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Alma Mater Studiorum Università di Bologna SCUOLA DI LINGUE E LETTERATURE, TRADUZIONE E INTERPRETAZIONE Sede di Forlì

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Academic year: 2021

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Alma Mater Studiorum Università di Bologna

SCUOLA DI LINGUE E LETTERATURE, TRADUZIONE E INTERPRETAZIONE

Sede di Forlì

Corso di Laurea magistrale in Traduzione specializzata (classe LM - 94)

TESI DI LAUREA

in Traduzione Editoriale dallo Spagnolo in Italiano

Libri, compagni di vita. La expedición de los libros

di Vicente Muñoz Puelles: proposta di traduzione

CANDIDATO:

Federica Ferreri

RELATORE:

Gloria Bazzocchi

CORRELATORE

Raffaella Tonin

Anno Accademico 2015/2016

Sessione III

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Indice

Introduzione ... 1

Capitolo I - Vicente Muñoz Puelles ... 3

1.1 Biografia e produzione letteraria ... 3

1.2 Intervista all'autore ... 9

Capitolo II - La expedición de los libros: analisi del testo originale ... 13

2.1 Genere di appartenenza ... 13

2.2 Struttura, paratesto e peritesto ... 14

2.3 Trama ... 21

2.4 Schema della narrazione ... 23

2.5 Personaggi ... 24

2.5.1 Personaggi umani ... 24

2.5.2 Personaggi non umani ... 28

2.6 Tempo e spazio ... 39

2.7 Narratore ... 41

2.8 Stile ... 43

2.9 Temi ... 45

Capitolo III -La expedición de los libros Proposta di traduzione ... 51

Capitolo IV - Commento alla traduzione ... 127

4.1 La traduzione della LIJ ... 127

4.2 La traduzione de La expedición de los libros: metodologia ... 128

4.2.1 Il titolo ... 129 4.2.2 Aspetti morfosintattici ... 130 4.2.3 Aspetti lessicali ... 135 4.2.4 Stile ... 136 4.2.5 Toponimi e antroponimi ... 139 4.2.6 Riferimenti culturali ... 140

4.2.7 Aspetti grafici: le illustrazioni ... 141

Conclusioni ... 143

Resumen ... 145

Résumé ... 147

Bibliografia ... 149

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Introduzione

Il presente elaborato di tesi nasce dalla lettura del libro La expedición de los libros , dello scrittore valenciano Vicente Muñoz Puelles, pubblicato nel 2010 dalla casa editrice Oxford all'interno della collana El árbol de la lectura. Sono venuta a conoscenza di questo romanzo grazie alla Prof.ssa Gloria Bazzocchi, relatrice della mia tesi, la quale mi ha proposto un'ampia rosa di libri che avrei potuto tradurre per la mia tesi. Tra questi, quello di Muñoz Puelles ha da subito catturato la mia attenzione per la linearità dello stile, semplice e diretto, con cui riesce a veicolare messaggi profondi e significativi: da qui la mia volontà di fornire una proposta di traduzione, così come un'analisi del testo originale e dei temi affrontati.

Protagonisti di questo romanzo d'avventura destinato a giovani lettori sono libri personificati che si ritrovano ad affrontare varie avventure. Attraverso il racconto delle loro peripezie, l'autore ci mostra quanto i libri siano importanti nella nostra vita e nello sviluppo delle nostre idee: essi, infatti, sono per noi una scuola di libertà e ci insegnano a pensare e a essere liberi da schemi mentali prefissati.

Concentrandosi prevalentemente sulla traduzione del romanzo, l'elaborato si compone di quattro capitoli.

Il primo è dedicato all'autore, Vicente Muñoz Puelles, nato a Valencia nel 1948, e alla sua produzione artistica, a cui fanno seguito una serie di domande che ho avuto il piacere di potergli porre. L'autore si è mostrato da subito ben lieto e disponibile ad avere un confronto: ciò è stato molto importante in quanto mi ha permesso di chiarire alcuni dubbi che erano sorti durante il processo traduttivo e di comprendere ancora più a fondo il senso stesso del romanzo.

Il secondo capitolo presenta un'analisi dettagliata del testo. Vengono presi in esame struttura, genere di appartenenza, trama, schema della narrazione, elementi paratestuali, tempo, spazio e personaggi, per i quali vengono evidenziate le analogie con i libri originali a cui sono ispirati. Vengono per ultimo illustrati i temi principali del romanzo; in particolare ci si sofferma su come certi argomenti toccati dall'autore, ad esempio l'importanza dei libri e il loro ruolo fondamentale all'interno della società, siano quanto mai attuali e universalmente condivisi.

Il terzo capitolo è dedicato alla proposta di traduzione dell'intero romanzo, dove è stato rispettato il layout della versione originale spagnola.

Infine, nel quarto capitolo, trova spazio il commento alla traduzione, che si apre con un breve excursus sulle peculiarità della traduzione della Letteratura per

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ragazzi, per poi proseguire con l'analisi vera e propria della traduzione, focalizzandosi sugli aspetti linguistici e culturali, quali morfosintassi, lessico, onomatopee, toponimi e antroponimi e aspetti grafici.

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Capitolo I -

Vicente Muñoz Puelles

1.1 Biografia e produzione letteraria

Vicente Muñoz Puelles nasce a Valencia nel 1948. Intraprende studi scientifici e si laurea in scienze biologiche, dedicandosi all'insegnamento all'Università di Valencia. Sin dalla giovane età si appassiona alla letteratura, cimentandosi nella scrittura di generi letterari molto diversi tra loro.

La sua produzione per la Letteratura per l'infanzia e per ragazzi è molto vasta. Tra le molte opere ricordiamo La constelación del dragón (1987), El tigre de Tasmania (1988), La isla de las sombras perdidas (1998), Óscar y el león de Correos (1999), insignito del "Premio Nacional Infantil y Juvenil", Sombras de manos (2002), che vince il "Premio de Álbum ilustrado de Ciudad de Alicante" e La foto de Portobello (2004), vincitore del "Premio Alandar". Riscuotono successo anche El arca y yo (2004), che si aggiudica il "Premio Anaya de Literatura Infantil y Juvenil", ¡Polizón a bordo! (El secreto de Colón) (2005), El pintor de las neuronas (Ramón y Cajal, científico) (2006), La Perrona (2006), vincitore del "Premio Libreros de Asturias", El viaje de la evolución (El joven Darwin) (2007), El vuelo de la razón (Goya, pintor de libertad) (2007), 2083 (2008), El ayudante de Darwin (2009) e La guerra de Amaya (2010). Nello stesso anno pubblica La expedición de los libros (2010) e l'anno successivo vede la luce El regreso de Peter Pan (2011). Molti di questi libri sono consigliati per ragazzi dai dieci o dai quattordici anni in su, nonostante l'autore non ami le restrizioni d'età imposte dagli editori, in quanto potrebbero veicolare un'immagine sbagliata, o quantomeno riduttiva, del romanzo:

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[...] En relación conmigo, el único criterio para considerar que es juvenil es que el lenguaje es sencillo, pero yo he acabado escribiendo también para adultos de una manera muy sencilla. Entonces, no sé hacer diferencias, no las hago. Cuando escribo para adultos utilizo una escritura un poco más elegante, pero los jóvenes deben poder leer Guerra y paz o cualquier otra cosa. La literatura juvenil es un género específicamente juvenil solo desde hace pocos años. [...] Claro, yo escribo libros que son específicamente para niños, porque son para muy pocos años, pero lo que hago en esos casos es también intentar que la estructura del cuento sea al mismo tiempo sencilla e interesante, darle algún tipo de aliciente. Hay ejemplos míos, de historias para cuatro o seis años, que un adulto puede leer como historias divertidas o como historias de estructura circular y mágicas (in Gaeta, 2012: 6-7).

