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CONOSCERSI PER PROGETTARE

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Academic year: 2022

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CONOSCERSI PER PROGETTARE

Una comunità consapevole dei propri bisogni

Risultati della Ricerca-Intervento

A c u r a d i N i c o l e t t a C i n o t t i

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P R E S E N T A Z I O N E D E L L A R I C E R C A

Questa ricerca si colloca nell’area delle ricerche – intervento relative al tema della prevenzione e promozione della salute.

In questo caso la ricerca aveva lo scopo di far emergere i problemi e le soluzioni dal contesto della comunità fornendo informazioni per poter valutare la situazione e identificare le aree critiche e le possibili risposte da adottare.

Trattandosi di una ricerca qualitativa si è scelta la campionatura intenzionale, che è quella più frequentemente usata in questi casi.

Rispetto a questi due elementi – l’individuazione delle aree critiche e delle possibili risposte – sia indirettamente con l’elevato numero di interviste raccolte (3371 interviste individuali e 283 partecipanti ai focus group) che direttamente, esprimendo in modi diversi e ripetuti il desiderio che le indicazioni emerse venissero prese in considerazione, Chiavari ha indubbiamente manifestato il desiderio, la volontà e la capacità di partecipare.

L’idea di fare una ricerca sui bisogni di salute esprime la convinzione di un connubio strettissimo tra ricerca valutativa e prevenzione: è necessario un processo di riflessione per renderci in grado di passare da un insieme di azioni preventive ad un progetto di prevenzione e promozione della salute.

Da più parti ormai si ritiene necessario far precedere una ricerca valutativa che identifichi i reali bisogni e le reali richieste della comunità agli interventi di prevenzione e promozione della salute.

Questo significa anche ritenere i cittadini competenti a partecipare alla costruzione del quadro dei bisogni di salute usando gli indicatori sociali ed epidemiologici tradizionali solo come corredo ai dati raccolti.

Affinché la competenza sia rispettata e garantita abbiamo indagato gli stessi temi con livelli differenziati di complessità in base all’età dei soggetti. Competenza significa però anche conoscenza della realtà, dei suoi problemi e delle sue risorse. Per questa ragione è stata fatta la scelta di rendere disponibili, attraverso il sito prima e l’opuscolo poi, le varie fasi della ricerca e i risultati raccolti.

Un auspicio questo che speriamo si concretizzi nelle azioni successive alla presente ricerca e che veda coinvolti interlocutori a vario livello interessati.

La partecipazione e la competenza non possono prescindere dal rispetto di tempi e priorità. Per questa ragione la raccolta dei dati si è conclusa nel giro di due mesi e i tempi per la presentazione dei risultati sono stati rispettati.

Questo riteniamo sia un elemento importante nel nostro lavoro: progetti definiti nel tempo e nello spazio, rispetto dei tempi di restituzione dei risultati relativi agli obiettivi proposti.

La mappa che abbiamo disegnato utilizza come criterio quello del bisogno percepito.

Il bisogno percepito è una informazione qualitativa che fa riferimento alla esperienza personale.

Pr esentazione Campione F ocus Gr oup Spazio F amiglia

I n d i c e

Ringraziamenti

Riferimenti bibliografici 3 Presentazione della Ricerca 5 Il campione

8 Le interviste di gruppo e le proposte emerse 18 Lo Spazio Famiglia

Un ringraziamento a tutte le persone, grandi o piccole, giovani o anziani, privati cittadini o membri di associazioni ed enti, che hanno partecipato alle interviste. Senza di loro questo lavoro non avrebbe avuto né senso né scopo.

Nicoletta Cinotti Si ringraziano inoltre:

L’Assessorato alla Città Solidale del Comune di Chiavari Allaman Allamani

Valentina Bandelloni Marco Bernardini Laura Labate

Gli intervistatori: Graziella Aramini, Rita Compagnoni, Fulvio di Sigismondo,

Adriana Ferrari, Roberto Frugone, Alberto Rigoni, Erika Solari, Nadia Vanini

Azienda Sanitaria Locale n°4”Chiavarese”, Carta dei servizi

“Stato di salute della popolazione della ASL 4 Chiavarese”

Comune di Chiavari, Carta dei Servizi Sociali

Baraldi C., Rossi E., La prevenzione delle azioni giovanili a rischio, Milano, Angeli Ed.,2002 Edwards J, et alii, Social influence processes and prevention: Social psychological applications to social issues, New York, Plenum Press 1990

Pacilli M.G., Prezza M., Characteristics of urban child-friendliness: a study in Rome, Dipartimento di Psicologia, Roma, La Sapienza

Prezza M., Children’s independent mobility in Italy, Dipartimento di Psicologia, Roma, La Sapienza Ravenna M., Kirchler E., Giovani e tempo del loisir, Giornale italiano di psicologia, n°3, 2000 Scala sul senso di Comunità, (Prezza et al. 1999), SWLS, (Diener et al. 1985), Scala sul benessere psicologico, (Ryff 1989)

Zani B., Sentirsi in/sicuri in città, Bologna, il Mulino Ed, 2003

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Pr esentazione Campioni F ocus Gr oup Spazio F amiglia Pr esentazione Campione F ocus Gr oup Spazio F amiglia

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Non è detto che coincida con i dati obiettivi e quantitativi, ma entra in maniera preponderante nella soddisfazione e nella valutazione della propria qualità di vita.

È estremamente significativo quando il dato percepito e quello obiettivo sono molto distanti. Significa che qualcosa, a livello fisico, psichico o sociale non sta funzionando correttamente. La risposta quindi, anziché banalizzare o negare la validità della percezione, sarà quella di valutare a quale livello di malfunzionamento si situa il problema per intervenire sia sul dato di realtà – quando necessario – che per rispondere e/o ridefinire – quando necessario – la risposta percettiva, oppure operare su entrambi.

Vorrei fare un esempio per chiarire. Alcune delle proposte emerse nelle interviste possono essere, dal punto di vista istituzionale, già operative1. Questo non significa che il problema è risolto. Significa, piuttosto, che qualcosa tra la risposta istituzionale e il cittadino non ha funzionato.

Può darsi che il servizio non sia efficiente, può darsi che copra un bacino di utenza quantitativamente insufficiente, può darsi che l’informazione sull’esistenza del servizio non sia stata efficace, può darsi che il cittadino abbia l’aspettativa negativa che non può arrivargli una risposta o altro ancora.

In ogni caso non possiamo procedere a banalizzare questo dato. Diventa necessario chiedersi perché viene registrato e a quale livello può rendersi necessaria una risposta e un intervento.

Sicuramente, come sempre quando lavoriamo a livello di prevenzione, risulta saliente il ruolo dell’informazione. Trovare un modo adeguato di raggiungere ed informare l’utenza potenziale dell’esistenza di un servizio, costruirlo sulla base dei suoi bisogni, motivare e sostenere la partecipazione è un processo che richiede, oggi più che mai, la collaborazione e la costruzione di prassi comuni tra amministrazione pubblica e territorio. Tra enti,terzo settore, volontariato e privato sociale.

Un elemento importante del lavoro di ricerca è stato la costituzione del gruppo degli intervistatori. Gli intervistatori sono stati scelti come rappresentativi delle diverse voci della città, proprio perché le diverse componenti della vita chiavarese si sentissero sufficientemente rappresentate. Ognuno di loro, per motivi professionali e personali, aveva già particolari competenze nel campo della comunicazione.

