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regione territorio maurizio memoli geografia sociale e del paesaggio a.a

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regione territorio

maurizio memoli

geografia sociale e del paesaggio a.a. 20-21

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3.Concetto di regione

concetto moderno di «regione geografica» fonda su opposizione (XVII e XVIII sec.) tra Francia e Germania ovvero tra la «geografia borghese» e i «geografi di Stato» o «del Re»

per i tedeschi la regione, era una suddivisione territoriale legittimata unicamente dalla volontà politica del sovrano e priva di ogni fondamento oggettivo che non s'identificasse con interessi di governo.

i francesi teorizzano una geografia «naturale» o «pura» e la regione era un'entità reale

naturale, oggettivamente accertabile (p. es. i bacini fluviali): una norma naturale cui le

decisioni politiche dovevano obbedire per non essere arbitrarie.

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Impero Tedesco

Regioni amministra2ve al 1900

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con le «rivoluzioni borghesi» la oggettività della regione si impone: regione è un'entità storica oltre che naturale

Ma lungo il Novecento le concezioni relativistiche dello spazio geografico negheranno l’oggettività del concetto di regione.

il pensiero dialettico, fenomenologico ed ermeneutico (interpretativa) vedrà nella regione geografica una costruzione mentale, un oggetto relazionale, non esistente di per sé, ma dipendente dai soggetti (politici, economici, abitanti, etc.).

a seconda dei contesti e in base alle loro intenzioni e interessi selezionerebbero consensualmente i fatti e le relazioni spaziali considerati pertinenti per

l'individuazione e la delimitazione delle regioni.

Semplificando:

la divisione del territorio in regioni è stata vista come una semplice operazione

logica di classificazione per aggregazione di unità elementari, resa geografica

dal vincolo della continuità

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La regione è un’area geografia caratterizzata da almeno una proprietà comune che la distingue da altre aree circostanti.

E’ un concetto meno astratto di quello di luogo e dipende da delimitazioni maggiormente condivise.

Possiamo riconoscere molteplici tipologie di regione differenti

All’interno di una regione possono esservi luoghi, e allo stesso tempo

alcuni luoghi possono essere interpretabili come regioni se osservati

da un diverso punto di vista

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Tipi di regione geografica

• Politico-amministrativa (istituzionale, …)

• Politica (Stato, Cantone, Ue, …)

• Naturale (relazioni verticali – pianura padana)

• Eco-regione (ecosistema – comp. Biotiche e abiotiche, …)

• Storica (eventi comuni, …)

• Culturale (lingua, religione, stili di vita, …)

• Economica (industriale, turistica, …)

Alcune sono maggiormente identificabili e «oggettivabili», altre sono

evidentemente costruzioni derivanti da precise scelte di osservazione

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In realtà la differenziazione si DETERMINA GRAZIE A UNA AMPIA SERIE DI CONNOTATI MINUTI

• ANTICHE FRONTIERE DELL ORGANIZZAZIONE SOCIALE

• DIFFUSIONE DELL COLTURE

• TECNICHE

• RAPPORTI SOCIALI

CONDIZIONI CHE RESTANO IMPRESSE NELLE COMUNITà LOCALI E

NELLE LORO VOCAZIONI

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Roberto Morassut e Raffaele Ranucci 2014

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Fig. 1. Crayons et couleurs à l’œuvre : a ques9on des Ci#à metropolitane et des provinces par les médias dans la période 2012-13

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Source: Censis (Centro Studi Inves2men2 Sociali), 2014.

(17)

Le funzioni delle città metropolitane prevedono - lo sviluppo strategico del territorio metropolitano,

- la gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione,

- le relazioni con le città e le aree metropolitane europee.

Le attività delle città metropolitane devono svilupparsi attraverso

- l’adozione di un piano strategico triennale del territorio metropolitano e di indirizzo alle funzioni dei comuni, anche in tema di pianificazione territoriale e di coerenza della pianificazione urbanistica comunale;

- integrarsi con la mobilità e viabilità in ambito metropolitano.

