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NnyicousoANCittnRictó- CHI, MNE CI SI GII fbancesco MflCEUIN, UN'ANTEPRIBUI SUI. DUEBBANBlSìEUEBIlClR- DA ANTONIO fiuuiou.

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(1)

A Circo Fuentes - ^ ico City

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jiEDiBms. NnyicousoANCittnRictó- CHI, MNE CI SI GII fBANCESCO MflCEUIN, UN'ANTEPRIBUI SUI .DUEBBANBlSìEUEBIlClR- CO: . UN PERIODO BIlBENUttI BAC- eoinaro DA ANTONIO fiuuiou. , naeu IBCHWI DI RICERCA BEUO SPmftCOU PiroUBE AlISSUMUI llTII NomfiiUNi. b STORU BEU' , IN SINTO n..

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(3)

.

11 EDITORUU S^

niiTina

Ihii ....

'editoriale del mese di di- cembre veniva riservato di

consuetudine, oltre agli auguri, ad un'analisi degli

eventi salienti che durante l'anno hanno ri-

guardato la nostra Categoria. Non ho seguito questa prassi in quanto speravo che col nu- mero di gennaio (anche se in ritardo) avrei potuto chiarire le nuove disposizioni riguar- danti l'abolizione dell'imposta sugli spettaco- li. Purtroppo questo non è possibile in quanto - com'è ormai costume - in Italia si approva- no le leggi che prevedono regolamenti attua- tivi, ma puntualmente questi non vengono emanati. Ritengo questa deficienza molto più grave - non solo per noi ma per tutto lo Spet- taccio - anche dei mancati regolamenti che

avrebbero dovuto essere emanati dalla Com- missione - mai costituita - a proposito delle regole per la detenzione degli animali. Cosa accadrà il primo gennaio con l'entrata in vi- gore della suddetta legge, senza che questa sia seguita dai chiarimenti per la sua applica- zione? Le migliaia di sale cinematografiche, che in quei giorni saranno affollatissime, come si comporteranno? "Aver compagno al duol non scema la pena", ma ho citato il settore dello spettacolo che ha più seguito di pubbli- co per far comprendere la gravila del caos nel quale ci troviamo. Il 1999 è iniziato con una crisi di governo e si chiude con un'altra crisi, pertanto non credo che solo il nostro settore sia rimasto al palo di partenza in atte- sa che venga riformata la legge e le disposi-

zioni ormai obsolete. Così come non credo nemmeno che sia solamente il settore dello

spettacolo a soffrire per questa situazione che si prolunga. Tornando all'abolizione dell'im- posta sugli spettacoli (SIAE), ritengo che si continuerà ad agire applicando la vecchia re- gola, col paradosso che l'imposta da pagare

è stata abolita da una legge. La riunione con- giunta della Commissione e del Comitato, che si è svolta il 30 novembre (si veda l'editoriale di dicembre) non si è conclusa con l'appro- vazione di quelle nuove norme che attendia- mo da anni e per le quali l'allora "nostro" Mi- nistro Veltroni aveva dimostrato interesse, non solo per il settore che ci riguarda ma per tutto lo Spettacolo ed il Cinema in particolare. Te- nendo presente che Veltroni era anche il Vice Presidente del Consiglio, si comprende facil- mente il danno arrecato allo Spettacolo con la fine del governo Prodi. Ci eravamo illusi che passando al Ministero per i Beni e leAtti- vita Culturali si fosse fatto un salto di qualità, mentre purtroppo oggi siamo obbligati ad ac- corgerci che l'unico vantaggio che ne abbia- mo tratto è di tipo "morale". L'editoriale di di- cembre, malgrado questa situazione, era im- prontato all'ottimismo. Con il senno del poi oggi posso dire che si trattava di un ottimi- smo eccessivo, anche per quanto riguarda il comportamento di alcuni associati ed i conti- nui disagi causati dalla Bassanini. Siamo ar- rivati all'incredibile: sono dovuto intervenire

presso il Comune di Genova in quanto un cir- co poco più che familiare (ovviamente non del- l'Ente) pretendeva d'agire come circo princi- pale in un capoluogo di regione, malgrado il regolamento comunale prevedesse circhi di importanza nazionale.

Concludo citando un episodio che ci denigra in maniera grossolana, che non fa onore al mondo dell'informazione e che personalmente mi amareggia. Mi decido a parlarne questa volta dandogli un certo rilievo, in quanto Tele

Montecarlo, citando il caos createsi al nuovo

aeroporto di Milano, in apertura di notizia al- l'interno del "TG", ha usato l'espressione "il circo della Malpensa". A parte pubblichiamo la lettera di protesta che abbiamo inviato alla

direziono di "TMC", ma occorre parlarne ad alta voce perché rappresenta solo l'ultimo caso di una lunga serie, la goccia che ha fat-

to traboccare il vaso. l mass media usano spesso la parola circo come sinonimo di caos, confusione, mancanza d'organizzazione,

eco., cioè con una connotazione del tutto ne- gativa se non dispregiativa. Accade sulla car- ta stampata, ma radio e TV non fanno ecce- zione e si sono sentite sovente frasi come

questa: "Ordine, qui non siamo al circo". Cre- do sia ora di chiarire che il nostro mondo è ben altra cosa. Un circo deve essere organiz- zato non solo disciplinatamente, ma tutto deve seguire un preciso ordine, che scandisce le nostre giornate minuto per minuto. Owiamen- tè mi riferisco ai circhi con la c maiuscola e non abbiamo la pretesa assurda che tutti ab- biamo queste caratteristiche. Se il termine circo venisse associato ad allegria, incontro, divertimento, non potremmo che essere d'ac- cordo così come lo siamo quando sentiamo parlare di "circo della formula 1", perché in questo caso si fa riferimento ad una situazio- ne che ha con noi profonde analogie: i piloti dormono in camper, le vetture hanno i loro box, tutto è sincronizzato al minuto e quasi ogni corsa crea spettacolo. Un po' meno d'ac- cordo lo siamo quando si parla di "circo bian- co". Comunque anche in questo caso lo spet- taccio c'è, in particolare con l'inclusione dei

salti mortali e altre acrobazie. Ho voluto in- eludere questo mugugno in apertura di que- sto numero della nostra rivista nella speran- za che, arrivando nelle redazioni di tutti i quo- tidiani nazionali e degli organi di informazio- ne in generale, i "professionisti della notizia"

possano riconoscere l'errore e comportarsi di conseguenza. Sbagliare è umano, perseve-

rare è diabolico.

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le

MASSIMO AlBERINI RflCCONTA DEI SUOI UmNI INCONTRI CON ARTISTI SOVIETICI. UITIME UURNÉE ufflciAii DI CROSSI spmncou PBOVENIENTI DU MoSCfl VENNERO ORBnNUZATE DA WftlTER NONES, DA MURA GII ARTISTI BUSSI ENIGRnNO ALl'ESTERO MI Dft INDIPENDENTI, UN SUCCESS DELIA DEMOCRnZM, NIA NON C'É PIÙ IL FUSCINO DEll' "EVENTO"

Passarono tredici anni pri- ma che Walter Nones riu-

scisse a portare nuova- mente il circo di Mosca in Italia. Nel frat-

tempo mi fu possibile vedere i russi a casa loro. Ciò avvenne nel giugno 1970.

Con mia moglie, avevamo prenotato una

crociera a bordo dell'Ausonio, una nave

piccola ma molto elegante, che avrebbe fra l'altro toccato tre porti del Mar Nero,

L'Unione Sovietica cominciava ad acco-

gliere turisti ma in gruppi scortati dalla polizia e divieto di allontanarsi. Misi le mani avanti con due mesi d'anticipo chie- dendo all'ambasciata a Roma di poter in-

tervistare il direttore del circo di Odessa.