Inoltre è stata organizzata una formazione per verificare l’uso degli strumenti della ricerca attraverso simulazioni e role-playing in aggiunta agli incontri organizzativi veri e propri.

Abbiamo ritenuto, e la partecipazione quantitativa sembra confermarlo, che attivare una ricerca di questo genere, fosse già un modo per incentivare forme e processi trasversali di partecipazione.

Speriamo che questo percorso continui.

I L C A M P I O N E

Come già accennato il campione intervistato è stato un campione intenzionale, ossia un campione formato da persone che hanno aderito spontaneamente all’iniziativa. Per poter valutare la rappresentatività delle risposte abbiamo però valutato alcuni indicatori demografici.

Chiavari manifesta una particolare distribuzione di popolazione.

Circa il 34,5 % dei residenti nell’area comunale sono infatti di età superiore ai 64 anni.

La distribuzione che vediamo riportata nel grafico è, con variazioni numericamente poco rilevanti, costante da diversi anni. Questa distribuzione di popolazione per età può diventare un trend in crescita che vede diminuire progressivamente il numero di nuove famiglie che si insediano sul territorio comunale con un progressivo invecchiamento dell’età media della popolazione2. Diversi possono essere gli elementi che hanno contribuito a strutturare questo fenomeno: una dinamica naturale che vede il numero di nati inferiore al numero dei morti, una bassa propensione alla fecondità delle coppie e delle donne come elementi demografici – il costante aumento del valore degli immobili, una riduzione di posti di lavoro dipendente per la carenza di strutture industriali di grosse dimensioni, la vocazione ad un turismo di seconde case che comporta un trasferimento più stabile con l’età della pensione – come fattori economico/sociali, e altro ancora.

In ogni caso l’insieme di questi elementi fa si che le giovani famiglie si ritrovino, in prospettiva, con un doppio carico, dovuto sia alla crescita dei figli che alle necessità di assistenza dei congiunti anziani. Un carico che può esser aggravato dal fatto che, nel frattempo, la residenza si è spostata nelle aree limitrofe e quindi Chiavari diventa un luogo da raggiungere più che da abitare.

Se analizziamo l’indice di dipendenza della popolazione chiavarese3, considerando il progressivo innalzamento dell’età di scolarizzazione che termina nella stragrande maggioranza dei casi a 19 anni e oltre, troviamo che il valore atteso per il 2021 prevede per Chiavari quasi una persona a carico (0,7) per ogni lavoratore. Risulta evidente il peso crescente che grava sulle famiglie.

L’aumento della popolazione anziana residente ha effetto anche su una delle attività tipiche di Chiavari: il commercio. Una popolazione anziana ha vocazioni d’acquisto diverse rispetto a quelle di una famiglia.

1 Azienda Sanitaria locale n°4 “Chiavarese”. Carta dei Servizi Comune di Chiavari. Carta dei servizi sociali

2 “Stato di salute della popolazione della ASL 4 Chiavarese”

3 Per indice di dipendenza si intende la popolazione non attiva e non indipendente economicamente.

Pr esentazione Campione F ocus Gr oup Spazio F amiglia

Anno 2004 - distribuzione percentuale della popolazione

anziani 34,5 %

forza lavoro 50,8 %

ragazzi 14,7 %

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Per quanto riguarda invece l’assistenza della popolazione anziana, questo comporta – di fatto – un aumento della popolazione straniera residente.

L’insieme di questi elementi – invecchiamento dell’età media della popolazione, aumento stranieri residenti, diminuzione giovani famiglie residenti da generazioni nella città – comporta un cambiamento sia nella percezione del senso di appartenenza alla comunità che nella percezione della sicurezza sociale. Tendiamo infatti a sentirci parte di una comunità che riteniamo sicura e nella quale ci riconosciamo. Tendiamo ad essere disponibili alla solidarietà e al sostegno se abbiamo fiducia di poter ricevere aiuto per i nostri bisogni e le nostre necessità.

Se questi elementi si modificano troppo velocemente rischiamo di disinvestire a livello di aspettative e di fiducia dalla realtà nella quale viviamo.

Nella presente ricerca, per l’insieme di questi elementi, abbiamo riservato particolare attenzione alle esigenze delle famiglie con figli ancora minorenni, andando a valutare anche quanto fossero coinvolte nella cura di anziani non autosufficienti, che fossero o meno residenti presso la stessa abitazione.

Nel valutare l’attività lavorativa il dato che emerge conferma una caratteristica strutturale di Chiavari: la maggior parte dei residenti intervistati, il 61%, svolge una attività in proprio che va dai livelli artigianali a quelli imprenditoriali passando per il commercio e la libera professione. Necessità dovuta alla carenza di strutture ad alto numero di dipendenti – e virtù caratteristica della tradizione chiavarese di iniziativa privata.

Questo, dal punto di vista dei servizi, diventa spesso un problema, poiché diversifica e spezzetta all’infinito la richiesta dell’utenza che non condivide lo stesso stile di vita. Essere un commerciante di un grosso negozio o l’idraulico artigiano o il libero professionista – tutti esempi di iniziativa privata presenti sul territorio chiavarese – significa condividere poco a livello di esigenze di servizi.

Sicuramente molto meno che se tutti lavorassero – inquadrati a livelli corrispondenti allo stesso reddito – presso una grossa industria.

Pr esentazione Campione F ocus Gr oup Spazio F amiglia

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Pr esentazione Campione F ocus Gr oup Spazio F amiglia

Andamento popolazione straniera 1999-2004 30.000

27.950 27.902 27.882 27.746 27.915 27.922

1,55 1,78 1,98 2,09

3,08

3,46

432 498 551 581 859 966

25.000

20.000

15.000

10.000

5.000 0

1999 2000 2001 2002 2003 2004

4,0 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0

Inoltre la forte presenza di attività individuali incide in maniera rilevante sul traffico e sull’uso dei mezzi di trasporto rendendo poco utilizzato il servizio pubblico e sovrautilizzato quello privato.

Poiché, come dicevamo, una attenzione specifica è stata data alle famiglie una analisi particolare è stata fatta sul campione dei 669 genitori intervistati.

Su un totale di 669 genitori abbiamo una composizione familiare di 2401 persone.

Il numero totale di anziani non autosufficienti di cui queste famiglie si occupano è di 45 persone, tra anziani conviventi e non conviventi, corrispondente al 7%

delle famiglie intervistate.

La composizione media di ogni nucleo familiare è di 3,5 persone.

I bambini intervistati sono stati 699, di cui il 27% frequentanti scuole elementari private e il 73% scuole pubbliche.

A questi vanno aggiunti i risultati di composizione del campione di 369 adulti intervistati singolarmente, il 69% dei quali sono donne e il restante 31% uomini.

Questo campione, con una età media nella fascia 40-50 registra un 3% di persone non autosufficienti. L’11% del campione ha risposto anche alle domande del Nottingham Health Profile.

Il campione dei giovani raccoglie 1120 interviste di cui il 61% rivolte a ragazze con una età media di 16,5 e il restante 39% a ragazzi con una età media di 16,6.

Il 10% del campione frequenta istituti superiori privati, il 5% l’università e il restante 85% istituti cittadini di istruzione superiore.

I ragazzi delle scuole medie intervistati sono stati 514, frequentanti sia scuole pubbliche, il 79%, che private, il 21%. Il 47% del campione è costituito da ragazze e il restante 53% da ragazzi.

