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CAPITOLO 5. CONCLUSIONI

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Academic year: 2021

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CONCLUSIONI

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CAPITOLO 5. CONCLUSIONI

Dalle analisi morfo-funzionali condotte nel presente studio viene confermato che gli zifidi hanno un addome unimodale, particolarmente mobile nella sua metà posteriore. Inoltre è emerso che la colonna vertebrale di H. ampullatus si differenzia da quella di Z. cavirostris e M. bowdoini. Mentre in questi ultimi i corpi vertebrali discoidali sono limitati alla prima parte della serie toracica e alle ultime vertebre caudali, nell’iperodonte caratterizzano tutta la serie toracica e la prima parte dell’addome e anche laddove i corpi vertebrali assumono una forma cilindrica, i valori della lunghezza del corpo vertebrale sono relativamente bassi. Le superfici intervertebrali dell’iperodonte sono più piatte, caratteristiche che aggiunta alle precedenti conferisce maggiore rigidità alla colonna vertebrale. Inoltre, in H. ampullatus la compressione laterale e dorso-ventrale che caratterizzano rispettivamente il peduncolo caudale e la pinna caudale, sono meno accentuati, a causa delle lievi differenze tra la larghezza e l’altezza del corpo vertebrale. Questa caratteristica denota un minor grado di specializzazione delle unità morfo-funzionali delle vertebre caudali e potrebbe pertanto costituire un carattere primitivo. Il picco del momento di forza, che indica la presenza dei muscoli più sviluppati, si riscontra nella Ca1 nello zifio e nell’iperodonte e nelle ultime due vertebre lombari (L8 e L9) nel mesoplodonte,

quindi in tutti e tre gli esemplari i fasci muscolari più potenti sono associati alla regione di transizione lombo-caudale, cioè nell’ultima parte dell’unità funzionale dell’addome.

I risultati ottenuti supportano anche l’ipotesi secondo la quale il rostro funge da zavorra e che l’immersione sia ulteriormente favorita da una riduzione della densità dello scheletro post-craniale. Il baricentro si sposta infatti nella parte anteriore dello scheletro quando alla massa delle componenti assili si aggiunge quella del cranio e della mandibola. L’avanzamento del baricentro è marcato in M. bowdoini, dove il 51% della massa cumulativa si trova in corrispondenza del 20% della lunghezza dello scheletro, cioè in corrispondenza del cranio. Sulla base delle analisi della densità lungo la colonna vertebrale si può concludere che per Z. cavirostris e M. bowdoini la pachiosteosclerosi del rostro è enfatizzata da un alleggerimento di tutta la colonna vertebrale, mentre in H. ampullatus i valori di densità seguono un andamento decrescente che si minimizza nella parte posteriore della colonna vertebrale.

I risultati ottenuti con la TAC eseguita sulla vertebra Ca1 dello zifio e del delfino comune

supportano ulteriormente l’ipotesi del baricentro spostato verso l’avanti. Si evince che il corpo vertebrale di Z. cavirostris è costituito da un parenchima notevolmente rarefatto se

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paragonato a quello di D. delphis. Tali differenze sono state riscontrate per altri distretti dello scheletro post-craniale, in particolare per le falangi di M. bowdoini, le quali sono costituite da una tessuto trabecolare in cui il volume occupato dal tessuto osseo è esiguo rispetto al volume totale. Altri elementi, quali lo scarso numero delle connessioni trabecolari (nodi che congiungono le trabecole) e lo spazio che intercorre tra le trabecole evidenziano che, tra gli individui analizzati, M. bowdoini non è soltanto caratterizzato dal rostro più pesante e dal baricentro spostato maggiormente in avanti, ma è anche l’individuo nel quale lo scheletro post-craniale è meno denso, corroborando l’ipotesi secondo la quale in combinazione a un cranio pesante, che agevola la discesa, si evolve uno scheletro post-craniale caratterizzato da valori bassi di densità.

Poiché tali caratteristiche non sono state riscontrate nel delfino comune, l’ipotesi formulata è che questo tipo di scheletro si sia evoluto negli zifidi in relazione al loro stile di vita, che prevede immersioni in acque profonde finalizzate alla ricerca di cibo.

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