Mi risposero che era in ferie proponen-

domi invece il circo di Socin: se d'accor-

do, dovevo anticipare diversi dollari per due poltrone al circo, il taxi e l'interprete.

Accettai e il giorno 20 giugno, quando attraccammo a Socin, due poliziotti ven- nero a chiedere dov'era il giornalista au-

torizzato a scendere. Mi dissero di tro-

varci pronti in banchina alle 13: furono

puntuali e con loro c'era Alexis, un sim- patico ragazzo laureato allo Smolskj, che parlava benissimo l'italiano. Poco dopo

eravamo nella direziono del circo. Lo sta-

to d'animo di Alessandro Piscipk Semon, direttore del circo, si esprime con due parole: preoccupazione e paura. Quel giornalista straniero portategli in casa

dalla polizia poteva voler dire dispiaceri.

Così si chiuse in un mutismo quasi as- soluto. Per fortuna nei pannelli c'erano grandi fotografie degli artisti più noti; glieli nominai, dissi dì averli incontrati. Pian piano si convinse che non mi interessa- vo di politica e non facevo domande tra-

bocchetto. Si lasdò andare. Prima di tut-

to, niente poltrone, avrei avuto il suo pal-

co. Nell'intervallo ci saremmo visti di nuo-

vo. II circo "in plance" era piccolino -1250 posti - lo spettacolo adatto al pubblico di bravi operai, mandati per premio a fare

le vacanze in Crimea. Ricordo un itlusio-

nista che lavorava con grandi bacinelte piene d'acqua e rividi Nikouline; aveva la

"macchina atomica", vi introduceva una

bottiglia da due litri, con grande entusia- smo di un pubblico che la vodka stenta-

va a trovarla. Tornammo di là. Il direttore

aveva preparato una merenda enorme:

caviale, aringa, yogurt, dolci, frutta, aran- ciata, vincilo frizzante locale e mottissi- ma vodka. Mi parlò di sé; lavorava da 40 anni, era stato operaio camionista, affis- satore e, finalmente, responsabile del circo, mentre se ne stava costruendo uno nuovo. Era stato proclamato "artista eme- rito". Mia moglie e Alexis vennero deco- rati con la medaglia del cinquantesimo (io sfoggiavo già la mia, e anche quello lo aveva rassicurato). Brindammo. Io di- stribuì con larghezza penne biro a due colori (mi avevano avvisato di portarne molte). Brindammo in buona armonia e dopo la seconda parte dello spettacolo

tornai alla nave senza scorte. Alexis salì

a bordo per bersi un per fui inedito bitter Campari. Il circo di Mosca venne per la quarta volta in Italia nel 1982. Una novi- tà importante; Walter Nones che aveva organizzato la tournée, aveva avuto per la prima volta la possibilità di scegliere quindici numeri non più imposti dal mini- stero. Il tempo aveva svolto la sua sele-

zione: Durov e Filatov erano morti, Po- pov faceva il pensionato. Debutto a Tori- no, in gennaio, a Milano in aprile. Spet- taccio buono, con tigri, leoni, orsi. Molta evidenza ai cosacchi. Tutto bene, ma era ormai sparito il fascino dell'eccezionale che aveva contraddistinto i primi arrivi.

Ora il viaggio turistico in Unione Sovieti- ca era alla portata di molti, c'era ancora il muro di Berlino, ma non si parlava più di cortina di ferro. Discorso analogo per la quinta venuta, anche quella ad opera di Walter Nones. Lo spettacolo era com- pletamente nuovo, messo in pista da uno di quei registi ai quali i circhi attuali si affidano. La prima parte, di 43 minuti, era riservata a una pantomima aerea, "La leggenda di Prometeo". Iniziava con

l'eroe che porta il fuoco agli uomini e fi- niva con dodici trapezisti imitanti gli astro- nauti nelle loro "passeggiate spaziali".

Solo nella seconda parte si tornava al

circo tradizionale. Da anni, lo vediamo, i

russi si inseriscono in altri programmi e non mancano ai festival di Monte Carlo, dove contendono i Clown d'Oro soprat-

tutto a cinesi e ai bravissimi volanti core-

ani. loro lo ha avuto anche Popov, nel 1981: motivazione ufficiale, "alla carrie- ra", in pratica nel ricordo dei giorni lonta- ni in cui seppe affiancare all'immagine di una Unione Sovietica cupa e militare- sca, il suo sorriso e la sua comicità bam- binesca di clown venuto da lontano.

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a Cinematheque Nationale di Parigi, forse il più prestigioso istituto del mondo per la con- sen/azione e lo studio dei film, dedica duran- tè l'anno rassegne a temi, autoh o interpreti in occasione delle quali vengono restaurate opere, organizzati incontri e occasioni inter- nazionali di studio, Nel corso dell'Autunno 1999, a fianco alla grande retrospettiva sul centenario di Hitchcock, la Cineteca ha deci- so di affrontare un tema negli ultimi anni mol- to di moda in Francia, e cioè il circo. "Cirque et Cinema" ha programmato perire mesi cen- tinaia di pellicole a soggetto circense prove- nienti da archivi di tutto il mondo, e per la mag- gior parte rarissime. Si tratta probabilmente della più ambiziosa rassegna dnematografi- ca mai dedicata al mondo del circo, l fortuna-

^ ^

AlU ClNENUtfflEOUE NMIONME DI PflRIBI È STMn OReflNBUffA U

AoiMUIDOEVBmDBBmEANCNEINhMU?

ti e pazienti frequentatori delle sale della d-

neteca hanno avuto t'imbarazzo della scelta:

si va dalle "entrate" di Fooft e Chocolat (in- ventori del duo downesco) filmati nienteme- no che dai Lamiere, a curiosi horror america- ni degli anni '50, a un numero notevole di opere drammatiche scandinave, a eccezio- nali documenti mssi e cinesi fino ai dassici da tutti conosciuti riscoperti per l'occasione sul grande scheimo, loro destinazione natu- rale, in copie dalla stampa impeccabile. Que- ste ultime opere, le più note (Chaplin, Fellini, DeMille, Etaix etc.), sono state raccolte in un

.programma principalmente destinato ai ra- gazzi di cui faceva parte anche una notevole selezione di cortometraggi d'animazione sul arco, dalle origini del cinema ad oggi, prove- nienti dagli Usa o dai Paesi dell'Est. La se- zìone principale della rassegna raccoglieva invece film più rari e raffinati, spesso docu- menti unid non solo per l'arte dnematografi- ca ma anche per la vita circense di epoche ormai comparse. E' il caso ad esempio di fil- mati di numeri cinesi o mssi degli anni '50, o di acrobati orientali alle esposizioni pan'gine dei primi del secolo; all'introvabile "Lure ofthe Circus", drammone del 1918 che è l'unica

testimonianza filmata circo di Bamum &

Bailey. Tra le varie curiosità, molte comiche

americane del muto sconosdute ambientate

nel circo, e sempre dagli Usa, "Circus Days"

del 1924 con protagonista Jad<ie Coogan, il ragazzino reso celebre da Chaplin nel "Mo- nello". O l'imperdibile musicai lusso "Cyr^' di Alexandrov (1936) con il primo periodo del circo sovietico in tutto il suo trionfo coreogra- fico, quasi ad emulare la Hollywood di quegli anni. Altre rarità il cortometraggio "Circus"

