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2.2 Avrakotos, Hart e la guerra parallela su due fronti Dal 1947, anno della sua fondazione

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2.2 Avrakotos, Hart e la guerra parallela su due fronti

Dal 1947, anno della sua fondazione19, la CIA utilizzò il modello britannico per la costituzione della struttura interna ed esterna.

Questo modello, che non venne messo in dubbio per almeno venti anni, comportò l’egemonia esclusiva, all’interno dell’Agenzia, di chi provenisse da famiglie aristocratiche e avesse frequentato università prestigiose all’interno della Ivy League20 o avesse potenti agganci con qualche importante esponente dell’ establishment. Questa situazione era ancora presente quando Gustav Lascaris Avrakotos, detto “Gust”, entrò nell’Agenzia il 1° agosto 1962. Langley aveva deciso solo da un anno di aprire cautamente le porte anche a coloro che non provenivano da famiglie benestanti poiché il confronto con l’Unione Sovietica stava prendendo una piega sempre più preoccupante, come anni prima ebbe a sottolineare anche il presidente Truman con queste parole:

Risulta ormai chiaro che ci troviamo di fronte ad un nemico implacabile, il cui obiettivo dichiarato è il dominio mondiale […] non ci sono regole in questo gioco. Le norme di condotta umana fin qui ritenute accettabili non sono più valide. Se gli Stati Uniti vogliono sopravvivere devono utilizzare strumenti più intelligenti, più sofisticati e più efficaci di quelli usati contro di noi.

Un confronto nucleare o comunque convenzionale avrebbe avuto effetti devastanti, così le due superpotenze furono costrette a fronteggiarsi tramite le rispettive agenzie di spionaggio. Appurato il fatto che la maggior parte della Guerra fredda sarebbe stata condotta in segreto, la CIA decise che per affrontare la minaccia sovietica si sarebbe servita, in modo graduale, di quell’enorme serbatoio di cittadini di seconda generazione, perlopiù appartenenti a famiglie umili, che spesso conoscevano ancora la lingua d’origine. Il fatto che gli Stati Uniti fossero stati storicamente un paese d’immigrazione

19

La Central Intelligence Agency nacque il 18 settembre 1947 assieme al National Security Council grazie al “National Security Act” varato dal Congresso e firmato dal presidente Truman il 26 luglio dello stesso anno.

20 La lega delle otto principali università degli Stati Uniti. La maggior parte delle

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41 costituì un elemento molto importante come nondimeno il vantaggio

di avere molti dei paesi d’origine della migrazione, in quegli anni, sotto l’autorità più o meno diretta di Mosca o comunque sotto la sua minaccia21.

Gli strascichi del maccartismo, che riuscì a radicarsi in modo piuttosto forte in un ambiente aristocratico come quello della CIA delle origini, rallentarono questo processo che, sotto certi punti di vista, può essere considerato un tentativo di riconciliazione nazionale dopo un periodo di “caccia alle streghe” che per anni aveva duramente provato il tessuto sociale americano22.

Avrakotos, nato ad Aliquippa in Pennsylvania, proveniva da un’umile famiglia di immigrati greci; l’infanzia, molto dura e piena di privazioni, contribuì a forgiare il suo carattere burbero e pragmatico, mentre essere cresciuto in un distretto industriale popolato dalle più diverse nazionalità gli permise di acquisire una certa dimestichezza nelle lingue ed esperienza nell’approcciarsi nel modo più adatto, a seconda della provenienza, la persona con la quale di volta in volta si trovava a trattare. Assiduo frequentatore della biblioteca comunale, si era formato, sul campo e sui libri, una visione ed un’esperienza del mondo che pochi ragazzi di venti anni a quell’epoca possedevano e che venne notata da un funzionario dell’Agenzia che scandagliava le università in cerca di nuovi talenti e Avrakotos decise di tentare la carriera dello spionaggio iniziando il duro addestramento che sarebbe durato anni e durante il quale il giovane mostrò una innata propensione al mestiere.

Come primo compito la CIA lo spedì nel gruppo dei consiglieri politici per la giunta dei colonnelli che erano arrivati al potere in Grecia nella primavera del 1967. Avrakotos si distinse per la professionalità con la quale, aiutato dalla conoscenza della lingua, era riuscito ad entrare in confidenza con gli esponenti più autorevoli del regime.

