• Non ci sono risultati.

«Esercizi di stile» regole, costrizioni. Muoversi liberamente in un mondo limitato, evadere nel possibile.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "«Esercizi di stile» regole, costrizioni. Muoversi liberamente in un mondo limitato, evadere nel possibile."

Copied!
29
0
0

Testo completo

(1)

1

«Esercizi di stile» regole, costrizioni.

Muoversi liberamente in un mondo limitato, evadere nel possibile.

(2)

Berengan Matilde Brugnoli Giulia Cappelletti Viola Colombo Jessica Da Silva Paloma Degli Agli Rossella Di Fini Nardo Michela Guidetti Alessia

Maroni Simone Sperandio Lisa Veronesi Elena Volonterio Gaia Alessandro Scandurra

Giuliano Gavin Ex Saceba

Il cementificio nel parco

2019-2020

(3)

3

INDICE

Premessa

Ubicazione e contesto Gli edifici

Calendario

Fasi di lavoro ed elaborati richiesti Criteri di valutazione

Bibliografia

(4)
(5)

5

«Esercizi di stile» regole, costrizioni.

Muoversi liberamente in un mondo limitato, evadere nel possibile.

Premessa

Esercizi di stile, un modo di guardare le cose.

Esiste una particolare attitudine formale di chi si occupa d’interni, una strana sensibilità che sà guardare

le cose e metterle insieme nello spazio e nella luce. L’architettura d’interni ha regole ferree e difficilmente

decifrabili, quasi sempre interpretate e trasformate in qualcosa di unico, esattamente come succede

per l’interpretazione di un brano jazz che parte da uno standard.

Tenteremo di risalire a questi strani momenti di interpretazione, interpretando a nostra volta lo sguardo

di chi prima di noi ha saputo costruire queste alchimie nello spazio.

Il progetto nella cultura architettonica é considerato una proposta di relazione tra uomo e spazio sistematizzato

in un modello ripetibile.

Entreremo in contatto con il lavoro specifico di sei autori che hanno affrontato da diversi punti di vista

in contesti fisici e temporali diversi il tema dell’architettura d’interni. Altri autori a questi affini saranno

utilizzati per ampliare le possibili traiettorie del progetto che ognuno degli studenti svilupperà.

Una particolare attenzione sarà posta sui risultati costruttivi, materico cromatici e degli elemen- ti decorativi.

I sei autori selezionati sono:

Alvar Aalto, lo spazio nella luce.

Pierre Chareau, la macchina e lo spazio.

Charles and Ray Eames, il cambiamento dei comportamenti e la tensione culturale.

Adolf Loos, la ricerca di una nuova classicità.

Gio Ponti, il rapporto tra industria e artigianato.

Carlo Scarpa, la densità dello spazio attraverso le tecniche e le culture.

La dinamica é semplice:

1. Si studiano e riproducono in un modello fisico le caratteristiche di un progetto dell’autore assegnato.

2. Si individuano i temi e gli elementi che danno forma allo spazio.

3. Si analizza e si individuano i principali temi di trasformazione dello spazio assegnato.

4. Si progetta l’interno dello spazio assegnato tenendo conto di quanto analizzato del progetto dell’autore

assegnando interpretando le particolari e specifiche strategie spaziali utilizzando aggiornando le caratteristiche linguistiche.

Il passaggio verso una proposta contemporanea ci obbligherà a interpretare nei segni e nei materiali

quanto elaborato dall’autore di riferimento mantenendone le logiche.

(6)

1.-2. « » L’area del Parco delle Gole della Breggia nel concesto dell’agglo- merato urbano di Chiasso-Como.« »

Ubicazione e contesto

(7)

7 3.La sezione attraverso la torre dei forni

con due forni verticali, i sili del carbone e gli elevatori a tazze progettati dagli uffici della Von Roll nel 1960.

4.La sezione attraverso la torre dei forni con due forni verticali, i sili del carbone e gli elevatori a tazze progettati dagli uffici della Von Roll nel 1960.

La storia del cementificio Saceba

Le gole della Breggia, tra Balerna e Morbio Inferiore, si trovano nel lembo più meridionale del Mendrisiotto.

La Saceba é stato l’unico cementificio industriale del cantone Ticino, geograficamente confinato tra la ca- tena alpina e la frontiera italo-svizzera.

La storia del cementificio Saceba e della Valle che l’ha ospitato ha qualcosa di sconcertante ma anche di particolarmente significativo.