(1956) di e con Gene Kelly, incantevole core- ografìa muta realizzala nel periodo di massi- mo splendore della MGM, o il b-movie giallo

"Ring of Fear", un dassico dei drive-in degli anni '60, con protagonista il domatore di leo- ni Clyde Beatty. Non mancavano opere più recenti anche di area sperimentale e pnesso-

che sconosciute come lo svizzero "Morte del

direttore di un arco di puld" del 1972 (si ucd- de perché la propria troupe è sterminata per errore da un aereo die spruzza insetticida), Tra le opere contemporanee, interessanti la- vori di autori del medio oriente su troupes no- madi e acrobati di regioni remote, o film sul circo anche dal Giappone. Per quanto riguar- da classici, oltre ai titoli più owi riuniti come

già detto nella sezione per ragazzi, non è mancata l'occasione di poter finalmente ve- dere opere note più per nome che per la ef- fettiva reperibilità. E' il caso di "Sally of the Sawdusf (1923) primo film da protagonista di W.C. Fields, il più grande giocoliere ameri- cano del tempo (di cui qui si vede il numero completo) all'inizb della sua trionfale camera dnematografica; o dei due melodrammi dr- censi oon Lon Chaney, il maggiore interprete drammatico della Hollywood del muto: "Quel- lo che prende gli schiaffi" (1924) e "Ridi, down, ridi" (1928). E ancora, l'inglese "Circus ofHor- rors", il mitico "Lola Montes" di Ophuls, la "Nuits des Forains"di Bergman, l'immancabileTre- aks", e lo spesso dimenticato "Man on a T1- ghtrope" di Kazan, 1952 (quello del circo ce-

coslovacco che cerca di attraversare ilconfì-

ne con l'Ovest). E i film francesi? L'azione della Cineteca d'oltralpe non si è fermata a questa

interminabile raccolta di tesori. Con un note-

vale impegno anche finanziario, e col sup- porto del CNC (Centre National de la Cine- matographie) si sono reperite e restaurate, una per una, circa quaranta opere cìnemato- grafiche a tema drcense realizzate in Fran- da in oltre un secolo, e proiettate in un'appo- sita rassegna. Si tratta per lo più di melo- drammi sanoscjuti (per la maggior parte tra gli anni '30 e '50), dallo scarso valore dne- matografo e dalle frame improbabjli ma in epoca pre-televisiva sicuri sua^ssi di "cas- setta". Ma spesso sono firmate da registi poi divenuti celebri e soprattutto ritraggono am- bienti e personaggi di fondo di capitale im- portanza per la storia del circo. E' il caso del-

lo "scherzo" surrealista "Les AfFaires Publi-

ques" (1934), cortometraggio d'esordio di Bresson il cui protagonista è il clown Beby (Aristodemo Frediani); o "Reves de Clown"

(1924), unica esperienza cinematografica dei Fratellini, e quell'"Au revoir Monsieur Grock"

che pochissimi hanno visto, interpretato dal down dei downs. Assieme a questi film sono stati trovati curiosi dnegiomali o spot pubbli- citari per il dnema girati nei archi francesi. A questa serie di manifestazioni ha fatto da

corollario una serie di trasmissioni radiofoni-

che di Radio France con i vari protagonisti del circo di oggi. La rassegna non ha visto la pubblicazione di un catalogo, ma per l'occa- siane la più prestigiosa rivista d'arte in Fran- a'a Artpfess, ha pubblicato un numero spe-

ciale interamente dedicato alla storia e all'at-

hjalità del arco, con saggi di quaranta esper-

ti. Qualche riflessione? Se non altro viene spontaneo dire che anche in Italia esistono strutture capaci di organizzare rassegne a questi livelli (uno perUti il Palazzo delle Espo- sizioni a Roma) e una Cineteca Nazionale il cui patrimonio e il cui th/ello di reslauro è da qualche anno tra i fori all'occhiello della no-

stra cultura nel mondo. Quello che manca a

differenza che in Franda è, come sappiamo, la convinzione che il arco possa costituire un soggettoailturale di uncerto interesse. Quan- do il sottoscritto stava al Centro Sperimenta- le di Cinematografia si era provato, stuzzica- to da Antonio Buccioni (e da chi se no?), a verificare resistenza di un catalogo "circo"

presso la Cineteca Nazionale. Scartabellato l'archivio saltò finalmente fuori un foglietto

striminzito, scritto metà a mano e metà a

macchina, risalente a chissà quanti decenni

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fa, con qualche vago titolo di film. Il lavoro è ancora tutto da fare. Ma ci pensate a quanti film sul circo sono stati girati in Italia soltanto

nei decenni del muto e che nessuno ha mai

più visto? O a come i cinegiomali dell'lstituto Luce potrebbero documentare la storia dei nostri circhi, o di quelli che così spesso veni- vano dall'estero tra le due guerre? E' ancora tutto da iniziare per consegnare il circo al mondo della cultura e quindi risvegliare l'in- (eresse l'opinione pubblica nei confronti del

arco.

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lLNORDECTnnUflNOSIRNEU"MIRACOróSO"flNCHEPERILMER(mCIRCENSECONITESSflim

nSUDniaNCHEI'BCilUIIDIDMEIISIOIIMEDIE-PICCOU. ItUIIUinNNIDIIimDnnilfflnniSI

Esmrosmvi.

Grazie a circostanze che, come spesso accade, paiono rientrare nell'impondera- bile, il Veneto - dopo essere stato inspie- gabilmente ignorato per qualche tempo - all'inizio dell'autunno appena trascorso ha visto concentrarsi sul proprio territorio al- meno nove circhi delle più diverse dimen- sioni. Inutile dire che alcuni complessf hanno finito per contendersi le stesse piazze o per succedersi neila medesima città nel giro di pochi giorni, fenomeno questo che si era abituati a riscontrare nelle aree metropolitane - e nel milanese in particolare - soprattutto nel periodo in-

vernale. Nonostante ciò va dato atto che

la congiuntura deve dirsi complessiva- mente favorevole se è vero, come è vero, che ha permesso a quasi tutti i circhi di godere di un buon numero di spettatori, Detto dell'ottimo successo di Moira OFfsi a Verona e a Vicenza ma anche dei buo- ni risultati del Circo di Montecarlo della famiglia D'Amico (nel Veneto fin dalla sta- gione estiva) segnaliamo di seguito i pro- grammi di due complessi che, ciascuno con le proprie peculiarità, possono dirsi

rappresentativi del "prodotto circo" di fa- scia media che viene offerto al pubblico

del centro-nord.

ROMINAORFEI

Il circo, ge?t;t .. ^<1" v a Ntemen, prende il i.w. rfei. f^iadi Amedeo, {Do^e c alesiassu- me, tra gli alN, anche Fwere di presw- taro con una certa verve lo spettacolo.

