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RISULTATI I dati emodinamici, emogasanalitici, biochimici e della meccanica polmonare sono stati registrati durante ogni esperimento. I risultati di queste misurazioni sono sotto riportati.

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RISULTATI

I dati emodinamici, emogasanalitici, biochimici e della meccanica polmonare sono stati registrati durante ogni esperimento. I risultati di queste misurazioni sono sotto riportati. Sono quindi analizzati i principali rilievi istopatologici riscontrati nell’analisi dei campioni degli organi prelevati in sede di esame necroscopico.

1 EMODINAMICA

Gruppo Controllo Sperimentale

Frequenza cardiaca: Baseline T1 T2 T4 T6 143.3 136.6 136.6 146.6 143.3 167.1 151.4 157.1 143.3 133.3 PAS/PAD: Baseline T1 T2 T4 T6 71.3 - 45.6 48.6 - 35.3 46 - 29.3 45.3 - 32 42.3 - 26.6 69.3 - 47.8 57 - 39 58.1 - 41 46.6 - 30.5 42 - 28.6 PAM: Baseline T1 T2 T4 T6 58 42.3 38 38.3 34 57.8 48.1 50 38.8 35.3

Non esistono differenze significative tra il gruppo di controllo e quello sperimentale. Ogni parametro, ad eccezione della frequenza cardiaca nel gruppo di controllo, subisce una progressiva diminuzione rispetto al valore basale. Il diverso tipo di trattamento nei due gruppi risulta pertanto ininfluente sui parametri emodinamici. Questi infatti sono stati utili per monitorare il soggetto durante il periodo di studio, ma non forniscono indicazioni sull’efficacia della terapia impiegata.

(2)

2 EMOGASANALISI

Di seguito sono riportati i dati riguardanti i parametri emogasanalitici. I valori riportati sono costituiti dalla media ± la deviazione standard.

Gruppo Controllo Sperimentale p

pH : Baseline T1 T2 T4 T6 6.97 ± 0.09* 7.14 ± 0.06** 7.34 ± 0.15 7.30 ± 0.10 7.21 ± 0.12 6.93 ± 0.08* 7.08 ± 0.09*** 7.22 ± 0.08 7.20 ± 0.19 7.27 ± 0.13 0.371 0.132 0.077 0.214 0.355 pCO2 (mmHg): Baseline T1 T2 T4 T6 102 ± 12* 75 ± 20^ 57 ± 21 51 ± 11 59 ± 10 109 ± 9^^ 91 ± 18^^^ 70 ± 12 68 ± 24 56 ± 19 0.220 0.120 0.167 0.079 0.689 pO2 (mmHg): Baseline T1 T2 T4 T6 35 ± 41* 227 ± 69 262 ± 111 206 ± 198 193 ± 174 36 ± 64* 216 ± 107 264 ± 85° 220 ± 136 146 ± 94 0.970 0.806 0.969 0.876 0.531 BE : Baseline T1 T2 T4 T6 -4.3 ± 5.1°° -3.2 ± 3.4 1.9 ± 4.1 -2.8 ± 4.0 -3.6 ± 5.9 -7.5 ± 3.3°°° -3.3 ± 2.2§ -0.2 ± 2.5 -0.9 ± 4.2 -3.4 ± 2.5§ 0.173 0.942 0.254 0.372 0.935 *p <0.0001 vs. T1, T2,T4,T6; **p < 0.0001 vs. T2,T4.; ***p <0.05 vs T2, e <0.0001 vs. T6; ^p <0.01 vs. T2,T4,T6; ^^ p <0.05 vs. T1, <0.0001 vs. T2,T4,T6; ^^^ p <0.05 vs.T4; e <0.005 vs. T6; °p <0.05 vs.T6.°°p <0.05 vs. T2.°°° p <0.05 vs. T1, T6. e <0.01 vs. T2,T4. § p <0.05 vs. T2,T4.