L'autore si avvicina alla Letteratura per l'infanzia quando diventa papà, con il desiderio di poter scrivere qualcosa per i suoi figli, riscoprendo così la sua infanzia:

Dedicarse al género infantil es como irse de vacaciones en el tiempo, y volver a la infancia. En el juvenil, el atractivo consiste en la dificultad: cómo escribir una novela que interese a los jóvenes, sin hacer concesiones ni que suene a cosa sabida. [...] Los niños y los jóvenes cuando leen lo hacen con mayor atención, como si su futuro dependiese de ello y cada libro pudiese influir en el porvenir.1

Si cimenta anche nella scrittura di romanzi erotici, tra cui Anacaona (1980), insignito del "Premio La Sonrisa Vertical", Amor burgués (1981) e La curvatura del empeine (1996). Questo genere affascina particolarmente l'autore, poiché coniuga la biologia (suo originario campo di studi) e la psicologia:

Yo prácticamente empecé con la literatura erótica. Había escrito otras novelas, pero las primeras que publiqué fueron eróticas. Lo que me atrae del erotismo es que por una parte tiene que ver con la biología, con los cuerpos; y por otra parte también implica los sentimientos. Esa combinación me parece muy atractiva. El hecho de expresar algo así mediante palabras de manera deliberada es como un ejercicio, un desafío. [...] Las pasiones se pueden expresar físicamente, también con palabras y también con sentimientos. Esos tres factores tendrían que participar en la novela erótica. Es una combinación que debe ser muy medida.2

Scrive anche romanzi per adulti, come Sombras paralelas (1989), trasposto per cinema dal regista spagnolo Gerardo Gormezano e La emperatriz Eugenia en Zululandia, vincitore nel 1985 del "Premio de la crítica de la Comunidad Valenciana" e nel 1993 del "Premio Azorín". Sperimenta il genere teatrale con Zona de lluire transit, che gli vale il "Premio

1Cfr.

http://www.elcultural.com/revista/letras/Vicente-Munoz-Puelles-Los-escritores-nunca-dejamos-la-infancia/12077 2

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Ciudad de Valencia" nel 2001 e si dedica anche alla scrittura di saggi, incentrati perlopiù sulla letteratura inglese e nordamericana.

Molti dei suoi libri sono stati tradotti in altre lingue, tra cui francese, inglese, italiano, portoghese, greco moderno, coreano e anche in alfabeto Braille e lo stesso Muñoz Puelles alterna l'attività di scrittore a quella di traduttore: si è cimentato, infatti, nella traduzione di alcuni grandi autori classici, quali Joseph Conrad, Arthur Conan Doyle, Georges Simenon e Fenimore Cooper, di cui ha tradotto El último de los mohicanos. La sua ambivalenza di scrittore e traduttore ha fatto sì che, nel corso degli anni, abbia sviluppato una personale opinione su quale debba essere la posizione del traduttore nei confronti del testo d'origine, se essergli strettamente fedele o adattarlo al suo stile:

Yo creo que, en general, un traductor hace una versión propia. Por otra parte, no se puede violentar demasiado el texto, o al menos yo no lo hago. Normalmente elijo yo a los autores, y lo que hago es hacer una versión que tenga mi propio lenguaje. Pienso que escribir es una manera de respirar. Puedes hacer frases muy cortas, como si fueras un corredor de cien metros, o frases muy largas, como si fueras un corredor de maratón. En cada momento tú sabes qué tipo de escritor eres, y creo que es mejor, cuando tienes la oportunidad de traducir a otro autor, adaptarse a su respiración, pero también contarlo como lo quieres contar, porque no lo podrías contar de otra manera que no sea natural para ti. Es como si masticaras algo que otro ha masticado y lo adaptaras a tu propio cuerpo. Quiero decir que a veces no resulta grato, y puede resultar una tortura. [...] Al principio, cuando empezaba a traducir, intentaba ser fiel al original [...] pero al final he optado por ser menos respetuoso y por dejarme llevar un poco más (in Gaeta, 2012: 14).

È anche autore di due false autobiografie, Yo, Colón, descubridor del Paraíso Terrenal, Almirante de la Mar Océana, Virrey y Gobernador de las Indias (1991) e Yo, Goya, primer pintor de la corte española, defensor de la libertad, grabador de sueños y caprichos (1992).

L'aspetto autobiografico affascina molto l'autore, che non perde occasione per inserire elementi che hanno a che vedere con la propria vita in quasi tutti i suoi romanzi, sia per adulti che per ragazzi:

Como en todo escritor que se precie, hay un juego de espejos y un repertorio de disfraces. Más que de lo propiamente autobiográfico, yo prefiero hablar de lo personal. Aunque mi obra siempre trata de los otros, se convierte en personal al pasar por mi tamiz. Incluso los libros de encargo. Sólo puedo hacerlos cuando empiezo a sentirlos como algo propio.3

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Prendiamo in esame, ad esempio, quattro dei suoi più celebri romanzi, tre dei quali per ragazzi: La guerra de Amaya, La perrona, Las desventuras de un escritor en provincias e La expedición de los libros. Nei primi tre, i riferimenti autobiografici sono molto espliciti e ben riconoscibili, mentre nell'ultimo sono più celati e passano quasi inavvertiti al lettore. Nei primi due libri, l'autore racconta la storia della sua famiglia, divisa tra Russia e Spagna durante la Seconda Guerra Mondiale, come lui stesso racconta in un'intervista:

Con respecto a La perrona, La guerra de Amaya es otro punto de vista de la misma historia: la primera es la historia de mis tíos en Rusia, el narrador es un niño que cuenta su historia y la de sus hermanos en Rusia. Mis tíos se separaron de mi madre, de su hermana, y se fueron a Rusia, mientras que mi madre se quedó en el norte de España con sus padres y su hermana pequeña y luego, cuando las tropas de Franco se acercaron a Gijón, huyeron a Francia, en barco. Allí, la guerra no había acabado y no les dejaban quedarse como refugiados, así que decidieron volver a España y acabaron en Valencia. Mi abuelo murió al cabo de un mes, y se quedó mi abuela con mi madre y mi tía que solo tenía tres años (in Gaeta, 2012: 5).

Las desventuras de un escritor en provincias, invece, è autobiografico in senso stretto, poiché l'autore non racconta la vita di suoi familiari, ma racconta le difficoltà del suo lavoro dipingendo se stesso con onestà e autoironia:

El personaje central de esta novela, Mariano Marco Vallés, “orondo y eximio pero nunca bastante apreciado escritor de provincias” (pág. 20), se parece mucho a su creador, el autor valenciano Vicente Muñoz Puelles (1948).

Marco vive en Valencia, ha sido traductor, ha escrito novelas muy variadas, ensayos y obras de literatura para jóvenes, y tiene en su haber numerosos premios, desde uno de literatura erótica hasta otro de literatura juvenil, pasando por varios oficiales de estirpe más o menos autonómica. Todo esto forma parte también de la biografía de Muñoz Puelles, que, sin embargo, formula al comienzo de la novela la consabida advertencia -claro que con intención paródica- de que se trata de una obra de ficción en la que cualquier parecido entre los personajes y algunos seres reales no pasa de ser una coincidencia. Más adelante, y siguiendo la línea de jugueteo humorístico que recorre la novela, el autor se encarga de añadir numerosas coincidencias precisas entre él y su personaje, al enumerar algunas novelas de Marco cuyo título o cuyo asunto evocan otras del propio Muñoz Puelles [...] o remiten a ellas sin tapujos, como la referencia a la novela Anacaona (pág. 84) o a la más reciente recopilación Manzanas (Tratado de pomofilia) (pág. 232). La sensación de veracidad se incrementa con referencias a algún individuo real, como el editor -y también escritor, habría que decir- Luis Bonmatí (pág. 115). Otros personajes, aun con nombres inventados, son trasuntos evidentes de personas reales y bastante conocidas en el ámbito valenciano. Se diría que Vicente Muñoz Puelles, que ha situado con frecuencia las acciones

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de sus novelas en lugares y tiempos remotos, se ha planteado aquí, con un giro radical, una especie de viaje alrededor de sí mismo y de su presente, utilizando como portavoz a un escritor valenciano que presenta cierto grado de parentesco con él y, en gran medida, análoga visión del mundo. El quiebro del doble desenlace, con el autor que hace morir a su personaje, refleja bien este planteamiento.4

Ne La expedición de los libros, invece, i riferimenti autobiografici trapelano dai quattro membri della famiglia, più un piccolo accenno al nonno, come l'autore mi ha dichiarato nel nostro scambio di mail:

[...] En muchos de mis libros el padre soy yo, y La expedición de los libros no es una excepción. Ricardo y Laura son los nombres de mis hijos. Se supone que la madre es mi mujer. Las iniciales RMC corresponden realmente a mi abuelo, Ricardo Muñoz Carbonero, parte de cuya biblioteca he heredado.5

Uno dei temi ricorrenti dei suoi romanzi è la letteratura e in particolare il suo ruolo fondamentale all'interno della società per lo sviluppo di menti libere e indipendenti:

De los libros decía que cuando uno se acostumbraba a su compañía desde la infancia aumentaba las posibilidades de ser feliz, porque se volvía más sensible, más atento a los matices y a la infinita variedad de la vida». También yo creo eso. Los libros estimulan nuestros sentidos. Son ventanas al mundo, y cuando las abrimos de niños siempre permanecerán así, abiertas, porque no podemos olvidar esa sensación de que nos ayudaron a crecer, a entender la vida y, en cierto modo, a adivinar cómo podríamos llegar a ser. Cuando uno es un niño, los libros nos dan la medida de nuestras posibilidades.[...] Yo duermo rodeado de libros. Los acuesto a mi lado, en la cama, y a ratos, durante el sueño, tropiezo con ellos y me tranquilizo al tocarlos.

