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III LA FIGURA DEL RE IN ALTRI GENERI

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Academic year: 2021

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III LA FIGURA DEL RE IN ALTRI GENERI

Questa sezione è dedicata a tutte quelle opere legate direttamente od indi-rettamente all’immagine del sovrano, ma che non trovano una collocazione nelle categorie sopra elencate. In questo capitolo avrà spazio lo studio della glittica e quello degli intarsi.

1. LA GLITTICA REGALE

Per glittica regale si intende sia quella in cui è raffigurata la figura del so-vrano, da tenere ben presente ai fini di questo lavoro, sia quella di committenza regia, ma in cui l’immagine del re non compare.

CATALOGO DEI SIGILLI

Nome convenzionale Numero di scavo o di museo Dimensioni

Sigillo con scena di pascolo

Sigillo con scena in barca VA.10537 h. 4,3cm Sigillo di Puabi BM 141544 h. 4,9cm Impronta di Mesannepadda h. 6cm

Sigillo di Ninbanda U.8981 h. 4,1cm Impronta di Eannatum h. 5,2cm Impronta di Lugal-anda-nuhunda h. 4,3cm Impronta di Barnamtara h. 4,8cm Sigillo diUkin-ulmaš h. 3,94cm Sigillo diIbni-šarrum AO 22303 h. 4cm Impronta di Lugal-ušumgal AO 24065 h. 3,7cm Impronta di Gudea h. 2,7cm Sigillo di Haš-hamer h. 5,28cm Sigillo di Erradan h. 2,65cm Impronta di Yiškīmari Sigillo da Susa Sb 2125 h. 2,5cm Sigillo di Idadu Sb 2033 + Sb 2294 + Sb 2299 + Sb 6972 h. 2,6cm

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All’inizio del periodo protodinastico il sigillo cilindrico si arricchisce di una piccola epigrafe, la quale ci permette di conoscere il committente dell’opera. In questo periodo nasce e si sviluppa il motivo più tipico della glit-tica, quello della contest scene, o figurenband. Questo tema ha un numero infi-nito di varianti pur essendo legato al medesimo schema compositivo. Da Ur, in particolare dai livelli sottostanti il “Cimitero Reale” denominati Seal-impression strata (SIS), provengono importanti testimonianze della glittica dell’epoca. I SIS restituiscono impronte di sigilli di committenza reale che pos-sono essere attribuiti con certezza ad un sovrano grazie all’iscrizione che reca-no. Il più antico esemplare noto di sigillo appartenente alla famiglia reale è quello della regina Puabi, proveniente dalla tomba PG/800; la scena è divisa in due registri, entrambi occupati da scene di banchetto (fig. 42143). L’iscrizione incisa reca il nome e la titolatura della regina. Dal SIS I viene il sigillo di Me-sannepadda che descrive una scena contest, in cui sono impegnati due uomini che difendono un bovide da due leoni (fig. 43144). L’epigrafe riporta:

Mes-ane-pada, re di Kiš, marito … . Contemporaneo al sigillo di Mesannepadda è quello

della moglie, Ninbanda; la scena è divisa in due registri, entrambi occupati da scene di lotta in cui sono impegnati degli umani che proteggono alcuni bovini da un attacco di leoni (fig. 44145). Le figure si incrociano l’una sull’altra

for-mando un chiasmo. L’iscrizione restituisce: Nin-banda, regina moglie di

Mes-ane-pada. L’opera di committenza regale più prossima a quelle appena

descrit-te proviene da Al-Hiba (Lagaš), è rappresentata da un frammento di impressio-ne di sigillo. Vi è raffigurato un uomo-toro in lotta con un uomo, sul margiimpressio-ne si intravede la figura di un toro (fig. 45146); l’epigrafe è posta in alto e riporta il

143 Cenni bibliografici: Wiseman, D. L., 1962,Cylinder Seals: Uruk - Early Dynastic Periods. Catalogue of the Western Asiatic Seals in the British Museum 1, London.. Collon, 1987. 144 Cenni bibliografici: Woolley, C. L., 1934, Ur Excavation II: The Royal Cemetery,

Oxford-Philadelphia. Collon, 1987.

145 Cenni bibliografici: Woolley, C. L., 1934, Ur Excavation II: The Royal Cemetery,

Oxford-Philadelphia. Collon, 1987.

146 Cenni bibliografici: Hansen, D. P., 1973, Al-Hiba, 1970-1971: A preliminary report, in Ar-tibus Asiae, vol. 35, n. 1/2, pp. 62-63, 65-78. Collon, 1987.