Attivo a pieno regine dal 1963 al 1980, questo cementifici ha rifornito i cantieri edili del cantone Ticino nel ventennio del boom economico per poi diminuire la propria attività fino alla chiusura definitiva nel 2003, quando attorno alla fabbrica era già istituito un parco.

Che cosa fare del cementificio, della torre dei forni, di quella dei mulini, dei capannoni, delle cave e delle miniere situate negli immediati dintorni?

Dopo lunghi e accesi dibattiti, si é avviato un progetto di riqualifica territoriale che ha inglobato i resti del cementificio in un percorso storico-naturalistico oggi da più parti ritenuto esemplare per la coerenza della sua concezione e della sua realizzazione sul territorio.

5.La sezione attraverso la torre dei forni con due forni verticali, i sili del carbone e gli elevatori a tazze progettati dagli uffici della Von Roll nel 1960.

(8)

6.La sezione attraverso la torre dei forni con due forni verticali, i sili del carbone e gli elevatori a tazze progettati dagli uffici della Von Roll nel 1960.

(9)

9

Lungo il suo corso attraverso la Valle di Muggio, all’incirca orientato nord-sud, il fiume Breggia ha inciso e messo nudo una serie di rocce originatesi durante un periodo che va dal Giurassico al Cretaceo (da 210 a 90 milioni di anni fa) e che oggi ci raccontano l’evoluzione ed il contesto geologico in cui si sono formate.

Questi affioramenti, esposti su una lunghezza di 1.5km, costituiscono un documento eccezzionale, unico a livello alpino, che copre quasi ininterrottamente gli avvenimenti geologici succedutisi durante 120 milioni di anni. Considerando la regione circostante, dal monte S. Giorgio al monte Olimpino, e includendo i depositi quaternari dell’area di Chiasso-Novazzano-Balerna, le formazioni documentano la storia della Terra da 250 milioni di anni fa fino all’epoca attuale.

8.La Maiolica Lombarda:

una roccia calcarea di 120-140 milioni di anni.

9.-10..

La Scaglia: marne friabili di 90-120 milioni di anni fa.

7.Il torrente Breggia ha sca- vato le sue gole attraverso i sedimenti marini della Tetide.

La geologia delle Gole della Breggia

(10)

1954 1974

(11)

11

(12)
(13)

13

(14)

C. Scarpa, Casa Veritti, Udine, 1955-61 VILLA VERITTI - 1955-1961

Villa Veritti, detta anche Casa Veritti, è una villa unifamiliare costruita a Udine tra il 1955 e il 1961, tra le prime residenze progettate dall’architetto.

Carlo Scarpa costruì la residenza a partire dal 1955 per la famiglia Veritti, la stessa per la quale aveva progettato la cappella cimiteriale. La villa costituisce uno dei primi progetti di edilizia residenziale di Scarpa, il quale vi sviluppò numerose caratteristiche comuni alla sua successiva produzione.

Scarpa imposta la pianta della villa sulla forma di un cerchio al centro del lotto. La casa si sviluppa su due piani fuori terra, rispettivamente dedicati a zona giorno e zona notte, più un attico, collegati da una elegante scala in legno. Al fine di creare uno spazio fluido tra i piani si è fatto uso di ampie interruzioni dei solai; anche all’interno di ogni piano non vi sono rigide separazioni tra uno spazio e l’altro, utilizzando piuttosto mobili e altri elementi per dividere gli ambienti; tutti gli arredi interni, sia in legno sia in pannelli finiti a stucco, furono disegnati da Scarpa.

L’architetto fece ampio uso per questa residenza di pareti cilindriche piuttosto che setti rettilinei,utilizzando robusti pilastri per ridurre la necessità di pareti.

Una delle caratteristiche salienti di villa Veritti è il rapporto tra interno ed esterno: ogni percorso o apertura dell’edificio venne progettato da Scarpa in funzione della vista sul giardino: l’architettura del giardino e la collocazione delle piante fu a sua volta studiata in modo assai preciso, così da stabilire una connessione tra l’interno e spazio esterno.

Lo spazio ridotto e la forma stretta e allungata del lotto non consentivano all’architetto di dotare l’edificio di un vero e proprio giardino, quindi egli piegò l’architettura fino a portare il giardino all’interno dell’edificio, creando un giardino d’inverno e schermando accurata- mente con i muri le viste non volute dell’esterno, considerato anche il contesto di perife- ria. Furono utilizzate invece ampie vetrate continue a tutta altezza per altre parti, in parti- colare verso sud - dove si riflettono sullo specchio d’acqua e verso il giardino d’inverno.

