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PAPA FRANCESCO ALL ASSEMBLEA GENERALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA DEL 20 MAGGIO SCORSO IN VATICANO: SINODALITÀ DAL BASSO IN ALTO E VICEVERSA

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PAPA FRANCESCO ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA DEL 20 MAGGIO SCORSO IN VATICANO:

SINODALITÀ DAL BASSO IN ALTO E VICEVERSA

IL PAPA TORNA A INDICARE LA VIA DELLA SINODALITÀ ALLA CHIESA IN ITALIA, ma dice chiaramente che prima di arrivare a un «probabile Sinodo» nazionale bisogna percorrerla sia dal basso (cioè nelle diocesi) che dall' alto (il riferimento è al suo discorso al Convegno di Firenze del 2015).

E ci vorrà tempo. Chiede inoltre che nelle diocesi della Penisola si dia piena attuazione alla riforma del regime amministrativo dei Tribunali ecclesiastici in materia matrimoniale.

E raccomanda ai vescovi di stare vicini ai sacerdoti («che si sentono continuamente sotto attacco mediatico»), dato che questo rapporto è «la spina dorsale su cui si regge la comunità diocesana». Francesco ha aperto con queste sottolineature la 73a Assemblea generale della CEI, in corso da ieri pomeriggio in Vaticano. Un discorso di una ventina di minuti, cui è seguito - secondo la consuetudine voluta dallo stesso Pontefice - un confronto a porte chiuse in clima fraterno, protrattosi per diverso tempo. Francesco (arrivato con largo anticipo e accolto dalle parole del presidente della CEI, cardinale Gualtiero Bassetti, che lo ha ringraziato per la sua presenza), dopo aver salutato ad uno ad uno i presuli, ha poi lasciato l'Aula intorno alle 18,15.

Sinodalità e collegialità. Quello della sinodalità, ha detto, è il «cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio». Quindi citando un documento

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del 2017 della Commissione teologica internazionale, ha ricordato che «il concetto di sinodalità richiama il coinvolgimento e la partecipazione di tutto il popolo di Dio alla vita e alla missione della Chiesa», mentre quello di collegialità «è la forma specifica in cui la sinodalità ecclesiale si manifesta e si realizza attraverso il ministero dei vescovi», «Mi rallegro - ha proseguito - che questa assemblea ha voluto approfondire questo argomento che in realtà descrive la cartella clinica dello stato di salute della Chiesa italiana e del vostro operato pastorale ed ecclesiastico», Aggiungendo quindi subito dopo che «potrebbe essere di aiuto affrontare in questo contesto di eventuale carente collegialità e partecipazione nella conduzione della conferenza CEI sia nella determinazione dei piani pastorali, che negli impegni programmatici economico- finanziari».

È proprio in questo ambito che Francesco ha fatto riferimento a un probabile Sinodo per la Chiesa italiana». «Ho sentito un

"rumore" ultimamente su questo, è arrivato fino a Santa Marta», ha scherzato. Per poi spiegare che «vi sono due direzioni: sinodalità dal basso in alto, ossia il dover curare l'esistenza e il buon funzionamento della diocesi: i Consigli, le parrocchie, il coinvolgimento dei laici», in sostanza «incominciare dalle diocesi: non si può fare un grande sinodo senza andare alla base». E poi la sinodalità dall'alto in basso, «in conformità al discorso che ho rivolto alla Chiesa italiana nel quinto Convegno nazionale a Firenze, il 10 novembre 1015, che rimane ancora vigente e deve accompagnarci in questo cammino.

Se qualcuno pensa di fare un Sinodo sulla Chiesa italiana, si deve incominciare dal basso verso l'alto, e dall'alto verso il basso con il documento di Firenze - ha sottolineato nuovamente -. E questo chiederà tempo, ma si camminerà sul sicuro, non sulle idee».

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La riforma dei processi matrimoniali.

