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n CULTURA musica ARTe ambiente società - ottobre/dicembre 2021

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PENTAGRAMMI PER… lA MusIcoTERAPIA GRuPPAlE (4)

Adriana De Serio

nell’ambito di un setting musicoterapeutico, la situazione gruppale, efficacemente monitorata dal musicoterapeuta, con- tribuendo a modulare gli stili relazionali e i confini interni sia dell’intero gruppo sia di ciascun partecipante, consegue la signi- ficativa finalità di incrementarne la qualità delle relazioni so- ciali, promuoverne la compliance, l’adesione alle attività musi- coterapeutiche, e le interazioni, fornendo un incisivo sostegno emotivo a ciascun partecipante al gruppo. durante la sessione musicoterapeutica, i soggetti possono sperimentare il confronto attivo nella relazione con i pari, la condivisione di stati d’animo ed emozioni, la possibilità di instaurare relazioni con la musica, e, attraverso la musica, con l’alterità.

Fra gruppalità e musica, anch’essa costituita di diversificati elementi, varie sono le corrispondenze analogiche. Quest’acco- stamento può essere esteso alla vita psichica, considerabile

“gruppale”, e quindi il gruppo, la musica, la mente, evidenziano ineludibili interconnessioni.

L’energia sonoro-musicale (esm), prodotta in un contesto di gruppo, facilita sia l’enucleazione di capacità e stili indivi- duali nel gruppo, sia il manifestarsi di un funzionamento di un processo gruppale specifico, orientato verso obiettivi definiti, favorendone l’acquisizione di una struttura flessibile, disponi- bile all’accoglienza e alla valorizzazione di disparità e diversità.

La produzione di esm può essere seguita dalla verbalizzazione individuale dei vissuti emotivi sperimentati durante l’attività musicale gruppale.

il musicoterapeuta può creare, altresì, la possibilità, per ciascun soggetto del gruppo, di esplorare il proprio mondo interno, of- frendo l’ascolto di canzoni e brani musicali sia proposti dagli stessi soggetti, sia personalmente selezionati dal musicoterapeuta.

L’ascolto musicale può, infatti, suscitare emozioni e sensazioni utili alla rielaborazione affettiva, emergendo, così, una dinamica favorente un’ottimizzazione sia delle relazioni personali con la musica, sia delle relazioni inter-personali e inter-musicali.

La maggiore capacità di attenzione e concentrazione enu- cleata dai soggetti nell’ambito dei trattamenti musicoterapeutici gruppali si traduce, tra l’altro, in un marcato interesse nella par- tecipazione alle stesse attività musicoterapeutiche senza solu- zione di continuità, e nell’acquisizione di competenze nell’uso degli strumenti musicali finalizzato alla produzione musicale. i soggetti, pertanto, pur nelle diversificate patologie, appaiono motivati a sviluppare una percezione corporea delle vibrazioni sonore, rivelandosi capaci di utilizzare strumenti musicali di differente tipologia, anche seguendo le indicazioni del musico- terapeuta, e di adeguarsi a ritmi differenti.

nel setting delle attività musicoterapeutiche effettuate da chi scrive con gruppi di soggetti diversabili, chi scrive ha osservato un potenziamento della funzione energetico-affettiva, e, in par- ticolare, è opportuno rimarcare: un maggiore interesse per l’am-

biente e gli oggetti e le persone che lo strutturano; l’uso degli strumenti musicali finalizzato alla produzione musicale; una più adeguata disponibilità nella comunicazione e nella gestione della prossemica; la manifestazione di iniziative personali, nell’ambito di un comportamento controllato. Per quanto ri- guarda la funzione energetico-affettiva, i soggetti sono stati sol- lecitati a relazionarsi con l’ambiente e con il gruppo dei pari dimostrando motivazione, intenzionalità, vigilanza specifica, interesse, predisposizione alla relazione e allo sperimentarsi. in seguito ai trattamenti musicoterapeutici i soggetti hanno evi- denziato, altresì, una più adeguata espressione libera di sé, mi- gliore controllo tonico, percezione esterocettiva e propriocet- tiva, lateralizzazione. i trattamenti di musicoterapia hanno con- sentito di rilevare, nei soggetti, una favorevole evoluzione nel potenziamento di: competenze e abilità globali senso-motorie e percettivo-motorie, competenze cognitive, con rappresenta- zione mentale, percezione esterocettiva spazio-temporale, coor- dinazione dinamica generale, coordinazione e dissociazione di dita e mani, motricità fine, competenze e abilità prassiche e re- lative allo spazio, alla musica, al tempo, all’alterità, comporta- mento espressivo, emozionale e comunicativo-relazionale.

Bibliografia

de serio A. (a cura di), Nuovi Sentieri per la Diversabilità, edi- zioni La matrice, bari 2019.

de serio A., Creatività, emozioni e musicoterapia, in Pice n. (a cura di), Vivere di Musica e di Amore, Quorum edizioni, bari 2020.

Manlio Chieppa, «Pergolato» (polittico), 1987, cm.

80x80, t.m.

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Vincenzo Nicola Casulli

Fiocchi di musica, illuminati dalle luci natalizie, hanno permeato di armonie la “famiglia” e la “casa”

della Guardia di Finanza del Co- mando Regionale Puglia, ove i Fi- nanzieri svolgono la propria attività professionale, e che eleggono pro- pria dimora quando provengono da città e regioni lontane. Con un’ini- ziativa innovativa, il Generale Francesco mattana, Comandante Regionale Puglia della Guardia di Finanza, con la cooperazione orga- nizzativa del Colonnello Pierluca Cassano, Capo stato maggiore del Comando Regionale Puglia della Guardia di Finanza, ha inteso of- frire un significativo concerto ai Finanzieri, ricreando scenografie dell’atmosfera magica del natale, espresse dal tradizionale albero e dal Presepe, allestiti nella Caserma

“Luigi Partipilo” (corso Vittorio Veneto, bari), sede del Comando Provinciale di bari della Guardia di Finanza, ove si è svolto il concerto.

Protagonista del concerto è stata la “nuova Armonia band”, gruppo musicale di diversabili che suonano strumenti a percussione, ideato e fondato nel 2011, nell’ambito delle proprie attività di musicoterapia clinica, dalla prof. Adriana de se-

rio, dottore in musicoterapia, piani- sta, docente ordinaria nel Conser- vatorio di musica “n. Piccinni” di bari. La “nuova Armonia band” si colloca tra i rarissimi ensemble di questo tipo nel mondo, ed esegue un repertorio musicale molto vasto, includente musiche d’opera, d’ope- retta, musicals, colonne sonore di films, canzoni italiane e internazio- nali; tiene numerosi concerti, in va- rie e prestigiose sedi e città pu- gliesi, tra cui si segnalano i due concerti con l’orchestra sinfonica della Città metropolitana di bari, i concerti per l’Acquedotto Pugliese, e i concerti nell’Auditorium “n.

Rota”, in ensemble con gli studenti del Conservatorio di musica di bari, nell’ambito di cinque edizioni (2016-2021) del progetto “Vari(e)- abilità musicali in concerto”, coor- dinato dalla prof. de serio. molti di tali concerti sono stati ripresi e tra- smessi da Rai Tre. “nuova Armo- nia band” fa parte dell’Accademia scientifica “oikart (ecologia e Arte)”, il cui Presidente è il prof.

ing. donato Forenza, e la cui vice presidente è la prof. dott. Adriana de serio. L’Accademia scientifica

“oikart” è un’associazione scienti- fica, che opera da molti anni orga- nizzando eventi interdisciplinari (scientifici, culturali, musicali), in collaborazione con associazioni, istituzioni, studiosi e professionisti di differenti ambiti culturali e acca- demici, con la finalità di implemen- tare la ricerca scientifica, la cultura e l’arte.

nel concerto per il Comando Re- gionale Puglia della Guardia di Fi- nanza di bari, la “nuova Armonia band” (componenti sono marco barnaba, stefania brancaccio, An- nalisa Callea, Giancarlo Camerino, Antonello Gaudio, sergio iandolo, michele minunno, donato so- lazzo), diretta al pianoforte dalla prof. de serio, ha eseguito musiche di novaro – mameli (Fratelli d’Ita- lia – voci: marco barnaba, Anto- nello Gaudio, sergio iandolo), brahms (Wiegenlied), Verdi (Valzer in Fa magg.), Rota (Tema musicale

dalla colonna sonora del film Amar- cord), modugno (Vecchio Frac – voce: marco barnaba, danzatore:

Giancarlo Camerino), Piovani (Tema musicale dalla colonna so- nora del film La vita è bella), ber- lin (White Christmas), Gruber (Astro del Ciel – voce: marco bar- naba), Pierpont (Jingle Bells), strauss (Radetzky Marsch - diret- tore: sergio iandolo), de’ Liguori (Tu scendi dalle stelle).

il Generale Francesco mattana e il Colonnello Pierluca Cassano hanno introdotto e concluso l’evento concertistico, manife- stando vive espressioni di consenso e plauso per la performance della prof. de serio e della sua “nuova Armonia band”, performance che ha enucleato, nei diversabili, abilità tecniche e interpretative musicali di elevata valenza artistica.