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nome del committente specificando il proprio titolo reale. L’introduzione nella lotta dell’uomo-toro è usata anche da Lugal-anda-nuhunda di Lagaš circa un secolo dopo Eannatum. L’impronta del sigillo di Lugal-anda-nuhunda proviene da Tello e rappresenta una scena di lotta abbastanza complessa, sotto l’iscrizione si snoda un conflitto che vede due tori androcefali disposti a chia-smo che lottano con un eroe nudo, alle spalle del quale vi è un’altra figura u-mana con un capride. Ad incorniciare la scena vi sono due lotte tra uomini-toro e leoni (fig. 46147). L’iscrizione permette di leggere: Lugal-anda-nuhunda,

principe di Lagaš. Sempre da Tello proviene un’impronta dalla cui epigrafe

possiamo attribuirlo a Barnamtara, moglie di Lugal-anda-nuhunda. In quest’impronta la scena è divisa in tre registri, quello più in basso è caratteriz-zato da una caotica contest scene; quello al centro riporta delle figure umane intervallate da elementi vegetali; quello più in alto, infine, descrive una scena di lotta assieme all’epigrafe (fig. 47148).

L’arte accadica porta delle grandi innovazioni sia sotto il punto di vista stilisti-co sia sotto quello dei motivi figurativi. La definizione dell’anatomia umana raggiunge un altissimo grado di finezza, iniziano ad apparire le prime divinità, che si cimentano anche in scene di lotta. Per questo periodo non abbiamo sigilli di committenza regale né con un’immagine riconducibile ad una figura monar-chica, ma abbiamo riferimenti o dediche ai re accadici; queste testimonianze le ritroviamo in connessione con i sovrani della fine della dinastia, vale a dire Na-rām-Sîn e Šar-kali-šarrī. Riferito al primo è un sigillo con una lotta, illustrata specularmente, tra un leone ed un bovide, al lato vi è l’iscrizione, che riporta:

Narām-Sîn, dio di Akkad: Ukin-ulmaš suo figlio (fig. 48149). Mentre dedicato al

147 Cenni bibliografici: Allotte de la Fuÿe, F. M., 1907,Les sceaux de Lougalanda, patési de

Lagash [Sirpourla] et de sa femme Barnamtarra, in Revue d'Assyriologie, vol. VI, n. 4 . Col-lon, 1987.

148 Cenni bibliografici: Allotte de la Fuÿe, F. M., 1907,Les sceaux de Lougalanda, patési de

Lagash [Sirpourla] et de sa femme Barnamtarra, in Revue d'Assyriologie, vol. VI, n. 4 . Col-lon, 1987.

149 Cenni bibliografici: Boehmer, 1965,Die Entwicklung der Glyptik wdhrend der Akkad-Zeit,

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secondo è un sigillo con incisa una scena più pacifica disposta in modo simme-trico: un eroe nudo abbevera con un aryballos un bovino (fig. 49150); in alto al centro campeggia l’epigrafe dove si legge: Šar-kali-šarrī, re di Akkad:

Ibni-šarrum, lo scriba, suo servo. Il nome di questo re viene riportato da un secondo

sigillo ritrovato a Tello, vi è descritta una scena d’introduzione, novità intro-dotta nel periodo accadico, e di offerta, dato che l’ultimo personaggio della processione ha un capride in braccio. L’offerente è preceduto da una divinità ed entrambi sono rivolti ad un dio gradiente (fig. 50151). L’iscrizione alle spalle della divinità restituisce: Šar-kali-šarrī,il potente re di Akkad: Lugal-ušumgal,

governatore di Lagaš, è suo servo. Questo è il secondo sigillo dedicato dal

go-vernatore di Lagaš, il primo ha pressoché lo stesso disegno, ma il dio gradiente ha dei raggi alle sue spalle. Dall’epigrafe, posta nel medesimo posto, si legge:

Narām-Sîn,il potente, dio di Akkad, re delle quattro parti del mondo: Lugal-ušumgal,lo scriba, governatore di Lagaš, è suo servo. L’iconografia del dio

gradiente è propria sia di Sîn sia di Šamaš, tuttavia quest’ultimo ha sempre de-gli accessori che lo contraddistinguono come i raggi che de-gli fuoriescono dalle spalle e uno strumento simile ad una sega. È logico pensare che l’offerente sia lo stesso ensi di Lagaš, nonché committente dei sigilli, che si rivolge in un’occasione a Šamaš ed in un secondo momento a Sîn.