Ancora più

determinato è stato poi il Pontefice nel chiedere un'accelerazione nell'applicazione di questa riforma, basata su due motu proprio del 2015 (Mitis ludex Dominus lesus e Mitis et Misericors lesus). «Sono ben consapevole - ha notato - che voi, nella 71a Assemblea generale della Cei, e attraverso varie comunicazioni, avete previsto un aggiornamento circa la riforma del regime amministrativo dei Tribunali ecclesiastici in materia matrimoniale. Tuttavia, mi rammarica constatare che la riforma, dopo più di quattro anni, rimane ben lontana dall'essere applicata nella grande parte delle Diocesi italiane». Di qui il suo auspicio che «l'applicazione dei due suddetti motu proprio trovi la sua piena ed immediata attuazione in tutte le diocesi dove ancora non si è provveduto».

Il rapporto preti-vescovi. Infine il Papa ha usato parole accorate per incoraggiare i vescovi a una sempre maggiore vicinanza ai sacerdoti, «i nostri più prossimi collaboratori e

fratelli», «Noi vescovi abbiamo il dovere di presenza e di vicinanza» rispetto a loro. «Non dobbiamo cadere nella tentazione di avvicinare solo i sacerdoti simpatici o adulatori e di evitare coloro che secondo il vescovo sono antipatici e schietti;

di consegnare tutte le

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responsabilità ai sacerdoti disponibili o "arrampicatori" e di scoraggiare i sacerdoti introversi o miti o timidi, oppure problematici».

Bisogna dunque «essere padre di tutti», Specie in una situazione come quella odierna di attacchi mediatici, di ridicolizzazioni e di

«condanne «a causa di errori o reati di alcuni loro colleghi».

Compito del vescovo, ha quindi concluso, è quello di un padre o di un fratello che «incoraggia i preti nei periodi difficili; li stimola alla crescita spirituale e umana; li rincuora nei momenti di fallimento; li corregge con amore quando sbagliano; li consola quando si sentono soli; li risolleva quando cadono». (Avvenire del 21 maggio 2019) DOMENICA 26 MAGGIO bianco

 VI DOMENICA DI PASQUA Liturgia delle ore seconda settimana At 15,1-2.22-29; Sal 66; Ap 21,10-14.22-23; Gv 14,23-29 Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti

 ORE 10,00 S. MESSA IN MEMORIA DI MARIA E NINO

 ORE 11,30 S. MESSA IN MEMORIA DI ANNA MARIA E ANTONIO,

DEFUNTI FAMIGLIA UGOLOTTI ZONI LUNEDÌ 27 MAGGIO bianco

Liturgia delle ore seconda settimana At 16,11-15; Sal 149; Gv 15,26-16,4a

Il Signore ama il suo popolo

 ORE 18,30 S. MESSA IN MEMORIA DI EMERITA E DEFUNTI FAMIGLIA GRASSI

MARTEDÌ 28 MAGGIO bianco Liturgia delle ore seconda settimana

At 16,22-34; Sal 137; Gv 16,5-11 La tua destra mi salva, Signore

ORE 18,30 S. MESSA PRO POPULO

MERCOLEDÌ 29 MAGGIO bianco Liturgia delle ore seconda settimana

At 17,15.22 - 18,1; Sal 148; Gv 16,12-15 I cieli e la terra sono pieni della tua gloria

 ORE 18,30 S. MESSA IN MEMORIA DI ROSA E GIUSEPPE

GIOVEDÌ 30 MAGGIO bianco Liturgia delle ore seconda settimana

At 18,1-8; Sal 97; Gv 16,16-20

Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia

 ORE 18,30 S. MESSA PRO POPULO

VENERDÌ 31 MAGGIO bianco VISITAZIONE DELLA B. V. MARIA

Festa - Liturgia delle ore propria

Sof 3,14-18 opp. Rm 12,9-16b; Cant. Is 12,2-6; Lc 1,39-56 Grande in mezzo a te è il Santo d’Israele