Qu^t'ultimo, va subito detto, si caratte- rizza per l'entusiasmo che i giovani della famiglia riescono a trasmettere al pubbli- co e per l'evidente tendenza al migliora- irento che sta animando questo circo. Il programma invernale prevede un gruppo di cinque cavaili angloarabi in libertà (già di EhnoTogró) mandati da Donald Niemen che, in sella ad uno stallane andaluso, si produce anche in alcuni passaggi di alta scuote oltre a presentare un gruppo di

animali esotici che chiude la seconda

parte. Tra le performances di famiglia ri-

cordiamo Kevin e David in un numero di

acrobatica eccentrica (una detle poche attrazioni del genere di produzione inter-

na presente in circhi di simili dimensioni), Damo nelle vesti di fakiro e alle prese con le bolas e la stessa Romina nella consueta attrazione di equilibrismo sulla scala con spade e pugnali. Le riprese comiche sono affidate ad Arcangelo Busnelli che sce- glie il repertorio convenzionale, tipico dei clowns di pari categoria anche se - va

detto - sciorinato con una certa dose di

energia comica. Lo stesso "augusto" nel- la seconda parte manda in pista un grup- pò di cani daimata che ormai stanno di- ventando una costante in molti circhi vi-

sto il gradimento incontrato nel pubblico infantile. La sedicenne figlia di Busnelli, Suyen, dopo un anno di Accademia a Cesenatico, si cimenta nel verticalismo dando dimostrazione di buona capacità di "tenere" la pista. Di sicuro effetto nello spettacolo il sempre suggestivo lavoro al trapezio "Washington" di Rosita Diana (che ricordiamo al Festival di Verona '93) che presenta pure una performance di equili-

brismo *di testa" assieme al marito San-

dro Manfredini, figlio di Massimo, con un esercizio finale che ricorda quello di Tito

Reyes. Ad ottobre hanno lasciato la com- pagnia Deborah Sambiase e Elder Errani (veticali, rulli e cani) per venire rimpiaz- zati dal gruppo misto di belve di Redi Cri- stiani, al ritorno nel nostro paese dopo alcune fortunate stagioni in Francia, e dal numero di hula hop presentato dalla mo- glie Sahara Bobba. Dettagli tutt'altro che trascurabili risultano il buono stato del materiale e la particolare cura dedicata dalla famiglia Niemen - in particolare da Donald - alla stabulazione degli animali.

nuova performance di jonglerie con le palline rimbalzate a terra che nel finale prevede anche un passaggio con nove

elementi. Per le festività di fine anno il cir-

co ha in programma la piazza di Mostre e la compagnia dovrebbe essere rinforzata dall'arrivo dei trapezisti volanti messicani Jimenez (che risulteranno di sicuro effet- to sotto lo chapiteau dei Cristiani) e dalla famiglia diArtidoro Caveagna con l'entrata musicale ed un numero di giocoliere. In

entrambi casi non possiamo che augu- rarci che i buoni risultati del momento spin- gano le famiglie alla guida dei circhi in questione a spendere energie, tempo e denari nella ricerca di un costante miglio-

ramento.

CIRCO DI PRAGA

La famiglia di Cristiani torna nel Veneto dopo molti anni di assenza e si presenta

con materiale e strutture in buon ordine

disposte secondo l'impostazione del cir- co tradizionale. Lo spettacolo si basa, come di consueto, sulle forze di famiglia:

ai componenti dei nuclei Cristiani e Zor- zan spetta il compito, infatti, di presenta- re un numero di giocolieri di gruppo in apertura, le evoluzioni con i pattini, l'equi- librio con le spade e la corda aerea (per llenia Zorzan), il letto elastico (per Gre- gor), l'hula hop (per Eva). Gli animali di

"casa" passano in pista condotti da Dani- lo Cristiani, per quanto riguarda le tigri, da Maruska Cristiani, per l'esotico e dagli Zorzan per il numero finale dei cani. Le riprese comiche sono di famiglia e la pre-

sentazione è affidata a Darwin Cristiani.

Attrazioni ingaggiate risultano, invece, quelle di Shirley al trapezio Washington, di Danglar Rossante col noto numero di foche e del figlio Igorche presenta la sua

(7)

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(8)

il erto

l'OPERA DEL GRANDE ARTI B t STATfl SPESSO ISPIRATA n TEMI CIRCENSI. lUINCUnd KUESTONUME- ROnDUNAUZZAREIS 11.

ittore, grafico, ceramista a più di novant'anni, nel 1973 a Mougins, molte volte e completamente c. io e scultore, con una mole è oggi considerato uno de^i artisti più delia sua camera "attraverso uno di lavoro che non ha celebri di tutti i tempi. "Genio in quattro sperimentalismo eretto a sistema" e (X)n precedenti nella storia dell'arte, Pablo periodi e mille stili" ha avuto la degli stili diversi i cui sempre è riuscito Picasso, nato a Malaga nel 1881 e morto straordinaria capacità di reinventarsi ad eccellere.

/periodi

Possono es& divisi in quattro, a gran- di linee i "periodi" che ne contraddistinguono le opere: "il periodo blu" che va dal 1901 al 1905; "il periodo rosa" fìno al 1906, il più amato dai colle- zionisti e in buona parte ispirato al circo;

"il cubismo" dal 1907, a partire dal famo- sissimo dipinto Les demoiselles

d'Avignon, periodo che a sua volta i criti- ci hanno dviso in due parti, "l'analitico"

con l'assidua presenza di Georges Braque e "il sintetico" dove riformula la sua visione a partire dalla deformazio-

ne; infine "d periodo classicista e surrealista" dagli anni venti sino al '37 quando con il celeberrimo e drammatico

Guemica, condensa tutti gli stili attraver-

sati,

anzi, suoi arlecchini-saltimbanchi-

acrobati sono pur sempre degli emarginati rappresentati fuori dal loro

contesto naturale. Essi provano gli equilibri e le acrobazie d'abitudine su

sfere o cavalli, ma all'aperto, in un paesaggio che rappresenta forse la

periferia, luogo anche questo marginale per personaggi che vivono ai margini

della società.

Indagine continua

Però pur nell'accostarsi con sempre maggiore insistenza al tema circense che

per certi versi è sicuramente manieristico,

non tralascia il percorso più pregnante dell'indagine psicologica, presente negli sguardi, atteggiamenti e posture che sempre tendono a raccontare e non solamente a descrivere questo ambiente, Un'indagine continua che a nostro avviso rappresenta il vero motore del suo creare

e che lo porterà alla sperimentazione più assidua dei periodi successivi.

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Un nuovo vitalismo

ti mondo del circo, tanto importante nell'opera di Picasso per quanto concerne le sue opere figurative è dunque perlopiù riconducibile al ristretto

periodo rosa. Non si è trattato però di una

"folgorazione tematica", tanto è vero che alcuni soggetti appaiono già nel 1901 ed altri verranno ripresi e reinterpretati più avanti, piuttosto ha rappresentato il tempo in cui è nata in lui la necessità di mostrare un nuovo "vitalismo" che nello

spostamento tematico facesse Sa contrappunto ai poveri e diseredati, rappresentati nel periodo precedente.

Non che il circo abbia nelle sue

rappresentazioni una patente di nobiltà,

^:tì. - 111

(9)

. ^

più numerosi...

ome già accennato nel quindi citiamo solo coloro che hanno avu- il circo, e insieme fondano una nuova di-

precedente numero, per to una discendenza in circo. La maggio- nastia di artisti, Alfredo conosciuto da tutti avere le prime notizie ab- re Maria, detta Pina, cavallerizza e bai- come Medifred, un rinomato giocoliere bastanza precise sulla famiglia Medini è lerina sul filo sposa Francesco Forgione (mestiere che poi "passa" ai figli, tutti in necessario risalire fino alla prima metà un fermo "scappato" di casa per seguire circo). Adele, generica, sposa il pale-

dell'800. Sappiamo per certo che a quel- l'epoca due fratelli -Antonio e Luigi - era-

no già nel circo e venivano considerati come i capostipiti di questa famiglia, ori- ginaria di Pesare. Di Leopoldo (figlio di Luigi) e della sua discendenza ci siamo già occupati nel precedente articolo.