Scarpa si impegnò per creare ambienti pieni di luce. Le pareti e il soffitto sono semilucidi, i pavimenti sono piastrellati, mentre il pavimento in camera da letto è rivestito in legno.

Materiali e tecniche utilizzate sono quelli divenuti ricorrenti nelle architetture di Scarpa: lo stucco veneziano, l’intonaco trattato con latte di calce spatolato, il calcestruzzo martellina- to, le boiserie in mogano.

CARLO SCARPA

Carlo Alberto Scarpa, nato a Venezia nel 1906, è considerato una delle figure più in- teressanti della scena architettonica del No- vecento. Intellettuale,architetto e designer è stato un personaggio isolato, controverso, spesso osteggiato sebbene abbia lasciato al- cune delle tracce architettoniche più significa- tive della modernità. Una personalità eclettica, la cui cultura è stata alimentata da molteplici e assidue frequentazioni con artisti, architetti, studiosi;come afferma il fratello Gigi, non era

“di soli libri, ma vissuta con rapporti di amici- zia, con conversazioni e scambi di giudizi e polemiche, nati dalla frequentazione di artisti e letterati, colleghi e amici per i quali la sua casa e questa biblioteca erano aperte senza limiti di tempo e a tutti.”

Lavorò come architetto senza essersi mai lau- reato e fu più volte denunciato per “esercizio abusivo della professione”.

Solo tardivamente riceve la laurea honoris causa in architettura, ponendo fine ad un’inter- minabile diatriba sulla legittimità del suo ope- rato (ciò non gli impedì di ricoprire la carica di rettore dell’Istituto Universitario di Architettura

di Venezia-IUAV). 12.-13

Casa Ottolenghi., Il giardino e l’entrata della casa.

11.Casa Ottolenghi., Il giardino e l’entrata della casa.

(15)

15

CASA SPERIMENTALE, MUURATSALO, 1953

La Muuratsalo House, la casa estiva di Alvar ed Elissa Aalto, si trova sulla riva occidentale dell’i- sola di Muuratsalo, nel lago Päijänne in FInlandia.

La Casa Sperimentale è composta dall’edificio principale (1952) e da un’ala di ricerca (1953).

L’edificio principale a forma di L e le mura racchiudono un cortile interno che si apre verso sud e ovest. Nel cortile interno, il trattamento della facciata della casa cambia da pareti intonacate dipinte di bianco a mattoni rossi. Il cuore del patio è formato da un camino aperto al centro del cortile.

Le pareti sono state divise in circa 50 pannelli che sono stati rifiniti con diversi tipi di mattoni e piastrelle di ceramica. Anche la pavimentazione del cortile interno è stata rifinita con diversi disegni di mattoni, in contrasto con il resto del sito, che è stato lasciato allo stato naturale. L’ala di ricerca, la legnaia e la parete di roccia formano uno schermo per il giardino informale ad est dell’edificio.

Aalto descrive l’edificio come la combinazione di uno studio di architettura protetta e di un cen- tro sperimentale per la realizzazione di esperimenti non ancora sufficientemente sviluppati per essere sperimentati nella pratica, e dove la vicinanza della natura può offrire ispirazione sia per la forma che per la struttura. L’obiettivo di Aalto era quello di creare una sorta di laboratorio con un approccio ludico.

ALVAR AALTO

Alvar Aalto, all’anagrafe Hugo Alvar Henrik Aalto, nato a Kuortane (Finlandia) il 3 feb- braio 1898 e morto a Helsinki l’11 maggio 1976, è un architetto, designer e accademico finlandese, conosciuto come una delle figure più importanti nell’Architettura del XX secolo e ricordato, insieme ad altri importantissimi personaggi come Ludwig Mies van der Rohe, Walter Gropius, Frank Lloyd Wright e Le Cor- busier, come uno dei più grandi maestri del Movimento Moderno.

Nato dall’unione di un ingegnere finlande- se, Henrik Aalto, specializzato in geodesia e cartografia, e di una postina svedese, Selly (Selma) Matilda Aalto, il giovane Alvar inizia la sua attività nello studio del padre.

Trascorre la sua infanzia quasi interamente tra Alajarvi e Jyvaskyla, dove frequenta il liceo.

Nel 1916 si trasferisce ad Helsinki dove fre- quenta il Politecnico (Teknillinen Korkeakoulu), dove trova come insegnante l’architetto Armas Lindgren, che esercita su di lui una fortissima influenza.

