliardo di dollari per una guerra segreta contro le sue mire espansionistiche in Afghanistan, probabilmente non avrebbe eccessivamente protestato se avesse trovato nelle mani della resistenza un‟arma di produzione americana.
L‟ISI, messo al corrente dell‟ulteriore evoluzione che il conflitto stava per subire, iniziò a selezionare alcuni gruppi di mujaheddin ai quali sarebbe stato insegnato come utilizzare lo”Stinger”, uno di questi faceva parte del partito di Hekmatyar. In seguito giunsero in Afghanistan anche alcuni specialisti della CIA incaricati di coadiuvare nell‟addestramento i colleghi dei servizi pakistani. Il missile non era stato mai utilizzato in un combattimento vero e proprio e adesso si trovava di fronte alla prova del fuoco. Proprio agli uomini di Hekmatyar venne affidata la missione di colpire alcuni velivoli all‟interno della guarnigione sovietica di
52 Il Pakistan era diventato il terzo maggiore beneficiario degli aiuti statunitensi
105 Jalalabad53 ed essi la portarono a felice conclusione, abbattendo i tre
elicotteri “Hind” che vi stazionavano. Attraverso l‟ISI, alla CIA arrivò un cablogramma che recitava:
“IMMAGINI VIA SATELLITE CONFERMANO TRE
ABBATTIMENTI PRESSO AEROPORTO JALALABAD COME
COMUNICATO. PREGO TRASMETTERE NOSTRE
CONGRATULAZIONI PER OTTIMO LAVORO.”
Gli incubi di Wilson e degli afghani sui temibili elicotteri sovietici finalmente iniziarono a svanire e a Washington, come a Langley, si decise di festeggiare un passo che avvicinò gli Stati Uniti alla vittoria come mai prima di allora54.
Il comando della 40° Armata iniziò a dotare gli elicotteri di razzi luminosi, l‟unico strumento che, al momento, si era riusciti a concepire per eludere i sensori a ricerca di calore dello “Stinger”. Oltre a ciò, fu deciso di svolgere le missioni di routine ad un‟altezza maggiore, così da rimanere fuori tiro, anche se ciò rendeva gli elicotteri scarsamente utili sia in appoggio alle truppe di terra55 che per evacuare eventuali feriti, circostanze che demoralizzarono non poco le truppe.
Nel corso del 1987 gli abbattimenti di mezzi aerei sovietici da parte dei
mujaheddin aumentarono esponenzialmente, così da permettere un
incremento della sicurezza nel trasporto di sempre maggiori rifornimenti attraverso le strade dell‟Afghanistan. Grazie a ciò, le azioni dei ribelli contro i sovietici si fecero sempre più autonome e temerarie.
L‟introduzione di un‟arma temibile come lo “Stinger” nel conflitto afghano costrinse la CIA a moltiplicare gli sforzi per dotarsi di fonti
53
Gli obiettivi principali indicati ai mujaheddin forniti di “Stinger” furono siti di atterraggio e decollo dei velivoli sovietici così da provocare il maggior danno possibile.
54 La CIA era inoltre molto soddisfatta del ritorno economico che lo “Stinger”
comportò. Un‟arma relativamente poco costosa riusciva ad abbattere mezzi aerei il cui costo si aggirava sui 20 milioni di dollari.
55 Per le fasi di atterraggio nella base militare di Bagram, i piloti degli “Hind” furono
costretti ad imparare in tutta fretta una procedura che prevedeva un avvicinamento da alta quota ed un improvviso avvitamento verticale per rimanere il minor tempo possibile a tiro degli “Stinger”.
106 d‟informazioni proprie, al fine di controllare la reale destinazione delle
nuove armi fornite56. Tutto ciò venne reso possibile grazie all‟incremento degli stanziamenti di centosessanta milioni di dollari previsto tra l‟anno fiscale 1986 e il 1987, il quale portò lo stanziamento totale a seicentotrenta milioni, che vennero ancora una volta raddoppiati dai sauditi. Con una tale abbondanza di risorse e grazie al sempre maggiore coinvolgimento in prima persona della CIA, vennero incrementati anche gli aiuti a Massoud, che difficilmente sarebbero stati distribuiti dall‟ISI57
.
56 G.Orfei, Le invasioni dell’Afghanistan, Roma, Fazi Editore, 2002, p.155.
57 Nel periodo in cui i rifornimenti americani, controllati dall‟ISI, a Massoud
raggiunsero il punto più basso, il comandante tagiko riuscì a ricevere aiuti sia dai francesi che dagli inglesi.