13%

14% 14%

14%

37%

10% 9%

34%

12% 11%

14%

18%

Altro

Caperana Bacezza Centro Ri Sanpierdicanne

Campione per quartiere di residenza Composizione < 18 anni per quartiere di residenza

anni

popolazione percentuale

totale stranieri

%

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Le domande dell’intervista di gruppo.

D1. Qual è la vostra definizione di salute?

Quali sono gli elementi prioritari che hanno concorso alla sua definizione?

La prima delle domande era orientata a circoscrivere la definizione di salute che il gruppo condivideva. Nella maggioranza dei casi la definizione di salute metteva in relazione il benessere psicofisico con l’ambiente naturale e sociale in cui le persone vivono.

Per ambiente in molti casi l’attenzione era data anche agli aspetti relazionali, sottolineando come il contesto relazionale incida – positivamente o negativamente – nella gestione delle situazioni di malattia. Salute quindi come possibilità di avere contatti indipendentemente dallo stato fisico della persona e salute come possibilità di accettarsi con le proprie caratteristiche individuali.

Una salute vista non solo e non tanto come assenza di malattia ma come uno stato di benessere collegato strettamente alla qualità della vita e alla qualità dell’ambiente affettivo e sociale che ci circonda.

Salute anche come partecipazione e presenza dentro la propria comunità in opposizione all’idea di essere abbandonato. Una salute correlata con il senso di appartenenza alla realtà sociale e familiare e non solo alla assenza di malattia.

Il tema della malattia è stato visto sia come un evento legato al destino che come frutto di azioni individuali: spesso, soprattutto per i giovani la salute è percepita come scontata e resistente ad ogni rischio. Coperta da un ottimismo un po’

irrealistico contro ogni problema.

Il concetto di destino è un concetto rilevante perché è quello che ci rende capaci di un atteggiamento responsabile nei confronti della propria salute e che ci fa sentire attori in prima persona del suo mantenimento. Più ci riteniamo responsabili della nostra salute e della salute delle persone che ci circondano più siamo disponibili ad azioni attive per il suo mantenimento. Riprenderemo più estesamente questo concetto nell’analisi delle interviste individuali.

E’ interessante che il concetto di salute prevalente sia orientato soggettivamente:

la percezione che si ha di sé è quella ritenuta rilevante rispetto alla definizione clinica e nosografica. E’ lo stato in cui la persona si percepisce come adeguata o autosufficiente per il proprio standard di vita: in grado di far fronte alle proprie necessità. In questo senso salute è anche vivere in armonia con i propri limiti.

Sono state frequenti le associazioni tra stress e malattia. Tra le cause di malattia rilevanti quelle psicologiche che possono riguardare anche concetti che interfacciano sia gli aspetti individuali che sociali, come la sensazione che la solitudine possa essere una causa di malattia o aggravi in maniera determinante la malattia in atto.

Dopo aver definito il concetto di salute condiviso dal gruppo intervistato, la seconda domanda mirava a definire il concetto di salute dentro la città di Chiavari.

L E I N T E RV I S T E D I G R U P P O E L E P R O P O S T E E M E R S E

Le interviste di gruppo, dette anche focus group, hanno affrontato le stesse tematiche delle interviste individuali ma, poiché si ritiene che questi interlocutori dispongano di un osservatorio più selezionato e più strettamente collegato alla loro specifica fascia d ‘intervento, è stato ritenuto più adeguato lo strumento del focus group.

I focus group hanno riguardato:

enti o istituzioni che operano nell‘area della salute;

associazioni sportive;

associazioni di volontariato;

associazioni e movimenti religiosi;

circoli culturali e/o ricreativi;

gruppi informali;

associazioni di categoria;

altre realtà associative.

Le interviste di gruppo sono state limitate a sole 4 domande e si sono svolte quasi esclusivamente nella sede del gruppo. Sono stati fatti 43 focus group con la partecipazione di 283 persone in totale

I dati delle interviste individuali collegati con i temi emersi nei focus group verranno riportati nel testo con i caratteri blu scuro.

Un commento specifico più esteso sui dati emersi dalle interviste individuali verrà riportato nella sezione Spazio Famiglia.

L‘intervista, della durata di un’ora e mezzo, si concludeva con un breve questionario di autovalutazione dell’esperienza.

Il questionario mirava a valutare sia il livello di soddisfazione generale rispetto all’esperienza dell’intervista sia la rappresentatività dei dati che venivano raccolti.

Tutti questi dati, che sommati coprono il 98% degli intervistati, si collocano nello spettro di valutazione positiva o molto positiva dell’esperienza.

Quando sono stati intervistati gli aderenti ad una associazione formale o informale sono state compilate anche delle schede relative alla qualità dell’intervento effettuato dall’associazione stessa al fine di poter verificare se lo scopo prioritario dell’attività era di natura educativa o assistenziale.

Pr esentazione Campione F ocus Gr oup Spazio F amiglia

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Pr esentazione Campione F ocus Gr oup Spazio F amiglia

Molto significative

Abbastanza

significative Non so Poco

significative

Non significative tot. 156 55%

Ritiene che l’intervista di gruppo abbia consentito di raccogliere indicazioni significative sui bisogni di salute della comunità?

tot. 125 44% tot. 1 0,5% tot. 1 0,5% tot. 0 0%

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di gruppo affronta questo tema. Se colleghiamo questo dato con la forte partecipazione alla ricerca ci rendiamo conto che già la ricerca stessa è stata colta come una significativa opportunità aggregativa, venendo incontro ad una forte esigenza di confronto e integrazione delle esperienze tra realtà diverse.

Questi dati sono resi ancora più rilevanti se comparati con quelli delle interviste individuali relative al senso di comunità e alla percezione della possibilità di ricevere sostegno. Chiavari sembra essere una città che non partecipa ma si dichiara, nelle interviste raccolte, come una realtà sociale desiderosa di avere occasioni di partecipazione e sofferente per la chiusura delle opportunità libere di incontro.

Al fine di valutare il benessere sociale, nelle interviste individuali, è stata usata una forma ridotta della Scala sul Senso di Comunità5.

Questa scala è multifattoriale ed i fattori che la compongono sono considerati rilevanti nella realizzazione di progetti preventivi di comunità.

Il Senso di Appartenenza è uno dei sei fattori considerati.

Per chiarezza indicheremo ogni volta con una sottolineatura i termini che fanno riferimento ai fattori della Scala sul Senso di Comunità.

Il Senso di Appartenenza alla comunità è di 2,2 nel campione degli adulti intervistati senza differenze statisticamente significative tra uomini e donne – dove 2 è il valore minimo positivo e 4 il valore massimo positivo ma il senso di Sostegno e Connessione emotiva nella comunità nello stesso campione è di 1,3, sempre con gli stessi parametri di riferimento, un dato quindi negativo.

Nel campione dei giovani intervistati il Senso di Appartenenza alla comunità è di 1,8. Il senso di Connessione Emotiva e Sostegno con la Comunità è di 1,8, un indicatore rafforzato dai dati relativi alla fiducia di poter trovare aiuto in famiglia che è di 2,9, considerando sempre 2 il valore minimo positivo e 4 il valore massimo positivo. Nei ragazzi della scuola media i dati sono leggermente più positivi. Raggiunge il 2,6 il Senso di Appartenenza ma è ancora negativo per quanto riguarda il Sostegno e Connessione emotiva con 1,8.