21

W.Blum, CIA, A Forgotten History: US Global Interventions since World War 2, London, Zed Books, 1986, pp.41-47.

22 I primi cittadini di seconda generazione che poterono cominciare a salire i gradini

della scala gerarchica nell’Agenzia furono ebrei, greci e polacchi seguiti anni dopo da neri, latinoamericani e donne.

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42 Visti i suoi successi, l’Agenzia nel 1974 decise di confermare il suo

incarico nel difficile periodo di transizione verso la democrazia fino a quando, nel 1978, Avrakotos richiese il trasferimento.

Il ritorno a Langley non fu dei più trionfali poiché nel quartier generale si respiravano già le avvisaglie dell’invasione sovietica in Afghanistan ed era in corso la drastica riduzione di personale ritenuto scomodo avviata dal nuovo direttore, l’ammiraglio Stansfield Turner, entrato in carica nel 1977.

L’immagine che Avrakotos aveva dell’Agenzia peggiorò

ulteriormente quando registrò una sostanziale rassegnazione come reazione rispetto alla gravità dell’ attacco sovietico, ma soprattutto non riusciva a capacitarsi della ragione che stava spingendo Carter e Turner a estromettere alcuni degli elementi che si sarebbero potuti rivelare più utili in un teatro, quello afghano, che sarebbe ben presto divenuto incandescente.

A queste delusioni dovette aggiungersi anche il violento diverbio che ebbe, all’inizio degli anni Ottanta con il capo della Divisione europea, suo superiore, che rischiò di compromettergli in modo definitivo la carriera. Avrakotos aveva violato alcune delle più basilari norme comportali che regolavano la militaresca vita dei servizi clandestini. Da quel momento fu costretto a lavorare all’interno della CIA come un fantasma fino al giorno in cui John McGaffin, suo vecchio amico e capo della Divisione Vicino Oriente, non lo convinse che in quella sezione c’era bisogno di uno come lui, soprattutto per ciò che stava succedendo in Afghanistan.

Alla presidenza degli Stati Uniti, nel 1981, il repubblicano Reagan era subentrato a Carter non facendo certo del ferreo rispetto delle regole e dei diritti umani la sua bandiera, come invece aveva fatto il suo predecessore. Questa svolta fu molto gradita alla CIA assieme all’arrivo del nuovo direttore, William J. Casey, che impartì delle direttive ed uno stile di lavoro molto diverso dal suo predecessore, riuscendo finalmente a dare una scossa all’Agenzia23.

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43 Avrakotos, in questo arco di mesi, cominciò a lavorare ufficiosamente

come vice nella Divisione Vicino Oriente sotto la protezione di McGaffin ma si rese conto ben presto che lo scopo principale della guerra segreta che la CIA stava conducendo in Afghanistan era dissanguare i sovietici e non batterli, il tutto al prezzo di migliaia di vite di giovani, donne e bambini. Un modo di combattere distante anni luce dalle sue concezioni.

Nel 1982, stesso periodo durante il quale Wilson incontrò per la prima volta Zia, ad Avrakotos si presentò l’occasione della vita per dimostrare quello che valeva: per una mancata corrispondenza tra scadenze di mandato gli veniva offerta la possibilità di rimanere per alcuni mesi capo ad interim della Divisione Vicino Oriente. Da quella

posizione avrebbe potuto imprimere al conflitto afghano

quell’intensificazione che, secondo Gust, troppi burocrati a Langley avevano sempre rimandato per un eccesso di prudenza.

Presa in mano la situazione si rese conto che la gran parte degli armamenti forniti agli afghani dall’inizio del conflitto erano costituiti da fucili Lee-Enfield calibro.303. Per progettare ed operare la fornitura di armi più sofisticate e potenti sarebbero occorse settimane, quindi al momento era essenziale fornire ai mujaheddin il massimo numero di questo tipo di fucili e relative munizioni presenti sul mercato24.

Figura 11: Il fucile Lee-Enfield modello Rifle 7.62 mm 2A1.

24 I mercanti d’armi, resisi conto che la CIA necessitava di un ingente quantitativo di

armi e munizioni di questo tipo, aumentarono i prezzi di vendita pur trattandosi di materiale evidentemente obsoleto. Avrakotos riuscì ad aggirare anche questo problema reperendo, a meno della metà del prezzo, una partita di munizioni inutilizzata in Jugoslavia. L’accordo venne facilmente trovato a causa del bisogno di liquidità dell’esercito jugoslavo e della sua scarsa simpatia verso i russi.