- devono attuare la promozione e il coordinamento dello sviluppo economico e sociale, coerente con la vocazione innovativa della città metropolitana.

- potranno esservi, infine, altre funzioni delegate dalla Stato e dalle regioni.

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Fig. 1 - I territori delle città metropolitane (in verde quelle di

prevedibile costituzione nelle regioni a statuto speciale)

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La relazione tra politica e spazio è sostanziale da comprendere.

classicamente la geografia politica è lo studio delle relazioni delle organizzazioni territoriali (ovvero la possibilità di detenere una “sovranità collettiva” su una porzione di spazio.

Interpretata come lo studio delle relazioni tra lo Stato e il suolo, si occupa di:

- delimitazione del territorio dello Stato - frontiere e confini (protezioni fisiche)

- politiche demografiche (naturali e di mobilità) - gestione e appropriazione delle risorse

Friedrich Ratzel, la geografia politica è una geografia dello Stato, degli Stati, ovvero di qualsiasi forma di organizzazione umana che sia in grado di controllare collettivamente (con delle leggi e degli ordinamenti almeno parzialmente autonomi) una porzione di superficie terrestre.

Essenza della geografia politica legata al dominio planetario del capitalismo.

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l’essere umano per trasformare lo spazio ha bisogno di produrre, costruire le relazioni sociali

l’individuazione di queste relazioni ci perme9e di capire il

funzionamento dello spazio (urbano e non solo)

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Erodoto V/VI sec. a. era volgare Ecateo (Anassimandro) VI/V sec. a. era volgare

Erodoto sostituisce la vecchia visione del mondo di Anassimandro (e degli Ionici)

e svolge una descrizione storico-politico-geografica dell’Egitto, della Persia, della Libia e dei rapporti di forza che reggono i territori, le città e le relazioni con il mondo greco.

Descrive popoli, costumi e sistemi politici, o del modo di prendere le decisioni pubbliche.

Costruisce una rappresentazione dei rapporti di potere e di governo tra esseri umani, società e suolo.

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tutte le opinioni geopolitiche in quanto riferite a rivalità di poteri (ufficiali o ufficiosi, attuali o potenziali) su dei territori e sulle società che vi abitano, sono delle rappresentazioni caricate di valori, più o meno parziali e più o meno consapevolmente di parte, relativi a situazioni reali le cui caratteristiche obiettive sono di difficile definizione.

Per squalificare i rivali, alcune tesi si proclamano scientifiche e si riferiscono a “leggi” della storia, della natura o della geografia perché esse sembrano eterne e in grado di sfidare il tempo (cf. sovranismo)

Un discorso che non deriva dalla razionalità, né a maggior ragione dalla scienza, quando

propone giudizio su un preteso rapporto diretto di casualità fra assiomi generali e una situazione particolare in cui si affrontano dei poteri nel quadro di una complessa evoluzione storica.

Tuttavia, tali discorsi sedicenti “scientifici”, come pure le tesi storiche grossolanamente articolate, non sono da prendere alla leggera, perché hanno un potere di mobilitazione considerevole.

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L’unica maniera scientifica di

affrontare qualsiasi problema geo- politico è di porre subito in chiaro, come principio fondamentale, che esso è espresso da rappresentazioni divergenti, contraddittorie e più o meno antagoniste

(Lacoste Y., Che cos’è la

geopolitica,http://www.eurasia-rivista.org/yves-l acoste-che-cose- la-geopolitica/873/).

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Il nomos della terra è un ordinamento giuridico primordiale, secondo cui si può ottenere la terra attraverso la sua occupazione, per cui è legittimo condurre una guerra per conquistare il

territorio ed averne sovranità.