Il tema delle giovani famiglie viene correlato a quello delle opportunità abitative.

Gli affitti cari, il valore troppo alto degli immobili spingono le giovani famiglie verso i comuni limitrofi.

Questo problema, viene segnalato come rilevante dal 18,7% delle famiglie intervistate e dal 30% degli adulti intervistati individualmente. Il 48% dei giovani ritiene che maggiori opportunità lavorative renderebbero Chiavari più vivibile.

Un altro dato che riveste particolare importanza è quello legato ai servizi.

In alcune interviste vengono segnalate carenze nei servizi – la perdita del Pronto soccorso di Chiavari, una insufficiente copertura per la guardia medica pediatrica, la mancanza di guardia medica turistica – ma quello che prevale, D2. Quali sono i bisogni di salute prioritari della nostra città?

Una attenzione primaria è stata data agli aspetti relativi alla salute sociale come estremamente rilevanti nel quadro della qualità della vita.

Nucleo di attenzione la famiglia. Una famiglia che ha bisogno di essere sostenuta nelle condizioni di crisi – anziani non autosufficienti, adolescenti a rischio, emergenze psichiatriche, patologie croniche – con interventi di sollievo e non di sostituzione. Una famiglia che esiste con le sue necessità anche nella normalità della vita quotidiana: necessità di spazi di aggregazione per bambini non a pagamento, necessità generale di luoghi di aggregazione pubblici e di occasioni culturali di incontro, necessità di sostegno nella gestione dei figli per le famiglie in cui entrambi i genitori lavorano.

Nelle interviste individuali il 68% delle famiglie ha genitori entrambi occupati in attività lavorative. Di questi il 32,4% lavora entro il comune di residenza, il 22%,10 km oltre il comune di residenza e il restante 45,6% lavora 20 km oltre il proprio comune di residenza. Nel campione relativo agli adulti, il 69% dei quali risulta occupato,il 28% lavora 10 km oltre il comune di residenza, il 22%

lavora 20 km oltre il comune di residenza, il 41% non dichiara la distanza dal luogo di lavoro e il restante 9% lavora entro il comune di residenza.

La necessità di aggregazione e di creare luoghi e realtà aggregative torna con una frequenza molto alta. Chiavari è definita come una città che privilegia i luoghi di consumo rispetto a quelli di aggregazione libera. In alcuni focus viene addirittura descritta come uno spazio urbanistico pensato a favore dei luoghi di consumo:questa richiesta di spazi liberi di aggregazione è quindi in controtendenza.

La promozione della salute e la prevenzione di azioni giovanili a rischio attraverso centri e realtà aggregative si presenta come una delle strategie di intervento più efficaci rivolte ai gruppi giovanili informali, agevolando i processi di personalizzazione e favorendo gli interventi educativi anche verso quelle fasce giovanili che non vanno a scuola o che non sono disponibili a comunicare nel contesto della famiglia4.

Questo tipo di intervento promozionale, rivolto a qualunque gruppo d’età rovescia il significato della comunicazione usuale: porta qualcosa anziché chiedere qualcosa.

Nel campione dei giovani intervistati individualmente, alla domanda se ci sono sufficienti spazi di aggregazione, la risposta ha un valore di 1,1 dove 2 è considerato il valore minimo positivo.

Il campione degli adulti alla stessa domanda ha risposto con un valore di 1,3, dove 2 è considerato il valore minimo positivo.

Spazi di aggregazione che mancano anche per gli anziani. Il 75% delle interviste

4Baraldi C., Rossi E., La prevenzione delle azioni giovanili a rischio, Milano, Angeli Ed., 2002 5 Scala sul Senso di Comunità (Prezza et al. 1999).

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attenzione per l’ambiente attraverso la cura degli arenili e delle spiagge, la valorizzazione dell’ambiente marino, la raccolta differenziata dei rifiuti e la pulizia della città sono temi che tornano ripetutamente. Lo spazio ambientale, il lungo fiume Entella e Rupinaro, uno per la costruzione di una pista lungo l’argine, l’altro per la prevenzione del ripetersi di alluvioni, sono elementi sottolineati ripetutamente. La mancanza di spazi verdi liberi fruibili dai cittadini è una delle voci che raccoglie maggiori consensi nelle interviste individuali.

Il 42% del campione costituito da adulti e genitori e il 43% dei giovani ritiene che una maggiore presenza di spazi verdi migliorerebbe la vivibilità della città, seguito da un 40% di adulti e un 19% di giovani che vorrebbero delle piste ciclabili. Se consideriamo cosa renderebbe Chiavari una città più vivibile per i bambini il 63% delle famiglie intervistate sceglie più spazi verdi e il 44% più piste ciclabili. I ragazzi scelgono le piste ciclabili per il 39%.

Hanno partecipato ai focus group alcune associazioni sportive. Le indicazioni emerse dalle loro interviste non differiscono significativamente da quelle presentate dal resto del campione. Anche in questo caso i temi dominanti sono stati l’aggregazione giovanile e la cura della realtà urbanistica cittadina – problemi di traffico e di inquinamento ambientale – e delle strutture sportive esistenti.

Una proposta interessante è la collaborazione consultiva con le associazioni sportive in sede di progettazione e manutenzione degli impianti sportivi.

Il 13,7% del campione adulto, il 15% dei genitori, il 36,8% dei ragazzi, il 34,5% dei giovani ritengono che la presenza di più impianti sportivi migliorerebbe la qualità della vita a Chiavari. Il 55,6% dei giovani e il 56,8 dei ragazzi intervistati dichiara di fare attività sportive nel tempo libero. Il 33% dei bambini delle elementari intervistati pratica attività sportive.

La necessità di pensare forme di integrazione delle marginalità è riportata dal 30% dei gruppi intervistati. La presenza di un movimento migratorio di stranieri, come riportato nei grafici presentati, e l’impatto che questo può avere sulla popolazione residente sono solo alcuni degli aspetti che il tema della marginalità presenta.

Altre marginalità possono essere legate a difficoltà economiche, alle difficoltà di assistenza di fronte a patologie croniche o alla solitudine in cui vivono alcune persone.

Il 27% degli adulti intervistati, il 18% delle famiglie, il 14% dei giovani ritengono necessaria maggiore solidarietà sociale. Alla domanda se c’è disponibilità ad aiutarsi il valore è 1,3 dove 2 è il valore minimo positivo nel campione degli adulti. Nei genitori alla domanda se qualcuno in difficoltà viene aiutato nella propria zona di residenza il 5% risponde che non viene mai aiutato, il 51% risponde qualche volta e solo il 44% risponde con “sempre” o “ spesso”.

come atteggiamento e indicazione operativa, è la necessità di una migliore integrazione socio-sanitaria e di una migliore rete di collegamento con il volontariato e il terzo settore. Le proposte, che rispetto ai servizi emergono parallelamente alla seconda domanda, sottolineano proprio tutti quegli aspetti che integrano la cura e l’assistenza con il territorio stesso.

Il 53% del campione di adulti intervistati e il 47,5% delle famiglie intervistate dichiara che il fatto che un servizio sia in un’altra città influenza la decisione di utilizzarlo ma il 29% degli adulti e il 22% delle famiglie se interessato è disponibile a muoversi e il 15% di entrambi i campioni più che un problema di distanza sottolinea un problema di raggiungibilità.