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44 Altro dei problemi rimasti irrisolti dall’inizio del conflitto consisteva

nel fatto che la CIA non aveva ancora escogitato un modo per abbattere gli elicotteri sovietici. Una delle prime idee che concepì Avrakotos fu di cominciare a fornire i mujaheddin di missili terra-aria sovietici SA-7. Questa operazione, che presentò diverse difficoltà25, avrebbe finalmente permesso ai ribelli di disporre di un’arma in grado di contrastare la terribile potenza distruttiva degli “Hind”.

Figura 12: Il missile sovietico SA-7.

Avrakotos era perfettamente conscio del fatto che una contrapposizione tra l’Armata Rossa e i mujaheddin non poteva risolversi a favore dei secondi seguendo canoni convenzionali. Essendo anche a conoscenza di alcune basi teoriche in merito alla guerra psicologica e alla guerriglia urbana, l’operativo della CIA si mosse per costituire, all’interno della Divisione Vicino Oriente, un Ufficio servizi tecnici che si occupasse di studiare tutta una serie di congegni esplosivi allo scopo di demoralizzare, mutilare e rendere insicuri i soldati sovietici in qualsiasi luogo essi si trovassero, aumentando a dismisura lo stress da combattimento e diminuendo

25 Il piano coinvolse un generale polacco che si dichiarò pronto a vendere le armi

agli Stati Uniti. Nella CIA, durante l’operazione, si addensarono forti sospetti che il tutto facesse parte di una messa in scena del KGB, che aveva utilizzato i missili SA-7 come esca; sospetti poi rivelatisi infondati.

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45 sensibilmente le loro prestazioni in battaglia26. Agli ingegneri

dell’ufficio perveniva quotidianamente dall’Afghanistan materiale bellico danneggiato requisito dai mujaheddin all’Armata Rossa. Questo veniva messo a nuovo e rispedito sul fronte, ma in diversi casi, all’inizio degli anni Ottanta, i tecnici si rivolsero al loro capo Divisione per informarlo che molte di quelle armi erano riparabili solo con l’utilizzo di componenti di fabbricazione americana; Avrakotos, omettendo d’informare i legali della CIA che lo avrebbero sicuramente fermato, acconsentì al primo utilizzo di tecnologia statunitense direttamente sul campo di battaglia contro forze armate dell’Unione Sovietica.

Per quanto si potesse avere un’interpretazione ampia delle “determinazioni presidenziali” firmate da Carter, Avrakotos era già andato ben oltre le competenze che il suo ruolo ad interim gli assegnava ma soprattutto non aveva alcun intenzione di fermarsi. Anni dopo ebbe ad affermare:

Furono le “determinazioni” più micidiali e complete mai promulgate, l’equivalente di una dichiarazione di guerra. Il motivo per cui appaiono così insolite è che recano la firma di un liberal, critico accanito delle operazioni segrete della CIA […] Carter non immaginava di aver firmato un simile assegno in bianco dal momento che quelle determinazioni contribuirono ad uccidere circa venticinquemila soldati sovietici.

La guerra che la CIA stava conducendo in Afghanistan poteva definirsi parallela poiché una personalità distante anni luce da Avrakotos l’aveva ideata e la stava portando avanti sul campo ben prima che a Langley accendessero i riflettori su Kabul, questi era Howard Hart.

26 Alla guida di questo nuovo ufficio, Avrakotos, che non si stava certo comportando

da capo Divisione ad interim, chiamò il suo vecchio amico Art Alper. Alper negli anni Sessanta era stato a capo della Divisione operazioni clandestine dell’ Ufficio servizi tecnici ed aveva successivamente lavorato in Laos ed in Vietnam. Alla conclusione della guerra il suo ufficio venne sciolto ma i suo talento venne richiesto in appoggio ai Contras in Nicaragua, fronte considerato dall’amministrazione Reagan molto più promettente di quello afghano. Alper rimase in Nicaragua fino alla chiamata di Avrakotos. La sua specialità consisteva nel trasformare in macchine esplosive anche l’oggetto d’uso più comune, dalle macchine da scrivere alle penne alle biciclette, in modo da diffondere un insicurezza generalizzata nel nemico.