La serata è stata suggellata da un brindisi augurale e dalla consegna di un dono finalizzato all’acquisto di strumenti musicali, per ciascun componente della “nuova Armonia band”, un elegante ed encomiabile atto di omaggio da parte di tutti i Finanzieri della Guardia di Finanza di bari del Comando Regionale Pu- glia, omaggio che ne enuclea lo splendore dei valori spirituali che nutrono l’incessante impegno so- ciale dei Finanzieri, costantemente in trincea per tutelare la sicurezza, la pace, e la vita, dei cittadini, delle nazioni, dei popoli.

Appare opportuno, pertanto, concludere con una poetica frase di madre Teresa di Calcutta, che ara- besca anche il significato profondo dell’attività della Guardia di Fi- nanza: “e’ natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano; ogni volta che rimani in si- lenzio per ascoltare un altro; ogni volta che volgi la schiena ai prin- cipi per dare spazio alle persone;

ogni volta che speri con quelli che soffrono; ogni volta che conosci con umiltà i tuoi limiti e la tua de- bolezza. e’ natale ogni volta che permetti al signore di amare gli al- tri attraverso te…”.

GuARDIA DI FINANZA DI BARI - coMANDo REGIoNAlE PuGlIA

Fiocca la musica del Natale

«PenTAGRAmmi» – Anno Vi Reg. Tribunale di bari n. 1963

del 14-04-2016

ADRIANA DE sERIo Direttore responsabile Redazione: via melo, 48 – 70121 bari

Tel. 3478972205 email: profadeserio@gmail.com

coordinamento Editoriale Direttore scientifico DoNATo FoRENZA Grafica e impaginazione: la Matrice

Via Trevisani, 196/a – 70122 bari Tel. 080.5231546 lamatricebari@gmail.com

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Manlio Chieppa

i ricordi si fanno sempre più pressanti e le nostalgie sopravan- zano inesorabili, inasprite da una realtà che non lascia tregua alle de- lusioni, che si sovrappongono come strati melmosi ad imprigionarti in quel che, in altri tempi, l’amico Vit- tore (Fiore) poetava scontento, de- scrivendo la “Puglia, amara palude del sangue…”: dove “fioriscono le pietre contro i fossi sotto la terra rossa, le antiche tombe sotto gli oli- veti”. e gli anni trascorrono e i po- chi superstiti rammentano il vis- suto. Contrapponendosi a quell’al- tra italia, con la sua spavalda forza economico-editoriale a disdegnare e ignorare un sud che, viceversa, - emarginando le proprie identità - spalanca le porte al foresto, bean- dosi di averlo fatto!

Credo fosse l’autunno/inverno del 1990, quando, anticipatosi con una vulcanica telefonata, irruppe con la sua solita imponente flem- matica effervescenza nel mio nuovo studio, in quell’altra bari (frutto dell’espansione degli anni ‘70/

‘80), le cui contrade erano costel- late, in epoche passate, dei sugge- stivi villini o casini di campagna, costruiti con tanta dovizia dalla borghesia cittadina; tant’è, il mio panorama, al sesto piano di una via senza nome, a fronte della dimora dell’indimenticabile Vito mauro- giovanni, sovrastava le chiome di una dozzina di pini secolari (barba- ramente estinti nella contamina- zione delle loro radici dal palazzi- naro di turno): rimasti per un risi- cato lasso di tempo, ultimi precari testimoni, sopravvissuti (in un klee- nex), del parco della famosa Villa Laterza (disegnata nel 1910 dal ce- lebre architetto e pittore Cesare Au- gusto Corradini), inestimabile ce- nacolo culturale, incredibilmente demolita senza alcun ritegno. Per quella sindrome criminale di una città che, pare (forse unica al mondo!), sia priva di “vincoli pae-

saggistici” e piani urbanistici gene- rali che, oltre alla distruzione del

“murattiano” neoclassico, sta con- sentendo si completino, nei recen- tissimi tempi, le speculazioni ab- biette, con la distruzione delle resi- due tracce di un’epoca romantica, quanto radiosa di speranze…

L’ospite gradito, ebbene, non era al- tri che quel geniaccio, affettuoso e impareggiabile poeta della parola, invasato da quei principi (ormai calpestati) - dio, Patria, Famiglia - nella cultura e nell’arte delle tradi-

zioni di una magica terra di Puglia, che terribilmente manca a noi arti- sti, e non solo, sulla strada del tra- monto: Giorgio saponaro, introdot- tosi, col fare cerimonioso e compia- ciuto di un sorrisetto malizioso, a presentare - da mentore saggio e af- fidabile - il “suo” protetto, il giova- nissimo Frasca (recentemente sve- latosi in Francesco scagliusi, giac- ché l’acronimo iniziale si è affollato da subentrati omonimi), entusia- smato per un accattivante progetto editoriale fotografico, sotto l’origi- nale regia del curioso impareggia- bile Giorgio, spigolatore di segreti

di un’ironia raffinata fra i chiac- chiericci di una città dalle emozioni sottese. Un convincente fotografo, ordunque, reduce dall’Accademia di belle Arti di bari (ma già pro- mettente con una prima mostra

“personale”), diplomatosi sceno- grafo con l’irresistibile attrazione della macchina fotografica “con l’obiettivo aperto, a condividere il pensiero del romanziere e sceno- grafo inglese Christopher isher- wood” (ebbe a riportare lui stesso, nella bandella del bel volume in cui si accingeva a presentare una mi- riade di ritratti frutto delle sue sor- Francesco Scagliusi - Frasca

Giorgio Saponaro

Artista fra gli artisti, con una fotocamera a catturare “la Puglia dell’anima e l’anima della Puglia”

Ritrovate intense espressioni de “l’occhio di Frasca”

(Francesco scagliusi) tra storia e natura

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tite), in quanto dichiarava: “… io non penso, accumulo passivamente impressioni. Registro l’uomo che si rade alla finestra di fronte e la donna in kimono che si lava i ca- pelli: un giorno tutto ciò dovrà es- sere sviluppato, attentamente stam- pato, fissato”. insomma l’intento consapevole, da capace osservatore di un “realismo quotidiano” coi miti di oggi e l’immaginario collet- tivo; impegnato a scrutare quel che altri non vedono, con l’occhio “al- ternativo” dell’artista intento a ri- cercare e fissare con uno scatto ma- gistrale della sua fotocamera “l’in- tensità di una espressione origi- nale”, “una posa inusuale” o “com- postezza nei gesti”: introdotto, per la circostanza, dal pigmalione, per i luoghi di studio, di frequentazione, e talvolta “d’incontro e ozio” di quei tanti personaggi della buona borghesia e le professioni, gli acca- demici e i letterati, gli intellettuali e la cultura delle arti e la storia, il teatro e la musica, le gallerie e l’editoria, il commercio e l’impren- ditoria, l’informazione e i politici, le (belle) signore salottiere e spu- meggianti di donne smaniose di re- alizzarsi, che popolavano una città come bari, formicolante di attività e passioni (Anni ‘70/ ‘90 del nove- cento). Uno spaccato artistico ma soprattutto sociologico, come “ve- trina” di vera e propria quadreria:

figure e volti noti (“facce”, come le definiva Giorgio), colti e indaffarati o nel piacere delle attese (rilassati, mellifluamente) in altrettanti mo-

menti salienti della loro ordinarietà, fra ambienti di lavoro e d’intratteni- mento, per la strada, quanto dome- stici e mondani, dell’effimero, per ogni dove, in occasionali incontri,