Facilità di accesso alle strutture, assistenza domiciliare e servizi di accompagnamento, abbattimento delle barriere architettoniche ma anche adeguato trasporto urbano di collegamento e accesso tra ospedale e territorio e adeguata informazione sui servizi disponibili e sul loro bacino potenziale di utenza sono gli elementi maggiormente sottolineati

Un processo di valorizzazione di ciò che è già attivo ed operante, ipotizzando una rete di aggregazione, con equipe di valutazione multidisciplinare, una implementazione della accessibilità dei servizi e la valorizzazione delle risorse umane operanti, sia sul fronte della formazione degli operatori che sui temi della relazione e dell’ascolto empatico – quindi non solo sulla qualità medica ma anche sugli aspetti relazionali – e sul fronte della collaborazione con le associazioni di volontariato.

Attenzione anche alle azioni di prevenzione, mirate a specifiche fasce d’età – disturbi d’apprendimento, consumo di alcol in adolescenza, prevenzione dipendenze – o rivolte in generale alla popolazione.

Un ruolo centrale nella aggregazione e integrazione è pensato per i medici di base, in ambito sanitario, e per le assistenti sociali in ambito sociale.

Il problema del traffico viene registrato come rilevante sia nella qualità della vita che sulla qualità dell’ambiente. Inquinamento acustico, inquinamento atmosferico, inquinamento da traffico e traffico da ricerca di parcheggi.

L’80% del campione di adulti e famiglie intervistate usa un mezzo proprio motorizzato – auto o moto – per andare a lavorare. Il 46,5% dei bambini arriva a scuola in macchina, solo il 19% utilizza il servizio di pulmino. Il restante 34,5% arriva a piedi. Il 33% dei ragazzi delle medie arriva a scuola in macchina con i genitori mentre il restante 67% arriva a piedi o con mezzi pubblici.

I giovani, alla domanda se sentono di rischiare nel traffico rispondono con un 1, ossia non ritengono che il traffico sia un problema.

Rimanendo in tema d’ambiente la mancanza di spazi verdi, la necessità di

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Andiamo a valutare insieme le principali proposte emerse, divise per aree tematiche.

1. Partecipazione, aggregazione, cooperazione

Il caposaldo attorno alle quali ruotano è l’implementazione delle possibilità di partecipazione e cooperazione tra le diverse realtà pubbliche e private.

Le proposte vanno dalla creazione di consigli di circoscrizione o di quartiere, alla costruzione di un lavoro in rete tra le agenzie sanitarie, educative e sociali.

Altre ancora alla costituzione di una rete di gruppi di auto-aiuto per realizzare momenti d’incontro o la creazione di aree libere di aggregazione pensate per le esigenze delle diverse fasce d’età.

Anche le consulte, come sedi di incontro tra associazionismo e cittadini e luoghi di creazione di un piano regolatore sociale, sono tra le proposte avanzate.

Più in dettaglio:

2. L’informazione: un canale a doppio senso.

Il tema dell’informazione torna ripetutamente nelle indicazioni.

Questo elemento è in linea con la tendenza emergente dalla ricerca che evidenzia l’interesse, più che alla creazione di nuovi servizi, alla conoscenza, valorizzazione e integrazione dei servizi esistenti.

Informazione e comunicazione intese come un dialogo a doppio senso: da una parte la necessità che il servizio pubblico informi correttamente sui servizi esistenti e verifichi l’effettiva ricaduta dell’informazione. Dall’altra l’esigenza che le necessità e i bisogni della cittadinanza vengano ascoltati e rilevati con frequenza maggiore di quella che si verifica oggi, sia attraverso strumenti come la presente ricerca sia attraverso la creazione di osservatori permanenti.

Il tema dell’informazione rischia di essere cruciale nelle relazioni tra utenza e servizi: una buona qualità dell’intervento e buone iniziative possono rimanere inefficaci se non si collocano in fasce di bisogno reale e se non sono accompagnate da un processo di valutazione. Popolazioni diverse necessitano di tipi di informazioni diverse: uno strumento che può essere efficace per una popolazione italiana adulta con media scolarità può essere del tutto inadeguato Questo dato merita una riflessione particolare: come già detto poc’anzi, una

comunità che non sente di essere sufficientemente aiutata sarà una comunità difficile da coinvolgere in progetti di solidarietà. Non a caso i temi relativi al sostegno delle marginalità sono portati avanti in quei focus group i cui partecipanti vivono una forte realtà aggregativa. Non è solo il condividere una convinzione religiosa che motiva, perché non tutti i gruppi fanno parte di realtà di questo tipo. È il vivere una esperienza nutriente di aggregazione e di sostegno indiretto che aumenta la disponibilità ad aiutare. Inoltre proprio il crescere della pressione esercitata sulle famiglie da mutate condizioni demografiche ed economiche fanno sì che il bisogno di sostegno non si accompagni più solo alla condizione di disagio sociale o emarginazione. Anzi, alcune forme di aiuto esistenti possono venir rifiutate proprio perché percepite troppo stigmatizzanti.

Sono emerse anche molte indicazioni di tipo urbanistico. Una sezione delle interviste individuali per genitori era appositamente riservata alle aree del quartiere ritenute abbandonate e pericolose. Lo scopo della domanda era quello di valutare se la propria zona di residenza era ritenuta sicura per il movimento autonomo dei bambini. Molte delle risposte hanno assunto un criterio più urbanistico. Altre proposte, alcune delle quali probabilmente non di competenza dell’amministrazione comunale, sono emerse dalle interviste individuali. Tutte queste segnalazioni, interessanti e diversificate, sono state riportate nella relazione consegnata all’assessorato. Abbiamo ritenuto, per esigenze di spazio e di congruità, di non includerle nel presente opuscolo.

D3. Secondo voi quali sono gli strumenti più efficaci per intervenire?

Le proposte emerse

Attualmente è sempre più chiaro, non solo in tema di salute, che i partner istituzionali necessitano, per portare avanti i loro compiti, della collaborazione e del dialogo con le diverse realtà territoriali e con la cittadinanza.

Il fatto che le interviste abbiano riguardato tutti gli interlocutori del dialogo tra istituzioni e territorio ha aiutato sicuramente l’emergere di soluzioni che vanno nel versante dell’integrazione e aggregazione tra interlocutori istituzionali, volontariato e terzo settore. Ha promosso anche una serie di proposte che includono la disponibilità di alcune associazioni a coinvolgersi e a partecipare per realizzare progetti comuni.

Un elemento molto sottolineato è la necessità di progetti a breve e medio termine che si integrino con progetti più impegnativi e strutturali. Questo perché è molto sentita l’esigenza di segnali forti che rinsaldino il legame di fiducia con le istituzioni. Istituzioni talvolta vissute come estremamente deficitarie e talaltra come potenzialmente onnipotenti ma demotivate all’intervento. Talora si rileva una scarsa consapevolezza delle specifiche aree di intervento proprie di una amministrazione comunale o dei costi che certi interventi comporterebbero.

Pr esentazione Campione F ocus Gr oup Spazio F amiglia

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libro bianco sulle associazioni di volontariato;

creazione di una rete telefonica per interventi infermieristici e creazione di un data base dei soggetti a rischio socio-sanitario segnalati dai medici di base;

promuovere progetti ed iniziative di “vicinato solidale”;

coordinamento tra Scuola, Comune e Associazionismo Sportivo;

creazione di un referente di zona;

referendum sulle scelte di cambiamento della città;

collaborazione con i comuni limitrofi

sportello sociale delle associazioni di volontariato presenti sul territorio.