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46 Hart era un agente della vecchia scuola ancora attaccato al principio

che i vertici dell’Agenzia dovessero provenire dall’aristocrazia. Dal 1966, anno del suo ingresso nella CIA, ad Hart vennero affidati molti rischiosi incarichi tutti portati a buon fine, circostanza che lo portò, agli inizi degli anni Ottanta, ad essere uno degli agenti più decorati. Vantando ampie conoscenze nel settore ed una permanenza di cinque anni tra Islamabad e Nuova Dehli prima come vice poi come capo base, alla fine del 1978 venne nominato capo della sezione afghano-pakistana della Divisione Vicino Oriente a Langley ed infine, nel maggio del 1981, capo della base di Islamabad, che rappresentava anche il centro di comando delle operazioni CIA in Afghanistan27. Durante il periodo a capo della sezione afghano-pakistana, prima di arrivare ad Islamabad, era stato testimone dell’invasione sovietica ed aveva dovuto amaramente constatare che sul campo non c’era traccia di rilevanti attività contro Mosca da parte della CIA28.

Hart venne investito del compito di stilare, con la sua squadra, la prima “determinazione presidenziale” da sottoporre a Carter, che avrebbe sancito l’inizio dell’impegno concreto degli Stati Uniti in Afghanistan. A causa delle politiche del direttore Turner, la CIA non intraprendeva più da anni operazioni coperte di una certa rilevanza. Questa fase era durata talmente a lungo che Hart, al momento di redigere la “determinazione” necessaria per avallare questo tipo di azione, dovette prendere come modello una risalente alla presidenza Nixon 29.

Ad Hart venne inoltre dato mandato di combattere come un generale e di spedire quanti uomini poteva sul fronte a combattere i sovietici: era il primo ufficiale degli Stati Uniti al quale veniva impartito questo tipo

27

D.Kux, The United States and Pakistan, 1947-2000:Disenchanted Alies, Washington, Woodrow Wilson Center Press, 2001, p.377.

28 L’Agenzia si limitava a contrabbandare copie del Corano attraverso i confini

sovietici.

29

Per quanto potesse significare molto sulla carta un ritorno all’offensiva della CIA, il contenuto della “determinazione” inerente i finanziamenti era fortemente improntato alla prudenza prevedendo un impegno iniziale non superiore ai 700.000 dollari da destinare principalmente ad attrezzatura per le comunicazioni. Il resto del testo conteneva riferimenti piuttosto ampi e volutamente vaghi riguardo alla possibilità di azioni sul campo o aumento futuro dei finanziamenti; questo aspetto permise ad agenti come Avrakotos di perseguire in modo più o meno legale un escalation interpretando in maniera estensiva anche le “determinazioni” che seguirono ma rimanendo, a parte casi particolari, nella sfera della legalità.

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47 di ordine dalla fine della Seconda guerra mondiale. Sul fronte

pakistano l’agente CIA doveva scoprire quanto più poteva sullo stato di avanzamento del progetto di Zia sulla bomba atomica. Sul fronte afghano gli erano stati affidati diversi mandati tra i quali quelli di stabilire contatti diretti di natura informativa con alcuni dei membri ritenuti più affidabili delle bande di mujaheddin30, ordinare le armi ritenute più idonee e gestire, tramite l’ISI, i centri d’addestramento. Questo immane programma veniva portato avanti per la maggior parte dall’esiguo personale della stazione CIA di Islamabad, che ancora non si era del tutto risollevata dal trauma dell’assalto degli studenti all’ambasciata del novembre del 197931

, oltre che dai circa trenta agenti dell’Agenzia sparsi in tutto il Pakistan.

A Langley, intanto, Avrakotos aveva dovuto cedere malvolentieri il posto di capo ad interim della Divisione Vicino Oriente, in cambio di quello di capo dell’Ufficio afghano-pakistano, a Charles Cogan, una spia della vecchia scuola che non condivideva le visioni del suo predecessore sui metodi di conduzione della guerra in Afghanistan. A Cogan, vecchio maestro di Hart, premeva tenere nascosta la mano americana nel conflitto confidando scarsamente nell’eventualità di una vittoria finale dei mujaheddin. Il suo scopo principale consisteva nel cercare solo di provocare un’emorragia di uomini e finanziamenti da Mosca, questa tra l’altro era anche la posizione del capo stazione di Islamabad. Hart e Cogan, visto che i danni riportati sul campo dai sovietici a causa degli attacchi dei ribelli si facevano sempre più cospicui, dovettero ricredersi e decisero di fornire ai ribelli il lanciarazzi anticarro RPG-7, che non risolveva il problema degli elicotteri, ma almeno arginava per il momento l’avanzata dei T-54/55.