In “Terra e Mare. Una riflessione sulla storia del mondo” (Adelphi, 2002, pp 73-74) Carl Schmitt scrive:

“ogni ordinamento fondamentale è un ordinamento spaziale. Quando si parla della

costituzione di un paese o di un continente, ci si riferisce al suo ordinamento fondamentale, al suo nomos. Ora, il vero, autentico ordinamento fondamentale si basa, nella sua essenza, su determinati confini e delimitazioni spaziali, su determinate misure e su una determinata spartizione della Terra. Al principio di ogni grande epoca c’è quindi una grande conquista di terra”.

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Dunque il senso dello spazio risulta essere un elemento

fondamentale all’interno di ogni società affinché si possano

comprendere i confli; che si verificano sia a livello nazionale che internazionale, le cui cause vengono spesso celate dietro le diverse sfere della vita sociale, come ad esempio l’economia o la religione, ecc.)

Sussidiarietà

Riduzione della presenza dello stato in economia

Globalizzazione

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Il concetto di territorio

Diverso da luogo (anche se viene utilizzato come sinonimo)

Dimensione politica: potere di controllare e organizzare lo spazio geografico da parte di determinati soggetti (o attori) o di una comunità

Il territorio fa riferimento a un gruppo, più o meno identificato

Esempi di territorio: lo Stato nazione, ma anche il territorio di un’impresa, di un progetto, di una città, di una comunità, ecc.

Territorio - territorialità

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Il territorio nel «linguaggio comune»

Il territorio fisico-materiale (es. il suolo, il terreno, l’area)

Il territorio come «contenitore» di risorse (in termini economici) (es. risorse materiali e immateriali sfruttabili per generare sviluppo) Il territorio delle competenze (in senso politologico)

(es. il territorio comunale, il territorio provinciale)

Il territorio come matrice e prodotto di identità sociale

(es. il territorio sardo, il territorio «padano»)

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Territorio = latino territorium, origine : terra? probabilmente,

etimologicamente richiama il territor, il possessore della terra.

potrebbe (fantasiosamente) anche venire da terrore (dal latino terrorem, da terreo) oltre che da terra: il territorio è quella parte di spazio che “appartiene” a uno Stato, letteralmente dove si estende il terrore, il potere, l’autorità).

Il territorio della città è quella porzione di spazio sulla quale si estende la sua giurisdizione (comune).

La dove gli esseri umano impongono il loro volere, quello è il loro territorio.

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Anche per gli animali si utilizza il termine territoriale: alcune specie de-limitano una porzione di spazio e ne fanno il loro territorio di caccia da cui poter estromettere altri individui della stessa specie.

Territorio come uno spazio proprio a una istituzione (lo stato, la città, la regione), a un individuo animale, vegetale, umano

Affinché vi sia territorio, rispetto a spazio, è necessaria una relazione tra un soggetto (individuale o collettivo) e uno spazio (una porzione di spazio):

ma una relazione che si esprime (a differenza di luogo) con una forma di appropriazione, che sul piano spaziale significa delimitazione.

Il territorio è dunque in qualche modo un concetto politico, che fa riferimento ad un potere che si applica allo spazio.

(33)

Il territorio potrebbe essere definito come un spazio “informato”.

Con la delimitazione e con la rappresentazione:

se un territorio, contrariamente allo spazio (che è infinito o illimitato) è limitato, possiede un limite, come la fron?era nazionale.

alla scala dell’individuo, quando entriamo in una piazza (in una stanza, in una aula) ci posizioniamo in un posto che scegliamo: osserviamo, razionalmente o meno, e ci sederemo, o ci sistemiamo e in qualche modo creiamo relazioni territoriali:

ci appropriamo del posto in cui vogliamo sederci / posizionarci, e segnaliamo agli/alle altr*:

questo è il mio posto, questo è il mio territorio.

il territorio è in pra?ca lo spazio inteso come prodoFo sociale (cf: infra Lefebvre)

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il territorio è quella parte di spazio concepito e vissuto che riteniamo in qualche modo come “nostro” anche soltanto dal punto di vista

simbolico (ad esempio sedendoci in un dato posto) e dunque instaurando una relazione privilegiata (anche soltanto sul piano simbolico) con quella porzione di spazio.