(9)

4. Solidarietà

Alle associazioni formali o informali che hanno partecipato ai focus group alla fine dell’intervista veniva chiesta una autovalutazione sul valore assistenziale o educativo della loro attività.

La media attribuita al valore assistenziale dei loro interventi è stata di 7,7 per l’associazionismo – volontariato e terzo settore – con un range di riferimento da zero a 10 mentre gli scopi educativi hanno raggiunto 9, sempre con lo stesso range di riferimento.

Un forte orientamento alla solidarietà delle associazioni, che non dovrebbero però – e non sempre è così – avere l’idea di colmare spazi lasciati vuoti dall’impegno istituzionale.

Per questa ragione penso sia stato dato un rilievo molto alto alla cooperazione e integrazione tra pubblico, privato sociale e associazionismo.

Su un terreno di questo tipo si corre il rischio di vivere la solidarietà come una iniziativa privata: iniziativa privata che ai chiavaresi non fa difetto.

Sempre sul tema dell’immigrazione ricordiamo i dati demografici relativi a Chiavari e al Tigullio che vedono, nella prospettiva del 2021, una diminuzione della popolazione italiana residente e un aumento della popolazione straniera con un incremento dell’1,9 per mille.

Più in dettaglio:

5. Educazione alla salute e prevenzione

Come vedremo meglio nella sezione Spazio Famiglia una forte attenzione è data agli aspetti di prevenzione e promozione della salute relativi ai comportamenti a rischio e alle dipendenze.

Più in dettaglio:

per una popolazione anziana. Non conoscere diventa così non avere la possibilità di utilizzare una risorsa e alza inutilmente i costi di un intervento.

Più in dettaglio :

3. Trasporti e vivibilità urbana

Il tema dei trasporti è molto sentito. Le proposte si orientano verso il servizio pubblico. Effettivamente i dati sopra riportati sull’utilizzo del mezzo proprio per gli spostamenti fanno pensare ad un cittadino poco abituato ad utilizzare il trasporto pubblico. Difficile dire se questo è causato da un deficit del servizio stesso o da un effetto di eccessiva parcellizzazione del bisogno che spinge a prediligere le soluzioni individualizzate.

Anche il pulmino è scarsamente utilizzato e un uso considerevole del trasporto pubblico si verifica solo per le persone che lavorano 20 km oltre il comune di residenza.

Confrontando i dati sul traffico delle interviste individuali con quelle dei dati relative ai parcheggi, semafori, attraversamenti pedonali sembra che il problema traffico sia sentito più da automobilista che da pedone. Parallelamente alle problematiche di trasporti e traffico emergono quelle relative ai parcheggi.

È comunque certo che un servizio difficilmente raggiungibile rischia di essere un servizio inutilizzato.

Inoltre, per alcune fasce d’età e per persone con particolari patologie, i problemi del trasporto individuale possono essere estremamente rilevanti.

Più in dettaglio :

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Pr esentazione Campione F ocus Gr oup Spazio F amiglia

creazione di point informativi come bacheche di quartiere, newsletter periodiche sui servizi, cultura, innovazioni con orari, eventi e iniziative;

segnaletica dei diversi servizi presenti in città;

ricerche sui bisogni dei cittadini;

osservatorio permanente sui bisogni della famiglia;

corsi di sostegno e informazione sulle problematiche delle famiglie ed educative;

sostegno del ruolo informativo della medicina di base;

osservatori permanenti sui bisogni di salute;

sportello di aiuto per le piccole pratiche, prenotazioni, informazioni;

sistema di rilevazione e ascolto dei cittadini.

piste ciclabili e percorsi protetti per i bambini;

servizi navetta per gli ambulatori ospedalieri, centro città e spiaggia;

abbattimento barriere architettoniche;

incentivare i progetti di educazione stradale a partire dalle elementari;

impiegare i volontari del Servizio Civile Volontario con funzioni di accompagnamento;

più vigili e nonni-vigili lungo i percorsi scolastici per favorire l’autonomia dei bambini.

progetti formativi per alunni e insegnanti sull’integrazione e sui temi legati all’immigrazione;

progetti comuni tra cittadini e disabili;

scambi culturali che tengano conto dei temi e delle difficoltà legate all’immigrazione.

campagne di sensibilizzazione al rispetto ambientale;

sostegno del Banco Farmaceutico;

campagne di educazione alla salute e di educazione civica;

riqualificazione del personale e formazione comune per operatori socio-sanitari sulla comunicazione, sull’ascolto empatico e sui processi di empowerment e advocacy;

unità di valutazione multidisciplnare;

corsi informativi di prevenzione per la terza età e per i bambini;

campagne e progetti di educazione alla salute nelle scuole;

messa in sicurezza degli impianti gas nelle case abitate da anziani.

(10)

Questi due elementi permettono di inferire dei dati d’atteggiamento.

Più la propria città è percepita come insicura più basso sarà il tasso di fiducia nei confronti delle istituzioni e minore sarà l’utilizzo dei mezzi pubblici e dei servizi pubblici o comunque minore sarà il grado di soddisfazione per i servizi ricevuti.

Il 49% incontra persone di cui non si fida nella propria zona di residenza. Il 5%

ritiene che una persona in difficoltà non viene mai aiutata, il 44% ritiene che venga aiutata sempre o spesso e il restante 51% ritiene che venga aiutata qualche volta. Se guardiamo i dati relativi all’aiuto che può ricevere un bambino in difficoltà il 41% ritiene che verrebbe aiutato, il 7% propende per un no dubitativo e il 52% per un “forse si”.

Se guardiamo la percentuale di bambini delle elementari che esce qualche volta da solo per brevi tragitti troviamo che il 67,5% dei bambini delle elementari non esce mai da solo, solo il 3% dei bambini, con una età media di 10 anni, esce qualche volta da solo. In media l’età che viene giudicata adatta per uscire da soli o andare a scuola da soli coincide con la Scuola Media.

Nelle interviste per i bambini è stato chiesto quali pericoli, secondo loro, potrebbero incontrare se andassero a scuola da soli. La percentuale della voce “Sconosciuti malintenzionati” è del 38%: di 8 punti superiore al traffico come problema percepito dai bambini. Solo il 20%

attribuisce il pericolo ad una propria incapacità, distrazione o disorientamento, come riportato nelle voci “Sono distratto”, “Potrei perdermi”. Non a caso, probabilmente, il 17% dei genitori ritiene che una maggiore presenza di forze di sicurezza renderebbe la città più vivibile per i bambini.

Sarebbe interessante a questo punto parametrare i dati di reati per molestie e/o violenza contro minori compiuti fuori dal nucleo familiare nell’area cittadina . Penso che questo dia una misura della percezione di insicurezza delle famiglie rispetto al contesto urbano in cui vivono.

Uno studio condotto in maniera integrata su 5 aree italiane con il coordinamento di 5 dipartimenti universitari (Zani 2003)9 ha rilevato come un forte senso di comunità riduce la paura della criminalità.

Una indagine recentemente condotta su due quartieri bolognesi conferma l’ipotesi che la qualità dei legami sociali porti ad una diminuzione del senso di insicurezza, agendo sia sulle componenti cognitive che su quelle emotive.

Tradotto significa che dove le interazioni di vicinato sono più frequenti e

S P A Z I O F A M I G L I A

Nell’impostazione del disegno di ricerca abbiamo cercato di privilegiare alcuni punti di osservazione della città e dei suoi bisogni di salute che non escludessero le istituzioni o le tradizionali agenzie educative e sanitarie, ma le integrassero con lo sguardo di chi fruisce dei servizi.