30 Uno dei primi contatti di Hart fu Abdul Haq, un giovane comandante dei ribelli

che divenne ben presto il contatto tra il fronte afghano, la CIA e l’MI6.

31 Hart, consapevole della precarietà degli avamposti americani in Pakistan aveva

voluto una sede «quasi senza incartamenti con un archivio di minime dimensioni e un sistema di scrittura segreto». Il personale, molto ridotto anch’esso, contava il capo,un vice e 4 operativi.

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Figura 12: Il lanciagranate anticarro di produzione sovietica RPG-7.

Figura 13: il carro armato di produzione sovietica T-55.

Nell’autunno del 1981 Hart partecipò ad una riunione dei capi delle stazioni CIA che si tenne a Bangkok, durante la quale il tema principale fu proprio la guerra in Afghanistan32.

I capi base si chiedevano quale sarebbe stato il limite di coinvolgimento dell’Agenzia tollerato dai pakistani, ma soprattutto fino a che punto i sovietici avrebbero tollerato l’aiuto che Islamabad

32 M.Bearden, J.Risen, The Main Enemy: The Story of the CIA’s Final Showdown

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49 forniva ai ribelli33. Nel gennaio del 1982 Hart tornò ad Islamabad con

la convinzione che un’escalation in Afghanistan fosse possibile, oltre che necessaria e fece cosi presente il suo punto di vista tramite una serie di cablogrammi a Langley, ai quali allegò anche una lista di armi che secondo la sua opinione avrebbero reso i mujaheddin un avversario ancora più temibile per i sovietici.

Gli interessi e la visione della CIA erano volutamente limitate durante la prima metà degli anni Ottanta. Casey e gli altri dirigenti infatti non avevano nessuna intenzione di studiare a fondo la questione afghana e neanche di pensare ad un futuro assetto del paese una volta caduto il governo comunista. L’interesse principale era uccidere soldati nemici e restituire all’Unione Sovietica lo smacco subito in Vietnam, operazione che, pur avendone la volontà, difficilmente gli Stati Uniti avrebbero saputo gestire senza il supporto delle basi in Pakistan. Quando, dopo il suo colloquio con Zia, Wilson arrivò ad Islamabad per parlare con il responsabile della CIA era molto contrariato poiché aveva l’impressione che non si stesse facendo abbastanza per aiutare la resistenza pur avendone la possibilità. Hart spiegò pazientemente al parlamentare che sul terreno si stava combattendo una serrata battaglia contro il KHAD34, lo spietato servizio segreto afghano, che di fatto erano sotto il controllo del KGB, nonché che la resistenza stava crescendo, omettendo volontariamente alcuni suoi meriti che certamente avrebbero calmato Wilson ma che l’agente non ritenne appropriato rivelare.

Hart aveva consigliato ai mujaheddin, che spesso venivano a fargli visita ad Islamabad, di organizzarsi in bande irregolari composte da cinquanta o al massimo cento elementi così da mantenere una certa

33 Alla riunione di Bangkok erano presenti il capo della Divisione Vicino Oriente,

Charles Cogan, e il suo vice, John McGaffin, che fino a poco tempo prima era stato il superiore di Avrakotos e che condivideva molte delle sue idee sull’Afghanistan. Hart considerò quella riunione lo spartiacque della guerra, il momento in cui la CIA si decise a dare il via seriamente ad un escalation i cui termini, come in seguito apparve evidente, non vennero ritenuti adeguati da Wilson, Avrakotos e successivamente neanche dal presidente Reagan.

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50 agilità nei movimenti essenziale per colpire e fuggire tra le montagne

o per portare avanti una guerriglia urbana di successo35.

Secondo le stime del “capo base” il numero di combattenti costantemente presenti sul campo si aggirava tra le ventimila e le quarantamila unità36. Il suo compito consisteva nel cercare di aumentare questo numero e di affinare le abilità combattive della

resistenza37. L’agente CIA, quando iniziò ad interessarsi

all’organizzazione della resistenza afghana nel 1981, si era trovato a interloquire con una miriade di piccoli gruppi disorganizzati al loro interno e senza mezzi che potessero permettere un coordinamento all’esterno, oltre che privi di armamenti adeguati.