“assorti” nelle pose abituali e spon- tanee (o studiate); quel tanto da car- pire le peculiarità gestuali e psico- logiche di ciascuno: protagonisti volitivi nello spettacolo della vita, fissati nelle movenze delle consue- tudini. e tanto venne realizzato - spendendosi il nostro Giorgio, pro- lifico romantico scrittore, che ci ha deliziati per un lungo tratto di un secolo fecondo d’ispirazioni e buoni sentimenti di spirito sogna-

tore - in una presentazione punti- gliosa dell’Artista e una sua descri- zione fisionomica, tratteggiandolo:

“Alto, magro silenziosissimo, quando fotografa, Frasca (con la ca- micia georgiana aperta sul collo e la barba nerissima di qualche giorno), diventa nelle movenze e negli scatti improvvisi e repentini del corpo, un felino…. si allunga, si flette e s’in- ginocchia, si stende, si piega, s’ac- quatta, si contrae, vibra e si concen- tra, in cerca della preda da catturare in un atteggiamento naturale del parlare o di un sorriso che si rivela spontaneo e giovane, inconteni- bile…”. Così tutto il reportage (su pellicole e carta Kodak), come dia- logo di corrispondenze figurali e caratteriali, venne dispiegato age- volmente in una esemplare raccolta

di circa trecento immagini (trecento istantanee scelte fra i quasi tremila scatti), in un elegante volume, rigo- rosamente in bianco/nero, “davanti al teatro delle ombre. L’occhio di Frasca”, edito da schena nell’aprile del 1991, finito di stampare il 23, giorno di san Giorgio (!), con quella perizia tecnica e il gusto dell’appropriato carattere tipogra- fico - in un’impaginazione dallo stile impeccabile e moderno - da quel galantuomo che fu nunzio schena: l’editore signore nei modi e nei gesti gentili, di specchiata onestà comportamentale; dalle umili origini e di una modestia con- clamata, che, dopo l’orfanotrofio, si era fatto le ossa da apprendista le- gatore a operaio stampatore, so- gnando il mare (gli sarebbe piaciuto andare sul famoso Rex, a stampare il quotidiano di bordo dell’ammira- glia dei transatlantici italiani) e i li- bri (circa duemila titoli!); una fi- gura di considerevole spessore e ri- nomanza extraregionale, particolar- mente vicino agli artisti di Puglia, stampando monografie e loro opere in Collane letterarie straordinarie;

giungendo persino a rivitalizzare la chiesina sconsacrata (di sua pro- prietà, dedicata alla madonna del Pozzo) di Laureto di Fasano a galle- ria estiva, “il Tempietto del monte”.

Personalmente ebbi l’avventura di conoscerlo nell’aprile 1970 nella sua prima piccola tipografia in via egnazia a Fasano, disposto a stam- parmi in “quadricromia” (con quat- tro cliché), sulla max simmel/La bodonia, il mio primo catalogo a colori, per la settima “personale”

per l’italia, alla Ballerini di Prato. i presupposti editoriali e professio- nali di Frasca-fotografo, ergo Fran- cesco scagliusi, si erano andati esplicitando, dunque, a presentare con “eleganza” formale le sue ricer- che, immerso a filtrare la praticità esistenziale nelle sue esteriorità più stimolanti, attraverso una delica- tezza di perspicaci originalità espressive, che ben presto si sareb- bero incrociate in complesse elabo- razioni di un rapporto attento e ra- gionato sugli effetti tecnici della fotografia, il risultato di contrasti e monocromie, luci metalliche e dif- fuse da ombre graffianti, per esiti vivaci e irrequieti di contamina- Nunzio Schena

Vittore Fiore e Anna Santoliquido

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zioni e tagli prospettici autentici:

come viaggio introspettivo e poe- tico, di ragioni e luoghi della mente, giacché, alle figure e ai volti, è an- dato via via alternando le visualiz- zazioni della natura - vestita di sof- fusi colori dal sapore antico, o sgar- gianti, col soffermarsi sul paesag- gio, di Puglia, distinguibilissimo nel sapore d’oriente. Così i muretti a secco, gli uliveti, le torri d’avvi- stamento e le badie, i porticcioli e le barche variopinte, i trulli coi coni a chiancarelle, e le cattedrali, i gab- biani circospetti sulla scogliera o in volteggi arditi, nella luce di sciabo- late meridiane, o in grigi uggiosi di stagioni brume. Una “Puglia di terra e di mare”, come presentò le sue belle fotografie (che recensii sul “Roma”), agli sgoccioli del “se- colo breve”, nella sua microgalleria CorsoCavourSettantadue (dallo stesso civico di bari), selezionan- done una dozzina per un calenda- rietto da tavolo, finemente confe- zionato, in una tiratura numerata in 100 esemplari, soffermandosi sui tipici soggetti, per poi allargarsi, ad una osservazione più attenta, al Ca- stello Federiciano di Andria, le Cat- tedrali di bari e di Trani, le grotte marine, i campi di papaveri e la rada di santo stefano o di s. Vito.

Per poi, agli albori del nuovo mil-

lennio, dirigere la fotografia nei cortometraggi “L’attesa” e “Piccolo film - un tuo riflesso sul mare”, come intraprendere una serie di

“personali” monotematiche dai ti- toli intriganti: “suggestioni”, “bari, frammenti d’immagini”, “Volti”,

“da Polignano all’eternità”, “Flo- wers”, “L’occhio e il silenzio”,

“L’immagine delle cose”,…, non- ché le itineranti collettive “Gli ulivi di terra di bari”, quella sulle imma-

gini dei santi nella storia dell’arte,

“esprit méditerranéen”, e tant’altri stimolanti progetti per calendari e volumi tematici. Un compendio di visioni, “luoghi dell’anima e l’anima dei luoghi”, come “lin- guaggio da scoprire - come lui so- stiene - da indagare, da affinare, per poi essere in grado di usarlo per co- municare e, possibilmente, anche se non necessariamente, per emozio- nare”; come è andato rappresen- tando in un mosaico di sguardi e narrazioni, storie e atmosfere, - tra realtà e surrealtà - affascinato dal mediterraneo “e le sue specificità di spazio - non fisico - ma della mente”; spiega convintamente:

“una vera e propria entità con la quale ci si deve confrontare spesso e a lungo, anche più volte nell’arco della stessa giornata; è un grande mare - rimarca - ma sostanzial- mente è come se fosse mare di nes- suno, perché è un mare che appar-

tiene a tutti quelli che lo vivono, l’attraversano o più semplicemente vi naufragano”. inseguendo così una filosofia antica (a raccontare il

“paesaggio interiore” di una civiltà vissuta e parte di quel mare e quella terra, che forse non esiste più) che tuttavia incarna tutti gli artisti

“veri”, che, superata la boa dei cin- quant’anni, - tra sentimenti, pas- sioni e delusioni - avvertono una certa insoddisfazione e insofferenza Galleria “Arte e Spazio”, 1989 (da sinistra Nicola Bellomo, Enzo Morelli,

Michele Damiani, la vedova di Franco Colella, Adolfo Grassi, Antonio Laurelli, Benito Gallo Maresca, Manlio Chieppa, Mario Colonna, Natale Addamiano)

Barche

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professional-esistenziale, un senso di inadeguatezza - come va scon- certando lui, recentemente, di voler (addirittura) cambiare mestiere - di quel che è stato, rifiutando e repri- mendo un talento innato; per poi offrire sponda allorché s’immerge nella “liquidità” marina della sua Polignano (dov’è nato nel 1964 e vi risiede: “Fotografia e altro”) e riac- ciuffare la coscienza delle sue scelte, delle sue origini (da papà Lorenzo coi calli della terra) e le ra- gioni del suo essere artista alla ri- cerca di se stesso e dare il meglio;

magari cambiando registro e rinno- vandosi nell’individuare un suo “al- tro” quid, improvviso e misterioso.