[...] En cualquier circunstancia, los libros nos proporcionan excelente compañía y consuelo. Podemos haberlo perdido todo, pero ellos están ahí, ayudándonos a seguir adelante. Son las voces de todos nuestros antepasados, que acuden a nuestro rescate.6

Addirittura, ne La expedición de los libros, i libri sono i protagonisti del romanzo, lasciando in secondo piano i personaggi umani. La passione per la letteratura nasce nello scrittore valenciano fin da piccolo, attraverso una vera e propria epifania. Come dichiara lui stesso nella raccolta di saggi Hablemos de leer (2002: 118-120) la lettura lo rapisce completamente immergendolo in un mondo fantastico e totalizzante dove è possibile vivere innumerevoli avventure nuotando in un oceano di parole:

4 http://www.elcultural.com/revista/letras/Las-desventuras-de-un-escritor-en-provincias/7341 5 Vedi paragrafo 1.2 6 Cfr. http://blog.anayainfantilyjuvenil.es/wp1/?p=7548

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En casa había un libro que me atraía más que los otros. En la portada de vivos colores, un niño nadaba con todas sus fuerzas, seguido de cerca de un tiburón de dientes puntiagudos. [...]

Intenté leer por mí mismo aquel libro, pero me cansé pronto. Una cosa era descifrar los sonidos y recitarlos, y otra entender todas las palabras y situaciones. Un día enfermé y le pedí a mi madre que me lo leyera. Empezó:

- En las selvas de Borneo, por Mayne Reid.

Inmediatamente me olvidé del dolor de garganta y de la fiebre, y me dispuse a escuchar. El dormitorio se transformó en un mar tropical, y la cama en una lancha que iba a la deriva, con siete personas a bordo. [...] El libro parecía hablar por sí solo. Algunas frases pasaban de largo antes de que hubiese podido comprenderlas, otras era como si ya las conocese y pudiera saber cómo terminaban. Tras mil peripecias, los náufragos avistaban una isla y remaban hacia ella. En aquel punto, miré por la ventana y me di cuenta de que había anochecido. Tuve la sensación de estar viviendo dos vidas, una como Vicente el enfermo y otra como Henry, el niño náufrago. Descubrí que a Vicente le gustaba quedarse bien abrigado en la cama mientras Henry nadaba desesperadamente para escapar de un tiburón hambriento. Pensé que era mucho mejor así, entre otras cosas porque Vicente aún no sabía nadar. [...]

De nuevo, al intentar adentrarme en la novela por mi cuenta, tropecé con el mismo problema. Como desconocía el significado de muchas palabras, me aburría y acababa mirando las ilustraciones. Terminó el curso, y con el verano llegaron el calor y las excursiones a la piscina. [...] Una tarde me deslicé sobre la soga que cruzaba la piscina y separaba la zona de niños de la de los adultos, y comprobé que podía seguir nadando sin hacer pie, apoyándome en el bordillo cuando me cansaba. [...]

Esa misma noche, en la cama, con el libro de Mayne Reid en las manos, pensé que yo no era tan distinto de Henry, el niño náufrago que huía nadando de un tiburón. Nadar y leer eran actividades muy parecidas. Todo consistía en empezar a soltarse. De pronto descubrí que las frases ya no se me resistían. Solo tenía que observarlas y seguirlas de un extremo a otro. Fue como si se destapara una botella, como si una llave girara. Me faltó poco para gritar.

Dal 1999 l'autore è membro del Consell Valencià de Cultura de la Generalitat Valenciana, un organo consultivo che ha il compito di preservare e promuovere la lingua e la cultura della Comunidad Valenciana.

Vive con sua moglie e i suoi due figli, Ricardo e Laura, a El Vedat del Torrent, a pochi chilometri da Valencia. Su di lui e sulla sua produzione artistica è stato pubblicato il libro

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1.2 Intervista all'autore

Grazie alla mia relatrice, ho avuto la possibilità di scrivere via mail a Muñoz Puelles per porgli alcune domande inerenti il suo romanzo, la mia traduzione e la sua produzione letteraria in generale. L'autore ha mostrato da subito una grande disponibilità e gli sono molto grata di aver accettato di chiarire i miei dubbi, poiché penso che per un traduttore non ci sia miglior esperienza che poter dialogare con l'autore e condividere con lui le proprie scelte e i propri pensieri. Lo scambio di mail, avvenuto in data 17 febbraio 2017, non solo ha chiarito i miei dubbi, ma ha anche arricchito e migliorato la mia comprensione del romanzo e delle scelte linguistiche e culturali fatte dall'autore.

Riporto di seguito le domande poste all'autore e le relative risposte.

Pregunta. Primero me gustaría saber cómo nació la idea de escribir La expedición de los libros. Me ha parecido muy original la idea de los libros como protagonistas de su novela.

Respuesta. Siempre me ha parecido que la historia individual de cada libro, como objeto,

es tan interesante como lo que cuenta. Por eso quise hacer una novela en la que los libros fuesen los personajes principales, y viviesen sus aventuras. Cuando la editorial Oxford University Press me pidió una novela, sin especificar el argumento, pensé que había llegado la ocasión de escribirla.

P. En una entrevista Ud. ha declarado que "es importante leer un poco de todo". ¿Es por

eso que los libros que protagonizan la historia son de géneros, épocas y autores diferentes, o hay una razón especial detrás de su elección?

R. No creo haberlos elegido por su variedad, sino porque en general se trata de libros muy

queridos, que además pueden encontrarse en cualquier biblioteca. Creo, como suele decirse, que no hay libro tan malo que no contenga algo bueno. Tengo, además, muchos libros predilectos. No me refiero solo a los títulos, sino a ejemplares determinados, de una edición concreta, con sus defectos y peculiaridades.

P. Analizando la novela, en el apartado dedicado a los personajes, he subrayado algunos

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correcto? ¿Cuánto se inspiró en ellos para caracterizarlos?

R. Es correcto. Los caractericé siempre que pude. Alicia es parlanchina y habla muy

deprisa, Hamlet habla con gravedad y es desconfiado, La República de Platón tiene dotes de organización y de mando.

P. Pasando a los personajes humanos, tengo algunas curiosidades. Primero si el padre

puede considerarse su alter-ego o por lo menos un personaje autobiográfico. Y con respecto a los nombres propios o genéricos de la familia, si son casuales o responden a alguna voluntad específica.

R. Sí, en muchos de mis libros el padre soy yo, y La expedición de los libros no es una

excepción. Ricardo y Laura son los nombres de mis hijos. Se supone que la madre es mi mujer. Las iniciales RMC corresponden realmente a mi abuelo, Ricardo Muñoz Carbonero, parte de cuya biblioteca he heredado.

P. Por lo que atañe a los topónimos, el teatro de las aventuras de los libros es "el campo" y

"la Gran Ciudad": ¿por qué decidió no dar una indicación geográfica precisa?

