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3.2 L’agone musicale nella tradizione delfica.

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3.2 L’agone musicale nella tradizione delfica.

Le testimonianze storiche sul culto praticato nel santuario oracolare di Crisa, presso Delfi, consentono di attestare la precedenza dell’istituzione dell’agone musicale rispetto a quello atletico. Questo orientamento precipuamente musicale del culto celebrato nel santuario foceo propone delle difficoltà interpretative qualora si tenti di coniugarlo con le testimonianze mitiche che trattano dell’origine apollinea del culto e dell’agone.

Alla base della questione è l’assenza di competenze musicali che si riscontra nella caratterizzazione mitica dell’Apollo delfico. L’analisi delle tradizioni mitiche sull’origine del culto permetterà, a tal proposito, di individuare elementi di continuità tra i rituali celebrati nel culto di Apollo e le pratiche religiose ad esso precedenti che avevano luogo nel santuario oracolare di Crisa. Tra questi aspetti di continuità si rileverà la presenza degli elementi musicali, per i quali sarà dunque possibile ipotizzare l’esistenza di una tradizione sviluppata localmente su influssi di matrice egea.

3.2.1 L’istituzione delle Pitiadi storiche.

Le notizie più diffuse sull’agone pitico ci sono giunte attraverso le testimonianze di Pausania e Strabone. L’impostazione descrittiva di queste fonti tende a presentare i dati storici sull’agone ponendoli in relazione di causalità con il racconto mitico della fondazione apollinea del culto.

Definizione storica ed elementi mitici.

Lo sviluppo storico dell’agone seguì l’andamento delle vicende politiche legate al territorio foceo, sede dell’oracolo. Si indica come data di istituzione della festa l’anno 582 a. C., momento in cui, con lo stabilimento dell’egemonia sul territorio da parte dell’Anfizionia delfica fu organizzata la celebrazione pitica storicamente attestata.1

La difficoltà che si riscontra nella ricostruzione del processo di formazione

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delle celebrazioni è dovuta al ruolo di primo piano attribuito dalle fonti agli elementi mitici all’interno dei testi. Il riferimento ad agoni mitici, in particolare, può essere dovuto al tentativo di stabilire una continuità tra la pratica storica e l’elemento mitico di fondazione, ma potrebbe allo stesso modo celare la memoria affievolita di celebrazioni minori che si tenevano in precedenza presso il santuario. Quest’ultima è un’ipotesi che, come vedremo più avanti riguardo alla mitologia di fondazione, può trarre forza dal prestigio che il santuario oracolare foceo aveva avuto già in età pregreca, e a causa del quale, all’inizio del VI secolo, si giunse a una guerra per ottenerne il controllo.2

A una precedente forma competitiva, organizzata su scala minore, può adattarsi il riferimento di Pausania a una fase antica dell’agone, «ἀρχαιότατον ἀγώνισµα». Secondo quanto riferisce il periegeta, la competizione consisteva nel canto di un inno al dio. L’affidabilità di questa notizia è messa in discussione, per il fatto che Pausania attribuisce questa tipologia agonale a un agone arcaico disputato tra personaggi mitici, quali Orfeo e Museo. Piuttosto interessante, per i successivi esiti del nostro studio, è rilevare che in una successiva generazione di partecipanti all’agone, Pausania inserisce un cretese, Crisotemide, figlio dell’uomo che secondo il mito aveva purificato Apollo dopo l’uccisione del serpente.3

Le testimonianze storiche dell’agone musicale a Delfi.

Tralasciando momentaneamente l’intreccio storico-mitico delle problematiche relative all’esistenza di una festa precedente l’istituzione cultuale anfizionica,

2 Ai dubbi riguardo l’accettazione della cronologia pausanea, bisogna inoltre sommare quelli

generati dalla testimonianza del Marmor Parium (= FGrHist 239 A 37), dalla cui notizia si fisserebbe la prima pitiade nel 590 a. C. L’epigrafe considera per il passaggio dalla prima pitiade alla seconda, del 582, una periodos di otto anni, secondo un arco temporale che riprende la tradizione relativa ai primi agoni disputati, e richiama uno dei dati mitici della vicenda di fondazione. Il termine ἐννεατηρίς (Pind. Pyt. hyp.c 10 ss.) fa riferimento al periodo di catarsi che Apollo scontò per espiare l’ucciosione del serpente che era guardia dell’oracolo; Plut. De defec. orac. 21.421c.