ORE 18,30 S. MESSA PRO POPULO

SABATO 1 GIUGNO - S. Giustino - rosso Liturgia delle ore seconda settimana

At 18,23-28; Sal 46; Gv 16,23b-28 Dio è re di tutta la terra

ORE 18,30 S. MESSA IN MEMORIA DI DARIO, ALBERTINA E ENZO

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DOMENICA 2 GIUGNO bianco

 ASCENSIONE DEL SIGNORE Liturgia delle ore propria

At 1,1-11; Sal 46; Eb 9,24-28; 10,19-23; Lc 24,46-53 Ascende il Signore tra canti di gloria

 ORE 10,00 S. MESSA PRO POPULO

 ORE 11,30 S. MESSA PRO POPULO

S. MESSA DI PRIMA COMUNIONE DEI RAGAZZI DI 4° ELEMENTARE - DOMENICA 19 MAGGIO

C ari ragazzi,

è arrivato il giorno che aspettavamo da tanto: la vostra prima Comunione

Riuscirete finalmente a sedervi alla mensa di Gesù Cristo insieme a tutta la nostra comunità.

E’ stato un lungo percorso alleggerito dalla costante disponibilità della Marghe e dall’entusiasmo della Fiore.

Animati dalla parlantina della Bianca e della Giuli G, sempre sveglia e pronta a dirci qualche cosa di nuovo, siamo riusciti a convogliare gioco e lavoro.

Non è stato sempre tutto facile, talvolta catturare la vostra attenzione sembrava quasi impossibile, ma a risponderci con precisione e giuste osservazioni e a dimostrarci che forse qualche cosa l’avevate captata sono state Sofia e Maria Laura.

Quante volte a Messa abbiamo notato il volto espressivo di Vittoria che parlava chiaro…., così come anche la spontaneità della Meli.

Sappiamo anche noi quanto alcune volte sia difficile svegliarsi la domenica mattina così presto, ma ricordatevi che con noi in quel momento, come sempre, c’è Gesù.

E’ una festa che, con la solarità della Bea e l’allegria della Giulietta, ognuno di noi può vivere al meglio.

Sicuramente d’aiuto sono anche la socievolezza della Viki ed il romanticismo dell’Eli, sempre pronta ad aggiornarci sulle ultime news e a raccontarci storie d’amore di cui tutte, grandi e piccine, vorremmo essere protagoniste!

Costantemente agli incontri erano presenti la dolcezza dell’Ali, la calma della Cami e la riservatezza della Sophie, accompagnati dalla gentilezza della Giuli C.

E non sarebbero stati gli stessi senza l’intelligente Matilde l’astuta Carlotta e Aurora e la sua infinita voglia di fare.

Quanto c’è mancata al nostro ritiro la correttezza dell’Agata e quanto invece la

delicatezza di Celeste e la tranquillità di Arianna ci hanno allietato. Sono stati due

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giorni molto belli, un po’ meno per noi, ma bellissimi, nei quali speriamo voi abbiate potuto capire ciò che state affrontando oggi.

Ma come non citare infine i nostri pochi ma buoni ometti:

Carlo con la sua saggezza, il riflessivo Gennaro, l’euforico Mattia, il tutto accompagnato dall’impeccabile inglese di Timothy.

Tutti insieme abbiamo imparato a conoscerci e a conoscere Gesù Cristo, facendoci ognuno ingrediente fondamentale del Suo Pane pronto per essere donato agli altri.

le vostre catechiste

C

hiedo ancora un minuto per proporre una riflessione perché possiamo portarci a casa da questa celebrazione così intensa

qualcosa anche per noi.

Questo gruppo ha ricevuto un grande, grandissimo dono dal Signore e questo dono sono queste ragazze che hanno saputo mettere in pratica il dono della “restituzione”. Quello che loro hanno ricevuto lo hanno donato e restituito ai nostri ragazzi.

“Quando riconosciamo che la vita è un dono di Dio, nasce il desiderio di amarlo, di lodarlo, di servirlo nei fratelli. Il "Padre nostro" ci entra nel cuore, scopriamo la fratellanza fra tutti gli uomini, figli dello stesso Padre: la restituzione

dei nostri beni, delle nostre capacità, del nostro tempo e di ogni nostra risorsa all'umanità che geme ne è la logica conseguenza.

