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CAPITOLO 1- L’ingegneria sismica in Italia

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Academic year: 2021

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CAPITOLO 1- L’ingegneria sismica in Italia

1.1 L’evoluzione della normativa italiana

Le costruzioni in muratura sono oggetto di interesse per la normativa a partire dalla L.64/1974, ma si deve aspettare fino al 1987 per avere un decreto le cui regole applicative sopravvivono ancora oggi nelle NTC 2008. Le costruzioni in muratura erano state oggetto di provvedimenti e raccomandazioni emanati nelle zone sismiche da oltre due secoli, in genere a seguito di eventi sismici. I provvedimenti più antichi sono probabilmente quelli del 28 Marzo 1784 emanati dal governo borbonico dopo il terremoto che devastò la Calabria nel 1783, il regolamento pontificio edilizio per la città di Norcia nel 1860, le prescrizioni edilizie per l’isola d’Ischia nel 1883, le norme per la costruzione e il restauro degli edifici nei comuni liguri danneggiati dal terremoto del 22 Febbraio 1887, le norme per la costruzione e il restauro degli edifici danneggiati dal terremoto nelle province calabresi ed in quella di Messina nel 1906. Queste norme però, si limitavano a prescrizioni costruttive e limitazioni di altezza degli edifici. Solo dopo il terremoto di Messina del 28 Dicembre 1908 venne promulgata una legge (R.D. n.193 del 1909) che dette inizio alle cosiddette norme di “prima generazione” che prevedeva la necessità di tenere conto nei calcoli di stabilità e resistenza delle costruzioni di “azioni dinamiche dovute al moto sismico ondulatorio, rappresentandole con accelerazioni applicate alle masse del fabbricato”. Dopo vari studi si decise di utilizzare forze orizzontali pari a “1/12 dei rispettivi pesi per le strutture ai piani inferiori”, aumentate a “1/8 per quelle del piano superiore”, per tener conto del fatto che “l’ampiezza delle oscillazioni provocate dai terremoti negli edifici aumenta dai piani inferiori a quelli superiori”. Il terremoto di Messina del 1908 rivelò in particolare la vulnerabilità degli edifici in muratura con solai in legno o ferro semplicemente appoggiati alle murature, per il collasso delle pareti fuori piano. Una disposizione del 1937 vietò tali tipologie, imponendo l’impalcato in c.a. con cordoli di incatenamento inseriti tra gli ordini delle murature.

Solo dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980 furono emanate norme (D.M. 2 Luglio 1981 n.593 e Circolare 30 Luglio 1981 n.21745) che fornivano prescrizioni sulla possibilità di effettuare una verifica numerica delle strutture in muratura soggette al sisma, anche se la loro applicazione era limitata alla riparazione e rafforzamento di edifici danneggiati.

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La normativa tecnica nazionale che riguarda le costruzioni in muratura ha le sue basi nella L.64 del 1974 che disciplina tutte le costruzioni in muratura, soprattutto quelle in zona sismica che dette inizio alle norme di “seconda generazione” culminate col D.M. 1996. Questa legge è stata recepita dal Testo Unico per l’Edilizia (D.P.R. 380/2001) che contiene i principi fondamentali e le disposizioni per la disciplina dell’attività edilizia.

Il tentativo di unificare a livello Europeo la normativa di settore si traduce negli Eurocodici e in questo processo di unificazione è prevalsa la linea di pensiero che considera il metodo agli stati limite come unico criterio di verifica della sicurezza. Esso è quindi alla base sia delle norme relative ai singoli materiali strutturali (per la muratura Eurocodice 6) che delle norme riguardanti la progettazione antisismica (Eurocodice 8).

A livello nazionale la stessa linea di pensiero viene portata avanti prima dall’O.P.C.M. 3274 del marzo 2003, il quale ha subito diverse modifiche fino alla sua versione finale O.P.C.M. 3431 del maggio 2005. Oltre a sottolineare l’importanza del metodo agli stati limite assume una importanza notevole il diverso peso dato alle azioni sismiche ed ai carichi verticali e la maggiore attenzione alla duttilità della struttura. Esse hanno inoltre recepito la crescente consapevolezza del rischio sismico, portando ad una classificazione sismica del territorio nazionale che vede tutto il nostro Paese come zona sismica, sia pure con alcune zone a bassissima sismicità. Si evidenzia inoltre l’attenzione nei riguardi della verifica delle costruzioni esistenti.1

Nel 2008 si è giunti alle Norme Tecniche per le Costruzioni emanate col D.M.14/01/08 che costituiscono la versione più aggiornata della normativa tecnica nazionale. Tale norma sottolinea ancora una volta l’importanza del metodo agli stati limite. Assume particolare rilevanza la parte dedicata alle costruzioni esistenti, che costituiscono il tema prevalente per l’attività tecnica sulle costruzioni in muratura. In questo caso bisogna far riferimento in particolare alle istruzioni contenute nella Circolare Esplicativa del 02/02/09, in particolare nelle appendici.