3 Sulla questione torneremo nel paragrafo successivo. Basti qui notare l’ascendenza cretese

ancora una volta attribuita alla pratica musicale e la necessità di creare una continuità tra la pratica e il suo aition di fondazione. A quanto emerge, il rapporto di filiazione tra il primo vincitore e Carmanore colloca l’istituzione di questo primo agone una generazione dopo l’istituzione del culto di Apollo presso l’oracolo di Crisa.

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andiamo a considerare gli elementi principali che si attribuiscono all’organizzazione delle Pitiadi dal VI secolo a. C.4

L’opera di organizzazione mirò a modellare tre diversi aspetti: il passaggio dagli agoni χρηµατῑται a quelli στεφανῑται,5 il mutamento da una periodos di otto anni a una di quattro e l’inserimento delle competizioni atletiche originariamente non previste dal programma. A tal proposito, in considerazione della tipologia degli aspetti festivi soggetti a mutamento, è possibile ipotizzare una progressiva integrazione degli elementi menzionati all’interno della festa.6

Il momento storico in questione, successivo quindi alla prima Guerra Sacra, testimonia con il passaggio dagli agoni χρηµατῑται a quelli definiti στεφανῑται l’assimilazione delle forme rituali delfiche a quelle delle feste celebrate presso gli altri santuari panellenici.7

Le feste, mutate dal 582 a. C. in ἀγὼν στεφανίτης, aggiunsero, oltre a

4 La festa si svolgeva nel mese di Boukatios, che secondo il calendario delfico corrispondeva

ad agosto-settembre. L’organizzazione era affidata agli hieromnemones che restavano in carica dalla proclamazione della tregua sacra –prevista tre mesi prima delle feste (Pind. Pyt. hyp.e 4.12)- fino allo svolgimento delle celebrazioni.

5 «δάφνης δὲ στέφανος ἐπὶ τῶν Πυθίων τῇ νίκῃ κατ' ἄλλο µὲν ἐµοὶ δοκεῖν ἐστιν οὐδέν, ὅτι δὲ

τῆς Λάδωνος θυγατρὸς Ἀπόλλωνα ἐρασθῆναι κατέσχηκεν ἡ φήµη»; Paus. X 7.8. In origine la corona di alloro era portata a Delfi da Tempe da un fanciullo, con entrambi i genitori vivi, cui era affidato il compito di sacrificare presso l’altare del dio e di prendere i rami da un alloro di Tempe; cfr. Pind. Pyt. hyp.c. Sul rito in questione e il rituale delfico Septerione, cfr. FONTENROSE 1980, pp. 453 ss.

6 Le incongruenze di datazione delle fonti si riconducono, quindi, a un sostanziale

appiattimento cronologico di dati. Questo tipo di interpretazione ci permette di integrare la festa delfica nel complesso di celebrazioni che si tenevano nel santuario e che hanno implicazioni rituali con aspetti mitici, in cui emergono elementi di arcaicità. È ad esempio il caso del rituale Septerione, dal cui nome si trae il riferimento alla periodos festiva della fase arcaica, fondata a sua volta sulla catarsi di sette anni di Apollo per espiare l’uccisione del serpente. Sui rituali previsti per il Septerione, cfr. FONTENROSE 1980, p 453 ss.

7 Le fonti attestano una data di istituzione delle feste presso il santuario di Pisa nell’anno 776

a. C. Il riferimento all’organizzazione delle Pitiadi sul modello di Olimpia deve tenere conto del fatto che gli agoni olimpici non prevedevano gare musicali. - Il computo delle Pitiadi, stando alla testimonianza pausanea, indicava l’anno 582 come data della seconda pitiade (la prima dopo la riorganizzazione anfizionica), e poneva la prima vera celebrazione nel 586 a. C. Questo dato è stato accettato dagli studi moderni fino al secolo scorso, quando si iniziò a considerare il 582 come data del primo agone pitico. In particolare l’accordo degli studi nel ritenere come data di inizio il 582 è dovuto all’attestazione per cui la data coincide con il passaggio dagli agoni χρηµατῑται a quelli στεφανῑται. Cfr. Miller, S. G., The date of the first Pythiad, «Calif. St. Class. Ant.» 1978, pp. 125 ss.; Mosshammer, A. A., The date of the first Pythiad-Again, «GRBS» XXIII, 1982, pp. 15 ss.