R. Me pareció que, en este caso, dar los nombres reales empequeñecía la historia, que

podía tener un alcance más universal. Sin embargo, se dan detalles concretos y se menciona la calle de la Nave, por ejemplo, que es una calle real, donde abundan las librerías de viejo. De todos modos, para mí “el campo” es el Vedat de Torrent, donde vivo, y “la Gran Ciudad” es Valencia, donde nací.

P. Con respecto al título, ¿es el que Ud. mismo quería para su libro o fue modificado o

sugerido por el editor?

R. Es el título que yo quería. Pensé en la Anábasis o Expedición de los Diez Mil, un relato

clásico del historiador griego Jenofonte, que cuenta la expedición que llevaron a cabo en el año 401 a.C. unos doce mil mercenarios desde la costa oriental del mar Egeo hasta Persia,

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11 y luego desde Mesopotamia al Mar Negro.

P. En la LIJ las ilustraciones ocupan un papel muy importante: ¿qué opina del trabajo del

ilustrador Fernando Vicente?

R. Creo que es uno de los mejores ilustradores que he tenido, y que su trabajo, tanto en La expedición de los libros como en El regreso de Peter Pan, es de una calidad poco corriente. Como suele decir Antonio Ventura, uno de mis editores, Fernando Vicente “es quien mejor dibuja los libros”.

P. En un momento dado de la historia, los libros se ponen a mirar la tele, pero acaban por

apagarla porque es aburrida. Me imagino que se trata de una escena con un mensaje directo para el joven lector...

R. Sí, claro, ahí subyace una visión crítica de la banalidad de muchos programas de

televisión. Pero la escena no solo va dirigida al joven lector. Intenta reflejar algo que nos ocurre a todos: la tele nos aburre, pero la vemos porque nos resulta cómodo y nos permite mantener un nivel de atención bajo.

P. En el libro, Alicia pronuncia una frase: "no solo somos libros, sino también libres". Esta

idea de que los libros no tendrían que estar cerrados en una biblioteca sin ser leídos, sino que merecen una "segunda vida" es muy actual. En efecto, en Italia están naciendo muchísimas librerías donde los libros se pueden dar, intercambiar y llevar gratuitamente. ¿Pasa lo mismo en España?

R. Creo que sí, pero no estoy seguro de que haya muchas. De todos modos, en mi novela la

libertad de los libros no se refiere solo a sus ansias de la aventura, sino también a que para nosotros son una escuela de libertad. En ellos está todo, mejor o peor expresado, y además nos enseñan a pensar y a ser libres.

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P. Pasando a la traducción, quisiera comentarle algo con respecto a la estrategia que he decido adoptar pensando en mi destinatario. Tratándose de una novela que se desarrolla en una ciudad española no identificada, y protagonizada por libros de la literatura universal, me ha parecido oportuno “adaptar” algunos aspectos a la realidad italiana, como la traducción de los antropónimos y topónimos. Por la misma razón, el sobrino del hombre del restaurante que vive en Shangai no estudia español, sino italiano y Leonardo da Vinci habla italiano con acento toscano. ¿Le parece correcto?

R. No solo me parece correcto, sino imaginativo y brillante. La felicito por eso.

P. Para escribir novelas para niños y para que la comunicación sea eficaz, hay que

identificarse con ellos pensando en nuestra propia niñez. Ud. es también traductor: ¿piensa que el traductor también tiene que recuperar al “niño que lleva dentro” para alcanzar un buen resultado?

R. Creo que el traductor puede hacer también ese ejercicio, pero su esfuerzo no es tan

necesario. Basta con que se deje llevar. Además, el peligro es hacer una literatura excesivamente aniñada. A mi modo de ver, los libros para niños solo son interesantes si sirven también a los mayores. Y otra cosa: para recrear la infancia, el autor puede pensar en su propia niñez, pero también en la de sus hijos, si los tiene.

P. Una pregunta técnica: en la página 113 hay una frase donde se dice que el cartero

"cerraba con puerta la llave de su casa": ¿es una manera para decir que cerraba la puerta muy bien?

R. No. Es una errata, que pasó desapercibida a casi todo el mundo, hasta que unos niños de

un colegio de Galicia se dieron cuenta y me lo hicieron notar en persona, cuando fui a visitar su colegio. Debería ser, naturalmente, “cerraba con llave la puerta de su casa”.

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Capitolo II –

La expedición de los libros: analisi del testo originale

2.1 Genere di appartenenza

La expedición de los libros è un romanzo d’avventura e di formazione destinato a giovani lettori dai dieci anni in su. Si inserisce, quindi, all’interno del filone della letteratura per l’infanzia e per ragazzi, anche se ritengo che un destinatario adulto possa comunque trovarlo piacevole e interessante.

Lo stesso Muñoz Puelles si è espresso in modo negativo su una netta distinzione tra letteratura per ragazzi e letteratura per adulti, sottolineando, soprattutto, che non esiste una letteratura di serie A e una di serie B, ma che entrambi i tipi di letteratura meritano lo stesso rispetto in quanto necessitano della stessa creatività e dello stesso impegno artistico:

[...] Me gustaría añadir que el ideal sería que niños y adultos intercambiaran sus lecturas. Los adultos deberían tener la oportunidad de comprobar que hay libros supuestamente infantiles y juveniles extraordinarios -también hay, por supuesto, libros inanes, oportunistas, noños o almibarados, en ocasiones burdamente escritos, que aparentan estar escritos para los jóvenes-, y los niños y jóvenes deberían mirar más lejos en cuanto su capacidad lectora se lo permitiera, y explorar la literatura considerada adulta. Eso, seguramente, ayudaría a madurar a unos y a otros.7

Suggerisce inoltre che, piuttosto che differenziare la letteratura in base al destinatario, la distinzione dovrebbe essere fatta in base a letteratura buona e letteratura cattiva. L'autore vuole infatti far passare il messaggio che l'importante è la qualità letteraria e non la tipologia, perché alla fine non si scrive né per bambini né per adulti, ma per persone amanti della lettura:

Acaso, como se ha dicho muchas veces, la división no debería hacerse entre literatura infantil y juvenil, por un lado, y literatura para adultos, sino entre buena y mala literatura. Convendría que fuese el lector quien, haciendo omiso de esas clasificaciones por edades, decidiera qué literatura resulta más adecuada para su edad y conocimientos. Quizá la medida del valor literario de un libro infantil o juvenil sea su capacidad para ser disfrutado también por un público adulto. Porque, en definitiva, como escribió Wordsworth, «El niño es el padre del hombre». Y todos,

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niños, adolescentes y adultos, merecemos el mismo respeto y el mismo esfuerzo creador.

Supongo que ese es el espíritu de exigencia que animó a los escritores que he citado antes, en relación con la casa de muñecas de la reina María, y les llevó a aportar, en algunos casos, textos que podrían ser calificados apresuradamente de infantiles o juveniles, con la convicción de que lo importante es la calidad literaria y no el género. No escribían para niños o adultos, sino para personas. Precisamente porque escribían tan bien, los niños podían leerlos. Por esa misma razón, en mi biblioteca particular los autores no están ordenados por géneros, y las incursiones infantiles o juveniles de algunos autores figuran al lado de sus otros libros.

Escribir un buen cuento infantil o un buen poema es tan difícil como escribir una buena novela para adultos, aunque por lo común requiere menos tiempo. Lo difícil, como siempre, es escribir bien."8

Come sottolinea O' Sullivan (2005), invece, può essere utile considerare come aspetto distintivo della letteratura per ragazzi la sua doppia appartenenza al sistema letterario e al sistema educativo. È infatti di primaria importanza per questo genere di letteratura trasmettere al giovane lettore le conoscenze e i valori primari della società, senza per questo dimenticare di farlo stimolando i suoi interessi e le sue predilezioni. In questo senso, come vedremo in seguito, La expedición de los libros si inserisce a pieno titolo all’interno della Letteratura per l’infanzia e per ragazzi.

2.2 Struttura, paratesto e peritesto

Prima di passare all’analisi del romanzo, è opportuno riflettere su aspetti quali il paratesto e il peritesto del testo originale, significativi per comprendere a fondo l’oggetto del nostro studio.