I parametri emogasanalitici sono stati monitorati al fine di verificare gli scambia gassosi e il quadro acido/base dell’animale, risultando strettamente legati ai parametri ventilatori impostati sul ventilatore neonatale.

In entrambi i gruppi è stato osservato un significativo aumento del pH, pO2, e

dell’eccesso di basi (BE), accompagnato da una diminuzione della pCO2 a T1, T2, T4 e

T6 in confronto con i valori basali. Il pH, la pCO2, la pO2, e il BE mostravano valori simili

(3)

3 MECCANICA POLMONARE

Nella tabella sono riassunti i valori registrati durante le 6 ore di monitoraggio riguardanti le modificazioni dei parametri della meccanica respiratoria, quali la pressione media delle vie aeree (MAP), il volume corrente (TV), la compliance dinamica (Cdyn) e la resistenza delle vie aeree (Raw).

I valori riportati sono costituiti dalla media ± la deviazione standard.

Gruppo Controllo Sperimentale p

MAP (cm H2O) : Baseline T1 T2 T4 T6 13.6 ± 0.6 14.3 ± 1.3 14.2 ± 1.1 13.9 ± 1.2 13.9 ± 1.3 13.9 ± 0.4 13.7 ± 0.8 14.6 ± 1.0 14.7 ± 0.8 13.7 ± 2.9 0.275 0.303 0.466 0.152 0.855 TV (ml/kg) : Baseline T1 T2 T4 T6 4.7 ± 1.2* 23.6 ± 9.5 27.1 ± 11.3 24.1 ± 10.5 17.8 ± 9.0 4.6 ± 1.5* 19.4 ± 7.3 20.8 ± 7.4 21.1 ± 5.3 19.4 ± 3.0 0.884 0.350 0.224 0.504 0.661 Cdyn (/kg) Baseline T1 T2 T4 T6 0.2 ± 0.1* 0.8 ± 0.4 1.0 ± 0.4 1.0 ± 0.4 0.7 ± 0.3 0.2 ± 0.1* 0.7 ± 0.2 0.8 ± 0.2 0.8 ± 0.2 0.7 ± 0.3 1.000 0.557 0.248 0.248 1.000 Raw (mbar/L/sec) : Baseline T1 T2 T4 T6 406 ± 93** 267 ± 33 203 ± 21*** 247 ± 83 305 ± 139 484 ± 42* 307 ± 85^ 198 ± 73 199 ± 73 290 ± 69^ 0.060 0.214 0.847 0.247 0.798 *p <0.0001 vs. T1, T2, T4, T6; **p <0.0001 vs. T1, T2, T4; *** p <0.05 vs. T6; ^p < 0.05 vs. T2, T4.

I dati riguardanti la meccanica polmonare (MAP, TV, Cdyn, e Raw) risultano essere simili, sia nel gruppo sperimentale che in quello di controllo, molto probabilmente a causa della durata limitata del periodo di studio.

In particolare i valori di MAP non hanno mostrato particolari fluttuazioni, rimanendo sempre vicini al valore basale (aumento massimo di 0.7 cm H2O, diminuzione massima

(4)

aumento durante la sperimentazione, così come la resistenza delle vie aeree (Raw) che è diminuita rispetto al valore basale, in entrambi i gruppi.

4 INDICI DI STRESS OSSIDATIVO

In ogni campione di aspirato bronchiale è stata misurata la concentrazione degli idroperossidi totali (TH), dei prodotti proteici di ossidazione avanzata (AOPPs) e del ferro libero, non legato alle proteine (NPBI).

La produzione di TH è stata misurata con un kit d-ROMs (Diacron srl, Italia) utilizzando una procedura spettrofotometrica. I risultati sono stati espressi in unità convenzionali (unità Carr: il valore di 1 unità Carr è pari ad una concentrazione di 0.08 mg/dL di perossido di idrogeno).