Al quale siamo certi non smetterà di dedicarvisi caparbiamente, a cattu- rare immagini e personalizzarle, per quella incommensurabile spa- smodica voglia di spazialità crea- tiva, che lo rode come tarlo, inappa- gato, tentando “distrazioni” con at- tività multimediali pubblicitarie, e addentrarsi nel mondo della moda, della pubblicità, della riproduzione artistica e la comunicazione stessa dell’esteriorità… ma il richiamo

“sacro” e carnale sarà sempre in bi- lico tra pezzi di storia e contempo- raneità, contemplando le acque verde-azzurro della sua Polignano con le sue profondità incontaminate e arcane - annusandone la liquidità salmastra come liquido amniotico - solcate dal volo di cento, mille gab- biani, e magari, volgendo lo sguardo, a monte, saranno le terre

degli avi dagli ulivi millenari, che in primavera s’ergono dolenti, - di- sperando la Xylella che avanza, - in campi macchiati dal rosso dei papa- veri, a regalargli, e ad offrirci, quelle uniche indescrivibili emo- zioni, che solo la Puglia può inocu- largli e trasfonderci, esposta e di- stesa dolcemente al vento del Le-

vantazzo che soffia bruciante, por- tando con sé invisibili i miti e le si- rene di Ulisse e diomede, con la gioia di immaginare il Classico - come modello dell’antica civiltà greca - a illuminare quel patrimonio di saggezze, saperi e conoscenze, ghermito dalla furia devastante di ributtante globalizzazione!

Ulivo

Abbazia di San Vito

Gabbiano, 1998

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coNsERVAToRIo DI MusIcA «NIccolò PIccINNI» DI BARI

concerti del Dipartimento Fiati

Adriana De Serio

il dipartimento Fiati del Conser- vatorio di musica “n. Piccinni” di bari ha effettuato numerosi e impor- tanti concerti nel semestre luglio-di- cembre u.s.

in particolare, è opportuno men- zionare i concerti tenuti dall’orche- stra di studenti di strumenti a fiato, con la direzione dei maestri Antonio Tinelli e Antonio demarco, a bus- seto, in Piazza Verdi (2 ottobre u.s., con l’organizzazione della bussetana Associazione bandistica “Verdi”), e nella sala “Verdi” del Conservatorio di musica di milano, nell’ambito della Vi edizione di “bande in Festi- val” (3 ottobre). successivamente sono state tenute le masterclasses, con concerti finali: per ottoni, da Ja- vier Castano medina, principal tuba dell’orchestra del Teatro alla scala di milano (coordinamento del m°

Giuseppe scarati); per clarinetto, da sharon Kam (coordinamento del m°

Antonio Tinelli); per brass band, da Lorenzo della Fonte (coordinamento del m° martino Pezzolla).

L’orchestra di studenti di stru- menti a fiato, con la direzione di vari docenti, ha tenuto applauditissimi concerti anche nell’Auditorium “n.

Rota” del Conservatorio di musica di bari, ove i medesimi studenti si sono distinti, inoltre, nel concerto

“La letteratura originale per orche- stra di fiati in terra di Puglia”, esi- bendosi integrati nella Fanfara dell’Aeronautica, diretta dal mare- sciallo m° nicola Cotugno (4 no- vembre). il 15 dicembre, la Junior band, costituita da giovanissimi stu- denti di strumenti a fiato, è stata, quindi, acclamata protagonista dell’evento “Rota e Fellini, due geni in simbiosi”.

Cospicui e variegati sono stati, al- tresì, i concerti espressione di due Progetti coordinati dalla prof.

Adriana de serio, sempre nel conte- sto del dipartimento Fiati del Con- servatorio di musica di bari: “Rasse- gna concertistica di ensemble musi- cali di strumenti a fiato – i edizione”, e “Vari(e)-abilità musicali in con-

certo – V edizione”.

nel mese di ottobre, nell’ambito del Progetto “Rassegna concertistica di ensemble musicali di strumenti a fiato – i edizione”, si è tenuto il con- certo del “Piccinni Flutensemble”, diretto dal docente Alessandro muolo, solisti i docenti michele bozzi e Angelo Ragno, con musiche di Farnaby (“Allemanda”), Vivaldi (Concerto in Re maggiore RV 428

“il Cardellino” – solista Ragno), mozart (ouverture da “Le nozze di Figaro”), Chaminade (“Concertino op. 107” - solista bozzi), schocker (“Congregation”), doppler (“An- dante e Rondò op. 25 per 2 flauti e orchestra” – solisti bozzi e Ragno).

Ancora nell’ambito del Progetto

“Rassegna concertistica di ensemble musicali di strumenti a fiato – i edi- zione”, l’Auditorium “n. Rota” ha ospitato, il 9 dicembre, in occasione dei 110 anni dalla nascita di nino Rota, il concerto “omaggio a nino Rota”, con il coordinamento artistico e la presentazione musicologica della prof. Adriana de serio. La ma- nifestazione, che ha ricevuto i patro- cini dell’Associazione Crocerossine d’italia onlus - sezione di bari, delle Associazioni LiLT e incontri, del movimento internazionale oikart, è stata introdotta da interventi di saluto del m° Corrado Roselli (direttore del Conservatorio di musica “n. Pic- cinni”, bari), della prof. santa Fizza- rotti selvaggi (vice Presidente na- zionale Associazione Crocerossine d’italia onlus), di Grazia Andidero (responsabile sezione di bari dell’Associazione Crocerossine d’italia onlus), di Giancarlo Liuzzi (Presidente Associazione Culturale incontri), del prof. ing. donato Fo- renza (Presidente Accademia oikart;

movimento Cattolico mondiale Clima; Uniba). interpreti del con- certo sono stati: docenti del diparti- mento Fiati del Conservatorio di musica di bari (Rocco Cetera, Fer- nando de Cesario, e Antonio Tinelli – clarinetto; Flora marasciulo - canto; Adriana de serio – pianista);

allievi costituenti il bari Clarinet en- semble (Antonio Carbonara - cl. pic-

colo in mi b; Anna Quarto, Li Jingzhe, Giulio mastrototaro, Giu- seppe Campanale - cl. i in si b; Co- simo bucci, Angelica Lella, Luigi Cascarano, marco Albanese - cl. ii in si b; Francesco brilla, Antonella Pinto, elvira Leoncavallo, Francesco Carrozza - cl. iii in si b; mariangela Clemente, micaela Giordano, sun shuoxuan, Francesco Chiarappa, Va- lentina Capurso - cl. iV in si b; si- mona Lembo, Antonio di Ceglie - cl.

basso; Francesco bruno - drum set), diretti dai docenti Antonio Tinelli e Rocco Cetera, con il docente Fer- nando de Cesario clarinetto solista;

allievi di canto della prof. Flora ma- rasciulo, che ha sostenuto anche il ruolo di soprano solista (soprani:

Zhang Yu, Li Zi Yu, Li Yi Fan – te- nori: ma Chao, meng Lintong – ba- ritoni: Antonio marzano, Zhao Yi- chao), con al pianoforte la docente prof. Adriana de serio.

il bari Clarinet ensemble ha pro- posto: musiche in prima esecuzione assoluta, composte (“Clarinet me- mories”, “silent Christmas”) e arran- giate da W. Farina (“Puccini for cla- rinet”); “introduzione tema e Varia- zioni” per clarinetto solista e ensem- ble di clarinetti, di Rossini; “Rota for clarinet” (arrangiamento di F. Cop- pola).

i cantanti, con al pianoforte la prof. Adriana de serio, hanno deli- ziato il folto pubblico con musiche di Caccini (“Ave maria” - soprano: m°

marasciulo), mozart (da “don Gio- vanni”: duetto “Là ci darem la mano” - soprano: m° marasciulo, baritono: marzano), Puccini (da “La Rondine”: “o profumo sottil” - en- semble di cantanti), donizetti (da

“Lucrezia borgia”: “il segreto per esser felici” - soprano: m° mara- sciulo), Rota (da “il Cappello di pa- glia di Firenze”: “È una cosa incredi- bile” - baritono: marzano), Ponce (“estrellita” - soprano: m° mara- sciulo), Lehar (da “La Vedova Alle- gra”: “Tace il labbro” - ensemble di cantanti).

Letture poetiche, a cura di santa Fizzarotti selvaggi, hanno suggel- lato l’evento.

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Osservazioni su crisi ambientale e COP26 di Glasgow

Donato Forenza

i negoziati delle nazioni Unite sul clima, che si sono svolti nella CoP26 a Glasgow, in scozia, dal 31 ottobre all’11 novembre 2021, hanno analizzato i numerosi pro- blemi, di rilevante complessità, correlati alla crisi dei sistemi Ambientali della Terra, che, per la grave situa- zione attuale, richiede, senza dilazione, urgenza di solu- zioni reali e di interventi efficaci a scala globale.