Il più autorevole studioso a fornirci indicazioni sul paratesto e a sottolinearne la sua importanza è stato il francese Gérard Genette nei suoi saggi Introduction à l'architexte (1979), Palimpsestes (1982) e Seuils9 (1987). Egli parte da una semplice constatazione: un testo, di qualunque genere esso sia, non si presenta mai da solo, ma è sempre accompagnato dal paratesto, ovvero da una serie di elementi ausiliari, che, pur non essendo parte integrante del testo e rimanendo subordinati ad esso, hanno un ruolo importantissimo, poiché lo presentano, lo arricchiscono, lo completano ed esplicano, assicurandone la ricezione e la diffusione. In sostanza, il paratesto è "una sorta di ponte ideale tra testo e contesto culturale" (Crisafulli, 2005:449), è ciò che permette al testo di diventare libro e di proporsi al pubblico, ed è quindi "strettamente legato alle strategie editoriali, alla volontà

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Ibidem. 9

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di fare del libro appunto un prodotto sottoposto alle leggi del mercato" (Elefante, 2012: 23).

Nell'ultimo dei suoi tre saggi, Genette divide il paratesto in due categorie: peritesto ed epitesto. Ciò che li distingue è l’ubicazione.

Il peritesto è "l'insieme degli elementi paratestuali che accompagnano il testo rimanendo circoscritti all'interno del suo spazio" (Elefante, ibid.: 10)quindi, tutto ciò che si trova nello spazio del volume, notoriamente nome dell’autore, titolo, dedica, quarta di copertina, collana, prefazione, note, scelte tipografiche, glossario e illustrazioni. Di questi, l'elemento che probabilmente riveste più importanza e su cui si focalizza l'attenzione di un potenziale lettore è il titolo, che rappresenta un vero e proprio "microcosmo dell'opera" (Adorno:1979). Anche in questo caso, essendo il libro un prodotto soggetto alle leggi di mercato, non è né l'autore né tantomeno il traduttore a decidere, bensì l'editore. Anche le illustrazioni, ovviamente, svolgono un ruolo fondamentale se pensiamo alla letteratura per l'infanzia (racconti, albi illustrati, etc.), dove le immagini sono spesso protagoniste. L'elemento peritestuale per eccellenza è però la copertina, che ha una triplice funzione: "protettiva, ornamentale, pubblicitaria” (Puglisi, 2003:11), ma è soprattutto su quest'ultima che il mercato editoriale ha focalizzato la propria attenzione. Genette, infatti, chiamava la copertina e il peritesto editoriale come “il luogo del marchio”, cioè un “tratto esplicito e localizzato” (Genette 1989:23), che presentano al pubblico determinate indicazioni, fra le quali il nome dell’autore, il titolo dell’opera o un’illustrazione specifica. La copertina è di competenza dello stesso editore, che ne è committente e che decide anche se includere il libro in una collana. I libri appartenenti a una stessa collana hanno caratteristiche che li accomunano, che possono essere la fascia d'età a cui sono rivolti, il genere testuale (giallo, saggi, etc.) o qualsivoglia altro parametro.

L’epitesto, invece, come suggerito da Genette, è una sorta di prolungamento esterno in uno spazio sociale virtualmente illimitato. Trova spazio, quindi, solo all'esterno del testo: è ciò che viene detto dal pubblico o dai critici a proposito del testo stesso, ad esempio in ambito mediatico (interviste, dibattiti, conversazioni, etc.).

Un'ulteriore sottocategoria del paratesto è il paratesto fattuale, che è costituito dalle informazioni che i lettori hanno sul romanzo e sull'autore, ma che esulano dal testo in senso stretto. Ad esempio, il sapere che il romanzo è stato scritto da un autore giovanissimo, oppure che è stato scritto da una donna, oppure che l’autore ha vinto per quell’opera un premio letterario, influenzerà in qualche modo il giudizio del pubblico. Il merito di Genette è stato quello di aver approfondito in che modo il paratesto possa

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influenzare la ricezione del testo letterario e di aver dimostrato come l'apparato paratestuale sia "il risultato di una interazione tra tre [...] termini: l'autore, il testo e il lettore" (Wells 2000:61).

Nonostante la fase di creazione del paratesto coinvolga più professionisti, quali l'autore, l'editore, il traduttore, l'editor, la stampa e il libraio, Genette si incentra principalmente sull'autore, talvolta sull'editore, lasciando quasi inesplorati gli spazi dedicati al traduttore. Nonostante ciò, per il traduttore può essere di grande importanza lo spazio paratestuale, in quanto può utilizzarlo per far sentire la propria voce e giustificare le proprie scelte traduttive attraverso la Nota del Traduttore o le note a piè di pagina, rendendo così il pubblico partecipe del processo traduttivo, che viene troppo spesso volutamente ignorato. Non solo: è opinione sempre più condivisa che il traduttore non solo possa, ma debba partecipare alle decisioni editoriali concernenti il paratesto, tanto che nel 2004 è nato presso l'Università di Vigo il centro per lo studio della "Translation and Paratranslation (T&P)", coordinato dal traduttologo José Yuste Frías, al fine di legittimare sempre di più l'intervento del traduttore negli spazi paratestuali. (Elefante 2012:19)

Anche Vicente Muñoz Puelles, in un sua recente intervista, ci dà conferma di quanto sia importante il paratesto dei suoi libri. Ad esempio, considera estremamente importante la collana nella quale far pubblicare un libro. Per La expedición de los libros, ha scelto di affidarsi alla collana El árbol de la lectura. Ecco la sua esperienza:

La colección El árbol de la lectura, de Oxford University Press, estuvo desde el principio concebida para satisfacer los gustos y las necesidades del público infantil de nuestros días, un público menos acomplejado, menos castizo [...] y más parecido al del resto de Europa. Recuerdo cuando Antonio Ventura, director de la colección, me mostró las maquetas de los primeros títulos, y cómo me ilusionó la idea de figurar entre ellos. Porque a veces sucede, sobre todo en la literatura infantil, que es la editorial la que en buena medida propicia el texto, al fijar las condiciones en que ha de publicarse. Uno ve una colección así, con un formato y un diseño tan atractivos, y al momento desea formar parte de ella.

Muñoz Puelles riconosce, quindi, il grande potere che ha la casa editrice di aiutare o meno il testo ad avere successo sul mercato editoriale. Tuttavia, l'autore non è totalmente d'accordo con la casa editrice sul fatto di porre una restrizione d'età al suo libro ed incasellarlo in una specifica fascia d'età, in quanto spera che i suoi libri possano venire

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letti da tutti, ma riconosce comunque che ciascuna fascia d'età ha caratteristiche proprie che vanno rispettate e che la differenziano dalle altre.

El árbol de la lectura también está subdividida en varios niveles de lectura. Hay libros para primeros lectores, a partir de ocho años y a partir de diez. También hay una colección de clásicos adaptados, y otra de cuentos maravillosos. Mis dos títulos originales, La expedición de los libros y El regreso de Peter Pan han sido catalogados para más de diez años, pero me gustaría que eso no significara restricción alguna. En el fondo, uno aspira a escribir libros para todo el mundo.

Passiamo ora all'analisi di questi elementi ne La expedición de los libros. Il romanzo, pubblicato nel 2011 dalla casa editrice Oxford University Press, fa parte della collana El árbol de la lectura, che raccoglie libri d’autore spagnoli e stranieri ed è illustrata. Nel caso specifico, il libro è consigliato ai bambini che abbiano compiuto almeno dieci anni. È costituito da centoquarantotto pagine, divise in tredici capitoli e la narrazione è corredata da tredici illustrazioni, realizzate dall'illustratore madrileno Fernando Vicente. I capitoli nei quali è suddiviso il libro sono i seguenti: La biblioteca del sótano, Los visitantes, La casa robada, Primera salida, Los otros libros, El decálogo de los libros, Segunda salida, El viaje de la Ilíada, El viaje de Gulliver, Historia del quinto tomo, La fuga, La familia, Las lluvias. Come possiamo notare, il titolo di ogni capitolo riassume con una breve frase, o anche con una sola parola, le vicende che accadranno in quella determinata parte del romanzo.