Così, mentre possiamo considerare che lo spazio è qualcosa di dato – che può essere oggeAo di una rappresentazione sociale e culturale estremamente ricca – il territorio è sempre qualcosa di costruito,

anche soltanto sul piano simbolico della rappresentazione.

(35)

E’ per definizione un prodotto antropico, che non esiste in natura.

Secondo Raffestin,

per territorio si deve intendere uno spazio nel quale vengono proiettati lavoro, energia e informazione, e che quindi è utilizzato, abitato, sfruttato, conosciuto

(si può dire, organizzato e governato)

dagli attori sociali

.

Secondo Magnaghi,

il territorio è il prodotto storico di processi co-evolutivi di lunga durata fra insediamento umano e ambiente, fra natura e cultura, e, quindi, come esito della trasformazione dell’ambiente ad opera di successivi e stratificati cicli di

civilizzazione

Il territorio è, allo stesso tempo,

l’esito di uno o più progetti di uno o più attori che interagiscono e creano continuamente «nuovo» territorio, partendo dal territorio che già esiste come patrimonio storico-geografico

(36)

È concetto che evolve radicalmente:

- da semplice risorsa materiale suscettibile di sfruttamento,

- da spazio controllabile nel quale le differenziazioni sono viste come resistenze alla trasformazione,

- si è giunti ad una interpretazione in cui è riconosciuto il carattere

relazionale e incerto proprio di un sistema complesso.

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TERRITORIO

è soggetto vivente e non è un oggetto fisico, rappresenta l’esito di un «processo di territorializzazione», ovvero un processo di appropriazione e strutturazione dello spazio fisico da parte di società insediata;

il suolo, la terra, l’ambiente fisico, il paesaggio, l’ecosistema, l’architettura, le infrastrutture non sono ancora il territorio, essi ne rappresentano i supporti fisici e simbolici.

TERRITORIALITA’ indica il rapporto tra esseri umani e ambiente Più precisamente rappresenta:

l’insieme delle relazione che le società intrattengono con il mondo ecologico, biologico e antropologico per il soddisfacimento dei bisogni e nella prospettiva di ottenere il più elevato livello di autonomia.

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territorialità

è il processo di costruzione del territorio ed è una questione che riguarda direttamente la geografia politica, o geografia del potere.

Per una società o una comunità, la territorialità si costituisce attraverso le relazioni sociali che sono spazialmente rilevanti, che hanno un effetto sullo spazio come l’abitare, la mobilità, la costruzione di nuovi spazi, ma anche la produzione di beni e servizi che necessitano di essere scambiati.

Studiare le relazioni che conducono alla costruzione del territorio non significa occuparsi delle cosiddette relazioni spaziali (come ad esempio la concentrazione o la diffusione di un

fenomeno), significa piuttosto interessarsi alle poste in gioco e agli attori di una determinata (o di un determinato gruppo di) relazione.

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attori

me dia tor i stra teg ie

relazione

territoriale

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Attore

individuale o collettivo combina diversi mezzi per realizzare un’azione sull’ambiente inorganico/organico/sociale

la definizione di attore può essere maggiormente precisa individuando categorie più di dettaglio

- le famiglie che vivendo un dato luogo costruiscono particolari rapporti con l’ambiente e, così, il loro territorio quotidiano.

- le imprese, il cui territorio è soprattutto il mercato nei quali offre i suoi beni e servizi.

- gli Stati, quali attori della relazione del territorio nazionale.

attori

mediatori strateg

ie

territorialità

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Mediatori materiali

Strumenti diversi e/o immateriali , conoscenze, algoritmi, a disposizione dell’attore

Tutti gli strumenti di lavoro a disposizione in un luogo e in un momento peculiari.

- i codici, come il linguaggio,

- le strutture normative, come le leggi e le convenzioni che definiscono le relazioni sociali.

- Il mediatore principale è il lavoro ovvero l’energia e l’informazione necessaria a trasformare la materia.