Gli AOPPs sono stati misurati con il metodo di Witko-Sarsat et al.(118), mediante spettrofotometria su un lettore di micropiastre. La concentrazione di AOPP è stata espressa come μmol/L di cloramina-T equivalenti.

I livelli di NPBI sono stati determinati mediante HPLC utilizzando il metodo descritto da Kime et al.(119), parzialmente modificato. I risultati sono stati espressi in nmol/mL. Dal momento che non è attualmente disponibile, per i campioni di aspirato bronchiale nei neonati umani ed animali, alcun fattore di correzione uniformemente accettato, le concentrazioni dei marcatori ossidativi sono espresse per volume di liquido di lavaggio, come raccomandato dalla European Respiratory Society(120).

Nella tabella sono riportati i cambiamenti nelle concentrazioni di TH, AOPP e NPBI sia negli agnelli pretermine appartenenti al gruppo di controllo sia in quelli del gruppo sperimentale (g.s.).

(5)

TH

(Carr Unit)

Baseline

T

1

T

2

T

4

T

6

Controllo 39.2 ± 5.1*° 53.8±7.5** 54.7 ± 7.2* 66.7 ± 4.7* 51.8 ± 6.2*

Sperimentale 37.2 ± 7.6 35.2 ± 4.9 38.2 ± 11.0 44.6 ± 10.1 37.4 ± 4.2

AOPP (

mol/L) Baseline T1 T2 T4 T6

Controllo 4.4 ± 2.1° 21.2 ± 7.2 12.0 ± 4.6 13.0 ± 5.0 13.3 ± 4.4^

Sperimentale 5.3 ± 3.5°° 15.4 ± 4.7 13.4 ± 3.8 11.6 ± 2.6 8.3 ± 1.9

NPBI

(nmol/mL) Baseline T1 T2 T4 T6

Controllo 1.6 ± 1.7 1.5 ± 1.4 2.0 ± 1.4 2.0 ± 1.7 3.2 ± 1.8^

Sperimentale 1.3 ± 0.4 1.1 ± 0.8 1.0 ± 0.7 1.0 ± 0.6 0.9 ± 0.6

* p <0.0001 vs. Gruppo sperimentale; **p <0.01 vs. Gruppo sperimentale. ^ p <0.05 vs. Gruppo sperimentale.

° p <0.005 vs. T1, T2, T4, T6. °° p <0.005 vs. T1, T2, T4.

É possibile osservare come l'instillazione intra-tracheale di surfactante addizionato con 2 mg/ml di SOD e 3000 U/ml di CAT è stata seguita da più bassi livelli di TH in T1, T2,

T4e T6 rispetto al gruppo trattato con solo surfactante, nel quale i valori di TH sono

aumentati significativamente durante la durata della sperimentazione.

I valori di AOPP risultano aumentati a T1, mentre a T2, T4 e T6 abbiamo un calo in

entrambi i gruppi. A T6 il valore di AOPP risulta comunque inferiore nel gruppo

sperimentale rispetto a quello di controllo.

La concentrazione di NPBI non risulta variare molto durante le 6 ore di trattamento negli animali del gruppo sperimentale, mentre mostra valori più alti negli animali del gruppo di controllo; in particolare a T6 il valore di NBPI risulta significativamente

superiore nel gruppo di controllo rispetto a quello sperimentale (surfactante + SOD + CAT), suggerendo un rischio più elevato di danno ossidativo polmonare derivante dall’azione del ferro libero in questo gruppo.

(6)

5 RILIEVI ANATOMOPATOLOGICI

5.1 Polmone

L’esame necroscopico di tutti i soggetti ha permesso di rilevare la normale topografia dei visceri toracici. In nove soggetti su dieci non erano presenti né pneumotorace né versamento toracico o pleurico.

All’aperura del torace del soggetto 7 è stata invece osservata la presenza di liquido siero-ematico in cavità, in quantità pari a 10 ml per ciascun emitorace.