Il libro si presenta con una copertina flessibile color arancione di 13 x 20 cm, dove al centro vi è un'illustrazione, in bianco e nero, che ci viene riproposta a pagina 49. L'illustrazione ritrae tre dei protagonisti del libro, Alicia, El sabueso de los Baskerville e La Ilíada uno sopra l'altro per cercare di arrivare alla maniglia della porta del seminterrato. La copertina è completata da varie scritte di colore nero: in alto a destra il titolo del libro, in alto a sinistra i nomi dell'autore e dell'illustratore e, nella parte inferiore, il nome della casa editrice Oxford e della collana El arbol de la lectura.

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Il titolo del libro ci indica già il genere testuale a cui appartiene il romanzo. La parola expedición, infatti, non lascia alcun dubbio al giovane lettore: si tratta di un romanzo di avventura. La presenza dell'articolo determinativo La, inoltre, ci fa percepire questa spedizione come la più importante e la più incredibile che possiamo mai leggere, per l'appunto "la spedizione" per eccellenza. Per ultimo, il titolo ci informa che gli insoliti protagonisti di questa avventura non sono degli uomini, bensì dei libri: ciò stimola la curiosità del lettore suscitando in lui domande su come dei libri possano mai affrontare una spedizione, invogliandolo così a scoprirne di più leggendo il romanzo.

Sul retro del libro, la quarta di copertina ci propone una brevissima trama, lasciando però ai giovani lettori il gusto di scoprire cosa succederà:

Esta es la historia de una biblioteca familiar cuyos personajes, los libros, se sienten solos y abandonados en el sótano de la casa en el campo. Un día, cansados de que nadie entre en él y los lea, deciden enviar a unos cuantos al exterior para ver qué ha sucedido con sus dueños.

A partir de esta situación, unos cuantos títulos conocidos de la literatura se convierten en protagonistas de una novela de aventura.

Il romanzo è preceduto da una citazione tratta dal famoso libro Fahrenheit 451 dell'americano Ray Bradbury:

- No juzgue un libro por su cubierta -dijo alguien.

Y todos rieron silenciosamente, mientras se movían río abajo.

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illustratore e pittore madrileno.10 Nonostante il predominio del testo sulle illustrazioni, queste ultime sono essenziali per stimolare la fantasia del giovane lettore, guidandolo nell'immaginazione dei protagonisti ma lasciandolo, allo stesso tempo, libero di fantasticare. Come in tutti i romanzi per bambini, le illustrazioni sono parte integrante del libro, in quanto partecipano allo scopo di chiarire il messaggio che il romanzo vuole veicolare permettendo al piccolo lettore di comprenderlo appieno attraverso una pluralità di canali.

Le illustrazioni di La expedición de los libros sono tutte in bianco e nero, scelta ricorrente da parte dell'illustratore, che aveva infatti optato per la stessa soluzione in altri libri di Vicente Muñoz Puelles, come ne El regreso de Peter Pan. Questa scelta, probabilmente dovuta a ragioni puramente economiche, conferisce, comunque, un'aria misteriosa ed enigmatica ai personaggi raffigurati, stimolando ulteriormente la curiosità del lettore. Inoltre, le immagini acquistano, in questo modo, un aspetto di antichità e indistruttibilità, sottolineandone la loro preziosità.

La loro funzione è duplice: da un lato mostrano le vicende più significative raccontate nel libro, dall'altro danno una rappresentazione grafica dei personaggi descritti dall'autore, così da stamparli indelebilmente nella mente del giovane lettore.

Le illustrazioni sono in tutto tredici, una per ogni capitolo. Nella prima possiamo vedere Alice, accucciata sul pavimento con aria interrogativa, mentre esce con parte del suo corpo da un libro che reca il suo nome. La rappresentazione del personaggio è molto significativa, perché esemplifica la doppia condizione di questi speciali libri, protagonisti del romanzo, nel loro status di oggetti personificati.

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Nato nel 1963, si avvicina al mondo della pittura da autodidatta e pubblica i suoi primi lavori da illustratore agli inizi degli anni '80, nelle riviste Madriz e La luna de Madrid. Poi abbandona temporaneamente il mondo delle illustrazioni per dedicarsi completamente al settore pubblicitario, diventando direttore artistico di varie agenzie. Nel 1999 torna a occuparsi di illustrazioni pubblicando assiduamente sul quotidiano El País e sul supplemento culturale Babelia, che gli fa vincere tre premi Award of Excellence della Society for News Design. Le sue illustrazioni sono apparse anche in riviste come Europa Viva, Ronda Iberia, Lápiz, Rock de Lux, Vogue, Playboy, Gentleman, Letras Libres, Interviu, Cosmopolitan e DT. Oltre ad aver lavorato per quotidiani e riviste, ha anche realizzato copertine di dischi e libri; ha illustrato inoltre più di una ventina di libri, dedicati sia a bambini e adolescenti sia ad adulti. Nel 1984 espone per la prima volta i suoi lavori alla Galería Moriarty e al Festival del fumetto di León. Le sue opere sono raccolte nei volumi Los pin-ups de Fernando Vicente (2004, Dibbuks), Literatura ilustrada (2007, Ediciones Sins Entido y Diputación de Sevilla), Portraits (2009, Blur Ediciones), Portadas (2010, Brandstudio Press), Universos (2011, Ayuntamiento de Palma de Mallorca y Caja de Ahorros del Mediterráneo), Artbook (2014, Ominiky Ediciones) e Fernando Vicente (2014, Roads Publishing).

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Nella seconda, ritratto in piedi, conosciamo il Manuale per il restauro dei libri, impegnato probabilmente a spiegare la sottile arte del restauro ai suoi compagni. Anche in questo caso, i due libri raffigurati hanno gambe e braccia da umani. È curioso notare come le scritte del libro in primo piano siano in inglese. Nella terza immagine vediamo il malmesso libro di Matematica, dotato di gambe e braccia muscolose, scendere dagli scaffali, mentre nella quarta, riproposta anche in copertina, su sfondo arancione, vengono raffigurati L'Iliade, da cui spunta un braccio che sguaina una spada, Il mastino dei Baskerville, anch’esso con braccia e gambe e Alice ripresa di spalle, con la tipica raffigurazione dell’originale inglese, che formano una torre per cercare di arrivare alla maniglia della porta. La quinta figura ritrae Alice che guarda affascinata il panorama dalla finestra della sua padroncina Laura, in occasione della spedizione al piano di sopra. La sesta mostra il libro Vita del Pitocco, mentre in piedi, regge in una delle mani una candela per illuminare l’ambiente circostante. Da notare i pantaloni e le scarpe che indossa, tipiche dell’epoca in cui si svolge la sua storia.

La settima ci fa vedere il momento in cui l’Iliade parte per l'avventura all’esterno, incitata dall'applauso dei compagni mentre l'ottava, dedicata ancora all'Iliade, ce la mostra mentre cerca di uscire, facendo leva sulle sue possenti braccia da guerriero, da un cestino della spazzatura, dove è stata gettata. Nella nona Gulliver, ripreso mentre fuoriesce

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dall’omonimo libro, cerca di resistere al solletico provocatogli dalla lingua di un cane che lo lecca insistentemente.

La decima ci mostra il braccio ossuto di un uomo che si appresta a mettere il quinto tomo delle Opere complete di Jules Verne (riportato con titolo originale in francese) nella vetrina della libreria "El Buho". Protagonista dell'undicesima illustrazione è un gufo che sta per cingere con le sue zampe il malcapitato primo tomo delle Opere complete, che scappa via sulle proprie gambe. Nella penultima illustrazione scorgiamo finalmente il profilo sorridente del padrone, che si appresta a riparare sotto al suo cappotto il quinto tomo, appena recuperato dalla libreria. In questo caso, spuntano dal libro due braccia che reggono una sorta di telescopio da esploratore. Infine, nell'ultima figura appare in primo piano la mano di Laura, mentre accarezza il dorso dei suoi amati libri, come era solita fare da bambina.