Terminati gli studi, nel 1921, si iscrive all’or- dine degli architetti, e nel 1922 scrive il suo primo saggio sulla rivista “Arkkitehti”. Nel 1923 torna a Jyvaskyla e apre il suo studio. Nel 1924 fa il suo primo viaggio in Italia e appena un anno dopo sposa Aino Marsio, sua ex com- pagna del politecnico, diplomatasi un anno prima di lui, con la quale comincia una colla- borazione anche a livello lavorativo (infatti per i successivi 25 anni, ovvero fino alla morte di Aino, tutti i progetti di Alvaro Aalto porteranno le firme congiunte di entrambi).

Alvar Aalto - CASA DI VACANZA - Muuratsalo - 1953

Alvar Aalto - CASA DI VACANZA - Muuratsalo - 1953

15.La sezione attraverso la torre dei forni con due forni verticali, i sili del carbone e gli elevatori a tazze progettati dagli uffici della Von Roll nel 1960.

14.La sezione attraverso la torre dei forni con due forni verticali, i sili del carbone e gli elevatori a tazze progettati dagli uffici della Von Roll nel 1960.

(16)

PIERRE CHAREAU

Pierre Chareau (Bordeaux, 4 agosto 1883 – New York, 24 agosto 1950) è stato un archi- tetto e designer francese, autore della celebre Casa di vetro.

Studiò all’Ecole des Beaux-Arts a Parigi dal 1900 al 1908. Prima di mettersi in proprio nel 1919, aveva lavorato nella sede parigina della ditta inglese Waring and Gillow.

Nel 1925 partecipò all’Esposizione interna- zionale delle Arti decorative dove presenta il famoso ufficio-biblioteca per un ambasciatore.

Presente a La Sarraz nel 1928, partecipò alla fondazione dei Congrès Internationaux d’Ar- chitecture Moderne (CIAM) e, due anni dopo, fu anche membro fondatore dell’Union des Artistes Modernes (UAM). Partecipò anche alla creazione della rivista Architecture d’Au- jourd’hui nel 1930 e fu membro del comitato di redazione.

La casa di vetro, che si trova a Parigi in rue Saint-Guillaume (VII arrondissement), è l’uni- ca sua opera di architettura che sia rimasta.

Chareau partecipò anche alla creazione di scenografie per i film di Marcel L’Herbier, L’Inhumaine (1924), Le Vertige (1927) e L’Ar- gent (1928).

Nel 1940 lasciò la Francia per New York, dove rimase fino alla sua morte. Nel 1947 realizzò la casa-studio per il pittore Robert Motherwell a East Hampton.

Nei suoi mobili ha adoperato forme semplici e sobrie, realizzate con materiali nobili (palis- sandro, mogano, noce, pero) e finiture perfet- te.

La Maison de Verre

1928 al 1932 - Pierre Chareau

La Maison de Verre è stata costruita dal 1928 al 1932 a Parigi, Francia. Il progetto della casa enfatizza tre caratteristiche principali: onestà dei materiali, trasparenza variabile delle forme e giustapposizione di materiali e arredi “industriali” con uno stile più tradizionale dell’arredamento.

Le materie prime utilizzate sono state l’acciaio, il vetro e il mattone di vetro. Alcuni dei notevoli elementi “industriali” sono stati i pavimenti in gomma, le travi in acciaio nudo, le lamiere forate, le lampade industriali pesanti e gli apparecchi meccanici.

Il progetto nasce dalla collaborazione tra Pierre Chareau (designer di mobili e interni), Bernard Bijvoet (architetto olandese attivo a Parigi dal 1927) e Louis Dalbet (artigiano metallurgico). Gran parte dell’intricato scenario in movimento della casa è stato progettato in loco man mano che il progetto si sviluppava. La forma esterna è definita da pareti in blocchi di vetro traslucido, con aree selezionate di vetro trasparente per la trasparenza. All’interno, la divisione spaziale è varia- bile grazie all’uso di schermi scorrevoli, pieghevoli o rotanti in vetro e lamiera forata.Tra gli altri elementi meccanici, un carrello aereo dalla cucina alla sala da pranzo, una scala a scomparsa dal salotto privato alla camera da letto e complessi armadi e accessori per il bagno.