Di seguito sono esaminate le principali caratteristiche dei polmoni rilevate all’apertura del torace ed in seguito all’espianto dell’organo nonché i risultati della prova docimasica effettuata.

- CASO 1: i polmoni risultavano parzialmente ventilati, principalmente a livello dei lobi apicali mentre i lobi medi e caudali apparivano meno ventilati. I polmoni presentavano docimasia positiva (galleggiamento in toto);

- CASO 2: il polmone di sinistra appare più ventilato di quello di destra. Il primo presenta prova docimasica positiva, mentre l’altro negativa;

- CASO 3: entrambi i polmoni appaiono ventilati con prova docimasica positiva, sia in toto che separatamente;

- CASO 4: il polmone sinistro appare meno ventilato rispetto al controlaterale, essendo presenti maggiori aree di colorito violaceo, mentre nel polmone di destra sono predominanti aree di colorito roseo e consistenza spugnosa, quindi ventilate. Durante la prova docimasica effettuata sull'intera massa polmonare il polmone sinistro tende a stare sotto il livello dell'acqua;

- CASO 5: i polmoni mostrano caratteristiche tipiche dell’atelettasia. La prova docimasica risulta negativa, sia con polmoni in toto che separatamente polmone destro che sinistro;

- CASO 6: il polmone sinistro appare meno ventilato rispetto al destro. Durante la prova docimasica effettuata sull'intera massa polmonare il polmone sinistro tende a rimanere

(7)

al di sotto del livello dell'acqua. Quella eseguita sul polmone destro è negativa, mentre quella del polmone sinistro è in parte positiva in quanto solo le aree ventilate galleggiano mentre le altre si trovano al di sotto del livello dell'acqua;

- CASO 7: il polmone sinistro appare ben ventilato (colore roseo e consistenza spugnosa) mentre il destro mostra aree ventilate solo a livello apicale e mediale. Durante la prova docimasica effettuata sull'intera massa polmonare il polmone destro tende a porsi sotto il livello dell'acqua;

- CASO 8: a livello polmonare si osservano aree di parenchima ventilato, di colore roseo e consistenza spugnosa, solo in corrispondenza dei lobi apicali del polmone destro. Il restante parenchima si presenta di colore violaceo e di consistenza aumentata. La prova docimasica conferma il differente contenuto aereo in quanto solo i lobi apicali del polmone destro galleggiano mentre le restanti porzioni tendono a stare sotto il livello dell'acqua;

- CASO 9: la prova docimasica risulta essere positiva, sia per il polmone in toto che per il sinistro ed il destro separatamente;

- CASO 10: la prova docimasica risulta positiva per il polmone destro e negativa per quello di sinistra.

Una volta asportati, i polmoni sono stati pesati sia in toto che separatamente il destro ed il sinistro. I pesi sono riportati nella tabella sottostante:

CASO

PESO IN TOTO

(gr)

POLMONE DX

(gr)

POLMONE SX

(gr)

#1

76

50

26

#2

98

58

40

#3

88

53

35

#4

72

43

28

#5

95

-

-

#6

65

40

25

#7

93

54

39

#8

90

52

38

#9

83

49

34

#10

81

50

31

(8)

Ad un esame macroscopico dei polmoni, al momento del taglio per il prelievo dei campioni da includere in paraffina, non sono state evidenziate lesioni particolari.

5.1.1 Distensione alveolare

La distensione degli alveoli è stata considerata un parametro fondamentale nella valutazione della funzionalità polmonare. Una uniforme ed ottimale dilatazione degli alveoli risulta, infatti, di primaria importanza negli scambi gassosi, al fine di una corretta ossigenazione del soggetto.

Nel gruppo degli animali trattati nessun campione mostra pattern D, 13 invece mostrano pattern C, 12 pattern B e 3 campioni pattern A.

Figura 1: campione #7 As (trattato).