Oggi raccontiamo la storia di un altro fi- glio di Luigi, Bernardo, nonché della di- scendenza di Antonio, Bernardo, salta- tore, con la moglie Adalgisa Caroli mette al mondo ben 14 figli. Lo spettacolo è garantito!... Questi 14 fratelli si specia- lizzano nei classici esercizi dell'epoca (siamo nei primi anni del '900) e lavora- no nell'arena paterna: le donne sono equilibriste sul filo e gli uomini sono acro- bati agli staffoni. Stranamente, solo 5 di questi figli continuano la discendenza in circo. Per correttezza si dovrebbero men- zionare tutti i fratelli, ma ['elenco risulte- rebbe lunghissimo e noioso per i lettori;

strante Giuseppe Luigi Nones e da vita ad una nuova dinastia di artisti, oggi ben

nota nel mondo del circo. Mafalda, come

Adele, da vita ad una nuova dinastia di artisti (i Papi tutti ancora in circo); Gae- tano diventa grande saltatore, (i suoi figli sono in circo) e l'ultima sorella Germana prosegue la vita d'artista con il marito Se- condo Caveagna. Torniamo un passo in- dietro, al capostipite Antonio (fratello di Luigi), morto prima del 1921. Ricostruire la sua vita è molto difficile in quanto man-

cano ricordi diretti dei discendenti. La

storia (forse possiamo dire leggenda) racconta di 21 figli, solo otto dei quali di- ventati adulti: Emma, Rosa, Alfredo, Pie- tro, Felice Amedeo, Giovanni e France-

sco e Emilia (che non ha avuto figli). Que- sti fratelli (con relativa discendenza) sono rimasti in circo. Anche qui per correttez- za si dovrebbero menzionare tutti questi discendenti, ma non è possibile. Possia- mo comunque affermare che tutti hanno contribuito a fare la storia del circo. Un

figlio di Antonio, Giovanni, classe 1896, è il padre di un personaggio piuttosto fa- moso: Vittorio Medini, contorsionista, acrobata e cavallerizzo. Negli anni '50 è volante nella famosa troupe della fami- glìa Jarz. Nel 1951 apre l'arena Medini (oggi è ancora attivo il circo familiare) in

cui Vittorio è il clown Cocacola. Vittorio

ha avuto con la moglie Wanda Cavea- gna otto figli tutti artisti nel circo paterno.

La prima volta che ho incontrato Vittorio Medini era il lontano 1984, ma di quelle giornate trascorse in sua compagnia ho

un vivo ricordo. Sono rimasta molto col-

pita da questa "grande" famiglia, un tipi- co esempio di "famiglia circense", Que- sta caratteristica di tenere la famiglia tutta unita è più facile trovarla nel circo medio e medio-piccolo, non solo per esigenze di spettacolo (spesso retta interamente dagli stretti membri della famiglia). Come nella prima metà dell'800 i capostipiti hanno avuto tanti figli che sono vissuti

insieme tanti anni, così allo stesso modo

cento anni dopo queste ultime genera- zioni di padri (Vittorio, come i suoi fratelli e cugini) hanno avuto tanti figli che, nel- la maggior parte dei casi vivono ancora insieme. Ad esempio la famiglia di Leo- poldo citata già nel precedente nume- ro), la famiglia di "Medifred", la discen- denza di Pietro, la famiglia di Ercole.

Anche se oggi ognuno è sposato e ha la propria famiglia, il nucleo centrale resta unito al capofamiglia più anziano.

Sandra Mantovani ed io abbiamo parla- to a lungo con Vittorio, non tanto della sua famiglia o dei suoi ricordi personali (perché vanno troppo indietro nel tem- pò, e - come ho forse già detto altre volte

- non c'era l'usanza come adesso di sa-

pere tutto di tutti; una volta "si taceva e si ubbidiva, e basta") quanto dei trucchi, degli spiili, di tutti i nomi tecnici degli og- getti e degli attrezzi, nonché del gergo ancora in uso tra le persone dello spet- tacolo viaggiante. Questo glossario è sta- to aggiornato con gli altri artisti da noi successivamente intervistati, ai quali abbiamo spesso chiesto notizie circo-

'AZ f~

stanziate sui propri numeri e attrezzi.

Durante lo spettacolo nel circo di Vittorio

Medini abbiamo visto lavorare tutti i fra-

telli, che si sono specializzati ognuno in

un numero diverso. Abbiamo anche avu-

to l'occasione di vedere quei numeri tra- dizionali, il senza sella di Denise, che ormai è sempre più raro e il salto alla battuta. Ho saputo che Vittorio ha avuto dei problemi di salute e sono molto con- tenta di sapere che ora sta meglio. Non voglio concludere con una frase retori- ca, ma sono sicura che Vittorio Medini appena può è in barriera per poter tene- re tutto sotto controllo. Voglio ringrazia- re Vittorio (e tutta la sua famiglia) che è stato un valido aiuto per capire il circo e la sua gente.

(10)

DOPO IL RESOCONTO DEI VIAGGIO CINESE DI EGIDIO PAIMIRI E U PUBBUCAZIONE SUI VENERDÌ DI REPUBBUCnDIUNARTICOUCHEnCCUSAUSCUOLEDElSOlUVJUffE DI MEreUITROPPO BRUSCHI,

nBiwiiuMOUNUffloninmimosuiUKnuflMBusnuiUDHi'MRouunoRBiniL

a Cina è formata da ventuno Province, cin- que Regioni autonome e tre Municipalità direttamente governate e in essa agiscono oltre cento compagnie acrobatiche che non sono, come avveni- va in Russia, controllate da un unico or- ganismo. Seppure tutte sotto la respon- sabilità del Ministero della Cultura alcune di esse hanno infatti un ordinamento Pro- vinciale, altre Regionale, altre ancora Sta- tale. Esistono inoltre delle compagnie nate in seno a grandi enti pubblici, come quel-

la dell'Esercito, quella del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni e le due com- pagnie delle Ferrovie Cinesi. Poche sono le compagnie private. Tutte le compagnie si esibiscono su palcoscenico e i tendoni sono utilizzati solo in rari casi. Mentre pro- pria in questi ultimi anni si stanno co- struendo alcuni circhi stabili. Interessan-

tè da un punto di vista antropologico quan- to accade a Wuqiao, Liaocheng, Yancheng e Tianmen, località che godono dell'ap- pellativo di "case dell'acrobazia". In esse tutti gli abitanti del luogo eseguono per la

tas^

strada esercizi di acrobazia come giocas- sera al pallone o a nascondino. D'altron- de proprio in questa nazione, oltre mille anni, fa le arti dell'acrobazia venivano già praticate e insegnate assieme a quelle del canto, della danza e della recitazione nel famoso Giardino dei Peri. E anche per questo nei numeri acrobatici cinesi sono frequenti le citazioni ed i riferimenti a miti e leggende popolari o a temi ricorrenti dell'Opera di Pechino.