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competizioni atletiche8 -che erano egualmente premiate con corone di alloro-,

altre categorie agonali musicali. Contestualmente alla riorganizzazione della festa, infatti, oltre all’agone citarodico si istituì una competizione aulodica9 e una auletica, seguite dall’introduzione di una competizione per citaristi, durante quella che il computo di Pausania individua come l’ottava Pitiade. Dal II sec. a. C. abbiamo qualche notizia riguardante l’introduzione di agoni drammatici e poetici, e Plutarco informa che, in questo stesso periodo, le competizioni musicali avevano la precedenza sulle altre nell’organizzazione del programma festivo.10

Mito e teoria musicale nel “nomos pitico”.

Le competizioni auletiche e citaristiche erano esclusivamente strumentali. Secondo quanto riporta Strabone, esse erano dedicate all’esecuzione del cosiddetto nomos pitico,11 melodia dedicata a rievocare la lotta tra Apollo e il serpente.

La prima performance del nomos nella competizione di età storica è attribuita a Sakada di Argo, l’auleta che, secondo la notizia di Pausania, aveva vinto tre competizioni pitiche successive.12 Una versione di esecuzione del nomos era anche prevista per l’esecuzione con la lyra. La notizia che attribuisce la precedenza all’esecuzione del nomos con lo strumento a corde è riportata in un

8 L’agone pitico costituisce un caso emblematico in quanto è l’unico in Grecia in cui la

competizione musicale ha avuto la precedenza rispetto quella atletica. Le gare atletiche furono progressivamente introdotte a partire dal 582 e prevedevano per alcune categorie competizioni ripartite per classi d’età, che permettevano lo svolgimento di competizioni riservate ai fanciulli. Da questo punto di vista una simile partizione non è attestata per quanto riguarda gli agoni musicali. Cfr. Paus X 7 5-8; Strab. IX 3.10.

9 La competizione aulodica fu eliminata, secondo la notizia di Pausania, nello stesso anno:

«καὶ αὐλῳδίαν <τό> τε κατέλυσαν, καταγνόντες οὐκ εἶναι τὸ ἄκουσµα εὔφηµον· ἡ γὰρ αὐλῳδία µέλη τε ἦν αὐλῶν τὰ σκυθρωπότατα καὶ ἐλεγεῖα [θρῆνοι] προσᾳδόµενα τοῖς αὐλοῖς»; Paus. X 7.5. Strabone non fa menzione di questa competizione.

10 Plut. Quaest. Conv. II 4.638b. Philostr. V. Soph. II 27.2; V. Apoll. VI 10.

11 Sul concetto di nomos musicale da un punto di vista tecnico, cfr. MATHIESEN 1999, pp. 58

ss.; Barker 1984, pp. 249-255

12 Su Sakada cfr. Paus. II 22.8; X 7.4; Poll. IV 79. Strabone attribuisce la composizione della

melodia a Timostene, ammiraglio di Tolomeo II, che potrebbe essere stato un teorizzatore successivo della struttura del nomos pitico.

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passo di Proclo.13 È tuttavia evidente che si tratti di una tradizione costruita a

posteriori, con lo scopo di dare priorità allo strumento che era principalmente attribuito al dio.

L’importanza celebrativa del nomos pitico emerge dal complesso di testimonianze che offrono notizie a proposito della composizione del tema. Le fonti principali cui facciamo riferimento sono: l’hypothesis ai componimenti pindarici, un brano di Polluce e una testimonianza di Strabone.14

Questi testimoni, con alcune differenze di definizione, mirano a scandire l’andamento del componimento musicale in cinque parti. Essi forniscono riferimenti tecnico-musicali, unendoli alla caratterizzazione mitica del componimento.