Dilatazione alveolare omogenea con distensione ottimale (Pattern A). (EE, x125).

Nel gruppo dei controlli soltanto un campione presenta pattern D, 5 campioni pattern C, 3 campioni pattern B e 3 campioni mostrano pattern A.

In particolare, il campione #2 As presenta una dilatazione omogenea ottimale (pattern A), arrivando in alcune zone quasi alla rottura dei setti interlobulari, data dall’eccessiva distensione alveolare (Figura 2).

(9)

Figura 2: campione #2As (controllo).

Dilatazione alveolare omogenea con distensione ottimale (Pattern A).

(EE, x125)

É rilevante come molti campioni presentino una dilatazione non uniforme, ma a spot, così come si assista alla contemporanea presenza di diversi pattern nelle diverse sezioni ottenute da polmoni provenienti dal medesimo soggetto.

Il campione #1 è l'unico che presenta lo stesso pattern (C) in tutte le aree esaminate (Figura 3).

Figura 3: campione #1As (controllo). Dilatazione alveolare multifocale con aree restanti scarsamente dilatate (Pattern C). Visibili aree di congestione interstiziali. (EE, x125).

5.1.2 Aree atelettasiche

Soltanto nel campione #3 Bs (controllo) sono visibili aree di consolidamento tipiche del polmone fetale, accompagnate da una restante dilatazione alveolare multifocale (Figura 4).

(10)

Figura 4: campione #3 Bs (controllo). Pattern D : Dilatazione alveolare multifocale con aree restanti atelectasiche. (EE, x125).

Nel campione #1 Bd sono visibili piccole aree di consolidamento intorno alle lacune ematiche presenti, dovute probabilmente alla compromissione del parenchima in seguito alla lacerazione. Tutti gli altri campioni non presentano aree atelectasiche.

5.1.3 Cellule epiteliali desquamate

Nella maggior parte dei campioni all'interno dei bronchioli è stato rilevato dell’essudato, costituito da materiale proteico filamentoso e cellule dell’epitelio bronchiale desquamate, molto evidenti nel campione #4 Bs (Figura 5).

Figura 5: campione #4Bs (trattato).

Risulta visibile la presenza di aggregati di cellule desquamate e materiale essudativo intrabronchiolare. Presenti anche piccoli focolai di congestione. (EE, x125).

(11)

5.1.4 Edema

È stata osservata la presenza di edema prevalentemente a livello interstiziale intralobulare, accompagnato in alcuni campioni (#1 Ad, #2 Bs, #4 As, #9 Bs, #10 Bd) da linfangectasia.

Figura 6: campione #1Ad (controllo). È visibile abbondante edema interstiziale accompagnato da linfangectasia, con piccole aree di congestione emorragica. (EE, x32).

I campioni #5 Ad e #9 As mostrano estensione del processo edematoso anche a livello dei setti alveolari. Soltanto nel campione #9 Ad è presente edema alveolare ben visibile, mentre in altri quattro campioni si osserva scarso materiale basofilo intralveolare.

5.1.5 Aree emorragiche

In diversi campioni è stato possibile rilevare la presenza di focolai di congestione di diverso grado, in sede interstiziale peribronchiale e peribronchiolare. Frequentemente sono stati osservati anche macrofagi contenenti granuli di emosiderina positivi al metodo Pearls.

Nel campione #7 Bs, oltre che in sede interstiziale, sono visibili anche emorragie alveolari intraparenchimali; il campione #7 Bd presenta vere e proprie lacune ematiche.

(12)

Figura 7: campione #7Bs (trattato). Presenza di emorragie alveolari intraparenchimali ed interstiziali. (EE, x320).

Il campione #6 Bs presenta diverse lacerazioni del parenchima accompagnate oltre che da emorragie anche da diverse formazioni trombotiche, con presenza di fibrina e cellule infiammatorie (leucociti) intralveolari.