La glittica del periodo post-accadico è contraddistinta dalla già citata scena d’introduzione. Lo schema classico di una scena d’introduzione è formato dal sovrano e committente, identificato dalla legenda incisa sul sigillo, accompa-gnato da una divinità minore al cospetto di un dio maggiore oppure al cospetto del re morto e deificato. Durante il regno della terza dinastia di Ur i sigilli era-no decorati soprattutto con la scena sopra descritta. Proveniente da Tello è un’impronta recante il nome di Gudea, questa rappresenta lo stesso re che vie-ne condotto per mano da una divinità di fronte al dio Ningirsu; questa teoria è

150 Cenni bibliografici: De Clercq, M., Menant, M. J., 1888, Collection de Clercq. Catalogue méthodique et raisonné. Vol. I. Cylindres orientaux, Parigi. Collon, 1987.

151 Cenni bibliografici: Delaporte, L., 1920, Catalogue des cylindres orientaux, cachets et pier-res gravées de style oriental. Musée du Louvre, Parigi. Collon, 1987.

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chiusa da un dio minore che leva entrambi le mani al cielo. Il re ha la testa e le guance rasate, non porta nessun copricapo ed è abbigliato con una toga liscia con frange lungo i bordi (fig. 51152). In un altro sigillo si vede una scena d’introduzione al cospetto di un re divinizzato postumo. Il re è assiso, con co-pricapo a calotta, lunga barba ed una veste liscia che copre la spalla sinistra; di fronte a lui, posto tra due divinità, vi è una figura con le stesse caratteristiche appena viste nel sigillo di Gudea (fig. 52153). L’iscrizione riporta: Ur-Nammu,

uomo forte, re di Ur: Haš-hamer, governatore di Iškun-Sîn, è il suo servitore.

In una scena di un terzo sigillo della terza dinastia di Ur il re è seduto su un trono, è abbigliato con una veste frangiata a balze, porta una lunga barba ed ha in testa un copricapo a calotta. La veste scopre la spalla destra, con la cui mano porge un aryballos alla persona introdotta dalla divinità (fig. 53154). L’epigrafe incisa alle spalle del sovrano recita: Ibbi- Sîn, potente re, re di Ur, re delle

quattro parti del mondo: Erradan, lo scriba, figlio di Aršiah, è il suo servitore.

Da Mari, più precisamente dall’ultimo livello del palazzo presargonico, provengono una serie di impronte di sigillo che recano inciso il nome del re Yiškīmari. Uno dei quali mostra una scena, non divisa in registri, ma che deve essere separata per una corretta lettura. In basso possiamo distinguere delle a-zioni inerenti ad una battaglia, abbiamo: duelli, persone a terra e uomini inve-stiti da un carro. Nella parte superiore distinguiamo l’iscrizione, scene rituali ed il re. Quest’ultimo ha una mazza in mano, è abbigliato con una veste a cioc-che, una barba lunga ed uno chignon (fig. 54155). Un secondo sigillo riporta una scena praticamente identica.

152 Cenni bibliografici: Delaporte, L., 1920, Catalogue des cylindres orientaux, cachets et pier-res gravées de style oriental. Musée du Louvre, Parigi. Collon, 1987.

153 Cenni bibliografici: Collon, 1982 Catalogue of the Western Asiatic seals in the British Mu-seum: cylinder sealsII, Akkadian - post-Akkadian - Ur III periods. Collon, 1987.

154 Cenni bibliografici: Sollberger, E., 1954,New Lists of the Kings of Ur and Isin, in Journal of Cuneiform Studies, vol. 8. Collon, 1987.

155 Cenni bibliografici: Delaporte, L., 1920, Catalogue des cylindres orientaux, cachets et pier-res gravées de style oriental. Musée du Louvre, Parigi. Collon, 1987.

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Per quello che riguarda l’area elamita abbiamo esempi di raffigurazioni rea-li, a volte accompagnate dall’iscrizione. Lo sviluppo della glittica regale della zona sud iranica ha molto in comune con quella mesopotamica. Uno dei più an-tichi esempi proviene da Susa, in questo sigillo si distingue un individuo, abbi-gliato alla maniera del re-sacerdote urukeo, che con l’arco scocca delle frecce verso tre persone, trafiggendole; la scena si svolge di fronte ad un tempio carat-terizzato da delle corna che fuoriescono dalle pareti (fig. 55). Per i periodi pro-todinastico ed accadico non abbiamo testimonianze reali all’interno della glitti-ca elamita, ma nel periodo che corrisponde al periodo dell’ascesa della terza dinastia di Ur, abbiamo delle documentazioni: in un’impronta vi è una scena di presentazione, di fronte ad un personaggio barbato, seduto su un trono, vestito con una gonna a ciocche, vi è una figura stante, con una gonna a balze, che tende un’ascia alla figura assisa, alle spalle dei due è una divinità caratterizzata dalla tiara a corna, con una veste a balze, che ha le mani levate (fig. 56). Alle spalle della dea c’p una scritta ove si legge: Idadu, principe di Susa, eroe

ama-to da Inshushinak, figlio di Tan-Ruhuratir, a Kuk-Simut, lo scriba, al suo servi-tore amato, ha donato.

fig. 42: sigillo di Puabi, da Collon, 1987, fig. 521.