Riproponiamo la descrizione di Strabone:

Βούλεται δὲ τὸν ἀγῶνα τοῦ Ἀπόλλωνος τὸν πρὸς τὸν δράκοντα διὰ τοῦ µέλους ὑµνεῖν, ἄγκρουσιν µὲν τὸ προοίµιον δηλῶν, ἄµπειραν δὲ τὴν πρώτην κατάπειραν τοῦ ἀγῶνος, κατακελευσµὸν δὲ αὐτὸν τὸν ἀγῶνα, ἴαµβον δὲ καὶ δάκτυλον τὸν ἐπιπαιανισµὸν τὸν [γινόµενον] ἐπὶ τῇ νίκῃ µετὰ τοιούτων ῥυθµῶν, ὧν ὁ µὲν ὕµνοις ἐστὶν οἰκεῖος ὁ δ'ἴαµβος κακισµοῖς, σύριγγας δὲ τὴν ἔκλειψιν τοῦ θηρίου, µιµουµένων ὡς ἂν καταστρέφοντος ἐσχάτους τινὰς συριγµούς.15

Il testo del geografo permette di constatare il permanere della caratterizzazione religiosa attribuita all’elemento musicale, all’interno di un uso artisticamente maturo della teknē.16 Alcuni elementi di discontinuità, rispetto alla tradizione fedele al mito, sono presenti nella descrizione di Strabone, e sono sintomo

13 Procl Chrest. ap. Phot. Bibl. 320b 1-4

14 Pind. Pyt. hyp.a 26-32; Poll. IV 78; Strab. IX 3.10. Quest’ultimo, come ricordavamo sopra,

attribuisce la composizione a Timostene, al contrario Polluce la riporta a Sakada; cfr. infra, nota n. 10.

15 Strab. IX 3.10. Cfr. POWER 2010, pp. 133-134.

16 Il patrimonio culturale cui attingeva il geografo era molto vasto e non ci permette di

rendere conto in modo decisivo dell’origine della tradizione qui riproposta. Un elemento di datazione, che si potrebbe estendere al testo che abbiamo riportato, è da riscontrarsi nel riferimento erroneo per cui Strabone attribuisce l’invenzione del nomos a Timarco. Se tale supposizione fosse esatta, la tradizione riportata da Strabone si riferirebbe al II sec. a. C.

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della progressiva rivisitazione di alcuni dati della tradizione.17 La notizia del

geografo conserva, tuttavia, anche elementi di continuità rispetto alle tradizioni mitiche, come nel caso dell’importanza attribuita alla descrizione degli elementi musicali.

Il nomos pitico, da un punto di vista storico, era una tecnica musicale fondata su teorie e competenze sviluppate. Il riferimento alla sua origine mitica si presenta, dunque, come consapevolmente generato da una precisa intenzionalità cultuale. la dipendenza dell’elemento musicale da una legittimazione religiosa.

Partendo da questo punto ci volgiamo allo studio della tematica mitica da cui prende le mosse il culto apollineo a Delfi, analizzando le modalità di partecipazione degli elementi musicali nell’atto di fondazione e provando a definirne le possibili origini.

3.2.2 L’origine musicale del culto delfico.

Il santuario foceo di Delfi18 occupa un sito che a livello archeologico presenta

una continuità di frequentazione umana a partire da età minoica. Si trattava, anche per quanto riguarda la sua fase originaria, di un centro cultuale oracolare di carattere ctonio che, seguendo le indicazioni riscontrate dalle statuette votive reperite nel sito, sembrerebbe essere stato dedicato a un culto femminile.19

Il culto apollineo nel sito si instaura in un secondo momento, a seguito dello stanziamento nell’area di popolazioni di cultura greca. Dalla lettura dei miti che narrano la fondazione del culto ricaviamo l’idea che il predominio greco sul santuario è stato stabilito con un atto di forza. Geograficamente il sito di Delfi è posto nella parte continentale della Grecia e, come avvenne in età storica a proposito delle guerre sacre, possiamo immaginare che contese

17 Un esempio di tale rivisitazione si riscontra nella caratterizzazione maschile del serpente. 18 Il centro trae la denominazione da una delle epiclesi con cui Apollo era venerato presso il

santuario.

19 L’importanza dell’elemento ctonio degli oracoli è rilevabile anche in età classica.

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sull’area fossero già esistenti nei secoli precedenti. Oltre alla rilevanza del sito per la presenza del santuario, il cui prestigio deve essersi accresciuto nel tempo, dobbiamo tenere conto del fatto che, in età arcaica, l’area territoriale di Delfi era interessata da dinamiche di frontiera con le popolazioni non greche.