Qui si potrebbe aprire un capitolo enorme, poiché soltanto per il lavoro possiamo immaginare una infinità di varianti, di specializzazioni, di tecnologie e di modi di produzione.

Per il momento, accontentiamoci di parlare dei mediatori della relazione come elementi (molto diversi tra loro) che hanno in comune il fatto di presentarsi sottoforma di energia e di informazione.

attori

mediatori strateg

ie

territorialità

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Strategie o programma dell’attore

Insieme delle intenzioni realizzabili e degli obiettivi e degli scopi- Produrre un sistema rurale, urbano, industriale costituisce un programma generale

La realizzazione degli obiettivi presuppone delle strategie, ovvero un modo di combinare una serie di elementi da mettere in azione per giungere ad un determinato obiettivo.

- possiamo considerare le strategie dello stato per

- proteggere una risorsa del territorio nazionale (definizione di norme a protezione dell’abitare nelle aree interne)

- le strategie delle imprese multinazionali per la conquista di un determinato mercato con un determinato prodotto o servizio.

- scegliere la casa, una famiglia può optare per diverse strategie: abitare in centro o in periferia implicherà costi e benefici diversi per lavoro, servizi, educazione, trasporti, ecc.

attori

mediatori strateg

ie

territorialità

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Ciò che appare come dato (il territorio come supporto fisico) è invece l’esito di più profondi

processi di territorializzazione e di deterritorializzazione, vale a dire di costruzione e

decostruzione del territorio tanto nei suoi caratteri materiali quanto nei suoi significati simbolici.

Il punto di partenza per la comprensione di come attori e territorio interagiscano è senza dubbio il concetto di territorializzazione, vale a dire, letteralmente, il processo attraverso

cui il territorio è prodotto per il tramite dell'azione sociale.

l'analisi della territorializzazione “comprende” il processo attraverso il quale le collettività

umane conferiscono allo spazio un valore antropologico e, così facendo, costruiscono i loro quadri di vita, le loro geografie

(Turco, 1988).

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In qualsiasi città o regione, possiamo rilevare le tracce di cambiamenti continui.

Tracce del processo di territorrializzazione, che di fatto è un processo simultaneo di deterritorrializzazione e di ri-territorializzazione, o processo “de-ri”.

- l’industrializzazione: esodo rurale, fine delle società tradizionali, creazione di un mercato autonomo della terra e del lavoro, concentrazione nelle città di grandi masse di popolazione - passaggio dal fordismo al postfordismo, negli anni 70-80-90 : declino di un modo di produrre e

progressivo passaggio al modo di produrre globalizzato, delocalizzazioni degli stabilimenti

produttivi (verso paesi a basso salario) e con la “disintegrazione verticale” della produzione in tante piccole unità produttive specializzate.

- La fine dell’industria nella città (l’esodo della produzione industriale dai paesi centrali:

trasformazione di intere aree ex-industriali, prima in terreni dismessi e poi in nuovi quartieri abitativi e di servizi.

Ogni volta che ci sono dei cambiamenti in una città, dei nuovi progetti che scombussolano l’equilibrio di un quartiere o di una città (ad esempio in occasione di grandi eventi come giochi olimpici o grandi esposizioni, o con la riorganizzazione del sistema del trasporto pubblico) possiamo osservare, o subire sulla nostra pelle, il processo de-ri.

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1. attraverso la simbolizzazione, che riguarda il modellamento e l'appropriazione intellettuale del territorio attraverso la produzione di rappresentazioni (immagini e discorsi) condivise del territorio;

Controllo intellettuale; manifestazione che riguarda la sfera intellettuale

ad esempio: la denominazione riguarda un tratto della superficie terreste che, per questa via, si fa luogo.

le società umane si trovano costantemente confrontate ad una superficie terrestre fenomenologicamente sovraccarica ma semanticamente povera – o, in certi casi, addirittura vuota: vi è un divario tra realtà e rappresentazione e in tale divario risiede il limite dell’agire sociale.