La casa si distingue per la sua splendida architettura, ma potrebbe essere più conosciuta per un altro motivo. E ‘stato costruito sul sito di un edificio molto più antico che il mecenate aveva acqui- stato e destinato a demolire. Con suo grande dispiacere, tuttavia, l’anziano inquilino dell’ultimo piano dell’edificio si rifiutò assolutamente di vendere, e così il committente fu costretto a demo- lire completamente i tre piani inferiori dell’edificio e a costruire la Maison de Verre sottostante, il tutto senza disturbare l’originario piano superiore.

16.La sezione attraverso la torre dei forni con due forni verticali, i sili del carbone e gli elevatori a tazze progettati dagli uffici della Von Roll nel 1960.

(17)

17

GIO PONTI

Gio (Giovanni) Ponti, noto designer e architet- to milanese, nasce nel capoluogo lombardo il 18 novembre 1891. Dopo aver interrotto gli studi a causa della chiamata alle armi durante la prima guerra mondiale, consegue la laurea in Architettura nel 1921 al Politecnico di Mila- no.Nel 1923 Gio Ponti partecipa alla Biennale di Arti Decorative a Monza; successivamente viene coinvolto nell’organizzazione delle varie triennali che si svolgono a Monza e Milano.

Inizia negli anni ‘20 un’attività di design presso l’industria ceramica Richard Ginori: Ponti riela- bora complessivamente la strategia di disegno industriale della società. Con le ceramiche vince il “Gran Prix” all’Esposizione di Parigi del 1925. In questi stessi anni inizia anche un’attività editoriale: fonda nel 1928 la rivista

“Domus”, testata che non abbandonerà più, fatto salvo un breve periodo durante la secon- da guerra mondiale.

“Domus” assieme a “Casa bella” rappresen- terà il centro del dibatto culturale dell’architet- tura e del design italiano della seconda metà del Novecento.

L’attività di Gio Ponti negli anni ‘30 si estende ulteriormente: organizza nel 1933 la quinta triennale a Milano, disegna le scene ed i co- stumi per il teatro La Scala, partecipa all’ADI (Associazione del Disegno Industriale) ed è tra i sostenitori del premio “compasso d’o- ro” promosso dai magazzini La Rinascente.

Riceve in questo periodo numerosi premi sia nazionali che internazionali.

Designer universale, dopo aver realizzato moltissimi svariati oggetti nei più diversi cam- pi - dalle scenografie teatrali, alle lampade, alle sedie, agli oggetti da cucina, agli interni di famosi transatlantici, fino alla Pavoni, una macchina per caffé espresso da bar - nel 1936 gli viene offerta una cattedra presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, incari- co che manterrà fino al 1961.

Casa Ponti in via Dezza

1956 - 1957 /Gio Ponti, Antonio Fornaroli, Alberto Rosselli

La casa di via Dezza, ultima residenza di Ponti che abitò l’ottavo piano dell’edificio, assume in sé tutte le sue riflessioni sull’abitazione moderna e ne adotta le invenzioni spaziali. Impostata su un lotto che già ospitava lo studio di progettazione dell’architetto – in un vasto ambiente open-space, ricavato in un garage – la costruzione presenta un fronte strada sviluppato in altezza, in cui si so- vrappongono le lunghe balconate che danno il ritmo all’edificio. Ciascuna di esse, nelle intenzioni originarie del progetto, poteva corrispondere ad appartamenti più o meno grandi, modulabili anche in funzione delle vendite, e ogni condomino avrebbe avuto la possibilità di decidere trama e colori delle sue finestre, contribuendo a determinare un’immagine «spontanea» della casa (1956). Ogni alloggio è immaginato come un unico, vasto ambiente (sono chiusi solo i locali di servizio sul lato nord) che nell’appartamento disegnato dall’architetto per la propria famiglia arriva ad inglobare anche le stanze da letto e lo studio, nell’ininterrotta continuità della pianta aperta finalmente realizzata e rafforzata dell’unico pavimento in ceramica, a strisce diagonali.

Gli spazi della casa, schermabili solo all’occorrenza attraverso pareti mobili del tipo “modernfold”, sono corredati da “testiere cruscotto” (attrezzate con ripiani, cassetti, luci, ecc.), mobili “auto-illumi- nanti” (che si staccano dalla parete), pitture da tavola e finestre, utilizzate come supporto per scaffali e mensole a sbalzo. La trama di ciascuna apertura, che cos’ diventa una finestra arredata, sancisce il limite tra l’ambiente privato e il paesaggio «perché “da dentro” l’esterno si vede sempre attraverso i primi piani dei mobili. E in questo consiste il suo incanto» (1954). Sedie, tavoli e letti sono uguali tra loro e il riconoscimento del proprio spazio domestico è rimandato all’uso di ceramiche, quadri o ricordi di viaggio.