La caratterizzazione guerriera del dio nelle origini del culto

delfico.

Il dato che a prima vista può apparire strano, considerato il carattere musicale della festa, riguarda la caratterizzazione guerriera di Apollo.20 Questo elemento, in realtà, non desta sorpresa se confrontato agli altri culti arcaici, di ascendenza dorica, tributati al dio. Nel caso delfico, si riscontra l’assegnazione al dio di una influenza apotropaica21 tipica dei culti apollinei di età arcaica.22 Dalla ricomposizione delle fonti sui miti delfici traiamo dati utili alla comprensione del culto praticato nella festa di età classica. Il repertorio mitologico su Delfi, come abbiamo accennato, non fa eccezione rispetto alla tradizione apollinea, diffusa in altri centri greci. L’insediamento del dio greco avviene generalmente presso santuari, o all’interno di culti, che presentano una tradizione mantica.23 A Delfi, la presenza di una divinità femminile nel santuario ha posto delle difficoltà alla definizione di una tradizione mitica relativa alla figura di Apollo. Nei riti di età greca a dare i vaticini nel santuario

20 Come vedremo nel più avanti, § 3.3, l’attributo guerriero per la caratterizzazione originaria

di Apollo si riscontra anche nella fondazione dei culti musicali a lui tributati a Sparta. Ovviamente a differenti caratteristiche gerografiche e storico-culturali corrispondono diverse modalità e tempi di integrazione. Rispetto al caso laconico, in particolare, dobbiamo rilevare che a Delfi è marcata l’impressione di un processo di integrazione che stenta ad attuarsi perché incontra delle resistenze.

21 L’attributo è attestato in modo particolare da fonti epigrafiche. Una legge di Cirene (SEG

IX, 72; SEG XXXIX, 2360), datata al IV sec. a. C., prevede sacrifici ad Apollo Apotropaios da effettuare davanti alle porte in caso di pestilenza. In letteratura la funzione apotropaica di Apollo è per esempio espressa in un’invocazione al dio nell’Eracle euripideo (vv. 819-821): «ὦναξ Παιάν,/ἀπότροπος γένοιό µοι πηµάτων». Cfr. DI NICUOLO 2011. La rappresentazione aniconica di Apollo riprende lo stesso tema e la sua forma di colonna assottigliata verso la cima riprende, come vedremo più avanti (§ 3.3.2), la descrizione di Pausania (III 19.3) della statua cultuale del dio ad Amicle.

22 Un esempio di questa caratterizzazione si ritrova nelle funzioni assegnate ad Apollo dalla

preghiera di Crise, in Iliade I.

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era una donna, la Pizia, il cui dono traeva legittimazione dall’ispirazione di Apollo.24 Da quanto emerge, non sono attribuite al dio competenze musicali,

almeno per quanto riguarda la fase di appropriamento del santuario.

L’agone musicale pitico come immagine della lotta tra Apollo e

Python.

Nell’insediamento apollineo presso il santuario oracolare è determinante l’uccisione, compiuta dal dio arciere, del serpente-dracena.25 La contesa e l’uccisione dell’animale sono i due elementi ripresi nella formulazione tecnica del nomos pitico, in un rapporto che lega le origini della pratica musicale, di tipo agonale, al mito di istituzione del culto di Apollo.

Abbiamo già riferito i dati storici pervenuti sulla pratica e accennato alla notizia circa la precedenza dell’esecuzione del nomos con l’uso della lyra.26 Una testimonianza riportata da Fozio, riprende il tema mitico e lo riporta alle forme storicamente attestate per l’esecuzione delle competizioni. Il testo attribuisce la prima esecuzione citarodica a quel Crisotemo di Creta che è citato da Pausania come primo vincitore dell’agone nella generazione successiva alla sua istituzione:

24 Le tradizioni mitiche sull’istituzione del culto apollineo a Crisa presentano una antica fase

di elaborazione del racconto in cui si conserva l’elemento femminile del culto oracolare del santuario. L’Inno omerico ad Apollo rappresenta la più antica testimonianza del mito e attribuisce all’animale, contro il quale combatte il dio per l’acquisizione del santuario, caratteri femminili. La sezione delfica dell’Inno omerico si può datare al VI secolo a. C., attribuendo alla tradizione riportata la precedenza rispetto alle altre, sulla base di un riferimento nel testo (vv.540-544) che sembra alludere come profezia post eventum alla prima Guerra Sacra (595-585 a. C.); cfr. CÀSSOLA 1975, p.101; FONTENROSE 1980, p.13; SCHMITT-PANTEL 1995, p.