Preistoria

Molte testimonianze dell'antica presenza di acrobati sul territorio orientale sono giunte ai giorni nostri attraverso libri, di- pinti, sculture di legno o di pietra e oggetti tombali, l primi esercizi di acrobaziafuro- no dei correlativi spettacolari di quanto accadeva nella vita quotidiana. Lotte tra

tribù, scene di caccia o momenti del lavo- ro, venivano tramutati in rituali nel corso

dei quali erano utilizzate componenti acro- batiche. E il carattere puramente ludico dell'acrobazia deve la propria nascita al

fatto che guerrieri e cacciatori a riposo, si impegnassero in competizioni al duplice scopo di tenersi in allenamento ed eleg- gere i migliori fra loro. L'acrobazia trovò quindi origine e modalità di esistenza al- l'interno o a lato di gare e competizioni, ovvero in quelle che oggi denominerem- mo manifestazioni sportive. Col tempo queste dimostrazioni di abilità finirono per perdere la componente agonistica a fa- vore di quella ludica, diventando quindi essenzialmente spettacoli. In oriente i vir- tuosi del corpo ebbero ammiratori d'ec- cezione. Nel libro l! Segreto della Vita, un classico del taoistaZhuang Zi risalente al V secolo a.C., è descritto lo stupore pro- vato da Confucio nell'osservare l'abilità di un giocoliere: "Quando Confucio passò per io stato di Chu, arrivò ad una foresta dove vide un gobbo che catturava delle

cicale con delle bacchettine che teneva

tra le dita. la tua destrezza è grande!"

esclamò Confucio "Come arrivi a tale ri- sultato?" "E' il frutto di una lunga prepara- zione, " Rispose il gobbo, "Mi esercito per cinque o sei mesi a mantenere due palle, una sopra l'altra, in cima ad una bacchet- ta. Se esse non cascano significa che non mi scapperanno molte cicale. Quando sarò in grado di tenerne in equilibrio tre, vorrà dire che potrò afferrare le cicale anche a mani nude." Il racconto eviden- zia una grande ammirazione per il virtuo-

sisma fisico quando questo è accompa- gnato alle virtù della pazienza e della per- severanza. Un'ammirazione tale da per- mettere all'acrobazia e alle discipline cor- relate di fungere persino da deterrente alle

attività belliche, almeno nella fantasia

popolare. Ancora Zhuang Zi racconta, in- fatti, di come Xiong Yiliao, allora coman- dante dell'esercito della dinastia regnan- tè dei Chou, per evitare tragici spargimenti di sangue durante una battaglia, si fosse ingegnato di stupire i soldati nemici Song con la sua famosa giocoleria con nove palline, al fine di ottenerne la resa incon- dizionata. Il periodo di maggior splendore per la Cina antica fu quello della dinastia Han, dal 206 a.C. al 220 d.C. In quegli anni sudditi e regnanti si impegnarono a fon- do per permettere sviluppi e progressi in ogni campo economico, sociale e cultu- rale. Un occhio di riguardo venne presta- to alle discipline dello spettacolo popola- re le quali vennero accomunate a quelle più nobili sotto la definizione de "i cento giochi", l cento giochi erano una serie di gare alle quali partecipavano i migliori di

(11)

ogni disciplina. Fra esse vi erano dei futu- ri sport come la lotta e le corse coi caval- li, ma anche acrobazia, canto, imitazione di suoni, recitazione e danza. Durante le visite di rappresentanti e diplomatici di altri paesi i cento giochi venivano celebrati al- l'interno di grandi feste nelle quali, oltre ai consueti scambi di doni, si tenevano sfar- zosi spettacoli. Possiamo quindi afferma- re che in Cina la codificazione delle varie discipline dell'intrattenimento popolare sia avvenuta qualche secolo prima che nel

mondo occidentale. E' chiaro che tutte

queste riflessioni sono possibili solo gra- zie a recenti studi sulla cultura dello spet- tacolo cinese, dai quali abbiamo potuto trarre preziose informazioni, Importanti i contributi di Nicola Bavarese (Teatro e

spettacolo fra Oriente e Occidente, Later- za, 1992), che afferma fra l'altro che la fun-

zione sociale del teatro in Cina si basava

sul fatto che gli spettacoli erano conside- rati un regalo appropriato per gli uomini e per gli dei: le feste religiose, generalmen- tè in onore di divinità locali (come succe- deva in Egitto), erano sempre accompa- gnate da rappresentazioni di fronte all'im- magine del dio (ed è per questo che ci sono palcoscenici di fronte all'edificio prin- cipale di alcuni templi). Nel II secolo a.c.

nell'epoca Han i riti erano accettati come manifestazioni del potere e dell'istituzio- ne, i divertimenti e le rappresentazioni

erano viceversa condannati come contrari alla morale sociale dominante. Il teatro ri- sultò così diviso tra letteratura, un'arte colta e permessa, e spettacolo, un'arte bassa, popolare, proveniente dal mondo

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dei cantastorie, dei saltimbanchi e degli acrobati, e, come tale, considerata immo- rale ed interdetta. Gli Han avevano comun- que avuto un ruolo di primo piano nello sviluppo di queste forme di intrattenimento e purtroppo, al decadere della dinastia, tutti coloro che di tale discipline avevano fatto la propria professione, tornarono a passare brutti momenti e furono costretti ad esibirsi per le strade e ad affrontare lunghi spostamenti che mettevano a re- pentaglio la loro stessa vita, essendo quel- l'epoca caratterizzata da cruente lotte in-

terne estese a tutto il territorio. Questo

periodo buio durò circa sei secoli, cioè fino a quando il paese fu riportato ad un buon grado di cultura e di prosperità dagli im- peratori della dinastia Tang che assurse al potere nel 618. Con l'avvento di questa dinastia, che regnò sino al 907, tornò la pace e con essa un buon livello di benes- sere e di cultura che permise degli svi- luppi impensabili in occidente. Infatti, in Cina, nella prima metà del 700, l'impera- tore Xuanzong aveva fondato i! celebre Giardino dei Peri, primo Istituto dette Arti dello Spettacolo di tutto il mondo, dove le discipline venivano insegnate serbando uguale attenzione alle diverse componenti spettacolari quali musica, canto, danza, ginnastica ed acrobazia, E' affascinante provare ad immaginare i! giardino dei peri in un pomeriggio di lezioni: da una parte dei giovani impegnati in difficoltosi voca-

lizzi, da un'altra alcuni acrobati in veloci ma essenziali movimenti, da un'altra an-

cora dei truccatori all'opera sul viso di un

attore e così via. Del resto lo stesso Ka-

buki, così come da noi oggi conosciuto, da l'impressione di essere un'armoniosa fusione fra le varie discipline; ed ancora adesso in Cina gli spettacoli d'arte acro- batica sono impregnati di riferimenti cul- turali di ogni genere. In quel periodo di diffuso riftorire, cominciò ad essere abboz- zata persino un'anticipazione della futura statalizzazione delle arti acrobatiche. Le compagnie di acrobati potevano infatti essere governative o private. Le prime erano composte dai migliori talenti e si esibivano solo su ordine dell'imperatore in occasione di festeggiamenti molto im- portanti. Le seconde continuavano inve- ce a girare per le fiere ed i mercati dei piccoli centri godendo comunque del ri-

trovato interesse verso la loro arte. E' da

notare che in questo periodo, mentre in occidente alcuni religiosi tentavano di li- mitare l'attività ludica corporea nel conte- sto festoso della vita sociale, con la bella eccezione di San Francesco d'Assisi, in oriente i monaci buddisti, impegnati in quelli anni nella diffusione del loro pen- siero, erano soliti utilizzare gli spettacoli acrobatici per attirare ed intrattenere le

folle. Nel mondo asiatico è infatti sempre

esistita una stretta relazione fra acroba- ta, danzatore e sciamano, che trovavano la loro collocazione all'interno di feste e rappresentazioni con un identico valore d'uso: lo stupore della padronanza cor- porea che oltrepassa i limiti del quotidia- no. Il culto del corporeo negli artisti orien- tali assumeva quindi una connotazione quasi mistica quando diventava un mez- zo per entrare in comunicazione con qual- cosa di superiore e di altro dalla quotidia- nità. l sacerdoti buddisti divulgavano la propria religione anche attraverso le rap- presentazioni dei cento giochi, nelle quali acrobati e giocolieri si trovavano accanto agli sciamani e con loro manifestavano la pura espressione del corporeo che, su- perando il gesto consueto, comunica con l'oltre. Sentite, ad esempio, come il poeta coreano Choi Tchi-won, vedeva l'esibizio- ne di un giocoliere all'interno dei cento giochi: "II corpo si torce, le braccia si agi- tana; gli spettatori volgono il loro sguardo verso la luna e le stelle. Anche Seung nyo (celebre giocoliere cinese) non poteva giocolare meglio, Perfino le onde agitate