La CoP26, prima Conferenza delle parti post-Covid, va considerata quale primo simposio mondiale impor- tante per redigere Piani di previsione per ostacolare il degrado del Pianeta. occorre prevedere tra i Paesi del mondo un futuro di speranza e di sostenibilità per le ge- nerazioni presenti e future. Le conoscenze scientifiche, attualmente, consentono di analizzare strutture di big data alquanto significative e in grado di implementare quadri e patterns di tendenze sulla notevole rapidità dei mutamenti climatici terrestri. numerosi appelli da parte di prestigiose istituzioni e associazioni, rivolti verso CoP26, hanno esortato a considerare che l’Umanità si trova di fronte a una grande sfida educativa. i governi non possono gestire da soli un cambiamento globale così ambizioso. Purtroppo a Glasgow, al termine dei lavori, non sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati nella CoP26.

molti studiosi e scienziati delle nazioni Unite (iPCC) hanno evidenziato, da parecchi anni, l’importanza di mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5 °C. Tale obiettivo va attuato con un vasto Piano internazionale di rigenerazione dell’ecosistema naturale, indispensabile per la mitigazione del clima; inoltre occorrono una serie di attività di cambiamenti di stili di vita dell’Umanità e Piani di sostenibilità con tempi di attuazione dei pro- grammi. deve quindi esistere un approccio ecologico integrale che affianchi, alle nuove tecnologie, anche so- luzioni basate sulla Protezione della natura e delle fore- ste; le soluzioni devono essere fondate sul principio di precauzione, di giustizia ecologica, di sussidiarietà.

Va osservato che le temperature, in molte nazioni, hanno fatto registrare livelli mai verificatisi nel corso degli ultimi 200mila anni, che hanno inferto gravi im- patti ambientali e climatici su vasti territori. Particolare attenzione va data alle popolazioni che sono colpite fre- quentemente dagli eventi calamitosi. da molti anni i me- dia comunicano informazioni quotidiane all’opinione pubblica, che ha assunto piena consapevolezza dei danni ai sistemi ambientali e alla biodiversità. e’ opportuno mettere in evidenza che i drammatici impatti verificatisi su moltissime popolazioni caratterizzate da comunità più povere destabilizzano gli ecosistemi e provocano una crescente sofferenza, nonostante esse non abbiano responsabilità in riferimento alla complessa fenomeno- logia che le producono. Queste comunità vulnerabili do- vrebbero essere protette nei negoziati di Glasgow al fine di creare relazioni armoniche in equilibrio tra uomo e ambiente; bisogna prevedere Piani di sostenibilità degli

ecosistemi dei territori a rischio ed evitare la crisi in corso.

Anche Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ (Ls 52) ha affermato che il debito estero dei Paesi poveri si è trasformato in uno strumento di controllo, ma non ac- cade la stessa cosa con il debito ecologico. infatti si ve- rifica che, in differenti casi, i popoli in via di sviluppo, dove si trovano le riserve più importanti della biosfera, facilitano lo sviluppo dei Paesi più ricchi a prezzo della loro esistenza presente e futura. La terra dei poveri del sud è ricca e poco inquinata, ma l’accesso alla proprietà dei beni e delle risorse per soddisfare le proprie necessità vitali è reso molto difficile da un sistema di rapporti commerciali e di proprietà sovente avverso. Per raggiun- gere questo obiettivo è importante ascoltare le voci dei popoli indigeni e delle comunità locali, da sempre i cu- stodi più attenti della nostra “casa comune”, oggi biso- gnosi di essere protetti dagli interessi predatori dell’eco- nomia mondiale. in tale contesto l’enciclica (Ls 146) di Papa Francesco evidenzia che è urgente prestare molta attenzione alle comunità aborigene con le loro tradizioni culturali. non sono una semplice minoranza tra le altre, ma piuttosto devono diventare i principali interlocutori, soprattutto nei casi complessi, allorchè si intende attuare progetti vasti che occupano i loro ambienti. “Per loro, infatti, la terra non è un bene economico, ma un dono di Dio e degli antenati che in essa riposano, uno spazio sacro con il quale hanno il bisogno di interagire per ali- mentare la loro identità e i loro valori. Quando riman- gono nei loro territori, sono quelli che meglio se ne prendono cura. Tuttavia, in diverse parti del mondo, sono oggetto di pressioni affinché abbandonino le loro terre e le lascino libere per progetti estrattivi, agricoli o di allevamento che non prestano attenzione al degrado della natura e della cultura” (Ls 146).

Va osservato che occorre attuare una vasta attività di Pianificazione in cui sono fondamentali tre grandi as- siomi ermeneutici, nei quali i processi gestionali devono essere considerati fulcro centrale delle politiche del Pia- neta, e devono essere messi al centro delle politiche glo- bali (Forenza, 2004; 2016).

Foto di Donato Forenza

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-- in primis, va attuata la riduzione delle emissioni di gas clima-alte- ranti. Gli scienziati hanno chiara- mente dimostrato i pericoli reali di un aumento della temperatura supe- riore a 1,5 gradi. Pertanto, i governi devono dotarsi, a breve termine, di Piani molto più efficaci di quelli at- tuali per la riduzione delle emissioni entro il 2030; a medio termine de- vono prevedere programmi di Ge- stione Ambientale molto efficienti per il raggiungimento delle “emis- sioni zero” prima del 2040.

-- il secondo fattore operativo concreto concerne le risorse finan- ziarie e l’apparato di norme per la rendicontazione. i danni ambientali causati dalle nazioni inquinanti de- vono essere pagati, quali debiti, con metodi di riconoscimento dei servizi ecosistemici mancanti e deteriorati.

bisogna soddisfare l’impegno preso a Parigi da parte dei paesi più ricchi e pagare 100 miliardi di dollari ai Paesi più poveri per mitigare gli im- patti climatici e per salvare le popo- lazioni con finanziamenti erogati a fondo perduto (non come prestiti da restituire) per le comunità da aiutare.

Riteniamo che i vasti danni pro- dotti da alcune nazioni, inferti ai si-

stemi ambientali e alla vita, avreb- bero meritato maggiore attenzione e analisi da parte di CoP26. Le comu- nità povere di molti Paesi hanno su- bito rilevanti gap, perdite di habitat, di biodiversità e di strumenti di sus- sistenza, costringendo le grandi co- munità a migrare altrove, e/o a tra- sferirsi, con notevoli perdite di le- gami culturali, identità e persino di nazionalità. Tale cruciale situazione sociale non viene riconosciuta dall’accordo di Parigi, che esclude responsabilità o risarcimento per i danni subiti. A Glasgow anche que- sto punto avrebbe meritato partico- lari studi di revisione.

--- Un terzo elemento esaminato alla CoP26 è connesso allo studio della Pianificazione responsabile della Transizione ecologica (Te), che deve aiutare nella valorizza- zione della capacità delle persone di contribuire al bene comune dell’Uomo e della società in cui vive. Pensiamo che l’approccio si- stemico deve garantire la promo- zione della salute e della dignità umana, ecosistemi sani e un mi- gliore adattamento ai cambiamenti climatici, la creazione di nuovi posti di lavoro e la sostenibilità dei si-

stemi ambientali e del territorio. Un fattore fondamentale fulcro della Te sottende il trend nel superare il con- sumo dei combustibili fossili.

siamo convinti che, pertanto, i governi devono rapidamente svilup- pare piani per la riconversione a fonti rinnovabili e/o abbandonare progetti che attualmente utilizzano i combustibili fossili. occorrono Piani di Gestione Ambientale con processi trasparenti e collaborativi, garantendo che tutte le persone siano valorizzate, e tutte le popola- zioni siano rappresentate nei pro- cessi decisionali. e’ necessario ascoltare le minoranze, i poveri, comprendere i ceti più colpiti, difen- dere le donne, e tutte le comunità, le cui presenze sono talvolta poco con- siderate. È importante sottolineare che ogni decisione, in ambito Un- FCCC, e quindi anche nella CoP 26 (31/10/2021 - 12/11/2021), debba essere assunta con il consenso di 196 nazioni (costituenti le parti della Convenzione), sostanzialmente all’unanimità, su ogni riga dei testi che compongono le numerose deci- sioni finali; tali operazioni non sono facili per le differenze nelle visioni dei 196 Paesi.

Osservazioni sui principali risultati della COP26 di Glasgow

Donato Forenza

si è conclusa il 12 novembre u.s., a Glasgow, la CoP26, la Conferenza sul clima organizzata annual- mente dalle nazioni Unite, nell’ambito della Conferenza quadro sui Cambiamenti Climatici (UnFCCC) dal 31/10/2021 al 12/11/2021. esaminiamo in sintesi i quat- tro obiettivi principali della CoP26, individuati dalla Presidenza, e che hanno subito variazioni rilevanti ai fini di vari aspetti della sostenibilità.