L’agire territoriale che si esteriorizza come semantizzazione della superficie terrestre istituisce, precisamente, un controllo simbolico sull’ambiente.

Referenzialità può essere originaria (Costa Azzurra, Capo Verde, Cresta Rossa, Monte Rosa ec.) o riflessa (Lombardia, Barbagie): la prima, fa leva su disegnatori che colgono proprietà spaziali; la seconda insegue la traccia delle società, la cattura, sino a conferirle, a volte, una preminenza informativa.

Salvador da Bahia de Todos os Santos – Firenze chiesa di San Salvatore in Ognisanti

Come avviene il processo di territorializzazione

(46)

2. attraverso la reificazione avviene attraverso l'appropriazione e la trasformazione materiale del territorio;

Controllo materiale; manifestazione che riguarda la sfera materiale

Consiste nell’abitare la Terra e nello sfruttarne le risorse, dando così vita a processi in cui l’uomo plasma la Terra non più solo con la forza del suo pensiero, ma anche con l’abilità della sua mano (Homo faber).

Chiamiamo per l’appunto reificazione il processo che istituisce e/o conserva il controllo pratico, duplice ordine di manipolazioni:

gli esseri umani in situazioni sociali, tracciano sentieri, incendiano savane, abbattono alberi,

proteggono, perforano, ammucchiano, spianano, rialzano; e ancora, costruiscono strade e città, e ponti, arginano fiumi, scavano canali, terrazzano i versanti delle montagne; insomma intervengono massicciamente e nei modi più disparati a modificare le fattezze della superficie terrestre.

La reificazione al pari della denominazione, è certamente un atto trasformativo, in sé conchiuso – pensiamo alla costruzione di una diga, ad esempio.

Al tempo stesso, occorre non dimenticare il suo carattere di «momento» di una serie, di anello di una catena, e, in breve, di componente di un processo che lo trascende e che, in ogni caso, rimane

aperto ad una molteplicità di percorsi evolutivi

Come avviene il processo di territorializzazione

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Reificazione, dal latino res "cosa", ovvero, diventare una cosa.

Concetto derivato dalla filosofia marxista con il quale si indica il processo che vede : l’essere umano tende ad astrarsi da se stesso, dal senso dell'umanità, per considerarsi come semplice cosa tra cose.

In questo modo egli sente come se soggiacesse alle stessi leggi di mercato alle quali rispondono gli oggetti che produce con il suo lavoro.

Il lavoro diventa quindi esso stesso merce tra le merci, e l'uomo oggetto tra gli oggetti.

Con il termine si indica anche, per estensione, quel processo per cui si tende a considerare concreto un concetto astratto, attribuendogli le qualità proprie della materia.

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3. attraverso la strutturazione, allorquando la produzione di territorio chiama in causa la trasformazione del territorio conformemente a precise strategie politiche,

economiche e/o di altra natura, volte alla realizzazione di un qualche programma socialmente rilevante.

Strutturazione Controllo strutturale; manifestazione che riguarda la sfera dell’organizzazione sociale Il controllo si esercita attraverso la suddivisione del territorio in porzioni, ognuna delle quali possiede un proprio profilo funzionale, nel senso che è caratterizzata da determinate forme di uso della superficie terrestre e delle sue risorse, e nello stesso tempo è soggetta a un determinato regime normativo e all’autorità di determinati soggetti decisionali (politiche di piano, normalizzazione, codificazione, etc.)

Funzioni, confini, diritto e apparato decisionale costituiscono quindi un complesso di fattori e condizioni attraverso il quale la superficie terrestre è coinvolta in strategie, da quelle puntuali previste dai piani urbanistici nelle singole parti di una città a quelle di ampio respiro, delineate dalla politica infrastrutturale di un determinato paese.