del Mare dell'Est sono silenziose e trat-

tengono il respiro per meglio apprezza- re". L'acrobata diventava acrobata - scia- mano e manteneva la capacità di relazio- nare con il divino grazie al proprio parti- colare utilizzo della fìsicità atto a supera- re i limiti del quotidiano. Lo spettacolo di- ventava così un atto estetico e mistico, diventava zen. E come lo zen non era ne

bene ne male, così le meraviglie acroba- tiche non erano leggibili sul piano morale ne in positivo ne in negativo, ma pura espressione del corpo, slegate da qualsi- asi abituale contesto. Il palcoscenico di- ventava il tempio dove officiare, non im- porta quale rito, ma con il massimo rispet- to per ciò che si fa. E i cortili antistanti o interni ai monasteri diventavano così un

ulteriore luogo deputato per lo svolgimen- to dei cento giochi, mentre la diffusione del buddismo si accompagnava in qual- che modo a quella dei giochi e della gio-

colerla..

1- Continua e termina nel prossimo nu-

mero

., 1^^-, -:1. (-1

(12)

IMPORTANTI NOVITÀ FISCAU

SONO ENTRATE IN VIGORE DAI

FRfflOeENIUIo2000.UE-

DIANIO COME SI DEVONO COMPORTARE IE INIPRESE CIRCENSL

ue novità importanti sono entrate in vigore dal primo gennaio 2000: il trattamento Iva degli spettacoli, giochi, intrattenimenti e l'abolizione dell'attuale imposta sugli spettacoli, sostituita dall'imposta sugli intrattenimenti. Vengono assoggettate, oltre che all'lva, anche alla nuova imposta, soltanto le attività - Circo e spettacolo viaggiante sono esclusi da questa nuova imposta - di intrattenimento da chiunque organizzate indicate nel Decreto legislativo n. 60/99 allegato "a".

In base al nuovo art. 74-quater DPR 633, 72 i circhi e spettacoli viaggianti rientrano nel regime ordinario Iva o nel nuovo regime naturale Iva forfetario. La conseguenza più rilevante è l'abolizione della doppia imposizione dell'attuale imposta sugli spettacoli e dell'lva sulle manifestazioni spettacolistiche tra cui le

attività circensi e dello spettacolo

viaggiante.

Come ci si deve comportare dall'1 gennaio 2000? L'articolo 74-quater, introdotto dall'art. 18, DL n. 60/99, prevede che:

1) le attività si considerano effettuate nel

momento in cui ha inizio l'esecuzione della manifestazione, o in caso di abbonamento all'atto del pagamento del corrispettivo.

Per gli abbonamenti che sono a cavallo degli anni 1999 - 2000 è stato chiarito che le manifestazioni e gli spettacoli eseguiti entro il 31, 12. 99 devono scontare l'Iva e l'imposta sugli intrattenimenti in base alla normativa attuale (direttamente sulle distinte d'incasso relative alle singole

manifestazioni dividendo rammentare complessivo del costo dell'abbonamento per il numero delle prestazioni o attività effettuate), mentre alla data dell'1 gennaio

2000 il contribuente avrà dovuto

contabilizzare e assoggettare a Iva la residua quota di corrispettivi degli

abbonamenti;

2) il titolo di accesso allo spettacolo (biglietto) può essere emesso attraverso registratori di cassa o biglietterie

automatizzate. Dal titolo di accesso deve

risultare la natura dell'attività spettacolistica, la data e l'ora dell'evento, la tipologia, il prezzo ed ogni altro elemento identificativo dello spettacolo e delle attività accessorie. Anche in questo caso il ministero emanerà (speriamo al più presto) appositi regolamenti attuativi;

3) le attività spettacolistiche organizzate

in modo saltuario e occasionale devono essere autorizzate dal concessionario

(attualmente la SIAE) del luogo in cui si svolge la manifestazione; è stato introdotto un regime naturale Iva forfetario per coloro che effettuano spettacoli viaggianti e

circensi;

4) per i soggetti che effettuano attività spettacolistiche diverse da quelle viaggianti e che hanno realizzato un volume d'affari nell'esercizio precedente non superiore a 50 milioni.

Tali soggetti determinano la base imponibile nella misura del 50%

dell'ammontare complessivo dei corrispettivi riscossi, con totale in detraibilità dell'lva sugli acquisti. Gli adempimenti contabili previsti per il regime speciale saranno oggetto di un apposito regolamento. E' concessa in ogni caso la

possibilità di optare per il regime Iva ordinario, il quale è vincolante per almeno

un quinquennio;

5) il concessionario a cui sarà attribuito il servizio di accertamento e riscossione

dell'imposta sugli intrattenimenti coopererà con l'Amministrazione finanziaria nelle attività di accertamento e controllo sia per quanto riguarda ['imposta sugli intrattenimenti sia per la repressione delle violazioni in materia di Iva, trasmettendo all'ufficio competente i processi verbali di constatazione;

6) viene applicata l'aliquota Iva del 10%

alle attività spettacolistiche che riguardano:

gli spettacoli teatrali di qualsiasi tipo, compresi opere liriche, balletto, prosa, operetta, commedia musicale, rivista, concerti vocali e strumentali, attività

circensi e dello spettacolo viaggiante, spettacoli di burattini e marionette ovunque tenuti (punto 4 della tabella C) dal 01. 01. 2000 n. 123 della parte 3° della tabella A del DPR 633/72.

A tutte le altre attività spettacolistiche viene applicata l'aliquota Iva ordinaria del20%. A tutt'oggi non è ancora uscita alcuna circolare esplicativa, ci auguriamo che presto vengano chiariti i punti più importanti, tra cui la possibilità da parte dei circhi di utilizzare in alternativa ai

registratori di cassa (impossibili da gestire da parte degli esercenti circensi visto il continuo spostamento dell'attività), biglietti pre-stampati numerati e vidimati da parte

anche della SIAE.

Pulcinella

Il VICE PRESIDENTE DEU'ENC E AGIS ANTONIO BUCCIONI, MEHTBE RITIRA II "PULCINELU D'ORO '99" ASSEGNATO A FLAVIO TOGNI.

INSIEMI A BUCCIONI CI SONO l'USSESSORE MLACULTURA DEI COMUNE DI BARI, ANGIOU FlllPPONIO, E PAOLO COMENTAIE DEllA

"CnSADlPuiCINELU"^

(13)

iren^e, re A 'wno »

co ~ con animali

QUESTE TRE Cim AVREBBEBO VOIUTO CHIUDERE U PORTE fll CIRCHI. MA II TflR HA RISTABIUTO U IE8BE.