Hart era riuscito, relativamente in un breve periodo, a far assurgere queste sparute ribellioni ad una sorta di sollevazione nazionale, riuscendo tra mille difficoltà a generare, tra le tribù, a un collante come l’odio per l’occupante sovietico, abbastanza forte da creare un fronte piuttosto compatto. Il “capo base” di Islamabad, in accordo con l’ISI38

, aveva creato a Peshawar, città sul confine tra Pakistan e Afghanistan, la base d’appoggio dei mujaheddin che potevano così scappare dai loro villaggi bombardati, lasciare nello sterminato campo profughi le loro famiglie relativamente al sicuro, passare dagli uffici dei servizi pakistani e ricevere istruzioni ed armamenti, per tornare immediatamente sul fronte a combattere coloro che, magari pochi giorni prima, gli avevano distrutto il villaggio o l’abitazione. In tutto questo si aveva avuto come preoccupazione principale quella di nascondere le tracce dell’intervento americano, come da mandato CIA, per non rischiare di far esplodere un conflitto tra Stati Uniti ed

35

ivi.

36 Hart in seguito osservò che la resistenza dei mujaheddin era diversa da tutte quelle

di cui aveva precedentemente avuto esperienza; i ribelli afghani infatti aumentavano di consistenza in modo direttamente proporzionale a quelli che cadevano in battaglia contro i sovietici.

37 V.Cyrus, Hard Choices: Critical Years in America's Foreign Policy, New York,

Simon and Schuster, 1983, p.338.

38 Hart sviluppò un rapporto di stima personale e di amicizia con il generale Akhtar

Abdur Rahman, veterano delle guerre contro l’India e Direttore generale dell’ISI dal 1980 al 1987. I due uomini si influenzavano a vicenda e Rahman trasmetteva continuamente le conclusioni dei suoi colloqui con Hart al presidente Zia che accettava di buon grado qualunque suggerimento provenisse uno dei suoi uomini più fidati.

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51 Unione Sovietica. Wilson si complimentò con Hart per tutto ciò che

era stato fatto, ma sottolineò che, a suo modo di vedere, gli sforzi compiuti non erano sufficienti. Fece anche presente al capo base che, a nome del Congresso, poteva ottenere qualsiasi entità e tipo di finanziamenti fossero stati richiesti. Hart rabbrividì alle parole del parlamentare poiché aveva ben presente come i democratici stavano mettendo sotto torchio la presidenza e la CIA a causa del finanziamento ai Contras in Nicaragua e voleva tenere il Congresso il più lontano possibile da una guerra che era riuscita per il momento a rimanere segreta. Quando l’offerta venne gentilmente declinata Wilson andò su tutte le furie, accusò Hart di condurre le operazioni dalla sua poltrona ad Islamabad in modo talmente blando che anche per i sovietici la sua guerra era rimasta segreta. Al di là della mancanza di tatto nel non riconoscere l’importanza del lavoro dell’agente CIA, Wilson, da ex ufficiale di marina ed esperto di armi, mosse anche delle critiche che nel merito erano fondate39. Il parlamentare non riusciva a concepire come l’Agenzia potesse offrire al fronte più caldo della Guerra fredda solo vecchi Lee-Enfield e mitragliatrici “Dushka” da 12,7mm.

Figura 14: Tavola prospettica della mitragliatrice “Dushka” 12,7mm.

39 H.P.Hart, Intelligence Thoughts: Afghanistan and Iran, Ottawa, Lulu, 2010,

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52 Per quanto riguarda il Lee-Enfield il parlamentare non si capacitò di

quanto stava ascoltando quando Hart gli disse che considerava quel modello superiore all’ AK-47 in quanto a precisione anche se non in maneggevolezza. In merito alla mitragliatrice Wilson affermò chiaramente che era impossibile pensare che i mujaheddin avrebbero potuto abbattere degli elicotteri con armi del genere visto che i sovietici avevano blindato i loro “Hind” espressamente per resistere ai proiettili della “Dushka”.

Hart, messo con le spalle al muro, rimase poi amaramente stupito quando il parlamentare lo informò di aver instaurato un filo diretto con il presidente Zia. Egli capì infatti che tutto il suo lavoro di avvicinamento al Direttore dell’ISI stava per essere vanificato, ma soprattutto che questo parlamentare, forte dei suoi appoggi, era deciso a togliergli dalle mani il timone dell’operazione.