In questa ottica la famiglia diventa il luogo privilegiato: sia perché raccoglie potenzialmente i bisogni dei bambini e dei giovani, sia perché si occupa degli anziani, direttamente o indirettamente, e delle necessità di cura di chi è ammalato.

Questa scelta iniziale si è rivelata una felice intuizione: le necessità delle famiglie, la necessità di offrire sostegno alle famiglie, sia nei compiti educativi che nella vita quotidiana, sono stati opportunamente e ripetutamente sottolineati nelle interviste raccolte.

Se Chiavari si connota come una città fortemente contraddistinta dalla presenza di una popolazione anziana, non si può procedere alla risposta automatica di trasformarla in una città per anziani: questo comporterebbe la perdita progressiva delle sue risorse vitali e produttive.

È necessario in prospettiva aiutare le famiglie residenti a rimanere, offrire opportunità abitative e lavorative ai giovani e integrare la popolazione italiana con quella straniera richiamata proprio dalle necessità della popolazione anziana.

Le interviste individuali sono state costruite utilizzando, in forma ridotta, alcune scale validate su piano nazionale6. In aggiunta a queste sono stati costruiti altri item, differenziati per gruppi d’età, che miravano a valutare l’atteggiamento di fronte ai comportamenti a rischio, il locus of control rispetto alla salute e lo stile di vita.

Per i bambini delle elementari, seguendo le ricerche di Prezza e Pacilli7, è stata valutata la possibilità di movimento autonomo.

Per gli adolescenti, basandosi sulle ricerche di Ravenna e Kirchler8, l’atteggiamento nei confronti della notte.

Nelle interviste con i genitori sono stati valutati alcuni elementi: da una parte è stato chiesto, come in tutte le altre interviste, una valutazione su cosa migliorerebbe la vivibilità di Chiavari per le famiglie e per i bambini, dall’altra i criteri di educazione alla salute e le proposte relative.

Inoltre, poiché uno dei fili rossi delle interviste è stato quello di valutare il senso di sicurezza percepita nell’ambiente urbano, sono state fatte domande relative ai criteri oggettivi – spazi trascurati e abbandonati – e soggettivi – persone di cui non ci si fida, che possono influenzare il senso di sicurezza urbana.

In relazione a questo dato si è cercato, valutando la percezione soggettiva, di capire se veniva percepito possibile il ricevere aiuto nella propria zona di residenza e se si riteneva che un bambino in difficoltà sarebbe stato aiutato.

Pr esentazione Campione F ocus Gr oup Spazio F amiglia

Pr esentazione Campione F ocus Gr oup Spazio F amiglia

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8 Ravenna M., Kirchler E., Giovani e tempo del loisir,Giornale italiano di psicologia,n°3, 2000 9Zani B., Sentirsi in/sicuri in città, Bologna, Il Mulino ed., 2003

6 Scala sul senso di Comunità, (Prezza et al. 1999), SWLS, (Diener et al. 1985), Scala sul benessere psicologico,(Ryff 1989) 7 Prezza M., Children’s independent mobility in Italy, Dipartimento di Psicologia, Roma, La Sapienza

Pacilli M.G., Prezza M., Characteristics of urban child-friendliness: a study in Rome, Dip.to di Psicologia, Roma,La Sapienza

Parlano i bambini: pericoli a piedi 38 %

11%

30%

3%

12%

8%

Non risponde Altro Potrei perdermi Sono distratto Traffico Sconosciuti

malintenzionati

N.B: la somma delle percentuali è > 100 per effetto dell’arrotondamento

(11)

Il valore del Senso di Comunità, leggermente più positivo per questo campione, è di 1,95. Rimangono fortemente negativi i valori F2 e F6 relativi al senso di Soddisfazione dei bisogni e opportunità di coinvolgimento e la Connessione emotiva con i coetanei.

L’importanza di variabili come il sostegno sociale e il senso d’appartenenza alla comunità è stata sottolineata da diversi autori10.

Il livello di controllo sociale consente di distinguere i quartieri sani: sono quelli in cui le persone si riconoscono, condividono valori e si sentono responsabili della sicurezza e della qualità urbana. Ricordo che il 49% dei genitori incontra nel proprio quartiere persone di cui non si fida. Un dato significativo non tanto dal punto di vista oggettivo, ma come indice di un disagio in crescita.

Il senso di insicurezza urbana aumenta la percezione di degrado e sporco: il 26%

ritiene sia necessaria una maggiore pulizia della città.

Qui un dato oggettivo: la qualità urbana è influenzata dalla pulizia del contesto;

e soggettivo: lo sporco aumenta il senso di insicurezza.

Confrontando i dati con le risposte sulla vivibilità vorrei sottolineare come gli spazi verdi, oltre ad essere elementi legati alla qualità ambientale, offrono spazi liberi di aggregazione e incontro fruibili in maniera personalizzata dalle diverse fasce d’età.

Il dato che emerge è che le differenze significative tra le esigenze delle famiglie e quelle dei bambini sono relative prevalentemente agli spazi verdi, mentre le altre risposte confermano una sostanziale omogeneità.

Hanno partecipato alle interviste bambini dalla prima alla quinta elementare.

Se la percezione iniziale dei bambini è quella che identifica la città con la casa e le proprie immediate situazioni di vita, a partire dalla terza elementare risulta chiaro, e via via si rafforza nel tempo, che casa e città non sono identificabili e che la città ha responsabilità che riguardano le esigenze di tutte le persone.

La qualità dell’esperienza che i bambini hanno della città influenza la formazione del concetto di contesto urbano. Come dice una bambina di quinta elementare, significative il sentimento di sicurezza è maggiore.

Il Senso di Comunità è uno degli elementi che è stato indagato trasversalmente in tutte le popolazioni intervistate.

E’ stato scelto di analizzarlo a partire da 6 fattori: Senso di appartenenza, Soddisfazione dei bisogni e opportunità di coinvolgimento, Sostegno e connessione emotiva nella comunità, Connessione emotiva con i coetanei, Feste e tradizioni, Opportunità d’influenza. Nel campione dei giovani il fattore Feste e tradizioni è sostituito dal fattore Percezione di sostegno personale.

Vediamo quali sono i dati registrati nel campione degli adulti e giovani.

La media complessiva per i 6 fattori considerati è 1,8 per il campione degli adulti e di 1,9 per il campione dei giovani. Entrambi sono valori sotto il valore minimo positivo.

In questo senso i dati confermano la necessità di interventi che migliorino il senso di appartenenza alla comunità con opportunità di aggregazione libera e partecipazione.

Il senso di comunità è stato analizzato anche nel campione dei ragazzi, utilizzando, per questa fascia d’età, i seguenti fattori: Senso d’appartenenza, Soddisfazione dei bisogni e opportunità di coinvolgimento, Sostegno e connessione emotiva nella comunità, Senso di sicurezza nello spazio urbano, Senso di autonomia, Connessione emotiva con i coetanei.