"Restituzione" diventa condividere tempo, professionalità, cultura, beni materiali e spirituali con i più poveri, per il loro sviluppo e la loro dignità; aiutare l'uomo a scoprire i propri talenti; concepire la vita come dono e valore assoluto in ogni suo momento e in ogni suo modo di esprimersi; valorizzare ogni capacità umana, per umile che sia, e trovare nei momenti deboli della vita, come il tempo della sofferenza, il valore del dono.

La restituzione ci aiuta a scoprire quello che di noi non è ancora condiviso con i fratelli: diventa un cammino di conversione.”

Queste parole non sono mie, ma fanno parte della Regola della Fraternità del Sermig – Servizio missionario giovani- di Torino, con il quale siamo andati a Bergamo l’11 maggio al 6 appuntamento mondiale dei giovani della pace.

Invito ciascuno di noi a riflettere e a riconoscere i doni che ha ricevuto nella propria vita, e a capire come poterli restituire ai fratelli.

Nazzarena

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GESÙ PROMETTE LO SPIRITO

26 MAGGIO – VI DOMENICA DI PASQUA (ANNO C)

In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:

«Se uno mi ama, osserverà la mia

parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.

Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me.

Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate». (Gv 14,23-29)

Di ciò che non si conosce, non si può e non si dovrebbe parlare. Così nel Quarto Vangelo nessuno può parlare dello Spirito di Dio se non chi davvero lo conosce.

Non ne può certo parlare il mondo, ma ne possono parlare Gesù, l'Inviato del Padre, Giovanni il Battista in

quanto testimone del Cristo, e il discepolo amato, perché ha contemplato il supremo dono d'amore fatto da Gesù sulla croce.

Per questo anche lui, nel suo scritto, può parlare dello Spirito di Dio. Ed è proprio il discepolo amato che nel suo scritto consegna le cinque promesse di Gesù nell'Ultima Cena, a proposito dell'invio e dono dello Spirito ai credenti in lui.

MESE MARIANO

NEL MESE DI MAGGIO:

nei giorni feriali ore 18,00 S. Rosario in cappella

mercoledì 8–15–22–29 alle ore 21,00 S.

Rosario nel giardino della parrocchia davanti all’immagine della B.V. Maria

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LA RISPOSTA A GIUDA, NON L'ISCARIOTA

Il brano evangelico odierno propone la seconda promessa. Essa fa parte della risposta che Gesù dà alla domanda postagli da Giuda, non l'lscariota:

«Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?» (Gv 14,22). Interrogativo illuminante circa le tacite attese presenti nel cuore dei discepoli, che si aspetterebbero manifestazioni spettacolari e irresistibili da parte di Gesù. Attesa che sarà delusa, perché la scelta di Gesù è quella di manifestarsi non in modo roboante, ma nella discrezione e fedeltà dell'amore.

Nei discepoli che sapranno amare e vivere il comandamento nuovo, Gesù si manifesterà al mondo! Intanto però essi hanno bisogno di essere aiutati a penetrare nel significato profondo dell'insegnamento del loro maestro e Signore.

Hanno bisogno di qualcuno che li porti fuori dell'incomprensione in cui stanno sprofondando.

Costui sarà il Consolatore, lo Spirito che il Padre manderà nel nome di Gesù. Il termine greco è quello di "Paraclito", che indica la persona chiamata in aiuto di qualcuno nello svolgimento di un processo. E quello che noi solitamente chiamiamo "avvocato difensore".

LA DOCENZA DELLO SPIRITO In questa promessa dello Spirito Santo, oltre che la sua funzione di assistenza nella prova, suggerita dal termine "Paraclito", le parole di Gesù ne evidenziano la particolare funzione di insegnamento, grazie alla

O Dio,

che hai promesso di stabilire la tua dimora in quanti ascoltano la tua parola

e la mettono in pratica, manda il tuo Spirito,

perché richiami al nostro cuore tutto quello che il Cristo ha fatto e

insegnato

e ci renda capaci di testimoniarlo con le parole e con le opere.