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fig. 43: sigillo Mesannepadda, da Collon, 1987, fig. 522.

fig. 44: sigillo di Ninbanda, da Collon, 1987, fig. 523. fig. 47: impronta di fig. 45: impronta di Barnamtara, Ena’annâbtum, da Collon, 1987, fig. 525. da Collon, 1987, fig. 524. fig. 46: impronta di Lugal-anda-nuhunda, da Collon, 1987, fig. 526.

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fig. 48: sigillo di Ukin-ulmaš, da Collon, 1987,

fig. 528.

fig. 49: sigillo di Ibni-šarrum, da Collon, 1987, fig. 529.

fig. 50: impronta di Lugal-ušumgal, da Collon, 1987, fig. 537.

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fig. 51: impronta di, Gudea da Collon, 1987, fig. 531.

fig. 52: sigillo di, Haš-hamer, da Collon, 1987, fig. 532.

fig. 53: sigillo di, Erradan, da Collon, 1987, fig. 533.

fig. 54: impronta di Yiškīmari,

da Collon, 1987, fig. 537.

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fig. 55: sigillo da Susa, da Amiet 1972, vol. II, pl. 18, fig. 695.

fig. 56: impronta di Idadu, da Amiet 1972, vol. II,

pl. 33, fig. 1677.

2. GLI INTARSI

Gli intarsi mesopotamici costituiscono una forma artistica che risulta indi-pendente da ogni altro visto; questa diversità si manifesta sia nei materiali, più pregiati, sia nella tecnica di esecuzione tipica. Le materie prime usate sono prevalentemente la conchiglia e la madreperla, subito seguite dalla pietra e, as-sai di rado, dall’osso. La lavorazione dell’intarsio consiste nella sagomare completamente l’elemento, seguendo la linea del profilo, e successivamente di-sporlo su di una superficie, di tessere di scisto, di ardesia o di materiale bitumi-noso, anch’essa sagomata secondo il profilo della figura da accogliere. I singoli intarsi vanno a comporre il rivestimento decorativo di oggetti e di mobilio e per la composizione di un pannello ornamentale collocato verosimilmente lungo le pareti.

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CATALOGO DEGLI INTARSI

Nome convenzionale Numero di scavo o di museo

Stendardo di Ur U 171 + U 172 + U 173 + U 174 Intarsio da Kiš K 8 Tassello da Kiš K 94 Tassello da Nippur N 57 Intarsio da Mari M 16 Intarsio da Mari M 350

L’opera maggiore e più completa finora nota fatta con questa tecnica pro-viene dal “Cimitero Reale” di Ur, è il cosiddetto Stendardo di Ur. Questo è composto da due facce rettangolari e da due lati trapezoidali, è databile al peri-odo di Meskalamdug. I due pannelli maggiori, prendendo i nomi dalle scene che riportano, vengono comunemente chiamati lato della guerra e lato della

pace.

Il lato della guerra reca una scena su tre registri, incorniciati da un fregio. Il più basso dei registri riporta una teoria di carri da guerra che passano sopra ai nudi corpi dei vinti; i carri da guerra sono trainati da due equidi e guidati da un uomo, il quale porta sul carro un soldato armato di lancia. Tutte le figure impe-gnate nelle scene sono rivolte verso destra. Il registro mediano inizia con una sfilata di prigionieri nudi, con la testa rasata, seguiti da una teoria di soldati. Sia l’esercito che i vinti sono rivolti verso la destra dello spettatore. L’ultimo regi-stro cambia l’orientamento della scena , a destra abbiamo dei soldati con dei prigionieri che, andando verso sinistra, incontrano il re. Questi è di dimensioni maggiori rispetto a tutte le altre figure del pannello, data l’elevata abrasione del soggetto non si può dire altro del re. Il sovrano è seguito da dei soldati ed un carro da guerra (fig. 57).