2.3 Trama

I protagonisti della storia sono dei libri personificati che abitano nel seminterrato di una casa di campagna. Dopo mesi passati in solitudine senza essere letti o consultati da nessuno, un giorno la loro monotonia viene interrotta da una visita inaspettata: dei ladri. Uno di questi, oltre a razziare la casa di oggetti preziosi, decide di portare uno dei libri con sé. I libri, svegliati dal loro torpore, si chiedono che fine abbia fatto la famiglia che abitava la casa e decidono di andare a ispezionare il piano superiore per vedere che ne è stato dei loro padroni. Una volta al piano superiore, trovano altri libri, che rivelano loro che la famiglia si è trasferita ormai da alcuni mesi in città e che ha intenzione di vendere la casa. Questa nefasta notizia lascia tutti basiti. Ciononostante, i libri non si danno per vinti e decidono di passare all'azione: organizzano una spedizione verso la Gran Ciudad, non solo

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alla ricerca della famiglia, ma anche per portare indietro il libro prelevato dai ladri. Prima di uscire, stilano un decalogo di regole, utile per autogovernarsi ora che sanno di essere abbandonati a loro stessi. I tre libri prescelti per affrontare la spedizione sono L'Iliade, I viaggi di Gulliver e il quinto tomo delle Opere Complete di Jules Verne.

L'Iliade, dopo varie peripezie e dopo essere stata investita da una macchina, viene portata da uno sconosciuto alla biblioteca comunale, dove rimane per circa un mese. I viaggi di Gulliver, dopo un incontro ravvicinato con un cane, viene rinvenuto tutto bagnato sull'asfalto dal proprietario di un ristorante cinese, che lo asciuga e lo impacchetta per spedirlo a un nipotino di Shanghai che studia spagnolo. Il quinto tomo delle Opere complete di Verne viene raccolto per strada da un postino che, dopo averlo portato a casa per leggerlo, decide di venderlo a una libreria di seconda mano. Nel frattempo, il primo tomo si trova anch'esso nella Gran Ciudad, a casa dei ladri e, dopo essere stato letto varie volte dal ladro più giovane, decide di fuggire e tornare dai suoi compagni nella casa di campagna. Il quinto tomo, invece, giace esposto nella vetrina del negozio e caso vuole che proprio la Vigilia di Natale Ricardo, il figlio dei padroni, lo veda. Tornato a casa, Ricardo comunica al padre di aver visto in una libreria un libro esattamente uguale ai loro tomi di Jules Verne. Il padre, incredulo, decide di andare a vedere lui stesso: una volta arrivato, constatata la veridicità di ciò che gli aveva detto il figlio, acquista il libro e lo porta a casa. Riferita la strana vicenda alla moglie e alla figlioletta, e avvertendo uno strano presentimento, il padre chiede alla famiglia di tornare nella casa di campagna quella sera stessa per verificare che nulla di male sia accaduto ai libri. Una volta arrivati in campagna, la situazione è disastrosa: la casa è a soqquadro per il passaggio dei ladri e il seminterrato è quasi completamente allagato per colpa delle forti pioggie degli ultimi giorni. La famiglia si rende conto che è stato un errore abbandonare i libri a loro stessi e tutti convengono che non li lasceranno mai più soli, anche se ciò significa ritornare in campagna e rinunciare alle comodità della città. Così la famiglia trascorre la notte della Vigilia leggendo Canti di Natale di Charles Dickens, come era solita fare da sempre, e un'atmosfera di pace e serenità viene ripristinata. Poco tempo dopo, la biblioteca comunale chiama il padre per comunicargli che è in loro possesso un volume de L'Iliade che potrebbe appartenergli e, infine, dopo qualche anno, fa ritorno a casa anche I viaggi di Gulliver, tornato misteriosamente dalla Cina.

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2.4 Schema della narrazione

Il romanzo di Muñoz Puelles rispetta lo schema narrativo canonico, individuato dallo studioso Jean Michael Adam, ripartito in cinque sequenze (Lluch 2003:48):

1. Situazione iniziale 2. Inizio del conflitto 3. Conflitto

4. Risoluzione del conflitto 5. Situazione finale

La situazione iniziale è il punto di partenza del romanzo, caratterizzata da stabilità e dalla presentazione dei personaggi principali. Viene solitamente introdotto il luogo dove ci troviamo, lo spazio e l'epoca. Nel nostro romanzo la situazione iniziale è descritta nel primo capitolo, dove ci viene presentato lo spazio (la biblioteca del seminterrato), alcuni personaggi e lo stato dei fatti, costituito dalla permanenza al buio dei libri da svariati mesi senza avere più contatti con i padroni della casa.

L'inizio del conflitto, chiamato anche inizio dell'azione o della complicazione, comincia quando c'è un'azione o un avvenimento che modifica la situazione iniziale introducendo una tensione. Ciò accade nel secondo capitolo, con l'arrivo dei ladri. Quest'ultimo è infatti un avvenimento inaspettato che rompe la monotonia e sovverte l'ordine delle cose, creando scompiglio.

Il punto focale del romanzo è la riflessione o azione, in cui uno dei personaggi intraprende una serie di azioni per cercare di risolvere il conflitto. Nel nostro caso, viene organizzata una spedizione al piano superiore, dove si scopre però un'ulteriore informazione che scatenerà un altro conflitto: la famiglia ha abbandonato la casa. Ciò provoca l'organizzazione di un'altra spedizione all'esterno della casa, che ci viene narrata attraverso le vicissitudini di tre libri alla ricerca della famiglia e del loro compagno.

La risoluzione del conflitto, chiamata anche fine del conflitto o dell'azione, è il risultato delle azioni precedenti, che, nel nostro caso, si concretizza con il ritorno a casa del libro rubato, dei libri partiti per la spedizione e della famiglia.

Il finale è il ritorno a una situazione stabile, che può essere uguale o diversa da quella iniziale. Nel nostro caso, la situazione finale è costituita dalla famiglia che torna a casa e riscopre l'amore per la lettura e per i libri.

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2.5 Personaggi

Possiamo dividere i personaggi principali del libro in due categorie: umani e non umani.

2.5.1 Personaggi umani

I personaggi umani sono costituiti fondamentalmente dalla famiglia proprietaria della casa. Hanno un ruolo di secondaria importanza rispetto a quello dei libri che sono i veri protagonisti della storia.

I primi che fanno riferimento alla famiglia sono i 9 tomi dell'Enciclopedia del Bricolage, che si dicono molto impegnati ad essere consultati dalla famiglia, per essere poi subito smentiti dal Manuale per il restauro dei libri, il quale ci svela che è da molto tempo che la famiglia non scende a far loro visita, cosa che ci viene confermata anche dal narratore stesso:

-La luz? Encender la luz? -respondieron los nueve tomos de la Enciclopedia del Bricolaje al mismo tiempo, con voz cantarina-. ¿No ves que estamos demasiado ocupados? La familia nos consulta un día sí y otro también. [...]

La familia a la que se refería era, naturalmente, la propietaria de la casa. [...] -No sé por qué os dais tanta importancia. Nadie viene a veros, ni a nosotros tampoco.

[...] Hacía mucho tiempo que ningún miembro de la familia pisaba el sótano. Nadie bajaba para coger libros, devolverlos, consultarlos, ordinarlos o quitarles el polvo. (pag. 15, 16)

Poco dopo scopriamo dalla biografia di Leonardo da Vinci che la famiglia è formata da quattro persone e che si è trasferita nella Grande Città.

-Los amos no están. Se mudaron a la Gran Ciudad -explicó una lujosa biografía de Leonardo da Vinci, que iba en un estuche y hablaba español con acento italiano.

-¿Significa eso que se han ido? ¿Los cuatro? (pag. 54)

Vediamo ora uno per uno i quattro componenti della famiglia.

Il padre

Personaggio autobiografico, è un uomo robusto e riccioluto. È un sognatore, romantico e poetico, è uno scrittore e ha l'abitudine di leggere Canto di Natale di Dickens alla sua famiglia ogni Vigilia di Natale. È molto legato ai suoi libri, anche perché ha ereditato gran parte dei volumi della biblioteca dal nonno e dal padre. È lui che, preoccupato per la loro

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sorte, propone alla famiglia di andare a controllare la casa di campagna. È talmente sensibile al richiamo dei libri che quasi avverte le loro straordinarie capacità: «[...] Aquí han pasado cosas muy raras. Si te digo que anoche hubo varias veces en que me pareció que los libros se movían... (pag. 140)».

La madre

Comprensiva, sensibile e premurosa, intuisce la nostalgia del marito per la casa di campagna e asseconda i figli nella loro volontà di non voler più abbandonare i libri e di non voler vendere la casa.