1. mitigazione. – nel contesto delle attività di miti- gazione del clima occorre azzerare le emissioni nette entro il 2050 e contenere l’aumento delle temperature non oltre 1,5 gradi, mediante processi di accelerazione dell’eliminazione del carbone, riducendo le attività di deforestazione ed incrementando l’utilizzo di energie rinnovabili. A Glasgow per la prima volta viene ricono- sciuto che l’obiettivo delle politiche climatiche concerne il mantenimento della temperatura globale entro un au- mento massimo di 1,5°C rispetto al “periodo preindu- striale”. nel dicembre 2015, l’Accordo di Parigi aveva preposto come obiettivo i 2°C; pertanto, l’inserimento più stringente è uno dei risultati più importanti della CoP26, a cui hanno contribuito notevolmente le mobili- tazioni della società civile e l’ultimo report scientifico

dell’iPCC. Questo riferimento evidenzia che le politiche climatiche, in atto nei diversi Paesi, dovranno essere ri- viste e rinforzate, poichè ad oggi l’obiettivo di 1,5°C non verrà raggiunto.

2. Adattamento. - Per aiutare i paesi più vulnerabili e per mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici, per la salvaguardia delle comunità e degli habitat naturali, si è deciso di raddoppiare i fondi internazionali per le azioni di adattamento, soprattutto nei paesi più vulnerabili agli Foto di Donato Forenza

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impatti dei cambiamenti climatici.

e’ stato approvato un Programma di lavoro, il “Global Goal on Adapta- tion”, finalizzato a definire gli indi- catori per monitorare le azioni di adattamento dei Paesi. Particolar- mente accesa nel “Loss and da- mage” è stata la negoziazione sulle perdite e i danni subiti in conse- guenza dei cambiamenti climatici.

notevole difficoltà è emersa nella negoziazione per chiedere strumenti finanziari per supportare i Paesi a minimizzare perdite e danni. e’ stato previsto l’avvio di una forma dialet- tica su questo tema, da concludersi entro il 2024, con l’istituzione di un Fondo per sistemi di allerta e mini- mizzazione di perdite e danni deri- vanti dai cambiamenti climatici.

3. Finanza per il clima. - biso- gnava mobilizzare i finanziamenti ai paesi in via di sviluppo, raggiun- gendo l’obiettivo di 100 miliardi Usd annui. Purtroppo il risultato contemplante il raggiungimento, en- tro il 2020, della cifra di 100 miliardi di dollari annui per supportare i Paesi vulnerabili non è stato conse- guito a Glasgow. nel 2019, si sono sfiorati gli 80 miliardi. nell’ambito della CoP26 ci sono stati, tuttavia, molteplici impegni da parte di di- verse istituzioni finanziarie, e dei Paesi, per aumentare i propri contri- buti e cercare di raggiungere tale obiettivo nel più breve tempo possi- bile. L’oCse ritiene che si possa raggiungere quota 100 miliardi an- nui entro il 2023, con la prospettiva di aumentare l’impegno gli anni se- guenti.

4. Finalizzazione del Paris Rule- book. A Glasgow si doveva rendere operativo l’Accordo di Parigi, con particolare riferimento a: 1) - traspa- renza: l’insieme delle modalità per il reporting delle emissioni di gas serra e il monitoraggio degli impegni as- sunti dai Paesi attraverso i contributi determinati a livello nazionale (ndC - nationally determined Contributions); 2) - meccanismi (Articolo 6 dell’Accordo di Parigi);

3) - Common timeframes (orizzonti temporali comuni per definizione ndC).

infine, va osservato che, in ul- timo, a Glasgow, per rendere piena- mente operativo l’Accordo di Parigi, sono stati finalizzati i lavori sui tre

temi di natura tecnica: trasparenza, meccanismi (“Articolo 6”) e tempi- stiche comuni per gli ndC (“com- mon timeframes”).

--- Per la Trasparenza, sono state infine adottate le tabelle e i formati per il reporting ai sensi del nuovo quadro di trasparenza (eTF) dell’Accordo di Parigi, che entrerà in vigore per tutti i Paesi, sviluppati e non, entro il 2024. Tra questi, vi sono le tabelle comuni (CRT) da uti- lizzare per la rendicontazione dei dati dell’inventario delle emissioni e degli assorbimenti dei gas serra, i Formati Tabulari Comuni (CTF) per il monitoraggio dei progressi nell’at- tuazione e nel raggiungimento degli ndC, e gli indici di importanti rap- porti di trasparenza che i Paesi do- vranno redigere e trasmettere perio- dicamente all’UnFCCC. Per la fina- lizzazione di questo lavoro, è stato necessario un accordo su come tra- durre all’interno delle tabelle e dei formati le specifiche opzioni di

“flessibilità” a disposizione dei paesi in via di sviluppo in caso non riescano ad applicare appieno le re- gole stabilite in virtù di limiti di ca- pacità nazionali.

--- Per i meccanismi (Articolo 6) è stato raggiunto l’accordo sui mec- canismi di mercato, relativo all’arti- colo 6 dell’Accordo di Parigi, che riconosce la possibilità per i Paesi di utilizzare il mercato del carbonio in- ternazionale per l’attuazione degli impegni determinati a livello nazio- nale per la riduzione delle emissioni

(ndC). Questo include l’adozione di: - linee guida per i cosiddetti “ap- procci cooperativi”, che prevedano lo scambio di quote (Articolo 6.2 dell’Accordo di Parigi), comprese le informazioni da includere nell’am- bito del nuovo quadro di traspa- renza; regole, modalità e procedure per i “meccanismi di mercato” (Ar- ticolo 6.4); - un programma di la- voro all’interno del quadro degli approcci “non di mercato” (Articolo 6.8), con avvio nel 2022.

- Per i Common timeframes, è stato raggiunto un accordo per la de- cisione che incoraggia, in modo non vincolante, i Paesi a comunicare gli ndC su base quinquennale e con scadenze comuni per la loro attua- zione di un quinquennio.

in conclusione, e in armonia tra numerosi appelli luminosi, va riba- dito che occorre una nuova dimen- sione dell’Umanità. e’ necessaria senza ritardi la cooperazione tra tutti (Forenza, 2009; 2015; 2019).

siamo quindi tutti chiamati a fare ognuno la propria parte. Tutta la so- cietà e i suoi componenti, tra cui le persone, la famiglia, le istituzioni civili, militari e religiose, le scuole e le università, le nostre imprese e i sistemi economici e finanziari, adottino Principi di sostenibilità e consapevolezza della limitazione delle risorse naturali e si impegnino ad elaborare e rispettare nuovi stili di vita e la protezione dell’Am- biente.

Foto di Donato Forenza

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capurso: testa d’orso o luogo di capre?

Felice Laudadio

Capurso, una e trina la cittadina dell’immediato sud est barese quanto ad origine del toponimo. in principio fu l’orso della leggenda, ripresa anche dal Garruba, del ritro- vamento del teschio di orso da cui sarebbe derivato il nome caput ursi, testa d’orso in latino (decisamente maccheronico, ma non andiamo troppo per il sottile, è pur sempre una notizia di remota fonte popo- lare). ma c’è chi ha voluto nobili- tare la tradizione facendo provenire la denominazione da orso, figlio di Ajone, principe di bari e bene- vento, fondatore a fine iX secolo di Capurso. “Capo-orso”, da cui “Ca- porso”, che sembrerebbe affine a Capurso, ma non è detto, sorvo- lando peraltro sull’età di quell’orso longobardo, che all’epoca doveva risultare minorenne, se non ancora bambino. suggestiva ma meno ac- creditata l’interpretazione dell’arci- prete Torricella, che si rivolgeva all’orsa Polare ed era nata seguendo la moda della poesia iperbolica del seicento, suggerisce Gino Pastore, che ha fatto giustizia delle tre ipo- tesi, riportando alla toponomastica rurale di locus caprusium (luogo di capre), più attendibile e accreditata dagli ultimi studi, sebbene ben poco aristocratica e tutt’altro che leggen- daria,

È uno scherzo del destino che proprio Gino Pastore, di gran lunga il più importante dei cultori e can- tori recenti della storia di Capurso, sia nato nella vicina e “rivale”