A seguito dell’entrata in vigore delle NTC 2008, ed anche degli eventi sismici che si sono verificati negli ultimi anni, alcune Regioni hanno ritenuto opportuno emanare delle “Linee Guida” che approfondiscono il tema del rischio sismico.

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Intorno all’evoluzione della normativa sismica dal punto di vista storico vedi: Lenza P., Ghersi A. “Edifici in muratura”, Flaccovio Dario Editore, Palermo, 2011.

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1.2 Il rischio sismico in Toscana

La regione Toscana si è impegnata nella definizione del PROGRAMMA REGIONALE VSM “VULNERABILITA’ SISMICA DI EDIFICI IN MURATURA”, di prevenzione del rischio sismico sul proprio territorio individuando delle Linee Guida che forniscono le indicazioni per la valutazione del rischio sismico del patrimonio culturale. Oltre a questo la Regione ha stabilito un primo censimento di livello 0 degli edifici e dei ponti di interesse strategico e rilevanti con l’obiettivo di supportare la programmazione delle risorse disponibili per la prevenzione sismica.

In seguito è stato previsto un secondo livello di indagine che prevede la compilazione di schede di livello I e II della vulnerabilità GNDT/CNR per gli edifici in muratura. Sono state pubblicate le istruzioni per la compilazione delle suddette schede, possibile dopo aver ottenuto le informazioni relative all’edificio e i rilievi geometrico-strutturali. In queste schede si individuano diversi parametri, ad ognuno dei quali si attribuisce un punteggio, il quale, moltiplicato per il relativo peso fornisce l’indice numerico parziale per il singolo parametro; la somma degli indici parziali porta all’indice di vulnerabilità (dalla vulnerabilità “migliore” alla “peggiore”) ed in molte applicazioni tale indice viene normalizzato sull’intervallo 0-100.

Un altro importante passaggio delle Regioni, è stata la classificazione sismica del territorio di propria competenza. Attualmente la classificazione del territorio italiano si basa su quella stabilita dall’Ordinanza n.3274/03 nella quale il territorio italiano è stato interamente classificato come sismico. Sono state previste 4 zone, in funzione dell’accelerazione orizzontale massima attesa (ag) in condizioni di campo libero su suolo di riferimento rigido

con superficie topografica orizzontale. Il parametro ag viene espresso in funzione

dell’accelerazione di gravità (g) ed individua le seguenti zone: - Zona 1: ag>0.25 g

- Zona 2: ag>0.25 g÷0.15 g

- Zona 3: ag>0.15 g÷0.05 g

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La Regione Toscana introduceva inizialmente una zona aggiuntiva denominata Zona 3S, che comprende tutti quei comuni che al variare della sottozona effettuata dalla Regione possono ricadere sia in Zona 2 che in Zona 3.

Con l’entrata in vigore delle NTC 2008, la stima della pericolosità sismica, intesa come accelerazione massima orizzontale su suolo rigido, viene definita mediante un approccio “sito-dipendente” e non più “zona-dipendente”, per cui non si progetta più stimando l’azione sismica a partire dalla zona, ma calcolandola per il preciso sito di progetto. Per questo motivo è possibile affermare che la classificazione sismica del territorio è scollegata dalla determinazione dell’azione sismica, anche se rimane il riferimento per la trattazione di problematiche tecnico-amministrative connesse alla stima della pericolosità sismica. Inoltre risulta essere superata anche la definizione della zona 3S.

La Regione Toscana mette a disposizione un documento nel quale viene sintetizzata la storia della classificazione sismica dei vari Comuni (Figura 1.1) .

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Attualmente la classificazione sismica della Regione Toscana viene sintetizzata in una mappa aggiornata al 2012 (Figura 1.2).

Figura 1. 2 Classificazione Sismica Regione Toscana-2012

Il Comune di Montecatini Terme, nella provincia di Pistoia è classificato dal 2003 in Zona 3 e con la nuova classificazione mantiene la precedente classificazione, quindi caratterizzato da una sismicità media.

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