525; CHAPPEL 2006, pp. 331-332. L’anteriorità della tradizione sostenuta nell’inno trova

riscontro nei caratteri femminili della dracena, che a quanto pare è menzionata come serpente in un frammento simonideo (cfr. Simon. Frg 26A Bergk, ap. Ps.-Jul. Epist. 24. Cfr.

FONTENROSE 1980, p.15. Uno degli elementi che la tradizione dell’Inno non menziona è il

nome della dracena. Ci sono testimonianze che le attribuiscono il nome Delphina, riprendendo l’epiteto che sarà poi attribuito ad Apollo, e continuando a mantenere la caratteristica feminile dell’animale; cfr. FONTENROSE 1980, p.14 nota n. 4.

25 Le tradizioni mitiche meno conservatrici assegnano all’animale caratteri maschili e lo

denominano Πύθων. Il nome, la cui etimologia, ripresa dall’epiclesi di Apollo, è passata intorno al VI secolo a individuare la festa, fa riferimento al verbo πύθω, e indica la morte del serpente. Due versioni del mito, riportate da Eforo e Pausania, sostituiscono alla dracena, o al serpente, un pericolo umanizzato: Eph. 31b, 2.53 J, ap. Strabo IX 3.12; Paus. X 6.

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Χρυσόθεµις ὁ Κρὴς πρῶτος στολῇ27 χρησάµενος ἐκπρεπεῖ καὶ

κιθάραν ἀναλαβὼν εἰς µίµησιν τοῦ Ἀπόλλωνος µόνος ᾖσε νόµον, εὐδοκιµήσαντος δὲ αὐτοῦ διαµένει ὁ τρόπος τοῦ ἀγωνίσµατος·28

Nel passo rileviamo che l’attribuzione della prima performance del nomos a una esecuzione con la kithara non tiene conto del dato storico.

L’antichità della performance con uno strumento a corde si rapporta, ancora una volta, alla tradizione greca di età classica sulle competenze musicali apollinee. Allo stesso modo, i miti che attribuiscono al dio la fondazione dell’agone delfico presentano Apollo come il primo esecutore della melodia, con l’accompagnamento di una lyra. È anche il caso dell’argumentum a alle Pitiche. Nel brano che riportiamo, dopo aver ricordato la costruzione dello strumento a sette corde che Apollo ricava dalla tartaruga donatagli da Hermes,29 si attribuisce al dio l’istituzione dell’agone:

…καὶ ἀποκτείνας τὸν ὄφιν τὸν Πύθωνα ἀγωνίζεται τὸν Πυθικὸν ἀγῶνα κατὰ ἑβδόµην ἡµέραν·[…] σύριγµα δὲ διὰ τὸν τοῦ ὄφεως συριγµόν. οὕτω µὲν οὖν κατέστη πρῶτον ὁ τῶν Πυθίων ἀγών.30

L’approccio al brano delle hypotheseis deve ovviamente tenere conto del fatto che il testo, per quanto si proponga di dare indicazioni su una pratica musicale storicamente esistente, adopera una tipologia di trattazione che collega il dato

27 Sul dato mimetico in relazione alla “messa in scena” che si attua nei rituali festivi, è

interessante osservare il riferimento che il testo di Proclo fa al costume del citaredo. Testimonianze attestano che le esecuzioni musicali, e in particolar modo auletiche, alle Pitiadi prevedevano che i contendenti indossassero un costume apposito, la pythikē stolē; cfr. Ath. 12.535d; Plut. Alc. 32.2. Cfr. POWER 2010, pp.11 ss.

28 Procl Chrest. ap. Phot. Bibl. 320b 1-4: «Il cretese Crisotemo per primo servendosi di un

mantello appropriato e prendendo la kithara, cantò lui solo un nomos ad imitazione di Apollo, e poichè lui diventò famoso permane il modo di organizzare l’agone».

29 Nell’Inno a lui dedicato è Hermes che ancora infante costruisce la lyra dal guscio di una

tartaruga, H.H. IV vv. 24-67.