L’attenzione di Ponti si concentra anche sulla necessità di disegnare gli edifici in funzione delle disparità tra visione diurna e notturna, determinata dalla trasparenza e dalle capacità di riflessio- ne dell’architettura contemporanea, fatta principalmente di vetro. Occorre preordinare entrambe le possibili interpretazioni, perché se di giorno le facciate vengono lette principalmente nel loro essere superfici opache, di notte il discorso s’inverte «con rapporti visuali completamente diversi negli spazi e nella costituzione, con abolizione di plastica e rilievo» (1956).

17.La sezione attraverso la torre dei forni con due forni verticali, i sili del carbone e gli elevatori a tazze progettati dagli uffici della Von Roll nel 1960.

18.La sezione attraverso la torre dei forni con due forni verticali, i sili del carbone e gli elevatori a tazze progettati dagli uffici della Von Roll nel 1960.

(18)

Loos, Adolf, architetto austriaco (Brno,Mora- via, 1870-Kalksburg, Vienna, 1933). La sua opera ha lasciato un’impronta decisiva nella formazione del razionalismo europeo e, in genere del gusto architettonico moderno.Dopo gli studi al Politecnico di Dresda, nel 1893 si recò negli Stati Uniti, dove conobbe le ope- re della scuola di Chicago. A Vienna intanto, dopo lo smembramento dell’Impero asbur- gico, il comune socialista varò un grandioso programma di costruzione di case popolari, anche allo scopo di combattere la disoccu- pazione dovuta al contrarsi del territorio che faceva riferimento, per l’ amministrazione, alla capitale.

Gli architetti viennesi discutevano sull’ op- portunità di costruire piuttosto le Siedlung di edifici bassi e unifamiliari dotate di orti, oppure i grandi complessi a progettazione unitaria, gli Hof.A favore delle prime era schierato Adolf

Loos, dei secondi l’ architetto tedesco Peter Behrens, da poco insegnante a Vienna.

Prevalse la seconda posizione e la maggior parte degli interventi fu di grande dimensione, con una forte caratterizzazione e talvolta un voluto distacco dal tessuto urbano esistente.

VILLA MULLER - 1930

Villa Müller è un edificio progettato da Adolf Loos nel 1930. La villa è situata a Praga, Repubblica Ceca. La casa venne progettata per il signor František Müller e sua moglie, Milada Müllerová.

Noto simbolo degli esordi dell’architettura moderna, Villa Müller incarna l’ideale di economia e funzionalità di Loos. La particolare progettazione nello spazio, definita Raumplan, in questa villa raggiunge il suo apice portando a termine un lungo processo di sperimentazione (già presente nel progetto di Villa Steiner, 1910). Lo spazio viene caratterizzato, anche all’interno di una stessa stanza, dal mutare in altezza dei livelli di calpestio, indicando il cambiamento di una funzione o la simbolica importanza di una determinata area:

Questa concezione del Raumplan viene meno all’esterno dell’edificio, un volume puro e bianco.

In questo è possibile scorgere uno dei principali punti della teoria architettonica di Loos, esposta nel suo saggio del 1908, “Ornamento e delitto”. Nel saggio, Adolf criticò aspramente le superfici decorate. Volle inoltre fare una distinzione fra l’esterno, alla portata dello sguardo pubblico, e l’interno, lo spazio privato ed intimo di pertinenza di ci abita. Gli interni infatti, al contrario della bianca e austera facciata esterna, sono caratterizzati da mobili confortevoli e superfici di rivesti- mento in marmo, legno e seta.

21.-22.

La sezione attraverso la torre dei forni con due forni verticali, i sili del carbone e gli elevatori a tazze progettati dagli uffici della Von Roll nel 1960.

19.-20.

La sezione attraverso la torre dei forni con due forni verticali, i sili del carbone e gli elevatori a tazze progettati dagli uffici della Von Roll nel 1960.

(19)

19

Charles Eames iniziò molto precocemente l’attività di progettista tanto da essere impie- gato, già all’età di soli 14 anni, nei laboratori della Laclede Steel Company.

Studiò architettura alla Washington Univer- sity a St. Louis. Propose ai suoi professori lo studio dell’opera di Frank Lloyd Wright ma, dapprima dissuaso dall’intento, fu poi espulso dalla scuola in quanto – si legge nel commen- to di uno dei professori - “il suo punto di vista era troppo moderno”.