Come avviene il processo di territorializzazione

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h"p://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=602&s=17&v=9&c=44 60&c1=%22La+%22scoperta%22+della+Gallura%22&n=24&ric=1

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(53)

400 m x 400 m = 16 e*ari

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Se è vero che la strutturazione sembra possedere una maggiore rilevanza in quanto

chiama direttamente in causa la progettualità dei diversi attori e il loro potere di

trasformare il territorio conformemente a tali progetti e che la reificazione si

impone all'attenzione in virtù della sua evidenza e della sua capacità di produrre

effetti protratti nel medio e nel lungo periodo, è altrettanto vero che nessuno di

questi due processi di territorializzazione può prescindere dalla produzione di

significati simbolici territoriali.

(56)

A (L-M-P) _____ R ______ S (Sn/So) = T/Ta

I II III

L’attore A investe L(lavoro) con dei M(mediatori) e nell’ambito di P (programma/strategia) e proietta l’azione sull’ambiente S attraverso una relazione R che producono un territorio T

e una territorialità Ta

Ovvero un insieme di relazioni che permettono di soddisfare i fabbisogni sociali o comunitari:

T è il recto, Ta è il verso, (T/Ta)

T è il materiale, Ta è l’immateriale

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Il processo territoriale si sviluppa nel tempo partendo sempre da una forma precedente, altro stato di natura o altro territorio: solo Dio è partito dal caos!

Quindi la formula precedente va aggiornata:

A’ (L-M-P)’ _ R’ __(A (L-M-P) _ R___ S (Sn/So) = T/Ta) = T’/Ta’

e ancora, nel tempo

A’’ (L-M-P)’’ _ R’’__(A’ (L-M-P)’ _ R’ __(A (L-M-P) _ R___ S (Sn/So) = T/Ta) = T’/Ta’) = T’’/Ta’’

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due idee soggiacenti alla contemporanea interpretazione del locale/territoriale vs globale/spaziale

1. La prima idea è quella secondo la quale tutto (l’identità, il benvivere, lo sviluppo economico, la democrazia, e forse anche la bellezza e la felicità...) passi dal

territorio. Cioè, in sostanza, il fatto che il riferimento al territorio permetta di

risolvere (o per lo meno “trattare”) i problemi più urgenti e difficili che ci troviamo davanti.

2. La seconda idea è quella della perdita, connessa alla progressiva “dissoluzione”

moderna del luogo nello spazio (Agnew 2011): i connotati spaziali della modernità

sono in questo caso visti come inevitabilmente segnati da anomia, mancanza di identità, omogeneizzazione e spersonalizzazione.

SPAZIO vs LUOGO / TERRITORIO

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Lo spazio, astratto e fluido, corrisponde, almeno implicitamente, al globale, in cui avvengono e si decidono relazioni e scambi deterritorializzati e deterritorializzanti.

Il territorio, stabile e fisso (anche coi suoi cicli di de-te), è quasi inevitabilmente locale;

è il luogo in cui “prendono forma” l’unicità, l’identità, la specificità.

Di conseguenza, il luogo, concreto e identitario, è considerato “meglio” dello

spazio, astratto e fluido, così come il locale è “meglio” – più giusto, sostenibile ecc.

– del globale.

accodarsi a-criticamente a queste interpretazioni porta ad attribuire al territorio (locale) proprietà sempre e comunque positive e quindi a dimenticare il ruolo

straordinariamente potente che svolge la dimensione territoriale nel legittimare strategie e politiche di esclusione e controllo) così come a reificare il territorio come unica forma di organizzazione spaziale

SPAZIO vs LUOGO / TERRITORIO

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Secondo Massey (2004), “space is not outside the place; it is not abstract, it is not somehow ‘up there’ or disembodied” (p. 8),

- locale e globale non sono livelli separati e opposti, ma ontologicamente compresenti in ogni livello geografico.

- luogo costituisce un particolare “modo di essere” dello spazio:

- non è né “contesto” né “sfondo” (delle azioni, dell’identità, dell’appartenenza);

- non è definibile come entità geografica delimitata e certa, dotata di un’identità determinta dalla stabilità e dalla chiusura,

- è un intreccio, aperto e discontinuo, di relazioni spaziali, insieme locali e translocali, la cui identità deriva in larga parte proprio dalle relazioni con l’esterno.