30 Pind. Pyt. hyp.a 24-32: «…e dopo aver ucciso il serpente Pito, agisce l’agone Pitico, il

settimo giorno. […] il syrigma [sc. così chiamato] per via del sibilo del serpente. In questo modo, dunque, egli fondò per primo l’agone Pitico».

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storico a quello mitico, e pertanto va accuratamente contestualizzato. Si osserva come l’autore del testo intenda conferire sacralità alla technē musicale delfica attribuendo ad Apollo la fondazione della pratica e l’esecuzione del

nomos.31 Il dio stesso, dopo l’uccisione del serpente, «ἀγωνίζεται τὸν Πυθικὸν ἀγῶνα» ricreando con le arti musicali un parallelo celebrativo dell’impresa. Apollo adopera, in tal modo, la mousikē in una funzionalizzazione mimetica, creando un precedente mitico della celebrazione agonale della festa.

Il passo dell’argumentum a, pur presentando una ripartizione delle armonie ritmiche del componimento che è simile agli altri testi che ne danno notizia, adotta una struttura che si propone di mettere in risalto la partecipazione di altri elementi mitici. In particolare, come nota Fontenrose,32 la formazione delle sezioni musicali che partecipano alla composizione del nomos sono rapportate alla partecipazione di altre divinità. Si tratta, in particolare di Dioniso, Gea e Zeus, ai quali era assegnato un ruolo di antagonisti del dio all’interno dei miti apollinei. In tal senso, il testo consente di riscontrare, all’interno di una tradizione relativa alla composizione del nomos pitico, la presenza di un riferimento alla originaria funzione civilizzatrice del dio delfico.

Delfi: note conclusive.

Abbiamo introdotto questo capitolo proponendoci la ricerca di tracce musicali all’interno del mito di fondazione del culto delfico. L’argomentazione proposta ci ha portato a rilevare come la mousikē sia di fatto assente in origine tra le competenze caratteristiche di Apollo, e i riferimenti musicali riportati dalle fonti mostrano di essere stati costruiti a posteriori.

L’esempio del nomos pitico è particolarmente caratteristico. L’intreccio di dati storici e mitici, che propongono le fonti su un fenomeno tecnico storicamente originato nel VI secolo, si può leggere esclusivamente nella prospettiva di una

31 Un ulteriore esempio della marcata volontà di attribuire l’istituzione musicale ad Apollo si

può riscontrare nella riformulazione della tradizione riguardo la costruzione della lyra dal guscio di una tartaruga. L’autore dell’hypotesis trae il racconto dall’inno omerico ad Hermes e lo rimodella attribuendo la costruzione dello strumento ad Apollo. Cfr. H. H. Herm.

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costruzione del mito che è stata consapevolmente operata a posteriori. Da questo punto di vista possiamo ribadire il legame esistente tra mito e rito nella celebrazione religiosa, attribuendo la precedenza alla azione del rito, intorno al quale, come è evidente nel caso specifico, si sviluppa il mito.

Il riferimento di Pausania all’origine cretese di Crisotemide,33 il primo vincitore dell’agone pitico, è interessante nell’ambito di questa ricerca. Esso rimanda a un retroterra egeo, all’interno del quale l’isola di Creta era considerata centro di diffusione della cultura musicale.

Tornando alle competenze musicali di Apollo, i dati in nostro possesso non permettono di stabilire in quale momento della tradizione l’elemento musicale si impose nel culto del dio delfico. La mousikē faceva parte, probabilmente, dei retaggi cultuali presenti nel santuario oracolare, e sarebbe stato acquisito da Apollo in un secondo momento, così come accade per l’arte mantica.

Gli elementi che ci fornisce l’epica omerica nella connotazione di un dio citaredo non consentono di formulare ipotesi su una data di attribuzione delle caratteristiche musicali. Una possibile cronologia è individuabile nel VI secolo, quando l’Inno omerico presenta Apollo alla guida di un gruppo di marinai cretesi nell’atto di fondare il culto delfico. Ritorna qui l’elemento cretese sul quale concludiamo la nostra riflessione. Alla luce degli argomenti presentati, ritengo che sia opportuno lasciare aperta l’ipotesi secondo la quale la presenza della mousikē alle Pitiadi sia traccia dei culti praticati presso il santuario di Crisa.

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