Una grande influenza ebbe su di lui l’architetto finlandese Eero Saarinen con cui condivise alcune esperienze professionali e di cui diven- ne amico. Nel 1938, su invito di quest’ultimo, si trasferì nel Michigan, dove studiò architet- tura alla Cranbrook Academy of Art, per poi insegnarvi successivamente divenendo anche direttore del dipartimento di Disegno industria- le.Nel 1941 vinse, con Eero Saarinen, il concor- so per il MoMA di New York relativo all’”Or- ganic Design in Home Furnishing” (Design organico nell’arredamento domestico). Il loro lavoro mostrò un nuovo modo di concepire il mobile in legno, sperimentando l’uso di com- pensato in legno curvato, come fatto pochi anni prima da Alvar Aalto.

Nel 1941 si congiunse in seconde nozze con Ray Kaiser, pittrice, con cui condivise la successiva vita professionale. A seguito del matrimonio si trasferì a Los Angeles in Cali- fornia, dove fondò con la moglie quello che da allora in poi fu conosciuto come lo studio degli

“Eames”.

Alla fine degli anni ‘40 fu coinvolto nel pro- gramma sperimentale Case Study Houses di edilizia residenziale, disegnando tra l’altro la propria casa, successivamente indicata come un esempio antesignano dell’architettura hi- gh-tech.

La produzione poliedrica degli Eames si svi- luppò in diversi campi comprendendo, oltre al design, anche l’architettura e il cinema.

Fu insignito di diversi prestigiosi premi tra cui si citano: il Kaufmann International Design Award nel 1961, il 25 Year American Institute of Architects Award nel 1977, il Queen’s Gold Medal for Architecture nel 1979.

EAMES HOUSE - 1949

La casa/studio di Ray and Charles Eames a Los Angeles costruita nel 1949 è compo- sta da due scatole rettangolari in vetro e acciaio: una è una residenza; una uno studio di lavoro. Sono incastonate in una collina, sostenute da un muro di sostegno. Le strut- ture sono allineate lungo un asse centrale con una corte sul lato oceano della casa, una corte tra le due strutture e un parcheggio/luogo di servizio sul lato opposto dello studio. Ognuno ha un balcone al mezzanino che si affaccia su una grande stanza centrale. Gli spazi pubblici e privati sono naturalmente definiti da ciò che è facilmente visibile. Quando Charles e Ray erano a casa, aprivano le tende, le porte e le finestre.

Con le porte aperte, i patii e le strutture divennero uno spazio lungo e unitario per vivere.

23.-24.

La sezione attraverso la torre dei forni con due forni verticali, i sili del carbone e gli elevatori a tazze progettati dagli uffici della Von Roll nel 1960.

(20)
(21)

21

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

19.09 20.09 26.09 27.09 03.10 04.10

7.10 / 11.10 17.10

18.10 24.10 25.10 31.10 01.11 07.11 08.11 14.11 15.11 21.11 22.11 28.11 29.11 05.12 06.12 12.12 13.12

19.12/20.12

CRITICHE DI TESI VISITA “EX SACEBA”

LAVORO IN ATELIER LAVORO IN ATELIER LAVORO IN ATELIER LAVORO IN ATELIER SEMINARI

LAVORO IN ATELIER LAVORO IN ATELIER LAVORO IN ATELIER CRITICA INTERMEDIA I LAVORO IN ATELIER LAVORO IN ATELIER LAVORO IN ATELIER LAVORO IN ATELIER LAVORO IN ATELIER CRITICA INTERMEDIA II LAVORO IN ATELIER LAVORO IN ATELIER LAVORO IN ATELIER LAVORO IN ATELIER LAVORO IN ATELIER CRITICA INTERMEDIA III LAVORO IN ATELIER LAVORO IN ATELIER CONSEGNE FINALI

ANALISI STATO DI FATTO

(22)

VISITA “EX SACEBA”

20.09.2019

(23)

23

Esercizio

1 - consegna esercizio A e B

- Book di lavoro formato A4 di analisi confronti e scritti

- tavola formato A1 verticale con disegni, rilievi e indagine fotografica

- consegna su server

2 - consegna esercizio C e D

- impaginazione su tavola A0 con disegno sequenze di spazi - disegno e modello scala 1:20 di una stanza

- consegna su server

Progetto

- Tavola A0 con disegno pianta e sezione 1:20 - modello realistico scala 1:20

- book di lavoro

- materiali, finiture e campioni dei materiali - consegna su server

Tavola A0 contenente:

- piante e sezioni con texture (scala 1:50) - diagrammi esplicativi

- archiviazione su server di tutti gli elaborati consegnati ELABORATI RICHIESTI

- sviluppo del modello, scala 1:20 - avanzamento del Book di lavoro - campioni dei materiali

- visualizzazioni degli spazi sviluppati, una principale formato A2, altre in A3

Tavola A0 contenente:

- piante e sezioni con texture (scala 1:20) - diagrammi esplicativi

- archiviazione su server di tutti gli elaborati consegnati CRITICA INTERMEDIA I

25.10 - Aula A005/A103

CRITICA INTERMEDIA II 15.11 - Aula A005/A103

CRITICA INTERMEDIA III

06.12 - Aula A005/A103

(24)

PROGETTAZIONE DETTAGLIATA

CONSEGNA FINALE

19/20.12 - Aula A201 ELABORATI RICHIESTI

- sviluppo del modello della stanza, scala 1:20 - avanzamento Book di lavoro

- materiali e finiture formato A3 stampato su carta

fotografica opaca con passepartout in foam ( larghezza cor- nice 4 cm).

- campioni dei materiali

- visualizzazioni e collages degli spazi sviluppati, due principali formato A2, le altre in A3

- modello in scala 1:50/1:20

Tavola A0 contenente:

- piante e sezioni degli spazi progettati con texture, scala 1:20 - diagrammi esplicativi

- archiviazione su server di tutti gli elaborati consegnati

(25)

25

(26)

L’acquisizione dei contenuti di ogni singolo corso, è verifica- ta dal

docente prevalentemente tramite gli elaborati prodotti dallo studente durante il semestre. Tali elaborati vanno conseg- nati al responsabile di modulo secondo quanto indicato nelle schede specifiche dei progetti.

Gli obiettivi generali del modulo vengono verificati dai do- centi

esaminatori durante la presentazione collettiva dei progetti.

Di particolare importanza sono:

- saper riconoscere gli aspetti inerenti al contenuto semantico del progetto

- la correttezza e la precisione nella rappresentazione - la presentazione orale del progetto.

Il mancato raggiungimento degli obiettivi fissati per il pro- getto comportano una valutazione insufficiente F.

Il mancato raggiungimento degli obiettivi fissati in uno degli altri corsi del modulo, comporta una valutazione insuffici- ente FX. Qualora le

lacune fossero ritenute gravi può essere attribuita una valu- tazione F.

Qualora lo studente non consegni gli elaborati entro i ter- mini fissati dai docenti, gli viene attribuita una valutazione insufficiente F.

Eccezionalmente, se il ritardo nella consegna non supera le ventiquattro ore e se la consegna avviene prima dell’inizio della presentazion

CRITERI DI VALUTAZIONE

(27)

27

(28)

BIBLIOGRAFIA

- Il cementificio nel parco, Storia della Saceba e della riqualifica territoriale realizzata dopo la sua chiusura, Edizioni Casagrande.

-

(29)

29

Riferimenti

Documenti correlati

Efficiente: I materiali della cupola e del piano, sono realizzati interamente in cemento refrattario di alta qualità, consentendo al forno maggiore durabilità nel tempo

Il pannello di controllo touch screen vi consente di scegliere fra tre programmi automatici di lavaggio (breve, medio, lungo), un programma di risciacquo, e uno

• Tutti i pagamenti devono essere effettuati come convenuto al momento dell’ordine: il ritardato pagamento, indipendentemente dalla motivazione, farà decorrere gli interessi di

Esperienza lavorativa dipendente del Comune di San Giovanni in Persiceto dal 28.05.1982 – attualmente in servizio presso l’Area Servizi Finanziari – Servizio Bilancio-

Effetti locali a lungo termine Contatto con la pelle: Non disponibile Effetti locali a lungo termine Inalazione: Non

• struttura in acciaio inoX con piastra in acciaio spessore 25 mm., con canale anteriore, doppio foro di scarico con cassetti raccoglito- ri, per un facile svuotamento e pulizia.. •

| tempi di cottura, possono variare secondo la natura delle vivande, la loro omogeneita ed if loro volume. Si consiglia di sorvegliare le prime cotture e verificare i

Tipo classificazione: Classificazione per genere fotografico Archivi dell'Immagine - Regione Lombardia THESAURUS [1 / 2].. Descrittore: fabbrica