Triggiano. i natali risalgono al 1938, ma il professore, il maestro di tanti capursesi, ha insegnato in loco per decenni e non si è mai stancato di “cercare”. Ha studiato, consultato archivi, compulsato e raccolto carte per approfondire la storia, le cronache del passato, le origini del patrimonio artistico e architettonico. Ha scavato alle ra- dici della tradizione culturale, ver- nacolare, religiosa, popolare. i suoi meriti di ricercatore gli hanno me- ritato la nomina a ispettore onora- rio ai monumenti per il Comune di

Capurso, su iniziativa della soprin- tendenza per i beni ambientali, ar- chitettonici, artistici e storici della Puglia. È quindi autore capursese per eccellenza, con qualche legit- tima divagazione al servizio della natia Triggiano.

scorrendo a ritroso la bibliogra- fia dei suoi titoli, limitandoci ai tipi della fidata - per Gino e non solo - casa editrice barese Levante e nemmeno a tutte le pubblicazioni uscite dalla tipografia di via na- poli, si fa luce “san Francesco di Paola in Capurso. dalla chiesa di Ara Coeli alla nuova parrocchia”, la storia per testi e immagini del complesso chiesa-monastero dei frati minimi dedicato al santo Pa- trono. È stato pubblicato nel giu- gno 2006, 216 pagine illustrate con immagini anche a colori. Alla sua maniera inappuntabile, Pastore

“scandaglia” a fondo quattro interi secoli: feste religiose ed elezioni amministrative, sanità ed econo- mia del paese, tasse e gabelle, svi- luppo fuori porta, fino alle proces- sioni per propiziare la pioggia, per dissetare un agro sitibondo.

È il racconto delle vicende dell’intera comunità capursese, dei suoi problemi, della sua passione politica e civile, dei suoi slanci re- ligiosi e devozionali. e poi l’arte, tanta arte, il capitolo più accatti- vante del libro, faceva notare Franco Pesole all’apparizione del lavoro.

Gino vi ha ricostruito, per primo, il significato degli affreschi del porticato conventuale, li ha final- mente “letti”, non potendo fare a meno di denunciare che si trova- vano in uno stato “deprecabile”.

Qualche mano malandrina non sarà stata al suo posto anche quando centinaia di volontari garibaldini furono alloggiati nel convento, in una loro presenza nel barese nel maggio 1866, tenuti sotto stretto controllo per certe giovanili intem- peranze considerate indecenti dalle autorità civili e religiose, all’inse- gna di ragazze e donne del posto.

il tema della crescita dell’abitato era stato già affrontato da Pastore

in una monografia data alle stampe da Levante, dei primi del 2005,

“entro le mura. Lo sviluppo ur- bano del centro storico di Capurso dall’origine all’Unità d’italia. Un problema irrisolto”. Venne salutata come un contributo fondamentale alla conoscenza del nucleo abitato antico, sviluppatosi intramoenia tra l’Xi e il XiX secolo. in principio fu l’ager Varinus e locus Capursii, poi sorse a difesa la cinta muraria, che venne abbattuta all’inizio del XiX secolo, favorendo l’espan- sione urbanistica esterna, con la costruzione di nuove case e poi di interi quartieri. Per secoli, c’è stato chi ha dimorato in case-grotte rica- vate nel fossato del castello.

Uno sguardo anche alla fonetica, al vernacolo, a “Lessico capursese.

il linguaggio angelico. Glossario”, ampio volume apparso nel 2002. si comincia dal latino volgare per fi- nire al dialetto capursese, che pre- senta non solo voci di derivazione latina, - fa osservare - anche bizan- tina (nennille, bambino, da nea- nias), germanica (sparagne, rispar- mio, da sparen), spagnola (sono tante, una per tutte: locche, sciocco, da loco) e francese (sempre tante:

alla sanvasò, alla buona, sans façon; sciarabballe, calesse, char à bancs).

nel 2001, Gino Pastore ha pro- posto quell’“Alalà capursesi. dalla fine della Grande Guerra alla na- scita della Repubblica”, significa- tivo per lo spaccato storico illu- strato, con asciutta professionalità ed anche per le tante, suggestive immagini in bianconero messe a disposizione da tante famiglie. da qui anche il presupposto della rico- struzione storica vent’anni fa: il fascismo penetrava capillarmente la società, regolava quasi ogni mo- mento della giornata, è stata una vicenda che ha coinvolto tutti. Per- chè ignorarla?

docente, storico, ricercatore, pubblicista, anche artista: Gino di- pinge e a dicembre del 2019 ha ce- lebrato la mostra “Cibarte”, alle- stita in collaborazione con Capurso Web TV.

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Adriana De Serio

in occasione delle celebrazioni dell’ottava Giornata euro- pea della musicoterapia 2021, promossa dall’european mu- sic Therapy Confederation (emTC), il dipartimento Fiati del Conservatorio di musica “n. Piccinni” di bari ha orga- nizzato, il 22 novembre, nell’Auditorium “n. Rota”, il con- certo “share your emotion! Paesaggi dell’albero nella mu- sica”, concerto – omaggio a santa Cecilia, patrona dei musi- cisti, e alla festa dell’albero (21 novembre), e in memoria del centenario della nascita del prof. dott. nicola de serio (1921- 1980), medico radiologo primario nell’ospedale Pediatrico

“Giovanni XXiii” di bari, prematuramente scomparso, che conciliava l’attività clinica e la cospicua ricerca scientifica (fu autore di oltre un centinaio di pubblicazioni medico-scientifi- che a stampa) con interessi culturali, tra cui la musicoterapia, della cui “nascita” in italia e a bari fu testimone, conservan- done una preziosa documentazione storica.

il concerto, espressione dei due Progetti coordinati dalla prof. Adriana de serio nell’ambito del dipartimento Fiati del Conservatorio di musica di bari, “Vari(e)-abilita’ musicali in concerto - 5a edizione” e “Rassegna concertistica di ensem- ble musicali di strumenti a fiato – 1a edizione”, ha ricevuto il patrocinio della sezione di bari dell’Associazione Croceros- sine d’italia onlus, del soroptimist Club bari, della LiLT, dell’Associazione Culturale “incontri”, dell’Accademia scientifica “oikart”.

Hanno introdotto il concerto interventi di saluto: del m°

Corrado Roselli, direttore del Conservatorio di musica “n.

Piccinni” di bari; della prof. santa Fizzarotti selvaggi, Vice Presidente nazionale Associazione Crocerossine d’italia on- lus; di Grazia Andidero, Responsabile Associazione Croce- rossine d’italia onlus sez. di bari; della dott. daniela de bellis, Presidente soroptimist Club bari; della dott. Roberta Lovreglio, Presidente LiLT bari; di Giancarlo Liuzzi, Presi- dente Associazione Culturale incontri; del prof. ing. donato Forenza, Presidente Accademia scientifica oikart, movi- mento Cattolico mondiale Clima, Uniba.

Hanno collaborato al concerto, anche quali interpreti, i docenti Adriana de serio (pianista, musicoterapeuta), Rocco Cetera, Fernando de Cesario e Antonio Tinelli (clari- netto), michele dilallo (fagotto), domenico Pasquino e martino Pezzolla (tromba), Fabio bene e Antonio demarco (trombone), domenico Colaianni e Antonia Giove (canto).

Hanno partecipato gli allievi cantanti Claudia Cusumano, Liu dingrong, Yin nan, Caterina Pietracito, Gao shengjie, Guo Tong (classe della prof. Giove), e irina Gorbatenko (classe del m° Co laianni); gli allievi costituenti il bari Clari- net ensemble: Giuseppe Campanale, Francesco Carrozza, mariangela Clemente, Antonio di Ceglie, Paola Farina, mi- caela Giordano, Angelica Lella, simona Lembo, elvira Leoncavallo, Jingzhe Li, Giulio mastrototaro, Antonella Pinto, Anna Quarto (docente solista: m° Fernando de Ce- sario – docente direttore: Rocco Cetera); gli allievi compo- nenti l’ensemble di fagotti: stefania Casamassima, nicolas Chimienti, Antonella Cosa, Francesca Finestrone, Potito

Florio, marco Fraccascia, Giuseppe Garribba, Arcangelo Grumo, Fabricio Liardi (docente direttore: m° michele di Lallo); gli allievi dell’ensemble di trombe: Alessandra bel- lomo, Giuseppe Caponio, Jacopo Casa di bari, Pasquale de Lucia, domenico de musso, marco Lorusso, Gianmarco signorile, Gianpaolo signorile, Roberto Valente (docente direttore: m° martino Pezzolla); gli allievi dell’ensemble di tromboni: matteo bavaro, nicola borracci, nicola bruno, Gabriele Cacciapaglia, Alessandro Cecere, dario de Florio, Giuseppe de Gennaro, Raffaele Falagario, daniele Franca- bandiera, nicola La Cassia, Alessandro Laudadio (docente direttore: m° Antonio demarco).