Pr esentazione Campione F ocus Gr oup Spazio F amiglia

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10Edwards J, et alii, Social influence processes and prevention: social psychological applications to social issues, New York, Plenum Press 1990

Senso di comunità Adulti

Fattori componenti del senso di comunità

2,5

F1 F2 F3 F4 F5 F6

2 1,5 1 0,5 0

Senso di comunità Giovani

Fattori componenti del senso di comunità

2,5

F1 F2 F3 F4 F5 F6

2 1,5 1 0,5 0

Senso di comunità Ragazzi

Fattori componenti del senso di comunità

F1 F2 F3 F4 F5 F6

2 1 0

Figura 1. Si considerano positivi soli i valori superiori a 2

Figura 2. Si considerano positivi solo i valori superiori a 2

Figura 3. Si considerano positivi solo i valori superiori a 2

Risposte dei bambini Tabella A - Cosa renderebbe Chiavari

più vivibile per le famiglie e i bambini

Risposte delle famiglie

Più spazi verdi

Maggior sostegno sociale Maggiore presenza vigili Più attività culturali Percorsi ciclabili

Maggiore presenza forze di sicurezza Più informazioni educative per i genitori Riduzione del traffico

Più impianti sportivi Maggiore pulizia

Maggiore sicurezza sociale Più marciapiedi

42%

16,5%

5%

20%

40%

17%

7,5%

31%

15%

26%

19%

4%

63%

16,5%

5%

20%

44%

17%

7%

26%

14%

21%

19%

13%

(12)

Nella valutazione dei temi relativi alla educazione alla salute, il campione dei genitori manifesta una grande omogeneità: gli aspetti più importanti sono l’esempio con uno stile di vita sano, un atteggiamento di prevenzione – Spiegargli gli effetti dei comportamenti a rischio registra il 50% di risposte e Autonomia e rispetto il 44,7% di preferenze – la cura dell’alimentazione, sport, vita all’aria aperta e igiene dentale e personale. Esprimendo così una conoscenza dell’importanza di un atteggiamento di prevenzione e di uno stile di vita sano.

Nel campione degli adulti intervistati, l’8% si dichiarava interessato a campagne di prevenzione e promozione della salute: evidentemente è un argomento che tocca maggiormente chi è coinvolto con l’allevamento dei figli e gli aspetti educativi.

Alla domanda se ammalarsi è questione di sfortuna il campione di adulti intervistati raggiunge un valore di 2 per le donne – cioè considera l’affermazione abbastanza vera – e di 1,5 – cioè considera l’affermazione poco vera – per gli uomini. Le donne risultano però più preoccupate per la loro salute degli uomini e meno attive fisicamente.

Nel campione dei giovani intervistati se è chiaro che è importante evitare comportamenti a rischio e che ammalarsi non è questione di sfortuna (2,5) sia nel campione maschile che in quello femminile, si registrano però differenze significative di atteggiamento nei confronti dell’attività fisica e sportiva.

Le ragazze non sentono l’attività fisica come un modo di prendersi cura di sé mentre i ragazzi sono molto più orientati in quella direzione. Il valore di risposta dato alla frase Mi prendo cura di me con l’attività fisica e sportiva è 1 per le ragazze e 2,6 per i ragazzi, dove 2 è il valore minimo positivo.

Sottolineiamo questo elemento perché la partecipazione a gruppi informali, per esempio sportivi, o l’attività fisica regolare sono considerati indicatori generici di riduzione dell’incidenza di comportamenti a rischio in adolescenza.

Rispetto ai comportamenti a rischio dove i ragazzi dichiarano di rischiare di più è l’alcool, confermando un dato già rilevato sia su scala nazionale che locale.

Rispetto all’intervista dichiarano di essere consapevoli dei rischi di dipendenza legati all’uso di sostanze e di essere consapevoli che anche un uso saltuario può costituire un problema. Anche il motorino è considerato una delle cose nelle quali rischiano di più, anche se non considerano il traffico un rischio (1).

Non si ritengono in grado di gestire la loro vita sessuale – (0,8) – ma dichiarano di non volere consigli a riguardo (2,9): una affermazione che sottolinea come la prevenzione e la promozione della salute sia da iniziare molto prima dell’età in cui i comportamenti a rischio possono effettivamente verificarsi.

Una nota di commento rispetto alle risposte relative ai comportamenti a rischio.

Queste risposte manifestano una distribuzione sugli estremi: facendo una distribuzione dei risultati anziché una media possiamo dire che è identificabile un 20-25% del campione che manifesta un comportamento problematico rispetto ad uno dei rischi indagati e una percentuale inferiore (8%) che manifesta un comportamento multiproblematico. Non ci sono differenze statisticamente significative tra ragazzi e ragazze.

la città ideale è una città in cui ci siano spazi gratis per giocare all’aperto, cogliendo saggiamente quanto le attività sportive, pure importanti e fondamentali, rientrino tra le attività ludiche con accesso a pagamento e quanto questo possa discriminarne la partecipazione.

Gli amici, i vicini sono elementi qualitativi della propria zona di residenza.

La tolleranza dei vicini nei confronti dei rumori degli altri, la quantità di rumore fatto dai vicini, la disponibilità a salutarsi, riconoscersi sono elementi sottolineati dalla maggioranza dei bambini come rilevanti rispetto alla qualità della vita.

Un buon vicinato è citato e ricordato dai bambini così come un vicinato difficile.

La città però è anche pericolo. La maggioranza dei bambini percepisce il traffico – “ ci sono macchine che vanno come razzi”– e gli sconosciuti come una fonte di rischio e solo nelle zone periferiche si abbassa l’età in cui i bambini si sentono in grado di muoversi da soli. Dalla 4° elementare per la periferia, dalla 5° per il centro, i bambini iniziano a sentirsi in grado di andare a scuola da soli.

Una valutazione a volte contrastata apertamente dai genitori.

Molti bambini dichiarano anche la propria soddisfazione. La città ideale è questa nella quale viviamo. Magari qualche ritocco, ma va bene così.

Educazione alla salute

Per necessità di sintesi riportiamo la tavola riassuntiva delle scelte relative al tema dell’educazione alla salute, come espresse dai genitori.

Tutti i campioni di popolazione intervistati considerano la salute una responsabilità individuale: il rapporto con il medico è necessario quando insorge un problema di tipo fisico. In questo senso la malattia è considerata frutto per metà del destino e per metà dei propri comportamenti individuali.

Questa visione fortemente responsabilizzante si accompagna a diversi comportamenti preventivi. Se il 26% del campione maschile adulto dice di occuparsi di se con l’attività fisica, nello stesso campione le donne si dimostrano più preoccupate che attive nei confronti della propria salute. Il controllo dell’alimentazione, attivo o desiderato, è il comportamento preventivo più frequentemente riportato da tutto il campione degli adulti. Dei fumatori il 34%

farebbe qualcosa per smettere e il 27% della popolazione adulta ritiene che dovrebbe bere meno. Di questo il 64% sono uomini e il restante 36% donne.

Pr esentazione Campione F ocus Gr oup Spazio F amiglia

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Pr esentazione Campione F ocus Gr oup Spazio F amiglia

Tabella B - Priorità dell’educazione alla salute

Vivere in un luogo sicuro rispetto ai rischi sociali Spiegargli effetti comp. a rischio

Seguire indicazioni pediatra Insegnargli igiene personale, dentale

Insegnargli con l'esempio uno stile di vita sano Insegnargli autonomia e rispetto

Insegnargli ad ascoltare i messaggi del proprio corpo Curare alimentazione

Cura di sè con sport, vita all'aria aperta…

Ambiente non inquinato

12%

50%

11%

44%

66%

44,70%

16,60%

44,50%

47%

27%

(13)

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