-No estarás echando de menos la vida en el campo, ¿verdad? (pag. 127) -No vamos a dejarlos nunca más, ¿verdad? - preguntó Laura.

[...] -Nunca más, hija, si tu no quieres -contestó la madre [...] -¿Y no venderéis esta casa? - preguntó Ricardo.

-No, si vosotros no queréis -dijo la madre (pag. 143, 144)

È anche la più pragmatica della famiglia: «La madre, que era muy habilidosa, arregló el extractor de humedad» (pag. 144); «-¡Poneos ropa de abrigo! -recordó la madre (pag. 135)».

Ricardo

Primogenito dei proprietari, ci viene presentato solo nel penultimo capitolo: «A media mañana entró Ricardo, su hijo, que volvía de dar un paseo con unos amigos.» (pag. 128) È grazie a lui che la famiglia torna a casa, poiché comunica al padre del libro visto nella libreria: «-En la calle de la Nave [...] tienen un libro de Jules Verne en el escaparate, exactamente igual que los nuestros» (pag. 129).

È solidale con la decisone del padre di tornare a casa per la Vigilia di Natale e, una volta lì, si rende utile aiutando i genitori.

-Presiento que algo malo les está sucediendo a los libros -dijo el padre-. Lo siento. ĺbamos a pasar la Nochebuena aquí, pero...

[...] -Está bien, papá -dijo Ricardo-, aunque yo tenía otros planes. (pag. 135).

Ricardo le ayudó a subir la manguera por las escaleras y a sacarla por la puerta principal para expulsar el agua que había entrado. (pag. 139)

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Laura

Laura è la secondogenita dei proprietari e ci viene presentata dai libri in occasione della spedizione al piano superiore, quando Alice entra nella camera della bambina e vede una sua foto:

Junto a los libros había una foto. Era el retrato de una niña sonriente que miraba a la cámara. Llevaba un sombrero de verano, de paja, que se ajustaba con una cinta amarilla. Aquella sonrisa le resultaba familiar. (pag. 60)

Grazie al libro Peter Pan y Wendy, scopriamo che la bimba non voleva andarsene da quella casa e che a volte addirittura piangeva per la tristezza:

-El ama pequeña no quería irse -contó el libro de Peter Pan y Wendy-. Decía que siempre había vivido en esta casa, y era verdad. Aquí tenía el jardín, los animales... Nos tenía a nosotros... No podía llevarnos con ella porque iban a vivir en un piso, en la Gran Ciudad, y le habían dicho que en la nueva casa tendría un cuarto mucho más pequeño.

-A ratos lloraba, y se nos partía el corazón -añadió El viento en los sauces. (pag. 61)

Laura aveva l'abitudine di giocare a impilare i libri sul pavimento, di aprirli per vedere se avevano figure o passare accanto agli scaffali accarezzando il dorso dei volumi:

Algunos la recordaban de muy niña, cuando los bajaba de los estantes y jugaba a apilarlos en el suelo. Otros la recordaban después, cuando los abría para ver si tenían dibujos o cuando les rozaba los lomos, al pasar, con la punta de los dedos. (pag. 64)

Tornati alla casa di campagna la Vigilia di Natale, aiuta i genitori ad arginare i danni provocati dal maltempo e, una volta rimasta sola in biblioteca, torna a coccolare i libri come faceva una volta. Nel mentre, si accorge della sua foto tra le pagine di Alice nel paese delle meraviglie, e comincia a leggerlo per intero, dimenticandosi di ogni cosa:

Laura ayudaba a su madre a salvar los muebles del salón. (pag. 139) [...] Laura se quedó sola en la biblioteca y, con un gesto suyo que era habitual desde muy niña, empezó a rozar los libros con un dedo, mientras leía los títulos. (pag. 141)

[...] reparó en Alicia en el país de las maravillas [...]. Al cogerla, vio algo que asomaba entre las páginas. Era una foto suya de años atrás [...] Empezó a leer el libro,del que solo recordaba algunos episodios, y se olvidó de todo. (pag. 141)

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Per ultimo, supplica i genitori di non abbandonare mai più i libri:

-No vamos a dejarlos nunca más, ¿verdad? -preguntó Laura. -¿A quienes no vamos a dejar nunca?

-A los libros. (pag. 142)

I ladri

I ladri non sono identificati con un nome preciso e ci vengono presentati già nel secondo capitolo. Pur essendo entrambi mascalzoni, sono molto diversi sia fisicamente che caratterialmente:

Eran dos hombres. El primero, grueso y robusto, llevaba sombrero y ocultaba su rostro tras unas gafas oscuras y una barba espesa. El otro, un joven de pelo largo, vestía ropa deportiva y se movía con precaución. (pag. 18)

Il ladro giovane è inesperto e ingenuo e si perde in frivolezze, è affascinato dai libri e impiega più tempo a leggere i titoli che a cercare cose preziose da rubare. Nutre anche un certo rispetto per loro, tanto che quando il suo compagno, con un gesto maldestro, ne fa cadere alcuni, lui si preoccupa di raccoglierli da terra. È talmente rapito dai libri che decide di portarne a casa uno con sé. Si sente a suo agio in biblioteca e vorrebbe rimanervi:

-¡Qué grande es esto! -dijo el joven, mirando el lugar con los ojos muy abiertos-. Es como un almacén, pero lleno de libros.¿Los habrán leído todos?

[...] se entretenía leyendo los títulos de los libros. (pag. 19)

-No hacía falta tirarlos - le reprochó el joven. [...] El joven levantó uno de los libros caídos, pasó una mano por la roja cubierta, como si la acariciase.

Antes de irse, miró el lugar con añoranza. Se notaba que hubiera preferido quedarse. (pag. 20, 21)

Una volta a casa, legge con gusto il libro che ha preso, come se fosse ancora un bambino, e identifica la sua vita con le avventure raccontate nel romanzo:

Leía despacio, abriendo la boca, como si saboreara las palabras. Y no le importaba leerlo una y otra vez, porque seguía disfrutando mucho con aquellas historias, como en su infancia. Le gustaba en especial la novela Viaje al centro de la tierra, que para él era como la historia de un robo. (pag. 118)

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alcuni, ed è stizzito dall'atteggiamento ossequioso del suo compagno:

-No hacía falta tirarlos -le reprochó el joven. Su compañero se encogió de hombros. -¡Para lo que sirven!

[...] Un libro viejo no vale nada. (pag. 20)

Nel terzultimo capitolo, l'autore ci dice che i ladri vivono in una piccola casa circondata da un recinto di cactus sprovvista di qualsivoglia sistema di sicurezza, situata in periferia, vicino al cimitero della Gran Ciudad.

2.5.2 Personaggi non umani

I personaggi non umani del libro sono i libri, veri protagonisti del romanzo, a cui però si aggiunge un oggetto: il deumidificatore. La caratteristica di questa tipologia di personaggi è che sono tutti personificati, quindi ragionano, parlano, provano emozioni e questo è l’aspetto sicuramente più originale del romanzo.

Divideremo i libri in protagonisti e marginali, suddividendoli a loro volta in libri famosi e non famosi. I libri famosi sono costituiti prevalentemente da opere della letteratura universale quali Amleto, Alice nel paese delle meraviglie, L’Iliade, mentre quelli non famosi sono per lo più manuali d'uso. La differenza sostanziale tra queste due tipologie di libri, al di là del loro contenuto, è che i primi si occupano prevalentemente di proporre idee e di instaurare un dialogo costruttivo tra tutti i libri del seminterrato, mentre i secondi si occupano di realizzare nella pratica le iniziative e i progetti che vengono man mano proposti. Cominciamo dall'unico personaggio non umano che non sia un libro: il deumidificatore.

Il deumidificatore

Il deumidificatore, pur essendo un oggetto e non essendo mai protagonista di qualche azione particolare, è tuttavia personificato e sembra partecipare alle emozioni dei libri, dialoga con loro e tiene loro compagnia, diventando parte integrante della biblioteca:

Solo elzumbido del extractor de humedad, que a ratos se hacía más intenso y luego disminuía de volumen hasta volverse casi inaudible, aliviaba algo la monotonía del lugar. (pag. 9)

Y echó de menos, simultáneamente, la seguridad del sótano, el zumbido del extractor de humedad y a sus variados y sabios compañeros. (pag. 109)

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