Al concerto ha, altresì, partecipato la “nuova Armonia band”, gruppo musicale di diversabili che suonano strumenti a percussione, con la direzione al pianoforte della prof. de serio; i componenti sono: marco barnaba (xilofono, glo- ckenspiel, triangolo, tamburello, legnetti, maracas), stefania brancaccio (tamburello, cimbali, glockenspiel), Annalisa Callea (xilofono, glockenspiel, woodblock, cabasa, tambu- rello, maracas, nacchere, piatto), Giancarlo Camerino (bon- gos, tamburello), Antonello Gaudio (bongos, maracas), ser- gio iandolo (tamburello, maracas), michele minunno (batte- ria), Franco baldassarre (legnetti), Francesco Fracchiolla (maracas).

La “nuova Armonia band” ha eseguito brani musicali in ensemble con gli studenti di strumenti a fiato del Conserva- torio barese. in primis, Annalisa Callea, componente della

“nuova Armonia band”, in una propria applauditissima per- formance solistica al pianoforte (allieva della prof. de serio), ha offerto l’ascolto delle melodie “san martino Campanaro”,

“oh, che bel castello”, “oh susanna!”.

La “nuova Armonia band” ha quindi eseguito: con l’en- semble di trombe, “Fanfarria seminario” del compositore colombiano C. A. Restrepo Correa; con l’ensemble di trombe e tromboni: “American Patrol” di F. W. meacham, “Fantasia on the dargason” e “song without words n. 2: i’ll love my love” da “second suite in F major, op. 28 no. 2, H. 106” di G. Holst; con il bari Clarinet ensemble: “marcia militare op.

coNsERVAToRIo DI MusIcA «NIccolò PIccINNI» DI BARI

Vari(e)-abilità musicali in concerto

Concerto nell’Auditorium “N. Rota”, Bari: Ensemble di tromboni, prof. Adriana De Serio e M° Antonio De- marco (foto di Donato Forenza)

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51” di F. schubert; con l’ensemble di fagotti (arrangiamenti di m. dilallo): “dave brubeck Quartet-Take Five (Ring- tone)”, “Un beso apasionado”, “‘o surdato ‘nnammurato”,

“‘o sarracino”, “dove sta Zazà”.

il bari Clarinet ensemble ha eseguito, inoltre, “introdu- zione Tema e Variazioni per clarinetto e orchestra” di G. Ros- sini, solista il m° de Cesario, direttore il m° Cetera..

il soprano Gorbatenko e la pianista prof. de serio hanno interpretato “Le nuvole” (op. 42 n. 3) di n. Rimsky Korsa- kov, e “Valzer di bravura: sasdravnaia” (dal film “Prima- vera”) di i. dunayevsky, e, con la “nuova Armonia band”,

“L’usignuolo e la rosa” (op. 2 n. 2) di Rimsky Korsakov.

Gli allievi di canto della prof. Giove, con la prof. de serio al pianoforte, hanno eseguito: “Una volta che bastiano” da

“bastiano e bastiana” di mozart (soprano Claudia Cusu- mano); “non più andrai, farfallone amoroso” da “Le nozze di Figaro” di mozart (baritono Guo Tong); “o mio babbino caro” da “Gianni schicchi” di Puccini (soprano Caterina Pie- tracito); “donde lieta” da “La bohème” di Puccini e “son pochi fiori” da “L’Amico Fritz” di mascagni (soprano prof.

Antonia Giove); in ensemble, i cantanti hanno interpretato, insieme con la “nuova Armonia band” e la pianista prof. de serio, “santa Lucia” e “We are the world”.

La Prof. de serio ha effettuato la presentazione musicolo- gica dei brani musicali del concerto, impreziosito da letture poetiche, a cura di santa Fizzarotti selvaggi, riguardanti il tema dell’albero.

nella sala Asclepios, presso il Policlinico di bari, merco- ledì 22 dicembre si è svolto il Concerto di natale “sia la luce.

e la luce fu” (Gen. 1, 3), organizzato da Azienda ospedaliera Universitaria Policlinico di bari - U.o.C. medicina e Chirur- gia di Accettazione e Urgenza - struttura Formazione, e As- sociazione Crocerossine d’italia onlus – sez. bari, in colla- borazione con il dipartimento Fiati del Conservatorio di musica “n. Piccinni” di bari, nell’ambito del Progetto

“Vari(e)-abilita’ musicali in concerto - 5a edizione” coordi- nato dalla docente prof. Adriana de serio.

Hanno introdotto la manifestazione concertistica gli inter- venti di saluto: del dott. Vito Procacci, direttore del Pronto soccorso del Policlinico di bari; della dott. Anna maria mi- nicucci, direttrice sanitaria del Policlinico di bari; della prof.

santa Fizzarotti selvaggi, vice presidente nazionale Associa-

zione Crocerossine d’italia onlus; del dott. Francesco man- fredi, neurortopedia età evolutiva, ospedale Pediatrico “Gio- vanni XXiii”, bari; del prof. ing. donato Forenza, Presidente Accademia scientifica “oikart”, movimento Catt. mond.

Clima, Uniba; della prof. Adriana de serio, docente presso il Conservatorio di musica “n. Piccinni” di bari e musicotera- peuta, che ha svolto, altresì, la presentazione musicologica del concerto. Al concerto hanno collaborato i docenti del Conservatorio di musica di bari: m° Antonio Tinelli (clari- netto), Prof. Flora marasciulo (canto), Prof. Adriana de se- rio (pianoforte). il programma musicale del concerto preve- deva, in primis, esecuzioni della “nuova Armonia band”, gruppo di diversabili diretti al pianoforte dalla prof. de serio, e costituito da: marco barnaba, stefania brancaccio, Anna- lisa Callea, Giancarlo Camerino, Antonello Gaudio, sergio iandolo, michele minunno, donato solazzo. La “nuova Ar- monia band” ha interpretato musiche di G. Verdi (“marcia Trionfale” da “Aida”), di W. A. Palmer (“The Tap dancer”), di d. modugno (“Vecchio frac”), di n. Rota (temi musicali dalle colonne sonore dei film “Romeo e Giulietta” e “Amar- cord”), di n. Piovani (tema musicale dalla colonna sonora del film “La vita è bella”), e poi “Astro del Ciel”, “Jingle bell Rock” e “Radetzky marsch” di J. strauss.

L’esecuzione al pianoforte, quale solista, da parte di Anna- lisa Callea, delle melodie “san martino Campanaro”, “oh, che bel castello”, “mamma mia dammi cento lire”, “oh! su- sanna”, ha offerto un simpatico momento di intense emo- zioni.

successivamente il baritono Antonio marzano e la piani- sta Adriana de serio hanno interpretato eccellentemente

“madamina! il catalogo è questo” da “don Giovanni” di mo- zart, e, da “il cappello di paglia di Firenze”, “e’ una cosa in- credibile” di nino Rota.

Ha concluso il concerto l’ottimo bari Clarinet ensemble, costituito dagli allievi Antonio Carbonara (cl. piccolo in mi b), Anna Quarto e domenico michele Cetera (cl. i in si b), Angelica Lella e Luigi Cascarano (cl. ii in si b), Antonella Pinto e elvira Leoncavallo (cl. iii in si b), micaela Giordano e Valentina Capurso (cl. iV in si b), Alessio Chiulli (cl.

basso), e diretto dal vulcanico m° Antonio Tinelli, con i brani musicali “Rota for Clarinet” (arrangiamento, di F. Coppola, di temi musicali da colonne sonore filmiche rotiane), e “si- lent Christmas” di W. Farina.

Concerto nel Policlinico, Bari: Nuova Armonia Band e prof. Adriana De Serio (foto di Donato Forenza)

Concerto nel Policlinico, Bari: Bari Clarinet Ensem- ble, Padre Mathieu, M° Antonio Tinelli, prof. Adriana De Serio (foto di Donato Forenza)

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