Vipassana dipendenze e salute
Seminario promosso dal Vipassana Research Institute
Dhamma Giri, Igatpuri, India, dicembre 1989
Conclusioni
*di S.N. Goenka
Il circolo vizioso - Tra schiavitù e autonomia Passo dopo passo
Il Buddha affermò che l’esperienza della verità, è l’esperienza della legge della causa ed effetto. Per cambiare i condizionamenti mentali profondi va in- dagato come il corpo e la mente s’influenzino reci- procamente.
Le dipendenze da alcol e droghe sono dipendenze da condizionamenti, per esempio di passione, rabbia,
* Pubblicato in S.N. Goenka, Vipassana è per tutti, ArteStampa, 2013; col titolo Sulla dipendenza.
paura, egoismo. E i condizionamenti possono essere eliminati solo agendo sulle profondità inconsce.
A livello conscio infatti, possiamo capire che la rabbia, per esempio, non è positiva ma dannosa;
eppure continuiamo a produrla. Quando finisce, ci ripetiamo che non avremmo dovuto arrabbiarci. E poi, quando arriva uno stimolo, essa ci domina di nuovo. Possiamo gradualmente eliminarla soltanto se coinvolgiamo il livello più profondo della mente.
Il circolo vizioso
Con Vipassana, possiamo iniziare un’indagine introspettiva: sperimentiamo la relazione tra il corpo e la mente e verifichiamo come la mente influisca sul corpo e il corpo sulla mente (oltre alle influenze di atmosfera e cibo). Secondo il contenuto mentale (rabbia, gioia, passione o altro) nel corpo si manifestano sensazioni fisiche differenti.
A livello molecolare, particelle subatomiche sorgono e passano continuamente, formando un flusso biochimico, influenzato dai contenuti mentali.
Per esempio, la passione causa un tipo di flusso biochimico, che influenza il momento mentale seguente, aumentando la passione. Ripetendosi nel tempo, questo processo causa la trasformazione della passione in bramosia, cioè il desiderio mentale di provare ancora e di più quelle sensazioni piacevoli.
Esso a sua volta stimola un flusso di passione a livello fisico. L’uno stimola e influenza l’altro e la passione continua a moltiplicarsi. Non soltanto la
passione, ma tutte le impurità, provocano un flusso biochimico. Il risultato è un circolo di sofferenza.
Questa legge naturale o processo riguarda tutti.
La mente inconscia è sempre in contatto con il corpo, cioè percepisce le sensazioni (e continua a reagirvi). La mente conscia invece è in contatto con gli oggetti esteriori, e pensieri, emozioni e immaginazioni. E non si accorge delle sensazioni fisiche.
Con Vipassana, si allena la mente a diventare acuta per percepire le sensazioni del corpo, esternamente e internamente. Esse sono sempre presenti, poiché a ogni contatto dei sensi con un oggetto si produce una sensazione fisica. La mente è sempre in contatto con il corpo. Osservando le sensazioni, cominciamo a osservarne la caratteristica intrinseca dell’impermanenza: sono effimere, cambiano, sorgono e passano continuamente.
Bastano solo pochi istanti senza reagire, con l’esperienza della loro natura impermanente, che l’abitudine mentale di reagire comincia a cambiare.
Inizialmente saranno solo pochi istanti o minuti, ma con la pratica, aumenteranno gradualmente;
man mano anche il comportamento cambierà e si uscirà così dall’infelicità.
Tra schiavitù e autonomia
Con Vipassana si sviluppa la capacità di osservare con equanimità la sensazione che sorge. Se osserviamo senza reagire il flusso biochimico che si produce quando ci arrabbiamo, in quel momento
non produciamo altra rabbia. Da pochi istanti a un minuto, e poi per più minuti, verificheremo di essere meno influenzati dall’emozione, rispetto al passato.
Il coinvolgimento nell’emozione diminuisce di durata e intensità.
Chi pratica regolarmente questa tecnica cerca di osservare il modo - reattivo o equanime - con cui affronta le situazioni. Siccome sono fondamentali l’osservazione di sensazioni e l’attitudine equanime, il meditatore in parte reagisce, ma in parte riesce a essere equanime. Bastano pochi minuti d’osservazione delle sensazioni, per rendere la mente equanime e pronta ad agire. Qualunque azione s’intraprenda, quindi, sarà un’azione e non una reazione. L’azione è sempre positiva. E’ la reazione che crea infelicità.
Con una meditazione quotidiana e applicando la tecnica alle situazioni della vita, il comportamento comincerà a cambiare. Chi è dipendente dalla passione o dalla paura si rende conto che esse s’indeboliscono gradualmente. Tale dipendenza è come quella da sostanze: in realtà, è dipendenza da sensazioni fisiche. Il tempo necessario a liberarsene è soggettivo, ma prima o poi la tecnica, se applicata nel modo corretto, ha successo.
Passo dopo passo
Quando ci s’intossica con alcool o droghe, è la stessa intossicazione a moltiplicare l’ignoranza, facendo rimanere in uno stato di annebbiamento. Di conseguenza ci vorrà più tempo e impegno per sentire
le sensazioni e per andare alla radice del problema.
Il tossicodipendente non riesce a sentirle, perché la mente è offuscata. Abbiamo infatti verificato che, rispetto ai tossicodipendenti, gli alcolisti traggono da questa tecnica un più immediato vantaggio.
La strada per uscire dall’infelicità è qui pronta, per quanta dipendenza ci possa essere. Se ci si applica con pazienza e costanza, si raggiunge lo stadio in cui si sentono sensazioni in tutto il corpo e si possono osservare obiettivamente.
Partecipando a un corso di dieci giorni si può iniziare un cambiamento al comportamento abituale della mente; è stato fatto il primo passo, magari lieve ma fondamentale e, coltivando la meditazione, si cambierà a livello più profondo.
Suggeriamo al dipendente da nicotina, quando sente il desiderio di fumare, innanzitutto di provare ad accettare che nella mente è sorto il bisogno di fumare e poi di non accendere subito la sigaretta.
La voglia è sempre accompagnata da una sensazione corporea. Si cominci, dunque, a osservarla senza cercare una sensazione particolare: qualunque sensazione di quel momento è collegata al bisogno di fumare. Si osservi l’impermanenza della sensazione, e si verificherà che il bisogno si attenua, e con l’allenamento si smorza. Non è immaginazione, è realtà sperimentabile.
Lo stesso suggerimento vale per alcolisti e tossicodipendenti: quando sorge il bisogno, non soccombete subito. Aspettate dieci, quindici minuti, quanto riuscite. Accettate il fatto che è sorto un bisogno e osservate la sensazione di quel momento.
Chi ha seguito questo suggerimento, ha verificato
che si stava liberando. Magari una sola volta su dieci all’inizio, ma ha iniziato. E’ un lungo cammino, un impegno che dura tutta la vita, ma anche il viaggio più lungo comincia col primo passo. Solo chi ha compiuto il primo passo, può fare il secondo e il terzo; e un passo dopo l’altro, raggiungerà lo scopo finale della liberazione.
Che tutti possano uscire dalle dipendenze da alcool, droghe e impurità mentali. Per uscire dall’infelicità, per il benessere, per la liberazione.
E questo processo è tale che quando si cominciano a ottenere i primi benefici, non si può non aiutare gli altri e il pensiero si volge verso quanti stanno soffrendo ovunque. Che possano imparare questa tecnica e uscire così dall’infelicità. Che finalmente possano cominciare a godere la pace e l’armonia della mente, liberata da tutte le impurità.