Ciò che aveva confortato le tesi di Wilson, oltre all’esperienza diretta ed a diversi colloqui con i massimi esponenti del governo pakistano, era stato un documento pervenutogli da uno dei suoi canali non ufficiali40. Datato 5 novembre 1982, il documento era stato elaborato dalla Directorate for Research, la Direzione per la Ricerca della CIA41, firmato dal Vice Direttore e riportava le seguenti informazioni:

Valutazione sull’equipaggiamento della resistenza: tutti i sei maggiori gruppi che prendono parte alla resistenza hanno a disposizione un sufficiente rifornimento di moderne armi d’assalto e munizioni ma sembra che manchi quel necessario apporto di armi pesanti che potrebbe permettere loro di volgere la situazione militare a loro favore. Piccoli gruppi in province isolate invece registrano costantemente scarsità di armi leggere e munizioni.

I sovietici hanno dovuto temporaneamente interrompere il passaggio di uomini e mezzi attraverso i principali passi di montagna quindi non riteniamo possibile che essi possano isolare permanentemente l’Afghanistan dal resto del mondo. Il terreno accidentato, la limitata disponibilità di uomini a disposizione dei comandanti

40 Nel 1982 Wilson faceva ormai parte della Sottocommissione per le attività

all’estero e della Sottocommissione stanziamenti per la difesa quindi aveva frequenti rapporti con il Dipartimento di Stato e il Pentagono. Oltre a ciò, essendo uno dei parlamentari più coinvolti nella delicata vicenda afghana ed un controllore dei finanziamenti della CIA, intratteneva spesso colloqui con personale dell’Agenzia; era in sostanza la figura al crocevia di queste tre istituzioni.

41

Questa era la sezione dell’Agenzia deputata alla realizzazione e alla fornitura di moderne tecnologie necessarie allo svolgimento delle operazioni. In seguito sostituita dalla Directorate of Science and Technology, la Direzione Scienze e Tecnologie.

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53

sovietici ed afghani, l’ostilità della popolazione locale e l’intraprendenza della resistenza rendono vani gli sforzi volti a chiudere permanentemente i passi.

Carenze nell’equipaggiamento della resistenza: le maggiori carenze nell’equipaggiamento militare delle forze della resistenza riguardano la scarsità di missili terra-aria, cannoni anti-aerei, mitragliatrici pesanti, missili e mine anti-carro di qualità, mortai ed equipaggiamento radio.

Reazione sovietica ad un appropriato equipaggiamento della resistenza: i sovietici muteranno il loro approccio tattico tramite:

 Raid e bombardamenti aerei condotti da altitudini maggiori

 Coordinamento tra forze aeree leggere come elicotteri o con aeromobili ad alte prestazioni a scopo di protezione

 Utilizzo di contromisure come bengala lanciati da elicotteri allo scopo di eludere il lancio di missili a ricerca di calore.

Intenzioni delle forze della resistenza: le forze ribelli possono continuare la resistenza per il prossimo futuro mantenendola al livelli d’intensità attuale se i sovietici non incrementeranno la loro presenza sul campo. Riteniamo che i sovietici dovrebbero raddoppiare le loro forze per interrompere l’attuale situazione di stallo. Un incremento di 50.000 unità nel personale sovietico non altererebbe in modo significativo la situazione. D’altronde se questo incremento venisse concentrato in una sola area, essa verrebbe temporaneamente pacificata. Ma qualora esso si muovesse verso un’altra area problematica, probabilmente la resistenza riaffermerebbe il suo controllo42.

Forte di queste informazioni, provenienti direttamente dalla CIA, Wilson mise in chiaro al capo base che la resistenza era allo stremo e che le possibilità di avere successo sui sovietici erano appese ad un filo che si sarebbe spezzato se si fosse continuato a combattere nel modo suggerito da Hart. Egli aveva agito in buona fede, ma dovette ammettere, di fronte alle critiche di Wilson, di non aver avuto una visione ampia come la situazione avrebbe richiesto.

42 Documento reperibile dal sito

Figura

Figura 11 :  Il fucile Lee-Enfield modello Rifle 7.62 mm 2A1.
Figura 13: il carro armato di produzione sovietica T-55.
Figura 14: Tavola prospettica della mitragliatrice “Dushka” 12,7mm.

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