Anche il lato della pace è diviso in tre registri, nei due registri inferiori si nota la processione, diretta verso destra, del popolo della città di Ur carico di

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fig. 57: stendardo di Ur, lato della guerra, da Dolce 1978, vol. II.

fig. 58: stendardo di Ur, lato della pace, da Dolce 1978, vol. II.

doni ed offerte di ogni tipo. Nell’ultimo registro vi è raffigurato il banchetto re-ale, con tutti i dignitari seduti di fronte al sovrano ed a lui rivolti. Nella parte destra della scena sono disposti un suonatore, probabilmente di lira, ed un can-tore che allietano i personaggi davanti a loro. Sulla sinistra è rappresentato il sovrano, di dimensioni maggiore, con il capo rasato, a torso nudo e vestito con una gonna a ciocche (fig. 58).

Dal vano 35 del palazzo protodinastico di Kiš proviene un intarsio rappre-sentante un personaggio maschile, forse seduto, acefalo, abbigliato con una

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gonna a ciocche (fig. 59) 156; presente sull’intarsio è l’iscrizione LUGAL-UTU LUGAL, la quale identifica nel personaggio una figura regale.

La produzione degli intarsi comprende una nutrita serie di tasselli incisi, questi sono stati datati al cosiddetto Periodo di Meskalamdug. La morfologia di queste tessere è varia, al contrario del materiale che quasi sempre è la conchi-glia, raramente sostituita dall’osso. I personaggi incisi hanno tutti le medesime caratteristiche: la testa è di profilo con naso molto pronunciato, l’occhio è sproporzionato e particolarmente dilatato, le labbra sono caratterizzate da una linea orizzontale, il mento può essere squadrato o piccolo e tondeggiante, l’orecchio è molto stilizzato. Le figure appaiono sproporzionate, con bassi cor-pi con lunghe braccia. Due figure, rappresentanti un simposio, provenienti da Kiš (fig. 60) e da Nippur (fig. 61)157 appaiono praticamente identiche, raffigu-rano un personaggio seduto, con testa rasata, a torso nudo e con un gonnellino liscio, lungo fino alla caviglia, terminante in larghe frange. L’unica differenza tra le due figure è rappresentata da un drappo, terminante come la gonna in frange, che copre la spalla sinistra dell’individuo del tassello di Nippur. En-trambe le figure tengono in mano una coppe mentre con l’altra un oggetto co-stituito da un manico rigido ed una parte terminale morbida.

Un’iconografia simile a quella appena descritta, ma di stile locale, viene re-stituita da un intarsio proveniente dalla cella 13 del tempio di Ninni-Zaza di Mari (fig. 62)158. Questo intarsio è sagomato, raffigura un individuo con una coppa in mano, mentre nell’altra reca un bastone. Sempre proveniente da Mari è un intarsio di notevoli dimensioni (fig. 63)159, di questo rimane solamente

156 Cenni bibliografici: Langdon, S., 1924, Excavation at Kish. The Herbert Weld and Field Museum of Natural History Expedition to Mesopotamia, I, Geuthner, Parigi. Dolce, 1978, pp.

69-70.

157 Cenni bibliografici dei tasselli: Dolce, 1978, pp. 229-234. Marchetti, 2006, p. 183. Per

que-ste due figure Marchetti teorizza che si possa trattare di sovrani. Marchetti, 2006.

158 Cenni bibliografici: Dolce, 1978, pp. 165-173. Marchetti, 2006, p. 183.

159 Cenni bibliografici: Parrot, A., 1954, Les fouilles de Mari. Neuvième campagne (Automne

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una veste a ciocche che copre una sola spalla e una mano che regge un oggetto che è possibile riconoscere in quello dei tasselli da Kiš e Nippur.

fig. 59: intarsio da Kiš, da Marchetti, 2006, tav. L, fig. 1.

fig. 60: tassello da Kiš, da Dolce, 1978, vol. II, tav. XVIII, K94.

fig. 61: tassello da Nippur, da Dolce, 1978, vol. II, tav. XIX, N57.

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fig. 62: intarsio da Mari, da Dolce, 1978, vol. II, tav. XXIX, M16.

fig. 63: intarsio da Mari, da Dolce, 1978, vol. II, tav. XXXII, M350.

Figura

fig. 42: sigillo di Puabi,   da Collon, 1987, fig. 521.
fig. 43: sigillo Mesannepadda,    da Collon, 1987, fig. 522.
fig. 48: sigillo di  Ukin-ulmaš,   da Collon, 1987,
fig. 51: impronta di, Gudea  da Collon, 1987, fig. 531.
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