Comuni diArezzo, Firenze e Livorno, che avevano introdotto delibero di divieto al- l'esercizio dell'attività circense con animali, hanno dovuto fare marcia indietro. La sto- ria non è nuova, ma la cosa importante è che questa volta ad essere coinvolte sono città che fanno notizia e che, almeno nel caso di Firenze e Livorno, da anni si osti- nano a cercare ogni strada per far entrare la "visione del mondo" animalista negli or- dinamenti comunali. Dietro la pressione di movimenti d'opinione circoscritti all'area dell'animalismo e dell'ambientalismo più ideologizzati, alcuni comuni - non sono molti quelli che in Italia seguono questa strada - avevano sperato di aggirare la leg- ge 337 del 1968, con la quale lo Stato ri- conosce e tutela l'attività dei circhi che im- piegano animali esotici e non nei loro spet- tacoli. Lo dice chiaramente l'articolo 1 : "Lo Stato riconosce la funzione sociale dei cir- chi equestri, pertanto sostiene il consoli- damento e lo sviluppo del settore".

Sembra paradossale che per poter lavo- rare si debba ricorrere al Tar. Tanto più se la "controparte" è rappresentata da una pubblica amministrazione, che dovrebbe conoscere ed applicare le leggi emanate dallo Stato, se non altro per il principio del- la gerarchia delle fonti del diritto, che equi-

vale a dire che un Comune non può emet-

tere un provvedimento che contrasti con

una legge dello Stato. Eppure capita di dover far appello ai tribunali amministrati- vi perché comuni importanti decidono di dare la preferenza a battaglie ideologiche invece che applicare la legge. Il caso di Arezzo è diverso da quelli di Firenze e Li-

vorno.

Il primo ha annullato d'ufficio l'articolo del regolamento che vietava gli animali, dopo che l'Ente ha provveduto ad inoltrare ri- corso. Per Firenze è stato invece neces-

Tutto è cominciato

La prima sentenza che ha aperto la lunga serie dei pronunciamenti emessi dai Tri- bunali amministrativi a favore dei circhi, è stata quella del Tar di Trento. Si tratta di una sentenza definitiva passata in giudi- cato ed è defl 2 marzo 1994. In quella data i giudici annullarono il prowedimento col

quale il Comune di Rovereto aveva nega- to l'autorizzazione al circo Moira Orfei, reo di proporre spettacoli con animali. Da quel- la data i provvedimenti di annullamento o sospensione di delibere comunali si sono susseguiti facendo registrare sempre pla- teali sconfitte per i Comuni "ostili": Paler-

sario il pronundamento del Tar che ha con- cesso la sospensiva in data 24 novembre '99.

Infine, Livorno. Nell'udienza del 15 dicembre il Tar ha accettato il ricorso, intimando al Comune di provvedere alla modifica dell'articolo 12 del Regolamento comunale che vietava alcune specie di

animali, l cittadini di Livorno, così come

quelli diArezzo e Firenze, potranno così tornare ad applaudire il circo, A cominciare

dal Medrano, che dal 1 7 dicembre era già

sulla piazza di Livorno.

da Rovereto

mo, Ruvo di Puglia, Pisa, Faenza, Livorno (in passato il Comune ci riprovò, ma fu suf- ficiente una diffida telegrafica), fino alle

recenti diArezzo, Firenze e Livorno.

C'è da registrare che anche un Comitato Regionale di Controllo (CO. RE. CO, ), quel- lo del Veneto, ha annullato un'analoga

delibera "anticirchi" con animali, adottata dal Comune di Venezia.

Per altri comuni è stato sufficiente che l'En-

tè Circhi li mettesse al corrente dei pro-

nunciamenti dei Tar affinchè recedessero

dall'intenzione di vietare gli spettacoli con

animali.

e a ere ione

UN DECRETO UGISimO PREVEDE CHE U TttSSA DI OCCUPAZIONE DI

SPAZI ED AREE PUBBUCHE NON VENGA WPUCATA DA COMUNI E PRO- VINCE,

La "Tosap" incide in modo considerevo- le sulle spese sostenute dai circhi e sa- rebbe davvero auspicabile che qualche comune o provincia applicasse il decre- to legislativo che pubblichiamo di segui- to, e che permette di non far pagare que- sta tassa. Potrebbero farlo, se non in ma- niera indiscriminata, almeno per lo spet- taccio circense, già gravato da numero- si balzelli. Si tratta di una possibilità con- templata dalla legge, esattamente dall'ar- ticolo 63 del Decreto Legislativo 15 di- cembre 1997, n.446: "Canone per l'oc- cupazione di spazi ed aree pubbliche".

Propense come sono a "spremere" i con- tribuenti e a prendere al volo ogni possi- bilità per rimpinguare le proprie casse,

sinceramente stentiamo a credere che qualche pubblica amministrazione accol- ga questo invito. Ciononostante pubbli- chiamo il comma 1 dell'articolo 63, per- che non si possa dire "noi non lo sape-

vamo".

"l comuni e le province possono, con re- golamento adottato a norma dell'articolo 52, escludere l'applicazione, nel proprio territorio, della tassa per occupazione di

spazi ed aree pubbliche, di cui al capo II del decreto legislativo 15 novembre 1993, n, 507. l comuni e le province pos- sono, con regolamento adottato a nor- ma dell'articolo 52, prevedere che l'oc- cupazione, sia permanente che tempo- ranea, di strade, aree e relativi spazi so- prastanti e sottostanti appartenenti al proprio demanio o patrimonio indisponi- bile, comprese le aree destinate a mer- cati anche attrezzati, sia assoggettata, in sostituzione della tassa per l'occupa- zione di spazi ed aree pubbliche, al pa- gamento di un canone da parte del tito- lare della concessione, determinato nel medesimo atto di concessione in base a tariffa. Il pagamento del canone può es- sere anche previsto per l'occupazione di aree private soggette a servita di pubbli- co passaggio costituita nei modi di leg- ge. Agli effetti del presente comma si comprendono nelle aree comunali i tratti di strada situati all'interno di centro abi- fati con popolazione superiore a dieci- mila abitanti, individuabili a norma del- l'articolo 2, comma 7, del decreto legi- slativo 30 aprile 1992, n. 285..."

(14)

stabilità

Ecco il programma presentato al Krone Bau di Monaco di Baviera: Christel Sem- bach-Krone, cavalli in libertà / Jana P'~-

i, oroiaiiu , nui ;i-uuioc i-iu^i\, iiyii

/ Duo Borcani, otarie / Weisheit, filo alto con piramide di 7 persone / Mario Bernii- sek, giocoliere/TroupeLJaoning, 1' ' ' ' tè, diabolo, equilibrismo con piatti, ant'- podismo / ,ndrè e Frisco, clowns.

Mentre tr le attrazioni dello spettaco,.

Stars in der wdiwys we sì è tenuto anch'esso al Krone-Bau ricordiamo i co- sacchi Aliev e l'equilibrista ucraino Ana- toly Zalievski che hanno partecipato en-

trambi all'ultimo Festival di Montecarlo Infine ricordiamo che il circo Krone

rinnova lo spettacolo per la stagione estiva 2000. La stagione inizierà il 5 Aprile 2000 alfa Theresienwiese di Monaco. Sono confwmati i russi Borzovi che oltre alla straordinaria attrazione aerea si esibranno in due nuovi numeri:

sbarra russa e trapezino. La nuova

"gabbia" vede in pista Tom Dieck con i leoni e dal circo dì Mosca arriveranno cosacchi Pliev. E ancora Andrè con le riprese e il Duo Manducas con il mano a mano (nella foto Toni Ferreira).

Fine ingloriosa per il mitico numero di orsi bianchi di Ursula Bottcher. l cinque animali di proprietà della Circus Union dell'ex DDR che, con la caduta del muro di Berlino e la riunificazione delle

due Germanie, era stata messa in liqui- dazione sono stati letteralmente portati

via dal circo Bush-Roland dove si tro- vavano e trasportati in alcuni zoo.

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