Amen

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quale i discepoli potranno penetrare nel messaggio di Gesù e interiorizzarlo nella loro esistenza. Così non solo sarà superato il rischio della dimenticanza, dell'oblio ma, con l'aiuto dello Spirito, essi sapranno comprendere la totalità della vicenda di Gesù e la perenne attualità della sua proposta d'amore.

Già nel discorso di Cafarnao, Gesù aveva ricordato le parole dei profeti, per i quali, nei tempi ultimi, vi sarebbe stato un insegnamento impartito da Dio stesso ai credenti: «E tutti saranno istruiti da Dio» (Gv 6,45).

Ora, grazie allo Spirito, i discepoli saranno illuminati sul mistero della vita e della Pasqua di Gesù. Il loro ricordarsi non sarà un semplice recupero di fatti del passato, altrimenti vacillanti nella coscienza, ma una presa di consapevolezza del loro significato e, conseguentemente, del valore che tali fatti avranno per la loro vita.

Di tutto questo, cioè della memoria operata dallo Spirito quale frutto della Pasqua del Cristo, l'evangelista ha peraltro già detto in due circostanze: durante la purificazione del tempio e in occasione dell'ingresso solenne di Gesù in Gerusalemme.

IL DONO DELLA PACE

Questa promessa deve dare pace al cuore dei discepoli, e proprio per questo afferma di voler dare loro, come lascito testamentario, la pace. Non si tratta tuttavia di una pace qualsiasi, ma proprio di quella che egli definisce come la "sua" pace.

Nell'Antico Testamento soltanto Dio può accordare veramente la pace, ed essa caratterizzerà i tempi messianici, così come cantano vari Salmi. Ora è Gesù il Mediatore della pace, e in questo senso, in quanto Figlio del Padre, egli la può qualificare come "sua". Così, quando il Risorto si manifesterà, con il dono dello Spirito effonderà sui discepoli anche il dono della pace. Nei discepoli essa diventerà vittoria sul turbamento che si sta affacciando non solo di fronte all'imminente separazione da Gesù, ma anche davanti al compito che li attende, quello cioè di testimoniarlo davanti al mondo ostile e incredulo.

La pace di Gesù non può venire dal mondo, ma soltanto dal dono

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supremo che egli fa di se stesso. La pace che Gesù ha appena donato dovrebbe sbocciare e fiorire nella gioia, possibile anche nelle tribolazioni e nelle prove. Pertanto di fronte al fatto che Gesù sta per essere separato da loro dalla sua morte imminente, non dovrebbe esserci posto per il turbamento, ma solo per la gioia di chi ha compreso che quella morte è il suo passaggio pasquale da questo mondo al Padre.

Non è dunque un fallimento, ma il compimento di un cammino, il raggiungimento di un traguardo.

I discepoli potranno comprendere il mistero del destino di Gesù proprio grazie al dono dello Spirito, che insegnerà loro ogni cosa.

(IL CENACOLO 3/2019)

Appuntamenti della Settimana

DOMENICA 26 MAGGIO VI DOMENICA DI PASQUA

 10,00 S. Messa: Conclusione Anno Catechistico

 11,30 S. Messa

LUNEDÌ 27 MAGGIO  21,00 Gruppo Rinnovamento nello Spirito

MERCOLEDÌ 29 MAGGIO

 7,30 ÷ 9,00 La Caritas parrocchiale distribuisce alimenti

 19,15 Incontro Adolescenti

 21,00 Prove canti Coro

 21,00 S. Rosario davanti all’immagine della B.V. Maria nel giardino della parrocchia

GIOVEDÌ 30 MAGGIO

 18,30 Percorso di Formazione Animatori GREST

 21,00 Incontro di preghiera Gruppo Gesù Vivo

VENERDÌ 31 MAGGIO  13,15 Pranzo insieme Adolescenti

SABATO 1 GIUGNO  18,30 S. Messa prefestiva

DOMENICA 2 GIUGNO ASCENSIONE DEL SIGNORE

 10,00 S. Messa

 11,30 S. Messa

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