Figura 8: campione #6Bs (trattato). È visibile una lacuna ematica con aree di consolidamento del parenchima alla periferia, accompagnata da numerose emorragie alveolari intraparenchimali ed interstiziali. (EE, x100).

5.1.6 Analisi statistica

Dall’analisi statistica del parametro distensione alveolare, con livello di confidenza 0.05 (p<0.05), non è emersa una differenza significativa fra il gruppo di controllo e quello sperimentale, in quanto il p-value risulta essere 0.940.

(13)

I risultati dell’analisi riguardante gli altri parametri, effettuata con un test esatto per il confronto delle due frequenze (nel gruppo di controllo e nel gruppo sperimentale) sono riportati in tabella. Aree di atelettasia Cellule epiteliali desquamate Edema Aree emorragiche Emosiderina interstiziale alveolare P-value 0.009 0.504 0.99 0.02 1.828 0.00000004

Non è presente significatività nel confronto per quanto riguarda la presenza di cellule epiteliali desquamate, di edema interstiziale e di aree emorragiche.

Il valore di p riguardante le aree atelettasiche, la presenza di edema alveolare e di emosiderina, mi indica invece che queste modificazioni patologiche sono significativamente più presenti nel gruppo di controllo rispetto al gruppo sperimentale.

5.2 Cuore

Il cuore, isolato dai polmoni, è stato osservato macroscopicamente prima e dopo l’asportazione del sacco pericardico in modo da apprezzare l’aspetto della superficie epicardica.

Al momento dell’asportazione dalla cavità toracica il cuore di ogni agnello è stato pesato. I pesi sono riportati nella tabella sottostante:

CASO

PESO CUORE IN

TOTO (gr)

#1

18

#2

16

#3

20

#4

12

#5

17

#6

17

#7

20

#8

21

#9

19

#10

16

(14)

All’esame macroscopico non sono state rilevate modificazioni patologiche significative.

Figure 9 e 10 : Immagini macroscopiche del cuore del caso #10 (faccia dx e sx).

All’esame microscopico delle sezioni ottenute da ogni campione non erano visibili alterazioni patologiche (Figura 11). Soltanto nel caso #5 era presente un notevole edema a livello sia della muscolatura dei due atri che a livello del setto. Il soggetto #5 era deceduto dopo tre ore e mezzo dall’inizio della sperimentazione, a seguito di un importante calo della pressione arteriosa e degli scambi gassosi (Figura 12).

Figura 11: campione #2 (controllo).

Immagine istologica normale del miocardio. (EE, x125).

Figura 12: campione #5 (trattato).

Immagine istologica patologica del miocardio. È visibile edema diffuso tra le fibre muscolari cardiache, interessante anche il tessuto di conduzione. (EE, x125).

(15)

5.3 Fegato

L'esame necroscopico ha permesso di rilevare la normale topografia dei visceri addominali e l’assenza di emoperitoneo in tutti i soggetti. Non sono state evidenziate alterazioni macroscopiche in nessun caso.

Figura 13: Caso #7, faccia diaframmatica.

Figura 14: Caso #8, faccia viscerale con cistifellea.

Successivamente all’asportazione gli organi sono stati pesati ed i risultati sono riportati in tabella.

CASO

FEGATO (gr)

#1

49

#2

59

#3

71

#4

43

#5

79

#6

55

#7

65

#8

82

#9

60

#10

58

Il fegato, essendo un organo ematopoietico durante la vita fetale, presenta in questi soggetti un quadro istologico diverso da quello tipico di un soggetto nato a termine. L’organo presenta, infatti, una struttura istologica immatura, dotata di unità anatomiche non ben formate con filiere di epatociti prive di un’evidente disposizione radiale. Soltanto lo spazio portale è affine a quello di un fegato maturo.