Abbiamo quindi due percorsi.

nel primo ogni forma e modalità dell’organizzazione spaziale è ricondotto a una logica territoriale, in senso patrimoniale e identitario, i cui caratteri sono definiti dalla stabilità e dalla chiusura

nel secondo, l’organizzazione spaziale assume un connotato relazionale, descritto in termini di reti e mobilità, ma anche di luogo nell’originale significato etimologico di «broad way or open space» (Paasi 2002, p. 806). «modalità ampia o spazio aperto»

(61)

i concetti (come i termini cui sono legati) non sono verità trascendenti né, tantomeno, immanenti, ma al massimo sono strumenti - provvisori, poco certi, mai completamente coerenti - per raggiungere

determinati scopi e quindi: possiamo chiederci quali sono le “cose” che riusciamo a descrivere e interpretare “tenendo insieme” i due percorsi prima richiamati.

L’articolazione e la combinazione di spazialità differenti (locale, scalare, territoriale, reticolare, mobile e posizionale) permette di:

(I) uscire dall’impasse dell’eccessivo “territorialismo” e quindi di riconoscere che il concetto di territorio non serve a tutto e non coglie tutta l’organizzazione spaziale;

(II) chiarire le differenze fra luogo e locale, spesso ambiguamente sovrapposti

(III) adottare una visione transcalare delle relazioni socio-spaziali, superando gli schemi di ragionamento binario (locale/globale o, almeno, sovra-locale; dentro/fuori;

endogeno/esogeno) e l’assunzione acritica secondo la quale la scala locale sia sempre preferibile alle altre.

(62)

usare un lessico spaziale più “sottile” facilita il confronto aperto con la molteplicità dell’organizzazione socio- spaziale:

- le caratteristiche fisico-materiali del territorio e il dispiegarsi di diversi tipi di relazioni di potere su di esso;

- le caratteristiche identitarie connesse alla stabilità e alla chiusura e quelle collegate all’incontro e all’apertura;

- la mobilità, gli scambi e i flussi di persone, merci, informazioni.

Procedendo lungo questa strada, non si tratta tanto di decidere a priori chi (e cosa) sta dentro e chi (e cosa) no, chi (e cosa) è locale e chi (e cosa) no,

così come di distinguere in maniera netta ciò che è territoriale da ciò che non lo è,

quanto di seguire le pratiche della molteplicità di attori e della molteplicità di azioni che compongono una spazialità al contempo locale e globale, territoriale e relazionale, diffusa e frammentata.

murat the geographer, da 1h03’ al finale

https://vimeo.com/249986652

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• angelo sobrero: LA CITTA’, TRA ROMANZO E STUDI URBANI/

Ci?à e romanzo #2 intervista a Alberto Sobrero

Due esempi più che classici: le considerazioni di Foucault su le Meninas, e la le?ura di De Certeau del Giardino delle delizie.

Non voglio entrare nel dibaPto fra i sostenitori di una prospePva linguisRca e i sostenitori di una prospePva ontologica, anche sono portato a pensare che la seconda sia più che altro una sorta di estensione e radicalizzazione della prima all’interno della prospePva riflessiva: quel che mi interessa è osservare come la capacità criRca della prospePva riflessiva più che con la storia delle idee debba ormai misurarsi con la storia delle cose, con la storia di un mondo sempre più costruito, artefa?o, manipolato.

Osservare il mondo dall’esterno dell’interno rimane l’unica possibilità di scrivere del mondo, di rappresentare il mondo e noi stessi con il mondo, ma una prospePva sempre più difficile: come pensava De Certeau, per farlo bisogna scendere al livello della strada, posizionarsi nelle

incrinature del discorso uniformante, nei piccoli spazi delle sue incoerenze, nelle alterazioni del

suo ordine.

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