(16)

All’esame microscopico di tutti i campioni si notano nel parenchima epatico agglomerati cellulari composti da precursori cellulari della linea eritroide (eritroblasti), delle piastrine (megacariociti) e della linea linfoide (Figura 15). Tutto ciò è da ritenersi un reperto fisiologico, data la funzione ematopoietica del fegato durante la vita fetale.

Figura 15: campione #2 (controllo). Aspetto istologico normale del fegato fetale.

5.4 Milza

Dopo l’asportazione dalla cavità addominale, la milza di ogni agnello oggetto di sperimentazione è stata pesata. I risultati sono illustrati in tabella.

CASO

MILZA (gr)

#1

3

#2

4

#3

4

#4

3

#5

7

#6

3

#7

5

#8

6

#9

5

#10

4

Non sono state osservate, sia macroscopicamente che microscopicamente, modificazioni patologiche significative, ma solo le caratteristiche strutturali tipiche dell’organo immaturo.

(17)

La milza fetale presenta infatti un’architettura non ancora ben definita, in cui la componente connettivale risulta ben sviluppata così come la polpa rossa, ben formata e ricca di globuli rossi.

La polpa bianca, che costituisce la componente linfoide dell’organo, risulta invece fisiologicamente poco rappresentata, essendo all’inizio del suo sviluppo, non avendo ancora raggiunto il quadro istologico tipico riconoscibile nell’adulto.

Risultano visibili alcuni follicoli linfatici mentre i centri germinativi sono poco rappresentati. Lo sviluppo di tali strutture avviene infatti maggiormente durante la vita post-natale, quando il soggetto entra in contatto con antigeni ed attua una risposta immunitaria che si traduce nella produzione di plasmacellule, anticorpi ed altri tipi cellulari della linea linfoide.

Questo aspetto tipico della milza fetale è ben visibile nelle immagini sotto riportate (Figura 16 e 17).

5.5 Reni

I reni sono stati prelevati e privati della capsula adiposa renale. Lo scapsulamento non ha riservato difficoltà in nessun caso. Sono stati quindi sezionati in senso longitudinale così da poter valutare la superficie di taglio. Sia la superficie esterna che la sezione di taglio apparivano di aspetto normale.

Figura 16: campione #2 (controllo). Aspetto istologico normale della milza fetale. (EE, x125).

Figura 17: campione #10 (trattato). Particolare della milza, visibile un centro germinativo. (EE, x320).

(18)

Figura 18: caso #10. Rene scapsulato e con capsula adiposa.

Nella tabella sottostante sono riportati i pesi in grammi dei reni, destro e sinistro, prelevati in sede necroscopica da ciascun agnello.

CASO

RENE DX (gr)

RENE SX (gr)

#1

7,5

7,5

#2

8

8

#3

9

9

#4

7

9

#5

12

12

#6

8

8

#7

9

9

#8

8

8

#9

9

9

#10

7

7

All’esame microscopico degli organi, non sono state riscontrate particolari alterazioni patologiche. In alcuni casi è stato rilevato un certo grado di congestione dell’organo. Nelle diverse sezioni istologiche l’architettura renale risulta rispettata. Sono visibili i glomeruli, non ancora del tutto sviluppati, caratterizzati da una spiccata popolazione di cellule mesangiali, ed i tubuli renali.

Figura 19: campione #1 (controllo). Aspetto istologico tipico del rene fetale. Sono visibili i glomeruli caratterizzati da una popolazione prevalente di cellule mesangiali.

(19)

5.6 Encefalo

L’esame macroscopico ed istologico dell’encefalo non è stato eseguito in quanto l’organo, dopo il prelievo, è stato opportunamente trattato per la successiva analisi biochimica dei marcatori dello stress ossidativo. Al momento della stesura di questa tesi questi esami sono ancora in corso.

Figura

Figura 1: campione #7 As (trattato).
Figura  2:  campione  #2As  (controllo).
Figura 4: campione #3 Bs (controllo).
Figura 6: campione #1Ad (controllo).
+7

Riferimenti

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